Orlando furioso (sec. la stampa 1532)/Canto 26
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CANTO XXVI
[1]
Che le virtū no le richezze amaro
Al tepo noſtro ſi ritrouan rade
A cui piū del guadagno altro ſia caro,
Ma quelle che per lor vera bontade
Non ſeguó de le piū lo ſtile auaro
Viuendo degne ſon, d’effer contente
Glorioſe e imortal poi che ſian ſpente.
[2]
Degna d’eterna laude e Bradamante
Che non amo theſor, non amo impero
Ma la virtū, ma l’animo predante,
Ma l’alta gentilezza di Ruggiero,
E merito che ben le Coffe amante
Vn coſi valoroſo caualliero,
E per piacere a lei faceſſe coſe
Ne i ſecoli auenir miracoloſe.
[3]
Ruggier, come di fopra vi ſu detto
Co i duo di Chiaramente era venuto
Dico con Aldigier con Ricciardetto
Per dare a i duo ſratei prigioni aiuto:
Vi diſſi anchor che di ſuperbo aſpetto
Venire vn caualliero hauean veduto:
Che portaua l’augel che ſi rinuoua
E ſempre vnico al mondo ſi ritroua.
[4]
Come di queſti il cauallier s’accorfe
Che ſtauan per ferir quiui ſu l’ale,
In proua diſegno di voler porſe
S’alia ſembianza hauean virtude vguale,
E di voi (diſſe loro) alcuno ſorſè
Che prouar voglia chi di noi piū vale?
A colpi o de la lancia o de la ſpada
Fin che l’ini reſti in fella e l’altro cada?
[5]
Farei (diſſe Aldigier) teco: o voleſſi,
Menar la ſpada a cerco, o correr l’haſta,
Ma vn’altra impreſa, che ſé qui tu ſteffi
Veder potreſti, queſta i modo guaſta,
Ch’a parlar teco, non che ci traheſſi
A correr gioſtra, a pena tempo baſta,
Seicéto huomini al varco, o piū attédiao
Co iqua d’hoggi puarci obligo habbiao
[6]
Per tor lor duo de noſtri, che prigioni
Quid trarrā, pietade, e amor n’ha moſſo,
E ſeguito narrando le cagioni
Che li fece venir con l’arme indoſſo,
Si giuſta e queſta eſcuſa che m’opponi
(Diſſe il guerrier) che cótradir nò poſſo
E ſo certo giudicio che voi ſiate
Tre cauallier che pochi pari habbiate.
[7]
Io chiedea ū colpo o dui co voi ſcótrarme
Per veder ójto foſſe il valor voſtro:
Ma quado all’altrui ſpeſe dimoſtrarme
Lo vogliate, mi baſta, e piū non gioſtro,
Vi priego ben che por con le voſtr’arme
Queſt’elmo io poſſa e qſto ſcudo noſtro
E ſpero dimoſtrar ſé con voi vegno
Che di tal compagnia nò ſono indegno.
[8]
Parmi veder ch’alcun ſaper della
Il nome di coſtui, che quiui giunto
A Ruggiero e a compagni ſi oſſeria
Compagno d’arme al periglioſo punto,
Coſtei non piú coſtui detto vi ſia
Era Marphiſa, che diede Panunto
Al miſero Zerbin de la ribalda
Vecchia Gabrina ad ogni mal ſi calda.
[9]
I duo di Chiaramóte, e il buon Ruggiero
l’accettar volentier ne la lor ſchiera,
Ch’effer credeano certo vn caualliero
E non donzella, e no quella ch’ella era:
Non molto dopo ſcoperſe Aldigiero
E veder ſé a i compagni vna bandiera:
Che facea l’aura tremolare in volta
E molta gente intorno hauea raccolta.
[10]
E poi che piú lor fur fatti vicini
E che meglio notar l’habito Moro,
Conobbero che glieran Saracini
E videro i prigioni in mezo a loro:
Legati e tratti ſu piccol ronzini
A Maganzeſi, per cambiarli in oro,
Diſſe Marphiſa a glialtri, hora che reſta
Poi che ſon qui, di cominciar la feſta?
[11]
Ruggier riſpofe, gl’inuitati anchora
Nò ci ſon tutti, e manca vna gran parte:
Gran ballo s’ apparecchia di fare hora
E perche ſia ſolenne, vſiamo ogn’arte:
Ma far nò pòno homai lunga dimora:
Coſi dicendo, veggono in diſparte
Venire i traditori di Maganza:
Si ch’eran preſſo a cominciar la danza.
[12]
Giungean da l’una parte i Maganzeſi:
E conducean con loro i muli carchi,
D’ oro e di veſti, e d’ altri ricchi arneſi:
Da l’altra in mezo a lance ſpade & archi
Venian dolenti i duo germani preſi:
Che ſi vedeano eſſere atteſi a i varchi,
E Bertolagi empio inimico loro
Vdian parlar col capitano Moro.
[13]
Ne di Buouo il ſigliuol ne quel d’ Amoe
Veduto il Maganzeſe: indugiar puote
La lancia in reſta l’uno e l’altro pone
E l’uno e l’altro il traditor percuote,
l’un gli paſſa la pancia e’l primo arcione
E l’altro il viſo per mezo le gote,
Coſi n’ andaſſer pur tutti i maluagi
Come a quei colpi n’andò Bertolagi.
[14]
Marphiſa con Ruggiero a queſto ſegno
Si muoue, e no aſpetta altra trombetta,
Ne prima rompe l’arreſtato legno
Che tre l’un dopo l’altro in terra getta,
De l’haſta di Ruggier ſu il Paga degno
Che guido glialtri, e vſci di vita i fretta,
E per quella medeſima, con lui
Vno & vn’ altro andò ne i regni bui.
[15]
Di qui nacque vn’ error, tra gli aſſaliti
Che lor cauſo lor’ vltima ruina,
Da vn lato i Magázefi eſſer traditi
Credeanſi da la ſquadra Saracina,
Da l’altro i Mori in tal modo feriti
l’altra ſchiera chiamauano aſſaſſina,
E tra lor cominciar con ſiera clade
A tirare archi, e a menar lancie e ſpade.
[16]
Salta hora in qſta ſquadra, & hora i qlla
Ruggiero e via ne toglie hor dieci hor veti,
Altri tanti per man de la Donzella
Di qua e di la ne ſon (cernati e ſpenti,
Tanti ſi veggon gir morti di fella
Quanti ne toccan le ſpade taglienti,
A cui dan glielmi e le corazze loco.
Come nel boſco i fecchi legni al fuoco.
[17]
Se mai d’ hauer veduto vi raccorda
O rapportato v’ ha fama all’orecchie
Come, allhor che’l collegio ſi diſcorda
E vanfí I aria a far guerra le pecchie:
Entri ſra lor la Rondinella ingorda
E mangi e vccida, e guadine parecchie,
Douete imaginar che ſimilmente
Ruggier foſſe e Marphiſa in quella géte
[18]
Non coſi Ricciardetto, e il ſuo Cugino
Tra le due genti variauan danza,
Perche laſciando il campo Saracino
Sol tenere l’occhio all’altro di Maganza
Il ſratel di Rinaldo Paladino
Con molto animo hauea molta poſſanza,
E quiui raddoppiar glie la facea
L’odio che contra a i Maganzeſi hauea.
