Busto Arsizio - Notizie storico statistiche/Parte I/XVII
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XVII.
Famiglie ed uomini celebri e benemeriti di Borgo.
Prima di chiudere queste notizie, con la scorta del cronista Pier Antonio Crespi e de'documenti d'Archivio, mi piace accennare anche alle origini delle famiglie Bustesi. I cognomi, (e quì sia detto di passaggio) diventarono quasi una proprietà personale quando il Cristianesimo co’ suoi principj d'eguaglianza penetrò, non solo di nome ma di fatto, nella società. Essi provennero da diverse fonti, come sarebbe: dai titoli nobiliari, dalle professioni, dalle dignità civili, ecclesiastiche e militari, dai fiori, dalle piante, dai volatili e dai pesci, dalle bestie domestiche e selvagge, dai colori, dai farmaci, dai metalli e dalle pietre preziose e communi, dai nomi de'fiumi, dalle parti di un fabricato, e dalla naturale configurazione di un terreno, dai numeri, dai mesi e giorni della settimana, dall'età e dai difetti del corpo. Oltre questi voglionsi notare li antichi nomi romani conservati e richiamati verso il mille, e i nomi dei paesi.
Fra le antiche famiglie di Busto, molte si estinsero e molte altre emigrarono. Di alcune trovasi memoria come dimoranti nel borgo dal 1200 in appresso, e di altre solo dal secolo XV in poi. Farò parola delle une e delle altre ordinandole a maggior commodo del lettore per alfabeto, e ricordando i nomi di que'generosi che si segnalarono in qualche parte dell'umano sapere e si resero benemeriti con lasciti e provide istituzioni. Se quanto avvenne in passato ebbe diretta influenza su le cose presenti e può dirsi come la semente gettata nei buoni tempi, così i pensamenti, li studj, le fatiche, i sacrifici e le azioni degli uomini non communi producono buoni frutti e promuovono la cultura sociale. Ogni tempo, ogni terra vanta i suoi prodi, ricorda riverente i loro fatti, e li addita come modelli d'imitazione e sprone a studj larghi e generosi. E per vero allo sviluppo degli ingegni non è necessaria vastità di Stato, luminosa prova offrendone la breve cerchia di Atene e di Firenze. Tuttochè io sia ben lungi dal paragonare il nostro borgo a questi due centri di sapienza legislativa, di virtù patrie, di arti, di lettere, non voglio però nulla tacere che possa conferire ad illustrarlo ed a correggere il noto adagio de'Milanesi, giusta il quale, come dei poveri Beoti ragionava già la superbia degli Ateniesi, così il borgo di Busto dovrebbe credersi una terra di zotici1. Del resto nella Beozia ognun sa esser nati Pindaro, Esiodo, Plutarco, Pelopida ed Epaminonda.
Ajroldi. — I primi cenni di questa famiglia appajono nel secolo XVI. Un Carlo Ajroldi fu nel 1791 deputato dell'estimo, e un Paolo nel i 1795 parimenti deputato del personale di Busto. Filippo Ajroldi della Congregazione degli Oblali, professò belle lettere e teologia per anni 21 ne'seminarj, indi fu proposto di Seveso. Dimostrò co'suoi costumi come possa accoppiarsi il candor dell'animo con la prudenza e la sacerdotale gravità. Morì nel 1839. Il vivente Luigi, canonico curato di S. Giovanni, si recò a Parigi nel 1857 dove ebbe un colloquio con l'imperatore Napoleone III su le cose d'Italia. Molti si diedero all'industria del cotone, e di quì l'odierna ditta Carlo Ajroldi.
Alberti. — Dal ruolo mercimoniale publicato nel 1776 si rileva che due di essi esercitavano in Busto l'arte del cappellajo.
Albriali. — Famiglia estinta che figurò fra le più antiche di Busto.
Armiragli. — Beltramino, come appare da una supplica della fine del secolo XV al Duca di Milano, si era reso mallevadore con Bartolo Porcelli verso il Commune di Busto a pro di Pietro Lupi ivi appaltatore della decima e del fodro forestiero. Di un Antonio ho già parlato nella Descrizione della Peste dov'è detto Ammiraglio, cognome frequente anche in documenti anteriori. Ma è certo che s'indica sempre l'identica famiglia con varia lessigrafia.
Ammirandi. — Il cronista Crespi Pier Antonio fa risalire questa famiglia al secolo XIII. Non mi è nolo quando siasi estinta.
Annoni. — È famiglia accennata tra quelle che cominciarono ad aver dimora nel borgo nel secolo XV, e già da quasi due secoli non si ha più alcuna traccia di essa.
Ardesti. — Oggidì estinti. Margarita de Ardixiis era nel 1366 Ministra delle Umiliate in Basto Arsizio. Una pergamena del 31 di genaio del 1439 mi porge notizia che un Guglielmo de Ardixiis, figlio di Beltramo, fece vendita ad Orsina de Candiani di un podere situato nel territorio di Busto, ove dicevasi in via Sainasca2, per il prezzo di lire dieciotto imperiali3.
Arnaldi — È certo che da circa quattro secoli fa esisteva nel nostro borgo. La cappellania eretta nella chiesa di San Giovanni, sotto il titolo della Beata Vergine della Natività, era di giuspadronato di alcuni della famiglia Arnoldi.
Azimonti. — Dimorava già in Busto fin dal declinare del secolo XV. Da un atto del 1538 si raccoglie che Pietro de Azimontis era uno dei rettori della collegiata di San Giovanni. In un ruolo mercimoniale di Busto del 1776 si ha che tre Azimonti colla aggiunta di Gallora esercitavano il trafico della bambagia. Nel 1779 un Ambrogio era primo deputato dell'estimo di Busto. Il canonico Carlo Giovanni, nel 17 di novembre del 1798 assegnò su la sustanza lasciata al Luogo Pio dei Poveri due doti di lire 50 cadauna alle figlie nubende più povere e di onesti costumi del borgo.
Ballarati — Il primo cenno di questa famiglia s'incontra in un documento del 1264 in cui è detto che Martino e Manfredi fratelli possedevano beni nel territorio di Busto. Alcuni si esercitarono nel commercio del cotone ed altri più tardi percorsero le carriere civili.
Bellasii. — Abitavano nel borgo fin dal secolo XVI, ma non vi fecero lunga dimora, essendosi trasferiti sopra il monte di Varese.
Bellotti. — Fu una delle antiche famiglie di Busto la quale diede il nome ad un suo vicolo. Un atto del 1473 fa menzione di un Donato figlio di Giovanni. Così pure nella seconda metà del secolo XVIII viveva un Francesco, il quale fu uno de'più attivi e intelligenti cancellieri che ebbe la Communilà, e nel 1770 Giovanni Battista occupava la carica di podestà di Busto. Biagio Bellotti visse nella seconda metà del secolo XVIII, e fu canonico della collegiata e valente pittore di affreschi. Dipinse in San Giovanni su la parete del coro il battesimo del Redentore e su la volta del presbitero la gloria di San Sabino martire. Presso la chiesa di San Michele frescò il cimitero e nell'oratorio della B. V. in Prato la cupola, rappresentandovi il serpente seduttore. Egli fu pure uno de'principali istitutori dell'ospitale. Il sacerdote Pietro Bellotti nel 17 di maggio del 1837 istituì erede universale il Luogo Pio dei Poveri de'suoi beni che ascendevano alla somma nitida di lire 51,434.61. Parecchi di essi attesero al commercio del cotone.
Berti. — Bertelli. — Due famiglie di cui non si ha altro indizio fuorchè quello datoci dal Cronista, cioè che abitarono il borgo dal secolo XV in appresso.
Bianchi. — La maggior parte di essi lavorava in bambagia; altri erano tintori, altri osti e fornai. Ma nel 1795 si trova parola negli atti d'Archivio che un Giovanni Donato fu canonico teologo della collegiata di Busto e in pari tempo deputato dell'estimo.
