Gli sposi promessi/Tomo IV/Capitolo VI
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Cap. VI
S’io avessi ad inventare una storia,1 e per descrivere l’aspetto d’una città in una occasione importante, mi fosse venuto a taglio una volta il partito di farvi arrivare, e girar per entro un personaggio, mi2 guarderei bene dal ripetere inettamente lo stesso partito per descrivere la stessa città in un’altra occasione: ché sarebbe un3 meritarsi l’accusa di sterilità d’invenzione, una delle più terribili che abbian luogo nella4 repubblica delle lettere, la quale, come ognun sa, si distingue fra tutte per la saviezza delle sue leggi. Ma, come il lettore è avvertito, io trascrivo una storia5 quale è accaduta: e gli avvenimenti reali non si astringono alle norme artificiali prescritte all’invenzione, procedono con tutt’altre loro regole, senza darsi pensiero di soddisfare alle persone di buon gusto. Se fosse possibile assoggettarli6 all’andamento voluto7 dalle poetiche, il mondo ne diverrebbe forse ancor più ameno che non sia; ma non è8 cosa da potersi sperare.
Per questo9 incolto e materiale procedere10 dei fatti, è avvenuto che11 Fermo Spolino sia giunto due volte in Milano appunto in due epoche,12 diversamente singolari, e che l’una e l’altra volta abbia13 ricevuta dall’aspetto di quella città una impressione, che noi dobbiamo pur riferire, trattandosi14 d’uno dei nostri protagonisti. Né in questo solo,15 ma anche fra i due soggiorni di Fermo in Milano, anche fra le due partenze16 v’è un principio singolare di somiglianza: cui17 ella spiacesse, se la pigli con le cose, che hanno voluto essere a quel modo.
18 Per una via deserta, fiancheggiata da campi imboschiti, giunto a piè delle mura, Fermo sostette pensoso, e preso19 da20 quella specie di spavento che si prova al trovare21 una vasta, ostinata solitudine in mezzo alle tracce dell’abitato: tese l’orecchio,22 girò gli occhi intorno: nessun23 indizio d’uomini, nessun segno di vita, nessun movimento; se non24 che d’in su la mura, ad intervalli, sorgevano colonne25 di fumo, che s’allargavano in globi scuri, bigi, folti, e quindi abbattute dal vento si curvavano, scendevano giù al di fuori, diradandosi e26 diffondendosi nell’aria, e27 si stendevano sul piano esteriore28 in nebbia29 lenta, crassa, fetente. Erano i mucchj di vesti infette, di cenci, di letti30 di spazzature d’ogni sorta31 che si facevano portare al bastione,32 e quivi abbruciare.33 Tale era il fastidio che quella nebbia diffondeva nell’aria, che Fermo, benché avvezzo a sensazioni di quel genere si turò le nari, ritirò la mano, pensando che34 all’entrare e all’avanzarsi nella città, non solo il lezzo, ma ogni sorta di fastidio l’avrebbe assalito da tutte le parti,35 e che bisognava risolversi ad affrontarlo, non pensare a riservarsene. Fuori della porta era una capannuccia di legno, stazione delle guardie e d'un deputato che doveva guardare a chi entrava ed usciva, richiedere le bollette, escludere i sospetti. Ma in quella comune disperazione ogni disciplina era dismessa; il deputato a quella porta era caduto di peste il giorno antecedente, le36 poche guardie stavano nella capanna, badando più a tener37 lontani i passeggieri dalle loro persone che38 ad esaminarli. Dinanzi alla porta era un cancello, ma spalancato, e Fermo39 vi passò senza che alcuno lo chiedesse di nulla.40 Procedendo per quel primo spazio della città, tra i bastioni, e il canale, chiamato naviglio, spazio occupato da orti41 (o se volete da ortali, che sarà più vicino al proprio vocabolo municipale, ortaglie) con entrovi sparso qualche convento, e qualche casipola, nulla vide Fermo per qualche tempo che42 desse indizio esser43 quello un luogo abitato da uomini. Il primo indizio di persona viva44 gli venne, mentre egli passava tutto costernato per quella stradaccia,45 che dal Ponte di Santa Teresa,46 correndo tra il naviglio, e alcune casuccie, va alla piazza di San Marco. Un gemito, che si sforzava d'essere una chiamata, usci d’una di quelle case; Fermo alzò gli occhj, e vide un tapino alla finestra che47 scuoteva una48 fanciulla, alla quale era appeso un sacchetto, che49 scendeva presso al pavimento della strada. Fermo si fece vicino, e udì una voce fioca: «carità ai poveri sospetti.» Cavò egli una moneta, e la ripose nel sacchetto; ma50 colui51 invece di tirar la fune a sé,52 disse con53 un tuono misto di supplica e d’impazienza: «un po’ di pane: ci hanno chiusi in casa come sospetti, e ci hanno dimenticati; e moriamo di fame.» Fermo54 aveva ancora uno dei pani55 di Agnese: lo cavò tosto, e lo legò alla fune. Il rinchiuso, benedicendolo, la trasse in fretta, e Fermo lo vide56 afferrare57 quel pane, con ambe le mani,58 porselo a bocca, e addentarlo avidamente. Dopo due passi59 udì un60 romore confuso che si61 avvicinava,62 e cominciò a distinguere un cigolar di ruote, un calpestio di cavalli, uno squillare di cento campanelli, un baccano di63 grida;64 guatò dinanzi a sé, ed ecco in capo alla strada dov’egli camminava65 spuntare due uomini a piede (eran chiamati apparitori)66 che con le mani alzate accennavano, e ad alta voce gridavano ai passeggeri di ritirarsi.67 Dietro a questi vide comparire cavalli,68 che allungando69 la cervice, e puntando le zampe,70 avanzavano a stento; e ad ogni passo le campanelle che essi avevano appese71 intorno alle teste e ai colli, mandavano72 un tintinnio acuto e assordante; e73 a fianco dei cavalli, vide monatti in74 lacere divise rosse, essi pure con le campanelle ai piedi, che a forza di punte e di flagelli e di bestemmie75 li forzavano a camminare, a proseguire la corsa ritardata dal peso crescente dei cadaveri, che76 raccolti sul passaggio erano gettati sui carri.77 I cadaveri v’erano78 am- monticati, e79 intrecciati insieme, quasi come un gruppo di serpi che lentamente si80 svolga al tepore della primavera: nudi la più parte, o male avviluppati in lenzuola81 cenciose.82 Dopo un carro che attraversò la via, ne venne un altro, e poi un altro: dieci ne contò Fermo.83 Di tratto in tratto, si vedevano i cadaveri,84 ad una forte scossa, tremolare85 sconciamente, e scompaginarsi; le gambe, le braccia, le teste con le chiome arrovesciate si svincolavano86 dal mucchio, e spenzolavano dal letto del carro, talvolta involte nelle ruote traevano seco i cadaveri sotto di quelle, come per mostrare che87 quello spettacolo poteva88 divenire ancor più disonesto e più miserando. Fermo ristette alquanto, fin che89 il convoglio fosse passato; e90 ripresa91 da poi la via, e giunto in capo a quella su la piazza di San Marco, presso
il ponte92 che ne93 piglia il nome, vide di nuovo per di dietro quel94 sozzo corteggio, che per la via del pontaccio95 si avviava alla fossa scavata fuori della porta comasina.
