<dc:title> La stazione estiva di Montepiano </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Francesco Bettini</dc:creator><dc:date>1897</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Bettini - La stazione estiva di Montepiano, Firenze, Minorenni corrigendi, 1897.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=La_stazione_estiva_di_Montepiano/XIX&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20210331134313</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=La_stazione_estiva_di_Montepiano/XIX&oldid=-20210331134313
La stazione estiva di Montepiano - § 19 — Cenni di Botanica e Zoologia Francesco BettiniBettini - La stazione estiva di Montepiano, Firenze, Minorenni corrigendi, 1897.djvu
Dalla pianura, elevata poche diecine di metri sopra il livello del mare, il territorio di Vernio si estende fino alle alte cime dell’Appennino. Presenta quindi il passaggio per diverse zone di flora e di fauna, delle quali il lettore potrà formarsi un’idea sopra il seguente specchietto di carattere puramente locale:
Zona
della coltivazione, dell’ulivo, della vite.
750m
»
del castagno
500m-800m
»
del noce
600m-1000m
»
del faggio
800m-1200m
»
delle conifere (abete)
1000m —
Il terreno è in generale poco fertile, adatto a tutte le coltivazioni ed a nessuna in modo speciale; l’agricoltura [p. 104modifica]non trascurata, ma neppure in fiore come in altre parti della Toscana; forse anche perchè si dà molto campo alla pastorizia del bestiame grosso. La popolazione è sufficientissima ai bisogni delle campagne senza, nè troppo numero, nè scarsezza, e potrebbero benissimo occuparsi in paese quei non pochi che emigrano temporaneamente in Sardegna e nelle maremme; abbondano gli industriali ed i piccoli possidenti che coltivano in proprio, pochi sono i grandi possidenti, come gli ex-Granduchi, gli Strozzi, i Betti ecc. S’incontrano numerosi mulini, filande e tessitorie, cascine, segatorie di legname ecc.
L’aria fina e mantenuta in moto dalle continue correnti che seguono il corso della valle, il clima nè troppo caldo nè troppo freddo — quantunque un po’ umido —, le acque fresche e purissime, il vitto non scelto ma sano e nutritivo, tutto concorre a mantenere negli abitanti una salute ferrea ed a preservarli da imperfezioni fisiche e da malattie epidemiche. Anche le piante sono vegete e rigogliose, se ne eccettui danni insignificanti prodotti dall’oidio e dalla peronospora.
Fatica improba e disutile sarebbe il volere enumerare tutte le specie animali e vegetali che vivono e vegetano nella Valle del Bisenzio. Perchè però nulla manchi alla presente Guida di Montepiano di ciò che può renderla istruttiva e completa, sarà bene ricordare le famiglie e le specie più sparse nella regione, soggiungendo quelle riflessioni, che l’indole assunta oggigiorno da simili lavori rende necessarie.
A
Abies. — Grandi alberi coniferi, diritti, sottili alla cima, della lunghezza anche di 35 e più metri, a fiori [p. 105modifica]amentacei, unisessuali, monoici, dalle foglie aciculate, sparse, solitarie, sempre verdi, persistenti. Crescono ad altezze superiori a mille metri e fioriscono in aprile e marzo.
Ne esistono varie specie, come A. vulgaris, A. rubra, A. alba, A. larex. Se ne estraggono materie resinose, come pece greca, colofonia, trementina, ecc., sostanze tutte di uso ben conosciuto; se ne distillano apprezzatissime essenze colle quali si fabbricano ottimi liquori, p. es. la Lacrima e la Gemma d’Abeto. Il legname duro, leggiero ed elastico è usato con vantaggio in alberature di navi, in affissi ed in travature.
Niente di più sano che respirare l’aria balsamica di una abetina: niente di più dilettevole che contemplare quelle lunghe file di alberi altissimi, fini e diritti che ondeggiano rumoreggiando alla più piccola aura di vento.
Oltremodo belle sono le abetine di Montepiano.
Acer campestris. — Usato nella valle bassa come sostegno alle viti. Meglio forse sarebbe l’abbandonare questo costume tanto seguito da noi. L’olmo ruba sempre nutrimento ai vigneti, e la vite, o sorretta da canne all’uso romano, o lasciata vagabonda sulla terra all’uso spagnuolo, prospera di più.
Acer platanoides. — Bella pianta alcunchè simile al platano, ricercata dagli stipettai per farne impiallacciature. Ha sulle foglie escrescenze zuccherine che le api.... ed i monelli succiano volentieri. Anzi non è raro vedere appesi a qualche ramo dei piccoli sciami di api selvatiche. Le svolazzano intorno anche i bombi (pecchioni) che poi portano nei loro alveari sotterranei gli umori succhiati.
Aconitum lycoctonum. — Pianta velenosissima, creduta erroneamente utile contro l’idrofobia.
Achillea millefolium. — Millefoglio. Usata come foraggio.
Aetusa cinapium. — Cicuta. Pianta velenosa, scambiata alcune volte e con gravi danni col prezzemolo; le sue infiorescenze elegantissime ad ombrella composta sono un bello e tipico esemplare. Gli antichi, che non conoscevano il numero stragrande dei moderni veleni, se ne servivano per darsi o dare la morte; così Socrate, condannato a morte dagli Ateniesi perchè difendeva esservi un solo vero Dio, preferì uccidersi da sè bevendo un decotto di cicuta, o, secondo altri, questa fu la morte cui fu condannato.
Agaricus. — È questa una famiglia importante di funghi e numerosa di circa 1200 specie, non tutte, s’intende, rappresentate nel territorio.
Alcuni sono innocui, come il campestris (prataiolo), il caesareus (ovolo), il pruneolus (prugnolo), ecc.; alcuni velenosi, come il muscarius ed il panterinus; altri medicinali, come l’Ag. larici ed il boletus. Furono chiamati agarici dai Greci perchè originari, secondo loro, di Agria nella Sarmazia (?). Caratteri degli agarici è l’essere molto carnosi e l’avere sotto il cappello lamine pronunciatissime. L’agaricus boletus — fungo appiattito, molle, di sapore amaro — macerato in una soluzione di nitrato e clorato di potassa e poi disseccato costituisce l’esca, usata dai nostri vecchi per raccogliere le scintille prodotte dall’acciarino e dalla pietra focaia.
È difficilissimo conoscere i funghi innocui dai velenosi, e gli stessi montanini spesso s’ingannano; i velenosi sfoggiano, in generale, vivacissimi colori, aperti anneriscono immediatamente, puzzano di aglio, hanno sapore caustico e nauseabondo.
Sottoponendo al torchio gli agarici, specialmente il [p. 107modifica]muscarius, facendo bollire la spremitura e trattandola coll’acetato di piombo, Letellier pervenne a scoprire una sostanza liquida, solubile nell’acqua, d’odore nauseante, da lui chiamata Amanitina o Agaricina.
L’amanitina (C5H16AzO2) è un veleno violentissimo e ad essa sono dovute le qualità tossiche degli agarici e di altri funghi.
Attenti dunque a non fidarsi troppo dei funghi che nascono freschi ed abbondanti su per le alpestri coste dei monti.
Allium sativum. — A. pendulinum.
Artemis absinthium. — Artemisia assenzio. Disseccata e bruciata serve d’ingrasso ai terreni, perchè le sue ceneri contengono circa il 70% di carbonato di potassio.
Atropa belladonna. — Pianta velenosa e farmaceutica di uso ben conosciuto.
