Orlando furioso (sec. la stampa 1532)/Canto 25
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CANTO XXV
[1]
Deſir di laude, & impeto d’Amore:
Ne chi piū vaglia anchor ſi troua il vero
Che reſta hor qſto hor quel ſuperiore:
Ne l’uno hebbe e ne l’altro caualliero
Quiui gran ſorza il debito e l’honore:
Che l’amoroſa lite s’intermeſſe,
Fin che ſoccorſo il campo lor s’haueffe.
[2]
Ma piū ve l’hebbe Amor, che ſé non era
Che coſi comando la donna loro,
Non ſi ſciogliea quella battaglia ſiera
Che l’un n’haurebbe il triūphale alloro:
Et Agramante in van con la ſua ſchiera
l’aiuto hauria aſpettato di coſtoro:
Dunq} Amor ſempre rio no ſi ritroua
Se ſpeffo nuoce, ancho taluolta gioua.
[3]
Hor l’uno e l’altro cauallier pagano
Che tutti ha differiti i ſuoi litigi
Va per ſaluar l’efercito Africano:
Con la Donna gentil verſo Parigi:
E va con eſſi anchora il piccol Nano
Che ſeguito del Tartaro i veſtigi:
Fin che con lui codotto a ſronte a ſronte
Hauea quiui il geloſo Rodomonte.
[4]
Capitare in vn prato, oue a diletto
Erano cauallier fopra vn ruſcello:
Duo diſarmati, e duo ch’auean l’elmetto
E vna donna con lor di viſo bello,
Chi foſſer quelli altroue vi ſia detto
Hor no, che di Ruggier prima fauello:
Del buon Ruggier, di cui vi ſu narrato
Che lo ſcudo nel pozzo hauea gittate
[5]
No e dal pozzo anchor lontano ú miglio
Che venire vn corrier vede in gra fretta
Di quei che manda di Troiano il figlio
Ai cauellieri onde ſoccorſo aſpetta:
Dalqual ode che Carlo in tal periglio
La gente ſaracina tien riſtretta:
Che ſé non e chi torto le dia aita
Torto l’honor vi laſciera o la vita.
[6]
Fu da molti penſier ridutto in ſorſè
Ruggier, che tutti l’aſſaliro a vn tratto:
Ma qual per lo miglior doueſſe torſe
Ne luogo hauea ne tempo a penſar atto,
Laſcio adare il meſſaggio, e’l ſreno torſe
La doue ſu da quella donna tratto,
Ch’ adhor adhor í modo egli affrettaua
Che neſſun tempo d’ indugiar le daua.
[7]
Quindi ſeguendo il camin preſo, venne
(Giá declinando il Sole) ad vna terra,
Che’l Re Marſilio in mezo Francia tene
Tolta di man di Carlo in quella guerra,
Ne al ponte ne alla porta ſi ritenne
Che nò gli niega alcuno il parto o ferra:
Ben ch’intorno al raſtrello e in ſu le ſorte
Gran quantitá d’huomini e d’arme ſorte.
[8]
Per ch’era conoſciuta da la gente
Quella donzella ch’auea in cOpagnia:
Fu laſciato partar liberamente
Ne domandato pure onde venia:
Giunſe alla piazza: e di fuoco lucente
E piena la trouo di gente ria:
E vide in mezo ſtar con viſo ſmorto
Il giouine dannato ad eſſer morto.
[9]
Ruggier come gli alzo gliocchi nelviſo
Che chino a terra e lachrymoſo ſtaua,
Di veder Bradamante gli ſu auiſo:
Tanto il giouine a lei raſſimigliaua,
Piú deſſa gli parea quanto piú ſiſo
Al volto e alla perſona il riguardaua,
E ſra ſé diſſe, o queſta e Bradamante
O ch’io no ſon Ruggier com’era inate.
[10]
Per troppo ardir ſi fará ſorſè meſſa
Del garzon condennato alla difeſa,
E poi che mal la coſa l’e ſucceſſa
Ne fará ſtata (come io veggo) preſa
Deh perche tanta fretta? che con erta
Io non potei trouarmi a queſta impreſa?
Ma Ilio ringratio, che ci ſon venuto
Ch’ a tépo anchora, io potrò darle aiuto.