Bienati. — Binaghi. — Di queste due famiglie solo mi è nolo che cominciarono ad abitare il borgo su'l principiar del secolo XVI.
Bonomi. — Questa famiglia è proveniente da Gallarate e diede onorati nomi così al clero come alla mercatura. Nel 1792 trovasi memoria di una contrada chiamata Bonomi intitolata invece oggidì della Finanza. Un Giovanni era nel 1795 consigliere communale.
Bonizzola. — Giovanni Battista oriundo di Sveglio, pieve di Dervio, riviera di Lecco, si portò nel 1724 al borgo di Busto Arsizio. Dal già citato ruolo mercimoniale raccogliesi che questi e un Giacomo erano vetraj.
Bonsignori. — Già fin dalla metà del secolo XIV si trova cenno di questa famiglia di Busto nei documenti. Sembra originaria di Crema, dove figura nelle croniche fin dal secolo XII. Oggidì un vicolo di questa città ne porta il nome. Nella basilica di San Giovanni in Busto Andrea Bonsignori paroco di Origgio fondò nel 1543 la cappella dei tre Magi, e fu il primo che legò una somma per l'erezione di un ospitale. Su'l finire del secolo XVI si resero egregi in Busto Arsizio un Benedetto e un Cristoforo Bonsignori, di cui l'uno compose varj discorsi sacri e l'altro era molto perito nel latino e nella musica. Viveva pure nel 1630 un Pietro Bonsignori canonico e decano della collegiata, musico eccellente e grazioso nel conversare.
Bel vanto di questa famiglia è Stefano Bonsignori, nato il 2 di febrajo del 1738 da Giovanni Battista, uno dei primi commercianti del borgo in seta e bambagia e da Giovanna Gallazzi. Apprese in patria le prime lettere e in Milano la retorica e la filosofia. Si approfondì negli studj teologici e fu laureato nella letteratura italiana e latina. In età d'anni 22 venne accolto nella Congregazione degli Oblati. Insegnò in Milano grammatica, retorica, teologia dogmatica e filosofia, e dopo 23 anni d'istruzione fu nominato prefetto della Biblioteca Ambrosiana e decorato del titolo di conte Palatino e di cavalliere Lateranense. Ebbe seggio fra i canonici di Sant'Ambrogio come onorario. Accompagnò l'arcivescovo Visconti in qualità di consigliere e secretario nel 1801 ai comizj di Lione. Fu consacrato Vescovo di Faenza nel 1807 e connumerato fra i cavalieri della Corona di Ferro. Mentre trovavasi a Parigi con li altri vescovi d'Italia fu due volte spedito in deputazione al pontefice Pio VII. In allora le discordie tra la Chiesa e l'Impero per l'istituzione canonica dei beneficj e il matrimonio di Napoleone I con Maria Luigia, gli offrirono campo a dimostrare la sua destrezza conciliativa. Designato in patriarca di Venezia nel 1811, ebbe i titoli di Elemosiniere, di Grande Officiale del Regno, di Senatore, di Conte e Barone e di Membro del Collegio elettorale dei dotti4. Li eventi politici del 1814 lo ritornarono alla sua prima sede in Faenza, dove condusse vita riposata e tranquilla fino all'estrema vecchiezza, e morì il 23 di dicembre del 1826. Ebbe famigliare il greco, l'ebraico, il francese e l'inglese. Era molto esperto scrittore, epigrafista, e facondo oratore come lo provano i suoi lavori editi e manoscritti. I primi onori d'Italia Passeroni, Oltrocchi, Mascheroni, Balestrieri, Soave, Boscovich, i due Verri, Villa e il Parini, per tacere del pittor Bossi suo compatriota, cercarono la sua amicizia.
Un Giambattista dedicato alla mercatura con integrità amministrò il censo communale e della chiesa, e mancò ai vivi nel 1848, lasciando agli indigenti ed al patrio ospitale copioso sussidio.
Borsa. — Una delle antichissime famiglie di Busto. In una pergamena del 1264 è cenno di un Jacopo di Guidotto e in altra del 1278 di un Amizone figlio di Guglielmo. Essa diede al borgo varj individui che coprirono cariche communali.
Bossi. — Famiglia tra le antiche e principali del borgo. Esistono parecchi rami che forse provengono tutti da un medesimo ceppo. D'uno di questi fu Giovanni Alberto nato in Busto nella seconda metà del secolo XVI, valentissimo nella poesia Italiana, e di cui si conservano presso la Biblioteca Ambrosiana un manoscritto che contiene quattro libri in lode di San Michele, una raccolta di inni sacri ed altri carmi diretti a varj suoi amici Bustesi, un epitalamio a Giovanni Galeazzo sesto Duca di Milano e ad Isabella sua moglie, un'ode al primo conte di Busto, un carme su l'amenità della Villa di Cusago eretta da Ludovico il Moro, e una lettera a Basilio monaco di Chiaravalle di argumento teologico-morale. Scrisse inoltre un'operetta su la grammatica latina stampata nel 1609 in Venezia.
Alcuni s'appigliarono al commercio della seta e del cotone ed altri al lavoro della bambagia. In tal genere un Pietro Francesco figlio di Carlo era nel 1776 il primo negoziante perchè pagava la tassa di 175 lire, la più elevata tra li inscritti nel ruolo mercimoniale.
Benemerito al borgo fu il sacerdote Giovanni Battista, il quale con testamento del 19 di marzo del 1795 istituì suo erede universale il Luogo Pio dei Poveri, e con successivo codicillo del 1802 fra li altri legati lasciò alla sacristia di San Giovanni lire annue 150 per provederla degli arredi sacri e delle biancherie, e determinò che, quando per alcuna causa non potesse aver luogo quel legato, si sborsassero alla sacristia stessa per una sola volta lire 3000 all'oggetto di far eseguire un padiglione bianco per l'altare maggiore. Volle pure che in Busto si erigesse una scuola privata per alcuni poveri fanciulli, preferendo quelli della famiglia Bossi, e precisò il numero di essi e lo stipendio pe'l maestro. Finalmente con codicillo del genajo del 1802 lasciò a titolo di elemosina alla chiesa di San Giovanni lire 2000 per una sola volta, coll'esplicita condizione che dovessero servire a riattare l'organo della chiesa stessa. L'asse ereditario del Bossi, dedutte le passività e i legati, ammontava a lire 29,407.18.
Chi meglio illustrò questa famiglia fu Giuseppe Bossi nato nel 1777, esimio pittore e poeta paragonato nella lingua nobile al Parini e nel vernacolo nostro al Porta. In età di anni 23 fu nominato secretario dell'Academia di Belle Arti in Brera, indi professore della scuola teorica di pittura. Accolse pure nella propria casa l'eletta gioventù che innamorava agli studj del bello. Numerose ed assai lodate sono le opere di lui, fra le quali la copia del Cenacolo di Leonardo da Vinci, ultimata nell'ottobre del 1809 e che costò al Governo Italiano 28,000 franchi5, potrebbe bastare a render superbi i Bustesi d'aver dato la culla ad un artista sì celebre. II quadro dell'Edipo, i cartoni della scuola del Petrarca e della Pace di Costanza sono suoi squisiti lavori di disegno, nel quale era assai più maestro che nel colorito. Scrisse quattro libri intorno alla vita ed alle opere dell'autore del Cenacolo, il discorso sull'utilità politica delle arti del disegno, un'epistola a Giuseppe Zanoja; e le vite dei pittori milanesi, manoscritto ora dormente nella Melziana. Mori nel 1815 nella florida età di 38 anni. Il Canova gli sculpì l'imagine; il Berchet lo celebrò in un'epistola a Felice Bellotti, e il Porta lo pianse in un sonetto da cui fra qualche motto satiricamente energico traspira il vivo e profondo cordoglio del superstite amico.
Bottigella. — Un vicolo del borgo ricorda tuttora il nome di questa famiglia. Il cronista Crespi fa cenno di un frate Bottigella vissuto nella seconda metà del secolo XVI, e che fu valente in teologia, filosofia e musica.
