Quando il dormente si sveglierà/XXIII. Mentre giungono gli aereopiani

XXIII. Mentre giungono gli aereopiani

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Herbert George Wells - Quando il dormente si sveglierà (1899)
Traduzione dall'inglese di Anonimo (1907)
XXIII. Mentre giungono gli aereopiani
XXII. La lotta nel Palazzo del Consiglio XXIV. Il combattimento degli aereopiani

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Capitolo XXIII.


Mentre giungono gli aereopiani.


Il Maestro della terra non era però, in tali congetture, padrone del proprio spirito; sembrava che la sua volontà non gli appartenesse più; i suoi atti stessi 10 maravigliavano poiché non erano altro che una parte della strana confusione che agitava tutto il suo essere. Le sole cose certe erano queste: che gli aereopiani erano in cammino, che Elena Wotton aveva avvertito il popolo del loro arrivo e che egli era 11 padrone della terra. Ciascuno di questi fatti lottava per prender pieno possesso del suo pensiero; essi uscivano da un terrapieno di estensioni brulicanti, di passaggi elevati, di sale in cui deliberavano dei capisezione, di stanze da cinematografi e da telefoni, e dì finestre che mostravano l’ondeggiar confuso della folla in marcia. Egli non giungeva a capire se l’uomo vestito di giallo e altri ancora che udiva designare sotto il nome di capi-sezione, lo spingessero in avanti, o lo seguissero con sottomissione.

Forse facevano un po’ dell’uno e un po’ dell’altro: forse una qualche invisibile e ignota potenza li diri [p. 324 modifica] geVa tutti, ma egli sapeva perfettamente di essere sul punto di lanciare un proclama al popolo della terra e aveva nel suo- spirito frasi grandiose ondeggianti e imprecise come ciò che voleva dire. Dopo una sferie di piccoli incidenti, entrò finalmente coll’uomo vestito di giallo, in una piccola stanza in cui era necessario declamare tale dichiarazione. La disposizione dei mobili, in ciò che essi avevano di ignoto per lui, pareva singolarmente strana: nel centro stava un ovale brillante, illuminato dall’alto da lampade elettriche a riflettori: il resto della,,stanza rimaneva neU’omhra e le doppie porte, graziosamente disposte, pfer le quali era venuto dall’atrio formicolante dell’Atlante, soffocavano ogni rumore, chiudendosi silenziosamente. 11 tumulto nel quale era vissuto da tante ore, era cessato improvvisamente: e si trovava in un cerchio tremolante di luce, in mezzo al sussurrio, ’ai movimenti rapidi e silenziosi di funzionarli appena visibili: tutto ciò produceva su Graham un effetto strano. Gli orecchi enormi di un meccanismo fonografico, si aprivano in una batteria, pronti a ricevere le sue parole: gli occhi neri delle grandi macchine fotografiche, aspettavano i suoi primi atti; più lontano, delle bacchette e dei rocchetti metallici splendevano debolmente mentre qualche cosa girava su se stesso in un angolo con un rumore incessante. Graham si avanzò fino al centro della parte illuminata, e la sua ombra si raccolse nera e precisa, in una piccola macchia, ai suoi piedi. Le cose che egli si era proposto di dire prendevano già una vaga forma nel suo spirito; ma quel silenzio, quell’isolamento, quell’improvviso allontanarsi dall’esaltarione contagiosa della folla, quella muta assemblea di macchine spalancate; splendenti. [p. 325 modifica]Mentre giungono gii aereopiani 3a5

erano un cambiamento improvviso. Pareva che tutto ciò che lo sosteneva si fosse ritirato di un sol colpo, e gli sembrava di esser caduto là inopinatamente, di essersi là ritrovato all’improvviso. In un momento non fu piò lo stesso: temeva di non esser più all’altezza della sua posizione; ebbe paura di sembrare un commediante, temè del suono della propria voce, del senso delle sue parole, e tutto stupito si rivolse verso l’uomo vestito di giaUo con un gesto propiziatorio. — Un momento, — egli fece, — bisogna che aspetti un poco. Io non credevo che accadessero queste cose! Bisogna che rifletta su ciò che debbo dire. Mentre esitava, giunse un messaggiero portando la notizia che i primi aereopiani passavano al disopra di Arawan. — Arawan? — domandò. — Dov’è? Ma, comunque sia, essi vengono.... Verranno qui.... Quando? — Al crepuscolo. — Gran Diol Fra qualche ora! Che notizie ci sono degli scali? — s’informò. — Il popolo delle sezioni del sud-ovest è pronto. — Pronto!! E si voltò con impazienza verso i cerchi bianchi delle lenti., — Suppongo che il mio discorso debba essere una specie di allocuzione.,.. Chi sa che cosa darei per saper con certezza ciò che devo dire! Gli aereopiani ad Arawan! Questi debbono ess.er partiti prima del grosso della flotta! E il popolo che è pronto! Certamente.... Oh! Che cosa importa che parli bene o male? — esclamò e intanto si accorse che la luce diveniva più intensa. [p. 326 modifica]3aé QUANDO IL DORMENTE SI SVEGLIErX

