Gli sposi promessi/Tomo IV/Capitolo VII
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Cap. VII.
Così disposto, volse indietro, ma senza però ristarsi ancora dal correre, il vólto più torvo e più cagnesco che avesse ancor fatto in vita sua per guatare quali, quanti, a che distanza fossero quei suoi persecutori; ma con1 maraviglia, e con2 un sentimento confuso di gioia gli vide tutto ad un tratto restar sui due piedi,3 in grande esitazione, e su quelle figuracce alle brutte contrazioni del furore succedere le brutte contrazioni della paura. E tosto più presente a se stesso,4 scerse dinanzi a sé e non lontano,5 un apparitore, e dietro lui un carro coperto di cadaveri;6 e intese il noto strepito dei campanelli, dello scalpito, delle ruote, delle canzonacce dei monatti,7 che un momento prima percoteva le sue orecchie, senza che8 la mente ne fosse avvertita.9 Il terrore degli inseguenti per quella comparsa, fece tosto pensare a Fermo che per lui ella era salute:10 sentì egli che non era11 momento da far lo schifo: affrettò
la corsa verso12 il carro, tolse la mira ad un picciolo spazio sgombro, che vide13 in quello, spiccò un salto; ed eccovelo ritto,14 piantato sul destro piede, col sinistro15 in aria, e con le braccia alzate tuttavia dal lancio di tutta la persona.
«Bravo! bravo!» sclamarono16 ad una voce i monatti,17 altri che seguivano il convoglio a piedi, altri, seduti18 sui carri, altri, per dire la orribile cosa come ella era, seduti sui cadaveri,19 trincando d’un gran fiascone, che andava in giro. «Bravo! bel colpo!»
Gl’insecutori20 all’avanzare del carro21 avevano per la più parte22 volte le spalle, e fuggivano, gridando pure «dalli! all’untore!» se mai qualcheduno, più coraggioso di essi, volesse venire a compiere la buona opera; e a quei gridi rispondevano dalle finestre uomini e donne, accorse al romore: «dalli! all’untore!» Alcuni però dei primi23 tentennavano, quasi non potessero rassegnarsi a vedere la fiera uscir salva dalla loro caccia, e digrignavano i denti,24 facevan gesti di minaccia a Fermo, che gli guardava immobile dal carro.
«Lascia fare a me»25 gli disse un monatto; e, strappato di dosso26 a un cadavere un laido cencio,27 lo rannodò28 in fretta; e, presolo per un dei capi, lo alzò29 verso quei30 feroci nemici come una fionda,31 fece atto di gittarlo, gridando: «aspetta, canaglia.» A32 quell’atto33 tutti dieder di volta inorriditi, e Fermo non vide più che schiere di nimici, e calcagna, che ballavano rapidamente per aria. Tra i monatti si sollevò un urlo di trionfo, uno scroscio procelloso di risa, un «uh !» prolungato, come per accompagnare quella fuga.
«Ah ah! vedi tu se noi sappiamo proteggere i galantuomini» disse a Fermo quel monatto: «val più uno di noi che cento di quei poltroni.» «Certo io vi debbo la vita,» disse Fermo: «e vi ringrazio di tutto cuore.» «Niente, niente,» disse un altro di quei demoni: «te lo meriti, si vede che sei un bravo giovane. Fai bene d’34 ugnere questa canaglia: ugnili,35 estirpali costoro, che non son buoni a qualche cosa che36 quando son morti,37 che, per mercede della vita che facciamo, ci maledicono e vanno dicendo che, finita la moria, ci vogliono fare impiccar tutti. Hanno a finire prima essi che la moria; e rimarremo noi soli a gavazzare in Milano.
«Viva la moria,38 e muoja la marmaglia,» sciamò un altro, e39 con questo bel brindisi, si pose il fiasco a bocca;40 e, tenendolo con ambe le mani fra i trabalzi del carro,41 ne tracannò un lungo sorso, indi porse il fiasco a Fermo, dcendogli: «bevi alla nostra salute.»
«Ve l’auguro di buon cuore,» disse Fermo; «ma non ho sete; non potrei bere in questo momento.»
«Tu hai avuto una bella paura, a quel che pare,» disse quel monatto: « m’hai cera d’un pover’uomo:42 altri visi voglion essere a far l’untore.» «Ognuno s’ingegna come può» disse un altro.
«Dammi quel fiasco» insorse un terzo: «voglio vuotarlo io, che l’ho conquistato43 nella cantina di quel vecchio avaro lì... » e così dicendo prese il fiasco dalle mani di quell'altro; e, prima di bere, si volse a Fermo, gli affissò gli occhi in faccia con un’aria di pietà sprezzante, e gli disse: «Convien credere che il diavolo, col quale tu hai fatto il patto, sia ben giovane44 e anche dappoco,45 perché se non eravamo noi a salvarti, egli ti dava un bell’ajuto.»46 E, ridendo47 del suo bel tratto,48 levò il fiasco,49 e se lo appiccò alle labbra. Lo vuotò, e poscia traendolo con la destra pel collo, lo50 mosse rapidamente in giro51 al di sopra del capo, quindi lo gittò lontano a fracassarsi52 su le pietre del pavimento, gridando: «viva la moria.» Quindi intonò di nuovo la canzone, che l’accidente di Fermo aveva interrotta; e53 tosto a quella voce si54 accompagnarono tutte le altre di quel turpe coro. La musica infernale mista al tintinnio55 dei campanelli e allo strepito del carro56 rimbombava orrendamente pel57 vôto silenzioso delle vie, e58 stringeva amaramente il cuore dei pochi rinchiusi nelle case, dinanzi alle quali il carro trascorreva.
Fermo vi stava ritto tuttavia59 ansante per la corsa, e per la tema avuta, agitato di dentro in una successione fluttuante di passioni e di pensieri. Da prima provò60 un vivo ristoro61 del vedersi in salvo, quindi, dabbene come gli era, ringraziò Dio che lo avesse scampato da un tanto pericolo;62 ma non lasciò per questo di sentire un gran rancore per quei bestiali suoi persecutori; qualche momento dopo63 cominciò a64 parergli ben fastidiosa65 la compagnia di quei morti66 da cui era circondato, e di quei vivi, pei quali67 sentiva ad un punto riconoscenza e orrore.