Anguilla vulgaris. — A. muraena. Abbondanti così nei fiumi, come nei torrentelli e nelle acque stagnanti. Voracissime di piccoli pesci e di vermi escono in traccia di preda solamente di notte ed il giorno si tengono nascoste nella mota, dove passano anche l’inverno. Possono vivere molte ore fuori dell’acqua. Nel marzo si lasciano dalle acque correnti trasportare sino al mare, dove depongono la fregola, ed i piccoli anguillotti, agili e graziosi fili mobili, risalgono la corrente [p. 108modifica]dei fiumi sino alle fresche linfe della montagna. Di qui l’opinione degli antichi che le anguille nascessero non generate.
Acridium. — Noto il grillo talpa, il grillo, la locusta, la cavalletta, tutti animali voracissimi e fecondissimi che possono devastare le più belle campagne. Una piccola tribù di cavallette depone migliaia e migliaia di uova che presto diventano animali perfetti.
Alcuni popoli arabi se ne cibano, i Beduini le polverizzano e ne fabbricano una specie di pane; per noi non hanno utilità e spesso sono un flagello contro il quale è impotente la caccia alle uova, alle larve ed agli insetti adulti data per iniziativa privata ed anche pubblica.
Agrotis segetum. — A. tritici. Farfalle notturne, i cui bruchi sono dannosissimi alle giovani pianticelle dei cereali.
Apis ligustica. — Ape italiana. — Imenotteri che vivono in colonie di fino a 60,000 individui. Fra esse vi è una regina, la sola femmina della colonia, ed una trentina di maschi, disutili e mal visti. Il rimanente è costituito da api ceraie ed api melifiche o nutrici, maschi sterili, i soli che sopportano il peso delle fatiche.
Molto remunerativo è questo piccolo imenottero ed ottimamente si presterebbe la Val di Bisenzio, e Vernio, a farne un ramo d’industria sviluppatissimo. Qualcosa in genere c’è, ma ben poco, e purtroppo si seguono metodi antichi e sbagliati.
Nell’allevamento moderno l’apiario, ossia il luogo destinato agli alveari, è in muratura, aperto ai lati, ricoperto al disopra, provvisto di molti alveari e di molte api, circondato all’intorno da piante melifere e cerifere, [p. 109modifica]come, ad esempio, la madreselva, il tiglio, l’acero, gli alberi fruttiferi, il ravizzone, l’erba medica, le erbe aromatiche; gli alveari allineati sopra muricciuoli non guardano mai tramontana; le arnie prescelte, almeno in Italia, sono quelle verticali Sartori e Fumagalli a telaini metallici mobili.
Con somma cura vanno difese le api dalle malattie e dai nemici. Fra i secondi noto la rondine, il vespiere, il calabrone, la cetonia morione; fra le prime la peste delle larve, la diarrea degli adulti ed il pidocchio. Principale difesa sarà il distruggere senza pietà nè grettezza dov’è il male, il tenere puliti gli alveari ed i dintorni, l’affumicare con zolfo le arnie.
Axillus. — Ditteri molestissimi, più grossi della mosca, con addome terminato in generale da folta corona di lunghi peli.
Pungono rabbiosamente nelle calde ore dell’estate gli animali domestici, i bovini, ed i cavalli, spingendoli qualche volta a pazze corse per pianure e dirupi.
Afidio o Gorgoglione. Sono il simbolo della fecondità. Da un solo individuo, prima per fecondazione poi per partenogenesi, cioè senza fecondazione, nascono in un anno milioni di milioni di discendenti. Sono fitotteri. Chi non li ha visti, arrampicati sui rametti e sui fiori della rosa, stretti gli uni agli altri a guisa di corazza verde, con le gambine allargate, succhiare gli umori del rosaio, oppure farsi succhiare da qualche grossa formica? Le formiche, anzi, se li trasportano nei loro sotterranei, li ingrassano, e dall’estremità [p. 110modifica]dell’addome li mungono, come noi facciamo delle vacche. Animalini infimi e debolissimi sono la rovina di molte piante. Alla loro famiglia appartiene anche la fillossera, Philloxera vastatrix, che infesta le radici della vite: per fortuna Val di Bisenzio ne è immune.
Aranea. — Ragno. Divoratori spietati di insetti che alcuni cacciano tendendo seriche reticelle costruite con arte da ingegneri, altri nascondendosi in buchi imbutiformi per poi assalire la preda a tradimento, altri a faccia scoperta. Specie velenose non ve ne sono, utilità non ne hanno. Bella, sopra tutti, l’Epeira diadema che costruisce una rete simmetrica della quale occupa il centro.
Acarus. — Bagni microscopici. La rogna dell’uomo, dei cavallo, del cane, del gatto ecc., è dovuta ad Acari o Sarcopti. Altri attaccano i legnami, i tessuti, le frutta secche, le farine, il formaggio, gli insetti di collezione. Le zecche che tanto abbondano nelle stalle sono grossi acari, che quando sono ripieni di sangue succhiato raggiungono anche la grossezza di un fagiolo.
Ascaris lumbricoides. — Ascaride. Verme dei fanciulli. Verme rotondo, grosso in mezzo, fino alle due estremità, color carne, che vive nell’intestino dell’uomo specialmente del fanciullo. Se ne soffre quasi sempre dopo abuso di latticini. Affini sono: il Triconocefalo dell’uomo e degli animali domestici, la Tricosoma del piccione, il Docmio che nell’America produce gravi danni all’uomo e la cui larva è la Rabditis che vive nelle acque.
B
Buxus sempervirens. — Bossolo. Piante piuttosto basse che preferiscono i terreni pietrosi. Ottimo legno per il tornio.
Betula alba. — Betulla. Lungo i corsi di acqua e rara.
Bos domesticus. — Bove. Molte razze che costituiscono un’industria principalissima del paese sul mercato, come bestia da lavoro e da macello, e specialmente per la fabbricazione del formaggio e dell’ottimo burro tanto rinomato.
Le stalle son benissimo tenute, quantunque siano a sistema antico. Quanto meglio sarebbe seguire i metodi della Svizzera, dove gli strami occupano nella stalla una parte del tutto separata, mediante assiti muniti di finestrelle ovali, dalle mangiatoie, dai cibi e dalle bevande degli animali.
Le latterie e le cascine sono in ottimo stato, pulite, arieggiate, alcune a doppie porte e doppie finestre. Il burro è estratto dalle panne che ne contengono gli 85/100 di tutto quello contenuto nel latte, che può essere dal 3 al 3.5 per cento.
Si usano generalmente zangole cilindriche a stantufo, sul tipo di quelle dette di Normandia, e zangole a forza centrifuga mosse a mano. Se si vuole, però, il burro di Montepiano deve la sua bontà, più che alla lavorazione,, all’ottima qualità delle acque e dei foraggi che gli dànno il colore ed il profumo.
Il burro, è sostanza grassa, dolce, giallognola, fusibile a 25° C., poco solvibile nell’acqua; ha la composizione seguente:
Così nella fabbricazione, come dopo, si guasta facilmente, causa il suo grande potere assorbente e la facilità con cui i suoi componenti si decompongono dando origine a nuove combinazioni capaci anche di attaccare i recipienti di rame e di ferro. Da simili inconvenienti preserva in parte la pulizia somma delle cascine e le ripetute lavande dei pani di burro prima con acqua di calce o di potassa, poi con acqua corrente.