[11]
E ſanza piú indugiar la ſpada ſtringe
(C hauea all’altro cartel rotta la lancia)
E .ululío il vulgo inerme il dſtrier ſpíge
Per lo petto, pei ſianchi, e p la pancia,
Mena la ſpada a cerco, & a chi cinge
La ſronte, a chi la gola, a chi la guancia,
Fugge il popul gridando, e la gran ſrotta
Reſta, o ſciancata, o con la teſta rotta,
[12]
Coe ſtormo d’augei ch’i ripa a u ſtagno
Vola ſicuro, e a ſua paſtura attende,
S’ improuiſo dal ciel Falcon griſagno
Gli da nel mezo, & vn ne batte o prède:
Si ſparge in ſuga, ognú laſcia il copagno
E de lo ſcampo ſuo cura ſi prende
Coſi veduto haureſte far coſtoro
Toſto che’l bue Ruggier diede ſra loro
[13]
A quattro o fei da i colli i capi netti
Leuo Ruggier, ch’indi a ſuggir fur leti:
Ne diuiſe altretanti infin’ a i petti
Fin’ a gliocchi inſiniti e fin’ a i denti,
Conciedero che non trouaſſe elmetti
Ma ben di ferro assai cuffie lucenti,
E s’elmi ſini ancho vi foſſer ſtati
Coſi gli haurebbe o poco men tagliati,
[14]
La ſorza di Ruggier non era quale
Hor ſi ritroui in cauallier moderno,
Ne in Orſo, ne in Leon, ne in animale
Altro piú fiero, o noſtrale, od eſterno
Forſè il tremuoto le farebbe vguale
Forſè il gran Diauol, non ql de lo’nferno
Ma ql del mio Signor, che va col fuoco
Ch’ a cielo e a terra e a mar ſi fa dar loco.
[15]
D’ ogni ſuo colpo mai non cadea manco
D’ú huomo í terra, e le piú volte u paio,
E qttro a ú colpo e cinqj n’uccife ancho,
Si che ſi venne toſto al centinaio,
Tagliaua il brando che traſſe dal ſianco
Come un tenero latte il duro acciaio,
Falerina per dar morte ad Orlando
Fé nel giardi d’ Orgagna il crudel brado
[16]
Hauerlo fatto poi ben le rincrebbe
Che’l ſuo giardin disfar vide con eſſo,
Che ſtratio dunqj? che ruina debbe
Far hor? ch’I ma di tal guerriero e meſſo?
Se mai Ruggier furor, ſé mai ſorza hebbe
Se mai ſu l’alto ſuo valore eſpffo
Qui l’hebbe, il poſe q, qui ſu veduto
Sperando dare alla ſua Donna aiuto.
[17]
Qua! fa la lepre contra i cani ſciolti
Facea la turba contra lui riparo,
Quei che reſtaro vcciſi ſuro molti
Furo inſiniti quei ch’in ſuga andaro,
Hauea la Donna intanto i lacci tolti
Ch’ ambe le mani al giouine legaro
E come potè meglio preſto armollo
Gli die vna ſpada í máo e u ſcudo al collo.
[18]
Egli che molto e oſſeſo, piú che puote
Si cerca vendicar di quella gente,
E quiui ſon ſi le ſue ſorze note
Che riputar ſi fa prode e valente:
Giá hauea attufato le dorate ruote
Il Sol ne la marina d’ Occidente
Quando Ruggier vittorioſo, e quello
Giouine ſeco, vſcir ſuor del cartello.
[19]
Quando il garzon ſicuro de la vita
Con Ruggier ſi trouo ſuor de le porte
Gli rende molta gratia & inſinita
Con gentil modi e con parole accorte,
Che non lo conoſcendo a dargli aita
Si foſſe merlò a riſchio de la morte:
E prego che’l ſuo nome gli dicerte
Per ſapere a chi tanto obligo hauerte.
[20]
Veggo (dicea Ruggier) la faccia bella
E le belle fattezze, e’l bel ſembiante,
Ma la in. uni. i de la fauella
Non odo giá de la mia Bradamante,
Ne la relation di gratie, e quella
Ch’ella vſar debba al ſuo fedele amante
Ma ſé pur qſta e Bradamante, hor come
Ha ſi toſto in oblio meſſo il mio nome?
[21]
Per ben ſaperne il certo, accortamente
Ruggier le diſſe, iov’ho veduto altroue
Et ho pèſato, e péſo, e ſinalmente
Non ſo ne poſſo ricordarmi doue,
Ditemei voi, ſé vi ritorna a mente,
F. fate che’l nome ancho vdir mi gioue,
Accio che ſaper poſſa a cui mia aita
Dal fuoco habbia ſaluata hoggi la vita.
[22]
Che voi m’habbiate viſto eſſer potria
(Riſpoſe quel) che nò ſo doue o quado,
Ben vo pel mondo anch’io la parte mia
Strane auenture hor qua hor la cercado.
Forſè vna mia ſorella ſtata ſia
Che verte l’arme, e porta al lato il brſtdo
Che nacque meco, e tanto mi ſomiglia
Che non ne può diſcemer la famiglia.
[23]
Ne primo ne fecondo ne ben quarto
Sete di quei ch’errore in ciò preſo hano
Ne’l padre,' ne i ſratelli, ne chi a vn parto
Ci produſſe ambi, ſcernere ci fanno.
Glie ver ch qſto crin raccorcio e ſparto
Ch’ io porto come glialtri huomini fanno
Et il ſuo lugo, e I treccia al capo auuolta
Ci ſolea far giá differentia molta.
[24]
Ma poi ch’un giorno ella ferita ſu
Nel capo (lungo faria a dirui come)
E per ſanarla vn ſeruo di Ieſu
A meza orecchia le taglio le chiome:
Alcun ſegno tra lor non reſto piú
Di differentia, ſuor che’l tèffo e’l nome
Ricciardetto fon’ io, Bradamante ella
Io ſratel di Rinaldo, erta ſorella.