[19]
Facea parer queſta medeſma cauſa
Vn leon fiero il baſtardo di Buouo
Che con la ſpada ſenza indugio e pauſa
Fende ogn’elmo, o lo ſchiaccia come vn ou
E qual perſona non faria ſtata aufa?
Non faria comparita vn Hettor nuouo?
Marphiſa hauedo í 9pagnia e Ruggiero
Ch’era la ſcelta, e’l fior d’ogni guerriero.
[20]
Marphiſa tuttauolta combattendo
Speſſo a i compagni gliocchi riuoltaua:
E di lor ſorza paragon vedendo
Con marauiglia tutti li lodaua:
Ma di Ruggier pur il valor ſtupendo
E ſenza pari al mondo le ſembraua,
E talhor ſi credea che foſſe Marte
Sceſo dal quinto cielo in quella parte.
[21]
Miraua quelle horribili percorre
Mirauale non mai calare in fallo,
Parea che contra Baliſarda foſſe
Il ferro charta, e non duro metallo,
Glielmi tagliaua e le corazze groſſe
E glihuomini fendea ſin fu’l cauallo:
E li mandaua in parte vguali al prato
Tanto da l’un quanto da l’altro lato.
[22]
Continuando la medeſma botta
Vccidea col ſignore il cauallo anche:
I capi dalle ſpalle alzaua in ſrotta
E ſpeffo i buſti dipartia da l’anche:
Cinqj e piú a vn colpo ne taglio talhotta
E ſé non che pur dubito che manche
Credenza al ver: e’ ha faccia di mèzogna
Di piú direi, ma di men dir biſogna.
[23]
Il buon Turpin che fa che dice il vero
E laſcia creder poi ql ch’al’huom piace:
Narra mirabil coſe di Ruggiero
> Ch’ udédolo il direſte voi mendace:
Coſi parea di ghiaccio ogni guerriero
Contra Marphiſa, et ella ardente face:
E no men di Ruggier gliocchi a ſé traſſe
Ch’ella di lui l’alto valor miraſſe.
[24]
E s’ ella lui Marte ſtimato hauea
Stimato egli hauria lei ſorſè Bellona,
Se per donna coſi la conoſcea
Come parea il contrario alla perſona,
E ſorſè emulation tra lor naſcea
Per quella gente miſera: non buona,
Ne la cui carne e ſangue e nerui & oſſa.
Fan proua chi di loro habbia piú poſſa.
[25]
Baſto di quattro l’animo e il valore
A far ch’un campo e l’altro andaſſe rotto,
Non reſtaua arme a chi ſuggia migliore
Che quella che ſi porta piú di ſotto,
Beato chi il cauallo ha corridore
Ch’ in prezzo nò e quiui ambio ne trotto
E chi non ha deſtrier quiui s’ auede
Quato il meſtier d l’arme e triſto apiede
[26]
Riman la preda e’l campo a i vincitori
Che non e fante, o mulatier che reſti
La Maganzeſi, e qua ſuggono i Mori,
Quei laſciano i prigion, le ſome queſti,
Furon con lieti viſi, e piú co i cori
Malagigi e Viuiano a ſcioglier preſti:
Non fur men diligenti a ſciorre i paggi
E por le ſome in terra e i carriaggi.
[27]
Oltre vna buona quantitá d’ argento
Ch’ in diuerſe vaſella era ſormato,
Et alcun muliebre veſtimento
Di lauoro belliſſimo ſregiato,
E per ſtanze reali vn paramento
D’ Oro e di Seta in Fiandra lauorato,
Et altre coſe ricche in copia grande
Fiaſchi di vin trouar pane e viuande.
[28]
Al trar de glielmi tutti vider come
Hauea lor dato aiuto vna Donzella.
Fu conoſciuta all’auree creſpe chiome
Et alla faccia delicata e bella,
L’honoran molto: e pgano che’l nome
Di gloria degno non aſconda, & ella
Che ſempre tra gliamici era corteſe
A dar di ſé notitia non conteſe.
[29]
Non ſi ponno fatiar di riguardarla
Che tal viſta l’hauea ne la battaglia:
Sol mira ella Ruggier, ſol con lui parla
Altri no prezza, altri nò par che vaglia:
Vengono i ſerui intanto ad inuitarla
Co i compagni a goder la vettouaglia
Ch’apparecchiata hauea fopra vna ſonte
Che difendea dal raggio eſtiuo vn mòte.
[30]
Era vna de le ſonti di Merlino
De le quattro di Francia da lui fatte
D’ intorno cinta di bel marmo ſino
Lucido e terſo, e bianco piú che latte:
Quiui d’ intaglio con lauor diuino
Hauea Merlino imagini ritratte:
Direſte che ſpirauano, e ſé priue
Non foſſero di voce, ch’eran viue
[31]
Quiui vna beſtia vſcir de la foreſta
Parea di crudel viſta odioſa e brutta,
C hauea l’orecchie d’ aſino e la teſta,
Di lupo e i dèti, e per gran fame aſciutta
Branche hauea di leon, l’altro che reſta
Tutto era volpe, e parea ſcorrer tutta
E Fracia e Italia e Spagna, & Inghilterra
L’Europa e l’Afia, e al ſin tutta la terra.
[32]
Per tutto hauea genti ferite e morte
La baſſa plebe e i piú ſuperbi capi,
Anzi nuocer parea molto piú ſorte
A Re, a Signori, a Principi, a Satrapi
Peggio facea ne la Romana corte
Che v’ hauea vcciſi Cardinali e Papi
Contaminato hauea la bella fede
Di Pietro, e meſſo ſcandol ne la Fede.
[33]
Par che dinanzi a queſta beſtia horreda
Cada ogni muro, ogni ripar che tocca,
Non ſi vede citta che ſi difenda
Se l’apre incontra ogni cartello e rocca,
Par che agli honor diuini ácho s’ eſtèda
E ſia adorata da la gente ſciocca,
E che le chiaui s’ arroghi d’hauere
Del Cielo e del Abyffo in ſuo potere.
[34]
Poi ſi vedea d’imperiale alloro
Cinto le chiome vn cauallier venire
Co tre giouini a par, che i gigli d’oro
Teſſuti hauean nel lor real veſtire.
E con inſegna ſimile con loro
Parea vn Leon cetra quel Moſtro vſcire
Hauean lor nomi chi fopra la teſta
E chi nel lembo ſcritto de la veſta.
[35]
l’un e’ hauea fin’ a l’elſa ne la pancia
La ſpada immerſa alla maligna ſera
Fraceſco primo hauea ſcritto di Fracia:
Maſſimigliano d’Auſtria apar ſeco era:
E Carlo qnto Imperator di lancia
Hauea paſſato il Moſtro alla gorgiera:
E l’altro che di ſtral gli fige il petto
L’ottauo Enrigo d’Inghilterra e detto.