Fra le molte cascine cito le seguenti: Baldi, Chiaramonti, Storai, Gualtieri, Bellucci (Fonte al Romito), Pieralli (Tronale), Strozzi (Pecorile), La Burraia.
Bubo maximus. — Gufo.
Buteo vulgaris. — Poiana.
Barbus plebeius. — Barbo reale.
Barbus caninus. — Barbo gentile.
Blatta orientalis e varie altre specie. — Piattola.
Animali notturni, bruni, che abitano le immondizie, le cantine, gli acquai e simili luoghi, e distruggono tuttociò di mangiabile che incontrano, anche il cuoio. Difficilmente si distruggono; ottimo rimedio è il tenere in casa un Riccio, animale che dà loro caccia spietata.
Bombus. — Varie specie. Pecchione. Producono qualità scadenti di cera e miele.
Bombix. — Bombice. Filatore. Lepidotteri notturni ad antenne pennate, palpi corti, senza tromba, addome peloso ed appuntato. Importantissimo fra tutti è il filugello o baco da seta, Bombyx mori, specie domestica che alcuni naturalisti hanno ascritto al genere dei sericari anzichè a quello dei bombiciti. Originario, sembra, della Cina è conosciuto in Europa fino dal secolo VI. La femmina depone in Luglio le uova, che, sotto il nome di seme, si vendono a peso sui mercati. Il bruco nasce in primavera, dopo un mese è adulto; richiede cure delicatissime; [p. 113modifica]si nutre di foglie di gelso o di moro; muta quattro volte la pelle. Il baco adulto fila il suo bozzolo con un filo continuo, forte, sottilissimo. Bisogna uccidere, esponendola ai vapori dell’acqua bollente, la crisalide, altrimenti, venti giorni dopo il volontario imprigionamento del bruco, uscirebbe la farfalla, forando il bozzolo e trinciando il filo.
Tessile di prim’ordine la seta dà origine a molte manifatture ed ha fatto la ricchezza di molti paesi. Bisognerebbe che l’allevamento dei bachi da seta fosse più sviluppato nelle parti basse della regione Verniese. Forse altre cure più imperiose assorbono l’attività degli abitanti; forse anche li spaventa la difficoltà ed il pericolo di perdite spesso non leggiere. Ad ogni modo i contadini di altre regioni, per esempio di Val di Chiana, hanno sempre i loro bachi da seta, ed in media ci fanno dei buoni guadagni.
Altre specie di lepidotteri della famiglia dei bombici sono: le Saturnie, grosse farfalle dalle ali massicce, occhiate, a colori monotomi; le Gastropache, i cui bruchi sono dannosissimi agli alberi fruttiferi, sui quali qualche volta fanno delle vere processioni; le Lipari, le Zigene, piccole farfalline verdi, poco dannose, ed altre.
Botricocephalus. — Varie specie di vermi cestoidi, nastriformi, con testa senza uncini, ed affini alle tenie, che vivono nell’intestino retto dell’uomo, del cane, del gatto etc.
C
Castanea sativa. Castagno. — Bella ed utile pianta a fiori monoici che fa nelle parti montuose, comincia ad esser rara ai 600m d’altezza sopra al livello del mare [p. 114modifica]e cessa del tutto superati gli 800. Raggiunge la grossezza massima ai 60 anni di età ed ha allora, ordinariamente, 6, 7 e più decimetri di diametro. Alcuni castagni colossali vivono migliaia di anni ed hanno la circonferenza di vari metri. Fra le qualità coltivate rammento le seguenti: Castagno marrone, C. carrarese, C. pastinese, C. brandigliano, C. rossolo, C. romagnolo, C. pistolese.
Il suo frutto è il cibo principale delle popolazioni montanine. Disseccate le castagne sopra graticci esposti a fuoco lento e poi macinate dànno una farina che si conserva da un anno all’altro e serve a fare polente. Si può dire che i montanari vivono di polenta, cui uniscono cacio, latte ed acqua freschissima; pane ne mangiano poco, la carne solo la festa e non tutti.
Le forti costituzioni ed i rosei colori che sempre ridono su quelle faccie sanissime sono dovuti a tal sorta di cibi; ed infatti la castagna è molto nutriente, abbondante di sostanze amidacee, glutinose e zuccherine.
Utile ed utilizzato è anche il legno, elastico, quantunque deperisca presto.
La corteccia ricca di tannino serve alla concia dei pellami. Si suole farne anche carbone, ma riesce mediocre, si consuma presto e riscalda poco.
Canabis sativa. — Canapa. Pianta annua, monoica, alta anche più di due metri, della famiglia delle orticacee. Richiede terreni calcari, profondi. Dallo stelo macerato e battuto si ritrae il filo tanto usato per tessuti.
Non è estesa la coltivazione; qualche contadino fa quella poca che serve annualmente per i bisogni della famiglia: moltissimo coltivata è invece nel vicino territorio bolognese. [p. 115modifica]
Chelidonium maius. — Bella pianta erbacea alta un metro e più. Contiene nel gambo un succo giallastro usato come colorante.
Cicorea intubus. — Radicchio. Commestibile; la radice tritata costituisce la cicoria.
Convallaria maialis. — Mughetto. Ha fiori odorosissimi che disseccati e trattati poi coll’alcole e col sottoacetato di piombo, dànno una sostanza cristallizzata in prismi rettangolari, la Convallarina (C14H26O3), che supera in efficacia medica la digitalina.
Cornus mascula. — Corniale. Legno ottimo e duro.
Corylus avellana. — Avellana. Nocciuola.
Crittogama. — Funghi piccolissimi che danneggiano gli animali ed i vegetali alterandone i tessuti, interrompendone e troncandone le funzioni vitali.
Le varie specie di Erpete che infestano l’uomo e gli animali sono dovute a questi dannosi parassiti.
Citerò le principali crittogame della regione:
Botrytis Bassiana. — Calcino, che si sviluppa nell’interno del Baco da seta e l’uccide.
Puccinia Graminis. — Sulle graminacee.
Uredo Caries. — Volpe, nell’interno dei chicchi del grano.
Uredo Robigo Vera. — In macchie color ruggine sopra il grano. Ruggine.
Ryzoctomia Morii. — Sulle radici del Gelso.
Antennaria Oleophila. — Sulle foglie dell’olivo, in forma di polvere nera.
Peronospora infestans. — Sulle foglie della vite, sopra i tuberi della patata, sulle foglie e sui frutti del
[p. 116modifica]pomodoro. Le nebbie ne facilitano lo sviluppo: si combatte con i solfati di rame.
Oidium Erysiphe. — Oidio dell’uva: si distrugge collo zolfo.
Canis. — Abbondanza di cani domestici. Il Lupo, Canis lupus, manca completamente; anticamente era comune nell’appennino. Canis vulpis, la volpe, è rarissima; e ciò, dice la leggenda, per intercessione del B. Pietro.
Caprimulgus Europaeus. — Succiacapre. - Cuculus canorus, Cuculo. — Columba, molte specie domestiche e selvatiche.
Cottus gobio. — Brocciolo. — Specie di pesce molto ricercato.
Cerambix. — Cerambice, molte specie.
Carabus. — Carabo, molte specie.
Cetonia aurata. — Cetonia — Coccinella septempunctata. Cocciniglia della Madonna.
Cicada plebeia. — C. orni. C. fraxini. Gli antichi, anche Greci e Romani, le stimavano un cibo delicato e solevano mangiarle fritte. A noi non apportano altre utilità se non quella di romperci le orecchie col loro canto prolungato e monotono.