68 Pensò da poi che, se ben salvo, era pure69 ancor bene impacciato; pensò al modo di uscire dal fastidio, senza incappare di nuovo nel pericolo e di trovare il70 lazzeretto, dal quale71 egli era72 lontano forse chi sa quanto; e forse se ne andava sempre più allontanando. Domandarne a quei suoi ricettatori,73 il cuore non glielo diceva: sarebbe stato74 un esporsi a mille inchieste,75 attirarsi Dio sa quali parole,76 impegnarsi in un colloquio né aggradevole, né77 troppo sano. Fermo era già78 anche troppo imbarazzato79 in quella poca conversazione, che aveva dovuto fare con essi:80 vedeva che quegli, che lo avevano salvato, erano sul conto suo nello stesso inganno di quelli che lo volevano morto;81 non si curava di sgannare coloro, e nello stesso tempo sentiva troppa ripugnanza a dir cosa che gli confermasse82 nel loro errore.83 Cercava quindi di lasciar cadere i discorsi, senza però mostrare né ripugnanza, né sospetto, né fare atto, che
gli alienasse l’animo di quegli, che alla fine erano i suoi
protettori in quel momento. Chi poteva sapere a che filo
tenesse quel loro favore e la loro condiscendenza? forse84 alla sola idea che Fermo fosse un propagatore della peste;85 il favore86 degli uomini87 benevoli è talvolta così fragile, così permaloso,88 che una picciola cosa basta a disgustarlo; la buona gente si stanca talvolta per sì poca cosa di proteggere un disgraziato; pensate89 poi una feccia di ribaldi come quelli. Per tutte queste ragioni Fermo fu molto contento quando90 vide che essi non lo stimavano degno della loro attenzione; e91 fu grato alle sue orecchie (... che cosa non può divenir grata in questo mondo!...) quel canto, che lo toglieva dall’intrigo di quella conversazione.92 Intanto il carro s’era già allontanato abbastanza,93 perché Fermo non temesse94 più di esser raggiunto95 dai suoi nemici; i quali del resto s’eran dispersi; non restava96 che il97 pericolo di abbattersi in uno di quelli che lo riconoscesse, e98 gli rizzasse di nuovo99 la gente addosso; pericolo lontano, ma che poteva crescere in proporzione della strada, che100 Fermo avrebbe ancora a percorrere.101 In questa tempesta di pensieri egli girava attorno uno sguardo sospettoso e irresoluto, quando gli parve di riconoscere il luogo per dove passava: richiamò le sue memorie, guardò più fisamente...102 — questa via non mi è nuova, di qua son passato certamente. — 103 Fermo non s’ingannava: il carro, diretto104 alla gran fossa scavata dietro il lazzeretto105 e denominata il Foppone di san Gregorio, scorreva106 nella via chiamata allora il107 borgo ed ora il corso di porta orientale,108 per cui Fermo era entrato109 con molta maraviglia, ed uscito con molta paura un anno e mezzo prima.110 Ad ogni passo, nuovi oggetti altra volta veduti111 rendevano più vivo e più chiaro il riconoscimento di Fermo; ma, dove112 ebbe la persuasione, fu al passare dinanzi alla piazza, al convento dei capuccini.113 Allora riconobbe la porta orientale; si risovvenne114 che115 al di fuori di quella era il lazzeretto;116 e per quanto117 pieno di dolore, di difficoltà, e d’angosce fosse l’affare che lo strascinava in quel luogo, pure,118 il povero giovane si sentì tutto rincorato nel pensiero d’essere giunto senza studio, sicuramente, in carrozza, quale ella si fosse; questo gli parve un buon principio, e un buon augurio. Oltrepassato il convento,119 Fermo pensò che sarebbe meglio120 spacciarsi da quella compagnia, e uscir dalla porta a piede.121 Vide che i monatti invasati nel loro canto non badavano a lui, fece un cenno di saluto e di ringraziamento ad uno che gli era più vicino, e balzò dal carro122 in sul pavimento. Quel monatto123 lo accompagnò con un saluto schernevole della mano e del vólto, dicendogli: «va, va, povero untorello; tu non sarai quello che spianti Milano.» Per buona sorte124 non v’era125 anima vivente per la via, che potesse udire quelle parole. Fermo s’indugiò, tirando presso al muro, tantoché il carro si allontanasse, e a passo lento giunse126 presso alla porta; vide spuntate l’angolo di quel recinto, dove erano addensati più guai che non ne fossero sparsi127 nella dolorosa città ch’egli aveva128 percorsa ; passò il cancello, e gli si spiegò dinanzi129 la scena esteriore del lazzeretto: il principio appena, e come la mostra di guai,130 e già una vasta, diversa,131 inenarrabile scena.132
A noi, come certamente al lettore, incresce ormai un così lungo avvolgerci tra tanto dolore, e tanto fastidio; quindi ci guarderemo dal tentare133 anche di descrivere a parte a parte quella scena:134 bastino alcuni tratti generali a dare un’idea comunque dello spettacolo, che135 s’offerse agli sguardi di Fermo.136 Fin dove il suo occhio poteva giungere, nello spazio che circonda al di fuori il lato meridionale e137 l’orientale del lazzeretto, quello spazio era138 sparso di languenti,139 a cui non erano bastate le forze per giungere fino al lazzeretto, di morti che140 ivi giacevano;141 era percorso da gente che142 entrava, da infermi che ne143 uscivano, e che erravano sbandati, la più parte fuori di sé, quale imperversato, quale istupidito.144 Altri pareva tutto infervorato a raccontare le sue sciaurate145 fantasie al tapino che giaceva oppresso dal male, o ad un altro146 infelice,147 preoccupato da altre fantasie; un altro si mostrava assorto e tranquillo in un immaginato contento;148 e quella apparenza di gioja e di serenità in mezzo a tanta miseria, pure ne accresceva l’orrore: tanto è terribile149 all’uomo il vedere in altri oscurato quel lume divino, che lo fa esser uomo.150 Altri per un151 trasporto che fu notato in altre pestilenze,152 vogliosi d’immergersi nell’acque, si gettavano nel fossato che153 gira attorno al lazzeretto; e vi morivano affogati, o vi154 rimanevano disensati;155 taluno canticchiando, le ore, i giorni interi. Fra quella confusione giravano monatti a prendere i morti, a contenere, a rispingere, a guidare nel lazzeretto i miseri cosi vivi; giravano156 commissarj,157 delegati, a dare ordini, a dirigere come si poteva i monatti.158 E Fermo,159 scorrendo tra quella folla per avviarsi alla porta160 di quel lato che tira lungo la strada maestra,161 Fermo doveva pure per quanto162 intollerabili gli fossero quegli oggetti,163 fissare sovr’essi lo sguardo, perché fra essi, uno di essi, poteva essere quello164 di ch’egli andava in traccia. Giunto165 su quella porta,166 ristette sopraffatto dal nuovo spettacolo, che gli si parava dinanzi e dattorno. Dinanzi, il vasto campo interno del lazzeretto,167 ingombro qua e là di trabacche, di capanne, coperto e animato da168 un popolo, del quale il veduto al di fuori non era che un saggio; e a destra e a sinistra169 le due interminate fughe di170 porticato spesse pure, e171 gremite, e brulicanti a quel modo:172 uno sciame, un trambusto, un rimescolamento da far vertigine, da offendere con subita fatica lo sguardo,173 quando174 fosse pure stata una festa.175 Il cuore di Fermo fu soverchiato a quella vista; ed egli stette un momento in fra due, se dovesse tornarsene, e abbandonare una ricerca che superava le sue forze. Ma l’affetto,176 dal quale egli era stato tratto su quel limitare, aveva pigliato177 ancor più forza dalla incertezza,178 e l’immagine di Lucia,179 forse inferma, quivi abbandonata, era divenuta più forte180 e più pietosa nell’animo di lui.181 Pensò che se egli si ritraeva allora da quel luogo, vi sarebbe stato ben tosto sospinto di nuovo da tutti i suoi pensieri:182 partirsi senza183 aver nulla saputo di Lucia, aspettarne le novelle, fin quando, da chi? partir dal luogo dove184 soltanto si poteva sperare di trovarla:185 fuggire da dove ella era forse a pochi passi di distanza... Fermo186 si mosse, rivolse una viva preghiera al Signore, e si gittò in mezzo a quella confusione, abbandonandosi alla187 scorta188 di Lui. Non aveva alcun189 filo per dirigersi, né una ragione per cominciare190 la sua ricerca più tosto191 a destra che a sinistra, nel campo che sotto il portico; ma il campo gli era in faccia, e s’ingolfò in quello alla ventura.