Brunoni. — Famiglia che dimorava nel borgo fin dal secolo XIV. Ignoro quando siasi estinta. Burigozzi. — Si trova frequente menzione di essi nei documenti dal secolo XIII in poi. Ebbe uomini reputati nelle armi e nel trafico.
Gabriele Battaglia de'Burigozzi prestò da prima servigi militari ad Aliprando Visconti, indi nel Belgio al gran duca Alessandro Farnese. Diede prove di sommo valore sotto l'arciduca Alberto d'Austria, cosicchè fu promosso a conduttiero dei cavalli leggeri co'l grado di colonnello, e dopo aver corso varj pericoli, massime quello di esser fatto prigione dai nemici, mori nel 1602. Anche il padre di lui fu uomo d'arme e combattè contro i Francesi, difendendo il borgo natio. Da un ramo poi trapiantatosi in Milano naque Gian Marco merciajo, che scrisse la notissima Cronica milanese dal 1500 al 1544.
Busti. — In parecchi villaggi della nostra provincia e massime nei muniti di castelli soggiornarono famiglie signorili d'origine romana, longobarda o franca e forse d'altra che da que'luoghi ebbero il cognome. Così la famiglia Busti si denominò dal paese donde provenne. Questa ne'tempi più antichi vi alternava la dimora con la città, dove fin dal secolo XII esercitava cospicue cariche. Volgendo l'anno 1198, Milano, come è noto per la storia, era divisa in due fazioni de'nobili e del popolo. Fra i capitani e i valvassori che seguivano il primo partito il Giulini su la scorta del Fiamma nomina il casato de'Bustis. Inoltre nei capitoli della celebre concordia fermatasi nel 1258, conosciuta sotto il nome di Pace di Sant'Ambrogio tra la nobiltà ed il popolo, figura fra i delegati della parte dei capitani e de'valvassori un Amizone da Busto.
Agostino Busti detto il Bambaja, che si crede nato in Busto nel 1470 e mancò ai vivi verso la metà del secolo XVI, fu uno dei più celebri scultori del miglior secolo delle arti. Tra i suoi capolavori ammiransi il mausoleo del Caracciolo nel duomo di Milano, e il monumento a Gastone di Foix, che andò in più luoghi disperso, e di cui al presente parte giace nella villa di Castellazzo spettante al marchese senatore Antonio Busca, parte presso i Confalonieri e i Crivelli, parte alla Biblioteca Ambrosiana; e la statua nel magazino di Brera. Tutte queste reliquie furono ampiamente illustrate dal pittore Giuseppe Bossi.
Fra Bernardino da Busto, insigne per pietà e dottrina, vestì l'abito de'Minori Osservanti nel convento di Legnano. Nato nella seconda metà del secolo XV, venne in molto grido per alcuni sermoni sacri. Fu dotto in teologia, filosofia, giurisprudenza e poesia, ed ebbe a maestro Fra Michele da Carcano, celebre oratore. Compose varie opere tra cui annoverasi il Defensorium Montis Pietatis, stampato in Milano nel 1797, libro sconosciuto alla maggior parte dei bibliografi. Se credesi al Mazzucchelli ed al Fabricio nella sua Biblioteca del medio evo, viveva ancora dopo il 1500. Il cronista Crespi lo scambiò con San Bernardino da Siena.
Dall'archeologo Caffi ci venne communicato che nel 14 di dicembre del 1497 M.ʳ Bramante, ingegnere ducale, incaricò un Giovanni de'Busti che stimasse i lavori fatti da Giacomo Solaro e Cristoforo de'Negri nella canonica di Sant'Ambrogio.
Giovanni Pietro da Busto Arsizio, cappuccino, era versato nella lingua latina, francese, spagnola, tedesca, greca ed ebraica. Coprì la carica di Provinciale, indi nel 1698 venne eletto in Roma ministro Generale della sua religione. Morì in Genova nel 1700, mentre visitava il suo ordine6. Vedi Argelati, tom. II, col. 1854.
Angelo Maria da Busto Arsizio, cosi detto dalla sua patria, fioriva su'l principio del secolo XVIII. Apparteneva all'ordine dei Cappuccini de'quali fu Definitore e Provinciale. Ha stampato il Principe, il Senato, le imprese di un governo ideati, coi riflessi del Taborre — discorso detto nella sala del Senato di Lucca — In Lucca, per Domenico Ciufetti, 1712, in 4.
Cagnola. — A questa famiglia appartenne Giuseppe che nel 1842 fu insignito della nobiltà dell'Impero Austriaco co'l predicato di Villa d'Appiano, per servigi resi nelle publiche aziende, massime per li oggetti concernenti le regie ferme e li approvigionamenti militari. Passò a seconde nozze nel 1821 con una figlia del conte Gaetano Paravicino di Milano; morta questa, sposò una figlia del conte Tarsis oriundo novarese. Recò vantaggio all'agricullura co'l migliorare i latifondi da lui posseduti ed all'industria coll'erezione di filande per la trattura dei bozzoli, ed acquistò la suntuosa Villa in Appiano, già de'Bovara.
Candiani. — I documenti del secolo XIII mi porgono già notizia di questa famiglia che si ripartì in più rami. Un Paganino figlio di Jacopo fu notajo nel 1366 e in appresso. La pia Orsina, di cui parlasi nella nostra storia, vi appartiene. Parecchi furono sacerdoti e canonici, altri coprirono le primarie cariche communali e commerciarono in cotone.
Luigi tolto ai vivi nel 1845 fu negoziante oculato, intraprendente, più volte premiato per manifatture di cotone migliorate, intelligente di mecanica e agronomia; per offici con zelo sostenuti e per legati religiosi ben meritò della patria.
Cantoni. — Ricordati in iscritti del 1614; ma non consta in qual anno essi trasportassero altrove il loro domicilio.
Carnago. — Questa famiglia, di cui appare traccia nel secolo XVI, aveva possessi nel territorio di Busto. Giovanni Battista, figlio di Ambrogio, venne eletto durante la peste del 1630 canonico curato nella chiesa di San Michele, e suo fratello Francesco fu nel 1652 cancelliere della Communità.
Castani. — Sono provenienti dal paese di Cástano e piantarono la loro dimora in Busto nel secolo XV.
Castel Seprii. — Furono fra le più antiche famiglie che posero stanza in Busto; al presente non ne rimane più vestigio.
Castoldi. — Già dal secolo XIII essi avevano domicilio nel borgo, come raccogliesi da un istrumento rogato in Busto l'anno 1268 in cui è cenno di Gerardo ed Ambrogio figli di Guidone Castoldi.
Benedetto ed Antonio Maria, chiamati vulgarmente i Bustini, appartenevano a tale famiglia. Intorno al secondo riporterò ciò che dice il nostro cronista Reguzzone:
“Venendo dalla città di Como, arsa dal grande incendio della peste, un nostro patrizio con tutta la sua brigata di persone otto, per nome il signor Antonio Maria Castoldi, uomo virtuoso invero e pittore eccellentissimo nel ritrarre, che dalla natura in poi non se gli poteva aggiungere nè sminuire per ritratti; ma nè anco in tutto disprezzare nel dipingere da capriccio; venendo, dico, a Busto per fare la quarantena, si ritirò in una capanna della vigna della Madonna di Prato, avendo già dato principio alla quarantena da otto giorni in dieci sanamente, ad un batter d'occhio
Cattanei. — Nell'elenco di circa 200 famiglie nobili della città e campagna di Milano riportato dal Giulini sotto l'anno 1277, si raccoglie che la nobile famiglia de'Cattanei detti de Vitudo Cattanei de Busti Arsitio dicti de Vitudo era originaria 7 di Busto.
Clerici. — Compajono in Busto fin dal secolo XVI. Un Francesco era nel 1700 consigliere communale. Elisabetta Clerici con testamento del 13 di marzo del 1823 instituì crede d'ogni suo avere la Congregazione di Carità coll'obligo speciale di conservare la sua casa per ricovero delle figlie orfane di padre e di madre nate ed abitanti in Busto, e di convertire nel loro mantenimento i frutti della sua sustanza, che nitida non oltrepassava le austriache lire 4000.