Egli aVeVa già studiato- alcune frasi vaghe, piene di sentim-entalismo democratico, quando tutto ad un tratto-, fu assahto da molti dubbi. Constatò che la’sua fede, nella sua parte eroica, e nella sua vocazione, aveva perduto la sua bella sicurezza, che era stata Sostituita dal quadro di una piccola futilità p-retensio-sa, in un deserto tumultuoso di destini incompren-. sibili. Improvvisamente concepì tutta la verità: quella rivolta contro Ostrog era stata maturata da molto tempo, condannata anticipatamente a fallire, primo inovimiento della passione inabile contro le cose inevitabili. Quel rapido volo di aereopiani, f)®hsava, rappresentava abbastanza bene il destino che piombava su di lui e si meravigliava di aver potuto considerare le coiSe sotto un altro aspetto. In tali critiche circostanze, egli gettò assolutamente da papte ogni esame e ogni discussione, deciso, a qualunque costo, di andare fino in fondo di dò che aveva determinato di fare. E per incominciare, non poteva trovar da dire una sola parola. Mentre che stava tutto imharaz’zato, esitante, atteggiandosi a pronunziare sciocche scuse, si udirono delle grida di sorpresa e dei rumori di passi che correvano qua e là. — Aslpettatel — esclamò qualcuno-, e una porta, si aprì.:. — Essa viene, — dissero alcune voci. Graham si voltò mentre la luce si affievolì. Nella cornice della porta, vide una forma grigia, leggera, che si avanzava attraverso una sala spaziosa. Il cuore di Graham sussultò. Era Elena ’Wo-tton. Un’eSclamamazione tumultuosa la seguiva e la circondava: l’uomo Vestito di giallo uscì daH’ombra entrando- nel cerchio di luce. [p. 327 modifica]Mentr,e- giungono gli aereopiani 827

’— È stata lei che d ha avvisato di ciò che aveva fatto Ostrog, — disse.. ’ Il Volto della fanciulla era infiatómato e le pes’anti anella della sùa nera chioma, ricadevano sulle sue spalle: le pieghe del suo abito di molle seta ondeggiavano al ritmico movimento de’ suoi passi. Via via che ella si avvicinava, il cuore di Graliam batteva precipitote’amente: ogni dubbio era scomparso. Sulla staglia, l’ombra avviluppò e velò le foime di Elena; l’eccitazione del suo volto diminuì ed fessa si trovò vicino a lui. — Voi non d avfeite tra’ditoy J— disse.) i— Siete con noi. — Dove eravate? — domandò Graham. — All’uffido delle sezioni del sud-ovest. Dieci minuti fa non sapevo ancora che foste tornato: e sono andata a quegli uffici per avvertire i capi affinchè annunziassero al popolo il vostro ritiorno. — Io sono tornato appena ho saputo.... — Lo siapeVo 1 — esclamò, — do sapevo che sareste stato dei nostri. E sono io, che l’ho detto- loro. Essi si sono sollevati; il mondo intero si solleva. Il popolò si è risvegliato» Grazie a Dio, non ho agito inutilmente. Voi siete ancora il Maestro. — Voi li avete avvisati, — disse Graliam lentamente, e vide che nonostante il suo franco sguardo, le labbra della fandulla tremavano, e che la sua gola oppressa ansimava. — Io li ho avvisati: ero qui quando ho udito dar l’ordine di far venire i negri a Londra per sorvegliarvi e per ridurre il popolo all’ordine.... per farvi prigioniero. Ed ho buttato all’aria tutti questi disegni. Sono usdta e ho parlato al popolo. E voi siete ancora il Maestro. [p. 328 modifica] 328 QÙANDO IL DORMENTE SI SVEGLIERÀ

Graham lanciò un’occhiata alle lenti nere della camere oscure, alle grandi orecchie degli apparecchi attenti,.ipioi la guardò., — Io séno ancora il Maestro, — disste lentamente, e il volo rapido di una flotta di aereopiani passò attraverso i suoi pensieri. — E Voi avete fatto ciò? Voi, che siete la nipote di Ostrog? 1

