Prose (Foscolo)/Ultime lettere di Iacopo Ortis (seconda versione) - Varianti/Parte prima

Ultime lettere di Iacopo Ortis (seconda versione) - Varianti - Parte prima

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PARTE PRIMA

p. 255, l. 1-3, L’epigrafe dantesca appare solo in Z

»l. 4, M e L, 11 ottobre

»l. 5, L, patria nostra

»l. 7, M, Z e L, la nostra infamia

»l. 9, M, m’affidi

»l. 11, Z e L, Or

»l. 13, Z e L, senza perdere dagli occhi

»l. 14, Z e L, Lorenzo

»l. 15, Z e L, quanti sono dunque gli sventurati?

»l. 18, Z e L, di me

»l. 24, Z e L, Lorenzo;

»l. 25, M, rifuggiarmi p. 256, l. 1, M, Z e L, esilio

»l. 2, Z e L, case!

»l. 3, Z e L, perché, potremmo; M, aspettarsi; se non se

»l. 5, M, civilizzate

»l. 6, Z e L, terra prostituita

»l. 7, M, d’innanzi gli; Z e L, dinanzi agli

»l. 9, Z e L, Papi si servivano

»l. io, M, caccierei

»l. 15, Z e L, que’ maiavventurati

»l. 20, Z e L, per sempre?

»l. 22, M, la tempesta; Z e L, abbonacciata

»l. 24, Z e L, si può tranquillo

»l. 27, Z e L, Povera

»l. 28, Z e L, ha pur p. 257, l. 3, Z e L, o Libertá

»I. 5, Z e L, de’ tristi

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p. 257, l. 13, Z e L, umano

»l. 15, Z e L, assai da

»l. 25, Z e L, alle prime

»l. 28, Z e L, seggo

»l. 32, Z e L, sapere e ridire

»l. 34, M, 1 ’esistenza non esistono,

p. 258, l. 3, Z e L, Con che

»l. 7, Z e L, rompendo il filo ogni tanto, ripigliandolo, e scusandosi dell’infedeltá

»l. 9, Z e L, a visitarmi

»l. 11, Z e L, ridotto

»l. 13, Z e L, ingerito; M, Z e L, n’aveva inteso

»l. 14, Z e L, colto; M, dileggiate

»l. 21, Z e L, una volta

»l. 25, Z e L, ve n’erano

»l. 26, M, Misericordia!; Z e L, misericordia!

»l. 31, Z, L’ho liberato e scavalcando; L, L’ho lasciato andare, e scavalcando

»l. 32, M, lui ti cosí.

p. 259, l. 2, Z e L, La ho veduta, o Lorenzo, la divina fanciulla

»l. 5, Z e L, che andasse

»» Z e L, si sperava

»l. 7, Z e L, a tornare. — Una ragazzina

»l. 9, L, Un amico; M, di Lorenzo, rispose

»l. io, M, ier l’altro

»l. 12, Z e L, ch’io mi fossi

»l. 14, M, figlie; Z e L, della

»l. 15-16, Z e L, sentire che gli mancava sua moglie. Non la nominò.

»l. 20, Z e L, Che? Lo spettacolo

»l. 21, Z e L, in noi tristi mortali

»l. 23, Z e L, predestinato

»» Z e L, perpetuamente

»l. 27, Z e L, mi arde

»l. 30, Z e L, querelandoci! Insomma

p. 260, l. 2, Z e L, savio

»l. 8, M, aizzati; Z e L, provocati

»l. 13, Z e L, all’incendio

»l. 18, M, Per adesso io sto bene... bene

»l. 20, M, suo figlio

»l. 21, Z e L, l’apparente felicitá

»» Z e L, mi sembra reale e mi sembra anche

»l. 29, Z e L, dolce silenzio

»l. 30, Z e L, lo abbandoni

»l. 33, M, passeggia coll’oriuolo

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p. 260, l. 34, Z e L, tuttavia la sua

p. 261 l. 5, Z e L, da lagnarsi

»l. 7, Z e L, Teresa: le insegno

»l. 10, Z e L, ragazzate

»l. 17, M, le frutta pel pranzo; Z e L, quella creaturina

»l. 20, Z e L, perdo

»l. 21, Z e L, pesche

»l. 21, M, avviandomi in seguito

»l. 27, Z e L, quello

»l. 28, Z e L, ch’esso

»l. 30, M, la sommitá con cinque altissimi pini

p. 262, l. 1, Z e L, mezzodí

»l. 5, Z e L, allorché

»l. 6, Z e L, giolito

»l. 7, M, Z e L, possano

»1, 9, Z e L, Frattanto io mi vagheggiava

»l. 15, M, da mio padre

»l. 17, Z e L, dattorno

»l. 18, Z e L, alloramai

»l. 25 sgg., Z e L, dopo «ospitali» continuano: O illusioni! e chi non ha patria, come può dire: Lascerò qua e lá le mie ceneri? —

O fortunati! e ciascuno era certo della sua sepoltura; ed ancor nullo era per Francia, talamo deserto (sic! Dante, Parad., xv. [F.].

»l. 29, M, ieri’altro

»l. 29-30, M, mi sveglio: Ze L, proponendo di scriverti; e senz’accorgermi, mi trovava fuori di casa

p. 263 l. 2, Z e L, giovarmi

»l. 7, Z e L, ma per piú accorciare

»1, 21, Z e L, delle

»l. 24-5, Z e L, sentirsi gli occhi bagnati dalle lagrime

»l. 32, Z e L, di affetti versarli

»1. 34-5, Z e L, dalla benedizione

»l. 36, Z e L, mi studi

p. 264, l. 2, Z e L, i suoi gesti

»l. 3, Z e L, ricopiar, non foss’altro, le sue

»l. 5, Z e L, rincresco

»l. 6-7, M, la di cui

»l. 7, Z e L, lascia piú senso che la tua

»l. 8, Z e L, i poeti traduttori d’Omero?

»l. 9, Z e L, annacquare

»l. 12, M, Ne sono stanco, o Lorenzo

»l. 16, Z e L, un pantano; potrei

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p. 264, l. 27, Z e L, Teresa, avvedutasi della mia taciturnitá, cambiò voce e tentò di sorridere. — Qualche cara memoria — mi diss’ella, ma chinò subito gli occhi. Io non m’attentai di rispondere

»l. 32, Z e L, che dianzi si vedeano

»l. 34, M, le giallicce lor foglie

p. 265, l. 1, Z e L, la opacitá silenziosa a quell’ameno

»l. 4, Z e L, dal vento del mattino.

»l. 7, Z e L, io ci veniva

»l. 8, Z e L, si rivoltò addietro

»l. 9, Z e L, s’era un po’ dilungata da noi

»l. io, Z e L, ma io sospettai ch’ella m’avesse

»l. 11, Z e L, e che forse non poteva

»l. 12, Z e L, Ma, e perché — le diss’io — perché non è qui vostra madre?

»l. 13, Z e L, in Padova; vive divisa da noi

»l. 14, Z e L, ma da ch’ei s’è pur ostinato a

»l. 16, Z e L, La povera madre mia dopo d’avere contradetto

»l. 18, Z e L, necessaria infelicitá

»l. 21-2, Z e L, a questa parola, le lagrime

»l. 24, Z e L, sue lettere mai.