Nei principii della pestilenza il lazzeretto era stato192 scompartito in quartieri193 pei ministri e per quelli che194 entravano ad esser curati: le femmine separate dai maschj, e ogni sesso suddiviso in sospetti, in infetti, in quarantenanti. E già fin d’allora quell’ordine, come abbiam detto, non s’era195 potuto interamente serbare; ma nel bollore della peste, e nel crescere della moltitudine, tutto s’era196 rimescolato, come197 una botte fecciosa nella furia del temporale. Oltre di che quello scompartimento non era stato198 fatto che nel fabbricato, in199 tempo che nessuno prevedeva che questo non sarebbe bastato, che l’immenso circuito interno sarebbe divenuto spesso,200 traboccante, insufficiente anch’esso, e quando questo cominciò a popolarsi,201 (e cominciò con una folla)202 non fu possibile applicare ad esso le divisioni già stabilite. Pure le sollecitudini di sopraintendenti203 e principalmente del Padre Felice, per mantenere quel primo ordine,204 nel fabbricato,205 ne facevano se non altro rimanere qualche traccia; la massa principale, e il fondo per così dire206 degli abitatori207 di ciascun quartiere, era del sesso e della condizione a cui quello era stato destinato. Se Fermo fosse stato informato di ciò, si sarebbe diretto a208 destra, al lato settentrionale che guarda al cimitero di209 san Gregorio;210 il qual lato era assegnato alle donne. Ma Fermo, come abbiam detto, era nuovo affatto di quella bolgia, e non aveva una guida; quindi211 procedeva a caso, mettendo il piede dove212 scorgeva un passaggio, dove il passaggio era meno intricato d’inciampi compassionevoli o213 ributtanti. Andava d’una capanna nell’altra, s’appressava ad ogni giaciglio, dove vedesse una donna; guatava, e seguiva la sua strada. Da per tutto214 lo stesso spettacolo così terribilmente variato, e così terribilmente conforme: corpi immobili nella morte, o dibattuti nelle angosce mortali; miseri che brancolavano a stento, o balzavano di luogo in luogo infuriati. I soli che si vedessero215 camminar ritti, e con un passo regolare erano monatti, e religiosi, varii di vesti e di età: gli uni e gli altri intrepidi, occupati delle loro faccende, come se fossero faccende ordinarie, con una216 fortezza, che certo era cresciuta negli uni e negli altri da una circostanza comune,217 la consuetudine ormai antica di quegli orrori; ma era nata218 da principii, quanto lontani! negli uni una selvaggia ed empia durezza, negli altri una carità più forte della commozione. La più parte di essi s’era conservata a quei servigj, non per ubbidienza,219 (e certo220 un volonteroso221 e pronto obbedire in tali circostanze non è una virtù volgare,) ma per un impulso222 spontaneo: molti avevan fatto broglio per esser deputati al lazzeretto; avevan223 reputato guadagno la perdita della vita, e questo guadagno era già toccato ad un buon numero di essi:224 taluno perfino, passando dal disprezzo della morte al desiderio, e dal desiderio alla ricerca,225 trascurò le cautele,226 che pure erano compatibili con l’opera, quasi per non lasciarsi sfuggire il premio.227 Il che si chiamerebbe volentieri un bell’eccesso, chi non riflettesse che la religione228 proscrive tutti gli eccessi; perché il saggio, il temperato, il ragionevole, ch’ella comanda o consiglia, è più nobile e più bello229 di qualunque esaltazione230 fantastica.231
Nel suo tristo giro, Fermo s’abbatté in un luogo dove quella carità offriva uno spettacolo singolare.232 Vide nel campo233 un picciol parco, una steccaja, come per tenervi ragunato un gregge. Si avvicinò; v’era in fatti un gregge di capre; e il234 vecchio pastore, con una lunga barba bianchissima, succinto e affacendato, era un capuccino. Le capre davano la poppa; ma quali erano i235 piccioli lattanti! bambinelli,236 che raccolti in quel recinto237 presso la madre spirata, o238 staccati dal petto inanimato, eran quivi portati a vivere. Quel nuovo pastore sprimacciava un letticciuolo di paglia239
ad un bambino, ne accostava un altro240 alle mamme;241 i belati rispondevano ai vagiti; e alcune di quelle nuove nutrici, già avvezze242 a tali allievi,243 si avvicinavano, e si acconciavano ad essi, come con senso umano; alcune perfino distinguevano quello che era loro toccato il primo, distinguevano il suo grido, e244 si ritraevano, strepitavano se un altro bambino veniva presentato alle loro poppe.
245Fermo ristette ivi alquanto a contemplare la novità dello spettacolo, e a riposarvi gli occhi affaticati d’orrore. Ma, movendosi di quivi, vi si trovò ingolfato di nuovo; e,246 rifinito dalla lunga costernazione, dalla fatica e dal digiuno, egli pensava già ad uscire di là,247 per riprendere se non altro nuove forze col riposo, per andare in traccia di cibo. Quando vide lontano per mezzo a quella varietà di cose e di movimenti un altro capuccino, che248 presso ad una gran pentola249 andava riempiendo scodelle, e le portava250 nelle capanne,251 o le distribuiva pressò di sé nel campo aperto.
Risolse allora di condursi da quella parte, e di chiedere al frate un poco di quel nutrimento, persuaso ch’egli non negherebbe ad un affamato, quantunque sano.252 Camminando sempre verso quel luogo,253 e tenendo di mira il pentolone, perché il frate, andando attorno, spariva di tratto in tratto ai suoi occhi per gli oggetti frapposti, lo vide finalmente sedersi anch’egli, su la porta254 d’una capannuccia, e recarsi in mano una scodella, e mangiare. Era il frate255 rivolto con la faccia verso Fermo che veniva; e questi, guardandolo più attentamente, credette di scorgere una somiglianza singolare, della persona, perché256 non era tanto vicino che potesse nulla discernere dell’aria del vólto.257 In quel baleno258 sentì egli una gioja, una speranza improvisa; ma,259 ricordandosi tosto260 ciò che Agnese gli aveva detto di Palermo, di quel paese di là dal mare, cacciò quella speranza come una illusione. E pure ad ogni passo la somiglianza diveniva più forte,261 più viva: il frate diveniva il Padre Cristoforo.
Era proprio il Padre Cristoforo.262 Alle prime novelle che s’erano avute in Palermo della peste dichiarata in Milano, il nostro buon263 frate, a cui quarant'anni di tonaca e di capucoio, non avevan potuto togliere dalla mente una rimembranza del tempo in cui portava cappa e spada, e che aveva264 desiderato per quarant'anni di finir la sua vita spendendola pel prossimo, colse con trasporto quell’occasione e scrisse265 a Milano, supplicando d’esser chiamato al servizio degli appestati. Fu esaudito: il Conte Zio del Consiglio segreto era morto, e del resto in quella confusione, e in quel bisogno di soccorsi,266 anche un puntiglio avrebbe potuto esser posposto o dimenticato.
Fra Cristoforo, ricevuta l’obbedienza, venne a dirittura a Milano, si presentò al convento, fu mandato al lazzeretto; e vi stava da un mese. Aveva quivi una sua capannuccia, e s’era fatto267 all’intorno come un picciolo distretto, pel quale girava, facendo il confessore, l’infermiere, il cuoco,268 agli appestati che si succedevano in quello spazio; e in quel mese aveva forse veduta rinnovarsi otto o dieci269 volte la popolazione di quei suo distretto. «Padre Cristoforo!»270 gridò Fermo con un tuono tra l’esclamazione e la chiamata, a quaranta passi di distanza, quando271 fu certo272 che vedeva realmente quell’uomo, che egli avrebbe tanto desiderato, se273 non avesse creduto cosa impossibile che un tal desiderio potesse essere soddisfatto.
«Vengo,» rispose tosto il Padre, credendo d’esser chiamato,274 come gli accadeva ad ogni istante, per qualche servizio dei suoi infermi; e,275 messa a terra la sua scodella,276 levò la testa,277 per vedere se qualche altro segno gl’indicasse il278 canto, donde era venuta la279 chiamata. Ma vide invece un280 giovane sano e281 diritto che s’avvicinava; e riconobbe tosto Fermo, il quale giunto a lui,282 tra la consolazione e la maraviglia non seppe dir altro che: «Padre Cristoforo!».
«Tu qui!» sclamò questi: «che vieni a cercare in questo luogo? la peste? la morte?»
Mentre il frate proferiva queste parole, Fermo lo283 guardava fisamente,284 e sentiva amareggiarsi285 la consolazione, che aveva provata nel primo istante di quel ritrovamento. II vólto del frate era286 mutato, ben più, e bene in altro modo che non avessero potuto fare per sé quei venti mesi cresciuti alla sua vecchiezza, né le fatiche. Gli occhj, già cosi vivaci, erano spenti, le guance scarne, sparute, tinte d’un pallore cadaverico, la voce aveva un non so che di crocchiante;287 e in tutto si vedeva una natura288 sopraccaricata, e quasi esausta, sostenuta289 e alimentata da una costanza interiore. Fermo, con la trista pratica che aveva dovuta acquistare, s’addiede tosto che il suo buon protettore era colpito dalla peste, sicché, invece di rispondere,290 lo richiese ansiosamente: «Ma ella, padre, come sta ella?»
«Come Dio vuole,» rispose291 il vecchio: «non parliamo di questo. Ma tu, dimmi, come, perché sei tu in questo luogo? Perché vieni cosi ad affrontare la peste?» «L’ho avuta, e ne sono uscito salvo, grazie a Dio. Vengo a cercare ... Lucia.»
«Lucia!» sclamò il Padre: «Lucia è qui?»
«É qui,» rispose Fermo, «se pure ... v’è ancora.» «È ella tua moglie?» domandò il Padre.