[36]
Decimo ha quel Leon ſcritto fu’l doſſo
Ch’ai brutto Moſtro i denti ha ne l’orecchi
E tanto l’ha giá trauagliato e ſcoſſo
Che vi ſono arriuati altri parecchi:
Parea del mondo ogni timor rimoſſo
Et in emenda de gli errori vecchi
Nobil gente accorrea: non perho molta
Onde alla Belua era la vita tolta.
[37]
I cauallieri ſtauano e Marphiſa
Con deſiderio di conoſcer queſti,
Per le cui mani era la Beſtiavccifa
Che fatti hauea tanti luoghi atri e medi:
Auenga che la pietra foſſe inciſa
De i nomi lor, non eran manifeſti,
Si pregauan tra lor, che ſé ſapeſſe
l’hiſtoria alcuno, a glialtri la diceſſe.
[38]
Volto Viuiano a Malagigi gli occhi
Che ſtaua a vdire, e non facea lor motto:
A te (diſſe) narrar l’hiſtoria tocchi
Ch’effer ne dei, per ql ch’io vegga dotto
Chi ſon coſtor che con ſaette e ſtocchi
E lance, a morte han l’Animai condotto?
Riſpoſe Malagigi non e hiſtoria
Di c’habbia author ſin q fatto memoria.
[39]
Sappiate che coſtor che qui ſcritto hano
Nel marmo i nomi, al modo mai no ſuro:
Ma ſra ſettecento anni vi faranno
Con grande honor del ſecolo ſuturo,
Merlino il ſauio incantator Britanno
Fé far la ſonte al tempo del Re Arturo:
E di coſe ch’al mondo hanno a venire
La ſé da buoni artefici ſcolpire.
[40]
Queſta beſtia crudele vſci del fondo
De lo’nferno, a quel tempo che fur fatti
Alle campagne i termini, e ſu il pondo
Trouato, e la miſura, e ſcritti i patti,
Ma no andò a pricipio in tutto’l mondo
Di ſé laſcio molti paeſi intatti:
Al tempo noſtro in molti lochi ſturba
Ma i populari oſſende e la vii turba.
[41]
Dal ſuo principio infin’ al ſecol noſtro
Semp e creſciuto, e ſemp ádra creſcédo:
Semp creſcédo al lúgo Sdar ſia il moſtro
Il maggior ch mai foſſe e lo piú horrédo
Quel Phyton che p charte e p ichioſtro
S’ode che ſu ſi horribile e ſtupendo
Alla meta di queſto non ſu tutto:
Ne tanto abomineuol ne ſi brutto.
[42]
Fara ſtrage crudel, ne fará loco
Che non guaſti contamini, & inſetti,
E quanto moſtra la ſculttira e poco
De ſuoi neſandi e abominoſi effetti,
Al mondo di gridar merce giá roco
Queſti de iquali i nomi habbiamo letti
Che chiari ſpléderan piú che Piropo
Verráno a dare aiuto al maggior vopo.
[43]
Alla ſera crudele il piú moleſto
Non fará di Franceſco il Re de Frachi,
E ben còuien che molti ecceda in qſto
E neſſun prima, e pochi n’ habbia a ſischi
Quado in ſpledor real, quádo nel reſto
Di virtú, fará molti parer manchi,
Che giá paruer compiuti, come cede
Toſto ogn’ altro ſpledor chel Sol ſi vede.
[44]
l’anno primier del fortunato regno
NO ferma anchor ben la corona in ſronte
Paſſera l’alpe, e romperá il diſegno
Di chi all’icótro haura occupato il mote
Da giuſto ſpinto e generoſo ſdegno
Che vendicate anchor non ſieno l’onte
Che dal furor da paſchi e mandre vſcito
l’eſercito di Francia haura patito.
[45]
E quindi ſcendera nel ricco piano
Di Lobardia, col fior di Francia intorno,
E ſi l’Eluetio ſpezzera ch’in vano
Fara mai piú penſier d’ alzare il corno
Con grande e de la Chieſa e del’Hiſpano
Capo, e del Fiorétin vergogna e ſcorno:
Eſpugnera il caſtel che prima ſtato
Sara non eſpugnabile ſtimato.
[46]
Sopra ogn’ altr’ arme ad eſpugnarlo: molto
Piú gli varrá quella honorata ſpada,
Con laqual prima haura di vita tolto
Il Monſtro corruttor d’ogni contrada,
Conuien ch’inanzi a quella ſia riuolto
In ſuga ogni ſtendardo o a terra vada,
Ne ſoſſa, ne ripar, ne groſſe mura
Poſſan da lei tener citta ſicura,
[47]
Queſto principe haura quata eccelleva
Hauer felice Imperator mai debbia,
l’animo del gran Ceſar, la prudenza
Di chi moſtrolla a Traſimèo e a Trebbia
Con la Fortuna d’ Aleſſandro, ſenza
Cui, faria ſumo ogni diſegno e nebbia,
Sara ſi liberal ch’io lo contemplo
Qui nò hauer ne paragon ne efemplo.
[48]
Coſi diceua Malagigi, e meſie
Deſire a caualier d’hauer contezza
Del nome d’alcunaltro ch’ucciderle
L’infernal beſtia: vccider glialtri auezza
Quiui vn Bernardo tra primi ſi leſſe
Ch Merlin molto nel ſuo ſcritto appzza
Fia nota per coſtui, dicea Bibiena
Quanto Fiorenza ſua vicina: e Siena.
[49]
Non mette piede inanzi iui perſona
A Siſmondo, a Giouáni, a Ludouico
Vn Gonzaga, vn Saluiati, vn d’Aragona
Ciaſcuno al brutto Moſtro aſpro nimico,
Ve Fraceſco Gonzaga, ne abandona
Le ſue veſtigie il figlio Federico,
Et ha il cognato, e il genero vicino
Quel di Ferrara, e quel Duca d’Vrbino.
[50]
De l’un di queſti il figlio Guidobaldo
No vuol che’l padre o ch’altri adietro il metta
Co Othobo dal Fliſco Sinibaldo
Caccia la ſera, e van di pari in fretta,
Luigi da Gazolo il ferro caldo
Fatto nel collo le ha d’una ſaetta:
Che con l’arco gli die Phebo: qn ancho
Marte la ſpada ſua gli meſſe al ſianco.
[51]
Duo Herculi: duo Hippolyti da Eſte:
Vn’ altro Hercule, vn’altro Hippolyto ancho,
Da GOzaga, de Medici, le peſte
Seguo del Moſtro e l’ha cacciado ſtaco.
Ne Giuliano al fígliuol: ne par che reſte
Ferrante al ſratel dietro, ne che manco
Andrea Doria ſia pronto, ne che laſſi
Fraceſco Sforza ch’iui huomo lo paſſi.
[52]
Del generoſo illuſtre e chiaro fangaie
D’ Aualo: vi ſon dui e’ han per inſegna
Lo ſcoglio, ch dal capo a ipiedi d’Angue
Par che l’empio Tipheo ſotto ſi tegna.