»l. 26, Z e L, tuttavia replicando che la è la sua

»l. 27, Z e L, Pur sento

»l. 28, Z e L, col quale è giá decretato

»l. 31, Z e L, non v’affliggete

»l. 31, M, mi vi sono affidata

»l. 34, Z e L, rasciugare

p. 266, l. 3, Z e L, spesso

»1. 5, L. giorni; Z e L, raccontò com’egli

»l. 8, Z e L, piantano

»l. 9, Z e L, figliuoli

»l. 10, Z e L, di provvedere allo stato di casa sua

»l. 11, M, considerabile

»l. 12, Z e L, per certo fumo

»l. 13, Z e L, ch’ei non tascerebbe in isposa la sua figliuola a chi

»l. 18, Z e L, nondimeno è di ottimo

»l. 19, Z e L, la sua figliuola, e alcuna

»l. 22, Z e L, come gli uomini

»l. 28, Z e L, a scriverti, s’altro non posso, a momenti

»l. 31, M, su la di lei faccia

»l. 32, Z e L, dirimpetto

»l. 33, M, tutto indorato e raggiante

»l. 35, Z e L, giá sfrondati

p. 267, l. 1, Z e L, atterrate che la non era prima

»l. 3, Z e L, barlume

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p. 267, l. 6, Z e L, una volta alla mia

»1. 9, Z e L, biancheggiar dalla lunga

»l. 13, M, ci

»l. 14, Z e L, come un di que’ sacerdoti

»l. 16, Z e L, sommo italiano

»l. 17-18, Z e L, di lontana terra

»l. 19, Z e L, dei

»1, 22, Z e L, risovvengo

»l. 23, M, dell’Omero italiano.

»l. 24, M, fra i dileggiamenti; Z e L, in mezzo a’dilegi (sic).

»l. 25, M, i sarcasmi de’ saccenti

»l. 26, Z e L, e tuttavia melanconico

»l. 32, Z e L, nel cuore! E’ mi par di conoscere chi forse un giorno morrá ripetendole.

p. 268, l. 1, Z e L, di que’ sovrumani

»I. 5, Z e L, ch’e’ sta sulle

»l. 6, Z e L, in fretta

»l. 8, Z e L, si ridurrá

»l. 9, Z e L, Come tornarono, quella famigliuola

»l. 14, Z e L, accompagnò a passo a passo Teresa

»l. 16-17, Z e L,.torturasse

»l. 18, Z e L, visite, almeno, finch’ei

»l. 31, Z e L, Tre giorni, e Odoardo, a dir molto, non sará qui

»l. 32, Z e L, S’era lasciato intendere che m’avrebbe pregato di far seco questa breve corsa

p. 269, l. 7, Z e L, s’avvegga; della sua

»l. 20, Z e L, schioppetto

»l. 20, Z e L, e a pigliare il buon viaggio da me

»l. 22-3, Z e L, indifferenza. Non so

»l. 24, Z, chiamiate

»l. 25, Z e L, di certo

»l. 32, Z e L, si studiano; M, per avventura

»l. 34, Z e L, merita egli lode

»l. 35, Z e L, pacatamente

p. 270, l. 1, Z e L, quant’entra

»l. 6, Z e L, attrae

»l. 8, Z e L, si ravvolge

»l. 17, Z e L, quanta mai voluttá allora

»l. 26, Le edizz. 1802 hanno «la sa», ma per errore tipografico evidente.

»l. 30, Z e L, udiva cantar

»l. 31, Z e L, quelle strofette tradotte alla meglio

p. 271, l. 2, Z e L, quanto le

»l. 13, Z e L, essa tuttavia proseguiva

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p. 271, l. 14, M, In veritá, mio caro, che non so dirti in quale stato io mi fossi

»l. 18, M, mi sono prostrato ginocchione su Tarpa e l’ho innondata di lagrime...

»l. 22, Z e L, vo’ dire: pur temo assai non tu

»l. 24, Z e L, a darmi avviso

»l. 27, Z e L, ridurre

»l. 29, Z e L, anche

»l. 30, Z e L, il punto, abbandonato

»l. 31, M, a persona vivente

»l. 32, Z e L, non mi sarei

»l. 35, Z e L, in Padova

p. 272, l. 1, Z e L, non vada tuttavia; M, acciò tu declamando

»l. 9, Z e L, non troverò lunga stanza

»l. 12, Z e L, conosciuto

»l. 13-14, Z e L, per godersi in Padova

»l. 17, Z e L, si studia di piacere

»l. 18, M, volontieri

»l. 21, Z e L, frizzi di spirito

»l. 22, Z e L, d’animo nato maligno

»l. 24, Z e L, ciarlare di si fatte inezie

»l. 25, Z e L, io stamattina

»l. 30, Z e L, per cameriera

p. 273, l. 2, M, focolare

»l. 6-7, Z e L, entrarsene presta presta

»l. 9, Z e L, piú con le occhiate che con la persona

»l. 12, Z e L, radeva quasi il tappeto lasciando

»l. 14, Z e L, essa

»l. 28, Z e L, della cameriera, che

»l. 30, Z e L, scompigliandole, quasi avesse intenzione, con le

»l. 32, Z e L, un picciolo piede, o Lorenzo p. 274, l. 5-6, Z e L, sorriso il cagnuolino e la bella, poi il cagnuolino

»l. 8, Z e L, perdono ch’io fossi venuto fuor d’ora

»l. 9, Z e L Certo, di gaia e cortese, si fe’ un po’ contegnosa,

»l. 16, Z e L, lettera la è ricopiata, perch’io

»l. 15-18, Questo periodo in M manca.

»l. 18, M, canticchiandone l’aria, l. 21, poi altre due

»l. 27, Z e L, la è pure la quinta volta

»l. 31, Z e L, pretendevi ravvisarne

»l. 32, Z e L, trattando da

»l. 34, Z e L, un cervello bizzarro p. 275, l. 2, Z e L, ma, salva la tua grazia

»l. 4, Z e L, E viviti lieto

»da l. 21 fino alla l. 17 della p. 276 (Amici da bonaccia) in M manca.

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p. 275, 1. 19, ho cura

»1. 22, frizzi

»l. 28, Z e L, mangiato

»l. 30, Z e L, a visiera alzata

p. 276, l. 1, Z e L, Ei

»l. 7, Z e L, per lasciarsi a beneplacito d’un.... ha faccia impudente, anima negra e mano

»l. 10, Z e L, sviscerata amicizia

»l. 13, Z e L, ma schiudili: Pare a te

»l. 15, Z e L, O nessuno

»l. 25, Z e L, ch’ella non può, non che ammirare

»l. Z e L, questa dell’uomo

»l. 36, Z e L, da chi saprebbe

p. 277, l. 2, Z e L, che avrebbe tanto vigore da

»l. 6 sgg. fino a l. 33, in M mancano.