96 Ma un altro spettacolo, su quella piazza,97 attirò i suoi sguardi, e gli diede a pensare:98 erano due travi alzate e infisse nel suolo, e una corda passava99 dall’uno100 all’altro capo fra due carrucole. Fermo riconobbe (ella era cosa famigliare a quel tempo) l'abbominevole stromento della tortura; ma non sapeva perché fosse collocato in quel luogo.101 La sua maraviglia crebbe da poi quando ne incontrò uno per ogni piazza,102 in ogni via spaziosa.103 V’erano posti, affinché i deputati delle porte e delle parrocchie, muniti a questo d’ogni facoltà più arbitraria, potessero, immediatamente farvi torturare104 chi loro paresse: o sequestrati che uscissero, o ministri disubbidienti, o violenti di qualunque105 sorta. Era uno di quei106 rimedii immoderati e inefficaci,107 di cui principalmente in quel tempo si faceva scialacquo: era un dispotismo, che non toglieva l’anarchia. Dopo avere inutilmente108 guardato su quella piazza, se potesse scorgere alcuno a cui chiedere109 conto della via dove abitavano i padroni di Lucia,110 il nostro pellegrino111 si volse a mano manca, e costeggiando il convento di San Marco, giunse al Ponte112 al quale Ludovico il Moro diede il nome di Beatrice sua moglie; e per quello entrò nella città propriamente detta. Quale città! Non istropiccio di passeggeri, non romore di carrozze, non grida di venditori, né stridore di officine, ma in quella vece gemiti, lamenti, urli che uscivano dalle case, strepito di carri funebri, bestemmie, minacce, o quel che113 dava un suono ancor più atroce, il baccano festoso, e la ilarità infernale dei monatti. Lo spazio sparso114 e talvolta ingombro di mobili, di coltrici, di vesti, di strame appestato, di cenci, di fasce saniose e115 sanguinate, e a quando a quando di cadaveri abbandonati! Radi per le vie si vedevano116 camminare i cittadini, che qualche necessità faceva uscire di casa:117 una parte era sfuggita; un’altra parte,118 al numero119 circa di quattordici mila, abitava, o moriva nel lazzeretto; un’altra languiva nelle case; e forse cento venti mila erano i morti a quell’ora; prima della peste la popolazione della città era stimata dugento mila persone; numero al quale non risalì mai più dopo quel disastro. Andavano quei pochi, scompagnati, in silenzio, con la faccia lurida, coi capegli lunghi ed incolti120 con le barbe arruffate perché121 da quando nella casa dell’infelice barbiere Giangiacomo Mora s’era creduto scoprire la fucina principale delle unzioni,122 ognuno fuggiva i barbieri divenuti tutti sospetti.
Andavano quei viandanti succinti in farsetto, deposte le cappe, le toghe, le cocolle, ogni ampio vestimento che123 svolazzando, potesse moltiplicare coi casi di contatto,124 i rischj della contagione. Ognuno cercava di tenere il mezzo della via;125 si aveva orrore delle pareti che potevano esser unte; si temeva che dalle finestre si gettassero sui passeggeri polveri126 venefiche; e troppo spesso realmente127 si gettavano i letti, le vesti, le suppellettili dei morti di contagio; talvolta, orribil cosa! i morti stessi; talvolta gli infermi trasportati dalla frenesia del morbo, o spinti dalla disperazione, si gettavano128 da sé.
129Nessuno che parlasse, nessuno che stesse a musare; non v’era creatura ferma fuor che i cadaveri.130 Il solo vivente che il nostro pellegrino vedesse,131 immoto nella via presso al muro, fu un uomo,132 che sedeva a canto ad una porta, in atto di chi assorto in qualche cura non badi a ciò che accade intorno a lui. Era un prete, che, posato sur un trespolo, udiva dalla porta socchiusa la confessione d’un appestato. 1 viandanti portavano per lo più in mano certe palle133 crivellate di piccoli fori con entro spugne intinte di aceti134 medicati, di spiriti, e ad ogni momento le fiutavano; e si aveva gran fiducia in quei preservativi:135 tenevano nell’altra mano un bastone, non tanto per appoggiarsi, come per136 rimuovere chi avesse troppo voluto accostarsi; alcuni perfino137 tenevano invece del bastone, una pistola, accennando138 ai sopravvegnenti che dessero luogo; con quello stromento atto ad ottenere una più certa e più139 pronta obbedienza.140
Se due amici s’incontravano a caso, il saluto era141 uno stringersi nelle spalle, un alzar delle mani, un sospiro, una occhiata quasi di maraviglia,142 che voleva dire: — voi siete ancor vivo! — ogni altra più intima accoglienza era dismessa, e in due mesi143 non accadde forse mai che due mani si stringessero ad espressione di amicizia. I medici, i chirurghi si distinguevano per un144 capuccio che portavano145 come da disciplinanti, per calarlo sul vólto quando s’appressassero ad un infermo,146 avevano guanti alle mani per preservarle nel toccare dei polsi, nel medicare; e, sospeso a cintola, un fiaschetto d’aceto per lavarsi ad ogni visita, e per lavare i danari che erano loro dati in mercede, e che molti con crudele avarizia147 imponevano esorbitante, non volendo toccare148 un polso a meno d’uno zecchino.149 Su quelle poche facce che si vedevano in volta era per lo più scolpito, compenetrato, e come divenuto fisonomia, l’accoramento,150 lo stupore, la sfidanza; le forme irrigidite, e come stagnanti in151 una trista quiete; e gli sguardi non avevano vita che dal terrore e dal sospetto. Pochissimi però fra quei pochi152 andavano con passo più alacre, e mostravano una fronte men