«Ah no!» rispose Fermo con un sospiro; «ma s’ella vive ... lo sarà, spero;... ne son certo... perché no?»292 «Padre Vittore!» gridò il vecchio ad un suo giovane confratello, che girava293 quivi poco distante, e che accorse tosto: «Padre Vittore, fatemi la carità di attendere a questi miei poveretti, mentre io me ne sto ritirato un quarto d’ora; se però294 alcuno mi volesse, compiacetevi di chiamarmi.» Il Padre Vittore accettò l’incarico, e il Padre Cristoforo disse a Fermo:295 «Vien qua dentro con me:296 sii breve: le faccende son molte, come tu vedi, e il tempo è scarso, misurato... Ma che? tu sei ben rifinito: hai tu bisogno di cibo?»
«A dire il vero...» rispose Fermo.
«Piglia di quello che dà il convento,»297 disse il frate con una frase usuale capuccinesca. E, tolta una scodella, la298 riempì della minestra299 del pentolone, e la porse a Fermo: soggiungendo:300 «Quando la provvigione è finita, Iddio ne manda: più volte301 quando ci siam trovati lì lì per rimanere in secco,302 ci son venute le carra di roba, senza che sapessimo303 da chi mandate; né ancora lo sappiamo.304 Entra, e mangia questa carità;305 e avrai anche uova e pane, e un bicchiero di vino: tu ne hai bisogno, a quel che veggio.» Così dicendo, raccolse anch’egli la scodella che conteneva il resto del suo pranzo, ed entrò con Fermo nella capannuccia, e sedette con lui306 sul saccone che gli serviva di letto.
Fermo, tra un cucchiajo e l’altro, raccontò succintamente la storia di Lucia, o la parte che gli era nota: come il frate di Monza307 l’aveva posta in guardia della Signora, come ella era stata308 rapita ...309 «Gran Dio!» sclamò a quel punto il padre Cristoforo:310«ed io... io l'ho indirizzata in quel paese! Ma voi sapete ch’io la toglieva311 da un pericolo evidente, e credeva di312 porla a salvamento.313 Parla;» seguì poi con voce animata: «finisci questa storia dolorosa.»314
Fermo,315 in poco più parole che noi non ve ne impieghiamo, proseguì a narrare come Lucia fu condotta al castello del Conte del Sagrato, come mirabilmente da questo renduta alla madre, come316 collocata poi in casa di Don Ferrante.317 E qui il frate respirò più liberamente. Fermo narrò pure le sue imprese, non senza vergogna:318 la sua fuga e la sua dimora in Bergamo, la risoluzione di venire a 319 sapere che accadesse di Lucia, il suo viaggio a Lecco, le sue ricerche di quella mattina, e la notizia, ch’egli aveva ricevuta da quella Signora alla finestra, che Lucia era al lazzeretto. «Onde,» conchiuse, «vengo a cercarla qui; vengo a vedere s’ella è viva,320 se si ricorda di me, se mi vuole ancora...»
«0 giovane!» disse il Padre Cristoforo, «e in questi tempi, fra questi321 oggetti, tu hai potuto, tu puoi ancora occuparti di tali pensieri?»
«Ma, caro padre mio...» cominciò per rispondere322 il giovane; e non seppe dir più; perché323; sentiva egli bene una grande importanza in quei suoi pensieri,324 erano per lui un affare molto serio; ma325 era impacciato a trovar le parole convenienti, per326 esprimere327 una tale idea ad un vecchio capuccino,328 che era venuto quivi a vivere, a morire,329 nel ribrezzo, e330 nelle fatiche per servire a sconosciuti.331 Parlar d’amore, accennarlo pure332 con circollocuzioni, addurre l’amore come un motivo importante, come una faccenda, in quel luogo, ad un tal uomo, pareva a Fermo una vergogna: e in fatti però333 non avrebbe potuto parlar d’altro,334 perché l’amore era il motivo che l’aveva condotto lì. Ma il buon frate lo cavò tosto d’impaccio, rispondendo per lui. L’interrogazione, mista quasi di rimprovero che gli era uscita, non veniva dal fondo della sua mente:335 erano di quelle parole volgari,336 che precedono la riflessione, e337 delle quali anche gli uomini avvezzi a riflettere contraggono l’uso338 dalla conversazione comune.339
«Tu hai ragione,» diss’egli a Fermo che esitava: «tu hai ben fatto. Quei che340 stanno per morire, debbono .pen¬sare alla morte, non altro; ma l’uomo che è nel vigore della salute e dell’età, l’uomo, che può vivere ancora, deve, pensando alla morte, provvedere alla vita; non per341 cercare in essa un contento che non v’è, ma per condurla,342 secondo l’ordine di Dio, fino alla morte. Tu seguivi quest’ordine quando cercasti una compagna della vita, una compagna343 d’affetto, di occupazioni, di travagli, di consolazioni e di preghiere.344 Iddio permise che il mondo vi separasse. Fu ella una prova?345 o era volere di Dio che voi vi santificaste divisi,346 che, dopo347 esservi avviati insieme, giungeste a Lui per diverse strade? Egli lo sa. Tu intanto348 ben fai di349 stare in quel proposito ragionevole, da cui la sola violenza ti350 aveva allontanato; ben fai di351 andare in cerca di quella creatura, alla quale tu hai promesso d’essere un compagno e un appoggio. Ma come352 sei tu indirizzato a trovar qui Lucia? hai qualche indizio353 della parte dov’ella fu riposta, del quando venne?»
«Nulla,» caro padre, «nulla, se non che ella è stata condotta al lazzeretto.»
«Oh poveretto!» disse il padre Cristofono: «egli è come se ti fosse stato detto che un anello è caduto nel lago, e tu vi ti354 attuffassi a caso per ripigliarlo.»
«Girerò, cercherò, guarderò,» disse Fermo.
«Ascolta,» disse il frate;355 «gli appestati che son guariti356 in questo luogo (ahi357 che picciola parte di quelli che ci sono entrati!) quegli fra loro che ponno reggersi e camminare, debbono358 oggi esser condotti al Gentilino, al di là della città, fuori di porta Ticinese, a fare la quarantena:359 c’era ben destinata qui una parte del fabbricato a tale uso; ma il fabbricato e il recinto non bastano, come vedi, agli infermi.360 Questi, che debbon partire, si vanno ora ragunando361 intorno alla Chiesa che è nel mezzo, per moversi di là tutti insieme: jeri sono stati avvertiti e... sta’: odi tu una squilla tra questo doloroso mormorio? è il terzo tocco della campanella che li chiama. Va dunque colà;362 osserva tra quella brigata, se363 tu vedi colei che tu cerchi; se ella è364 fra le spighe365 rimaste in piedi dopo la messe. Se non ve la scorgi; fa cuore tuttavia, e cammina innanzi verso questa banda» (e accennò a mano manca). «Quella366 banda del fabbricato,» seguì poi, «è stata da principio destinata alle donne.367 Ora, a dir vero, tutto è368 confuso;369 pure quella poveretta certamente370 sarà rimasta al luogo, dove l’avranno collocata; e se v’è ancora speranza di trovarla, è da quella parte. Cercala ivi; Dio ti conduca:371 e372 che avvenga delle tue ricerche,373 prima d’uscire da questo recinto, vieni ancor qui a darmene conto:374 anch’io vorrei saper s’ella vive!»
Il padre Cristoforo proferì queste parole con una commozione compressa, e,375 presa la mano di Fermo, che aveva finito di ristorarsi, e s’alzava, lo condusse376 su la porta della capanna; e gli segnò377 più distintamente il lato378 dove doveva fare le sue ricerche.
379 «Vado,» disse Fermo; «lo scorrerò tutto, guarderò di stanza in stanza, di capanna in capanna; se non è quivi, girerò tutto il lazzeretto, e se non la trovo ...»380 E a questa sospensione, tutto ad un tratto s’oscurò in vólto,381 stravolse gli sguardi, e mandò un soffio di382 furore dalle labbra tre-manti.
«Se non la trovi?» disse il padre383 in contegno di gravità, e di aspettazione, tenendolo forte per mano.