»l. 8, Z e L, nessun;

»l. 9, Z e L, trapassato

»l. 10, Z e L, insieme confesso

»l. 17-18, Z e L, alle volte

»l. 23, Z e L, io mi so

»l. 24, Z e L, le vogliono mantenersi in riputazione

»l. 25, Z e L, m’addottrinò nelle

»l. 29, Z e L, o far però

»l. 30, Z e L, assai volte

»l. 34, M, gloriare

p. 278, l. 4, Z e L, o meditando

»l. 8, Z e L, starsi » l. 11-2, Z e L, Or tu vedi

»l. 13, Z e L, che il cielo

»l. 13-14, Z e L, lascia andare l’usata predica

»l. 19, Z e L, per iscoprire

»l. 21, Z e L, mia altera

»l. 25, Z e L, mutar

»l. 32, Z e L, come sono uscito dalle mani della

»l. 33, Z e L, fra me

p. 279, l. 1, Z e L, per non istare a rischio

»l. 2, M, ciurmaglia

»l. 4, M, 3 dicembre

»l. 6, M, sgridami a tuo senno

»l. 7, Z e L, Tu mi mi sto; M, sto qui seduto

»l. 10, Z e L, dandogli avviso che fra non molto ci rivedremo

»l. 10-11, M, e ogni ora mi pare un anno

»l. 16-7, Z e L, se non se

»l. 25, M, si affida

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p. 279, l. 32, M, ti rendono

»l. 35, M, quali schiudano

p. 280, l. 4, M, le prodezze; Z e L, con che

»l. 6-7, Z e L, Or che Dio mandò

»l. 11-12, Z e L, la non se n’è ita se non per cedere luogo

»l. 15, Z e L, il piú spiccio

»l. 19, Z e L, savio

»l. 23, Z e L, può rompere

»l. 27, Z e L, e gli è come dirmi; M, ti rende

»l. 28, M, t’abbatti

»l. 29, Z e L, paventando il pericolo da prudente

»1. 30, l’anima mia

»l. 33, Z e L, ch’esse rattristano. Di’ il vero or non saria

p. 281, l. 1, Z e L, anche a patti che la notte si rapisse

»l. 3-4, Z e L, Navigherò per perduto

»l. 8-9, Z e L, egli scrive

»l. 9, Z e L, a dir tardi

»l. 10, Z e L, di partirmi

»l. 17, Z e L, che ora m’attorniano

»l. 20, Z e L, costituito

»l. 24, Z e L, affannati

»l. 25, M, scopo; Z e L, essa ride del

»l. 27-8, Z e L, al creato

p. 282, l. 2, Z e L, considerando

»l. 8, M, la sua passata dovizia

»l. 10, M, i sudori

»l. 12, Z e L, il quale soverchiato

»l. 13, M, e la prima 1802 «di vedere», che è scorrezione evidente.

»l. 17, Z e L, quaggiú! E verrá

»l. 18, Z e L, e tu pure sarai trasformato; né piú

»l. 22, Z e L, carriera, che sará forse affannosa e simile a questa dell’uomo. Tu ’l vedi;

»l. 23, M, suoi miseri.

»l. 27, Z e L, al focolare del mio castaldo.

»l. 28, Z e L, a crocchio a

»l. 28-9, Z e L, contandosi le loro; M, Non andò guari ch’entrò.

»l. 30, Z e L, ragazza fattasi all’ortolano

»l. 31, Z e L, mentre la si stava rifocillando

»l. 32, M, accanto al fuoco

»l. 34, Z e L, se li pigliò, usci. Usciva io

p. 283, l. 2, Z e L, si soffermò esaminando; M, si fermò alcun poco per disgombrarsi la strada

»l. 4, Z e L, voi lontano, ragazza? un mezzo miglio

»l. 5, Z e L, Pur que’ due fasci vi fanno camminare a disagio: lasciatene portare uno anche a me

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p. 283, l. 6-7, Z e L, non mi darebbero noia, se me li potessi reggere su la spalla

»l. 9, Z e L, Non fiatò, e la si fé’; M, Come vi piace: —ed arrossendo

»l. 10, \I, mantello

»l. 12, Z e L, caldo fra’ piedi; brace smorzate

»l. 14-15, Z e L, Buon giorno, madre. state voi, madre?

»1. 16, Z e L, d’impetrare risposta

»l. 17-18, Z e L, quando, come per vedere

»1. 19, Z e L, provvisioni, e la vecchia le stava considerando con occhio immobile

»l. 20, Z e L, la non rispose

»l. 22, Z e L, Ravviandoci verso; come

»l. 26, Z e L, d’inedia; M, mancar di disagio

»l. 26, M, tuttavia le rincresceva

»1. 33. e si palpa ancora

»1. 35. M, nostra esistenza p, 284, l. 5, sgg. La lettera a Teresa si legge solo nelle tre edizioni Italia, 1802, manca in M, Z, L.

p. 285, 1 4, Z, fratello Lorenzo

»l. 8, Z, hai ragione

»l. 32, Z, gridano

p. 286, l. 22, Z, firmato e ratificato

p. 287, l. 18, Z, i plebei tutti

»l. 19-20, Z, badate!

»l. 32, Z, libertá

p. 289, l. 13, Z, per non

»l. 26, Z, seduta a quel

p. 290, l. 12, Z e L, inette ad

»l. 13, Z e L, le mie lettere ti capiterebbero innanzi piú spesse

»l. 14, raggravano

»l . 15, M, dividerlo con qualche; Z e L, spreme

»l. 16, Z e L, dannato

»l. 20, M, trofeo

»l. 22, Z e L, intanto la bella quale

»l. 28-9, Z e L, salutavano, il sole: il sole

p. 291, l. 3, Z e L, davanti

»l. 5, Z e L, Il tristo mio

»l. 6, Z e L, Tuttavia

»l. 8, Z e L, d’indugio

»l. 9-10, Z e L, che, dove predomina l’interesse, le altre passioni si tacciono; M, l’attivitá de’ tribunali

»l. 17, M, stava; Z e L, dirimpetto alla

»l. 19, Z e L, vedete

»I. 19-20, M, sedeva vicino

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p. 291, l. 22, Z e L, muggire dal settentrione e

p. 292, l. 3, M, l’odore

»l. 5, M, Mi assido

»l. 5-6, M, le sue ossa, e sto meditando Prendo a spicciolare una

»l. 8, Z e L, sei tu: M, amori. Una lagrima stilla

»l. 10-11, M, con un sospiro. Io rileggeva

»l. 12, Z e L, fu soffocata; una lagrima

»l. 13, Z e L, grondò stringeva

»l. 18, Z e L, accasata a un titolato

»l. 20, Z e L, sovra il tappeto e attentissime

»l. 21, Z e L, che scorbiava

»l. 23, Z e L, penò a ravvisarmi

»l. 25, Z e L, scommetto che la mia vista

»l. 26, Z e L, cinguettando a

»l. 27, Z e L, si rinfrancò. Io mi sperava di usarle un atto di caritá graziosa, sviando il discorso da simili frascherie; e, perché quasi tutte le giovani le si fanno piú belle in viso e non bisognano d’altri ornamenti, allor quando modestamente ti parlano del lor cuore, le ricordai

»l. 33, Z e L, favellare

p. 293, l. 1-2, Z e L, pigliarmi il cappello

»l. 6, Z e L, dedizioni principes degli antichi, ch’ei ebbe

»l. 8, Z e L, rideva fra cuore

»l. 8-9, M, Per buona fortuna, venne

»l. 10, Z e L, fu rotta

»l. 13, Z e L, riveduto

»l. 15, Z e L, È giá morto

»l. 16, Z e L, E descrissi a

»l. 18, Z e L, costrinse

»l. 21, Z e L, le dissensioni con suo

»l. 30, Z e L, il pronto soccorso

»l. 31, Z e L, Ma le mille

»l. 32, Z e L, chi fida

»l. 33, Z e L, sventurate

»l. 35, M Z e L, comperare

»l. 36 sgg., Z e L, animale oppressore, abusa per aggiudicarsi il diritto di soverchiare. A’ soli afflitti è bensí conceduto il potersi e soccorrere e consolare scambievolmente senz’insultarsi;

p. 294, l. 14, Z e L, Che? non affrontò ei medesimo l’indigenza

»l. 18, Z e L, doveva mai

»1. 19-20, sovvenuto delle

»l. 21, Z e L, come figliuolo di un fallito? Questa generosa onestá

»l. 22, Z e L, che non era nato a imitarla e che, dopo

»l. 23, Z e L, veramente feudale e fraterna

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p. 294, l. 29 sgg., Z e L, dall’evento. Non mi rispondevano; ed erano forse convinti, non giá persuasi, e soggiunsi

»»Z e L, Invece di

»l. 31, Z e L, imbecillitá. Da che, a dir vero, noi stessi, noi, devoti della virtú, siamo pure imbecilli! Sono

»l. 33, Z e L, a’ delitti de’tristi, né alla pusillanimitá degli uomini buoni

p. 295, l. 2, Z e L, sospiro. — Ma chi non ha poi da

»l. 3, M, non ha poi da assottigliar tanto su l’onore

»l. 5, M, volete avere voi soli il diritto alla virtú.

