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332. QtìANDO IL DORMENtE SÌ SVEGLIERA

visamente manifestò il suo- pensiero rivolgendosi all’uomo vestito di.’giallo, ma Veramente le sup parole eran dirette alla fanciulla la quale, per tutta risposta, gli mostrò un, volto raggiante. — Qui non faccio niente, — diceva. — È impossibile, — protestò l’uomo vestito di giallo. — È un oombattimento a corpo a corpo.... Il vostro posto e qui. E perdendosi in diverse considerazioni per spiegare in quale luogo Graham doVeva rimanere ad aspettare, concluse con insistenza che questo era l’unico partito da prendersi. — Bisogna che noi sappiamo dove siete, — disse alla fine. — Ad ogni momento può prodursi una crisi che renda necesSarii la Vostra presenza e i vostri ordini. La stanza in cui li fece entrare era sfarzosamiente ammobiliata e copiosamente arredata di macelline parlanti, con uno specchio spezzato che era stato una volta in comunicazione con quelli del posto di guardia. Parve naturaUssimo a Graham che Elèna rimanesse con lui. Le rovine colossali e i rottami che aVeva sotto gli occhi, gli avevan fatto immaginare un campo di battaglia immenso, coperto di truppe compatte che lottassero accanitamente. Qui nessun campo di battaglia come se lo. figurava, e in sua, Vece la clausura e l’attesa: solo molto tabdi, in quel pomeriggio, potè avere a poco a poco, un’immagine esatta del oombattimento che infieriva, inaudito e invisibile, a una di-. stanza di cinque chilometri, sotto lo scalo di Rochampton. Era uno scontro strano e senza esempio, una battaglia composta di centomila piccole zuffe, una lotta in una serie di strade e di corridoi fuori della vista del cielo e del sole, sotto i riflessi elettrici, in