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nota 581

‛trovarsi’ in ‛trovarsi in questo tempo’ (p. 283); ‛ricordanza’ in ‛riconoscenza’ (p. 284); ‛fama’ in ‛fortuna’ (p. 286); ‛rappresenterá’in ‛paleserá’(p. 286); ‛Siena’ in ‛Senna’ (p. 292); ‛dolersi’ in ‛quasi la sentiva dolere’ (p. 293); ‛ristette di parlare’ in ‛ristette ad ascoltare’ (p. 294); ‛una donna nobile similmente quivi nata’ in ‛una donna nobile della terra’ (p. 311); ‛la scorza’ in ‛lo scoglio’ (p. 316); ‛vita’ in ‛volontá’(p. 342); ‛poco cara e breve tenuta’ in ‛poco cara e brieve d’amore’ (p. 344); ‛mammelle’ in ‛menne’ (p. 361)1; ‛con debita operazione ammenderò’in ‛con debita operazione adempiremo’ (p. 378); ‛basi’ in ‛basole’ (p. 380); ‛dire’ in ‛significare’ (p. 380); ‛l’acqua esce dal suo luogo’ in ‛l’acqua esce da suoi canali’ (p. 382); ‛insieme nelle tavole’ in ‛insieme, e levate le tavole’ (p. 395); ‛li dravici (sic!) organi’ in ‛gl’idraulici organi’ (p. 414)2; ‛sostenendo’ in ‛sforzando’ (p. 419); ‛pruni’ in ‛spruneggioli’ (p. 429); ‛staffe’ in ‛strieve’ (p. 432); ‛il sole cominciava l’occaso’ in ‛il sole minacciava l’occaso’ (p. 450); ‛segnare’ in ‛segare’ (p. 454); ‛cosí rispose’ in ‛con riso rispose’ (p. 454); ‛s’aperse’ in ‛s’aperse nelle braccia’ (p. 456); ‛ragione’ in ‛regola’ (p. 461); ‛imaginata’ in ‛ingannata’ (p. 466); ‛partire’ in ‛patire’ (p. 523); ‛la bellezza tiene mezzana via’ in ‛la bassezza t’è mezzana via’ (p. 524) ecc ecc3.

La storia di Florio e Biancofiore che costituisce il nucleo romanzesco del Filocolo, è documentata fin dal secolo XII in due poemetti francesi, dai quali la novella erotico-avventurosa si dif-

  1. È una variante interessante per l’uso linguistico, poiché rivela un sicuro meridionalismo (ed è probativo il completo accordo di tutti i manoscritti), che si ripete anche a p. 411: nelle altre opere boccaccesche il termine non ricompare piú, se non nelle forme toscane (poppe, pomi, ecc.) .
  2. È l’organum hydraulicum dell’antichitá, descritto diffusamente da Vitruvio. Il termine «idraulico» compare, secondo i dizionari, compresi la Crusca e il Tommaseo-Bellini, nei secoli XVI-XVII: questa del Boccaccio sarebbe perciò la piú antica attestazione nel nostro volgare.
  3. Il nostro testo è in cinque libri, secondo l’accordo di tutti i manoscritti e delle piú antiche stampe, e non in sette libri come è diviso dagli editori piú recenti. Per quanto riguarda le didascalie, che in parecchi codici figurano sistematicamente a ogni capoverso, mi occuperò altrove, poiché è verosimile che risalgano allo stesso Boccaccio, come risulta dal Teseida e dal Filostrato (si veda V. Pernicone, Il Filostrato e il Ninfale Fiesolano, Bari, 1937, pp. 391-397, e Studi di filologia italiana, vol. V, 1938). Per quanto riguarda la grafia, mi sono attenuto ai criteri vagliati attraverso l’edizione del Teseida (Firenze, 1938), pp. cxi-cxlvi. Soltanto ho ammodernato in pochissimi casi (bacio e baciare invece di bascio e basciare, eterno invece di etterno, Apollo invece di Appollo, ecc. ecc.),