»1. io, Z e L, ragione, pur si studiava di far mutare discorso. Ma la visiera era alzata; e come poteva io piú tacere? Ben ora ne sento rimorso. Gli occhi delli sposi erano fitti a terra, e la loro anima fu anch’essa atterrata

»l. 14-15, Z e L, è spettacolo

»l. 15, Z e L, E sono

»l. 18, Z e L, or non sarei, or non sarei

»l. 23, Z e L, Ardi di

»l. 25, Z e L, Ma pazzo! tu t’affliggi perchè non trovi

»l. 27 sgg., Z e L, nome, o necessitá, che si muta con le passioni e le circostanze, o prepotenza di natura in alcuni pochi individui, i quali, essendo generosi e pietosi per indole, sono obbligati a guerra perpetua contro l’universalitá de’ mortali. E bastasse! Ma guai, allorché, volere e non volere, denno pure aprir gli occhi alla luce funerea del disinganno!

»l. 30, Z e L, chi mi

»l. 32, M, che hanno con me

»l. 31, Z e L, crudeltá

p. 296, l. 4, Z e L, imparziale. La natura? Ma, se ne ha fatti quali pur siamo, non è forse matrigna? Si

»l. 10, M, a quest’anima infastidita

»l. 11, Z e L, Se dianzi mi stendeva»   !. 12, Z e L, davvero, quelle due persone

»l. 17, Z e L, raggiava da’

»l. 19, Z e L, pieno di vita

»l. 20, Z e L, vivere

»l. 25, Z e L, aveva raccattato su per le balze

»l. 26, Z e L, dove me le abbia riposte.

»l. 30, M, stracciato

»l. 32, M, con la piú bella disposizione del mondo

»1 - 33, Z e L, tre o quattro periodi. Mi assumo

p. 297, 1. 1-2, spesso mattina e sera

»l. 3, fatica. Se non che t’ho giá detto che lo scrívere libri la è cosa da piú e da meno delle mie forze; aggiungi lo stato dell’animo mio, [p. 72 modifica]e t’accorgerai che, s’io ti scrivo ogni tanto una lettera, non è poco. Oh la scimunita figura

p. 297, l. 7, Z e L, Deh, leggete un po’ ch’io v’intenda!

»l. 9, Z e L, inavvedutamente

»l. 11, Z e L, ritrovarlo. Teresa vorrebbe adirarsi, e sorride. Pur se afferrassi tutti i pensieri che mi passano per fantasia! Ne vo notando su’ cartoni e su’ margini del mio Plutarco; se non che, non si tosto scritti, m’escono dalla mente; e, quando poi li cerco sovra la carta, ritrovo aborti d’idee scarne, sconnesse, freddissime. Questo ripiego di notare i pensieri, anzi che lasciarli maturare dentro l’ingegno, è pur misero! Ma cosí si fanno dei libri composti d’altrui libri a mosaico. E a me pure, contro intenzione, è venuto fatto un mosaico. In un libretto inglese ho trovato un racconto di sciagura, e mi pareva ad ogni frase di leggere le disgrazie della povera Lauretta; il sole illumina da per tutto ed ogni anno i medesimi guai su la terra! Or io, per non parere di scioperare, mi sono provato di scrivere i casi di Lauretta, traducendo per l’appunto quella parte del libro inglese; e, togliendovi, mutando, aggiungendo assai poco di mio, ho raccontato il vero, mentre forse il mio testo è romanzo. Io voleva in quella sfortunata creatura mostrare a Teresa uno specchio della fatale infelicitá dell’amore

»l. 13 sgg., M, su le coperte e su’ margini del mio Plutarco. Ho incominciata la storia p. 298, l. 1, Z e L, Frammento

»l. 2, M, pensi

»l. 3, M, pensato

»l. 4, Z e L, che il destino

»l. 10, Z e L, all’universo degli enti

»l. 11, Z e L, distruggendoli

»l. 15, Z e L, or non sai

»l. 16, L, l’infelice; M, piú dolci che gli effluvi sul seno della pri mavera?

»l. 18, L, sulla bara

»l. 19, Z e L, disacerbava

»l. 20, Z e L, sovra il

»l. 22, Z e L, poi col tuo fazzoletto mi rasciugavi e rasciugavi

»l. 32, voci e ti

p. 299, l. 5, Z e L, parevati

»l. 12, Z e L, ti rende piú cara

»l. 14, M, e spogli

»l. 16, Z e L, offerirti

»l. 17, Z e L, offeriva questo mio romitorio

»l. 19, Z e L, tazza e ti saresti addormentata sovra il mio petto.

[p. 73 modifica]

p. 299, I. 22-3, Z e L, la pace e la libertá si compiacciono della semplice e solitaria natura. Una sera» 1. 25-6, M, riflettendo

»l. 27, Z e L, ad ora ad ora

»l. 31 sgg., Z e L, il suo innamorato; e si rizzò e ramingò un pezzo chiamandolo; poi, stanca, tornò dov’io sedeva e s’assise quasi spaventata della sua solitudine. Guardandomi, parea che volesse dirmi: — Io sarò abbandonata anche da te! — e chiamò il suo cagnolino.

»l. 36, Z e L, vedeva? Era

p. 300, l. 2, Z e L, velava

»l. 3, Z e L, all’uscio

»l. 6, Z e L, Giel ridarò

»l. 9, Z e L, I miei concittadini persecutori, giovandosi de’ manigoldi stranieri, proscrissero

»l. 21-2, Z e L, e mandando

»l. 24, Z e L, e ti poserai sovra il mio seno

»l. 29, Z e L, se tu vedessi il mio

»l. 32, Z e L, tutta fiorita di gioventú e di

»l. 33, Z e L, impazzita

»l. 39, Z e L, ch’io vorrei pur dividere con voi tutti

p. 301, l. 1-2, Z e L, ma noi, chiunque voi siate, noi siamo amici

»l. 3 sgg., Z e L, fuggiteli. Hai tu veduto ( l. 18)

»l. 10, M, il destino ha segnato la sua vittima

»l. 25, Z e L, saldo saldo

p. 302, l. 1, Z e L, spegnere una per una le fiaccole

»l. 1-2, M, aggiornano

»l. 3, Z e L, non sarebbe assai meglio calar il sipario in un subito

»l. 7, Z e L, E non s’accorgeva come

»l. 11, Z e L, il venturo verno

»l. 24, Z e L, di tutti, e i discendenti di Caino e d’Abele, quantunque imitino i lor primitivi parenti e si divorino perpetuamente l’un l’altro, vivono e si propagano. Or odi. Ho accompagnato stamattina per tempo

»l. 29-30, Z e L, che mi troverei a pranzo

»l. 33, Z e L, a mezza strada

p. 303, l. 15, Z e L, due pertiche

»l. 23, M, Copritevi: io

»l. 29, Z e L, rimetterci al beneplacito di chi ne

»l. 31, Z e L, proprio ruffiano si prova

»l. 33, M, In altri simili casi

»l. 34, Z e L, mezz’ora,

p. 304, l. 1, Z e L, io mi sono un de’tanti

»l. 3, Z e L, andava ridicendo

»l. 4, M, tagliavano

[p. 74 modifica]

p. 304, l. 5, M, essi mi hanno ammonito

»l. 6, Z e L, importa andrá egli il riccolto

»l. 7, Z e L, Patiremo del caro. Or pregovi, signor mio, perdonatemi

»l. 9, Z e L, Galantuomo, non date noia a nessuno, perché starete a rischio a ogni modo o di inimicarvi il ricco o di maltrattare il povero. Quanto a me, non occorre pensarvi. M, non offendete ingiustamente niuno.