[25]
E ſé non v’increfeeſſe Paſcoltarmi
Coſa direi che vi faria ſtupire,
Laqual m’occorſe per artimigliarmi
A lei: gioia al principio e al (in martire,
Ruggiero ilqual piú gratioſi carmi
Piú dolce hiſtoria non potrebbe vdire
Che doue alcun ricordo interuenirte
De la ſua Donna, il prego ſi. che dirte.
[26]
Accadde a queſti di, che peivicini
Boſchi partando la ſorella mia
Ferita da uno ſtuol de Saracini
Che ſenza l’elmo la trouar per via
Fu di ſcorciarſi affretta i lunghi crini
Se ſanar volſe d’una piaga ria
C hauea con gran periglio ne la teſta:
E coſi feorcia erro per la foreſta.
[27]
Errando giunſe ad vna ombroſa ſonte
E perche afflitta e ſtanca ritrouoſſe
Dal deſtrier ſcefe, e diſarmo la ſronte
E ſu le tenere herbe addormentoſſe,
Io non credo che fabula ſi conte
Che piú di queſta hiſtoria bella foſſe,
Fiordiſpina di Spagna foprarriua
Che per cacciar nel boſco ne veniua.
[28]
E quando ritrouo la mia ſirocchia
Tutta coperta d’ arme eccetto il viſo:
C’hauea la ſpada in luogo di conocchia
Le ſu vedere vn caualliero auiſo,
La faccia, e le viril fattezze adocchia
Tanto che ſé ne ſente il cor conquiſo,
La íuita a caccia, e tra l’ombroſe ſronde
Lunge da glialtri al ſin ſeco s’aſconde.
[29]
Poi che l’ha ſeco in ſolitario loco
Doue non teme d’effer fopraggiunta
Con atti e con parole a poco a poco
Le ſcopre il ſiſſo cuor di graue punta,
Co gliocchi ardéti e co i ſoſpir di fuoco
Le moſtra l’alma di diſio conſunta
Hor ſi ſcolora in viſo, hor ſi raccende,
Tanto s’ arriſchia ch’un bacio ne prede
[30]
La mia ſorella hauea ben conoſciuto
Che qſta Dona in cambio l’hauea tolta:
Ne dar poteale a quel biſogno aiuto
E ſi trouaua in grade impaccio auuolta:
Glie meglio (dicea ſeco) s’ io riſiuto
Queſta hauuta di me credenza ſtolta:
E s’ io mi moſtro femina gentile
Che laſciar riputarmi vn’huomo vile.
[31]
E dicea il ver, ch’era viltade eſpreffa
Conueniente a vn’ huom fatto di ſtucco,
Con cui ſi bella Donna foſſe meſſa
Piena di dolce e di nectareo ſucco
E tuttauia ſteſſe a parlar con eſſa
Tenendo baſſe l’ale come il cucco,
Co modo accorto ella il parlar riduſſe
Che venne a dir come Donzella ſuſſe.
[32]
Ch gloria, qual giá Hippolyta e Camilla
Cerca ne l’arme, e in Africa era nata
In lito al mar ne la citta d’Arzilla:
A ſcudo e a lancia da fanciulla vſata,
Per queſto non ſi ſmorza vna ſcintilla
Del fuoco de la Donna inamorata
Queſto rimedio all’alta piaga e tardo
Taf hauea Amor cacciato inazi il dardo
[33]
Per queſto non le par men bello il viſo
Men bel lo ſguardo e men belli i coſtui
Per ciò non torna il cor che giá diuiſo
Da lei, godea dentro gli amati lumi,
Vedendola in quell’habito l’è auiſo
Che può far che’l deſir non la conſumi,
E quando ch’ella e pur femina penſa
Soſpira e piage e moſtra doglia imenſa.
[34]
Chi haueſſe il ſuo ramarico e’l ſuo piato
Quel giorno vdito hauria pianto co lei,
Quai tormenti (dicea) ſuron mai tanto
Crudel ? che piú non ſiati crudeli i miei ?
D’ ognaltro amore, o ſcelerato, o ſanto
Il deſiato ſin ſperar potrei
Saprei partir la roſa da le ſpine:
Solo il mio deſiderio e ſenza ſine.
[35]
Se pur voleui Amor darmi tormento
Che t’ increſceſſe il mio felice ſtato
D’alcun martir doueui ſtar contento
Che foſſe achor ne glialtri amati vſato,
Ne tra gli huomini mai ne tra l’armento
Che femina ami femina ho trouato:
Non par la donna all’altre donne bella
Ne aceruie ceruia, ne all’agnelle agnella
[36]
In terra, in aria in mar, ſola fon’ io
Che patiſco da te ſi duro ſcempio:
E queſto hai fatto accio che l’error mio
Sia ne l’imperio tuo l’ultimo eſempio,
La moglie del Re Nino hebbe diſio
Il figlio amando: federato & empio,
E Myrrha il padre, e la Cretéfe il Toro
Ma glie piú ſolle il mio ch’alcú de i loro.