No e di queſti duo per fare eſangue
L’horribil Moſtro, che piú inázi veglia,
l’uno Fraceſco di Peſcara inflitto,
l’altro Alfofo del Vaſto a i piedi ha ſcritto
[53]
Ma conſaluo Ferrante, oue ho laſciato
L'Hiſpano honor? ch’intato pregio v’era
Che ſu da Malagigi ſi lodato
Che pochi il pareggiar di qlla ſchiera,
Guglielmo ſi vedea di Monferrato
Fra quei che morto hauea la brutta ſera
Et eran pochi verſo gl’inſiniti
Ch’ella v’ hauea chi morti e chi feriti.
[54]
In giuochi honeſti e parlamenti lieti
Dopo mangiar ſpeſero il caldo giorno,
Corcati ſu Sniſſimi tapeti
Tra gli arbuſcelli ond’ era il riuo adorno
Malagigi e Viuian, perche quieti
Piú foſſer glialtri, tenean l’arme intorno
Quando vna donna ſenza compagnia
Vider, che verſo lor ratto venia.
[55]
Queſta era qlla Hippalca a cui ſu tolto
Frontino il bon deſtrier da Rodomonte
l’hauea il di inanzi ella ſeguito molto
Pregadolo hora, hora dicendogli onte,
Ma non giouado, hauea il camin riuolto
Per ritrouar Ruggiero, in Agriſmonte
Tra via le ſu (no ſo giá come) detto
Che quiui il troueria con Ricciardetto.
[56]
E perche il luogo ben ſapea (che v’ era
Stata altre volte) ferie venne al dritto
Alla ſontana, & in quella maniera
Ve lo trouo: ch’io v’ho di fopra ſcritto,
Ma come buona e cauta meſſaggiera
Che fa meglio eſequir che non l’e ditto,
Quando vide il ſratel di Bradamante
Non conoſcer Ruggier fece ſembiante.
[57]
A Ricciardetto tutta riuoltoſſe
Si come drittamente a lui veniſſe:
E quel che la conobbe, ſé le moſſe
Incontra, e domando doue ne giſſe,
Ella ch’anchora hauea le luci roſſe
Del pianger lungo, ſoſpirando diſſe,
(Ma diſſe ſorte, accio che foſſe eſpreffo
A Ruggiero il ſuo dir che gliera pſſo)
[58]
Mi trahea dietro (diſſe) per la briglia
Come impoſto m’hauea la tua ſorella
Vn bel cauallo e buono a marauiglia
Ch’ ella molto ama, e ch Frótino appella,
E l’hauea tratto piú di trenta miglia
Verſo Marſilia, oue venir debbe ella
Fra pochi giorni, e doue ella mi diſſe
Ch’io l’aſpetaffi ſin che vi veniſſe.
[59]
Era ſi baldanzoſo il creder mio
Ch’ io non ſtimaua alcun di cor ſi ſaldo
Che me l’haueſſe a tor, dicendogli io
Ch’era de la ſorella di Rinaldo,
Ma vano il mio diſegno hieri m’uſcio
Che me lo tolſe vn Saracin ribaldo
Ne per udir di chi Frontino ſuſſe
A volermelo rendere s’ induſſe.
[60]
Tutto hieri & hoggi l’ho pgato, e quado
Ho viſto vſcir prieghi e minaccie í vano
Maledicendol molto e beſtémiando
l’ho laſciato di qui poco lontano,
Doue il cauallo e ſé molto affannando
S’aiuta quanto può con l’arme in mano,
Cetra u guerrier ch’in tal trauaglio il mette
Ch ſpero c’habbia a far le mievèdette
[61]
Ruggiero a quel parlar ſalito in piede
C hauea potuto a pena il tutto vdire:
Si volta a Ricciardetto, e per mercede
E premio e guidardon del ben ſeruire
(Prieghi aggiugendo ſenza ſin) gli chiede
Che con la donna ſolo il laſci gire
Tanto che’l Saracin gli ſia moſtrato
Ch’ aleí di mao ha il buon deſtrier leuato
[62]
A Ricciardetto, anchor che diſcorteſe
Il conciedere altrui troppo pareſſe
Di terminar le a ſé debite impreſe:
Al voler di Ruggier pur ſi rimeſſe,
E quel licentia da i compagni preſe
E con Hippalca a ritornar ſi meſſe:
Laſciado a quei che rimanean ſtupore
Non marauiglia pur del ſuo valore.
[63]
Poi che da glialtri allontanato alquanto
Hippalca l’hebbe, gli narro, ch’ad eſſo
Era mandata da colei che tanto
Hauea nel core il ſuo valore impreſſo,
E ſenza finger piú, ſeguito quanto
La ſua Dona al partir le hauea comeſſo
E che ſé dianzi hauea altrimente detto,
Per la preſentia ſu di Ricciardetto.
[64]
Diſſe, che chi le hauea tolto il deſtriero
Anchor detto l’hauea co molto orgoglio
Perche ſo che’l cauallo e di Ruggiero
Piú volontier per queſto te lo toglio,
S’egli di racqſtarlo haura penſiero
Fagli ſaper (ch’aſconder nò gli voglio)
Ch’ io ſon quel Rodomonte il cui valore
Moſtra per tutto’l modo il ſuo ſplédore.
[65]
Aſcoltando Ruggier moſtra nel volto
Di quanto ſdegno acceſo il cor gli ſia,
Si perche caro hauria Frontino molto:
Si perche venia il dono onde venia,
Si perche in ſuo diſpregio gli par tolto:
Vede che biaſmo e dishonor gli ſia
Se torlo a Rodomonte non s’ affretta
E fopra lui non fa degna vendetta.
[66]
La dona Ruggier guida, e nò ſoggioma
Che por lo brama col Pagano a ſronte,
E giunge, oue la ſtrada fa dua corna
l’un va giú al piao, e l’altro va ſu al mote
E qſto e quel ne la vallea ritorna
Dou’ella hauea laſciato Rodomonte,
Aſpra, ma breue, era la via del colle
L’altra piú ltiga assai, ma piana e molle.
[67]
Il deſiderio che conduce Hippalca
D’hauer FrOtino, e védicar l’oltraggio:
Fa che’l ſentier de la montagna calca
Onde molto piú corto era il viaggio,
Per l’altra in tanto il Re d’algier caualca
Col Tartaro e co glialtri che detto haggio,
E giú nel pian la via piú facil tiene
Ne con Ruggiero ad incontrar ſi viene.
[68]
Giá ſon le lor querele differite
Fin che ſoccorſo ad Agramante ſia,
(Queſto ſapete) & han d’ ogni lor lite
La cagion, Doralice in compagnia,
Hora il ſucceſſo de l’hiſtoria vdite
Alla ſontana e la lor dritta via,
Oue Aldigier, Marphiſa, Ricciardetto
Malagigi e Viuian ſtanno a diletto.
[69]
Marphiſa a prieghi de còpagni hauea
Yeſte da donna & ornamenti preſi:
Di quelli ch’a Lanfufa ſi credea
Mandare il traditor de Maganzeſi:
E ben che veder raro ſi ſolea
Senza l’ofbergo, e glialtri buoni amefi,
Pur quel di ſé li traſſe: e come donna
A prieghi lor laſcio vederi! in gonna.
