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libro quinto 461

madre il suo padre era stato, cosí a lei sarebbe, e a’ suoi piaceri nella profonda valle consentí, dove due figliuoli di lei generò, de’ quali io fui l’uno, e chiamommi Idalagos. Ma non lungo tempo quivi, ricevuti noi, dimorò, che, abbandonata la semplice giovane e l’armento, tornò ai suoi campi, e quivi appresso noi si tirò, e non guari lontano al suo natal sito, la promessa fede a Gannai, ad un’altra, Garamirta chiamata, ripromise e servò, di cui nuova prole dopo picciolo spazio di tempo ricevette. Io semplice e lascivo, sí come giá dissi, le pedate dello ingannator padre seguendo, e volendo un giorno nella paternale casa entrare, due orsi ferocissimi e terribili mi vidi avanti con gli occhi ardenti, disiderosi della mia morte, de’ quali io dubitando volsi i passi miei, e da quella ora inanzi sempre l’entrare in quella dubitai. Ma acciò che io piú vero dica, tanta fu la paura, che, abbandonati i paternali campi, in questi boschi venni l’apparato uficio ad operare: e qui dimorando, con Calmeta, pastore solennissimo, a cui quasi la maggior parte delle cose era manifesta, pervenni a piú alto disio. Egli un giorno, riposandoci noi col nostro peculio, con una sampogna sonando, cominciò a dire i nuovi mutamenti e gl’inopinabili corsi dell’inargentata luna, e qual fosse la cagione del perdere e dall’acquistar chiarezza, e perché tal volta nel suo epiciclo tarda e tal veloce si dimostrasse; e con che ragione il centro del cerchio il suo corpo portante, all’ora due volte circuisce il deferente, il suo centro movente intorno al piccolo cerchio, ch’ell’è, quant’è una; e da che natura potenziata la virtú dell’uno pianeta all’altro portasse, e similmente i suoi dieci vizi, seguendo di Mercurio e di Venere con debito ordine i movimenti. E appresso con dolce nota la dorata casa del sole disegnò tutta, non tacendo de’ suoi eclissi e di quelli della luna le cagioni, mostrando come da lui ogni altra stella piglia luce, e cosí essere necessario, a volere i luoghi di quelle sapere, prima il suo conoscere; mostrando del rosseggiante Marte, del temperato Giove e del pigro Saturno una essere la regola a cercare i luoghi loro. E mostrato con sottile canto interamente le loro regioni,