costernata: erano i guariti dalla peste:153 altri, che portavano al collo o amuleti, dai quali speravano d’esser preservati, o una boccetta di vetro con entro argento vivo, persuasi che questo metallo avesse la virtù di assorbire ogni influsso maligno; altri che prima d’uscire avevan mangiata una noce, due fichi secchi, e un po’ di ruta,154 che da essi era riputato efficacissimo preservativo.155 E pur troppo tutti questi rimedii producevano un effetto; ma era di crescere la mortalità, rendendo men guardinghi in tutto il resto coloro che avevan fede nell’uno o nell’altro di essi. Fermo,156 benché ansioso157 di giungere al luogo dov’era, dov’egli sperava ancor tremando che fosse158 colei per cui sola aveva intrapreso quel viaggio, desideroso anche di abbreviare il più che fosse possibile159 un cosi tristo cammino, non aveva mai però160 scorto un vólto che161 gli facesse animo ad interrogare. Finalmente essendo capitato in uno di162 costoro, si risolse di rivolgersi a lui, e fece163 atto di accostarglisi. Ma164 costui, che a malgradp del preservativo, era però dei cauti, levò165 il suo bastone, che166 terminava in uno spiedo, e appuntandolo in dirittura alla faccia di Fermo, disse con voce risoluta: «lontano!» Fermo non167 si mosse; ma a quella distanza pregò il cittadino che168 volesse169 udire una parola soltanto una parola; e gli chiese dove fosse la tal via, la tal casa. Non era molto lungi di là; e il cittadino diede brevemente a Fermo l’indirizzo ch’egli desiderava; ma quando questi, dopo averlo ringraziato, si mosse per andare innanzi, l'uomo cauto ripetè: «lontano;170 girò il bastone171 descrivendo intorno a sé un quarto di cerchio172 a mezz’aria, e segnando così a Fermo la giravolta che doveva fare, per non passargli troppo vicino. Fermo proseguì il suo cammino con un’ansia e con una sospensione d’animo cresciuta dal saper vicino il termine,173 dov’egli sarebbe uscito d’un terribil forse. Ma per quanto la sua mente tendesse a ricadere in quel pensiero, ne era pure ad ogni momento stirata via dagli oggetti,174 fra i quali egli doveva scorrere. Dove che i suoi sguardi cadessero non incontravano che175 dolore e ribrezzo. Le porte o chiuse per guardia, o spalancate per desolazione; molte segnate d’una croce rozzamente tirata col carbone:176 quei segni eran posti dai commissarii della Sanità, per indicare ai monatti che vi eran morti da prendere. Dove lo177 sgombro era già fatto,178 le croci si vedevano cancellate;179 e mettevano ancor più ribrezzo le tracce del segno180 di salute e di morte, guaste e confuse con le tracce delle181 palme impure dei monatti, o dei sozzi arredi, che egli avevano adoperato a quell’uso. Qualcheduno pur si182 mostrava alle finestre, qualche voce si udiva; erano183 guai di languenti, o urla di frenetici, erano chiamate e suppliche ai monatti, perché venissero a togliere qualche cadavere.184 Nei principii della peste, il terrore di vedersi in casa quegli uomini senza legge, aveva fatto che molti nascondessero i cadaveri, gli seppellissero185 negli orti, nelle cantine, dove, come che fosse; ma poi, crescendo il funesto186 lavorio da farsi, e il fastidio vincendo il terrore, si desideravano i monatti per liberarsi da uno spettacolo intollerabile, da una infezione talvolta invecchiata. E quegli scellerati, che da prima187 usavano introdursi a forza dove non erano richiesti, ora188 negavano talvolta di entrare pregati, se alle preghiere non si aggiungeva la ricompensa. Posto il piede nelle case, vi si portavano non da padroni,189 da guastatori; ma era venuto il tempo che delle ribalderie e delle nefandità loro, già temute più della peste, non si faceva più caso: la disperazione aveva ottuso190 nei più ogni altro sentimento. Pure, dinanzi a qualche casa, dove la sciagura non aveva estinto affatto ogni coraggio, né confusi tutti i pensieri, stavano191 distesi cadaveri, deposti ivi ad aspettare il passaggio del carro funebre; e alcuni pur piamente composti, ravvolti in qualche lenzuolo e celati al ribrezzo dei passeggieri.192 E tali depositi, che, in tempi ordinarii, farebbero193 altrui torcere il guardo,194 erano allora quasi un conforto195 pel guardo,196 troppo offeso197 dallo spettacolo di198 altri corpi, che pure avevano ricettata un’anima immortale, e giacevano gettati brutalmente,199 dalle finestre, travolti dalle cadute,200 o caduti dai carri, mostrando tutte le più diverse e dolorose immagini della morte, salvo l’immagine del riposo.
Aveva Fermo già scorse due vie, e passata la metà del viaggio, quando201 presso alla rivolta d’un canto, udì un frastuono, e vide due o tre che camminavano dinanzi a lui, dare addietro l’un dopo l’altro, e riprendere la strada donde erano usciti. Giunto al canto, guardò che fosse la cagione di questi lor pentimenti, e vide nel mezzo di quella via202 quattro carri fermati;203 e, come in un mercato di grani si204 vede un andare e venire di gente205 dai mucchj ai carri, un caricare, un rovesciare di sacca, così era la pressa in quel luogo: monatti che entravano nelle case, monatti che uscivano, recandosi un carico su le spalle; e lo ponevano206 su l’uno o su l’altro carro; talvolta ripigliavano il peso già deposto,207 sul carro degli infermi, e lo gettavano su quello dei morti; era uno che, preso semivivo su le loro spalle, aveva esalato l’ultimo respiro su quel letto abbominato.208 Alle finestre, o presso ai carri, si vedeva qualche congiunto pio e animoso piangere i suoi morti che partivano, e dare un tristo addio agli infermi. Il resto della via era209 sgombro, e muto; se non che da qualche finestra partiva di tratto in tratto una voce sinistra: «qua monatti;» e con suono ancor più sinistro,210 da quel lurido e affacendato bulicame, si sentiva venire per l’aria morta un’aspra voce di risposta: «adesso.»