— Per voi, — replicò la fanciulla, — per voi, affinchè Voi, che siete stato aspettato dal mondo intero, non siate privato del vostro potere. Graham rimase un miomento in silenzio’, òohteinplahdola. I suoi dubbi e le sUe esitazioni èrìàilo scorniparsi davanti a quella donna; egli ricordò le cosie che si era proposto di dire fe ancora una volta tenne fronte agli apparecchi, e la luce, attorno a lui, divenne più intensa. — Voi mi avete salvato, — disse, — voi avete salvato il mio potere. E la battaglia incomincia. Dio sà quello che succederà questa notte.... almeno ciò non sàrà il disonore.... ^ I Tacque: poi si rivolse alle invisibili m’oltitudini che lo guardavano attraverso quei grotteschi occhi neri. Dapprima egli parlò lentamente. — ^Uopnini e donne del nuovo sècolo, voi vi siete sollevati allo scopo ’di combàttere per l’umanità.... E nella lotta che si presenta, la vittoria sarà difficile.... S’interruppe (per cercar le frasi; i pensieri che gli si affollavano alla mente, prima che arrivasse la fanciulla, riapparvero infatti, ma trasformati e scevri di quel carattere eteroclito chie li aveva sciupati. — Oggi tutto comincia di nuovo, — esclamò, -— questa b’attagha che si avvicina, che giunge, fulminea, stasera, non è che un principio. Forse è necessario [p. 329 modifica]Mentre giungono gli aereopiani 829

che lottiate tutta la vostra vita. Non vi allarmate però anche se rimarrò sconfitto, anche se fossi completamente ’disfatto. Egli stenti che l’idea della quale s’impossessava il suo spirito, era troppo vaga per esprimersi con delle parole, quindi si fermò un momento e si slanciò in vaghe esortazioni, per finir poi in un mare- di parole. Una gran parte di ciò che declamava non era che r eloquenza umanitaria di un secolo scomparso, ma il suo accento di convinzione dava vita a quelle banalità. E raccontò ciò che fossero gli antichi giorni per il popolo del nuovo stecolo, alla donna che gli stava a fianco.; — Io giungo a voi dal passato, col ricordo di un secolo che sperava. Il mio secolo era un secolo di sogni.... di principii.... un secolo di nobili aspirazioni.... Nel mondo intero noi avevamo posto fine alla schiavitù; nel mondo intero avevamo sparso il desideri.di veder cessare la guerra, il desiderio che tutti, uomini e donne, potessero vivere. nobilmente nella pac^ e nella libertà.... Ecco ciò che noi speravamo una volta. E che co-sa, è avvenuto di queste speranze? Dov’è giunto l’uomo dopo questi duecento anni? Immense città, vaste potenze, una grandezza collettiva che ha oltrepassato i nostri sogni.... non è per questo che noi abbiamo lavorato, ed è ciò che esiste. Ma che cosa è stato fatto di queste innumerevoli esistenze che costituiscono questa vita più grande? Che cosa è divenuta l’esistenza individuale? Essa è rimasta come è sempre stata: dolore e lavoro; osta-_ coli c chsillusioni, colla lusinga, l’ingordigia del potere, della ricchezza c di tutte quelle forze impiegate m piua perdita, atrofizzate o viziate. L’antica fede [p. 330 modifica]330 QUANDO IL DORMENTE SI SVEGLIERÀ

si è estinta o trasformata, la nuova fede.... Ma v’iia" forste una nuova fede? Molte coste che per tanto tempo egh aVeva desiderato di credere, si accorgeva di crederle ora, e si attaccò alla fede, se ne impadronì, si aggrappò a lei durante un po’ di tempo. Egli espresse con trasporto, con frasi incomplete e sconnesse, ma con tutto il suo cuore e con tutta la sua forza, quella nuova fede che viveva in lui: parlò deH’elevatezza dell’ahnzjfin p,a.della sua fede nella vita immortale dell’umanità.... La sua voce s’inalzava e si abbassava mentre gli apparecchi registratori rumoreiggiaLVano di applausi precipitati. NeU’ombfa, accanto a lui, spettatori invisibili lo spiavano e, nei suoi movimenti di dubbio e d’incertezza, il pensiero che aveva di un’uditrioe silenziosa accanto a lui, sosteneva la sua sincerità. Durante alcuni minuti d’ebbrezza, egli si lasdò trascinare, non provando alcun dubbio sulla sua qualità di eroe, e parole eroiche gli venivano alle labbra, naturalmente. Senza alcuna esitazione, e senza imbarazzo-. La sua -eloquenza non era zoppicante. Finalmente pensò alla oonclusione: — In questo medesimo istante, — esclamò, — io faccio il mio testamento. Tutto ciò che è mio- lo dono al popolo: a voi tutto io dono ed a voi mi consacrò tutto. E Se Dio lo vuole, io vivrò per voi o morirò per voi. Terminò con un gran gesto e si voltò indietro’,, in modo da poter vedere l’ardore della sua esaltazione riflessa sul volto della fanciulla; i loro occhi s’inoontraron-o pieni di la‘grim-e di entusiasmo. Pareva che qualche cosa li spingesse l’uno verso l’altra e si strinsero le mani rimanendo a lungo in quella [p. 331 modifica]Mentre giungono gli aereopiani 331

Stretta, guardandosi intensamente, con un. silenzio significativo. Essa mormorò: •— Lo sàpevo! Lo sapevo! Graham non potè dire nessuna parola e strinse fortemente fra le sue la mano della fanciulla mentre il sUo spirito era agitato da gigantesche passioni. L’uomo Vestito di giallo era accanto a loro-: nè l’uno nè l’altra aVevan notato il suo arrivo: ©gli diceva che le sezioni del sud-ovest erano in marcia. — Non li as(pettavo così presto 1 — esclamò. — Hanno fatto meraviglie! Bisogna che mandiate loro una parola d’incoraggiamento. Graham lasciò la mano d’Elena e fissò sull’uomo i suoi grandi occhi dallo sgj.iardo distratto, quindi, trasalendo-, tornò a preoccuparsi degli scali aereostatici.

