Dizionario - Vocabolario del dialetto triestino/M
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M
M smf. undecima lettera dell’alfabeto. Pronunciasi emme, e si fa tanto maschile quanto femminile. Quale numero romano significa: mille; quale abbreviatura: Maestà. — V. M. Vostra Maestà. — L. L. M. M. Le Loro Maestà. — S. P. E. M. Sue proprie riverite mani. Maca, sf. ammaccatura, contusione, fitta; a maca, m. avv. a macca, — a scappelloto, — a bertolotto. Macà, agg. alliso, ammaccato, contuso, pesto. Macada, sf. ammaccamento, ammaccatura. Macacada, sf. citrulleria, scioccheria; bazzecola, minchioneria, nonnulla; nuga; pi. lezi, leziosaggini, moine; dir macacade, favellare a vuoto. Macadura, sf. lo stesso che maca, nel primo significato. Macacat, macaco, agg. citrullo, minchione, sciocco, stolto; macaco in paga, intensivo di macaco: stolidaccio, — individuo che non accozzerebbe tre palle in un bacino.
Macaron, sm. maccarone, maccherone; met. buonaccio, ingenuo, semplice, — buon cristianaccio; spetar che i macaroni piovi in boca, m. prov. aspettare che le lasagne piovino in bocca. Macaronzin, sm. diminutivo di macaron, in tutti i suoi significati. Maceta, sf. macchiarella, macchietta, macchiolina, macchiuccia, e met. lo stesso che macia, nel senso met. Machina, sf. macchina; machina de la strada ferata, locomotiva; un toco de machina, met. un coso tanto fatto. Machinar, va. macchinare. Machinaza, sf. macchinacela. Machinazion, sf. macchinazione. Machineta, sf. macchinetta, macchinina. Machinon, sm. macchinona, e come intensino: macchinone. Macia, sf. macchia; met. ganimede, zerbino; arguto, buontempone, giovialone; macchione; spiritoso; destror intraprendente, sagace; senza macìa, immacchiato, immacolato: — „L’ immacolata concezione.“ — „Onestà immacchiata;* macìa de grasso nei vestiti, frittella; — che vien qualche volta per la vita, chiosa; — bianca de le onge, pipita; — nei oci, maglia; — ne le scriture, litura; — assai picola, tecca. A Pistoia ho inteso dire tecche alle macchie fatte dalla penna che con una delle punte s’era fitta nella carta; tera de macie, terra macchia; l’oro bon no ciapa macia, prov. all’oro non s’attacca la ruggine, — l’oro non prende macchia; far gropo e macìa, v. gropo. Maciador, sm. art. e mest. macchiatore. Maciar, va. insozzare, insudiciare; macchiare; lordare. Maciaza, sf. macchiaccia. Macola, sf. maccatella, macchia, magagna, tacca, taccola. Macolada, sf. macolata. Macolar, va. macolare. Madaia, medaia, sf — la prima v. è bassa: medaglia; lo spazietto in una medaglia, sotto il campo delle figure, con una data, un motto, o simile cosa, fuori della rappresentazione principale: esergo; riverso de la medaia, rovescio della medaglia; racolta de medaie, medagliere; ogni medaia ga ’/ su drito e el su riverso, lo stesso che ogni drito ga ’l su riverso, v. drito. Madaieta, medaieta, sf. c. s. medaglietta, medaglina, medagliuccia. Madassa, sf. matassa; intrigar la madassa, mei. guastar le uova nel paniere, — guastar la porrata, — venir sopravvento; intrigarla madassa de più de quél che la xe, met. far l’illuminazione di preto Cuio, che con di molti lumi faceva buio; far un canchero da una bolla acquaiuola; trovar el cavo a la madassa, met, trovare il bandolo a la matassa. Madasseta, sf. matasseta, matassina; matassino.