[37]
La femina nel maſchio ſé diſegno
Sperone il ſine, & hebbelo come odo
Paſiphe ne la vacca entro del legno:
Altre per altri mezi, e vario modo,
Ma ſé volaſſe a me con ogni ingegno
Dedalo, nò potria ſcioglier quel nodo
Che fece il maſtro troppo diligente
Natura d’ogni coſa piú poſſente.
[38]
Coſi ſi duole e ſi conſuma & ange
La bella Donna, e nò s’accheta in fretta:
Talhor ſi batte il viſo: e il capei ſrange
E di ſé, contra ſé, cerca vendetta,
La mia ſorella per pietá ne piange
Et e a ſentir di quel dolor conſtretta,
Del ſolle e vari diſio ſi ſtudia trarla
Ma non fa alcun profitto, e in vano parla.
[39]
Ella ch’aiuto cerca, e non conſorto
Sempre piú ſi lamenta e piú ſi duole,
Era del giorno il termine hormai corto
Che roſſeggiaua in Occidente il Sole,
Hora oportuna da ritrarſi in porto
A chi la notte al boſco ſtar non vuole,
Quádo la Dona inuito Bradamante
A queſta terra ſua poco diſtante.
[38]
Non le ſeppe negar la mia ſorella:
E coſi inſieme ne vennero al loco
Doue la turba ſcelerata e fella
Poſto m’hauria (ſé tu no v’eri) al fuoco,
Fece la dentro Fiordiſpina bella
La mia ſirocchia accarezzar non poco,
E riueſtita di feminil gonna
Conoſcer ſé a ciaſcun ch’ella era Dona.
[39]
Perho che conoſcendo che neſſuno
Vtil trahea da quel virile aſpetto.
Non le parue ancho di voler ch’alcuno
Biaſmo di ſé: per queſto foſſe detto,
Fello acho accio che’l mal e’ hauea dal’uno
Virile habito: errando giá còcetto,
Hora con l’altro diſcoprendo il vero
Prouaſſi di cacciar ſuor del pernierò,
[40]
Comune il Ietto hebbon la notte inſieme
Ma molto differente hebbon ripoſo,
Che l’ima dorme, e l’altra piange e geme
Che ſempre il ſuo deſir ſia piú ſocoſo,
E fe’l ſonno talhor gliocchi le preme
Quel breue ſonno e tutto imaginoſo,
Le par veder che’l ciel l’habbia gceſſo
Bradamante cangiata in miglior feſſo.
[43]
Come l’infermo acceſo di gran ſete
S’ in quella ingorda voglia s’ addorméta
Ne l’interrotta e turbida quiete
D’ogn’ acqua che mai vide ſi ramenta,
Coſi a coſtei di far ſue voglie liete
L’imagine del ſonno rappreſenta
Si deſta, e nel deſtar mette la mano
E ritroua pur ſempre il ſogno vano.
[44]
Quanti prieghi la notte, quanti voti,
Offerte al ſuo Machone, e a tutti i dei,
Che con miracoli apparenti e noti
Mutaſſero in miglior feſſo coſtei,
Ma tutti vede andar d’ effetto voti
E ſorte anchora il ciel ridea di lei,
Paſſa la notte, e Phebo il capo biondo
Trahea del mare e daua luce al mondo.
[45]
Poi che’l di venne e che laſciaro il letto
A Fiordiſpina s’augumenta doglia,
Che Bradamante ha del partir giá detto
Ch’uſcir di qſto ipaccio hauea gran voglia,
La gètil donna vn’ ottimo ginetto
In don da lei vuol che partendo toglia,
Guernito d’oro, & vna fopraueſta
Che riccamente ha di ſua man conteſta.
[46]
Accompagnolla vn pezzo Fiordiſpina
Poi ſé piangendo al ſuo caſtel ritorno:
La mia ſorella ſi ratto camina
Che véne a Mótalbano acho ql giorno,
Noi ſuoi ſratelli, e la madre meſchina
Tutti le ſiamo feſteggiando intorno:
Che di lei non ſentendo, hauuto ſorte
Dubbio e tema haueua de la ſua morte.
[47]
Miramo al trar de l’elmo al mozzo crine
Ch’intorno al capo prima s’auolgea:
Coſi le fopraueſte peregrine
Ne ſer marauigliar ch’indoſſo hauea,
Et ella il tutto dal principio al ſine
Narronne (come dianzi io vi dicea)
Come ferita foſſe al boſco, e come
Laſciaffe per guarir le belle chiome.
[48]
E come poi dormendo in ripa all’acqj
La bella cacciatrice fopragiunfe,
A cui la falſa ſua ſembianza piacer
E come da la ſchiera la diſgiunſe
Del lamento di lei poi nulla tacqj
Che di pietade l’anima ci punſe
E come alloggio ſeco e tutto quello
Che fece ſin che ritorno al cartello,
[49]
Di Fiordiſpina gran notitia hebb’ io
Ch’in Siragozza, e giá la vidi, in Fracia:
E piacquer molto all’appetito mio
I ſuoi begliocchi, e la polita guancia,
Ma non laſciai fermaruiſi il diſio
Ch l’amar ſenza ſpeme, e ſogno e dacia,
Hor quado in tal’ampiezza mi ſi porge
l’antiqua ſiamma ſubito riſorge.