— Sì? Ecco ciò che è buono, ciò che è eccellente, — disse cercando il messaggio desiderato, — Mandate loro a dire così: «Brave sezioni del sud-ovest, noi siamo di-cuore con voi». Qui si voltò verso Elena Wotton. Sul suo volto essa potè leggere l’angosciosa lotta d’idee nella quale egli si dibatteva — Bisogtia impadronirsi di quegli scali, — dichiarò. — Se non ci riusciamo essi serviranno per fare sbarcare i negri. Bisogna impedir ciò ad ogni costo. Mentre parlava, sentiva che non era ciò quello che voleva dire prima d’inteiTompersi e negli occhi di Elena notò un’ombra di sorpresa; aveva ricominciato a parlare, quando una soneria acuta soffocò la sua voce. Graliam indo-vinò ciò che essa aspettava da lui, cioè che egli si mettesse a capo di quel popolo, vicino a cui doveva compiere il suo dovere. Iniprov [p. 332 modifica]332. QtìANDO IL DORMENtE SÌ SVEGLIERA

visamente manifestò il suo- pensiero rivolgendosi all’uomo vestito di.’giallo, ma Veramente le sup parole eran dirette alla fanciulla la quale, per tutta risposta, gli mostrò un, volto raggiante. — Qui non faccio niente, — diceva. — È impossibile, — protestò l’uomo vestito di giallo. — È un oombattimento a corpo a corpo.... Il vostro posto e qui. E perdendosi in diverse considerazioni per spiegare in quale luogo Graham doVeva rimanere ad aspettare, concluse con insistenza che questo era l’unico partito da prendersi. — Bisogna che noi sappiamo dove siete, — disse alla fine. — Ad ogni momento può prodursi una crisi che renda necesSarii la Vostra presenza e i vostri ordini. La stanza in cui li fece entrare era sfarzosamiente ammobiliata e copiosamente arredata di macelline parlanti, con uno specchio spezzato che era stato una volta in comunicazione con quelli del posto di guardia. Parve naturaUssimo a Graham che Elèna rimanesse con lui. Le rovine colossali e i rottami che aVeva sotto gli occhi, gli avevan fatto immaginare un campo di battaglia immenso, coperto di truppe compatte che lottassero accanitamente. Qui nessun campo di battaglia come se lo. figurava, e in sua, Vece la clausura e l’attesa: solo molto tabdi, in quel pomeriggio, potè avere a poco a poco, un’immagine esatta del oombattimento che infieriva, inaudito e invisibile, a una di-. stanza di cinque chilometri, sotto lo scalo di Rochampton. Era uno scontro strano e senza esempio, una battaglia composta di centomila piccole zuffe, una lotta in una serie di strade e di corridoi fuori della vista del cielo e del sole, sotto i riflessi elettrici, in [p. 333 modifica]Mentre giungono gli aereopiani 333

una cionfusione imimensa, una lotta che moltitudini inesperte, guidate dalle acclamazioni, e moltitudini abbrutite da un ìavoro rheccanico e snervate dalla tradizione di duecento anni di sicurezza servile, impegnavano contro altre moltitudini demoralizzate da una vita sensuale e privilegiata. Nè le une nè le altre possedevano un reggimento di artiglieria: nessuna uniforme le distingueva: da ambo le parti la sola arma era la piccola carabina di me-__ tello verde, la cui segreta fabbricazione e la improvvisa distribuzione in quantità enormi, aH’insaputa del Consiglio, era stato uno de’ più abili colpi di Ostrog. Rari eran coloro cbe possedevano l’esperienza di quell’arma, poiché la maggior parte di essi non l’avevano mai maneggiata e molti di coloro che la portavano, erano venuti senza munizioni. Non vi fu mai scarica più fantastica di quella nella storia della guerra: era una battaglia, di dilettanti, un’atroce guerra di tentativi, di sovvertitori armati combattenti gli uni contro gli altri, spinti in avanti dalle parole e dal fascino di un canto, dalla fiducia nel loro numero, che si riversavano a migliaia incalcolabili verso le strade secondarie, verso gli ascensori demoliti, vicino alle gallerie sparse di sangue, alle sale e ai corridoi pieni di fumo, sotto gli imbarcaderi aereostatici. E rincantucciati là dove era impossibile ritirarsi, essi imparavano a proprie spese gli antichi misteri delle g-uerra. 11 giorno era di una limpida serenità, e, all’infuori di alcune striscie di vapore che si moltiplicarono verso sera, la più piccola nube non turbava lo splendore del cielo che pareva volesse rimanere così, spazioso e vuoto, fino all’arrivo degli aereopiani. [p. 334 modifica]334 QUANDO IL DORMENTE SI SVEGLIERÀ

