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I difetti de’ Letterati non è ragione che siano di pregiudicio alle Lettere. Né dee credersi esser qualità di natura quello ch’ è vizio di mal’uso. L’Orizzonte imbratta il Sole con le sordidezze dell’Atmosfera: i riflessi della Terra (se fosse vero l’errore di chi lo crede) compajono nella, Luna a guisa di macchie i vapori dell’Aria fanno parere instabili con un continovo movimento le stelle. Dunque sordido è il Sole? dunque imbrattata la Luna? dunque incostanti le stelle?

Non ha cosa nel mondo sì innocente, che rea non sia, se possono farla colpevole le colpe di chi a mal’uso le trasporta. L’artui carnefici della crudeltà, gli scettri appoggio dell’ambizione, la bellezza fomite della lascivia, le ricchezze nainistre del lusso, gli onori sostegno dell’alterezza, la nobiltà consigliera del fasto. Ma che cerco io ad una ad una tutte le cose migliori, se per fino la Santità serve all’Ipocrisia, e la Religione all’Interesse? Dunque non condanna le Lettere il mal’uso, in che sono appresse d’alcuni; sì come neanche i fiori perdono l’essere innocenti e belli, Perché i Ragni vi pascono e ne cavan veleno.

Che s’elle, come sono luce dell’Intelletto, così ancora avessero quell’immutabile proprietà della luce, che uscendo dal centro del Sole, porta seco insieme coll’essere ancor la rettitudine, sì che non sa né può diffondersi altrimenti che per linee rette, così le Lettere, venendoci, dal gran Padre de’ lumi di cui son dono, avessero i raggi delle loro cognizioni inflessibili dal diritto della Verità e della Ragione; quanto più felici sarebbero esse, quanto più felice sarebbe il Mondo con esse?

Ma poiché il desiderarlo solo è poco, e ‘l pretenderlo i troppo; ragionevole m’è paruto coll’ additare alcuni