[50]
Di queſta ſpeme Amore ordiſce i nodi
Che d’altre ſila ordir non li potea,
Onde mi piglia e moſtra inſieme i modi
Che da la Dona haurei ql ch’io chiedea
A ſucceder faran facil le ſrodi
Che come ſpeffo altri ingánato hauea
La fimiglianza e’ ho di mia ſorella
Forte ancho ingannerá qſta Donzella.
[51]
Faccio o no’l faccio al ſin mi par ch buono
Sempre cercar ql che diletti, ſia
Del mio penſier con altri non ragiono
Ne vo ch’in ciò conſiglio altri mi dia
Io vo la notte oue quell’arme ſono,
Che s’ hauea tratte la ſorella mia
Tolgole, e col deſtrier ſuo via camino
Ne ſto aſpettar che luca il matutino.
[52]
Io me ne vo la notte: Amore e duce,
A ritrouar la bella Fiordiſpina,
E v’arriuai che non era la luce
Del Sole aſcoſa anchor ne la marina,
Beato e chi correndo ſi conduce
Prima de glialtri a dirlo alla Regina,
Da lei ſperado per l’annuntio buono
Acquiſtar gratia, e riportarne dono.
[53]
Tutti m’haueano tolto coſi in fallo
Com’hai tu fatto anchor p Rradamante,
Tanto piú che le veſti hebbi e’l cauallo
Con che partita era ella il giorno inante,
Vieti Fiordiſpina di poco interuallo
Con feſte incontra, e con carezze tante
E con ſi allegro viſo e ſi giocondo
Ch piú gioia moſtrar nò potria al mòdo.
[54]
Le belle braccia al collo indi mi getta
E dolcemente ſtringe e bacia in bocca,
Tu puoi penſar s’ allhora la ſaetta
Dirizzi Amor, s’ in mezo il cor mi tocca,
Per man mi piglia, e in camera con fretta
Mi mena, e non ad altri ch’a lei tocca
Clic da l’elmo allo ſpron l’arme mi f lacci
E neſſun’ altro vuol che ſé n’impacci.
[55]
Poi fattali arrecare vna ſua veſte
Adorna e ricca, di ſua man la ſpiega,
E come io ſoſſi femina mi veſte
E in reticella d’ oro il crin mi lega,
Io muouo gliocchi co maniere honeſte,
Ne ch’io ſia Dona alcú mio geſto niega:
La voce ch’accufar mi potea ſorſè
Si ben’ufai ch’alcun non ſé n’accorfe.
[56]
Vſcimmo poi la doue erano molte
Perſone in ſala e cauallieri e donne,
Da i quali ſummo con l’honor raccolte
Ch’alle Regine faſſi e gran madonne,
Quiui d’alcuni mi riſi io piú volte
Che non ſappiendo ciò che ſotto gonne
Si nafeondeffe, valido egagliardo
Mi vagheggiauan con laſciuo ſguardo
[57]
Poi che ſi fece la notte piú grande
E giá vn pezzo la menſa era leuata,
La menſa, che ſu d’ottime viuande
Secondo la Ragione apparecchiata,
Non aſpetta la Donna ch’io domande
Quel che m’era cagion del venir ſtata,
Ella m’inuita per ſua corteſia
Che quella notte a giacer ſeco io ſtia.
[56]
Poi che donne e donzelle hormai leuate
Si ſuro e paggi e camerieri intorno,
Eſſendo ambe nel letto diſpogliate
Co i torchi acceſi che parea di giorno,
Io cominciai non vi marauigliate
Madonna ſé ſi toſto a voi ritorno:
Che ſorſè v’ andauate imaginando
Di non mi riueder ſin, Dio fa quando.
[59]
Diro prima la cauſa del partire
Poi del ritorno l’udirete anchora:
Se’l voſtro ardor Madonna intiepidire
Potuto haueſſi col mio far dimora
Viuere in voſtro ſeruitio e morire
Voluto haurei, ne ſtarne ſenza vn’hora,
Ma viſto quanto il mio ſtar vi noceffi
Per non poter far meglio, andare eleffi.
[60]
Fortuna mi tiro ſuor del camino
In mezo vn boſco d’intricati rami,
Doue odo vn grido riſonar vicino
Come di donna che ſoccorſo chiami,
V’accorro, e fopra vn lago cryſtallino
Ritrouo u Fauno e’ hauea pſo a glihami
In mezo l’acqua vna Donzella nuda
E mangiarli il crudel la volea cruda.