»l. 13 sgg., Z e L, E si partí. E fará forse peggio; gli ha un certo che di sfacciato nel viso; eia ragione degli animali ragionevoli, i quali non sentono verecondia, è ragione perniciosissima a chiunque ha che fare con loro.

»l. 25, M, Un braccio le sosteneva la testa e l’altro pendea mollemente. Giacea il suo bel corpo abbandonato sopra un sofá.

»l. 30, Z e L, trasparire

»l. 31-2, Z e L, posso piú

»l. 34, Z e L, di mammole ch’essa

p. 305, l. 10, M, immobile, senza osare di offrirle un sospiro

»l. 13-14, Z e L, con pietá

»l. 14, Z e L, tacere

»l. 16, Z e L, del sentimento del dolore

»l. 23, Z e L, adesso! Or

»l. 26, Z e L, assegnata

»l. 29, Z e L, che ricca

»l. 34, Z e L, Shakespeare, tre

p. 306, l. 1-2, M, mia fantasia

»l. 5, M, Eterno veggo

»l. 22, Z e L, sbrancate» 1. 23-4, M, more, muggono

p. 307, l. 2, M, Z, L, pallide; M, oscurano

»l. 4, Z e L, trovo

»l. 14, Z e L, e il presentimento della mia fine

»l. 19, Z e L, non la

»l. 27, Z e L, Teresa.
14 maggio. Anche iersera, tornandomi dalla montagna, mi posai stanco sotto que’pini; anche iersera io invocava Teresa.

»l. 30, L, sbigottitesi

»l. 31, M, a nome

»l. 32, L, raffigurandomi

»l. 33, Z e L, mi rizzai

p. 308, l. 1, M, (per errore tipografico?) lungi

»l. 2, M, (per errore tipografico?) venere

»l. 7, M, la mia fantasia me lo dipinge

»l. 7-8, Z e L, appoggiato al

»l. 9, Z e L, la beltá immortale di

[p. 75 modifica]

p. 308, l. 6, Z e L, che aveva in sé tanta parte di spirito celeste.

»l. 8, Z e L, oh quanto t’ama

»l. 9, Z e L, E mi parve ch’essa mi stringesse

»l. io, Z e L, Si! tu eri creata per me

»l. 13, Z e L, E saliva su per la Le mie potenze

»l. 15, Z e L, sedata

»l. 16, Z e L, e chi lo ha mai piú sentito, chi piú del Petrarca lo ha fatto dolcissimamente sentire?

»l. 17, Z e L, Que’ pochi geni che si sono inalzati sopra tanti altri mortali mi spaventano di meraviglia; ma il Petrarca mi riempie di fiducia religiosa e d’amore

»l. 20-1, Z e L, Teresa sospirò insieme e sorrise

»l. 23, Z e L, le additai

»l. 25-6. Veramente, tanto in M, quanto nelle tre edizz. Italia, 1802, leggesi: «Cardellini; e noi lo chiamiamo sempre il nostro albero favorito».— Ma, avendo il F. nella Notizia bibliografica (cap. 11) respinta questa lezione, come spuria, abbiamo, qui nel testo, ammessa, per eccezione, la lezione di Z e L.

»l. 28, M, saltando su e giú. Teresa

»l. 28, Z e L, vernano sedea

»l. 29-30, M, ed io le recitava le odi di Saffo — Sorgeva la luna. Oh!— Si, Lorenzo!

p. 309, l. 2-5, Z e L, Si, Lorenzo!... dianzi io meditai di tacertelo... or odilo, la mia bocca è tuttavia rugiadosa... d’un suo bacio... e le mie guance sono state innondate dalle lagrime di Teresa. Mi ama di questo giorno di paradiso.

»l. 9, Z e L, ma e che posso dirti che non sia tutto racchiuso in queste parole: «Mi ama»?

»l. 26-7, Z e L, non ho ardito di rattenerla, né richiamarla.

»l. 27-8, Z e L, La sua virtú, e non tanto la sua virtú, quanto la sua passione mi sgomentava: sentiva e sento rimorso di averla io primo eccitata nel suo cuore innocente. Ed è rimorso, rimorso di tradimento! Ahi mio cuore codardo! Me le sono accostato

»l. 29, Z e L, e pronunciò

»l. 30, Z e L, rimproverarsi. — Ciò dimostra che la lezione genuina e primitiva è «rimproverarmi», e che l’altra «rimproverarsi» è un ritocco tardivo, checché scriva il F. nella Notizia bibliografica al capitolo vi.

»l. 32, Z e L, piú cuore di dirle parola,

p. 310, l. 1, Z e L, ferriata del giardino

»l. 6-7, M, il viale

»l. 7-8, M, travedere da lungi le biancheggianti sue vesti

»l. 11, Z e L, anch’esso

»l. 14, Z e L, alte e ridenti

[p. 76 modifica]

p. 310, l. 20, Z e L, la Beltá

»l. 25-6, M, ispirati; Z e L, spirati dal cielo

»l. 30, M, vuoto e morte

»l. 31, Z e L, face malefica

p. 311, l. 2, Z e L, fonti: mi sento

»l. io, Z e L, Or non è tutto

»l. 22, Z e L, presentimento

»l. 24, M. aggricciate

p. 312, l. 2, Z e L, sole esequie.

»l. 3, Z e L, di fresca erba e dalla benedizione di tua madre e della mia. Tu vivendo

»l. 6-7, Z e L, di quella povera innocente

»l. 7-8, Z e L, dentro l’anima: — È morta.

»l. io. Z e L, quand’è ravvolta; mi sono accinto a

»l. 12, Z e L, temeva non mi raccontasse de’ nuovi

»l. 17, Z e L, quando non si può unire

»l. 17-8, Z e L, ma fors’ella e sua madre mi annoveravano

»l. 19-20, M, felicitá

»l. 22 sgg., Z e L, E si dee ricordare com’essa un giorno tornò a casa sua, portando chiuso nel suo canestrino da lavoro un cranio di morto; e ci scoverse il coperchio, e rideva; e mostrava il cranio in mezzo a un nembo di rose. — E le sono tante e tante, — diceva a noi — queste rose; e le ho rimondate di tutte le spine; e domani le si appassiranno; ma io ne comprerò ben dell’altre, perché ogni giorno, ogni mese crescono rose, e la morte se le piglia tutte quante. — Ma che vuoi tu farne, o Lauretta? — io le dissi. — Vo’ coronare questo cranio di rose, e ogni giorno di rose fresche — e, rispondendo, rideva pur sempre con soave amabilitá. E in quelle parole e in quel riso e in quell’aria di volto demente e in quegli occhi fitti sul cranio e in quelle sue dita pallide tremanti, che andavano intrecciando le rose... Tu ti se’ pur avveduto come alle volte il desiderio di morire è necessario insieme e dolcissimo, ed eloquente fin anche sul labbro d’una fanciulla impazzata.