[70]
Toſto che vede il Tartaro Marphiſa
Per la credenza e’ ha di guadagnarla
In ricòpenſa e in cambio vgual, s’auifa
Di Doralice, a Rodomonte darla,
Si come Amor ſi regga a queſta guiſa
Che vender la ſu a Donna, o permutarla
Poſſa l’amante, ne a ragion s’ attriſta
Se quado vna ne perde vna n’acquiſta.
[71]
Per dunque prouedergli di donzella
Accio per ſé queſt’ altra ſi ritegna
Marphiſa che gli par leggiadra e bella
E d’ogni cauallier femina degna,
Come habbia ad hauer qſta, come qlla
Subito cara, a lui donar diſegna,
E tutti i cauallier che con lei vede
A gioſtra ſeco & a battaglia chiede.
[72]
Malagigi e Viuian che l’arme haueano
Come per guardia e ſicurta del reſto:
Si moſſero dal luogo oue ſedeano
l’un come l’altro alla battaglia preſto:
Perche gioſtrar co amenduo credeano
Ma l’African che non venia per queſto
Non ne ſé ſegno o mouimento alcuno:
Si che la gioſtra reſto lor contra vno.
[73]
Viuiano e il primo, e co gra cor ſi muoue
E nel venire abbaſſa vn’ haſta groſſa,
E’l Re pagan da le famoſe pruoue
Da l’altra parte vien con maggior poſſa,
Dirizza l’uno e l’altro e ſegna doue
Crede meglio fermar l’aſpra percoſſa,
Viuiano in damo a l’elmo il Pagan fere
Che non lo fa piegar non che cadere.
[74]
Il Re Pagan e’ hauea piú l’haſta dura
Fé lo ſcudo a Viuian parer di ghiaccio,
E ſuor di fella in mezo alla verdura
All’herbe, e a i fiori il ſé cadere í braccio
Vien Malagigi, e ponſi in auentura
Di vendicare il ſuo fratello auaccio,
Ma poi d’ adargli appſſo hebbe tal fretta
Che gli ſé compagnia piú che vendetta.
[75]
l’altro ſratel ſu prima del cugino
Coli’ arme in doſſo: e fu’l deſtrier ſalito
E diffidato contra il Saracino
Venne a ſcontrarlo a tutta briglia ardito,
Riſono il colpo in mezo a l’elmo ſino
Di quel Pagan ſotto la viſta vn dito,
Volo al ciel l’haſta i quattro troclii rotta
Ma non moſſe il Pagan per quella botta.
[76]
Il Pagan feri lui dal lato manco:
E perche il colpo ſu con troppa ſorza
Poco lo ſcudo, e la corazza manco
Gli valſe, che s’aprir come vna ſcorza:
Paſſo il ferro crudel l’homero bianco
Piego Aldigier ferito a poggia e ad orza
Tra fiori & herbe al ſin ſi vide auolto
Roſſo ſu l’arme, e pallido nel volto.
[77]
Co molto ardirvié Ricciardetto appſſo:
E nel venire arreſta ſi gran lancia
Che moſtra ben come ha moſtrato ſpeffo
Che degnamente e Paladin di Francia,
Et al Pagan ne facea ſegno eſpreffo
Se foſſe ſtato pari alla bilancia:
Ma ſozopra n’ andò, perche il cauallo
Gli cadde adoſſo, e non giá per ſuo fallo.
[78]
Poi ch’altro cauallier non ſi dimoſtra
Ch’ai Pagan per gioſtrar volti la ſronte:
Penſa hauer guadagnato de la gioſtra
La Donna, e venne a lei preſſo alla ſonte:
E diſſe, damigella ſete noſtra
S’altri non e per voi ch’in fella monte:
Noi potete negar, ne farne iſcuſa
Che di ragion di guerra coſi s’ufa.
[79]
Marphiſa alzando con vn viſo altiero
La faccia (diſſe) il tuo parer molto erra,
Io ti concedo che direſti il vero
Ch’ io farei tua per la ragion di guerra,
Quado mio Signor foſſe o caualliero
Alcun di queſti e’ hai gittato in terra:
Io ſua non ſon, ne d’altri ſon che mia
Dunque me tolga a me, chi mi deſia.
[80]
So ſcudo e lancia adoperare anch’ io
E piú d’un caualliero in terra ho poſto:
Datemi l’arme (diſſe) e il deſtrier mio
A gli feudier, che l’ubbidiron toſto:
Traſſe la gonna, & in farſetto vſcio
E le belle fattezze, e il ben diſpoſto
Corpo moſtro, ch’in ciaſcuna ſua parte
Fuor che nel viſo, affimigliaua a Marte.
[81]
Poi che ſu armata, la ſpada ſi cinſe
E fu’l deſtrier monto d’un leggier ſalto:
E qua e la tre volte e piú lo ſpinfe
E quinci & quindi ſé girare in alto,
E poi sfidando il Saracino: ſtrinfe
La groſſa lancia, e comincio l’affalto
Tal nel campo Troian Penthefilea
Contra il Theffalo Achille eſſer douea.
[82]
Le lance infin’al calce ſi ſiaccaro
A quel ſuperbo ſcontro come vetro,
Ne perho chi le corſero piegaro
Che ſi notaſſe, vii dito ſolo adietro,
Marphiſa che volea conoſcer chiaro
S’a piú ſtretta battaglia ſimi! metro
Le Temerebbe contra il ſier Pagano:
Se gli riuolſe con la ſpada in mano.
[83]
Beſtemmio il cielo e gli elemèti il crudo
Pagan, poi che reſtar la vide in fella:
Ella che gli penſo romper lo ſcudo
Non men ſdegnoſa contra il ciel fauella,
Cia l’uno e l’altro ha i mao il ferro nudo
E ſu le fatai’ arme ſi martella:
L’arme fatali han parimente intorno
Che mai nò biſognar piú di quel giorno.
[84]
Si buona e quella piaſtra e qlla maglia
Che ſpada o lancia non le taglia o ſora:
Si che potea ſeguir l’aſpra battaglia
Tutto ql giorno, e l’altro appſſo achora,
Ma Rodomonte in mezo lor ſi ſcaglia
E riprende il riual de la dimora:
Dicendo ſé battaglia pur far vuoi,
Finian la cominciata hoggi ſra noi.
[85]
Facemmo (come fai) triegua con patto
Di dar ſoccorſo alla militia noſtra,
Non debbia prima che ſia queſto fatto
Incominciare altra battaglia o gioſtra:
Indi a Marphiſa riuerente in atto
Si volta, e quel meſſaggio le dimoſtra:
E le racconta come era venuto
A chieder lor per Agramante aiuto.
[86]
La priega poi che le piaccia, non ſolo
I.aſciar quella battaglia o differire,
Ma che voglia in aiuto del ſigliuolo
I HI Re Troian: con eſſi lor venire,
Onde la fama ſua con maggior volo
Potrá far meglio infin’al ciel ſalire
Che per querela di poco momento
Dando a tanto diſegno impedimento.