Fermo a quello spettacolo, stette in forse se dovesse egli pure tornare indietro; ma211 egli era presso al termine della via, d’una via, che a stento aveva potuto farsi indicare: se l’abbandonava, chi sa quando avrebbe trovato chi volesse rimetterlo in quella, e chi sa quali inciampi dello stesso genere avrebbe trovati in tutt’altra: con questi pensieri212 e con animo già agguerrito a tali viste, egli proseguì.
Giunto a paro del convoglio,213 accelerava il passo214 e cercava di non215 guardar quegli orrori, se non quanto era necessario216 per cansarli; ma217 il suo sguardo218 vagante si abbatté in un oggetto, dal quale usciva219 una pietà che220 invogliava l’animo a contemplarlo, e, quasi senza avvedersene, egli rallentò il passo. Sur una di quelle soglie stavasi ritta una donna, il cui aspetto annunziava una giovinezza matura ma non trascorsa;221 e vi traspariva una bellezza velata ed offuscata da un lungo patire, ma non iscomposta; quella bellezza molle222 e delicata ad un tempo, e223 grandiosa,224 e, per cosi dire, solenne, che brilla nel sangue lombardo. I suoi occhi non davano lagrime, ma portavan segno di averne tante versate; come, in un giardino antico225 e trasandato, una fonte di bianchissimi marmi, che, inaridita,226 tien tuttavia i vestigi227 degli antichi zampilli. V’era in quel dolore un non so che di228 pacato e di profondo, che raffigurava al di fuori un’anima229 tutta consapevole, e presente a sentirlo; e quel solo aspetto sarebbe bastato a rivolgere a sé gli sguardi anche fra tanta miseria;230 ma non era il solo aspetto della donna che ispirasse231 una sì rara pietà. Tenevasi ella in braccio una fanciulletta di forse nove anni, morta, ma composta, acconcia, con le chiome divise e rassettate in su la fronte, ravvolta in una232 veste bianca, mondissima, come se quelle mani233 l’avessero ornata per una festa promessa da tanto tempo, e concessa poi come un premio.234 Né era tenuta a giacere in abbandono, ma sorretta fra le braccia,235 col petto appoggiato a petto, come se vivesse; se non che236 il capo posava su le spalle della madre con un abbandono più forte del sonno: della madre, perché se la somiglianza di quei237 vólti non238 ne avesse fatto fede, l’avrebbe detto chiaramente l’affetto, che si dipingeva su239 quello che era ancora animato. Fermo ristette, senza quasi avvedersene, con gli occhi fissi in quello spettacolo. Ed ecco un turpe monatto avvicinarsi alla donna, e far vista di prendere dalle sue braccia quel peso; ma pure con una specie d insolito rispetto, con una esitazione involontaria. Ma la donna,240 ritraendosi alquanto, in atto però che non mostrava né sdegno né disprezzo: «no,» disse: «non la mi toccate per ora;241 io deggio comporla su quel carro: prendete.» E, così dicendo,242 aperse una mano, mostrò una borsa, e la lasciò cadere nella mano243 che il monatto le tese.244 Poscia continuò: «promettetemi di non torle un filo dattorno, né di lasciar che altri s’attenti di245 farlo, e di246 porla sotterra così.»247 Il monatto248 si249 mise la destra al250 petto;251 e la dolorosa proseguì: «l’avrei ben posta io; ma ella debbe riposarsi nel luogo santo; né io252 ve la posso portare: v’è lassù chi mi aspetta.»253 Quando ella si tacque, il monatto,254 fatto arrendevole, forse più per una nuova riverenza, che255 per la256 insperata mercede, aveva fatto sul carro257 un po’ di luogo al picciolo cadavero. La donna258 diede un ultimo bacio alla figlia,259 ve la collocò, e rivolta al monatto disse:260 «ricordatevi: Dio261 vedrà se mi tenete la promessa; e ripassando di qua stasera, salite a prender me pure, e non me sola.»
Così detto rientrò in casa, e262 dopo [un] momento263 comparve alla finestra, con un’altra più tenera sua fanciulla nelle braccia, viva, ma coi segni della morte in vólto. Stette a contemplare la figlia giacente sul carro, fin che il carro si mosse,264 finché rimase in vista;265 finché sparve; e266 depose sul letto quell’altra267 cara innocente, e vi si sdrajò poi al suo fianco268 a morire insieme; come la pianta s’inchina269 col fiore appena sbocciato,270 al calare della falce, che271 agguaglia tutte l’erbe del prato. Fermo si mosse pur egli,272 più altamente compunto che non fosse mai stato in tutto quel viaggio, e per la prima volta molle di lagrime. «O Signore!» diss’egli, «esauditela! pigliatela con voi, sarà una ventura per quella travagliata l’uscire di tanti guaj... Una ventura! E Lucia!» Con questa parola in sul cuore egli273 s’affrettò su quella via,274 alla quale, se il cittadino275 lo aveva bene indirizzato,276 metteva capo277 quell’altra, a cui egli agognava e tremava di arrivare. Ed ecco, da quella parte appunto venire un278 frastuono sordo, poi279 più risuonante, ma confuso, un suono diverso di voci alte, brevi, e imperiose, di fiochi lamenti, di guai lunghi, di singhiozzi280 femminili, di281 garriti fanciulleschi.
282 A quel suono, al pensiero del luogo donde partiva, Fermo si sentì colpito d’una283 tristezza più nera che mai, d’una tristezza sospettosa, atterrita, tanto che non potè tenersi; e, quasi smarrito andò a corsa verso284 il crocicchio285 che facevano le due vie. Quando286 vi fu, vide287 per quella appunto ov’egli doveva entrare una torma di gente288 guidata o cacciata al lazzeretto da un commissario, e da molti monatti.