Ostrog, a quel che pareva, non aVeva, punte bombe a sua disposizione, e, nelle prime fasi del combattimento-, gli aereopili non ebbero alcuna parte. Ad ogni momento i messaggi annunziavano l’avvicinarsi degli aereopiani, messaggi che dapprima venivano da un porto della costa mieridi-onale del Mediterraneo-, quindi da un altro porto della costa settentrionale, e in breve dal sud della Francia.. -Ma nonostante l’insistenza di Graham, non si aveva nessuna traccia dei nuovi cannoni che Ostrog aveva fatto fondere, che dovevano essere in qtìalche parte della Città, e nello stesso modo s’ignorava l’esito del combattimento a cui si abbandonava la moltitudine brulicante per impadronirsi degli imbarcaderi aereostatici.,1 I Le sezioni della Compagnia del Lavoro, le une dopo le altre, facevano sapere che esse si radunavano, che si mettevano in cammino: quindi si precipitavano violentemente nel labirinto in cui infiérivan-o i combattimenti, e non se ne udiVa più parlare. Che cosa a-cca-deVa laggiù? Perfino i capi-sezione più attivi non lo sapevano. Nonostante l’apertura e la chiusura continua delle porte, nonostante i messaggeri premurosi e il rumore delle sonerie elettriche, e il perpetuo clicciac degli apparecchi registratori, Graham si sentiva isolato, stranamente inattivo, inutile. Quell’isolamento gli sembrava talvolta il fatto più strano, più inatteso fra tutti quelli che erano avvenuti dopo il ’suo risveglio: esso gli ricordava quella forzata inerzia che talvolta si prova sognando. Un tumulto-, (a meravigliosa realizzazione di una lotta fra lui e ’ Ostrog, che agitava il moiidb intero.... e poi queU’-esser confinato in quella stanza calma, colle sue tende, [p. 335 modifica]Mentre giungono gli aereopiani 335

co’ suoi padiglioni di tromba, colle sue sonerie elettriche, e col suo specchio spezzato. Qualche volta la porta si chiudeva ed essi rimanevano soli ambedue, nettamente divisi da quello sconvolgimento universale senza esempio che infieriva al di fuori, vivamente coscienti l’uno deH’altro, in una preoccupazione, in una sollecitudine reciproca, assoluta. Ora la porta si apriva per lasciar passare dei m-essaggieri, oppure una soneria acuta interrompeva la loro intimità, come un ciclone che irrompe ad un tratto da una finestra, in una casa splendidamente illuminata. Una fretta sinistra, tumultuosa, la. violenza e l’impetuosità della battaglia, penetravano improvvisamente fino a loro, e li opprimevano. Essi non eran più dei personaggi, ma dei semplici spettatori, delle pure impronte di una convulsione terribile. Diventavano due esseri lontani dalla realtà, piiniature di individui indescrivibilmente piccoli, mentre i due reali antago-_ nisti esistenti erano: la Città cbe palpita.vaj ie mugghiava laggiù in una frenesia prolungata di difesa, e^i ae^ reopiard che si precipitavano inesorabilmente Verso di loro, -sopra la sferica piol-e del mondo. Dapprima essi si erano sentiti penetrare da una fede esaltata, un grande orgoglio si era impossessato di loro, un orgoglio reciproco davanti alla grandezza degli avvenimenti che essi avevano provocato. Graham aveva incominciato a camminare in giù e in su per la stanza, eloquente di una convinzione passeggera sul suo colossale destino. Ma a poco a poco, vaghe e dubbiose suggestioni dcUa prossima sconfitta, ave- ■ vano un po’ diminuito il suo entusiasmo. Per molto tempo essi rimasero soli: allora Graham cambiò tema: diventò egoista, parlò del suo sonno mai-aviglioso, [p. 336 modifica]336 QUANDO IL DORMENTE SI SVEGLIERÀ