[87]
Marphiſa che ſu ſempre diſioſa
Di prouar quei di Carlo a ſpada e a lacia
Ne l’hauea indotta a venire altra coſa
Di ſi lontana regione in Francia,
Se non per eſſer certa: ſé famoſa
Lor nominanza era per uero o ciancia:
Toſto d’ andar con lor partito preſe
Che d’Agramate il gra biſogno inteſe.
[88]
Ruggiero in queſto mezo hauea ſeguito
Indarno Hippalca per la via del monte,
E trouo, giunto al loco, che partito
Per altra via ſé n’ era Rodomonte,
E penſando che lungi non era ito
E che’l ſentier tenea dritto alla ſonte,
Trottando in fretta dietro gli venia
Per l’orme ch’eran freſche in ſu la via.
[89]
Volſe che Hippalca a Mótalba pigliaſſe
La via, ch’una giornata era vicino,
Perche s’ alla ſontana ritornaſſe
Si torria troppo dal dritto camino,
E diſſe a lei, che giá non dubitaſſe
Che non s’ haueſſe a ricourar Frontino,
Ben le farebbe a Montalbano, o doue
Ella ſi troui, vdir torto le nuoue.
[90]
E le diede la lettera che ſcriffe
In Agriſmonte, e che ſi porto in ſeno:
E molte coſe a bocca ancho le diſſe
E la prego che l’efeufaffe a pieno,
Ne la memoria Hippalca il tutto ſiſſe
Preſe licentia, e volto il palaſreno
E non ceffo la buona meſſaggiera
Ch’ in Montalban ſi ritrouo la ſera.
[91]
Seguia Ruggiero in fretta il Saracino
Per l’orme ch’apparian ne la via piana,
Ma non lo giunſe prima che vicino
Con Mandricardo il vide alla ſontana,
Giá promeſſo s’ hauean che per camino
l’un non farebbe all’altro coſa ſtrana,
Ne ſin ch’al campo ſi foſſe ſoccorſo
A cui Carlo era appſſo a porre il morſo,
[92]
Quiui giúto Ruggier Frontin conobbe
E conobbe per lui chi adoſſo gli era:
E ſu la lancia ſé le ſpalle gobbe
E sfido l’African con voce altiera,
Rodomonte quel di ſé piú che Iobbe
Poi che domo la ſua ſuperbia ſiera:
E ricuſo la pugna e’ hauea vſanza
Di ſempre egli cercar con ogni inſtanza.
[93]
Il primo giorno e l’ultimo, che pugna
Mai ricuſaſſe il Re d’Algier ſu queſto:
Ma tanto il deſiderio che ſi giugna
In ſoccorſo al ſuo Re, gli pare honeſto,
Ch ſé credeſſe hauer Ruggier ne P ugna
Piú ch mai Lepre il Pardo iſnello e pſto:
Non ſé vorria fermartanto con lui,
Che feſſe vn colpo de la ſpada o dui.
[94]
Aggiungi che ſapea ch’era Ruggiero
Che ſeco per Frontin facea battaglia:
Tanto famoſo ch’altro caualliero
Non e ch’a par di lui di gloria faglia,
l’huom che bramato ha di ſaper p vero
Eſperimento, quanto in arme vaglia
E pur non vuol ſeco accettar l’impreſa
Tanto l’affedio del ſuo Re gli peſa.
[95]
Trecento miglia farebbe ito e mille
Se ciò non foſſe a comperar tal lite:
Ma ſé l’haueſſe hoggi sfidato Achille
Piú fatto non hauria di quel ch’udite,
Tanto a quel punto ſotto le fauille
Le ſiamme hauea del ſuo furor ſopite,
Narra a Ruggier perche pugna rifiuti
Et ancho il priega che l’impreſa aiuti.
[96]
Che facendol fará quel che far deue
Al ſuo Signore vn cauallier fedele,
Sempre che queſto aſſedio poi ſi lene
Hauran ben tempo da ſinir querele,
Ruggier riſpoſe a lui mi fará lieue
Differir queſta pugna: ſin che de le
Forze di Carlo ſi traggia Agramante:
Pur che mi redi il mio Frontino inante.
[97]
Se di prouarti e’ hai fatto gran fallo:
E fatto hai coſa idegna ad vn huom ſorte
D’ hauer tolto a vna donna il mio cauallo
Vuoi ch’io plunghi ſin che ſiamo i corte,
Laſcia Frontino, e nel mio arbitrio dallo,
Non penſare altrimente ch’io ſopporte
Che la battaglia qui tra noi non ſegua,
O ch’io ti faccia ſol d’un hora triegua.
[98]
Mentre Ruggiero all’African domanda
O Frontino o battaglia allhora allhora,
E quello in lungo e l’uno e l’altro manda
Ne vuol dare il deſtrier ne far dimora,
Mandricardo ne vien da vn’ altra banda
E mette in campo vn’ altra lite anchora:
Poi che vede Ruggier che per inſegna
Porta l’augel che fopra glialtri regna.
[99]
Nel campo azur l’Aquila bianca hauea
Che de Troiani ſu l’inſegna bella:
Perche Ruggier l’origine trahea
Dal ſortiſſimo Hettor, portaua quella,
Ma queſto Mandricardo non ſapea
Ne vuol patire, e grade ingiuria appella
Che ne lo ſcudo vn’ altro debba porre
L’Aquila bianca del famoſo Hettorre,
[100]
Portaua Mandricardo ſimilmente
l’augel che rapi in Ida Ganimede,
Come l’hebbe quel di che ſu vincente
Al caſtel periglioſo per mercede
Credo vi ſia co l’altre Hiſtorie a niente,
E come quella Fata gli lo diede
Con tutte le bell’arme che Vulcano
Hauea giá date al cauallier Troiano.
[101]
Altra volta a battaglia erano ſlati
Mandricardo e Ruggier: ſolo per queſto
F. perche caſo foſſer diſtornati
Io noi diro, che giá v’e manifeſto,
Dopo non ſeran mai piú raccozzati
Se non quiui hora, e Madricardo preſto
Vitto lo ſcudo, alzo il ſuperbo grido
Minacyado, e a Ruggier diſſe io ti sfido.
[102]
Tu la mia inſegna temerario porti
Ne qſto e il primo di ch’io te l’ho detto:
E credi pazzo anchor ch’io tei comporti
Per vna volta ch’io t’ hebbi riſpetto ?
Ma poi che ne minaccie ne conſorti
Ti pon queſta ſollia leuar del petto:
Ti moſtrero quanto miglior partito
T’era d’hauermi ſubito vbbidito.
[103]
Come ben riſcaldato arrido legno
A piccol foſtio ſubito s’ accende:
Coſi s’ auápa di Ruggier lo ſdegno
Al primo motto che di queſto intende,
Ti penſi (diſſe) farmi ſtare al ſegno
Perche queſt’ altro achor meco cótède ?
Ma moſtrerotti ch’io ſon buon per torre
Frenino a lui, lo ſcudo a te d’ Hettorre.
