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libro quarto 395

cotal presente prendere, però che a Giove saria grandissimo e accettevole simile dono». E fatta prendere di mano la coppa a Parmenione, gli disse: «Voi potrete di colui che vi manda pensare quello che del piú nobile uomo del mondo si possa dire, e però ch’io mi sento insofficiente a rendere grazie convenevoli di tanto dono, a quelle non procedo, se non che per questo: egli ha me, e le mie cose, e ciò che per me si potesse, sí a sé obbligato, quant’io potessi essere il piú». Parmenione, fatta convenevole riverenza, si partí. Rimasi costoro insieme, e levate le tavole, per li pensieri del castellano niuna cosa andava, se non la gran nobiltá che gli parea quella di Filocolo, e con affetto in sé diceva: «Che potre’ io per degno merito di tanta larghezza fare a costui, acciò che io interamente gli potessi mostrare quanto per lui farei, e quanto io sia di tal dono conoscente?». E poi a se medesimo rispondeva: «Tu se’ sí suo, che tu mai pienamente mostrare non glielo potresti, salvo se gran bisogno non gli avvenisse, ove tu la persona e l’avere per lui disponessi». Ma dopo questo, volendo a Filocolo parte del suo buon volere dimostrare, seco in una camera solo il chiamò, e, quivi amendue postisi a sedere, cosí cominciò con lui a ragionare: «Giovane, per quella fede che tu devi agl’iddii, e per l’amore che tu porti a me, aprimi sí la tua nobilta, acciò ch’io, di quella pigliando esempio, possa nobile divenire. Io vidi giá ne’ miei di molti nobili uomini, chi per antico sangue, chi per infiniti tesori, chi per be’ costumi, e chi per una maniera e chi per un’altra: ma e’ non mi sovviene che io mai cosí nobile cosa, come tu se’, vedessi. Che operai io mai, o che potrei per te operare, che un tale e tanto dono mi si convenisse? Io porto per opinione che tu trapassi di piacevolezza e di cortesia tutti i giovani del mondo». A costui rispose cosí Filocolo: «Signor mio, non vogliate me rozzo ancora ne’ costumi con queste parole schernire. Io non seguo nobiltá di core in queste operazioni, perciò che non ci è, ché io sono di picciola radice pianta, ma ricordomi d’avere giá cosí veduto fare a mio padre, i cui esempi ho seguito: e simil-