della misiera vita de’ suoi antenati, dei suoi lontani ma chiari ricordi, come di cose Vedute dalla parte opposta di un canocchiale, e di tutto il rapido giuoco delle passioni e degli errori che avevano formato la sua prima esistenza. Elena parlava poco, ma ascoltava commossa tutto ciò che il Maestro le diceva ’e Graham da parte sua, si sentiva felice di qVer trovato infine una persona che sapeva perfettamente comprenderlo. Poi, lasciando da parte quelle pure rem;iniscenze, tornòi a predominare in lui quel sentimento di grandezza che essa gli imponeva. l; ’— E in mezzo- a tutto dò, questo destino era davanti a me, — diceva, — questa eredità irnmiensa alla quale 10 non pensavo. Instensdbilm-ente la loro eroica preoccupazione della lotta rivoluzionaria, cedè il posto’ alla questione della loro predilezione -scambievole. Egli si mise ad interrogarla: ed -essa lo jnform-òi, con semplice vivacità, de’ suoi sogni di fanciulla che avevano guidato la sua vita; parlò dei giorni che avevah preceduto il risVegli-o del Dormente e della incredibile commozione che quel risveglio- aveva fatto nascere in lei. Essa gli parlò ancora di una circostanza tragica della sua adolesbenza che aVeVa oscurato i suoi pensieri, ravvivato 11 suo odio per l’ingiustizia, -e aperto prematuramente il suo cuore ai dolori più glandi deH’upianità. Per qualche moimento; la grande guerpa fch,*e li circondava, non fu per Grahani che l’accessorio che nobilitava quelle ciroostanze personali. -, Tali oonfid-enze furono interrotte quasi subito: alcuni messaggeri vennero- ad annunziare che una gran flotta di aereopiani passava sopra ad Avignone: Graham, si avvicinò, al quadrante di cristallo, nell’angolo [p. 337 modifica]Mentre giungono gii aereopiani 887

della stanza, e constatò che la cosa era esatta: quindi si recò in una vicina stanza, consultò una carta per misurare le distanze che separavano Londra da Avignone e da New-Arawan e fece rapidi calcoli. Poi, raggiungendo i -capi sezione, domandò notizie del combattimento degli imbarcaderi ma, non potendone avere, tornò ad Elena.

Il volto di lui era cambiato: gli era vagamente venuto in mente che la lotta fosse quasi terminata’ che Ostrog resistesse, che dall’arrivo degli aereopiani risultasse un timor panico che potrebbe esser funesto. Una frase di un messaggio gli aveva fatto intravedere la realtà che ’si approssimava: ciascuno di quei giganti alati portava àeco, per strangolar la Città, un migliaio di negri semi-selvaJggi. Improvvisamente il SUO’ entusiasmo umanitario fu attenuato: ’ due soli capi-sezione erano nella sala quando vi ritornò. L’atrio dell’Atlante sembrava vuoto ed a lui parve di notare un cambiamento nell’attitudine dei personaggi che l’occupavano. Allora un presentimento oscurò subito il suo spirito ed Elena lo guardò con aria ansiosa quando ricomparve. — Nessuna notizia, — egli disse con indifferenza studiata, in risposta allo sguardo che lo intenogava. — Oppure.... cattive notizie. Noi perdiamo. Noi non ghadagniamo terreno.... gh aereopiani si a-wicinano sempre più. Si allontanò fino al capo opposto della stanza, poi ritornando: — Se noi non c’impadroniremo il più presto possibile degli imbarcaderi.... — diss’egli, — accadranno cose orribili. Noi saremo sconfitti. — No, — disse la fanciidla, — non saremo sconfitti. Wells. ^uanJo il Dormente si sveglierìi. 22 [p. 338 modifica]338 QtlÀNDO li. DORMENTE SI SVEGLIERÀ

Noi lottiamo per la giustizia e abbiamo il popolo...! e Dio con noi.... — Ostrog ha la disciplina, hà un piano.... Sapete ciò che ho provato ora.... quando ho saputo che que-’ gli aereopiani si avvicinavano sempre più? Mi è sembrato ’di lottare contro la formidabile mole del destino. Di fuori, giunse fino a loro l’acuta chiamata di una sóneria elettrica, uno scalpiccio, e il rumore di un messaggio fonografico. Graham catnminava in su e in giù per la stanza, nervoso, impaziente, ’e improvvis’amente si lasciò prendere dalla collera che era il difetto del suo carattere. — Maledetto questo mondo complesso, — esclamò. — Maledette tutte le invenzioni umane! Bisogna proprio che l’uomo muoia bornie un topO’ in trappiola senza poter mai vedere il proprio nemico? Oh! che cosa non darei p’er poter colpire! Quindi si voltò indietro, e cambiando maniere ad un tratto: — È ins’ensato! — esclamò. — “Bono un selvàggio! Camminò un poco, quindi fermandosi: — Dopo tutto Londra e Parigi non Sono che due città. Tutta la zona temperata si è sollevata. Ch’d importa che Londra sia condannata e Parigi distrutta? Questi non sono che accidenti. Il bisogno di aver notizie anche dubbiose, tó fece uscire ancora una.volta: e quando tornò, col volto JMÙ grave, si sedette accanto ad Elena. ’.— La fine dev’esSer prossima, — disse. — Il popolo lotta e soccombe, ja quel cbe pare, a dozzine di mighaia. Le strade nei dintorni di Roehampton, debbono esser come un alveare affumicato. E dire che tutta quella gente muore inutilmente! Essi attaccano [p. 339 modifica]Mentre giungono gli aereopiani 339 soltanto il palco inferiore. Gli aereopiani sonO’ vicini a Parigi. Anche se un barlume tìi vittoria brillasse ora, non ci sarebbe niente tìa fare, noi non avreirtao il tempo di organizzar nulla, prima che giungessero su di noi. I cannoni che avrebbero potuto salvarci sono stati perduti! Perduti! Guardate che disordine! Guardate qual tum-ulto insensato in cui non si, possono nemmen trovare le proprie armi! Oh! se avessi soltanto un aereopilo.... uno solo E in mancanza di ciò sono sconfitto.... l’umanità è sconfitta. e la nostra causa è perduta. 11 mio regno, il mio regno temerario e folle non durerà una sola notte. E sono io che ho incitato il popolo a combattere! •— Avrebbero combattuto lo stesso. — Ne dubito. Io sono venuto in mezzo a loro.... — No, — esclamò la fanoiulla. — Non è così. Se questa è la sconfitta.... anche se voi doveste morire.... Ma questo non sarà, non potrà mai essere, dopo tutti questi anni.... — Ah! la buona volontà non ci è mancata. Ma.... credete proprio?... i — Se voi sarete sconfitto, — esclamò, — avrete almeno parlato. La vostra parola Ò passata comé un vento impetuoso attraverso il mondo, soffiando sulla libertà per infiammarla. Che importa se la fiamma vacilla un poco! Nulla potrà cambiare quanto avete detto.... Il vostro messaggio si è propagato. — A quale scopo?... È impossibile, dopo tutto. Voi sapete ciò che vi ho risposto quando mi avete parlato di queste cose.... Gran Dio! ma sono trascorse appena venti ore da ciò. Io ho detto che non avevo la vostra fede. Insonpua, comunque - sta, ora non c’è niente da fare. [p. 340 modifica]340 QUANDO IL DORMENTE SI SVEGLIERÀ