[104]
Vn’ altra volta pur per queſto venni
Teco a battaglia, e nò e gra tépo ancho:
Ma d’ ucciderti allhora mi contenni
Perche tu non haueui ſpada al ſianco,
Queſti fatti faran, quelli fur cenni,
E mal fará per te quell’augel bianco
Ch’antiqua inſegna e ſtata di mia gente
Tu te l’ufurpi: io’l porto giuſtamente.
[105]
Anzi t’ uſurpi tu l’inſegna mia,
Riſpoſe Mandricardo, e traſſe il brando,
Quello, che poco inanzi per ſollia
Hauea gittato alla foreſta Orlando,
Il buon Ruggier, che di ſua corteſia
Nò può non ſempre ricordarti, quando
Vide il Pagan e’ hauea tratta la ſpada
Laſcio cader la lancia ne la ſtrada. *
[106]
E tutto a vn tempo Baliſarda ſtringe,
La buona ſpada, e me lo ſcudo Sbraccia:
Ma l’Africano in mezo il deſtrier ſpinge
E Marphiſa con lui preſta ſi caccia:
E l’uno queſto, e l’altro quel reſpinge:
E priegano amendui che non ſi faccia,
Rodomonte ſi duol che rotto il patto
Due volte ha Mandricardo che ſu fatto.
[107]
Prima credendo d’acquiſtar Marphiſa
Fermato s’era a far piú d’una gioſtra:
Hor per priuar Ruggier d’ una diuiſa
Di curar poco il Re Agramate moſtra:
Se pur (dicea) dei fare a queſta guiſa
Finian prima tra noi la lite noſtra.
Conueniente e piú debita assai
Ch’alcuna di queſt’ altre che preſe hai.
[108]
Con tal condition ſu ſtabilita
La triegua, e qſto accordo ch’e ſra nui:
Come la pugna teco hauro ſinita
Poi del deſtrier riſpondero a coſtui,
Tu del tuo ſcudo rimanendo in vita
La lite haurai da terminar con lui,
Ma ti darò da far tanto, mi ſpero,
Che nò n’auanzara troppo a Ruggiero.
[109]
La parte che ti penſi non n’ haurai
Riſpoſe Mandricardo a Rodomonte.
Io te ne darò piú che non vorrai
E ti faro ſudar dal pie alla ſronte:
E me ne rimarra per darne assai,
(Come nò maca mai l’acqua del ſonte)
Et a Ruggiero, & a milP altri ſeco
E a tutto il mondo che la voglia meco.
[110]
Moltiplicauan P ire e le parole
Quando da qſto, e quado da quel lato:
Con Rodomóte e co Ruggier la vuole
Tutto in vn tèpo Mandricardo irato,
Ruggier ch’oltraggio ſopportar nò ſuole
No vuol piú accordo azi litigio e piato,
Marphiſa hor va da qſto hor da ql cato
Per riparar, ma non può ſola tanto,
[111]
Come il villan ſé ſuor per V alte ſponde
Trapela il fiume, e cerca nuoua ſtrada,
Frettoloſo a vietar che non affbnde
I verdi paſchi, e la ſperata biada:
Chiude vna via & vn’ altra, e ſi cófonde
Che ſé ripara quinci che non cada:
Quindi vede laſſar gliargini molli
E ſuor l’acqua ſpicciar con piú rampolli.
[112]
Coſi mentre Ruggiero e Mandricardo
E Rodomonte ſon tutti ſozopra:
Ch’ognu vuol dimoſtrarfi piú gagliardo
Et a i compagni rimaner di fopra:
Marphiſa, ad acchetarli haue riguardo
E s’affatica, e perde il tempo e l’opra,
Che come ne ſpicca vno e lo ritira
Glialtri duo rifalir vede con ira.
[113]
Marphiſa che volea porgli d’accordo
Dicea, Signori vdite il mio conſiglio,
Diſſerire ogni lite e buon riccordo
Fin ch’Agramante ſia ſuor di periglio,
S’ ognu vuole al ſuo fatto eſſere ingordo
Anch’io con Mandricardo mi ripiglio,
E vo vedere al ſin ſé guadagnarme
Coe egli ha detto, e buo p ſorza d’arme.
[114]
Ma ſé ſi de ſoccorrere Agramante
Soccorraſi, e tra noi non ſi contenda,
Per me non ſi ſtara d’andare inante
Diſſe Ruggier, pur che’l deſtrier ſi réda
O che mi dia il cauallo, a far di tante
Vna parola, o che da me il difenda,
O che qui morto ho da reſtare, o ch’io
In capo ho da tornar fu’l deſtrier mio.
[115]
Riſpoſe Rodomonte, ottener queſto
Non ſia coſi come quell’altro lieue:
E ſeguito dicendo io ti proteſto
Che s’ alcun danno il noſtio Re riceue,
Fia per tua colpa, ch’io per me non reſto
Di fare a tempo quel che far ſi deue,
Ruggiero a quel proteſto poco bada
Ma ſtretto dal furor ſtringe la ſpada.
[116]
Al Re d’Algier come Cingial ſi ſcaglia
E l’urta co lo ſcudo e con la ſpalla:
E in modo lo diſordina e ſbarraglia
Che fa che d’una ſtaffa il pie gli falla,
Mandricardo gli grida, o la battaglia
Differiſci Ruggiero, o meco falla
E crudele e fellon piú che mai foſſe
Ruggier ſu l’elmo i queſto dir percoſſe.
[117]
Fin ſui collo al deſtrier Ruggier s’inchina
Ne quando vuolſi rileuar ſi puote,
Perche gli fopragiunge la mina
Del figlio d’Vlien che lo percuote.
Se non era di tempra adamantina
Feſſo l’elmo gli hauria ſin tra le gote,
Apre Ruggier le mani per l’ambaſcia
E l’una il ſren l’altra la ſpada laſcia.
[118]
Se lo porta il deſtrier per la campagna
Dietro gli reſta in terra Baliſarda,
Marphiſa che quel di fatta compagna
Se gliera d’arme, par ch’auampi iS: arda.
Che ſolo ſra que duo coſi rimagna:
E come era magnanima e gagliarda
Si driza a Mandricardo, e col potere
C’hauea maggior, fopra la teſta il ſiere.
[119]
Rodomòte a Ruggier dietro ſi ſpinge
Vinto e Frotta s’ un’ altra gli n’appicca
Ma Ricciardetto con Viuian ſi ſtringe
E tra Ruggiero e’l Saracin ſi ſicca,
L’uno vrta Rodomonte e lo riſpinge
E da Ruggier per ſorza lo diſpicca:
L’altro la ſpada ſu a: che ſu Viuiano,
Pone a Ruggier giá rifentito: in mano.
[120]
Toſto che’l buon Ruggiero in ſé ritorna
E che Viuian la ſpada gli appreſenta:
A vendicar V ingiuria non ſoggiorna
E verſo il Re d’ Algier ratto s’ auenta,
Come il Leon che tolto ſu le corna
Dal Bue ſia ſtato, e che’l dolor non ſenta
Si ſdegno: & ira, & impeto l’affretta:
Stimula: e sferza: a far la ſua vendetta.
