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Cap. VI
S’io avessi ad inventare una storia,1 e per descrivere l’aspetto d’una città in una occasione importante, mi fosse venuto a taglio una volta il partito di farvi arrivare, e girar per entro un personaggio, mi2 guarderei bene dal ripetere inettamente lo stesso partito per descrivere la stessa città in un’altra occasione: ché sarebbe un3 meritarsi l’accusa di sterilità d’invenzione, una delle più terribili che abbian luogo nella4 repubblica delle lettere, la quale, come ognun sa, si distingue fra tutte per la saviezza delle sue leggi. Ma, come il lettore è avvertito, io trascrivo una storia5 quale è accaduta: e gli avvenimenti reali non si astringono alle norme artificiali prescritte all’invenzione, procedono con tutt’altre loro regole, senza darsi pensiero di soddisfare alle persone di buon gusto. Se fosse possibile assoggettarli6 all’andamento voluto7 dalle poetiche, il mondo ne diverrebbe forse ancor più ameno che non sia; ma non è8 cosa da potersi sperare.
Per questo9 incolto e materiale procedere10 dei fatti, è avvenuto che11 Fermo Spolino sia giunto due volte in Milano
- ↑ non avrei certo, per descrivere in due diverse occasioni l’aspetto d’una città, farvi
- ↑ guarderei
- ↑ volere incorrere nell’
- ↑ [sapientissima] sapientissima
- ↑ accaduta
- ↑ [all'andamento voluto dai precetti | all] ai pre A margine in penna, di mano del Manzoni, non cancellato: «farli camminare coll’andamento voluto».
- ↑ [dalle] dai precetti
- ↑ impresa
- ↑ procedere
- ↑ degli
- ↑ Fermo [sia] sia giunto (due volte] due volte in Milano, in [momenti | congiunt] tempo che quella città