Madò, madoìfo (orca), specie di esclamazione, ed usasi pure quale adonestamento d’imprecazione, in luogo d’imprecazione co’ fiocchi. Madona, sf. la Santissima Vergine, che per antonomasia chiamiamo pure: Ancella del Signore, Donna, Donna del cielo, Madonna, Mamma Santa, Nostra Donna, Regina degli angioli, o de’ cieli, o del cielo, — Regina della corte di Paradiso; suocera;~suocera della suocera: antisuocera; a madona, m. avv. a cassetta: — ,. Murano a cassetta e poi crollano le case;“ no esserghe ne Dio ne madone, met. m. basso, non essere nè lisca nè osso, — non esserci santi, o non esserci santi in cielo; parer la madona dei sete dolori, met. parere, o sembrare la madonna dei sette dolori; parer una madona de Loreto, met. portare addosso un mezzo patrimonio: — “Le beccaie e le trippaiuole quando escono portano addosso un mezzo patrimonio;“ la madona de agosto, v. agosto; poder impizar una candela a la madona, v candela; la madona candelora del inverno semo fora, se la vien con piova e vento, .ecc. v. candelora. Madonina, v. usata nel solo modo metaforico: esser, o parer una madonina sfumada, esser un’acqua cheta, — parere una monachina infilzata: — ,.A guardarla così pare una monachina infilzata e dire che n’ha fatte tante che nessun’altra.“ Madonuza, sf. madonuccia. Madornal, agg. grande, grave, madornale, massiccio Madraso, sm. zi. vipera — vipera berus. Madregna, sf. matrigna, noverca; la mare da, la madregna disi: ti voi ? m. prov. la madre dà, la matrigna offre, — le mamme son mamme e le matrigne son cagne. Madrenobile, sf. prònuba: — „ Oggidì non si celebra neanche un matrimonio fra cenciaiuoli senza che vi sia la pronuba.“ Madreperla, sf. cheripo, madreperla, madrepora. Madrevida, sf. madrevite. Madron, sm. madrone, matrone: — „Lo tormenta il madrone e non può prender che brodo.“ Madurir, vn. maturare. Maduro, agg. maturo. Maestrazo, sm. maestraccio. Maestruzo, sm. maestrino: — „Un maestrino garbato e tutt’affetto;4 maestruccio, maestrucolo: — ,Maestrucoli di campagna che non si risovvengono del loro nome. Maestro, sm, docente, insegnante, maestro; maestro dei cori, corimagistro; pagar el maestro, met, pagare il noviziato; aver paga ’l maestro, met. essere accivettato; poder far de maestro, met. poter leggere in cattedra; nissun no nassi maestro, prov. nessuno nasce maestro, — per dimenar la pasta il pan s’affina; el bisogno xeun gran maestro, v. bisogno; colpo de maestro, v. colpo; l’esempio xe el più bon maestro, v. esempio. Magagna, sf. difetto, imperfezione, magagna, mancamento; guidalesco; la castagna, e la dona xe come la castagna, bela de fora e dentro la magagna, v. castagna e dona. Magagnar, va. guastare, infettare, magagnare, sgualcire. Magagneta, sf. magagnuzza. Magazen, magazin, sm. magazzino; magazen de legno e carbon, sostra. Magazinier, sm, magazziniere. Magìa, sf. magìa; giuoco di destrezza, o giuoco di mano, o di prestigio, o di prestidigitazione. Magnatile, agg. commestibile, mangereccio, mangiabile — e detto dei vegetali, e più specialmente dei funghi: esclulento. Magnacarte, sm. lo stesso che contrafazente. Magnada, sf. mangiata; corpacciata, . mangiatacela, scorpacciata. Magnadina, sf. mangiatina. Magnadora, sf. mangiatoia; magnadora de le caponere, de le chebe, imbeccatoio. Magnagaline, nome generico di tutte le specie dei grandi falchi.