[61]
Cola mi trarli, e con la ſpada in mano
(Perdi’ aiutar non la potea altrimente)
Tolſi di vita il peſcator villano,
Ella ſalto ne l’acqua immantinente,
Non m’haurai (diſſe) dato aiuto in vano
Ben ne farai premiato e riccamente
Quáto chieder ſaprai, peti ſon Nympha
Che viuo dètro a queſta chiara lympha
[62]
Et ho poſſanza far coſe ſtupende
E sforzar gli Elementi e la Natura
Chiedi tu, quato il mio valor s’eſtende:
Poi laſcia a me di ſatisfarti cura.
Dal ciel la Luna al mio cantar diſcende ;
S’agghiaccia il fuoco: e l’aria ſi fa dura
Et ho lalhor con ſemplici parole
Moſſa la terra, & ho fermato il Sole.
[63]
Non le domado a queſta oſſerta vnire
Theſor, ne dominar populi e terre
Ne in piú virtú ne in piú vigor ſalire
Ne vincer con honor tutte le guerre,
Ma ſol che qualche via donde il deſire
Voſtro s’adempia, mi ſchiuda e differre
Ne piú le domado un ch’un’ altro effetto
Ma tutta al ſuo giudicio mi rimetto.
[64]
Hebbile a pena mia domanda eſpoſta
Ch’ unaltra volta la vidi attuffata,
Ne fece al mio parlare altra riſpoſta
Ch di ſpruzzar ver me l’acqua incátata:
Laqual non prima al viſo mi s’accolta
Ch’io (non ſo come) ſon tutta mutata:
Io’l ueggo, io’l ſento, e a penavero parmi
Sento in maſchio di femina mutarmi.
[65]
E ſé non foſſe che ſenza dimora
Vi potete chiarir noi credereſte:
E qual nell’altro feſſo in queſto anchora
Ho le mie voglie ad vbbidirui preſte:
Còmadate lor pur, che ſieno hor hora
E ſempre mai, per voi vigile e deſte,
Coſi le diſſi, e feci ch’ella iſteffa
Trouo con man la veritade eſpreffa.
[66]
Come interuiene a chi giá ſuor di ſpeme
Di coſa ſia che nel pender molt’ habbia:
Che mentre piú d’efferne priuo geme
Piú ſé n’ afflige, e ſé ne ſtrugge e arrabbi
Se ben la troua poi: tato gli pme
L’hauer gran tempo feminato in ſabbia
E la diſperation l’ha ſi male vſo
Che non crede a ſé ſteffo, e ſta confuſo.
[67]
Coſi la Donna, poi che tocca e vede
Quel di e’ hauuto hauea tanto deſire:
A gliocchi, al tatto, a ſé ſteffa, non crede,
E ſta dubbioſa anchor di non dormire:
E buona proua biſogno a far fede
Che ſentia quel che le parea ſentire,
Fa Dio (diſſe ella) ſé ſon ſogni queſti
Ch’ io dorma ſemp e mai piú no mi deſti.
[68]
No rumor di tamburi, o ſuon di trombe
Furon principio all’amoroſo aſſalto:
Ma baci ch’imitauan le colombe
I i.iu.í ſegno hor di gire: hor di fare alto,
Vſammo altr’ arme che ſaette o ſrombe
Io ſenza ſcale in ſu la rocca ſalto:
E lo ſtendardo piantoui di botto
E la nimica mio mi caccio ſotto.
[69]
Se ſu quel letto la notte dinanti
Pien di ſoſpiri, e di querele graui
Non ſtette l’altra poi ſenza altretanti
Riſi, feſte, gioir, giochi ſoaui,
Non con piú nodi i ſleſiuoſi acanthi
Le colonne circondano e le traili
Di quelli con che noi legammo ſtretti
E colli, e lí.vlii, e braccia, e gabe, e petti.
[70]
La coſa ſtaua tacita ſra noi
Si che duro il piacer per alcun meſe,
Pur ſi trouo chi ſé n’accorfe poi
Tanto che con mio danno il Re lo’ntefe,
Voi che mi liberaſte da quei ſuoi
Che ne la piazza hauea le risme acceſe:
Comprendere hoggimai potete il reſto:
Ma Dio fa ben con che dolor ne reſto.
[71]
Coſi a Ruggier narrami Ricciardetto
E la notturna uia facea men graue
Salendo tuttauia verſo vn poggietto
Cinto di ripe e di pendici caue
Vn’erto calle, e pien di faſſi e ſtretto
Apria il camin con faticoſa chiaue,
Sedea al sòmo u caſtel detto Agriſmote
C’haueí guardia Aldigier di chiaramòte
[72]
Di Buouo era coſtui ſigliuol baſtardo
Fratel di Malagigi e di Viuiano,
Chi legitimo dice di Gherardo
E teſtimonio temerario e vano,
Foſſe come ſi voglia, era gagliardo
Prudente, liberal, corteſe, ſiumano,
E facea quiui le fraterne mura
La notte e il di guardar con buona cura.
[73]
Raccolſe il cauallier corteſemente
Come douea il cugin ſuo Ricciardetto,
Ch’amo come fratello, e parimente
Fu ben viſto Ruggier per ſuo riſpetto,
Ma nò gli uſei giá incontra allegramente
Come era vſato, anzi con triſto aſpetto
Perch’uno auiſo il giorno hauuto hauea
Che nel viſo e nel cor meſto il facea.