Coluber. — Colubri, saettoni, biscie. Varie specie ovipare dai colori vivaci e metallici, lunghi anche un metro e mezzo. Alcuni sono acquatici, alcuni terrestri e tutti inocui.
Cynips quercus folii. — C. calicis. — Cinipe della [p. 117modifica]foglia. - C. del calice. Imenotteri che depongono le uova sulle foglie o sulla ghianda della quercie, dove si formano le gallozzole giallo-brune a tutti conosciute, che racchiudono nell’interno le larve nel periodo della loro metamorfosi. Affini sono la Tentredine del pino, che produce borse ripiene di liquido oleoso nell’olmo, le Pimple e l’Icneumone che depongono le loro uova nel corpo di altri insetti, specialmente di bruchi.
D
Dafne. — Varie specie, usate nell’arte tintoria.
Dianthus. — Garofano, chiamato volgarmente viola. Varie specie silvestri e coltivate.
Digitalis purpurea. — D. Lutea. — Piante di bellissimo aspetto e di fiori vivaci, ma velenose. Se ne estrae la Digitalina (C5H5O3), sostanza bianca, amarissima, insolubile, amorfa, velenosa, che si usa in medicina.
Dròsera rotundifolia. — Pianta curiosissima, le cui foglie peltinervie si irritano e si chiudono se vi si posa sopra un insetto, come un ragno, una mosca. L’audace animale se ne muore nella sua prigione ed a poco a poco viene, per dir così, digerito, giacchè la pianta lo dissecca assorbendone i succhi.
E
Erica arborea. — Scopa. Utile arbusto a ramettini esili e lunghi.
Eritraea Centaurum. — Centaurea. Usata come febbrifugo.
Evonimus Europaeus. — Fusaggine. I suoi semi sotto lo strettoio dànno un olio buono da ardere, simile a quello di lino.
Euporbia helioscopia. — E. ciparissius. Euforbio. Eleganti pianticine con belle ombrelle di fiori verdi. Nei gambi contengono un succo bianco, caustico, simile al cosidetto latte di fico e che si usa mescolato nell’acqua calda come emetico.
Emberiza hortulana. — Ortolano.
E. citrinella. — Pagliericcio.
Erinaceus europaeus. — Riccio.
Ephemera vulgata. — Effimera. Grazioso neurottero che in un giorno nasce, vive e muore. Si può dire che tutta la sua vita si compendia nelle funzioni di riproduzione, giacchè in quell’unica giornata di vita neppure mangia. Non è raro vederlo volare e posarsi, in compagnia delle vivaci libellule.
Euscorpius italicus. Scorpione. Appartiene alla famiglia degli Aracnidi. Morde colle chele robuste e punge coll’estremità dell’addome. Le sue punture, quantunque velenose, non arrecano la morte, almeno da noi; tutt’al più la suppurazione e la febbre. Si trova facilmente nei luoghi umidi, nei legnami semi-putridi e nei muri screpolati. Affine è il Chelifero dall’addome a palla.
F
Fagus silvestris. — Faggio. La zona del faggio comincia quando finisce quella del castagno e si estende ai mille e trecento metri di altezza circa. Albero [p. 119modifica]elegante, è utilissimo per la fabbricazione del carbone ed in vasta scala lo utilizzano in Val di Bisenzio, dove cresce abbondante.
Su per le coste dei monti, anneriti viottoli conducono a piccole spianate dove non è raro veder fumare le carbonaie. Si scelgono rami di 5 o 6 anni di età, che, tagliati a pezzi di circa 65 cent, di lunghezza, sono disposti in catasta a cono tronco larga circa 4 m. alta 1, 50. Dopo si cuopre tutto con foglie e terra umidiccia, fuorchè in un punto in basso, che servirà da tiraggio, e sull’ultima sommità. La carbonaia viene accesa da un condotto vuoto lasciato lungo l’asse della catasta, e, quando non dà più fumo, il carbone è fatto.
Il sistema di fabbricare il carbone per distillazione dentro storte metalliche o in muratura non attecchirà mai da noi, perchè il metodo antico risparmia spesa e fatica così per la fabbricazione come pel trasporto. Col metodo però della distillazione si otterrebbe quasi il 30 di carbone su cento di legname, mentre nelle carbonaie se ne ricava poco più del 15%.
L’industria del carbone è principalissima nel paese e gli abitanti vi sono tanto attaccati che, di quelli che si recano in Sardegna, molti vi esercitano l’arte del carbonaio.
Feniculum officinale. — Finocchio.
Fragaria vesca. — Fragola. È il ricettacolo carnoso e zuccherino di infiorescenze a calatide. Da preferirsi le varietà spontanee, a fiori piccoli, che nascono abbondantissime sulle coste. Coltivate, del resto, in paese non ve ne sono.
Fraxinus ornus. — F. excelsior. Frassino. Il secondo è preferito dalle Cantaridi.
Foetorius pusillus. — Donnola. F. putorius. Puzzola. Animali dannosissimi ai pollai ed alle conigliere. Se vi entrano fanno strage, strangolando e succhiando il sangue delle pacifiche loro vittime. Animali eleganti e piccoli pare impossibile debbano aver tanta ferocia e tanta forza: coi denti, qualche volta, tagliano perfino le reti di fil di ferro onde aprirsi un passaggio.
Felis. — Gatto. Oltre le qualità domestiche è difficile trovarne altre. Se qualcheduno vive nelle alte foreste dell’Appennino, piuttostochè selvaggio, è di origine domestica ed inselvatichito. Bisogna guardarsene, perchè sono vicini non troppo innocui e piacevoli.
Fringilla coelebs. — Fringuello.
F. Montifringilla. — Finguello di monte.
Falco peregrinus. — Falcone.
Formica. — Abbondante dovunque, nei campi, sugli alberi, nelle abitazioni. Come le api, sono imenotteri e vivono in numerose colonie. Le femmine sono numerose; le operaie dalla testa più grossa e dalle mandibole più robuste sono sprovviste di ali. Bellissimi e degni di studio sono i costumi di questi animalini; ammirabile la loro organizzazione e la loro operosià. Noto la F. rufa, sparsa dovunque, specialmente nei boschi di conifere dove eleva sopra il formicaio rialzi di terra; la F. caespitum, gialliccia; la ligniperda, del legname; la rubra, più piccola di tutte.
Ad eccezione della F. caespitum, non hanno pungiglione; ma secretano e spruzzano dall’estremità dell’addome l’acido formico, liquido acre e caustico (CH2O2) che si trova anche in altri insetti e nei liquidi del corpo umano, ed al quale le formiche debbono il loro odore caratteristico. [p. 121modifica]
G
Gallium verum. — Gallio. Usato come caglio del latte.
Genista tinctoria. — Usata per tingere in giallo i tessuti.
Genziana. — Abbraccia varie specie tutte farmaceutiche.
Geranium. — Varie specie delicate ed eleganti, da non confondersi con quelle di giardino a fiori doppi, i Pelargonii, abusivamente chiamati giranii.
Galerita cristata. — Allodola cappellaccia.
Gallinago maior. — Pizzicherino.
Gallinago gallinula. — Frullino.
Grus communis. — Gru. Rara.
Gallinula cloropus. — Gallinella d’acqua.
Gallus. — Solamente le specie e varietà domestiche.
Gobio venatus. — G. fluviatilis. - Barbo, brocciolo, ambedue pesci squisiti e ricercati.
