cose impossibili e strane, dalle quali poi sviluppato si maraviglia, ma conoscendo i principii onde muovono, quelle senza alcun pensiero lascia andare: e però quelle cose che ne conti che vedute hai, sí come vane nella loro vanitá le lascia passare. E poi che il tempo si rallegra, e de’ nostri disideri lieto indizio ci dimostra, e noi similmente ci rallegriamo, andiamo e ’l piacevole aere su per li salati liti prendiamo: e ragionando, del nostro futuro viaggio ci proveggiamo passando tempo.» Cosí Filocolo col duca e con Parmenione e con gli altri compagni si mosse, e con lento passo, di diverse cose parlando, verso quella parte ove le reverende ceneri dell’altissimo poeta Maro si riposano, dirizzarono il loro andare. I quali non furono cosí parlando guari dalla cittá dilungati, che essi pervenuti allato ad un giardino, udirono in esso graziosa festa di giovani e di donne. E l’aere di varii strumenti e quasi d’angeliche voci ripercossa risonava tutta, entrando con dolce diletto a’ cuori di coloro a li cui orecchi cosí riverberata venia: i quali canti a Filocolo piacque di stare alquanto a udire, acciò che la preterita malinconia, mitigandosi per la dolcezza del canto, andasse via. Ristette adunque ad ascoltare: e mentre che la fortuna cosí lui e i compagni fuori del giardino teneva ad ascoltare sospesi, un giovane uscí di quello, e videgli, e nell’aspetto nobilissimi uomini da riverire gli conobbe. Per che egli senza indugio ritornato a’ compagni, disse: «Venite, onoriamo alquanti giovani, ne’ sembianti gentili e di grande essere, i quali, forse vergognandosi di passare qua entro senza essere chiamati, dimorano di fuori ascoltando i nostri canti». Lasciarono adunque i compagni di costui le donne alla loro festa, e usciti dal giardino se ne vennero a Filocolo, il quale nel viso conobbero di tutti il maggiore, e a lui, con quella riverenza ch’essi avevano giá negli animi compresa che si convenisse, parlarono, pregandolo che in onore e accrescimento della loro festa gli piacesse co’ suoi compagni passare con loro nel giardino, con piú prieghi sopra questo strignendolo, che esso loro questa grazia non negasse. Legarono i dolci prieghi l’animo gentile di Filocolo, e non