«Se non la trovo, farò di trovare qualche altro. O in Milano, o nel suo384 scellerato castello, o in capo del mondo o a casa del diavolo, lo troverò quel furfante,385 che ci ha separati: quel birbone, che se386 non fosse stato387 egli, Lucia sarebbe mia da venti mesi;388 e se389 eravamo destinati a morire, almeno saremmo morti insieme, almeno avremmo potuto soccorrerci; essa non sarebbe qui abbandonata, io non sarei qui mezzo disperato. Lo troverò colui, e se la peste non ha fatto già una giustizia...»390
«E se lo trovi?»391 disse il padre, con una gravità fatta più severa e quasi sdegnosa.
«Non è più il tempo,» continuò Fermo,392 sempre più cieco di collera, «non è più il tempo che un poltrone coi suoi bravi, coi suoi giudici, coi suoi amici prepotenti faccia tremare:393 è venuto il tempo che gli uomini s’incontrino da solo a solo...»
«Sciaurato! » gridò il394 padre Cristoforo,395 con una voce che aveva ripigliata tutta l’antica396 pienezza e sonorità:
= «sciaurato!» e il suo capo gravato sul petto s’era sollevato, 397 le guancie si coloravano dell’antica vita, e gli occhi mandavano le antiche faville. «Guarda, sciaurato!» e cosi dicendo, mentre398 con una mano399 stringeva e scoteva forte il braccio di Renzo, girava l’altra400 dinanzi a sé, accennando quanto più poteva della dolorosa scena all’intorno. «Guarda chi è Colui che castiga! Colui che giudica, e non è giudicato! Colui che401 flagella e che perdona! Ma tu, verme della terra, tu vuoi far giustizia!402 Tu, sai tu, quale sia la giustizia?403 Va, sciaurato, vattene! Io sperava... sì, ho404 sperato che, prima di morire, Dio m’avrebbe405 dato questa consolazione406 di udir che la mia povera Lucia fosse viva, forse di vederla, e di407 sentirmi promettere408 ch’ella manderebbe una preghiera là, verso quella fossa dov’io sarò. Va; tu m’hai tolta la mia speranza.409 Dio410 non l’ha lasciata in terra per411 te; e tu, certo non hai l’ardimento di crederti degno che Dio412 pensi a consolarti.413 Avrà pensato a lei; poiché ella era414 di quelle anime, a cui son riservate le consolazioni eterne.415 Va; non ho416 tempo di più417 darti retta.»418
E, così dicendo, gettò da sé la mano di Fermo, e si mosse419 verso una capanna d’infermi.
«Ah padre!»420 disse Fermo con voce affranta: «mi vuol ella mandar via a questo modo?» «Come!» riprese con voce non meno severa il capuccino: ardiresti tu di pretendere ch’421 io rubassi il tempo a questi afflitti,422 i quali aspettano ch’io parli loro del perdono di Dio, per ascoltare le tue voci di rabbia, i tuoi disegni di vendetta? Ti ho ascoltato quando tu potevi aver bisogno di conforto, e423 chiedevi consolazione, e indirizzo; mi son tolto alla carità per la carità; ma ora tu hai la tua vendetta in cuore: che vuoi da me?424 Vattene: ne425 ho veduti morire qui degli offesi che perdonavano; degli offensori, che avrebber voluto potersi umiliare dinanzi all’offeso: ho pianto con gli uni e con gli altri; ma con te che posso fare?»426
Il suono di queste ultime voci era raddolcito, e l’aspetto del vecchio nel proferirle,427 pure di mezzo alla severità annunziava una tenerezza pronta a scoppiare.
«Ah gli perdono!» disse Fermo piangendo: «così Dio perdoni a me! così possa io tornar qui a dirle che Lucia è viva, che Lucia vivrà.»
428«Vien qua» disse il padre, ripigliandolo per429 mano; e lo ricondusse nella capannuccia, e lo fece seder come prima presso di sé. Fermo stava tutto intento e commosso.
«Sai tu,»430 disse il padre, «perché io porto quest’abito?»
Fermo esitava: «Lo sai tu?» riprese il padre.
«Lo so,» rispose Fermo.
«Tu sai che questa mano ha ucciso!»
«Sì, ma un prepotente che l’aveva aizzato, uno di quei...»
«Taci,» interruppe il frate. «Credi tu che se vi fosse stata una buona ragione, io non l’avrei trovata in quarant’anni? perché, son quarant'anni ch’io vi penso, e grazie a Dio, per quarant'anni ne ho avuto dolore, e mi sono accusato:431 e ho pregato Dio che in segno del suo perdono eterno, Egli mi punisse in questa vita, che pigliasse la mia in sacrificio, come io aveva ardito disporre432 di quella d’un uomo; che mi facesse morire433, in servizio d’altrui; e spero d’essere esaudito. Non creder tu ora dunque di poter consolarmi: consolati piuttosto di essere tu in tempo a perdonare:434 non ispender vane parole; ascolta piuttosto le mie: v’è dentro il pensiero di435 tutta la mia vita, della men trista parte di essa. Sai tu. perché io ho ucciso?
436Perché437 v’era una cosa ch’io amava troppo. Sì, figliuolo, ciò ch’io chiamava il mio onore, io lo amava ardentemente, sopra ogni cosa, come avrei dovuto amar Dio. E quando la vita d’un uomo... gran Dio! la vita d’uno fatto a vostra immagine!438 si trovò in confronto col mio onore, io gliel’ho sagrificata. M’hai tu inteso!»
Fermo tutto commosso, rispose439 sinceramente: «padre sì.» In fatti egli intendeva qualche cosa di molto ragionevole, che440 bisogna amar Dio sovra ogni cosa, e non ammazzare. Ma l’intento di quel discorso non passava nel suo intelletto: l’uomo che esprime le idee, che sono state per lui soggetto d’una lunga e ripetuta meditazione, è oscuro, senza volerlo, anche per gente più cólta che non fosse il nostro441 giovane montanaro.
Il padre Cristoforo continuò: «Il mio affetto era stolto, e superbo: il tuo è ragionevole e buono;442 la mia passione non solo d’uomo furioso, ma di ragazzo stolido; perché che voleva io? che voleva io ad ogni costo? camminar rasente il muro, e non pigliare il mezzo della via; e tu, tu pensi da uomo savio443 a desiderare per tua compagna una di quelle donne, che il cielo destina come un premio ai buoni: quella che tu scegliesti, e che ti scelse. Ma il tuo affetto diventa ingiusto, diventa stolido com’era il mio, se tu non lo sottometti al volere di Colui, che solo può renderlo santo.444 E un tale amore,445 bada bene alle mie parole, un tale amore, quando446 tutto ti andasse a seconda, quando tu ottenessi ciò che più desideri, un tale amore tosto, o tardi, più tosto che tardi, ti tornerebbe in amaro: come, io non lo so, ma447 senza dubbio: e parlo dal tetto in giù. Or pensa che448 bel conforto avresti di questo amore,449 se, perduto ciò che te lo fa parer tanto dolce, non450 te ne rimanesse che un odio, nessuna speranza che d’una vendetta, nessun frutto che un omici...»
«Non lo dica,» interruppe Fermo, come atterrito. 451 «Rendi grazie a Dio,» riprese il padre, «che tu non abbi a pentirti che d’un pensiero. Ma il pentirsi del fatto... ah! è ben amaro ! E il non pentirsi è orrendo,452 orrendo più che non si possa comprendere in questa vita. Fermo! giuri tu il perdono?»453
454 «Ah! lo giuro,» rispose Fermo455 in tuono solenne.
456 «A chi giuri tu di perdonare?»
«A quell’ uomo...»
«A chi?»
«Sì, padre, a Don Rodrigo.»