Galleria ceraria. — G. alvearia. Piccolissime tignole, e infestazione degli alveari, dove s’infiltrano nella massa della cera e del miele.
H
Hedera elix. — Ellera. Abbondante dovunque ed usata nell’arte tintoria.
Helianthus annuus. — Girasole. I suoi semi sono un buon cibo per il pollame e danno olio da ardere.
Il fiore composto, grosso e di un bel giallo, è sempre rivolto verso il sole, forse a causa della diversa quantità di succhi che per il calore solare ascende da una parte e dall’altra del gambo.
Humulus luppulus. — Luppolo. Serve alla fabbricazione della birra di cui nel paese non si fa uso; i giovani gettoni si mangiano come gli sparagi.
Hypericum perforatum. — Usato per tingere le stoffe in rosso.
Helix. — Chiocciola. Moltissime specie, alcune delle quali usate come cibo.
Figuier denomina Elicina l’estratto etereo ottenuto trattando con etere la carne delle Chiocciole; credesi un miscuglio di Margarina, Oleina, Cerebrina e Colesterina. — Rimedio nelle malattie polmonari (?).
«I Romani antichi, scrive il Canestrini nel Compendio di Zoologia ed Anatomia comparata, le amavano molto come cibo e le coltivavano in appositi recinti, chiamati Cochlearia. Parecchie specie erano usate in medicina per l’abbondante muco che secernono, contenente un principio azotato detto Elicina o Limacina. Si facevano pastiglie, gelatine e sciroppi usati nella tisi polmonare e nelle bronchiti.»
Specie affini sono le Clausilie, i Bulimi etc.
Hipparobia. — Abbondante famiglia di lepidotteri diurni.
Hirundo. — Rondine. Varie specie che emigrano nel verno per ritornare con i primi bei tempi della primavera. La loro partenza ed il ritorno sono certamente collegati con le condizioni atmosferiche; ma sebbene da varii anni io ci ponga speciale attenzione, non [p. 123modifica]mi è ancora riuscito di raccogliere su ciò dati sufficienti. Ogni coppia torna per anni ed anni allo stesso nido, come potè accertare lo Spallanzani servendosi di nastri colorati legati alle gambuccie di quei gentili uccellini. La loro carne sarebbe buona a mangiare, ma il popolo li considera come uccelli sacri ed intangibili: ed è bene sia così, perchè purgano l’aria da ogni sorta di insetti nocivi.
Hydrophilus piceus. — Grosso coleottero, tozzo, di color nero, che, come anche la sua larva, vive nelle acque stagnanti. Non se ne conosce la femmina.
I
Ilex aquifolium. — Agrifolio. Dà un legno pregiato; dalla scorza si ritrae ottima pania.
Iris germanica. — I. fiorentina etc. Giaggiolo. Bel fiore che nasce spontaneo ed anche si coltiva perchè dai suoi rizomi si estraggono profumi. Il giglio fiorentino è l’immagine di un giaggiolo.
Iuncus conglomeratus. — I. glaucus. Giunco. Usato a farne stuoie, canestre etc., e come legature di vario genere.
Iuniperus communis. — Ginepro. Se ne fanno scope; dalle sue bacche giovani si distilla il Gin; quindi sono raccolte per esportarle nell’alta Italia.
Iulus. — Centogambe. Molte specie. Animali a molti anelli e molte paia di zampe. Affini sono le Scolopendre, simili a nastrini rossi, che non è difficile trovare nei luoghi umidi, sotto le pietre. Quando le Scolopendre vanno in amore, si uniscono, secondo le mie [p. 124modifica]osservazioni, in modo da sembrare un solo individuo molto più lungo, e durano più giorni in questa unione intima, nutrendosi l’uno per l’altro e movendosi con grande simultaneità di movimenti.
Infusori. — Popolo innumerabile di esseri minutissimi in tutte le sostanze organiche e nelle acque, specialmente stagnanti. Centinaia di volte più piccoli di un millimetro quadrato, presentano organizzazioni complete, e forse nei liquidi del loro corpo microscopico vivono dei parassiti più piccoli di loro. In simili’esseri piccolissimi, più che nei grandissimi mostri geologici, rifulge la sapienza di una Mente creatrice. Si provi la nostra superbia a fare qualche cosa di simile!
L
Lactuca virosa. — L. Soligna. L. Sativa. Lattuga. Le seconde due, coltivate, si usano in insalata.
Lupinus albus. — Lupino. Papilionacea i cui semi sono mangiabili e, cotti, costituiscono un ottimo ingrasso per gli ulivi e i limoni.
Lycopodium clavatum. — L. complanatum. Licopodio. Usato nell’arte tintoria.
Lytrum salicaria. — Salicaria. I suoi decotti sono astringenti.
Lycopedum giganteum. — L. bolistae. Vescia. Funghi grossi, mangiabili.
Lonicera caprifolium. — Madreselva. Ha fiori odorisissimi, abbondanti di succhi zuccherini, ricercati dalle api.
Lycnis dioica. — Cariofillacea dai fiori bianchi, maschili e femminili su piante diverse.
Linum usitatissimum. — Lino. Pianta utilissima della famiglia delle Geraniacee, dai fiori celesti, in paese poco coltivata. I semi mucillagginosi, che facilmente irrancidiscono, ci dànno la farina ben conosciuta come emolliente, e l’olio che si usa nella pittura e nella fabbricazione dei saponi, o crudo, o cotto con litargirio. Dal fusto, macerato e battuto, si ritrae il filo, tessile di prim’ordine.
Lepus timidus. — L. cuniculus. Lepre e Coniglio. Abbondante il primo; più che altro allo stato domestico il secondo.
Ligurrinus cloris. — Verdone.
Lanius minor. — L. collurio. L. excubitor. L. auriculatus. Averle. Piccoli uccelli chiamati lanii o macellari, perchè sogliono infilare negli spini, specialmente dell’acacia, i grossi insetti predati per mangiarseli a beccate. Il bordo del loro becco ha verso la cima una profonda intaccatura dall’apparenza di dente.
Lacerta agilis. — L. viridis. Lucertola e Ramarro etc. Varie specie, alle quali va anche unito l’Orbettino, Anguis fragilis, erroneamente creduto cieco, la Luscengola ed il Geco, piccola lucertolina grigia, macchiettata, con le dita munite di ventose, innocua, che il volgo ha in orrore e chiama tarantola.
Limax. — Abbondante famiglia di gasteropodi, compresi sotto il nome generico di limaccie, senza conchiglia od al più con un piccolo rudimento osseo allungato sul dorso. Animali voracissimi, sono un flagello degli orti, dove si nutrono a preferenza delle piccole pianticine.
Leuciscus muticillus. — L. cavedanus. Lasca e lascone. Pesci di carne ottima.
Lucanus cervus. — Cervo volante. Il più grosso dei nostri coleotteri. Il maschio ha grandi mandibole ramificate e robuste, colle quali fora i rametti delle giovani pianticelle per succhiarne gli umori.
Lampyris. — Varie specie. Lucciola; il cui addome, o per una continua attivissima ossidazione costituente i fenomeni di respirazione, e per fosforescenza data loro dalla saggia natura perchè i due sessi si possano facilmente ritrovare, riluce di un continuo bagliore.
Lytta vescicatoria etc. — Cantaride. Coleotteri eteromeri trachelidi, lunghi 14-22, larghi 4-6 mm., di color verde ed odore sgradevole. Dissecati, si risolvono in una polvere brucente ed epispatica, usata come vescicatoria. Simili proprietà sono dovute alla Cantaridina (C5H6O2), sostanza cristallina, scoperta da Robiquet.