289A misura che quella trista processione passava dinanzi a Fermo, il suo occhio inquieto, quasi appannato correva e ricorreva290 per la moltitudine, trasceglieva e spiava291 con terrore ogni vólto femminile, si spingeva verso quelli che arrivavano, tornava a quegli che erano passati... Lucia non v’era. Fermo su le prime respirò, come uscito d’un grande spavento; ma tosto ricadde292 nella sua ambascia, pensando che293 egli andava294 non a veder forse, ma ad udire di peggio. Erano languidi che si strascinavano a stento, alcuni sostenuti dalle braccia295 di figli, di padri, di fratelli, di mogli, che per pietà o per disperazione sprezzavano il pericolo del contatto; alcuni spinti a forza, resistenti in vano, gridanti in vano che volevano morire sul loro letto, e rispondendo296 imprecazioni impotenti alle bestemmie imperiose dei conduttori; altri che, appoggiati ad un bastone, andavano in silenzio (dove erano comandati) senza dolore, senza speranza, insensati;297 donne coi pargoli in collo; fanciulli, spaventati dalle grida,298 da299 quegli ordini, da300 quella compagnia più che dal pensiero301 confuso della morte,302 i quali ad alte strida imploravano la madre, e le sue braccia fidate, e di restare nel noto soggiorno. Ahi! e forse la madre, che essi credevano d’aver lasciata303 dormente sul suo letto,304 vi s’era gittata oppressa tutt’ad un tratto dal morbo,305 priva di senso, per esser portata sur un carro al lazzeretto, o alla fossa, se il carro giungeva più tardi.306 Forse, oh sciagura degna di lagrime ancor più amare! la madre tutta occupata dei suoi patimenti,307 si stava dimentica d’ogni cosa, anche dei308 figli, e non aveva più che un309 amore: di morire in310 riposo. Pure in tanta confusione si vedeva ancora qualche esempio di costanza, e di pietà:311 parenti, fratelli, figli, consorti che sostenevano i cari loro,312 e gli accompagnavano con parole di conforto;313 né adulti soltanto, ma garzoncelli, ma giovinette appena adolescenti, che facevano scorta314 a fratellini più teneri;315 e con senno e con misericordia virile li confortavano ad essere obbedienti, promettevano di accompagnarli in luogo, ove si terrebbe conto di loro, per farli guarire.316
Quando Fermo vide la processione quasi tutta passata, e sgombra la sua via, si volse ad uno dei monatti che chiudeva il corteggio, gli chiese conto della casa di Don Ferrante. Il monatto non rispose se non: «in malora tanghero.» Fermo aveva tutt’altro in testa che di risentirsi,317 e non replicò: guardò al commissario, gli parve un vólto più cristiano;318 fece a lui la stessa inchiesta; e il commissario, accennando319 con un bastone la via dalla quale egli veniva, disse: «l’ultima casa nobile,320 a destra;» e passò.321
Quelle parole per sé indifferenti, e che non322 esprimevano se non la nuda notizia che Fermo aveva desiderata, lo colpirono però,323 come se324 fossero325 una sentenza326 ambigua e temuta.327 Egli impallidì dopo d’averle328 intese, e tremò d’esser giunto329 al termine che aveva tanto bramato, pel quale aveva intrapreso quel viaggio doloroso, e330 sostenuto di passare per tante gramezze.331 S’avanzò per quella via a passo interrotto, giunse dinanzi alla casa, la distinse tosto fra le case vicine più umili, e più disadatte, si appresssò alla porta che era chiusa, pose la mano al martello, vela tenne sospesa, come332 avrebbe fatto se la tenesse in un'urna, prima di cavarne la polizza, dove fosse scritta la sua vita, o la sua morte. Finalmente alzò il martello, e333 bussò. Si apre una finestra, e vi comparve una donna: era la signora Ghita, che guardò con sospetto se fossero monatti,334 malandrini, qualche cosa di tristo,335 di quello che ggirava in quel tempo: «Signora,» disse Fermo con voce tremante, «sta qui una forese, che si chiama Lucia Mondella?»
«Non336 c'è più; andate,» rispose la Signora Ghita.
337«Non c'è più!» gridò Fermo, spaventato da quella ambigua risposta.338 «Dov'è ella? per amor del cielo.»
«Al lazzeretto grande.»339
«Con la peste?»
«Con la peste: che maraviglia! andate.»
«Da quando v'è ella? e come340 si può trovarla? Oh Dio! era ella molto aggravata?»
«Non è tempo da rispondere a tante cose,» disse col suo tuono agro la signora Ghita. «V'ho detto anche troppo341 pel tempo che corre. Vi replico, andate.» E così dicendo,342 fece vista di chiudere la finestra.
«No, no,»343 disse Fermo: «che carità è questa? voglio saper nuove di questa creatura, non parto da qui se prima... » Ma, mentre egli parlava, la finestra344 era stata chiusa.345
«Quella Signora! una parola, una parola!» gridò Fermo, ma non ebbe risposta.346
Costernato da un tale annunzio di sventura, smanioso del non aver potuto347 né pur conoscere quanta ella fosse, incerto qual fosse il più pronto mezzo, per trovar conto di Lucia,348 se insister quivi con preghiere o con minacce, o andare a dirittura al lazzeretto. Fermo stava349 appoggiato alla porta, tenendo la mano sul martello; talvolta350 lo alzava, per picchiare alla disperata,351 poi, pentito, lo riteneva, lo stringeva nella mano come se volesse storcerlo, come per isfogare la sua passione. In questa agitazione, egli352 si rivolse alla strada,353 per vedere se354 mai gli cadesse sott’occhio qualche vicino, a cui chiedere informazione, indirizzo, consiglio;355 ma quel che vide fu una vecchia356 la quale con un vólto che esprimeva un357 terrore,358 odio, impazienza e malizia, sbarrando la bocca come se volesse gridare, ma tenendo anche il respiro, sollevando due braccia scarne, allungando e riiirando due mani grinze e adunche, come s’ella traesse a sé qualche cosa,359 dava manifesto segno di voler chiamar gente in modo che un qualcheduno360 ne fosse
avvertito.361 Alla guardatura della vecchia, Fermo s'accorse tosto ch’egli era quel tale;362 e, più stupito che atterrito363 dal vedersi oggetto di tante passioni, apriva la bocca per dire: «che diamine...» quando la vecchia,364 vedendo ch’egli s’era accorto di lei, e disperando di poterlo sorprendere, lasciò uscire il grido che aveva compresso fino allora: «Ajuto! Ajuto! L’untore! L'untore! dalli! dalli!»