Magnar, sm. alimento, cibo, pasto, vitto, vivanda; vettovaglie, viveri; beccare, becchime, beccume; mangime; poet. dape; va. manducare, mangiare, manicare, manucare; met, dilapidare, dissipare, fondere, scialacquare, sciampanare, sperperare; mordere, morsicare; grande scarsità di viveri: penùria; desiderio di un solo alimento con isvogliatezza generale per qualsiasi altro: malacìa; magnar poco salci, cibo dolce di sale; — tropo salò, cibo amaro di sale; magnar ai pasti, fare, o mangiare a pasto; magnar fora de pasto, mangiare fra pasto; magnar a scota deo, met. mangiare in pie, o a batti scarpa, o a desco molle, o a scappa e fuggi, — mangiare in pugno; magnar ben, mangiare lautamente, — stare in Apolline — modo questo derivato dal nome di una sala dedicata ad Apollo, nella quale Lucullo dava lautissimi convitti. Uno di questi, si legge, gli costava cinquantamila scudi, e non è da meravigliarsene se si pensa che gl’invitati s’impinzavano di lingue d’usignoli e di cervelli di pavoni; magnar mal, o la bona de Dio, mangiare cattivamente; magnar a crepa panza, mangiare a crepa corpo, o a crepa pancia, o a crepa pelle; magnar e bever a crepa panza, caricare la balestra; magnar fin che se toca col dedo, o fin che vien el magnar fora per i oci, met. empirsi a gola, — mangiare a boccatica; magnar senza discrezion e senza riguardo, abborracciare; magnar sai de sai robe, affoltare; magnar a scroco, appoggiare la labarda; fare un asso; passare per bardotto; mangiare a bertolotto; — in scondon, boccheggiare; — dopo zena, per golosezo, pusignare; — el pan a tradimento, me’, mangiare il pane a tradimento; — tuto, o magnar i copi de la casa, met. mettersi a consumare l’asta e il torchio, far ambassi in fondo, o far del resto; — tuli, met. mangiar bestie e cristiani; — coi oci, met, divo- rare con gli occhi; no far altro che magnar, aver in corpo la consuma; no magnar per no cagar, met. far carestia, — stare a stecchetto; magnar la foia, met. avvedersi della ragna, — comprendere il gergo, — mangiar la foglia; magnarse de la rabia, met. arrovellarsi, o rodersi dalla stizza; no darghe più de magnar a qualchedun, levargli il tappetto; parer che un no gabi magna una settimana, parer, quel tale, venuto dall’assedio; el magnar 10 magpa a lu, m. giocoso: il mangiare mangia lui; come la magnemo ? loc. avv. a che giuoco si giuoca? — a che giuoco s’ha giuocare ? — come si cucina ?; chi no magna ga magnà, prov. chi non mangia al desco ha mangiato di fresco, — chi non mangia ha del mangiato, — colombo pasciuto ciliegia amara, — gallinetta che va per ca’ o la becca, o l’ha becca; — gallina che va per casa se non becca ha beccato; senza magnar no se vien grassi, prov. il grasso non viene dalle finestre; bisogna magnar per viver e no viver per magnar, prov. si deve mangiare per vivere, e non vivere per mangiare; magnar a modo suo e vistir a modo dei altri, prov. ognuno vede il mantello, nessun vede 11 budello, — mangiare a modo suo, vestire al modo degli altri; no bisogne spudar nel piato che se ga de magnar, prov. non bisogna intorbidir l’acqua che s’ha a bere; chi più magna meno magna, prov poco vive chi troppo sparecchia; chi magna in pie magna per sie, e chi senta magna per trenta, prov. chi mangia in piè mangia per tre, e chi si senta mangia per trenta; far un magnar in bianco, v. bianco; magnar de basi, v.. baso; no esser bon altro che per magnar, v. bon; magnar e cagar -insieme, v. cagar; magnar le gambe de S. Cristoforo, v. gamba; chi tee longo nel magnar xe anca longo nel lavorar, e chi se vergogna de lavorar che se vergogni de magnar, v. lavorar. Magnarla, sf. giunteria, inganno, mangeria, mangiatoria, trufferia.