Lumbricus agricola. — Lombrico. L. enchytraecus. L. tubifer etc. Vermi schifosi, ma utilissimi, giacchè a loro è dovuta in massima parte, secondo le conclusioni di Darwin, la formazione dell’humus o terra vegetale.
Paiono sprovvisti di ogni senso, e, paragonabili ad un tubo digerente, s’infiltrano nel sottosuolo, dove si empiono di terra, e la espellono alla superficie dopo assorbitone il nutrimento: sono così spesso causa del propagarsi negli animali di malattie infettive, come il carbonchio, che essi fanno rivivere trasportando alla superficie materie infette di animali sepolti. Se ne contano una venticinquina di specie. Particolarità curiosa, che dimostra l’imperfetta uniformità del loro organismo, si è che, tagliati a segmenti, ogni segmento continua a vivere. Le mignatte dalla bocca triangolare, sono affini ai lombrici; altrochè preferiscono cibi migliori e succhi più sostanziosi, nutrendosi di sangue di animali, specialmente di rospi. Non è raro vedere, presso ai [p. 127modifica]pantani, sei o sette mignatte che fanno il loro pranzo aderenti ad un rospo dissanguato e moribondo.
M
Malva rotundifolia. — M. silvestris. Malva.
Myosotis palustris. — Non ti scordar di me. Graziosa pianticella, dai fiori cilestri in cime scorpioidi, che fa in luoghi boscosi. Una vezzosa fanciulla, precipitata in uno spumeggiante torrente, la gettò come ricordo di sè all’amante raccapricciato, che invano le tendeva le braccia. — Gentil leggenda di un fiore gentile!
Melissa officinalis. — Menta. Se ne fanno rosolii.
Matricaria officinalis. — Camomilla.
Meles taxus. — Tasso. Raro.
Mustela martes. — Martora, dalla pelliccia molto pregiata. Rara.
Myoscus glis. — Ghiro. Raro.
Mus. — Topo. Molte specie, nelle abitazioni, nelle chiaviche, nei campi.
Merula nigra. — M. torquata. Merlo.
Monticola saxaria. — Merlo sassaiuolo.
Monticola cianus. — Passero solitario.
Monachus hortensis. — Beccafico.
Monachus atricapillus. — Capinera.
Musca. — Ditteri fecondissimi, che ci liberano da molte immondizie e molte ne creano.
Melolontha vulgaris. — Maggiolino. Grosso coleottero ad elitre gialliccie, torace nero ed addome appuntato, che appare nel maggio e si nutre specialmente [p. 128modifica]con le gemme delle piante. Depone le uova sotterra e dopo quattro anni ne esce l’insetto perfetto. Spesso i maggiolini sono un’infestazione tanto terribile per la voracità ed il numero quanto le cavallette. Si racconta di viaggiatori e diligenze arrestati nel loro cammino da densi nuvoli di questi insetti. La miglior caccia che si possa dare ai maggiolini è di scuoterli dagli alberi, raccoglierli ed ucciderli.
Myrmecoleon formicans. — Formicaleone. Neurottero a quattro ali membranose solcate da frequentissime nervature, che si scava nella sabbia una pozzetta imbutiforme e lancia sabbia agli insetti, che si presentano all’orificio, per farveli precipitare. Specie affini sono l’Emerobio perla e la Friganea.
Mantis religiosa. — Mantide, chiamata volgarmente Prega-Dio (Prie-Dieu). Ortottero di color verde che facilmente si confonde coll’erba. Spesso sta immobile con le estremità anteriori sollevate e ripiegate a gomito. Quindi il suo nome, quantunque stia in quell’atteggiamento, non per devozione, ma per cogliere al volo gli insetti e specialmente le mosche.
N
Nasturtium officinale. — Crescione. Usato contro lo scorbuto.
Nephrodium filix mas. — Felce maschia. Usata contro la tenia.
Nigella damascena. — Fanciullaccia. Dai fiori celesti circondati da un abbondante invoglio di filamenti verdi simili a capelli scarmigliati, d’onde il suo nome.
Nardus striata — Fieno di monte. Buon crine vegetale.
Narcissus poeticus. — Narcisso. Ha bei fiori bianchi, odorosi e pregiati.
Necrophilus becchinus. — Necrofilo. Utili coleotteri con elitre nere attraversate da due fascie color arancio. Uniti in grosse frotte scavano la terra sotto ai cadaveri di piccoli animalini per seppellirli.
O
Orchis morio. — O. mascula. O. Maculata. Orchidee. Belle piante ed eleganti, selvatiche e coltivate nei giardini.
Origonum vulgare. — Regamo. È usato nell’arte culinaria e dà un olio buono per combattere la carie dei denti.
Oxalis acetosella. — etc. Acetosella. Contiene acido ossalico (C2H2O4), chiamato anche sale di acetosella e che si trova pure nel guano e nei calcoli orinarii. Le sue foglie composte sono irritabilissime, e si restringono e si chiudono quando sono toccate.
Olea Europaea. — Ulivo. Pianta molto sparsa e ricca di numerose varietà. Le foglie sono febbrifughe, il legno duro e lavorabile al tornio; i frutti spremuti ci dànno l’olio, il legno dei noccioli la Sanza, ottimo combustibile. Si crede pianta originaria dell’Oriente e trasportata in Europa dalle Colonie fenicie almeno 600 anni avanti Cristo. Gli antichi lo consacrarono a Minerva e lo dissero simbolo dell’immortalità.
Oniscus armadillos. — O. asellus. O. murarius. Porcellino di S. Antonio. Crostacei corazzati, dal corpo vermiforme a segmenti, che si racchiudono formando eleganti palline. Preferiscono abitare nei luoghi umidi, sotto i sassi e nelle screpolature dei muri, in buona compagnia colle formiche e colle scolopendre.
Ovis domestica. — Pecora. Non molto esteso ne è l’allevamento, avendosi, più che altro, cura del bestiame grosso. Ciò non ostante esistono filande idrauliche di lana molto ben messe, come a Terrigoli, e tessitorie a mano, come al Molin nuovo.
P
Parietaria officinalis. — Parietaria. Orticacea senza peli glandulati, che fa su per le vecchie muraglie. È ricchissima di nitro. Dopo averla messa nell’acqua insieme a gusci di uovo, le massaie sogliono pulire con essa l’interno delle bottiglie di vetro.
Pimpinella maior. — Usata nell’arte culinaria.
Polygala amara. — I suoi decotti sono usati nelle malattie infiammatorie del polmone.
Populus tremula. — P. alba. P. nigra. Pioppo. Bella pianta dalle foglie bianchiccie, abbondante lungo i corsi d’acqua. Il suo legno si usa per far trucioli e paniere.
Primula. — Varie specie. Primavera. Bei fiori campanulati, dei primi a schiudersi nella primavera.
Prunus spinosa. — Frutice elegante con frutti mangerecci, ma un poco agri ed astringenti. Usato nell’arte tintoria e nella concia delle pelli.
Pteris aquilina. — Felce comune. Sparsa dovunque ed usata come strame. Il suo fusto è sotterraneo, lungo molti metri e munito di radici a fascetti.
Petronia stulta. — Passera bastarda.
Passer montanus. — Celego.