»l. 24, M, un poco piú

»l. 30, M, attonita e spaventata

p. 313, l. 4, Z e L, creazione!

»l. 11, M, i suoi figli

»l. 12-3, Z e L, dovevano essere venduti per una moneta di rame

»l. 13-4, Z e L, bench’io l’abbia compensato e mi abbia promesso

»l. 15-6, Z e L, i rosignuoli; tu credi ch’ei non tornerá a desolarli?

»l. 18-9, Z e L, mi chiami... e forse fra non molto io verrò

»l. 20, Z e L, fantasia. Dianzi fra le rupi

»l. 22, M, Vestiamo la realtá

[p. 77 modifica]

p. 313 l. 31, M, non esistevano piú

»l. 32, Z e L, e chi m’accerta

»l. 34, Z e L, creasti gli umani cuori

p. 314, l. 4-5, Z e L, la mia anima pareva tranquilla: ed ora?

»l. 8, Z e L, verrá rapita

»l. 21, Z e L, la immensa luce

»l. 25, M, di quanto esiste.

»l. 26, Z e L, dal padre mio

»l. 28, Z e L, E mi par di vederli

» I. 29, Z e L, a benedire, o perdonar, non foss’altro, alle ceneri dell’infelice figliuolo.

»l. 29-30, Z e L, E predico a me, consolandomi

»l. 36, M, Egli era infelice,

p. 315, l. 2, Z e L, Ei viene, o Lorenzo, ei ritorna.

»l. 3, Z e L, Scrisse di Toscana ove

»l. 6-7, Z e L, Ma penso: — Ed è pur vero che questa immagine d’angelo de’ cieli

»l. 11-12, Z e L, dall’altra parte essere tanto carnefice mio per tormentarmi... Or noi veggo? Noi vidi pur sempre?... Senza niuna speranza.

»l. 14, Z e L, sventure

»l. 15, M, celerá

»l. 17, Z e L, ahi, ma dopo quel momento mi sfugge

»l. 18, Z e L, nè osa guardarmi

»l. 20, Z e L, io trapasso

»l. 21, Z e L, innocente vergine

»l. 22. Z e L, e l’avrei, chi sa? consumato.

»l. 24, Z e L, ma tutto tuo, e sapendo che pur t’ho lasciata inno cente, ma insieme infelice.

»l. 27, M, Z e L, un’eternitá

»l. 28, Z e L, non voglia che tu sia lungamente per mia cagione

»l. 31-2, Z e L, ogni qualvolta io mi si conforta

p. 316, l. 3, L, e quasi della onnipotenza

»l. 13, M, di morte

»l. 20. Z e L, Misero, tu deliri!

»l. 27, Z e L, poi mi svanisce

p. 317, l. 2, M, davvero che mi sento

»l. 3, Z e L, questo mio corpo

»l. 4, M, quegli occhi neri i; L, quegli occhi

»l. 5, L, senz’essa

»l. 7, M, per andarmene a pranzo; sono partito; L, dianzi l’ho salutata per andarmene, non rispose; scesi le scale,

»l. io, Z e L, e di fuggirmene

»l. 14, Z e L, perché taci sempre?

[p. 78 modifica]

p. 317, l. 17, Z e L, come le sue

»l. 19, Z e L, ridotta cosí.

»l. 21 sgg., in M manca tutta questa lettera del 2 giugno.

»l. 22, Z e L, questa furia

» 1. 30, Z e L, le infermitá nostre

»l. 32, Z e L, tutto pere quaggiú!

p. 318, l. 2, Z e L, Mi soffermo

»l. 20, Z e L, ti se’ fatto amico di Iacopo

»l. 22, Z e L, quindi innanzi delle sue lettere

»l. 23, Z e L, esacerbò

»l. 24, Z e L, Odoardo. Diradò le sue visite in casa F*’** e non par lava con anima nata. Dimagrato

»l. 27-8, M, Z e L, per le campagne

»l. 32, M, sgomentato

»l. 34, Z e L, e dell’ingegno suo conoscerlo di persona

»l. 35, Z e L, Io? io, signor mio, non ho mai potuto conoscere me medesimo negli altri mortali; però non credo che gli altri possano mai conoscere se medesimi in me. — Gli domandarono interpretazione di si ambigue parole; ed ei per tutta risposta si ravvolse

p. 319. l. 2-3, Z e L, a temere della

»l. 4, M, meno veemente

»l. 8, Z e L, tutta l’anima sua

»l. 9-10, Z e L, di quel bacio viveva assai riservata

»l. 12-3, Z e L, atterrita dal suo stato futuro e dalla virtú e dall’amore, diventò

»l. 16, Z e L, Scansava

»l. 17-18, M, dileguandosi dalla sua stessa sorellina; Z e L, dileguandosi a tutti e alla sua sorellina

»l. 18, Z e L, piú appartati

»l. 20, M, punto anche

»l. 22, Z e L, fra’ suoi amici

»l. 24, M, erano risentiti

»l. 25, Z e L, come l’anima sua.

»l. 26, Z e L, si diede a

»l. 29, Z e L, che allora

»l. 34, Z e L, il misero ogni di

»l. 35. M, nè scriveva piú a me, né rispondeva alle lettere di sua madre.

p. 320, l. 2-3, M, appunto mentr’ei proferiva que’ versi

»l. 11, Z e L, arretrarsi esclamando

»l. 12, Z e L, a desinare

»l. 14, Z e L, incominciava, entrò suo padre e le s’assise da canto

»l. 15-6, M, dolce tristezza rasserenando; Z e L, dolce mestizia

[p. 79 modifica]

p. 320, l. 16, Z e L, ma a poco

»l. 18, M, e i suoi occhi s’empievano di lagrime

»l. 20, M, perderti?; Z e L, precipitare teco noi tutti?

»l. 21, M, ella proruppe in un pianto dirotto

»l. 22, Z e L, entrava Odoardo e la subita partenza di Iacopo e l’atteggiamento

»l. 28, M, usci correndo

»l. 29, Z e L, cosa di cui si era

»l. 31, L, ei non fe’ motto, né cambiò viso; passeggiò

»l. 32-3, Z e L, ad uomo vivente

»l. 333-4, Z e L, ne cercò invano.

»l. 34, M, non tornò a casa

»l. 35 L, si sdraiò

p. 321, l. 2, Z e L, Io mandava

»l. 4, Z e L, delle sventure

»l. 19, M, poche e pallide

»l. 22, M, che sonno!

»l. 23, Z e L, per insanguinare

»l. 24, Z e L, ad ogni minuto

»l. 29, M, placarti? No; io ti rinego

p. 322, l. 1, Z e L, Manda in me, bensí non in altri che in me, l’ira tua

»l. 3 sgg., Z e L, conoscere. Ma Teresa è innocente; e, anziché sti marsi crudele, t’adora con serenitá soavissima d’animo. Io non t’adoro, appunto perché ti pavento e sento

»l. 4, Z e L, spògliati, deh spogliati

»l. 6, Z e L, non se’tu forse il padre degli afflitti?; M, e il tuo Figlio divino non si chiamava egli il Figlio dell’uomo?