— Avete detto di non aver la mia fede; volevate però dire che rimpiangete di non averla? — No; — protestò Graham vivamente, — no! Davanti a Dio, no! — La sua voce cambiò. — Ma.... Io sàpevo pochissime cose.... Mi son deciso troppo presto.... — E tacque vergognandosi di una tal confessione. — V’ha una felicità che compensa tutto. Io vi ho conosciuto. Attraverso questo abisso di tempo, io sono arrivato fino a voi. Il resto- è compiuto.... è finito. Anche per voi c’è stato qualche cosà.di più’.... o qualche cosa di meno.... Si fermò ed. esaminò attentamente la fandulla; fuori si annunziavano notizie disperate, a cui essi non prestavano alcuna attenzione. Essa si portò la mano, alla gola: le sue labbra erano pallide ed apriva gli occhi smarriti come se avesse intraveduto qualche orribile po-sSibilità. Improvvisamente i suoi lineamenti si contrassero. — Oh! io sono stata sincera, leale! — esclamò’- — Sono stata leale. Io amo l’umanità e la libertà éd odio la crudeltà e la tirannia. Questo è certo. — Sì, — disse Graham. — Sì. E noi abbiamo fatto ciò che -era in noi di fare, abbiamo, lanciato il nostro messàggio. Ma, questa è forse la nostra ultima ora, adesso che tutte queste grandi cose sono terminate.... Egli s’interruppe: la fandulla rimase in silenzio col volto enigmatico e pallido. Essi non avevano udito- un improvviso rumore che giungeva di fuori: alcune persone correvano qua e là gridando. Elena trasalì improvvisamente e stette in ascolto. — È.... — esclamò, e si alzò senza p-o-ter parlare, incredula, trionfante. Anche Graham ascoltò mentre delle voci metalliche gridavano: — Vittoria, vittoria! i [p. 341 modifica] Mentre giungono gli aereopiani 341

Sì, era proprio così. Egli si alzò alla sua Volta con un bagliore di suprema speranza nello sguardo. L’uomo vestito idi giallo tirò violentemente la tenda ed apparve tutto fremente, scapigliato, eccitato. — Vittoria! — esclamò. — Vittoria! Il popolo ha vinto! I partigiani di Ostrog hanno capitolato! — Vittoria? — articolò Elena con voce fioca e interrotta. — Ma insomma ditemi, come stanno le cose? — s’informò Grabam. — Ditemi! Che c’Ò? — Noi li abbiamo cacciati dalle gallerie inferiori a Norwood. Streatham è in fiamme e Roehapipton è in nostro potere.... in nostro potere.... abbiamo- catturato l’aereopilo che vi era rimasto. Graham ed Elena rimanevano in silenzio, guardandosi, sentendo battere i loro cuori. Per un ultimo momento il sogno di Graham lampeggiò nel suo spirito, il suo sogno di regnare a fianco di Elena. Lampeggiò e disparve. Si udì vibrare una soneria acuta e un uomo tutto agitato, da’ capelli grigi, comparve sulla porta della sala dei capi-sezione. — Tutto è finito, — esclamò. — A che cosa ci servirà Ro-ehampton? Gli aereopiani sono stati veduti ad Amiens. — Essi hanno la Manica da attraversare! — disse l’uomo vestito di giallo. E calcolando rapidamente; — V’impiegheranno una mezz’ora appena. — Ma posseggono ancora tre imbarcaderi, — ribattè il vecchio. ’ — E i cannoni? — interrogò Graham. — Noi non possiamo metterli in batteria in una mezz’ora. — Allora li hanno trovati? [p. 342 modifica]343 quando il dormente si sveglierà