Passer italicus. — Passera comune, che nidifica sui tetti e sui cipressi, di dove assorda col suo cinguettìo. I paesani le mangiano volentieri e sogliono impadronirsene di notte col diavolaccio. Non è una caccia difficile: stendono sopra un gran cerchio di legno una tela bianca spalmata di pania e resa visibile da luce riflessa mentre tutto intorno è oscurità. Facendosi strepito, le passere si svegliano, abbandonano i cipressi e volano sul diavolaccio, dove rimangono impaniate.
Pyrrhula europaea. — Ciuffolotto.
Praticola rubicola. — Saltinpunta.
Parus ater. — Cincia mora.
Parus maior. — Paronzino.
Picus maior. — P. minor. P. viridis, etc.
Picchio. Uccelli dai colori vivaci, che hanno ai piedi due dita opposte alle altre due, conformazione che loro permette di arrampicarsi. Sono chiamati Picchi dai colpi cadenzati e monotoni che dànno col becco sopra gli alberi, che forano per impadronirsi delle formiche.
Pieris brassicae. — Cavolaia. P. crataegi. P. napi. P. rapae. etc.. Farfalle diurne i cui bruchi sono dannosissimi agli orti. Specie affini, più belle e meno dannose, sono il Parnasio, il Macaone, il Podalirio, dalle ali elegantemente frastagliate e colorite.
Pentatoma. — Varie specie. Vivono sugli alberi e sugli ortaggi che forano per succhiarne gli umori. Sono [p. 132modifica]emitteri di colori svariatissimi; verdi, turchiniccie, rosse punteggiate di nero; toccate, spandono dall’estremità dell’addome un liquido acre di odore caratteristico.
Specie affini, sono le cimici, Acanzie, dei soffitti vecchi e dei letti, rare da noi, comuni, anche in case signorili, come da noi le pulci, in altri paesi, p. e. nella Spagna. Noto anche le Idrometre, vispi insetti dalle estremità lunghe, che saltano celeremente sulla superficie delle acque stagnanti e pungono dolorosamente, se toccate.
Q.
Quercus. — Varie specie, sparse e tutte utilissime per carbone e cataste. Le ghiande, tostate e macinate, si uniscono utilmente al caffè; la scorza si usa nell’arte tintoria.
R
Ribes grossularia. — Uva spina. — Ribes rubrum. — Ribes. — Se ne usano i frutti per far conserve e sciroppi.
Rubus idaeus. — Lampone. — Frutto squisito; serve anche alla distillazione dei Cognac. Dal territorio è spedito in larga copia oltre l’appennino, nel bolognese, ove serve alla fabbricazione del Flambois della Porretta. — Affine è il R. tomentosus, col quale si fabbrica la conserva di more.
Ruscus aculeatus. — Pungitopo, frutice dalle foglie parallelinervie, dure, appuntate, che portano nel mezzo il fiore ed il frutto. Comune nei luoghi boscosi.
Rosa canina. — Rosa di macchia. Usata dai giardinieri come soggetto d’innesto; è il tipo delle rosacee.
Ranunculus. — Varie qualità, alle quali sono affini gli Anemoni, dal frutto ad achenio, dai fiori gialli e lucenti come la paglia. Sono velenosi e fanno brutti scherzi al bestiame. Il loro veleno, che svanisce col seccarsi della pianta, è l’Anemonina (C15H12O6), sostanza bianca, inodora, cristallizzabile.
Reseda. — Varie specie. — Amorino. Ampiamente usato nell’arte tintoria.
Ruticilla. — Varie specie. — Codirossola, vago uccellino.
Regulus cristatus. — Uccellin del freddo. R. ignicapillus. — Fiorarancio.
Rana temporaria. — R. esculenta. — Affini: Hyla arborea — Raganella. — Bufo viridis, B. igneus, B. cristatus — Rospo. — Batraci anuri o senza coda. Grande è la repugnanza che ispirano ed hanno sempre ispirato questi animali. Niente di più infondato, giacchè sono di utilità grandissima, e non vanno distrutti, negli orti e nei coltivati, dove si cibano di vermi, chiocciole e limaccie, animali tanto nocivi.
Lo scienziato ed il dilettante può in essi seguire i misteri di una completa trasformazione da una vita acquatica ad una semi-acquatica e semi-terrestre. Anticamente fu ritenuto che contenessero umori medicinali; forse fu una fantasia come tante altre.
S
Salix alba. — Salice bianco. — Potente febbrifugo, emulo della China, i cui fiori sono graditissimi alle api. Se ne estrae la Salicina (C18H18O7), bianca, amara, [p. 134modifica]cristallizzabile, scoperta la prima volta da Leroux e da Buchner nel 1829, e trovata dopo anche negli altri salici e nei pioppi. Affini: S. caprea, S. purpurea etc.
Sambucus Nigrus. — S. ebulus. Sambuco. Usato in medicina e nell’arte tintoria.
Spartium scoparium. — Ginestra, elegante pianta a cespuglio, dai fiori gialli e odorosi, che preferisce le regioni solitarie ed erme, onde bene di lei scrisse il Leopardi:
«Tuoi cespi solitari intorno spandi,
Odorata ginestra,
Contenta dei deserti. . . . .
. . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . al cielo
Di dolcissimo odor mandi un profumo
Che il deserto consola.»
Sempervivum tectorum. — Carciofo dei tetti. Erba grassa, dalle foglie a mazzetto, carnose e della forma dei pinoli. Affine è l’erba scodellina, Umbilicus veneris.
Secale cereale. Segale. Di amplissimo uso, specialmente nella fabbricazione dell’acquavite. Sopra i semi vegeta lo Sclerotinmn clavus (segale cornuta), che trattato, prima con l’etere solforico freddo, poi coll’acool bollente, dà l’Ergotina, polvere rosso-bruna, dolciastra, insolubile, usitatissima in farmacia.
Scolopendrium officinarum. — Lingua di cervo. Felce ornamentale che cresce spontanea, accanto alle felci ordinarie ed al Capelvenere, nelle grotte e nei luoghi umidi.
Solanum. — Moltissime specie coltivate e silvestri. [p. 135modifica]Cito la patata, specialmente la qualità dai tuberi a pelle rossiccia e nerognola, il pomodoro, il peperone, la dulcamara.
Tutte contengono, in maggiore o minore copia, la Solanina (C42H68Az.O14), alcaloide inodoro, amaro, cristallizzabile, narcotico potentissimo, scoperto nel 1821 da Delafosse. È la solanina che ci fa dormire facilmente dopo aver mangiato le patate.
Sorbus domestica. — Alto albero dai frutti mangerecci e dal legno durissimo. Affini sono S. terminalis, Giavardello, e S. Ancuparia, sorbo selvatico.
Sores araneus. — Musoragno.
Sciurus vulgaris. — Scoiattolo. Svelto, elegante, riconoscibilissimo per la bella coda volpina arricciata in su.
Sturnus vulgaris. — Storno.
Serinus hortulanus. — Calderugiolo.
Scops Ciu. — Chiù.
Starna perdrix. — Starna. Di carne ottima, se giovane, da alcuni preferita a quella della Pernice.
Sitta caesia. — Brescandole.
Strix flammea. — Barbagianni.
Salamandra atra, S. maculosa. — Salamandra. Anfibi urodeli, o caudati, ai quali è affine il Tritone ed il Geotritone. Come le rane furono anticamente usati nella medicina e nella magia. Si credeva che la salamandra, gettata ad ardere sopra i carboni accesi, allontanasse dalle abitazioni i maleficii.
