Dell'uomo di lettere difeso ed emendato/Parte seconda
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PARTE SECONDA
I difetti de’ Letterati non è ragione che siano di pregiudicio alle Lettere. Nè dee credersi esser qualità di natura quello ch’è vizio di mal’uso. L’Orizzonte imbratta il Sole con le sordidezze dell’Atmosfera: i riflessi della Terra (se fosse vero l’errore di chi lo crede) compajono nella, Luna a guisa di macchie i vapori dell’Aria fanno parere instabili con un continovo movimento le stelle. Dunque sordido è il Sole? dunque imbrattata la Luna? dunque incostanti le stelle?
Non ha cosa nel mondo sì innocente, che rea non sia, se possono farla colpevole le colpe di chi a mal’uso le trasporta. L’armi carnefici della crudeltà, gli scettri appoggio dell’ambizione, la bellezza fomite della lascivia, le ricchezze ministre del lusso, gli onori sostegno dell’alterezza, la nobiltà consigliera del fasto. Ma che cerco io ad una ad una tutte le cose migliori, se per fino la Santità serve all’Ipocrisia, e la Religione all’Interesse? Dunque non condanna le Lettere il mal’uso, in che sono appresse d’alcuni; sì come neanche i fiori perdono l’essere innocenti e belli, perchè i Ragni vi pascono e ne cavan veleno.
Che s’elle, come sono luce dell’Intelletto, così ancora avessero quell’immutabile proprietà della luce, che uscendo dal centro del Sole, porta seco insieme coll’essere ancor la rettitudine, sì che non sa nè può diffondersi altrimenti che per linee rette, così le Lettere, venendoci, dal gran Padre de’ lumi di cui son dono, avessero i raggi delle loro cognizioni inflessibili dal diritto della Verità e della Ragione; quanto più felici sarebbero esse, quanto più felice sarebbe il Mondo con esse?
Ma poichè il desiderarlo solo è poco, e ’l pretenderlo è troppo; ragionevole m’è paruto, coll’additare alcuni capi dove hanno peggior’uso le Lettere non solo per danno altrui ma ancora per inganno di chi non sa usarle (chè da queste due origini io gli ho presi), mettere in cuore a cui ne fa bisogno, col conoscimento degli errori, qualche stimolo all’ammenda.
Indice
- Ladroneccio
- 1. Ladri, che in più maniere s'appropriano le fatiche de gli studj altrui.
- 2. Che si dee non torre l'altrui, ma trovar cose nuove del suo.
- 3. Come si possa rubare da gli scritti altrui con buona coscienza, e con lode.
- Lascivia
- 4. L'indegna professione del poctar lascivo.
- 5. Le colpevoli discolpe de' Poeti lascivi.
- 6. Del buon'uso de' libri cattivi.
- 7. A gli Scrittori d'impudiche poesie, Parenesi.
- Maldicenza
- 8. Inclinazione del genio, e mal'uso dell'ingegno nel dir male d'altrui.
- 9. Che chi errò scrivendo, non dee rifiutare l'ammenda
- 10. Avvisi intorno al pericoloso mestiere di scrivere contro altrui, e alla maniera di difendere sua ragione.
- Alterezza
- Dapocaggine
- Imprudenza
- 14. L'inutile sforzo di chi studia contra l'inclinazion del suo Genio.
- 15. Segni d'uomo ingegnoso, presi dalla Fisonomia, sono di poca fede.
- 16. Onde sia l'eccellenza e la varietà degl' Ingegni: ed onde le diverse inclinazioni del Genio.
- Ambizione
- 17. La pazzia di molti, che, vogliosi di parer Dotti, si publicano con le stampe Ignoranti.
- 18. L'infelice fatica di chi studia e scrive materie affatto disutili.
- 19. Che reo dell'Ignoranza di molti è chi può giovare a molti con le stampe, e lo trascura.
- 20. Felicità impareggiabile de' buoni Autori, che stampano.
- Oscurità
- 21. Ambizione, e Confusione; due principj d'Oscurità, affettata, e naturale.
- 22. Che l'argomento dee scegliersi pari all'ingegno di chi lo tratta.
- 23. Ripartimento, e Ossatura di tutto il Discorso.
- 24. Apparecchio della materia, che chiamano Selva.
- 25. Lo smarrimento di quegli, che incontrano difficoltà sul cominciare.
- 26. Che debbono usarsi varj Stili, sì come varia è la materia del Discorso.
- 27. Dello Stile, che chiamano moderno Concettoso.
- 28. Dove sia colpa di mal giudicio usare Stile fiorito e troppo ingegnoso.
- 29. Dell'Esame, e Ammenda de' proprj Componimenti.