Crespi. — Assai numerosi sono i rami di questa famiglia che risale fino ai tempi dei Romani. Pietro Antonio Crespi scrisse la storia dell'Insubria e quella di Busto co'l titolo: Relationes ad Aloysium Marlianum Busti comitem, MDCXIV, e fu consanguineo di Giovanni Antonio parimenti letterato di cui il Picinelli fece un brevissimo elogio. Pietro Agostino canonico della collegiata, non meno chiaro per dottrina che per ottimi costumi, scrisse la vita della Beata Giuliana. Il giureconsulto nobile Gabriele Crespi fondò nel 1613 nella collegiata di San Giovanni un canonicato con riserva di giuspadronato per sè e suoi eredi. D'altra linea abbiamo Francesco Crespi de'Roberti paroco di San Giovanni che s'occupò nello scrivere salmi, ed altri canti ecclesiastici, compilando così cinque grandi volumi membranacei, notabili per l'eleganza del carattere. Oltre questo lavoro, rimane bella prova della sua rara perizia nel miniare in due corali tuttora conservati nella chiesa di San Giovanni, coll'indicazione dell'anno 1565. Ridusse pure a forma più emendata il messale ed il breviario Ambrosiano cavato da diversi antichi esemplari. Il messale comparve in luce sotto Rufino Bellingerio vicario8 dell'arcivescovo di Milano, coll'approvazione dei canonici ordinarj della metropolitana, e di Francesco Landino vescovo eruditissimo di Laodicea. Il breviario fu publicato in appresso e riformato per ordine di San Carlo.
Daniele Crespi pittore detto il Raffaele Lombardo naque su l'entrar del secolo XVII nel nostro borgo. Ebbe per maestri il Cerano, poi Cesare Procaccini. Le sue opere più rinomate sono la Deposizione dalla croce nella chiesa della Passione in Milano, e l'affresco rappresentante la Storia di San Brunone nella Certosa di Garignano, condutto a fine nel 1629. Cessò di vivere l'anno seguente vittima della peste.
Alla famiglia Crespi non mancarono onorificenze. Il nobile Giovanni nato in Busto nel 1734 fu dottore fisico e padre di Luigi, milanese, il quale ultimo coprì cariche illustri, tra cui quelle di Procuratore generale della Corte dei Conti e di Consigliere governativo sotto il Regno Italico e sotto l'Austria. Da questa fu anche decorato del titolo di cavaliere trasmissibile a tutta la sua discendenza d'ambo i sessi.
Antonio fratello di Luigi, nativo di Busto, fu direttore dell'Ospedale Maggiore in Milano e morì nel 1821. Gaetano, cugino dei nominati due fratelli, sortì i natali in Busto nel 1785 e sostenne la carica di consigliere d'Appello. La casa di questa nobile famiglia era posta nel vicolo che anche oggidì ne conserva il nome e fu alienata insieme con li altri beni.
Nel nostro borgo eranvi molte famiglie de'Crespi, le quali in progresso di tempo assunsero diversi sopranomi e si dissero: Andreoni, Masini, Mariotti, Roberti, Santini, Forlani, Faccini, Reghizzo, Tangino, Morella, Bolino, Fornighino, Porro, Baganino, Legorino, Perellino, Vanino, Zoppino, Cordafina, Ghisaldo, e così via, sebene fossero di una sola e medesima cognazione. Nel ruolo mercimoniale del 1776 sono nominati ben trentotto Crespi, i più de'quali attendevano ai lavori del cotone.
L'onorevole ingegnere Carlo Crespi è in oggi il sindaco di Busto Arsizio.
Custodi. — Famiglia civile ed onorata di Busto che fioriva già nel secolo XVI, e di cui perpetua la memoria il nome di un vicolo. — Parecchi di essa furono sacerdoti e canonici. Il prete Giovanni Ballista fondò il 22 di ottobre del 1715 un canonicato sotto il titolo di San Giovanni Battista, ingiungendo che il jus patronato attivo dovesse spettare, dopo la morte del fondatore, al preposto e a'canonici della collegiata. Inoltre questo benemerito con testamento del 16 di luglio del 1729 lasciò erede de'suoi beni la Scuola dei Poveri, a condizione che si erogassero un terzo dei frutti, e due doti da lire 70 cadauna pei poveri di Cerro presso l'Olona.
Un Biagio ebbe onorato seggio fra la schiera dei dottori in legge.
Il dottor Francesco nel 20 di genajo del 1826 lasciò un legato di lire 45,000 alla Congregazione di Carità coll'obligo di distribuire annualmente quattro doti da lire 80 ad altretante povere figlie di buoni costumi. Il 16 d'agosto dello stesso anno il dottor Carlo figlio di Ambrogio lasciò pure alla medesima Congregazione il legato di lire 15,000. Fu deputato del Commune ed amministratore del Luogo Pio de'Poveri; la specchiata sua probità gli meritò i titoli di padre dei miseri e tutela dei cittadini. Non mi consta se il celebre economista e continuatore della Storia di Milano, del Verri barone Pietro, che ebbe i natali a Gagliate, derivi da questo ceppo.
Elmasi. — Si stabilirono nel borgo nel secolo XV. Alcuni fra essi coltivarono la musica.
Falciola. — Questa famiglia proveniente da Belgirate e che pose stanza nel borgo su'l finire del secolo scorso, ricorda un Carlo, negoziante solerte ed integerrimo che fu secretario di Busto, cancelliere priore della Confraternita del SS. Sacramento, adorno di virtù sociali, morto nel 1845. L'attuale sacerdote don Luigi, che è uno dei più eruditi nelle cose, massime ecclesiastiche, del suo paese, diede in luce due sermoni sacri ed un'articolo intitolalo: Due Cugini o sia Il sacerdote Luigi Falciola e l'Autore del libro Fede e Ragione.
Fagnani. — Non cominciarono ad aver dimora nel borgo che da circa tre secoli. Dal ruolo mercimoniale più volte citato risulta che in genere si erano dati al commercio della bambagia.
Fassi. — Non pochi erano i membri di questa famiglia che risale per lo meno al declino del secolo XVI. Un Pietro Antonio che possedeva 56 pertiche di terra fu esonerato nel 1717 dalle imposte perchè padre di dodici figli. Anche oggidì vi è un vicolo così denominato.
Ferrari o Ferrario. — Una delle antichissime famiglie del borgo. Le arti, le scienze, i mestieri, il commercio del cotone, pe'l quale è ben nota la ditta Carlo Ferrario, non ebbero a lamentar in loro scarsezza di cultori.
Formenti. — Compajono nel borgo nella seconda metà del secolo XV, ma pare che non vi abbiano lungamente soggiornato. Ora vi è in Busto un Formenti farmacista di recente venuto da Lodi.
Gallazzi. — Guglielma figlia di Tomaso era nel 1264 monaca nella casa delle Umiliate di Busto; e in una pergamena del 1278 sono ricordati Pietro e Gregorio figli di Anselmo Gallazio, appellato Cozza. Questa famiglia, che diede il nome ad un vicolo del borgo, era molto agiata e si dedicò in appresso al commercio del cotone. Incrociò il suo sangue coi Bonsignori e con altre primarie di Busto. I poderi che la Scuola de'Poveri aveva alla cascina del Verghera, ora delta de'Poveri, erano tenuti a cultivo fin dal 1600 dagli antenati degli attuali otto massai Gallazzi in qualità più di pastori di pecore ed estirpatori di boschi che di contadini. Lo spauracchio de'lupi, che nelle foreste vicine alla cascina solevano di quando in quando comparire e de'quali rimase vittima qualche loro figlio, fece nascere in essi il desiderio di ritornare al borgo e usufruire di terre migliori. Ma la Scuola de'Poveri, a cui era nota la loro assiduilà al lavoro, li provide di molte commodità affinchè vi rimanessero costantemente.