[121]
Ruggier fu’l capo al Saracin tempeſta
E ſé la ſpada ſua ſi ritrouaſſe
Che, come ho detto, al cominciar di qſta
Pugna, di man gran fellonia gli traſſe,
Mi credo ch’a difendere la teſta
Di Rodomóte l’elmo no baſtaffe:
l’elmo che fece il Re far di Babelle
Quádo muouer penſo guerra alle ſtelle.
[122]
La Diſcordia credendo non potere
Altro eſſer quiui che conteſe e riſſe:
Ne vi doueſſe mai piú luogo hauere
pace o triegua, alla ſorella diſſe
C homai ſicuramente a riuedere
1 monachetti ſuoi ſeco veniſſe:
Laſciale andare, e ſtian noi doue in ſrote
Ruggiero hauea ferito Rodomonte.
[123]
Fu il colpo di Ruggier di ſi gran ſorza
Che fece in ſu la groppa di Frontino
Percuoter l’elmo e quella dura ſcorza
Di e’ hauea armato il doſſo il Saracino,
E lui tre volte e qttro a poggia e ad orza
Piegar, per gire in terra a capo chino,
E la ſpada egli anchora hauria perduta
Se legata alla man non foſſe futa.
[124]
Hauea Marphiſa a Mandricardo intanto
Fatto ſudar la ſronte, il viſo e, il petto,
Et egli haueua a lei fatto altretanto,
Ma ſi l’ofbergo d’ambi era perfetto
Che mai poter falſarlo in neſſun canto,
E ſtati eran ſin qui pari in effetto
Ma in vn voltar che fece il ſuo deſtriero
Biſogno hebbe Marphiſa di Ruggiero.
[125]
Il deſtrier di Marphiſa in vn voltarli
Che fece ſtretto, ou’ era molle il prato:
Sdrucciolo in guiſa che non potè aitarli
Di non tutto cader fu’l deſtro lato:
E nel volere in fretta rileuarſi
Da Brigliador ſu pel trauerſo vrtato:
Con che il Pagan poco corteſe venne
Si che cader di nuouo gli conuenne.
[126]
Ruggier che la Donzella a mal partito
Vide giacer, non differí il ſoccorſo:
Hor che l’agio n’ hauea, poi che ſtordito
Da ſé lontan quell’altro era traſcorſo,
Feri ſu l’elmo il Tartaro, e partito
Quel colpo gli hauria il capo eoe ú torſo
Se Ruggier Baliſarda haueſſe hauuta
O Mandricardo in capo altra barbuta.
[127]
Il Re d’ Algier che ſi riſente in queſto
Si volge intorno, e Ricciardetto vede:
E ſi ricorda che gli ſu moleſto
Diazi, quado ſoccorſo a Ruggier diede,
A lui ſi drizza, e faria ſtato preſto
A darli del ben fare aſpra mercede:
Se co grande arte e nuouo incanto toſto
Non ſé gli foſſe Malagigi oppoſto.
[128]
Malagigi che fa d’ogni malia
Quel che ne ſappia alcu Mago eccellete
Anchor che’l libro ſuo ſeco non ſia
Con che fermare il Sole era poſſente,
Pur la ſcongiuratione onde ſolia
Comandare a i Demonii, haueua a mète:
Toſto in corpo al ronzino vn ne coſtrige
Di Doralice: & in furor lo ſpinge.
[129]
Nel manſueto Vbino che fu’l doſſo
Hauea la ſiglia de’l Re Stordilano
Fece entrar vn de gli Angel di Minoffo
Sol con parole il ſrate di Viuiano:
E quel che dianzi mai non s’ era moſſo
Se non quanto vbidito hauea alla mano
Hor d’improuifo ſpicco in aria vn ſalto
Che trenta pie ſu lungo e fedeci alto.
[130]
Fu grande il ſalto, non perho di ſorte
Che ne doueſſe alcun perder la fella,
Quando ſi vide in alto grido ſorte
Che ſi tenne per morta la Donzella,
Quel ronzili come il Diauol ſé lo porte
Dopo vn gran ſalto, ſé ne va con quella
Che pur grida ſoccorſo, in tanta fretta
Che non l’haurebbe giunto vna ſaetta.
[131]
Da la battaglia il figlio d’Vlieno
Si leuo al primo ſuon di quella voce,
E doue ſuriaua il palaſreno
Per la Donna aiutar, n’andò veloce,
Mandricardo di lui non fece meno
Ne piú a Ruggier ne pili a Marphiſa noce
Ma fèza chieder loro o paci o tregue
E Rodomonte, e Doralice ſegue.
[132]
Marphiſa intanto ſi leuo di terra,
E tutta ardendo di diſdegno e d’ira:
Credeſi far la ſua vendetta, & erra
Che troppo lungi il ſuo nimico mira,
Ruggier e’ hauer tal ſin vede la guerra
Rugge come vn Leon, non che ſoſpira,
Ben fanno che Frontino e Brigliadoro
Giunger non ponno co i caualli loro.
[133]
Ruggier non vuol ceſſar ſin che deciſa
Col Re d’Algier nò l’habbia di cauallo,
Non vuol quietar il Tartaro Marphiſa
Ch prouato a ſuo ſenno ancho no hallo.
Laſciar la ſua querela a queſta guiſa
Parrebbe all’uno e all’altro troppo fallo
Di commune parer diſegno faſſi
Di chi ofíefi gli hauea ſeguire i paſſi.
[134]
Nel campo Saracin li troueranno
Quando non poſſan ritrouarli prima
Che per leuar V aſſedio iti ſeranno
Prima che’l Re di Fracia il tutto oppria,
Coſi dirittamente ſé ne vanno
Doue hauerli a man ſalua fanno ſtima:
Giá non andò Ruggier coſi dibotto
Che non faceſſe a i ſuoi compagni motto
[135]
Ruggier ſé ne ritorna oue in diſparte
Fra il ſratel de la ſua Donna bella,
Et ſé gli proferiſce in ogni parte
Amico, per Fortuna e buona e fella,
Indi lo priega, e lo fa con bella arte:
Che falliti in ſuo nome la ſorella,
E queſto coſi ben gli venne detto
Ch ne a lui die ne a glialtri alcú ſoſpetto.
[136]
E da lui da Viuian, da Malagigi:
Dal ferito Aldigier tolſe commiato,
Si proferirò anch’eſſi alli ſeruigi
Di lui, debitor ſempre in ogni lato,
Marphiſa hauea ſi il core d’ire a Parigi
Che’l ſalutar gli amici hauea ſcordato
Ma Malagigi andò tanto e Viuiano
Che pur la falutaron di lontano.
[137]
E coli Ricciardetto, ma Aldigiero
Giace, e conuien che ſuo malgrado reſti,
Verſo Parigi hauean preſo il ſentiero
Quelli duo prima, & hor lo pigliali qſti,
Dirui Signor ne l’altro canto ſpero
Miracoloſi e fopra humani geſti
Che con danno de gli huomini di Carlo
Ambe le coppie ſer di ch’io vi parlo.