«Sì, Fermo, a Don Rodrigo: è un nome che fu posto sul fonte della rigenerazione ad una creatura redenta col Sangue d’un Dio; è un nome che forse è scritto sul libro della vita; perché Dio457 perdona: guai a te, se non fosse!» Dette queste parole, il vecchio stette pensoso un momento,458 tenendo tuttavia la mano di Fermo; poi, abbandonatala, prese la459 sua sporta, ne trasse dal fondo un pezzo di pane arido e scolorato, lo mostrò a Fermo, e disse: «Vedi tu questo pane?460 Lo conservo da quarant'anni; l’ho mendicato nella casa di quello sventurato... l’ho avuto dai suoi, come un pegno di pace, e di perdono. Ah!461 se avessi potuto prenderlo dalle sue mani! Prendi, (e porse il pane a Fermo) conservalo ora tu:462 è il dono ch’io posso lasciarti per mia memoria. E se, come spero, Iddio ti vuol condurre per quella via,463 alla quale pare che Egli ti avesse chiamato, se tu sarai padre, mostra questo pane ai tuoi figli, conta loro la mia trista storia, di’ loro che preghino pel povero capuccino, che morì pentito. Saranno provocati, saranno offesi: di’ loro che perdonino sempre,sempre, tutto, tutto . Tu rimani a vivere in un464 secolo doloroso: i giorni che noi veggiamo sono cattivi; quei che si preparano, saranno peggiori: i figli465 dei provocatori, dei superbi, dei violenti, lo saranno più dei padri loro: Gran Dio! questo flagello non corregge il mondo:466 è una grandine che percuote una vigna già maledetta: tanti grappoli abbatte; e quei che rimangono, son più tristi, più guasti di prima. Tu stesso, o Fermo, tu stesso, qui dove l’uomo non dovrebbe aver cuore che per la misericordia, tu odiavi ancora!»
Fermo non disse nulla, ma il suo vólto esprimeva il pentimento.467
«Or va,» disse il padre alzandosi: «Iddio benedica le tue ricerche.»
«Vuol dire, padre, ch’io la troverò?» richiese Fermo ansiosamente, come se parlasse ad un uomo che ne468 potesse saper più di lui.
«Cercala con perseveranza,» rispose il padre, «cercala con fiducia, e con rassegnazione. Iddio può fare che tu la trovi, ma non te l’ha promesso. Ti ha promesso di perdonare tutti i tuoi falli, se tu perdoni a chi t’ha offeso; ti ha promesso di renderti felice per sempre al fine di questa vita, se tu osservi la sua legge. Non ti basta? Va e qualunque sia469 il frutto della tua ricerca, vieni a darmene contezza: noi ringrazieremo Dio insieme.»
Così dicendo, egli pose le mani su le spalle di Fermo, e stette un momento colla faccia elevata in atto di preghiera e di benedizione. Poi staccandosi, disse: «Intanto io pregherò per voi;470 assistendo a questi nostri fratelli, io pregherò per voi.» Fermo si prostrò ginocchioni stette un momento con le mani471 compresse al vólto, piangendo, e pregando; s’alzò, guardò intorno, uscì dalla capanna, e si diresse alla472 Chiesa, come gli aveva indicato il capuccino.473 Egli era scomparso, e andava cercando intorno dove fosse più bisogno474 della sua assistenza.
Note
- ↑ sua grande
- ↑ una gioja confusa
- ↑ e su quelle
- ↑ [vide] avvertì
- ↑ [una] una fila di [carra | co] carra
- ↑ e [intese il noto] avvertì lo strepito di campanelli, dello scalpito, delle ruote, delle canzonacce dei monatti, che un momento prima (lacuna)
- ↑ tutto quello strepito
- ↑ l’ani
- ↑ l’orrore degli inseguenti
- ↑ prese tosto il suo partito non era tempo da far lo schifo, tolse la mira ad [un picciolo] uno spazio sgombro di quel primo carro, [spiccò un salto] corse a mettersi in pari a quello, [spi | del primo] spiccò un salto ed eccolo ritto [su quello] sul carro [appoggiato] appoggiato sul destro piede, col sinistro sollevato alquanto, con le braccia alzate tuttavia pel moto del salto, come il Mercurio di Giovanni Bologna.
- ↑ occasione
- ↑ corse in
- ↑ nel primo
- ↑ appoggiato sul destro
- ↑ sollevato alquanto
- ↑ una
- ↑ alcuni dei quali
- ↑ sul carro, o per dire
- ↑ trincando
- ↑ Variante I cacciatori
- ↑ erano
- ↑ rivolti
- ↑ si volgevano ancora esitando, sostavano alquanto,
- ↑ accennavano con
- ↑ galantuomo
- ↑ ad una
- ↑ laidissimo cencio lo ravvolse in fretta
- ↑ più volte
- ↑ contra
- ↑ nemici
- ↑ fe’ vista
- ↑ quel gesto
- ↑ tutti si rivolsero inorriditi, la diedero
- ↑ ungere
- ↑ ungili
- ↑ morti, birboni
- ↑ e vanno dicendo che finita la moria | che hanno bisogno di noi, e ci maledicono
- ↑ sclamò un altro,
- ↑ [fatto) dopo
- ↑ ne tracannò un lungo sorso, indi lo offerse a Fermo
- ↑ che
- ↑ vuol esser
- ↑ in casa di quel vecchio lì... che se lo teneva a canto al letto
- ↑ A margine, in penna: «basta bel giovane, altrimenti è farla da uomo che pensa».
- ↑ perché tu
- ↑ Così dett
- ↑ della
- ↑ si pose il fiasco a bocca
- ↑ alla
- ↑ fece girare in fretta
- ↑ al disopra | per un momento posar
- ↑ sul
- ↑ il turpe coro
- ↑ unirono tutte l’a
- ↑ discorde
- ↑ riempiva
- ↑ vuoto
- ↑ faceva trasalire i languenti
- ↑ [in una] agitato da una successione
- ↑ una
- ↑ dell
- ↑ con tutto ciò
- ↑ [cominciò] gli venne
- ↑ [pesargli| parergli
- ↑ quella
- ↑ in mezzo ai quali si trovava, e d
- ↑ provav
- ↑ Poi ricadde nel pensiero dell' impaccio in cui egli era ancora, (lacuna)
- ↑ tutto
- ↑ canto del
- ↑ forse
- ↑ lontan
- ↑ esporsi non gli pareva troppo sano
- ↑ un esp
- ↑ [e Fe] e Fermo | e a
- ↑ e
- ↑ troppo
- ↑ tro
- ↑ di que
- ↑ e ch’egli si studiava di render più asciutta che fosse possibile, senza però mostrare né ripugnanza né sospetto
- ↑ e non sapeva troppo se lo sgannare coloro avrebbe
- ↑ nell
- ↑ Si studiava quindi
- ↑ non era all’idea
- ↑ Qui finisce il foglio 81, pagina 276. v. di prima e seconda stesura; poi si ha intera la prima. Al foglio 79, pagina 271 il testo della seconda prosegue nelle pagine successive (alla 271 si ha il principio del capitolo VII), senza interruzione, sicché si vede chiaro che il Manzoni ebbe il proposito di fondere la materia; come poi fece.
- ↑ e la beneficenza dei buoni
- ↑ i più
- ↑ i benefici si stancano talvolta così per [poco, quan | figu] poco
- ↑ poi i tristi
- ↑ s'
- ↑ parve al suo orecchio mo
- ↑ Pensava intanto
- ↑ da quelli che avrebbero po
- ↑ più di trovarsi
- ↑ da quei
- ↑ più
- ↑ lontano
- ↑ lo segna
- ↑ addosso
- ↑ rima
- ↑ In questo non saper che farsi, egli si guardava attorno | Così egli si | Co
- ↑ di qua son passato certo ...
- ↑ Egli non s’
- ↑ al Foppone di [San] san Gregorio
- ↑ nel campo [chiam] chiamato
- ↑ allora nel
- ↑ Le parole borgo e corso sono sottolineate in lapis.