Gambero. — V'ha cenno di essi nel secolo XVII, e la ditta Angelo Gambero figura anch'essa degnamente nel borgo per l'industria del cotone.
Germani. — Famiglia di cui si ha memoria in documenti del secolo XVI.
Giudici. — Il Crespi ne fa solo un cenno, affermando che abitavano in Busto su'l finire del secolo XVI. Alcuni commerciarono in bambagia.
Gorgonzola. — Gorla. — Questi originarono dai paesi così chiamati, e si scorgono in Busto già da circa quattro secoli.
Graziani. — Se ne ha menzione verso la fine del secolo XV e sussistono tuttora.
Guidi. — Alcuni fra essi lavorarono in bambagia; altri erano fruttivendoli. Nicola fu nel 1768 priore della fabrica di San Gregorio; un Girolamo curato di San Michele e durante la Republica Cisalpina il cittadino Giuseppe Maria ideò un piano di sistemazione democratica del borgo.
Introini. — Sono provenienti da Golasecca e se ne trova cenno nel secolo XVII. Possedevano beni in Busto, tra cui una casa che nel 1770 apparteneva ad un Carlo. A'nostri giorni poi per l'estensione del commercio del cotone e pe'l numero de'manofatti merita menzione la ditta di Giuseppe Antonio Introini.
Landriani. — Famiglia agiata che non mancò d'atti benefici verso la terra natale. Benedetto, canonico curato della collegiata, fondò nel 1710 un canonicato nella medesima sotto il titolo di San Benedetto. Così pure con testamento del 9 di aprile dei 1723 lasciò una parte de'suoi beni alla Scuola dei Poveri e ne'suoi legati stabilì quattro doti di lire 60 cadauna da assegnarsi alle figlie più povere del borgo in occasione del loro matrimonio.
Lombardini. — È cenno di questa famiglia nel borgo da circa trecento anni, e dal già noto ruolo mercimoniale si desume che uno di essa era nello stesso tempo offellajo e calzolajo; che un altro era pizzicagnolo, e due altri attendevano all'industria della bambagia. Nel 1793 morì un Ignazio che era stato canonico della collegiata di San Giovanni.
Lavazza. — Giovanni Battista di Giuseppe era priore nel 1768 presso la chiesa della Beata Vergine in Prato e commerciante in bambagia. Un Carlo lasciò erede con testamento del 10 di luglio del 1823 la Congregazione di Carità di tutti i suoi beni del valore di lire 42,253 coll'onere di alcuni pochi legati e con l'espressa condizione che il prodotto de'detti beni dovesse servire all'erezione di un Ospitale, disponendo inoltre che fino a tanto non fosse compiuto il di lui erede dovesse consegnare rateatamente l'annuo prodotto al proposto di Busto affinchè lo distribuisse agl'infermi giacenti a letto, esclusi assolutamente i mendicanti e qualsivoglia altra persona non inferma, perchè (dice il testatore) tale è la mia volontà e non altrimenti.
Lualdi. — Famiglia che si divise in varj rami nel borgo e che fiorisce anche oggidì. Un Pietro Martire lasciò con suo testamento del 26 di febrajo del 1836 lire 12,000 al Prevosto paroco perchè le distribuisse ai poveri del borgo entro sei anni dalla sua morte nella misura di lire 2000 all'anno, senza alcun obligo di renderne conto. Nel caso poi che il detto paroco non avesse voluto, o potuto, ricevere quel legato, gli sostituiva il Luogo Pio. Molti si applicarono all'industria della bambagia e ad altre arti. I Bustesi poi saranno sempre riconoscenti al fondatore delle Scuole Serali. Fra i membri di questa famiglia, che beneficarono il nostro Asilo infantile, si distinsero per la importanza delle somme contribuite i signori Ercole (lire 425), Giuseppe (lire 800), e le signore Petronilla (lire 425), Teresa (lire 550) e Vittorina (lire 676).
Lupi. — Famiglia di provenienza romana. Le membrane del secolo XIII ne fanno sovente menzione. Un Lorenzo figlio di Ambrogio esercitava nel 1450 l’arie notarile in Busto. Molti percorsero la carriera ecclesiastica. Nel borgo vi e un vicolo Lupi. Luzzini. — Estinti.
Maggi. — Mantegazzi. — I documenti non mi fornirono notizie intorno a queste famiglie, e solo io so che avevano stabile dimora in Busto nel secolo XVI.
Macchi. — I primi che abitarono il nostro borgo e vi possedettero degli stabili sono provenienti dai paesi di San Macario e di Cardano. Pietro Macchi era nel 1652 consigliere communale e Paolo cappellano della collegiata.
Marchesi. — Commerciarono in cotone e sostennero cariche communali. I delegati del consiglio communetto denominato degli Arconati, patroni del canonicato curato coadjutorate di San Michele nella collegiata di San Giovanni, nominarono a canonico del 1724 Carlo Baldassare. Un Giovanni Battista fu sindaco nel 1760, ed un Giuseppe curato di San Michele. Di questa famiglia fu pure la madre del vivente celebre chimico Ottavio Ferrario, nato in Milano. Nel borgo esiste un vicolo detto de'Marchesi.
Magnaghi. — Questa famiglia, dimorava nel borgo fin dal secolo XVIII.
Marcora. — Questi avevano nel secolo XVIII un beneficio canonicale e residenziale nella collegiata di Busto di loro giuspadronato. Nel citato ruolo mercimoniale si ha che un Francesco di Giuseppe attendeva ai lavori detta bambagia, altri tre erano manischalchi e quattro macellaj. Un Giuseppe canonico della basilica di San Giovanni si occupò cinque lustri nella educazione della gioventù in Busto stesso e fu per undici anni vicerettore nel collegio Calchi-Taeggi. Morì nel 1845 nel borgo natio.
Mascardi. — Erano in Busto su'l principiar del secolo XVII. Ignoro se essi siensi estinti oppure trasferiti altrove.
Masera. — Pare che si stabilissero nel borgo soltanto nel secolo XVII. Cesare figlio di Ludovico possedeva nel 1717 nel territorio bustese alcuni poderi. Un altro Cesare di Giovanni era nel 1776 tra i primi negozianti in manofatti di cotone e in bambagia. Un Carlo per ingegno, sapere e facondia più volte onorato di publici offici del borgo, arringò con esito felice avanti l'imperatore Francesco I per la traslazione in Busto della I. R. Commissaria distrettuale; benemerito della chiesa di San Michele per retta e diuturna amministrazione, morì nel 1845 ottuagenario.
Mazenta. — Questi compajono fra le famiglie nobili milanesi fin dai primordj del secolo XV, epoca in cui avevano stanza in Busto.
Milani. — Anticamente essi chiamavansi Mirani, infatti in una pergamena del 1264 si trova menzione di un Allegranza Mirano di Busto. In appresso furono chiamati Milano: possedevano fondi nel territorio, e si occupavano in varj mestieri, massime nel lavoro della bambagia. Nel 1700 Luigi Milano era il primo de'due proveditori del Commune.
Mizzaferro'. — Famiglia che per la sua agiatezza ed influenza diede il nome ad una delle parti del borgo, allorchè venne diviso come in cinque Communi. Soltanto tre cascine sorgevano nel territorio di Busto nel 1652, delle quali una apparteneva ai signori Mizzaferro. Estinta.
Olgiati — Provenienti dal vicino paese di tal nome, e che fin dal secolo XIV avevano il loro domicilio in Busto.
Ottolini. — Varj membri di questa famiglia avevano possessi nel territorio circa tre secoli fa, ed alcuni altri si occuparono nel commercio del cotone, tra cui era segnalata per l'importanza de'manofatti la ditta di Carlo, ora Pozzi Pasquale. Carlo morendo donò d'un generoso legato l'ospedale del borgo. V'è pure una ditta Giacomo Ottolini negoziante di cotonerie.
Pagani. — Si stabilirono in Busto fin dal secolo XVI, e vi tenevano or sono pochi anni, una farmacia.