— Troppo tardi, — replicò il Vecchio. — Se potessimo farh ritardare un’ora! — urlò l’uomo Vestito di giallo. — Nulla può ora fermarli, — disse il vecchio. — Essi hanno un centinaio di aereopiani nella prima flotta. — Farli ritardare di un’ora? — domandò Graham. — La vittoria era quasi per arriderci, — disse il capo-sezione. — Ora che abbiamo trovato questi cannoni.... Che peccato.... Se almeno potessimo nietterli sui tetti..! — Quanto tempo ci vorrebbe? — domandò a un tratto Grahanj. — Un’ora.... certamente. --- Troppo tardi, — esclamò il vecchio. — Troppo tardi! — Davvero sarebbe troppo tardi? — insistè Graham. — Anche adesso- con -un ritardo di un’ora?... Improvvisamente egli aveva scorto una qualche possibilità -e tentava di parlare con "calma, ma il suo volto era livido. — Noi abbiamo una probabilità.... Voi dite che c’era un areopilo?; — Suirimbarcadero di Roehampton, Sire. — Demolito? — No:... è posato attraverso, sul carro e facilmente si potrebbe allestire. Ma non vi sono aereonauti. Graham rivolse uno sguardo ai due -uomini, quindi ad Elena, e dopo una lunga pausa parlò: — Non abbiamo nessun aereonauta? — No.. ‘ — Gli aereopiani in confronto agli.aereopili sonc pesanti e difficili a maneggiarsi, — disse con aria [p. 343 modifica]Mentre giungono gli aereopiani 843

pensosa, quindi si voltò improvvisamente verso Elena: aveva preso la sua decisione. — Li terrò io- a bada.; — Li terrete a bada? — Andrò a quell’imbarcadero.... a quell’aereopilo. — Che cosa volete dire? — Io sono aereonauta dopo tutto! Padrone del mondo!... Ricominciare a vivere dopo duecento anni! Sarebbe assurdo. Ma v’ha qualche cosa.... qualche cosa ch’io posso fare!... E perchè no?... Questi pochi giorni di distrazione che voi mi avete rimproverato non saranno stati perduti del tutto! E rivolgendosi al l’uomo vestito di giallo: — Dite loro di preparar l’aereopilo! L’uomo vestito di giallo esitava. — Che volete fare? — esclamò Elena. — Quell’aereopilo.... è una probabilità.... — Andate forse,... — A combattere?... Sì! A combattere nello spazio! Vi ho già pensato.... Un aereopiano è rm meccanismo pesante e difficile a nian,eggiare.... e un uomo risoluto..., — Ma.... giammai, dappoiché esiste la navigazione aerea.....— cominciò l’uomo vestito di giallo. — Perchè sono mancate le occasioni. Ora il tempo è giunto. Via: andate a db- loro trasmettete il mio ordine.... Il veccliio interrogò collo sguardo l’uomo vestito di giallo, scosse la testa e uscì risolutamente. Elena fece un passo verso Graham: essa era pallidissima e parlava a voce bassa. — Ma in qual modo potete combattere? Vi farete uccidere. [p. 344 modifica],344 QUANDO "IL DORMENTE SI SVEGLIERÀ


Chi lo sa! Pur nonostante, non tentar l’avventura.... o lastiare che la tenti qualcun altro.... Tacque, incapace di articolar una sola parola. Con un gesto egli rimosse ogni altra alternativa e per un momento rimasero ambedue a guardarsi. — Avete ragione, — disse la fanciulla a bassa voce, — avete ragione.... Se ciò. è possibile.... è bene che lo tentiate. Graham si avanzò verso di lei: ella indietreggiò, allontanò da lui il suo volto paflido e gli resistette.... — No, — disse ansimando. — Non posso sopportare.... Partite pra! Egli stese ptupidanaente le mani: essa stringendo i pugni: I ’.!. -— Partite ora, — gridò, — andate! Graham esitò e capì:.alzò il braccio in aria goffamente e con gesto quasi teatrale e non trovando niente da dire si allontanò. L’uomo vestito di giallo si diresse verso la porta, ma Graham gli passò avanti ’©^traversò a gran passi la sala in cui il capo-sezione dava per telefono, l’ordine di preparar l’aereopilo. La tenda che chiudeva l’atrio di Atlante ricadde dietro di sè. L’uomo vestito di ‘giallo guardò un momento Elena, •— muta e rigida — esitò, quindi, girando- sui tacchi, corse dietro a Grahani.