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454 | il filocolo |
La fortuna pacificata a’ due amanti, e i fati recati ad effetto i piaceri degl’iddii, concedettero graziosi venti alle volanti navi. Alle quali, poi che i remi perdonarono al mare, furono date le bianche vele, né prima si calarono che i porti di Rodi l’ebbero in sé raccolte, dove, ad istanzia de’ prieghi di Bellisano, Filocolo e Biancofiore e i compagni discesero a terra, e quivi da lui, piú volenteroso che potente, magnificamente furono onorati: e non solamente da lui, ma da tutti i paesani per amor di lui ricevettero volenteroso onore. Piacque a Filocolo il partirsi, lodando che i beni della fortuna fossero da tòrre quando gli concede. Bellisano s’apparecchiò di seguirlo, ma Filocolo, conoscendolo attempato e di riposo bisognoso piú che d’affanno, ringraziandolo, con prieghi il fé rimanere non senza molte lagrime. Filocolo, disiderando d’adempiere la promessa fatta a Sisife, comandò che l’estrema punta di Trinacria fosse con la prora de’ suoi legni cercata: le vele si tendono, e i timoni fanno alle navi segare le salate acque con diritto solco verso quella parte, aiutandole il secondo vento. E in pochi giorni, lasciatisi indietro gli orientali paesi, pervennero al dimandato luogo: e date le poppe in terra, con brievi scale scesero sopra le secche arene. E venuti al grande ostiere di Sisife, da lei onorevolmente e con viso pieno di festa ricevuti furono. Ella niuna parte di potere si riserbò ad onorargli, anzi ancora sforzandosi le pareva far poco. E dimorata con loro in graziosa festa piú giorni, e sentendo che per matrimoniale legge erano i due giovani congiunti, cioè la cercata e il cercatore, cui essa, secondo le parole di Filocolo, fratello e sorella stimava, si maravigliò, e con umile preghiera dimandò che in luogo di singulare grazia, come ciò fosse, le fosse scoperto. A’ cui prieghi Filocolo con riso rispose: e prima chi essi erano, e il loro amore insieme con gli infortunii brevemente narrò, nella quale narrazione il suo pellegrinare, e la cagione della nascosa veritá, e ciò che avvenuto gli era, poi che da lei si parti, si contenne. Le quali cose sentendo Sisife, ripiena non meno di pietá che di maraviglia, lieta ringraziò gl’iddii che dopo tanti af-