Pasquale. — {{smaller|Famiglia che per la sua preponderanza diede il nome ad una parte del borgo che fu chiamata Commune.
Pariani. — I primi cenni di essi incontrarsi nell'esordir del secolo XVII.
Pessina. — Nel ruolo più volte citato, sin dal 1776, si raccoglie che un Francesco figlio di Ambrogio era speziale in Busto.
Petazza. — Non si scoprirono notizie di questa famiglia, anteriormente al secolo XVII. Aveva notabili possessi nel territorio di Busto. Un Francesco nato nel 1700 fu trent'anni dopo canonico della collegiata; ed in appresso un altro Petazza ne fu canonico curato. Il sacerdote Luigi, ex monaco Cistercense, nel 1819 istituì il Luogo Pio Elemosiniere erede di sua sustanza che ammontava a lire 21,950. Nel ruolo suddetto è cenno che alcuni traficarono in bambagia.
Pigna. — Giovanni ora domiciliato in Busto qual rappresentante della Ditta Turati di Milano, e in pari tempo Maggiore della Guardia Nazionale in luogo, va fra i benemeriti del borgo. Si ammogliò con la signora Elisabetta, sorella del conte Francesco Turati. Eligio loro figlio entrò nella carriera commerciale, e la loro figlia Virginia si accasò co'l cav. Andrea Ponti, gerente della Ditta Antonio e Andrea Ponti di Milano.
Pigni. — Possedevano nel borgo fin dallo scorcio del secolo XVII; a'nostri giorni abbiamo la ditta dei commercianti in cotone fratelli Pigni.
Porcelli. — Questi abitarono Busto fin dal secolo XV: ignoro se ancora esistano.
Portela. — Di questi non si rinvenne altra notizia che in una pergamena del 1278 la quale fa menzione di un Petraccio di Busto, figlio di Guglielmo, che in allora era console di quella Communità.
Pozzi. — Una delle più antiche e stimate famiglie del borgo. Un Anselmo figlio di Ottoboni de Puteo era notajo di Busto verso la metà del secolo XIII, ed un Pietro, figlio di Martino, lo era nel 1439. Dobbiamo di questa famiglia ricordare Leone Pozzi di costumi esemplari. Fatto sacerdote, cultivò con amore l'istruzione nella quale era assai valente. Buon numero di allievi delle primarie famiglie di Busto e d'altri paesi e città, massime di Milano, convivevano presso di lui, e molti altri intervenivano soltanto alla scuola, la quale fu sempre floridissima. Mancò di vita nel 1630 il 16 di marzo, di circa 48 anni, e fu sepolto nella chiesa di S. Giovanni davanti all'altare di S. Francesco.
Nella seconda metà del secolo XVII il prevosto Girolamo Pozzi, di cui esiste il suo ritratto nella sacristia di S. Giovanni, concorse a far coprire di rame esteriormente la cupola di S. Maria, e fondò, sotto il titolo di S. Girolamo, nella collegiata di Busto un canonicato di proprio gius patronato attivo e passivo. In appresso, per tacere di quelli che si dedicarono all'industria del cotone, il padre Antonio Pozzi Minor Conventuale che morì in patria d'anni 40 l'11 di novembre nel 1846, compositore di sacre melodie e maestro della cappella pontificia in Roma, soavissimo cantore egli stesso sotto Gregorio XVI. Il di lui nipote Pasquale Pozzi esercitò a'nostri giorni la carica di sindaco e fece accettare a sue spese nell'Asilo infantile venti poveri fanciulletti.
Prandoni. — Si radicarono in Busto nel secolo XVI, e si strinsero in parentela anche coi Custodi. Giovanni Battista, che nel 1717 aveva 76 anni, possedeva nel territorio di Busto in cui era nato 278 pertiche e tavole 15. Baldassare figlio di Alessandro, nato nel 1716, era canonico della collegiata nel 1757. Da questo cognome s'intitola tuttora una via del borgo.
Provasoli. — I loro possessi in Busto come pure il vicolo Provasoli sono noti. Consta che eglino fin dal principio del secolo XVIII si occupavano con impegno nell'industria del cotone. Un Ambrogio con testamento del 14 di marzo del 1829 lasciò al Luogo Pio Elemosiniere un legato di lire 20,000, a patto che li annui usufrutti si dovessero erogare a sollievo de'poveri fino a che fosse attivato l'ospitale. All'era nostra sono da ricordarsi le ditte di Michele e Luigi. V'ha fra i Provasoli un ingegnere e un sacerdote rettore della chiesa dei SS. Gervaso e Protaso in Milano.
Puricelli. — Di essi trovasi già cenno nei documenti bustesi del secolo XIV. A questa famiglia appartiene anche la beata Giuliana, di cui, su le traccie del vescovo Stefano Bonsignori, soggiungo un breve cenno biografico. Ella naque nel 1427 da poveri contadini di cognome Puricelli, in alcuni casolari di campagna detti anticamente del Verghera, ora Cascina de'Poveri9, da non confundersi, come talun fece, con la cascina Verghera, Del bel numero di quelle anime umili e semplici che traggono tranquilla la loro vita fuori del vortice tumultuoso, in che si agitano le passioni vulgari, Giuliana apparve su la terra come peregrina di un mondo migliore, nè altre gioje conobbe salvo quelle cui le tesoreggiava la bontà del suo cuore. Ammaestrata nella dottrina cristiana, si diede fin da fanciulla ad una vita tutta pia. Rimase presso la casa paterna sino all'età di 27 anni, dopo si reco su'l monte di Varese, ove passò 22 anni in rigorosa penitenza, vegliando le notti in preghiere e colloqui con Dio. In allora il pontefice Sisto IV con bulla del 10 di novembre del 147410 concesse alle pie donne Caterina di Pallanza, Francesca da Biumo, Benedetta da Biumo, Paola degli Aicurzi da Busto e Giuliana Puricelli, che vivevano ritirate già da circa 46 anni dove or sorge il monastero del Monte, di poter convertire quella casa denominata romitaggio in un chiostro, abbracciando l'istituto che dicevasi di S. Ambrogio ad Nemus sotto la regola di Sant'Agostino, coll'officiatura ambrosiana, e la facultà di eleggersi ogni triennio l'abbadessa da confermarsi dall'arciprete.
Continuando la Giuliana per 26 anni ancora una vita eminentemente religiosa, sfinita dai disagi e dai digiuni esalò l'ultimo fiato nel 74.ᵐº anno di sua età (1501) nell'umile paesello della Madonna del Monte. Il di lei corpo, insieme con quello della Beata Caterina, sta nella chiesa del Monte in apposito saccello ricco d'argento e di preziose reliquie ed illustrato dalle pitture d'Antonio Busca. In una grotta a destra salendo ad una cappella del Monte furono poste nel 1665 due statue rappresentanti la Beata Caterina e la Beata Giuliana. La Communità di Busto ne ottenne le reliquie nel 1650 del velo bianco e nel 1673 di una camicia. Nel 1770 Clemente XIV ne approvò il sacro culto, per il che celebraronsi con gran gioja nel nostro borgo feste solenni.
E poco dopo in segno di venerazione i Bustesi di fianco alla facciata della basilica eressero un piedestallo, portante la statua della beata colla seguente iscrizione:
d. o. m.
b. iuliane
a busto arsitio
ob
patriæ communionem
prolatis
ex insperato monum.
adsertam
religio indigenarum
mdcclxxix
Radaelli. — Avevano una farmacia nel borgo durante il secolo XVIII. Infatti nel ruolo mercimoniale del 1776 è indicato un Giovanni Antonio con la qualifica di speziale.
Radice. — Famiglia che si dedicò all'industria del cotone fin dal secolo XVII. Alcuni di essa favoriti da opportune circostanze in quell'esercizio crebbero in dovizie. Il cavalliere Antonio fu uno dei benefattori dell'Asilo infantile.