- ↑ su quella stessa via
- ↑ ed uscito
- ↑ A proporzione [ch’egli avanzava] che il carro avanzava verso la porta, Fermo | il riconoscimento
- ↑ nuovo me
- ↑ fu
- ↑ Lo riconobbe, [si] si risovvenne allora tosto che
- ↑ to
- ↑ subito
- ↑ e il pensiero d’esser giunto senza saperlo, in carrozza, quale ella poi si fosse, al luogo appunto [dove tende | donde) che era così impacciato di trovare, lo rianimò tutto; (lacuna)
- ↑ doloroso
- ↑ il pensiero d’essere
- ↑ Fer
- ↑ uscir dalla porta a piede,
- ↑ Gua
- ↑ nel
- ↑ Gli
- ↑ la via
- ↑ [chi po] perso
- ↑ [alla porta, uscì, e si trovò su | dinanzi ai lazzeretto | uscì, e vide | uscì; e | e sul limitare | e posto il piede sul limitare | e sul limitare di quella | alla porta) presso alla porta, vide spuntare l’angolo del lazzeretto; passò il cancello, [e | pa] e passato il limitare gli si spiegò
- ↑ [per la] in
- ↑ pers
- ↑ la vasta [varia] diversa, tumultuosa, inenarrabile scena del lazzeretto
- ↑ ma
- ↑ [tumultuosa] tumultuaria, inenar
- ↑ Né certo noi tenteremo di descriverla a parte a parte; poiché raccogliendo e ripetendo tutti i tratti che (lacuna)
- ↑ anche
- ↑ basti [che accenniamo] accennare con alcuni
- ↑ Fermo
- ↑ Tutto il | lo spazio esteriore del lazzeretto, che si vedeva | vede da quell’angolo | vede dinanzi a quell'angolo che è volto verso la | alla porta orientale, alla porta della città] (lacuna) Tutto quello spazio del lazzere | esteriore del lazze | che circonda al di fuori il lato m] (lacuna) Tutto quello spazio esteriore dei lazzeretto che il suo occhio poteva abbracciare, il giro esterno cioè il lato (lacuna)
- ↑ il
- ↑ occupato da
- ↑ che non avevano potuto entrare
- ↑ si
- ↑ [di monatti | che gir] era percorso da monatti che venivano a pigliarli,
- ↑ s’avviava al lazzeretto
- ↑ usci
- ↑ quale infervorato ad esprimere a chiunque potesse afferrare | Altri pareva tutto
- ↑ immaginazioni | fanta | a chiunque potesse afferrare, quale
- ↑ frenetico
- ↑ mente¬catto; quale assorto, in un [fallace] immaginato contento
- ↑ e benché in tanta miseria fosse
- ↑ alla vista dell’uomo l’oscuramento di
- ↑ [Altri fina] Altri si gettavano nel fossato
- ↑ Variante amore
- ↑ si gettavano
- ↑ lambisce
- ↑ stavano
- ↑ erano alcuni
- ↑ pure
- ↑ a dare ordini
- ↑ Giravano preti ad assistere, a consolare, e la carità | i moribondi, e
- ↑ che
- ↑ [che] la quale divide nel mezzo il lato del lazzeretto (che costeggia] parallelo
- ↑ [nonj benché inorridito di quello spettacolo, non poteva
- ↑ intollerabile gli fosse que
- ↑ doveva pure
- ↑ ch
- ↑ dinanzi a quella
- ↑ si
- ↑ folto e ingombro
- ↑ una
- ↑ l'interminata fuga (lacuna)
- ↑ porticato
- ↑ gremite, e brulicanti a quel modo | grem
- ↑ un rimescolamento
- ↑ se fosse
- ↑ [pure] pur quella fosse stata la calca d’una festa
- ↑ Di qui fino alle parole dalla incertezza, lungo segno verticale, e a margine, in penna: «Fermo non deve esitare: perché è monatto, giovane, animoso ed innamorato».
- ↑ [che lo aveva tratto colà] dal quale Fermo
- ↑ forza
- ↑ [dal] e dalle e
- ↑ appariva ancor più forte, e più pietosa alla sua mente con l'idea [nell’attitudine] nell’aspetto
- ↑ sul
- ↑ Egli pensò
- ↑ tornar
- ↑ un
- ↑ ella era
- ↑ partire Fermo
- ↑ andò innanzi
- ↑ [sua] sua
- ↑ di Lui
- ↑ Non aveva egli un
- ↑ le sue ricerche
- ↑ nel
- ↑ diviso
- ↑ assegnati [parte] per una picciola parte ai ministri, pei servigi
- ↑ venivano
- ↑ nell’accrescere
- ↑ urbato, come
- ↑ un vino
- ↑ pensato
- ↑ un
- ↑ [angusto] traboccante
- ↑ e il prim
- ↑ non sarebbe
- ↑ per mantenere
- ↑ almeno dove era stato
- ↑ [e un qualunque nel| nello spazio interno ne avevan fatto rimanere alcun
- ↑ della popola
- ↑ d’o
- ↑ mano manca, verso
- ↑ San
- ↑ ne
- ↑ s’avanzava
- ↑ rimirava uno
- ↑ funesti
- ↑ gli stessi
- ↑ [cammi] aggirarsi con passo
- ↑ fermezza
- ↑ l’a
- ↑ da principii
- ↑ che
- ↑ [un | tale ubbidire ❘ un pronto] un pronto e
- ↑ obb
- ↑ volontario
- ↑ considerato
- ↑ alcuni
- ↑ avevano trascurate
- ↑ più necessari
- ↑ [Bell’eccesso! stava io | E stava per] Bell’eccesso stava per dire,
- ↑ proscrive
- ↑ che tutte le esaltazioni fantast
- ↑ fantastica delle passioni.
- ↑ [In quel giro doloro] Nel suo giro
- ↑ ; e
- ↑ un picciolo spazio [chi] separato come
- ↑ pastore
- ↑ lattant | picc
- ↑ a cui in quel recinto erano mancate le madri, le nutrici, e che raccolti [o su | o sul suolo | o dal petto a] o ancora sul petto inanimato, o sul suolo, erano quivi portati
- ↑ o presso
- ↑ ancora sul
- ↑ ai bambini, gli accostava
- ↑ al pett
- ↑ della nuova nutrice
- ↑ agli
- ↑ gli andav
- ↑ non volevano dividere [ad il ❘] il nutrimento rispingevano qualunque altro bambino
- ↑ La novità dello spettacolo (lacuna)
- ↑ già
- ↑ se non altro per [ripigl] andare a
- ↑ distribuiva
- ↑ distribuiva da mangiare
- ↑ ad infer
- ↑ e chi
- ↑ E chi
- ↑ E nello stesso tempo pensò di chiedere a quel frate qualche
- ↑ della sua
- ↑ seduto di rimpetto
- ↑ l’aria
- ↑ [Un] A quel baleno
- ↑ prov
- ↑ poi pensa
- ↑ di
- ↑ la
- ↑ Ai primi annunzi
- ↑ vecchio
- ↑ sempre
- ↑ al provinc
- ↑ Sottolineato da anche a posposto e a margine, in penna: «è ironia fuori di luogo perché sottile e nata dalla meditazione dello Scrittore».
- ↑ come un quartiere all’intorno,
- ↑ tutti i servigi (che a quella frotta che si succedeva d’] alla frotta d’infermi
- ↑ volte la generazione che aveva presa in cura [e del | nel] in quel
- ↑ Padre Cristoforo ❘ Pad
- ↑ non ebbe più dubbio
- ↑ ch’egli era veramente quell’uomo
- ↑ avesse avuto
- ↑ secon
- ↑ deposta la
- ↑ guardò donde veni
- ↑ [per] aspettando qualche
- ↑ [luogo preciso] proprio luogo
- ↑ voce
- ↑ sano
- ↑ ritto
- ↑ non seppe
- ↑ Variante contemplava
- ↑ e rimaneva dolorosamente colpito dall'aspetto del suo | l' | Il volto del frate era trasformato
- ↑ quella
- ↑ trasformato: né
- ↑ e in tutti quei
- ↑ aggravata
- ↑ a forza [da un] da una
- ↑ gl
- ↑ Cristoforo:
- ↑ Oh! solo se ella mi potesse ascoltare! quante cose avrei da [di] raccontarle
- ↑ in quei dintorni
- ↑ [alcu] talun ììSegno di richiamo, e a margine, in lapis rosso: «Qui parrebbe doversi indicare quel tale come al fog. 145 della seconda composiz.».
