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ZIT — 1117 — ZU


Zittirisi. v. intr. pron. Far silenzio: tacere, zittarsi (Tigri), azzittirsi. || fari zittiri, imporre silenzio: far tacere.

Zittu. Voce con cui si domanda silenzio: zitto. || zittu zittu, posto avv. vale anco: pian piano. || zittu tu e zittu io, modo avv., chetamente, celatamente, bellamente: pari pari.

Zitu. s. m. Promesso sposo. || Chi vagheggia o è amante della ragazza: damo (Zito è A. V. ital. per fanciullo). || menzo zitu, si dice una specie di maccherone un po’ grosso: fistio grosso (a Firenze). || Prov. lu zitu cu la zita si vogghianu, ca li parenti poi s’accordanu, quando le parti principali son d’accordo, gli accessori non ponno recare grande impedimento.

Zitula. V. nzita. Più vicino all’ italiano setola.

Zituzza. dim. e vezz. di zita.

Ziu. s. m. Fratello o cugino del padre o della madre, e per affinità anco il marito della sorella o cugina del padre o della madre: zio. || Il fischio del topo. Onde fari ziu ziu: ciuire (Fanf. Voci ecc. d. parlar fior.).

Zivìttula. s. f. Donnicciuola vispa, che accivetti: civettuola (Crederei quasi da zivetta o civetta).

Zivittulazza. pegg. di zivittula.

Zivittulotta. dim. Civettina.

Zivittulu. add. Di giovane che fa il ficcanaso e per traslato, di persona saccentuola e presuntuosa.

Zivittuluna. accr. di zivittula.

Zìvula. s. f. T. zool. Uccelletto della specie degli ortolani, che ha il ventre ed il petto gialliccio: zìgolo, zivolo. Emberizza citrinella L.

Zìvulu. s. m. T. zool. (Gaet. Di Giovanni). Pìspola. Anthus pratensis L. || Strumento acuto per imitar la voce acuta che fa il tordo; e la voce stessa: zirlo.

Zivuluni. s. m. Più grosso della pispola: pispolone. Anthus arboreus.

Zizeri. V. giseri. || Spat. Budello di giovenco.

Zizzània. s. f. Loglio: zizzania. || Più comunemente, e met. discordia, dissensione: zizzània.

Zizzaniari. v. a. Metter zizzania (Mal.).

Zizzanieri, Zizzaniusu. add. Che mette zizzanie: zizzanioso.

Zizzì. Voce fanciullesca per dire ziu o zia. Si dice anco dai bambini ad altro che non sia nemmeno zio. Nel qual senso leggesi nel Giuliani: bada quella tata cosa ti ha portato.

Zizzimitu. s. m. Luogo piantato a zizzimi.

Zizzimu. V. nzinzula.

Zizzu. add. Elegante, ben messo, venusto: sgherroccio, ribadito, ripicchiato. || zizzu zizzu, dà più efficacia; e a volte vale, con poco giudizio, imprudente (Dal Gr. αζυξ: celibe; forse perchè i celibi particolarmente i giovani mettono più cura a comparire ben messi).

Zizzuliddu. dim. di zizzu: attillatuzzo.

Zizzulu. s. m. Tremito cagionato dal freddo: brìvido.

. pron. Ciò. Onde zoccu: ciò che; zo è: cioè ecc. In molti dialetti della nostra penisola, e nel veneziano spezialmente, la c viene spesso cangiata in z; mentre nel nostro segue men frequente, anzi questa voce è uno de’ rari esempi. || zoccu cc’è, ogni cosa: ciò che c’è (Buonarroti il giov.).

Zocculanti. V. zucculanti.

Zòcculu. s. m. Pianella col suolo di legno: zòccolo. || T. arch. Piedistallo: zoccolo. || Fascia di color diverso a piè di una parete o altro: zoccolo. || Lastrone di macigno nel centro dei portoni, dove fan capo i paletti per tener le imposte, i cancelli ecc. serrati. || Per surci V.

Zòddaru. s. m. Per lo più usato in pl. Piccola quantità di sterco o altra sporcizia, che rimane attaccata sulla lana delle capre, pecore e simile: còccola, zàcchera. || Per sim. pallottole di sudore e sporcizia sulla pelle di chicchessia: pasterelli. || Piccolo schizzo di fango in sui panni: zàcchera (Dice Pasq. dalla medesima radice zul: vile, basso, onde vien anco zolla).

Zodìacu. s. m. Fascia circolare sotto cui giran i pianeti, raffigurato con vari segni di animali: zodìaco.

Zoira, V. bòria. || V. fasulazzu.

Zolu. V. azzolu.

Zòmmaru. V. rozzu.

Zona. s. f. Lamina fine di acciaio. || Fascia che cinge il contorno di checchessia: zona (z dolce).

Zoologgìa. s. f. Parte della storia naturale che tratta degli animali: zoologia.

Zoppu. s. m. Chi è impedito delle gambe o del piè in modo che non possa camminar bene: zoppo. || Prov. cu’ prattica cu lu zoppu, supra l’annu zuppichìa, col lungo conversare con alcuno se ne piglia il costume: chi pratica lo zoppo impara a zoppicare. || cu cchecchi nun cantari, e cu zoppi nun ballari, sovente sì gli uni che gli altri fanno bene. || quannu ti voi fari gabbu di lu zoppu, bisogna chi tu fussi drittu, chi burla altrui, badi se egli è degno d’esser burlato: chi burla lo zoppo badi d’esser diritto. || a zoppu nun cci servi di diri curri, a chi non sa o non può non vale spingerlo a fare: al cieco non si mostra la strada.

Zoppu. add. Che è impedito delle gambe o del piè in modo da non poter camminar meglio: zoppo. || Per met. delle cose che si reggono in piedi, quando alcuno di essi manca o è corto: zoppo.

Zorba. s. f. T. bot. Albero di frutto noto: sorbo. Sorbus domestica L. || Il frutto che è tondo, più piccino d’una noce: sorba. || zorbi: esclamazione: cocuzze! || zorbi o zorbi marini, espressione per negare.

Zorbi. s. m. Parola che si dice in luogo di altra che non sovvenga: coso. || lu zorbi, espressione per negare.

Zòria. s. f. Parola forse straniera che sta per proposito, volere, intendimento, nella frase livari di zoria, dissuadere, distogliere.

Zoticarìa. s. f. Rozzezza: zoticherìa.

Zòticu. add. Intrattabile, rozzo: zòtico.

Zotta. s. f. Sferza di canapo attaccata a una verga per frustar i cavalli: frusta (Dallo Sp. azote: sferza). || Piccola quantità d’acqua stagnante: pozza, lafacchio. || Luogo avvallato: vallea. || fari la zotta, fig. suol dirsi quando s’incomincia a fare una cosa dal meno importante: prendere il porro per la coda.

Zu. Lo stesso che su; ma dassi agli zappatori, ai facchini e simili. || Alle volte sta per ziu. ||