Rasini. — Il magnifico giureconsulto Girolamo Rasini e suo padre Benedetto (1573) dimorarono quasi sempre in Busto con la loro famiglia, se bene tenessero casa anche in Milano. Questo nobile casato che ebbe in feudo Borsano, paese contermine a Busto, è originario di Gallarate. Estinti.
Ratti. — Possedevano in Busto beni stabili nel secolo XVI, e da loro una via fu così chiamata.
Rauli. — Famiglia assai antica di Busto. Nella basilica Porziana, ora S. Vittore al Corpo, (così il Calco) esisteva un'iscrizione sepolcrale la quale, come asserisce il Picinelli ne'Monum. antiq. Mediolani alla pag. 71, era collocata nel tempio di S. Francesco con incise queste parole:
ioannes raule de busto arsicio
obiit mccc xi januarii.
Così pure Fortunato Rauli, paroco di S. Silvestro in Milano, ebbe i natali in Busto Arsizio. Egli era molto dotto, e specialmente nella poesia latina. Il card. Federico Borromeo lo aveva in grande estimazione, e prova ne è l'Inno che compose in lode di S. Giovanni Battista per ordine dello stesso cardinale, ed inserito ne'breviarj dati in luce nel 1627 e riprodutto ne'posteriori, il quale così comincia:
- Nostre salutis nuncio
- Lætis canamus vocibus,
- Clamore cujus excita
- Iudea somnum depulit.
Reguzzone. — Famiglia che in Busto dov'è un vicolo cosi chiamato, aveva nel secolo XVI, domicilio e possessi. La storia della peste che devastò il borgo nel 1630 fu scritta, come si è già veduto, da un canonico Reguzzone.
Rescaldi. — Derivati dal vicino paese di Rescalda.
Rossi. — Sembrano originari di Gallarate. I documenti ci danno notizie di essi nel secolo XVI. Alcuni avevano fondi già nel territorio di Busto e lavoravano in bambagia.
Sacchi. — Solblati. — Non ho trovato cenno di essi fuorchè nel cronista Crespi.
Sottocasa. — Erano artigiani, dati ai lavori della bambagia e possedevano fondi nel territorio. Nel 1770 un Federico trovasi nominato come deputato della Communità.
Speroni. — Alcuni di essi nel secolo XVII possedevano fondi nel territorio bustese ed altri attendevano ai lavori della bambagia.
Tatti. — Terzaghi. — Torriani. — Non mi son noti che per il cenno dell'anzidetto Cronista.
Torini. — Nel ruolo mercimoniale più volte ricordato sono nominati quattro fratelli figli di Angelo, di cui tre vendevano frutta ed il quarto pane e riso.
Tosi. — Una delle primarie famiglie del borgo che diede il nome ad un vicolo, e andò divisa in più linee, ricevendo li aggiunti di Bianchi, Bonazzo11, Facino, Masino, Padella, Zabolio, Zaccagno, ecc. Il canonico Giovanni Antonio Tosi valente organista, cultore delle lettere e maestro di coro copiò un quadragesimale di messe e vesperi. Morì d'anni 53 il 25 d'aprile del 1630 durante la peste. Nella seconda metà del secolo XVIII, Paolo Tosi era deputato dell'estimo per la Scuola dei Poveri; un Francesco primo deputato dell'estimo, ed il nobile Giovanni Tosi di Milano, consigliere di Governo, primo estimato di Busto, che vi possedeva 2525 pertiche di terra.
Luigi Tosi vide la luce in Busto Arsizio nel 1765 da una onorata famiglia. Abbracciata la carriera ecclesiastica, fu nominato canonico presso la basilica di S. Ambrogio di Milano e da ultimo vescovo di Pavia. Egregio per ingegno e dottrina, fu ascritto tra i membri onorarj dell'Istituto Lombardo, ebbe la stima e l'affezione degli studenti di quella Università. Se la vita di lui non fu splendida per grandi e pompose azioni, fu tale però che niuno saprebbe negargli l'esercizio di quelle miti e difficili virtù che lasciano ai posteri una cara e imperitura memoria. Morì nell'età di 82 anni, compianto da molli Pavesi e da moltissimi Milanesi. Bartolomeo Catena, già prefetto della Biblioteca Ambrosiana, tessè di lui un elogio funebre in elegante latino, che venne inserito nel Giornale dell'Istituto Lombardo di Scienze, lettere ed arti, tom XIII, pag. 74, anno 1846.
Paolo Antonio Tosi, vivente esimio bibliografo, assai stimato in Italia, non meno che in Francia ed Inghilterra. Scrisse alcune memorie critiche di breve dettato12, ma che palesano la sicurezza delle sue cognizioni.
L'avv. Carlo Travelli il 10 di dicembre del 1859, interprete dei communi sentimenti dei Bustesi, diede l'ultimo saluto alla salma di Pietro Tosi, amministratore operosissimo del Luogo Pio di Carità, mentre si calava nella fossa: patetiche ed animate parole che ricordavano le virtuose azioni del defunto.
Il di lui figlio Carlo dottor fisico, uno degli uomini più segnalati del borgo, scrisse varj articoli nel periodico locale intitolato La Settimana, su l'agricoltura. Di recente publicò Fede e Ragione, Osservazioni sul libro di Renan Vie de Jesus. Busto Arsizio, Tip. Sociale, 1864; una memoria13 Degli usi terapeutici della Pepsina, Milano. Tip. Chiusi, 1856; un'altra su le Aque di Sales, oltre varie di medicina e chirurgia.
Giuseppe Tosi, figlio di Agostino, alunno presso il R. Conservatorio di Musica in Milano, nel 1863 venne premiato dallo stesso Istituto co'l gran premio della Medaglia d'argento. Ora appartiene, come primo Clarino, alla banda dei Carabinieri Reali in Torino e alla Cappella Reale di Sua Maestà.
Torre (della). — Antica famiglia di Busto di fazione guelfa che possiede stabili.
Travelli. — A mostrare come e in qual epoca questa famiglia passasse ad abitare nel nostro borgo fa d'uopo ricordare che l'eredità dei Rauli passò nei Bianchi, e l'ultima discendente dai secondi, Caterina, sposò Carlo Travelli da Oleggio, ricco negoziante in cereali. Questi fu assassinato da masnadieri su'l lago Maggiore. L'unico di lui figlio superstite fu quindi affidato per l'educazione a Gio. Donato Bianchi teologo di Busto, che era canonico e deputato dell'estimo nel 1795 o in quel torno. Il che seguiva ne'primi anni del corrente secolo. Di qui discende il vivente benemerito avv. Carlo, ornamento del borgo per la sua dottrina e intelligente operosità nelle opere di publico vantaggio e decoro. Triulzi. — Tuoni. — De'primi si ha notizia da circa tre secoli. Nei 1776 i fratelli Giuseppe, Antonio, Vincenzo figli di Giovanni Battista erano calzolai. De'secondi non rimane più traccia.
Turati. — Questa famiglia si piantò nel borgo fin dal secolo XVI e si divise anch'essa in più rami. Gabriele de'Turati era uno de'quattro consoli di Busto nel 1573. Un Carlo era nel 1653 consigliere communale; Giovanni Battista, era amministratore di tre altri fratelli i rev. Padri Carlo Francesco, Carlo Antonio e Giovanni. Un Andrea nel 1768 era primo deputato dell'estimo e nel 1768 Giovanni Battista occupava la carica di secondo deputato. Un Benedetto canonico pio, dotto e liberale, morì nel dicembre del 1845.
Il defunto avvocato Carlo Turati, già deputato al Parlamento Italiano per elezione del collegio di Busto, ed i di lui viventi fratelli, il valente dott. fisico Andrea e Giovanni appartengono al ramo Pella.
Ad un altro ramo appartengono il ricordato avvocato Cesare formato alla scuola dell'avv. Marocco, e i superstiti di lui fratelli Carlo e Giovanni, l'uno paroco, e l'altro coadjutore di Cedrate.