Magnetizar, va, magnetizzare. Magnifica, sf. v. scherzevole, usata sempre coli’ articolo: il bisognevole, il vitto, il Magnificat; andar a la magnifici, andare a desinare, o a cena. Magnificar, va. esaltare, — ingrandir con lodi, — lodare altamente, — magnificare. Magnifico, agg. lauto, opiparo, magnifico, sontuoso. Magnifizenza, sf. magnificenza. Magnon, agg. e sm. divoratore, edace, ingluviatore, mangiatore, mangione; vorace; met. gabbamondo, imbroglione, truffatore; dilapidatore, scialacquatore, sperperatore. Magnuzar, va. biasciare, mangiucchiare. Mago, sm. ariòlo, indovino, mago, sortilego. Magon, sm. regoletto, staggio; bot. maone. Magreto, agg. magretto, magrino, magruccio. Magreza, sf. dimagramento, disparutezza, magrezza; sterilità; magrezza assai grande: emaciazione. Magro, agg. emaciato, macilente, macilento, magro, sparuto; poet. macro; met. arido, infecondo, sterile: — .Terreni sterili che non rendon la sementa.4 Mai, avv. giammai mai; mai e po mai, m. avv. mai e poi. mai, — mai da’ miei dì, o da’ miei giorni: — „Mai da’ miei giorni colei sarà mia moglie: “ che mai — aggiunto a certe voci di verbi fa “diventar le locuzioni superlative: — „ Piovi che mai. = Piove a catinelle, o piove a ciel rovescio.“ — „Bastonar che mai. = Picchiare di santa ragione.“ — „ Esser fredo che mai. = Essere uno strizzone.“ E così altre infinite. Maia, sf. maglia Maieta, sf. maglietta, magliolina Mainar, va. ammainare, ammollare. Maio, sm. maggio; art. e mest. maglio, mazzapicchio; mazzuolo. Maioleto, sm. cerino, libriccino, stoppino. Maior, sm. maggiore: — „E’ stato promosso a maggiore di cavalleria.“ Maistral, maistro, sm. argeste, maestrale, maestro, ponente, — nordovest. Mal, sm, malattia; male; mal che se ciapa, male contaggioso: mal serio, male acuto, o grave; mal de gnente, mal da biacca, o mal che se ne va colla chiarea; mal de la lupa, bulimìa; — de S. Valentin, battigie, brutto male, epilessia, mal caduco, mal del benedetto, mal maestro; morbo comiziale, morbo sacro; — de la fiera, litìasi, — zalo, itterizia, morbo regio; — de cor, vizio cardiaco; — de testa, emicrania; — de mar, male di mare; — de mar), met. doglia di marito morto dura fino alla sepoltura, — e detto in modo scherzevole per il dolore che si prova urtando in certo punto del gomito, in modo che tutto il braccio se ne risente: mal della suocera.; mal che Dio no ghe lo dia de provar ai cani, male che il ciel ne scampi i cani; no esser tanto mal, met. non essere malaccio; far mal, far male, — nuocere; che no fa mal, innocuo, insonte: — „Le lucertole sono animaletti innocui;“ andar de mal, andar a male; andar de mal in pezo, andar di male in peggio, — peggiorare; lassar andar de mal, mandar male: — „ Guar de de no lassar andar de mal quei bei peri. = Guardate di non mandar male quelle belle pere;“ dir mal, menosdire; desiderar del mal, imprecare; ciorse fer mal, avere, o aversi a male, o per male, impermalirsi, — prendersi a male, prendere una cosa in mala parte, recarsi ad animo una cosa, incappellarsi: — „ El xe un bòn diavolo ma per meza parola el se ciol per mal. — „E’ un cuor di Cesare, ma incappella per una sola parola di scherzo;“ no star mal, met. non avere i bachi, o non puzzare: -— „A’o sfa ria miga mal un foco de vin in sta aqua. = Non avrebbe mica i bachi, o non • puzzerebbe un po’ di vino in questa acqua;“ no xe, o no saria miga mal, non è, o non sarebbe delle peggio: — Non sarebbe delle peggio che crepassero i cavalli;“ andar a finir mal, andare a finir male; no esser mal, non esserci male; sentirse mal, sentirsi male; star mal — un vestito: non tornare, o tornar male: — „Calzoni che non tornano.