»l. 8, Questo cuore è tuo

»l. 8-9, Z e L, non t’offendere del gemito, a cui la natura costringe le viscere dilaniate dell’uomo

»l. 9-10, Z e L, E mormoro contro di te, e piango e t’invoco, sperando di liberare l’anima mia.

»l. 11-2, Z e L, come, se non è piena di te?

»l. 15, Z e L, Non l’ho mai adorato come adoro Teresa.

»l. 16, Z e L, colei

»l. 17, M, Ecco l’uomo umiliato. Dovrò dunque io anteporre Teresa a Dio?

»l. 19, Z e L, chiuso l’universo con uno sguardo

»l. 21, Z e L, Dio mi diventa e Teresa

»l. 23, Z, s’ammalò; Z e L, visitarlo

»l. 24, Z e L, si giovò di quell’occasione a che s’allontanasse

»l. 24-25, M, ad allontanarsi dalla di lui casa. Umano e generoso,

»l. 25, Z e L, Come discreto e generoso ch’egli era

»l. 25-6, Z e L, l’alto animo

[p. 80 modifica]

p. 322, l. 26-7, Z e L, ch’ei potesse aver mai

»l. 27, Z e L, e m’accertò; Z, che in tempi diversi; L, che in circostanze diverse

»l. 28, Z e L, d’ornare la sua famiglia pigliandosi per genero un giovine

»l. 29, Z e L, errori del nostro tempo, ed era dotato d’indomita tempra di cuore, aveva a ogni modo, al dire del signore F***

»l. 29-30, Z e L, opinioni e virtú degne de’ secoli antichi.

»l. 31, Z e L, il signore F*** fuggiva [Z, fuggia] alle persecuzioni e alle insidie i quali

»l. 32, Z e L, desiderato

»l. 33, Z e L, capitale in Italia. Bensi imparentandosi

»l. 34, M, della sua

p. 323, l. 1, Z e L, obbligata s’era ridotto

»l. 2, Z e L, i suoi bilanci gli assentivano

»l. 5, Z e L, che sapeale da sé e le ascoltò con aspetto riposatissimo: ma non si tosto

»l. 6, Z e L, udi parlare di dote

»l. 7, Z e L, a tutti i mortali

»l. 8, Z e L, non però vile

»l. 8-9, Z e L, Nè i miei figliuoli dovranno riconoscere mai la loro fortuna dalla ricchezza della loro madre

»l. 9-10, L, Vostra figlia è piú ricca di me, ed è promessa

»l. 11, Z e L, Alzò gli occhi

»l. 12, Z e L, sarai ad ogni modo infelice!

»l. 13-14, Z e L, e per chi mai cominciò ad essere misera se non per voi?

»l. 14-15, Z e L, Erasi giá per amor mio rassegnata al suo stato

»l. 16, Z e L, e voi, che pure l’amate con si altera generositá

»l. 17, Z e L, voi pur le rapite

»l. 17-18, Z e L, e manterrete discorde una casa ove foste e siete e sarete sempre accolto come figliuolo; M, come suo figlio x l. 19, Z e L, per alcuni mesi

»l. 19-20, Z e L, Forse avreste trovato in altri

»l. 20, Z e L, ma io!

»l. 21, Z e L, ho provato compiangerle, perché sento io pure il bisogno d’essere compatito.

»l. 21-22, Z e L, Bensí da voi solo all’etá mia quasi canuta ho imparato come alle volte si stima l’uomo che ci danneggia, massime se è dotato di tale carattere da far parere generosi e tremendi gli affetti che in altri paiono colpevoli insieme e risibili. Né io vel dissimulo; voi, dal dí che primamente vi ho conosciuto, avete assunto tale inesplicabile predominio sopra di me, da costringermi a temervi insieme ed amarvi: e spesso andava noverando i minuti per impazienza di rivedervi, e nel tempo stesso [p. 81 modifica] io servivami preso d’un tremito subitaneo e secreto, allorché i miei servi mi davano avviso che voi salivate le scale,

p. 323, l. 23-24, Z e L, le sue viscere si struggono nel silenzio, e per voi.

»l. 25, Z e L, alla sua quiete; M, alla di lei quiete

»l. 25-6, Z e L, e il marito e il padre

»l. 28, Z e L, non però mutò aspetto, né gli cadde lagrima dagli occhi, né rispose parola; benché il signore T*** a mezzo il discorso si rattenesse a stento del [Z, dal] piangere: e restò accanto al letto di Iacopo sino a notte tardissima: ma né l’uno né l’altro aprirono piú bocca se non quando si dissero addio.

»l. 28-9, Z e L, La malattia del giovine aggravò; e ne’ giorni seguenti fu sovrappreso da febbre pericolosa.

»l. 30, Z e L, dalle lettere recenti; M, dalla ultima lettera

»l. 31, Z e L, studiava ogni via

»l. 32, Z e L, dell’amico mio, come violenta

»l. 33 - 4, Z e L, rivelarla a sua madre, la quale aveva giá avuto molte altre dolorosissime prove dell’indole sua

»l. 34, M, la di lui indole

»l. 35, Z e L, e che il mutar aria gli avrebbe certamente giovato

»l. 36, L, in Venezia

»l. 37, Z e L, arbitrari

»l. 38, Z e L, delitti nuovi, ignoti a chi n’era punito

»l. 39, Z e L, sospettati gemevano carcerati

»l. 40, Z e L, specchiata fama, erano tolti alle

p. 324, l. 4, Z e L, tardo, e non

»l. 6, Z e L, nessuna

»l. 7, Z e L, Onde io allora, adombrato anche per la libertá

»l. 8-9, Z e L, desolatissima, a raccomandargli che sino a tempi mi gliori cercasse rifugio in altro paese

»l. 10, Z e L, quando s’era partito di Padova, si scusò

»l. 10-11, Z e L, pericoli

»l. 11, Z e L, fidata

»l. 13, Z e L, sedeva vicino

»l. 15, Z e L, e parve commosso

»l. 16, Z e L, s’alzò da letto

»l. 17, Z e L, danaro

»l. 18, Z e L, che partisse

»l. 18-19, Z e L, Assai prima di sera

»l. 20, Z e L, si rizzò e se ne andò

»l. 21, Z e L, per le

»l. 21-2, Z e L, nuovamente

»l. 23, Z e L, mutò vari

»l. 24-5, M, per il giardino verso sera

»l. 25, Z e L, presso al rastrello

[p. 82 modifica]

p. 324, l. 26-7, Z e L, e col capo rivolto attentissimo; M, attentissimo al giardino

»l. 28, Z e L, Tornatosi

»l. 29, Z e L, su l’alba

»l. 30, Z e L, Innanzi di

»l.33-4 , Z e L, la tua giovinezza, e la quiete della tua casa N’é io mi credeva dotato di

»l. 35, Z e L, Posso lasciarti e non morir

»l. 36, Z e L, Usciamo dunque

»l. 37, Z e L, Pur la mia mente

p. 325, l. 1, Z e L, è sepolta

»l. 2-3, Z e L, Ma sará obbligo mio di non piú scriverti, né di mai piú rivederti, se non se quando sarò certissimo di lasciarti quieta davvero.