«Taci, bugiarda strega,» sclamò Fermo alla vecchia, e le si mosse incontro per farle paura e metterla in fuga. Ma nello scostarsi dalla porta vide che la fuga365 diveniva necessaria per lui: lo strillo della vecchia era stato inteso, e dalla parte verso la quale ella lo aveva mandato, usciva gente, e guardava dove fosse l’untore, gente che forse a qual366 si fosse più pietoso chiamar di soccorso non sarebbe uscita dalle tane, dove si stava rimpiattata per paura,367 ma per graffiare e per prendere un untore era pronta: tanto era il furore contra quegli che si credevano la cagione primaria di tanti mali. Nello stesso istante s’aperse di nuovo la finestra, e di quivi la signora Ghita gridava a testa: «cacciate quel garritore, che dev’essere un di quei ghiotti, che vanno facendo le368 porcherie alle porte e alle muraglie.369 Alcuni cominciavano già a correre verso Fermo, urlando: «piglia, piglia, dalli, dalli.» Fermo vide la mala parata: per buona sorte370 il lato della strada, dove stava la vecchia, era quasi sgombro d’altra gente: uno, che era accorso per di là, volle gittarglisi addosso, ma egli lo stramazzò a terra d’un urto; e a gambe. Allora la folla vie più ad inseguirlo.371 E non era ancora372 giunto al capo della via, che già sentiva quelle grida amare risuonar più373 forti all’orecchio, sentiva374 appressarsi il calpestio dei più leggieri ad inseguirlo. In quell’estremo, egli che sapeva,375 come ognuno lo sapeva, qual fosse la sorte di chi cadeva nelle mani del popolo o dei giudici col nome di untore, risolse di non lasciarsi pigliare alle spalle da quei furibondi, ma di rivolgersi, di mostrar loro il viso, e di difendere disperatamente la sua vita.
Note
- ↑ non avrei certo, per descrivere in due diverse occasioni l’aspetto d’una città, farvi
- ↑ guarderei
- ↑ volere incorrere nell’
- ↑ [sapientissima] sapientissima
- ↑ accaduta
- ↑ [all'andamento voluto dai precetti | all] ai pre A margine in penna, di mano del Manzoni, non cancellato: «farli camminare coll’andamento voluto».
- ↑ [dalle] dai precetti
- ↑ impresa
- ↑ procedere
- ↑ degli
- ↑ Fermo [sia] sia giunto (due volte] due volte in Milano, in [momenti | congiunt] tempo che quella città
- ↑ congiunture, in cui quella città presentava un asp
- ↑ risentita dalla vista di essa
- ↑ dell’impressi
- ↑ [è la somiglianza fra le d] ma anche [nelle] le seconde avventure di Fermo in Milano, | anche nella sua partenza | anche la seconda uscita, | hanno una somiglianza singolare
- ↑ v’é una somiglianza
- ↑ ella
- ↑ [Giunto alla vi | ai piedi delle mura] Giunto
- ↑ Variante colpito
- ↑ quel terrore
- ↑ la sol
- ↑ guard
- ↑ [segno di] movimento di vita, nessun [segnale] segno di vita
- ↑ che su le mura ad intervalli
- ↑ [d'un fumo, folto, bigio scuro, e come pingue crassa, le quali abbattute dal vento si chinavano] di fumo a globi bigi, scuri, folti
- ↑ spargendosi
- ↑ [stendevano] posavano sul piano esteriore una nebbia
- ↑ in nebbia ven
- ↑ errante
- ↑ che
- ↑ [infette che] che si abbruciavano sui bastioni | facevano
- ↑ e quivi abbruciare ed
- ↑ Fermo
- ↑ quanto più egli avreb | sarebbe avanzato, tanto più] quanto più egli avrebbe avanzato,
- ↑ talmente che sarebbe stato inut
- ↑ guardie
- ↑ lontano ognuno
- ↑ ad esegui
- ↑ lo
- ↑ In
- ↑ orta¬glie si chiamano con proprio vocabolo municipale)
- ↑ gli annunziasse
- ↑ quella una città abitata
- ↑ ch’egli ebbe fu un gemito, [ch] che si sforzava d’essere una chiamata, ed usciva da una casetta posta lungo il naviglio
- ↑ che
- ↑ condu
- ↑ scuoteva
- ↑ cordicel
- ↑ veniva qu
- ↑ il
- ↑ non tiro
- ↑ gridò
- ↑ una preghiera
- ↑ aveva fortuna
- ↑ che Agnese gli aveva
- ↑ gettarsi
- ↑ avidamente
- ↑ e addentarlo
- ↑ egli
- ↑ frastuon
- ↑ avvicinav
- ↑ un cigolar di ruote, un
- ↑ voci
- ↑ ed ecco apparire su la piazza
- ↑ apparire
- ↑ che accennavano a chi si abbattesse per via, di ritirarsi
- ↑ uficio che era divenuto superfluo, giacché il romore dei carri
- ↑ all
- ↑ [la cervice a stento, e] a stento [all] la cervice
- ↑ facevano sforzo di progredire; punti e flagellati dai monatti e ad ogni [scossa] passo la
- ↑ all
- ↑ un
- ↑ intorno ai cavalli
- ↑ abi
- ↑ facev
- ↑ si
- ↑ Dopo un carro che attraversava la via, ne venne un altro, e un altro: [Fermo ne] dieci ne contò Fermo (lacuna)
- ↑ ammonticchiati
- ↑ ravvolti
- ↑ [sciolga] svolga
- ↑ lacere
- ↑ e q | ad ogni scossa si vedevano tremolare orribilmente talvolta scompaginarsi e [spenzolarsi | qua e là] qua e là scender penzoloni
- ↑ Ad ogni scossa
- ↑ a qualche
- ↑ orribilmente
- ↑ dalla
- ↑ [quello spettaco] quell’orr
- ↑ [divenir più | orrendo | atroce. Fermo si ristette] divenir più [sconcio | sozzo] mostruoso e più miserabile. Fermo ristette
- ↑ [quel] l’orrendo
- ↑ mosso da
- ↑ la via
- ↑ [guardò] diede ancora una occhiata alla dritta, [e vide] e lo vide
- ↑ prende
- ↑ lurido trionfo [procedere] allontanarsi
- ↑ [p] avviarsi per
- ↑ Ma un altro nero spettacolo, nuovo ed oscuro per lui lo ritenne un momento su quella piazza: due travi (lacuna)
- ↑ chiamò a sé
- ↑ [due travi erano alzate] v'erano
- ↑ [dall’una] fra le due cime
- ↑ all
- ↑ Ve n’era uno su tutte le piazze, in tutte le contrade spaziose, perché
- ↑ per
- ↑ Erano
- ↑ chi loro paresse
- ↑ sorta. Ma il rimedio era come
- ↑ rimedj
- ↑ che
- ↑ guardato se [apparisse] si mostrasse
- ↑ dove fosse la
- ↑ Fer
- ↑ salì il ponte
- ↑ che fu no
- ↑ [era ancor più] era ancor più
- ↑ di cenci dove impedito di mobili, di vesti, [di] di strame appestato, di fasce intrise [di sanie] saniose e sanguinolenti; e a quando a quando orribil vista di cadaveri abbandonati; gettati in | Radi [soli] scompagnati, in silenzio si vedevano scorrere i cittadini che qualche necessità forzava ad uscire di casa
- ↑ sanguinolenti
- ↑ i cittadini
- ↑ una gran parte della
- ↑ forse quattordici mila
- ↑ forse
- ↑ con la barba scarmigliata
- ↑ [l’opinione] la persuasione comune che l’infelice barbiere Giangiacomo Mora fosse uno dei principali (lacuna)
- ↑ tutti i barbieri erano
- ↑ potesse moltiplicare i casi di contatto.