- ↑ Tu hai molte cose a dirmi:
- ↑ questa è l’ora
- ↑ rispose
- ↑ riempj (sic)
- ↑ di quel
- ↑ Iddio ce ne manda
- ↑ siamo stati in timore di
- ↑ e ma
- ↑ senza che ancor
- ↑ Cosi detto, raccolse anch’egli la sua scodella col resto del pranzo (sic)
- ↑ e nova
- ↑ sul suo letticciuolo
- ↑ la po
- ↑ rapita: e
- ↑ Dio
- ↑ ah
- ↑ dal
- ↑ mandarla
- ↑ [Pe] Parla Fermo, e prosegui
- ↑ : dimmi
- ↑ ripiglio
- ↑ posta di
- ↑ Dopo racconta
- ↑ ma col conforto che dà sempre una confessione e venne al suo soggiorno in
- ↑ chieder
- ↑ se si ricor
- ↑ spettacoli
- ↑ Fermo, ma non potè continuare | ma
- ↑ [sentiva egli bene una] egli aveva bene un sentimento profondo della importanza della sua ricerca, di quei suoi pensieri,
- ↑ sentiva che
- ↑ si trova
- ↑ [trasmettere que | espr] esprimere le sue [ragioni] idee [su quel] in un tal proposito ad un vecchio capuccino, che
- ↑ queste tali idee
- ↑ che [era venuto quivi per non occuparsi] era venuto quivi per assistere a sconosciuti,
- ↑ fra il
- ↑ fra [qu] le
- ↑ [Ogni in | ragione | L’amore, | qualunque parola | frate | che indicasse l’amore Fermo sentiva confusamente una | Fermo aveva nella mente un | in sé qualche cosa che | Ad ogni parola che Fermo voleva proferire, sentiva come un avvertimento | Fermo si | V’era nell’animo di Fermo un sentimento confuso che | il quale lo avvertiva che l’amore, ❘ ogni frase espressione che indicasse l’amore sarebbe | anche il più puro | Fermo sentiva una peritanza, una vergogna di | a parlare d’amore, a] Un sentimento confuso avvertiva Fermo che [l'amore,] ogni espressione che indicasse l’amore anche il più
- ↑ indirettamen
- ↑ l’amore
- ↑ perché
- ↑ era una di quelle
- ↑ un propos bannal (sic) [direbb] si direbbe in francese, di quelli
- ↑ che
- ↑ dall’uso comune
- ↑ che [è fatta] cammina per lo più a quel modo
- ↑ sono vicini alla morte, debbono pensare [alla morte sola] a morire non altro; ma [che] l’uomo che può vivere ancora, deve provvedere alla vita, deve pensare a condurla [in modo che alla morte] nell’ordine [che Dio] in cui Dio lo ha posto
- ↑ [l’amore della vita] godere
- ↑ nell’ordine
- ↑ de’
- ↑ [Una cagione inaspettata vi separò] Il mondo vi separò
- ↑ o Dio
- ↑ l’uno dall’altro? che giungest
- ↑ d’
- ↑ [hai un] avevi un dovere perché
- ↑ [cercare ancor | se puoi rimetterti ancora su] ritornare in cerca di quella strada
- ↑ aveva cacciato: ben fai di
- ↑ cercare
- ↑ speri tu di rin
- ↑ del luogo
- ↑ aff
- ↑ [nel lato ❘ il fianco | il lato della fabbrica] questa banda del fabbricato, e accennò [la sinistra] a mano manca, [tutt | gli appestati] i risanati che si (lacuna)
- ↑ o che
- ↑ qua
- ↑ questa mattina
- ↑ perché [qui] non v’è più il luogo che era stato destinato qui a tale uso, è occupato stivato, si va
- ↑ [In questo momento | Questi] Quei pochi
- ↑ pr
- ↑ vedi
- ↑ vi fosse ella v’è se
- ↑ nuo
- ↑ lasciate indietro
- ↑ pa
- ↑ ma
- ↑ in gran parte
- ↑ Pure [Luc] la
- ↑ sarà rim | oh chi sa che Dio mi conceda di vederla prima di morire!
- ↑ e non part
- ↑ Di qui fino alle parole: anche per gente più cólta, ecc., la materia è compresa in due fogli (segnati coi numeri progressivi: 91/, e 92/J, che sono stati portati dal Manzoni nella II minuta, cap. XXXV.
- ↑ non uscire da questo recinto [che tu non sia venu] prima di
- ↑ perché poveretta! io le ho fatto da padre
- ↑ quin
- ↑ sul
- ↑ il lato
- ↑ del lazzere
- ↑ Vedi, gli disse, (lacuna)
- ↑ E qui [si] s’interruppe (lacuna)
- ↑ arrovellò gli occhi
- ↑ collera
- ↑ invaria | di
- ↑ castello
- ↑ poltrone
- ↑ non
- ↑ se fosse stato levato dal mondo due anni fa, Lucia
- ↑ non sarebbe qui,
- ↑ doveva morire
- ↑ non è più il tempo
- ↑ inter
- ↑ cieco tuttavia
- ↑ ognuno va solo [ora] a questa stagione, e
- ↑ Padre
- ↑ con quella voce sonora
- ↑ sonorit
- ↑ e gli occhi
- ↑ teneva forte
- ↑ e scoteva forte la mano di Fermo, [con l’altra] girava l’altra distesa in cerchio [dinanzi a sé] verso la scena dolorosa che li circondava. Guarda
- ↑ spianata in cerchio dinanzi a sé (lacuna)
- ↑ [percote] castiga e che
- ↑ Tu
- ↑ ?
- ↑ credut
- ↑ data
- ↑ di [sentire] saper
- ↑ [sentirmi ❘ udirmi
- ↑ ch'ella pregherebbe su quella fossa
- ↑ Va
- ↑ Dio
- ↑ essere te. .. e tu non [osi pensare] hai, certo
- ↑ pensi
- ↑ Dio avrà
- ↑ degna
- ↑ e senza mistura di
- ↑ il
- ↑ ascoltarti
- ↑ E co
- ↑ per avviarsi
- ↑ [sclam] disse queg
- ↑ io rubi il tempo a questi
- ↑ [ch’io] che
- ↑ di
- ↑ Ma tu m’hai
- ↑ ho v | ne
- ↑ se tu non perdoni da vero, e (lacuna) [E in queste ultime voci, mista alla | indignazione ❘ severità]
- ↑ insieme con la severità
- ↑ E se lo trovi? domandò (lacuna)
- ↑ la
- ↑ disse i
- ↑ [Ma] Ascolta me piuttosto | Non creder tu ora
- ↑ del
- ↑ per
- ↑ [ascolta me,] di poterti pentire soltanto d’un pensiero;
- ↑ [tutta] mezza
- ↑ Perché [era] io era superbo, perché io amava quello che credeva il mio onore, [l'o] lo amava
- ↑ io amava tro
- ↑ si
- ↑ sinceramente
- ↑ non
- ↑ povero
- ↑ io era non solo un uomo furioso, [ma un ragazzaccio povero ragazzaccio | ragazzo stolido a volere] ma un ragazzo stolido a volere ad ogni costo [a fare e patire qualunque cosa piuttosto per | di camminare rasente il muro piuttosto che sco | tenere | prendere il mezzo della via] più tosto che prendere il mezzo della via, invece di camminar rasente il muro;
- ↑ Parola illeggibile.
- ↑ e un amore quale era il tuo
- ↑ asco
- ↑ tutto
- ↑ certamente
- ↑ gioja ne verrebbe alla tua vita, se
- ↑ che tale frutto
- ↑ ti rimanesse altra speranza di accontentarlo in qualche modo, che con una vendetta, non p
- ↑ Ebbene, rispose il padre (lacuna) Ringr
- ↑ più che non
- ↑ a quest’uomo
- ↑ Lo giur
- ↑ solennement
- ↑ Proferisci il suo nome, disse il padre
- ↑ è perdonatore
- ↑ senza
- ↑ spo
- ↑ È il dono ch’io voglio, ch’io posso lasciarti per mia memoria
- ↑ egli non poteva più
- ↑ come
- ↑ che tu avevi intrapresa
- ↑ [tristo secolo; i tempi | i giorn | son | gli uomini son tristi, e divengon peggiori: e i tempi che si preparano saranno più tristi | peggiori che questi | tristi in cu | che noi veggiamo: | i tempi che si preparano saranno più tristi] i giorni son cattivi
- ↑ di questi che non veggiamo: i figli
- ↑ è come una gragnuola
- ↑ Accanto a questa parola, come più avanti accanto a per voi segno verticale in margine, del Manzoni.
- ↑ sapesse più di lui | po
- ↑ l’effetto
- ↑ servend
- ↑ strette
- ↑ parte che gli
- ↑ che [già] intanto era
- ↑ [del] dei suoi servigi