»l. 4, Z e L, per dirti addio

»l. 5, Z e L, Abbiti almeno, o Teresa,

»l. 6, Z e L, bagno, tu ’l vedi, d’amarissime

»l. 7-8, Z e L, o la compassione e la gratitudine

»l. 9, Z e L, il ristoro

»l. io, Z e L, mali

»l. 11, Z e L, riconfortato da te

»l. 13-15, Z e L, di tutti, camminando sopra la terra come di locanda in locanda, e drizzando volontariamente i miei passi verso la sepoltura, perché ho veramente necessitá di riposo. Io mi con forterò intanto

»l. 16, Z e L, l’immagine tua

»l. 17, Z e L, da sopportare questa mia vita...; e, finché avrò forze, io la sopporterò per te, e te lo giuro. E tu prega... prega, o Teresa, dalle viscere del tuo cuore purissimo il cielo..., non che ti perdoni i dolori, che forse avrò meritati, e che forse sono inseparabili dalla [Z, son inerenti alla] tempra dell’anima mia..., bensí che non mi levi le poche facoltá, che ancora mi avanzano, da tollerarli. Con l’immagine tua farò

»l. 18, corr.: potrò vivere senza di te. Z e L, ch’io dovrò pur vivere

»l. 19, Z e L, il mio sospiro; M, il mio eterno

»l. 19-20, Z e L, verserò sovra di te l’anima mia, ti porterò meco nella mia sepoltura

»l. 21, Z e L, petto... E, se è pure prescritto ch’io chiuda gli occhi in terra straniera, e dove nessun cuore mi piangerá, io ti richiamerò tacitamente al mio capezzale, e mi parrá di vederti in quell’aspetto, in quell’atto, con quella stessa pietá che io ti ve deva, quando una volta, assai prima che tu sapessi di amarmi, assai prima che tu t’accorgessi dell’amor mio — ed io era ancora [p. 83 modifica] innocente verso di te — mi assistevi nella mia malattia. Di te non ho se non l’unica lettera

p. 325, l. 24, Z e L, detto? allora parevami che tu mi raccomandassi di ritornare... Ed ora? scrivo il decreto; eseguirò fra poche ore il decreto della nostra eterna separazione. Da quella tua lettera comincia la storia dell’amor nostro; e non mi abbandonerá mai.

»l. 27, Z e L, insanabilmente infelice.

»l. 30-1, Z e L, ma ho l’anima lacerata

»l. Z e L, e s’ei non me lo potrá far arrivare,

»l. 34, Z e L, santa che; M, sacra e preziosa

»l. 35, Z e L, e l’unico

»l. 36, Z e L, Addio...; ma non è l’ultimo; mi rivedrai: e da quel giorno in poi sarò fatto tale da obbligare gli uomini ad avere pietá e rispetto alla nostra passione; e a te non sará piú delitto ramarmi... Pur, se, innanzi ch’io ti rivegga, il mio dolore mi scavasse

p. 326, l. 2, M, soffri ch’io

»l. 3, Z e L, Or si ch’io sento in che dolore io

»l. 4, Z e L, a’ tuoi piedi: oh! morire

»l. 6, Z e L, — ma addio. »dopo l. 6, Z e L,

Michele dissemi che il suo padrone viaggiò per due poste silenziosissimo, e con aspetto assai calmo, e quasi sereno. Poi chiese il suo scrigno da viaggio; e, tanto che si rimutavano i cavalli, scrisse il seguente biglietto al signore T®**.


Signore ed amico mio

All’ortolano di casa mia ho raccomandato ier sera una lettera da ricapitarsi alla signorina; e, bench’io l’abbia scritta quand’io giá m’era saldamente deliberato a questo partito d’allontanarmi, temo a ogni modo d’avere versato sopra quel foglio tanta afflizione da contristare quella innocente. A lei dunque, signor mio, non rincresca di farsi mandare quella lettera dall’ortolano: e gli fo dire che non la fidi se non a lei solo. La serbi cosí sigillata o la bruci. Ma, perchè alla sua figliuola riescirebbe amarissimo ch’io mi partissi senza lasciarle un addio, e tutto ieri non ini fu dato mai di vederla, ecco qui annesso un polizzino pur sigillato; ed ardisco sperare ch’Ella, signor mio, lo consegnerá a Teresa T*** innanzi che diventi moglie del marchese Odoardo. Non so se ci rivedremo: ho ben de cretato di morire, non foss’altro, vicino alla mia casa paterna; ma, quand’anche questo mio proponimento fosse deluso, sono certo ch’Ella, signore ed amico mio, non vorrá inai dimenticarsi di me.

[p. 84 modifica]

Il signore T*** mi fé’ capitare la lettera per Teresa (che ho riportato dianzi) a sigillo inviolato; — né tardò a dare a sua figlia il polizzino. L’ebbi sott’occhio; era di poche righe; e d’uomo che per allora pareva tornato in sé.

p. 326, l. 7-8, Z e L, mi vennero per la posta in

»l. 11, Z e L, a piangere meco

»l. 13, Z e L, qual parte mai

»l. 22, M, istupidito

»l. 23, Qui termina M, a p. 128.

»l. 25, Z e L, traversava rimirava

»l. 30-1, Z e L, dal cielo

p. 327, l. 2, Z e L, pacatamente

»l. 3, Z e L, calice, ed espiate [Z, espiato] le altrui lagrime, e dispe- rato di rasciugarle — allora.

»l. 8, Z e L, Né un bacio? nè addio —?

»l. 13, Z e L, cuore

»l. 14-15, Z e L, Chi sará piú tuo

»l. 15 16, Z e L, poiché t’ho fatto vedere io... io primo, io unico sull’aurora della tua vita le tempeste e le tenebre della sventura; e tu, o giovinetta, non sei ancora si forte nè da tollerare né da fuggire la vita. Tu per anche non sai che l’alba e la sera sono tutt’uno... Ah, né io te lo voglio persuadere!... Eppure non abbiamo piú aiuto veruno dagli uomini, nessuno

»l. 16, corr. colmata

»l. 19, Z e L, alcuna speranza fuori

»l. 20, Z e L, tutti ci perseguitano o ci abbandonano.

»l. 26, Z e L, non so.

»l. 27, Z e L, rivederti

»l. 31, Z e L, quelle catene.

»l. 32, Z e L, ti pentirai amaramente, ma tardi

p. 328, l. 3, Z e L, non potrai se non intenderla di sotterra

»l. 4, Z e L, e dove me la strascini? —

»l. 7, Z e L, Ahi delirio ! ...Ma io son pure omicida.

»l. 15, Z e L, è avvilito

»l. 16, si corregga: la lezione «dalla oscuritá della morte» è di Z e L; le tre ediz. Italia, 1802, hanno: «dalla tristezza del sepolcro».

»l. 17, Z e L, Or mi

»l. 18, corr. ardito insultare

»l. 19, Z e L, misera

»l. 19-20, Z e L, di non rivedermi

»l. 23, Z e L, ti ha pur unito a noi

»l. 26, Z e L, prosperitá

»l. 31, Z e I-, innocente. E mi seguitava; ed io, crudele, andava pur soffermandomi, e voltando gli occhi, guardando se affrettavasi [p. 85 modifica] dietro a’ miei passi precipitosi ...E mi seguitava; ma con animo spaventato, e con deboli forze.
Il periodo seguente, da «Che?» fino a «occhi?», è anche soltanto in Z e L.

p. 329, l. 3 . Z e L, cadavere...; perchè io, Lorenzo, non sono forse omicida; ma pur mi veggo insanguinato d’un omicidio.

»l. 8, Z e L, Sento