- ↑ e andare a (parola illeggibile)
- ↑ perché
- ↑ avvelen
- ↑ si gettavano ❘ si vedevano cadere
- ↑ essi stessi
- ↑ Portavano molti | Non colloqui, non
- ↑ Il solo vivente che Fermo vedesse in quel gio
- ↑ fermato
- ↑ seduto
- ↑ tonde di legno [forate] sparse di piccoli fori con entro
- ↑ di spiriti
- ↑ [quasi tutti] non v’era quasi chi non portasse [un | dall' | tenevano dall’] nell’altra
- ↑ allontanare
- ↑ camminavano con una pistola
- ↑ con quella
- ↑ pronta
- ↑ [Quando due s’abbattevano nella] all’incontrarsi di due camminanti | Allo scontrarsi, i camminanti s’accennavano a vicenda con gli occhi di (lacuna) E già per sé ognuno si scostava] Ognuno scostandosi da cui gli veniva
- ↑ una occhiata
- ↑ [come si farebbe] quale si darebbe a chi
- ↑ forse due mani
- ↑ [cappuccio] cappuccio
- ↑ in capo
- ↑ [e portav | avevano | portavano pure] avevan le mani nel guanto
- ↑ pretendevano
- ↑ il
- ↑ [Sui pochi vólti che si vedevano | Questi | In ❘ Questi pochi che giravano] Su [questi] quei pochi vólti che Fermo incontrava era per lo più [dipinto] scolpito, compenetrato in tutte le forme, e come divenuto
- ↑ la sfidanza
- ↑ un tristo riposo
- ↑ mostravano una fronte meno sbigotti | più
- ↑ o alcuni
- ↑ il quale preservativo
- ↑ E un effetto pur troppo
- ↑ impaziente di
- ↑ di giungere al luogo dove | d'avere novelle di
- ↑ colei
- ↑ un sì
- ↑ [osato rivolgersi a nessuno di q] trovato
- ↑ lo invitasse
- ↑ questi
- ↑ vista di
- ↑ [questi] quegli
- ↑ dinanzi a sé
- ↑ aveva uno spiedo in su la
- ↑ venne
- ↑ lo
- ↑ ascoltare e gli chiese
- ↑ fece girare
- ↑ [intorno a se come per un quarto d] facendo
- ↑ nell’
- ↑ dov’egli avrebbe trovata la risposta al suo tremendo dubbio
- ↑ che passavano dinanzi ai suoi sguardi
- ↑ orrore
- ↑ quel segno era posto
- ↑ sgom
- ↑ [si vedevano le croci cancellate] le croci erano cancellate; e metteva ancora più brivido e davano (lacuna)
- ↑ ed erano ancor più
- ↑ santo e fune
- ↑ mani
- ↑ vedeva
- ↑ lamenti o gridi di disperazione
- ↑ Da prima, il
- ↑ nell
- ↑ Variante faccenda
- ↑ s’erano
- ↑ negavano di [venire] entrare pregati se non v’era presente chi (lacuna)
- ↑ ma
- ↑ in molti
- ↑ cadaveri
- ↑ Così
- ↑ torcere
- ↑ ad ogni passeggiero
- ↑ [al] al guardo
- ↑ al pare
- ↑ dalla vista
- ↑ altre reliquie umane, [buttate | gettate | scomposte] gettate
- ↑ sformati
- ↑ [e fra tutti i segni | e mostrando tutti i segni della morte, fuor che il riposo | e con tutte le più difformi dolorose immagini della morte non presentavano pur quelle del riposo | e presentavano le più dolorose im | immagini della morte] (lacuna) e con tanti e diversi segni [della | impressi di tante | e diverse | e dolorose immagini] della morte, (lacuna) presentando (lacuna)
- ↑ al
- ↑ dov
- ↑ [e intorno ai carri, una pressa e nelle case] e alle porte vicine una pressa; monatti
- ↑ vede
- ↑ carica
- ↑ sul
- ↑ e lo cangiavan di luogo; con uno che [aveva] preso semivivo su le loro [spalle per esser] portato [condotto al lazzeretto] spalle per esser collocato fra gl’infermi,
- ↑ Alle finestre, e pure dintorno ai carri. Immoto alla finestra, o presso ai carri si
- ↑ abbandona
- ↑ si sentiva v
- ↑ ella era
- ↑ [egli si fer | senza] e proseguì
- ↑ affrettava il passo
- ↑ per uscirne al più presto, ma
- ↑ veder
- ↑ per isfuggirli
- ↑ un oggetto
- ↑ vagabondo
- ↑ una pietà cosi rara
- ↑ invogliò l’anima di lui a contemplarla
- ↑ e da [in] quell’aspetto traspariva e
- ↑ a
- ↑ Sottolineato in lapis, come il prossimo solenne Variante maestosa
- ↑ direi quasi e
- ↑ abbandonata,
- ↑ [da] mostra pure
- ↑ del
- ↑ pacato
- ↑ con
- ↑ ma
- ↑ Variante movesse
- ↑ mondis
- ↑ vantare
- ↑ [Né] La somiglianza di quei due vólti e più l’affetto [di] diceva (lacuna)
- ↑ come se vivesse
- ↑ il vólto [pendeva | cadeva su le s] cadeva (lacuna)
- ↑ due
- ↑ lo avesse manifestato, si sarebbe
- ↑ quel solo
- ↑ ritirandosi
- ↑ lascia
- ↑ mostrò, senza [toglier] scostar le braccia dal corpo della fanciulla
- ↑ del monatto
- ↑ ponendo l’altra sul petto [come] per segno ch’egli dava la promessa richiesta
- ↑ spogliarla
- ↑ seppellirla
- ↑ L’avrei
- ↑ senza parlarle
- ↑ pose [una] la mano
- ↑ sul
- ↑ [per segno ch’egli a | promettendo cosi] esprimendo cosi più vivamente che non avrebbe fatto in poche parole ciò di che la donna lo richiedeva ... quella proseguì
- ↑ posso portarvela, io:
- ↑ Mentre [ell] la donna parlava,
- ↑ divenuto ubidiente forse più
- ↑ pel guadagno
- ↑ mercede
- ↑ un
- ↑ vi compose la figlia,
- ↑ [la vi compose] la collocò ivi come sur un letto
- ↑ con un tuono
- ↑ veglierà: io non potrò chiedervi conto della promessa, né il mio vólto oscurarsi, ma l'anima sarà dinanzi a Colui che rende giustizia.