Da un'altra linea naque in Busto Francesco Turati che favorito dalle speculazioni commerciali del cotone, potè in breve tempo diventare con la sua acutezza e antiveggenza uno de'più ricchi negozianti di Milano. Per le migliorie introdutte nelle manifatture e per li incoraggiamenti dati agli artisti coll'acquistar sovente le opere de'più valenti, ed anche per notabili opere di beneficenza a varj corpi morali di Milano, egli fu insignito con reale decreto il 14 di dicembre del 1862 del titolo di Conte trasmissibile a'suoi discendenti primogeniti in linea maschile.
I figli di lui dott. Ercole ed Ernesto, appassionali ed intelligenti cultori della Storia Naturale, ne sono assai benemeriti. Il primo si dedicò all'Ornitologia; ed il secondo, che nella guerra d'indipendenza del 1859 entrò come volontario nei cavalleggeri di Monferrato, applicossi all'Entomologia e Malacologia. Le loro ricchissime collezioni, massime quella del primo che gareggia con le principali d'Italia, furono assai lodate da valenti Naturalisti, anche stranieri, che le visitarono.
Venegoni. — Vermezzi. — Famiglie solo accennate dal cronista Crespi. Visconti. — Questa famiglia fu sempre reputata nobile ed antica di Busto, cosicchè prima della publicazione del nuovo censo faceva Commune da sè, appellato Commune Visconti. Si strinse in parentela coi Tosi e coi Bossi. Il capo stipite di essa fu cavalliere e ducal consigliere secreto, Guido Visconti, vivente nel 1476, discende in linea retta da Uberto, fratello del magno Matteo, che fu signore di Milano dal 1295 al 1322. Figlio di Guido fu il giureconsulto cavalliere ducal senatore Galeazzo, primo conte di Busto Arsizio, il di cui fratello Francesco era podestà. Da quest'ultimo naque il nobile Giovanni Battista, che per essere congiunto di sangue co'l conte Luigi Visconti feudatario di Busto, fu da sua madre delegato a procedere insieme co'l podestà nelle materie relative alla giurisdizione del feudo, come da lettera del 22 di maggio del 1546; e perchè egli era molto stimato dai borghigiani, venne proposto al conte feudatario, affinchè lo sussidiasse negli affari.
Dal nobile Giovanni Battista uscì il notajo Tibaldo, al quale successero altro Giovanni Battista parimenti notajo e il costui figlio Carlo Francesco dal quale naque Giulio Cesare, di cui la famiglia possedeva il ritratto con la seguente iscrizione: Nob. dominus Julius Cæsar Vicecomes Mediolanensis notarius florida virilitate ac in suae fortunae cursu morte prœventus ad judicium te simul expectat 15 Iulii 1686.
Naque da costui Carlo Giuseppe, padre di Carl'Antonio da cui derivò un altro Giulio Cesare fratello di quell'Agostino14 che, eletto proposto di S. Maria alla Scala presso San Fedele in Milano, fu l'ultimo che ebbe il diritto di portare la mitra.
Lo stemma di questa nobil famiglia consiste in uno scudo rappresentante una vipera, con un bambino in bocca, sopra la cui testa sta una corona senza palle. Al disopra dello scudo evvi una visiera abbassata, cui sormonta un capo di vipera eguale al sopra descritto con lambrequini portante il motto: Vipereos mores non violabo.
Zanna. — Famiglia che si vede qui stabilita nella seconda metà dello scorso secolo. Possedeva una casa nel borgo, e fondi nel territorio, e commerciava in filati di cotone un Giulio proveniente da Intra. Antonio suo figlio ora domiciliato in Borsano, di cui fu altra volta sindaco, è nativo di Busto.
Finalmente, oltre le famiglie testè accennate, altre figurano tra le bustesi, delle quali mi basterà il soggiungere qui i nomi, non avendo di sè lasciato traccia degna di speciale ricordo. Esse sono i Lepora, i Liate, i Merlo, i Mella, i Minigozzi, i Maino, i Porrola, i Pelegatta, i Proverbio, i Rabolini, i Servi, i Solbiati, i Tovaglioli, i Turrino, i Zaccagni e i Zanoni.
FINE DELLA PARTE PRIMA
Note
- ↑ Vess de Bust. — V. Badée nel Vocab. milanese
- ↑ Non è dubio che parecchi de'nomi proprj de'luoghi, talvolta lievemente modificati, giunsero da que'tempi lontani fino a noi.
- ↑ Nell'atto si afferma che 18 lire imperiali di moneta nuova corrente equivalevano a 27 pure imperiali di moneta vecchia, che è quanto dire valere quest'ultima un terzo meno della prima.
- ↑ La fedeltà storica esige per altro che io accenni anche due lettere di lui al sommo pontefice, date il 30 d'agosto del 1814 e tuttora conservate presso l'Archivio Governativo di Milano. In una riprova le dottrine da lui espresse nella Circolare del 15 di dicembre del 1810 ai parochi della sua diocesi intorno al matrimonio, come contrarie alle definizioni in proposito del Concilio di Trento. Nell'altra condanna la propria condutta per aver accettato da Napoleone I la nomina in patriarca di Venezia ed amministrato cotesta diocesi come vicario capitolare.
- ↑ Questa servì al professore Giacomo Raffaelli romano per eseguirne una in musaico che fu poi trasportata a Vienna, e posta nella chiesa degli italiani.
- ↑ Rimane di lui, oltre varj sermoni sacri, L'idea del buon Governo, discorso fatto nella sala dell'Eccellentissimo Senato di Lucca, il secondo sabbato di quaresima nell'anno 1693. Lucca, per Favoriti Pacci, 1695, in 4.
- ↑ Il nome di Capitani che nel medio evo era un titolo meramente feudale a cui aggiungevasi quello del luogo infeudato, comincia a comparire nell'agro milanese su'l principiar della seconda metà del secolo X. Questi avevano il governo ereditario di qualche pieve o grossa terra. Di qui avvenne che il titolo divenisse cognome di non pochi illustri casati. Le famiglie Cattanei vantano la medesima origine, poiché Cattaneo è una facile contrazione o accorciamento di capitaneo, quindi è verosimile che i Cattanei qui nominati fossero un tempo feudatarj di Busto.
- ↑ Da note d'archivio risulta che era stato eletto nel 1513, e che era vicario anche nel 1518. Nel 1523 quest'officio era affidato ad altri.
- ↑ Situata a mezza via tra Busto e Gallarate, era questa fin dal secolo XV una proprietà communale. Data a livello a Nicola Zunino di cui prese il nome fin dal 1472, passò da ultimo in un Giacomo del Verghera o Vergara, dal quale trasse l'appellativo di Cascina Verghera di Zunino.
- ↑ Si conserva questa preziosa pergamena presso l'Archivio Diplomatico in Milano.
- ↑ I Tosi Bonazzo abitavano nel 1770 in Busto nella casa detta del Principino.
- ↑ Notizie di un'edizione sconosciuta del poema romanzesco la Spagna, colla descrizione di un opuscolo impresso di Aldo Manuzio nell'anno 1499. Milano, Tip. Rusconi, 1835.
Notizie biografiche e bibliografiche sopra il poeta maccheronico Bussano Mantovano. Milano. Tip. Chiusi, 1843.
Notizie biografiche e bibliografiche di tre poeti maccheronici del secolo XV. Sono L'Alione, il Bassano, e Tifi degli Odassi. Milano, Tip. Chiusi, 1846.
Risposta al signor Brunet di Parigi a proposito di un'edizione finora affatto sconosciuta della dance macabre. Milano. Tip. Bernardoni, 1862.
Sopra il frammento autografo del Rinaldo Ardito di Ludovico Ariosto. Osservazioni di Paolo Tosi. Busto Arsizio, Tip. Sociale, 1863.
Bibliografia dei Romanzi e Poemi Cavallereschi Italiani. Busto Arsizio, 1864, in 16, Tip. Sociale. - ↑ Questa ottenne il premio dell'Aqua pe'l 1858, sopra giudizio dell'apposita Commissione nominata nell'Ospitale Maggiore di Milano.
- ↑ Questi sono tutti nativi di Busto.