[74]
A Ricciardetto in cambio di ſaluto
Diſſe, fratello habbian nuoua non buona
Per certiſſimo meſſo hoggi ho ſaputo,
Che Bertolagi iniquo di Baiona
Con Lanfufa crudel s’è conuenuto
Che pretioſe ſpoglie eſſo a lei dona:
Et eſſa a lui pon noſtri ſrati in mano
Il tuo bon Malagigi, e il tuo Viuiano.
[75]
Ella dal di che Ferrau li preſe
Gliha ognor tenuti in loco oſcuro e fello
Fin che’l brutto contratto e diſcortefe
N’ha fatto co coſtui di ch’io fauello,
Gli de mandar domane al Maganzeſe
Ne i confin tra Baiona e vn ſuo cartello.
Verrá in perſona egli a pagar la mancia
Ch 9pra il miglior ſangue ch ſia í Fracia
[76]
Rinaldo noſtro n’ho auiſato hor hora:
Et ho cacciato il meſſo di galoppo,
Ma no mi par ch’arriuar pofTa ad hora
Che non ſia tarda, che’l camino e troppo,
Io non ho meco gente da vſcir ſuora,
L’animo e pròto, ma il potere e zoppo:
Se gli ha quel traditor li fa morire
Si che non ſo che far non ſo che dire.
[77]
La dura nuoua a Ricciardetto ſpiace
E perche ſpiace a lui, ſpiace a Ruggiero,
Che poi ch queſto e quel vede che tace
Ne tra profitto alcun del ſuo penſiero,
Diſſe con grande ardir, dateui pace
Sopra me queſt’imprefa tutta chero,
E queſta mia varrá per mille ſpade
A riporui i ſratelli in libertade.
[78]
Io non voglio altra gente altri ſuſſidi
Ch’ io credo baſtar ſolo a queſto fatto:
lo vi domando ſolo vn che mi guidi
Al luogo, oue ſi dee fare il baratto,
Io vi faro ſin qui ſentire i gridi
Di chi fará preſente al rio contratto,
Coſi dicea, ne dicea coſa nuoua
All’lí de dui ch n’hauea viſto pruoua.
[79]
L’altro non l’aſcoltaua, ſé non quanto
S’aſcolti vn ch’assai parli, e ſappia poco,
Ma Ricciardetto gli narro da canto
Come ſu per coſtui tratto del fuoco,
E ch’era certo che maggior del vanto
Faria veder l’effetto a tempo e a loco,
Gli diede allhor’ vdienza piú che prima
E ritienilo, e ſé di lui gran ſtima.
[80]
Et alla menſa, oue la Copia ſuſe
Il corno, V honoro come ſuo dono,
Quiui fenz’ altro aiuto ſi concluſe
Che liberare i duo ſratelli ponno:
In tanto foprauenne e gliocchi chiuſe
A i Signori e a i ſergenti il pigro ſonno
Fuor ch’a Ruggier, che p tenerlo deſto
Gli púge il cor ſemp un penſier moleſto.
[81]
l’aſſedio d’ Agramante e’ hauea il giorno
Vdito dal corrier, gli ſta nel core,
Ben vede ch’ogni minimo ſoggiorno
Che faccia d’aiutarlo, e ſuo diſnore,
Quata gli fará Ifamia: quanto ſcorno
Se co i nemici va del ſuo Signore,
O come a gran viltade a gran delitto
Battezandofi alhor gli fará aſſeritto.
[82]
Potria in ognaltro tempo eſſer creduto
Che vera religion l’haueſſe moſſo:
Ma hora che biſogna col ſuo aiuto
Agramante d’ aſſedio eſſer riſcoſſo,
Piú toſto da ciaſcun fará tenuto
Che timore e viltá l’habbia percoſſo:
Ch’ alcuna opinion di miglior fede
yueſto il cor di Ruggier ſtimula e ſiede
[83]
Che s’habbia da partire ancho lo punge
Senza licentia de la ſua Regina,
Quando queſto penſier: quSdo ql giiíge
Che’l dubio cor diuerſamente inchina,
Gli era l’auifo riuſcito lunge
Di trouarla al caſtel di Fiordiſpina,
Doue inſieme douea, come ho giá detto,
In ſoccorſo venir di Ricciardetto.
[84]
Poi gli ſouien, ch’egli le hauea promeſſo
Di ſeco a Vall’ombrofa ritrouarſi:
Péſa ch’adar v’ habbi ella, e qui d’elfo
Che non vi troui poi, marauigliarſi,
Potette alnien mandar lettera o metto
Si eli’ ella non haueſſe a lamentarſi:
Che oltre ch’egli mal le hauea vbbidito
Senza far motto anchor foſſe partito.
[85]
Poi che piú coſe imaginate s’ hebbe
Penſa ſcriuerle al ſin quanto gli accada,
E ben ch’egli non ſappia come clebbe
La lettera inaiar ſi che ben vada,
Non perho vuol reſtar, che be potrebbe
Alcun meſſo fedel trouar per ſtrada,
Piú non s’ indugia, e ſalta de le piume
Si fa dar charta, ichioſtro, péna, e lume.