- ↑ un
- ↑ dopo
- ↑ [e poi ritrattasi nella stanza] allora ritratta
- ↑ e poscia tosto scomparve (lacuna)
- ↑ [poi allora ritrattasi, si gettò con l’altra l’ultima ciò che gli rimaneva di caro] e allora ritiratasi
- ↑ diletta
- ↑ per
- ↑ sul fiore [ad) ad inaridire
- ↑ [radere] radere
- ↑ agguaglia, dove [rade] passa
- ↑ come risentito da un sogno, e si trovò tutto molle di lagrime, più compunto
- ↑ s’avanzò
- ↑ in capo
- ↑ gl
- ↑ [era quella | dove | dove] faceva capo | a cui
- ↑ quell’ultima
- ↑ romore
- ↑ alto, più spiegato
- ↑ di
- ↑ garriti
- ↑ [il luogo | il luogo] A
- ↑ pietà
- ↑ la croce
- ↑ che faceva la [strada] via nella quale egli si trovava con quella a cui era avviato
- ↑ fu presso
- ↑ [nella via a mano diritta] a destra
- ↑ condotta al lazzeretto dai commissari e dai monatti
- ↑ [L’oc | quindi] L’occhio di Fermo [corse] inquieto e quasi appannato, corse, ricorse per quella moltitudine, spiò con terrore |tutt] ogni vólto femminile per vedere se mai (lacuna)
- ↑ su tutt
- ↑ con terrore
- ↑ nel suo smarrimento
- ↑ forse
- ↑ non a
- ↑ di loro congi
- ↑ bestemmie
- ↑ fanci
- ↑ dalla
- ↑ quei comandi
- ↑ quello spettacolo
- ↑ oscuro
- ↑ che
- ↑ addormentata
- ↑ v’era ca
- ↑ [non aveva pur potuto accompagnare] perduto ogni senso non aveva potuto
- ↑ Talvolta
- ↑ concentrato ogni [affetto] sentimento nella popria angoscia, dimenticava ogni cosa
- ↑ figli
- ↑ desideri
- ↑ pace
- ↑ madri, figli
- ↑ e gli
- ↑ [né ad] e fra questi pure
- ↑ e fatto animo
- ↑ promettevano di accompagnarli al luogo dove sarebbero giunti
- ↑ Quando Fermo vide la processione [egli] quasi tutta passata e [la via] sgombra la vi
- ↑ [chiese ad un altro] si volse
- ↑ gli
- ↑ col
- ↑ alla diritta
- ↑ Non v’era in quelle parole nulla [che] che
- ↑ contenevano
- ↑ che
- ↑ [contenessero per lui] vi fosse stata
- ↑ state parole d’
- ↑ temuta
- ↑ La vicinanza, la certezza del luogo dove
- ↑ ascoltate
- ↑ [dove] alla
- ↑ [superato] sostenuto ma la vista di tante gramezze
- ↑ Per la
- ↑ avrebbe fatto
- ↑ [percosso lo lasciò sbattere] bussò. Ed ecco aprir (lacuna)
- ↑ ladri
- ↑ come era
- ↑ ci sta
- ↑ Più!
- ↑ Ma ella vive
- ↑ Da quando? come era ella
- ↑ posto
- ↑ per
- ↑ Variante diede
- ↑ gridò
- ↑ s'era chiu
- ↑ [Fermo] Oh di casa una parola (lacuna)
- ↑ Allora combattuto tra l'accoramento della nuova che aveva intesa, e la collera
- ↑ [con] almeno
- ↑ se [co] andare a diritt
- ↑ immobile presso la
- ↑ alzandololo
- ↑ [poi cangiando pensiero] poi si pentiva
- ↑ [si rivolse] si rivolse verso
- ↑ come
- ↑ ivi
- ↑ [E qua] Ma non vide altri
- ↑ [la quale] dietro lui forse a venti passi, | la quale sollevando due braccia scarne, e tendendo due mani grinze e adunche | allungando e ritirando due mani grinze come s'ella tirasse ❘ traesse a sé qualche cosa, mostrava di] (lacuna) la quale con un vólto (lacuna)
- ↑ gran
- ↑ un grande
- ↑ accennava manifestamente che
- ↑ [non] se ne avvedesse
- ↑ Quando il volto dl Fermo si scontrò in quello della vecchia, egli s’avvide [Agli] Agli sg
- ↑ [e voleva dire] e pensava che con colei potesse
- ↑ di tante passioni voleva gridare [che diavolo] che diamine
- ↑ [accor] vedendolo
- ↑ era
- ↑ [so] più
- ↑ ma il furore contra gli untori, creduti cagione principale di tanti mali era più forte
- ↑ poltronerie
- ↑ Fermo si vide a mal partito.
- ↑ un lato [nel] era sgombro | il
- ↑ già fuori d’una via, dentro per un’altra, Fermo corrreva alla ventura; ma già sentiva le grida più vicine, e i passi dei più corridori che quasi quasi radevano i suoi (lacuna) ed egli a correre; era presso [all] al capo
- ↑ uscito [di quella via | avvicinavasi] della via
- ↑ vicine
- ↑ avvicinarsi [lo | il calpestio] il calpestio d’alcuni più vicino
- ↑ per tanti casi [dei quali] la fama dei quali