Sphinx pinastri. — S. Ligustri. S. euphorbiae, etc.. Sfingi. Farfalle crepuscolari, colle ali dal margine intero, [p. 136modifica]a colori monotoni. Affini sono la Testa di morto, lo Smerinto, la Macroglossa, grande farfalla, che spesso, di giorno, si rannicchia o si sbatte sui vetri delle nostre finestre.
T
Triticum vulgare. — Grano comune. T. Hibernum. Calbigia. T. Aestivum. Marzuolo. T. Spelta. Farro, etc. Graminacee utilissime, conosciute, ampiamente coltivate.
Tilia platyfilla. — T. sylvestris. T. intermedia. Tiglio. Albero di mediocre altezza, dalla corteccia abbondante di filamenti tessili, e dai bei fiori odorosissimi, preferito sopra ogni altro dalle api.
Thimus serpillus. — Serpillo.
Tuber cibarium. — Tartufo. Ottimo tubero di diverse specie, del tutto sotterraneo, non raro nel Verniese, ricercato nell’arte culinaria per il suo squisito profumo.
Tussilago farfara. — Farfarella. Usata nelle malattie di petto.
Thypha latifolia. — Se ne usano le foglie per impagliar seggiole e per lavori consimili.
Talpa europaea. — Talpa cieca. Animale dalla pelliccia finissima, che gli ricopre anche gli occhi. Le estremità anteriori sono terminate da piedi duri e carnosi, simili a mani, atti a scavare la terra, dove l’animale abita in gallerie comunicanti. È insettivoro.
Turdus. — Varie specie. È uno degli uccelli più grossi e saporosi.
Trutta fario. — Trota. Bel pesce di carne squisita, che vive nelle freschissime acque correnti dei fiumi e torrenti montani. Ivi sta lunghe ore immobile, movendo appena le pinne, colla testa rivolta al filo dell’acqua, a godersi il bel fresco. Prolifica abbondantemente.
Tinea spretella. — Tignuola. Farfallina dalle ali segmentate e finissime, flagello dei nostri armadi. È notturna; il suo bruco vive nelle pelliccie, nei panni, etc., che buca e sfilaccia per fabbricarsi il bozzolo. Specie’ affini sono le tignole dei cereali, di varii legnami, delle farine, del burro, delle frutta secche, ecc..
Tenia solium. — Tenia. Verme cestoide, piatto, risultante di varii individui, uniti l’uno all’altro come tanti segmenti dello stesso corpo, e di una testa uncinata. Vive nell’intestino dell’uomo e degli animali, dove passa dagli erbaggi, specie dai sedani, o dalle carni suine crude. Insinuatasi nell’intestino cresce a spese dell’organismo, e dà vomiti, insulti di stomaco e noia. È però un’infestazione che si può evitare con l’attenzione e che si cura colla massima facilità.
Le tenie, allo stato di larve, vivono in molti animali; per esempio il Coenurus cerebralis che fa quasi impazzire le pecore ed i buoi, è un cisticerco di una tenia.
U
Urtica dioica. — U. membranacea. Piante basse a cespuglio. Le loro foglie sono munite di aculei, vuoti internamente, terminati a punta ricurva, che, dopo punto, rimane nella ferita, inoculandovi un umore acre, irritante.
Ulmus campestris. — Olmo. Ha legno atto alla fabbricazione delle vetture. Sulle foglie, ottimo foraggio, si veggono spesso delle escrescenze membranose, a borsa, ripiene di un liquido oleoso (Balsamo di S. Giovanni), stimato ottimo dal volgo per cicatrizzare le ferite. Sono prodotte dalle Tentredini del Pino, che vi hanno deposte le uova.
Upupa epops. — Upupa, bubbola.
V
Vitis vinifera. — Vite. Pianta utilissima e resa ormai necessaria alla vita umana. Le foglie sono usate come antispasmodiche, i viticci come astringenti. I semi, buoni anche per il pollame, dànno colla spremitura olio da ardere. Dalle vinaccie e dai raspi, trattati col vapore acqueo bollente, si distilla etile ed alcool, e si estrae il tartrato di potassio, usato ampiamente in medicina sotto il nome di Cremor di tartaro.
La pianta può ingrandirsi ed invecchiare prodigiosamente: si citano viti centenarie il cui fusto non poteva essere abbracciato da due uomini.
I vini della Val di Bisenzio, un po’ agretti, fini e delicati, sono in generale poveri di alcool e poco atti all’invecchiamento.
Veratrum album. — V. sabatilla. Elleboro, dalle cui radici si estrae la Veratrina, sostanza bianca, amara, cristallizzabile, velenosa, trovata da Pelletier. Affini sono Helleborus foetidus, H. viridis, piante a fiori verdi e di odore nauseante. Dagli antichi si usavano contro le [p. 139modifica]gastriti ed i romani le credevano utili contro la pazzia, quindi la frase curandus helleboro, pazzo.
Valeriana officinalis. — Ampiamente usata in medicina, le radici come antispasmodiche nelle emicranie, le foglie come eccitanti la traspirazione.
Viola odorata. — Mammola, l’umile pianticella dai fiori violetti, dalle foglie a cespuglio uscenti da un fusto sotterraneo. Se ne estraggono olii ed essenze. Le radici contengono la Violina, alcaloide trovato dal Boullay. Affini sono la V. tricolor, viola del pensiero, e la V. canina.
Verbena officinalis. — Erba santa.
Vinca minor. — Pervinca.
Veronica. — Varie specie. Sudorifera.
Viscum album. — Vischio. Pianta parassita, perenne, che vegeta su molti alberi, specialmente fruttiferi. Affine è il Loranto degli alberi di zone più elevate, come querce, castagno, abete.
Vespertilio. — Pipistrello. Diverse specie tutte notturne, piccole ed innocue. I suoi escrementi costituiscono un ottimo guano.
Vipera aspis. — V. berus. Serpe velenosa, lunga una cinquantina di centimetri, facilmente riconoscibile dalla striscia nera a zig-zag che le corre sul dorso. Ha in bocca due denti lunghi e mobili, a punta finissima, che inoculano nelle ferite un veleno pericoloso e spesso mortale per le persone deboli e nei tempi caldi. La prima cura da praticarsi dopo una morsicatura è di allargare, e succhiare la ferita, e d’impedire la circolazione del sangue infetto con una stretta legatura.
Tali proprietà velenose sono dovute ad una sostanza chiamata Echidnina o Viperina, ampiamente mescolata [p. 140modifica]
ad umori innocui. La carne della vipera, come quella di altre serpi, si potrebbe mangiare, se non sentissimo al rettile naturale repugnanza.
Anticamente se ne facevano brodi usati come farmachi in diverse malattie; quindi si dava, per conto dei farmacisti, una caccia speciale alla vipera con grossi panni neri di stoffa fìtta, dove la vipera, mordendo, rimaneva presa per i denti, che poi le erano estratti. Erano nutrite ed ingrassate con latte.
Vanessa. — Varie specie di belle farfalle diurne, dai colori svariati e vivaci, dalle ali angolose e vagamente colorate. Affini sono le Arginnidi e le Licene.
X - Y
Xantium. — Varie specie di piante usate in medicina e dalle quali si estrae la Xantina, anch’essa usata come medicamento.
Yunx torquilla. — Torcicollo. Piccolo e grazioso uccellino.
Z
Zea mays. — Granturco. Pianta utilissima, coltivata abbondantemante, originaria di America. La farina di granturco, allato a quella di castagne, costituisce il principale elemento della popolazione agricola e montanina.