[86]
I camarier diſcreti & aueduti
Arrecano a Ruggier ciò che comanda,
Egli comincia a ſcriuere, e i falliti
(Come ſi ſuol) ne i primi verſi manda,
Poi narra de gli auiſi che venuti
Son dal ſuo Re, ch’aiuto gli domanda
E ſé P andata ſua non e ben preſta
O morto o in man de gli nimici reſta.
[87]
Poi ſeguita ch’eſſendo a tal partito
E ch’a lui per aiuto ſi volgea,
Vedette ella che’l biaſmo era inſinito
S’a quel punto negar gli lo volea,
E ch’etto a lei douendo eſſer marito
Guardarſi da ogni macchia ſi douea,
Che non ſi conuenia con lei, che tutta
Era (incera, alcuna coſa brutta.
[88]
E ſé mai per adietro vn nome chiaro
Ben’ oprando cerco di guadagnarli,
E guadagnato poi: ſé hauuto caro:
Se cercato l’hauea di conſeruarſi,
Hor lo cercaua, e n’era fatto auaro,
Poi che douea con lei participarſi,
I.aqual ſua moglie, e totalméte in dui
Corpi eſſer douea vn’ anima con lui.
[89]
E ſi come giá a bocca le hauea detto
Le ridicea per queſta charta anchora,
Finito il tempo in che per fede aſtretto
Era al ſuo Re, quado non prima muora,
Che ſi fará Chriſtian coſi d’effetto
Come di buon voler ſtato era ogni hora,
E ch’al padre e a Rialdo, e a glialtri ſuoi
Per moglie domandar la fará poi.
[90]
Voglio (le foggiúgea) quado vi piaccia
L’affedio al mio Signor leuar d’intorno:
Accio che l’ignorante vulgo taccia
Uqual direbbe a mia vergogna e ſcorno,
Ruggier métre Agramate hebbe bonaccia
Mai nò Pabadono notte ne giorno,
Hor che Fortuna per Carlo ſi piega
Egli col vincitor P inſegna ſpiega.
[91]
Voglio quindici di termine, o venti
Tanto che comparir poſſa vna volta:
Si che de gli Africani alloggiamenti
La graue oſſedion per me ſia tolta,
In tanto cercherò conuenienti
Cagioni, e che ſian giuſte, di dar uolta,
Io vi domado per mio honor ſol queſto,
Tutto poi voſtro e di mia vita il reſto.
[92]
In Cimili parole ſi diffuſe
Ruggier, che tutte non ſo dirai a pieno,
E ſegui con molt’ altre, e non concluſe
Fin che non vide tutto il ſoglio pieno,
E poi piego la lettera, e la chiuſe:
E ſuggellata ſé la poſe in ſeno,
Con ſpeme che gli occorra il di feguète
Chi alla donna la dia ſecretamente.
[93]
Chiuſa c’hebbe la lettera, chiuſe ancho
Gli occhi fu’l letto, e ritrouo quiete,
Che’l ſonno véne, e ſparfe il corpo ſtaco
Col ramo intinto nel liquor di lethe,
E poſo ſin ch’un nembo roſſo e bianco
Di fiori, ſparfe le contrade liete
Del lucido Oriente d’ ogn’ intorno,
Et indi vſci del aureo albergo il giorno.
[94]
E poi ch’a ſalutar la nuoua luce
Pei verdi rami incominciar gli augelli,
Aldigier che voleua eſſere il duce
Di Ruggiero e de l’altro, e guidar quelli
Oue faccin che dati in mano al truce
Bertolagi, non ſiano i duo ſratelli:
Fu’l primo in piede, e quando ſentir lui:
Del letto vſciro ancho queglialtri dui
[95]
Poi che veſtiti ſuro e bene armati
Co i duo cugin Ruggier ſi mette in via,
Giá molto indarno hauendoli pregati
Che queſta impreſa a lui tutta ſi dia,
Ma eſſi pel deſir c’han de lor ſrati
E perche lor parea diſcorteſia:
Steron negando piú duri che faſſi
Ne confentiron mai che ſolo andaſſi.
[96]
Giunſero al loco il di, che ſi douea
Malagigi mutar ne i carriaggi.
Era vn’ ampia campagna che giacea
Tutta ſcoperta agli Apollinei Raggi,
Quiui ne allor ne myrto ſi vedea
Ne cypreſſi ne ſraſſini ne faggi:
Ma nuda ghiara, equalch humil virgulto
No mai da marra, o mai da vomer culto.
[97]
I tre guerrieri arditi ſi fermaro
Doue vn fender fendea quella pianura:
E giunger quiui vn cauallier miraro
C’hauea d’oro ſregiata l’armatura,
E per inſegna in campo verde, il raro
E bello augel che piú d’un ſecol dura:
Signor nò piú, ch giuto al ſin mi veggio
Di queſto canto, e ripoſarmi chieggio.