“ — panciotto che torna male;“ meter mal, met. seminare zizzania; tignirse dosso ’l mal, strascicare il male: — Piuttosto che prendere l’olio di ricino preferisce strascicare il male per un mese;“ zercar soli el proprio mal, cercare di Frignuccio, — cercare il male come i medici, — cercare il mal per medicina, — cercare Maria per Ravenna; far vignir el mal de nervi, met. far venire l’accidia, o il male de’ nervi; dir, o farlar semfre mal, essere come la campana del bargello, che suona sempre a vitupero; far el -mal mezo fer omo, dare in quel mezzo, o darla nel mezzo; no esser un mal de morir, non essere un male che il prete ne goda; no farghe mal nanca a una mosca met. non far male neanche a un moscerino, — non voler dar noia neanche all’erba che si calpesta; aver el mal de la pierct, met. avere il male del calcinaccio; manco mal, inter. meno peggio, — alla buon’ora, — manco male; de mal in fezo, m. avv. di male in peggio, — di truffa in buffa. Il popolo toscano a significare che le cose vanno peggiorando usa dire scherzevolmente: che si canta l’invitatorio dei diavoli: di male in peggio; venite adoremus; de un picolo mal farghene un grando, m. prov. fare d’una bolla un canchero, — fare una fistola d’una pipita, o d’una bolla acquaiuola; a fensar mal no se ga mai sbalià, m. prov. a pensar male ci s’indovina, — pensa ben per non peccare, pensa mal per non sbagliare; no bisogna rider del mal dei altri, m. prov. chi ride del mal d’altri ha il suo dietro l’uscio; chi scominzia mal finissi pezo, prov. quando si comincia male si finisce peggio; el mal dei altri no {{FineColonna} conza el nostro, prov. il mal d’altri non. guarisce il nostro; a chi voi far del mal no ghe manca ocasion, m. prov. a chi vuol far del male non gli manca occasione, — chi il suo cane vuole ammazzare, qualche scusa sa pigliare, — tosto si trova il bastone per dare al cane; el mal vien presto ma se stenta farlo andar via, m. prov. il male viene a carrate e va via a oncie; — il male viene a cavallo e se ne va a piedi; i vivi pòi far del mal i morti no, prov. fanno del male i vivi, ma non i morti; chi zerca ’Z su mal pezo per lu, prov. pesce che va all’amo, cerca di esser gramo; fra due mali bisogna siélzer sempre el più picolo, m. prov. è meglio cadere dalla finestra che dal tetto, — è meglio perdere il dito che la mano, — è meglio perdere la pelle che il vitello, — è meglio perdere la sella che il cavallo; el mal vien de la testa, prov. il pesce comincia a putire dal capo, — quando il capo duole tutte le membra languono; chi mal fa mal speti, prov. chi semina spine non vada scalzo; mal no far paura no ver, prov. mal non fare, paura non avere, — chi non falla non teme, — chi non le fa non le teme, — chi ha la coda di paglia ha sempre paura che il fuoco l’arda, — piscia chiaro e fatti beffa del medico — dice Metastasi: Non è timor dove non è delitto; chi ga fato el mal che fazi la penitenza, prov. chi ha“ mangiato i bacelli spazi i gusci, — beva la feccia chi ha bevuto il vino, — chi ha arruffato la matassa la strighi, — chi imbratta spazi, — chi ha fatto il male faccia la penitenza, — chi ha fatto la piscia a letto la rasciughi, — chi è imbrattato si netti; chi xe colpa del su mal pianzi se stesso, prov. chi è colpa del suo mal pianga sè stesso; quando el, re parti la zita sta mal, dicevasi proverbiando, in tempo di guerra, e si adopera ora in traslato giocando, a’ tressetti: quando il re parte la città sta male; chi che te voi ben te lassa pianzendo, e chi che te voi mal te lassa ridendo, de un mal nassi un ben, no ghe xe un mal sema un ben, se credi più fazile al mal che al ben, senza far ne mal ne ben, e tornar mal per ben, v. ben; dona de mal far, v. dona.
Maladizo, agg. acciaccoso, balogio, cagionevole, infermiccio, malaticcio, malazzato, malecio, malescio; esser maladizo, essere fra il letto e il lettuccio. Maladetamente, avv. eccessivamente; maledettamente. Malagrazia, sf. malgarbo, malgrazia, goffaggine, sgarbatezza» sgraziataggine; agg. disavveduto; sgraziato, sguaiato, svenevole. Malgraziado, agg. croio, incivile, malgraziato, screanzato, rozzo, rude. Malamente, avv. malamente; risponder malamente, risponder male: — „Le rispose così male, che neanche a un farabutto “ Malan, sm. danno, disgrazia, malanno, sciagura, sguerguenza; malanni che i fanciulli fanno per casa: malestri: — „Badate che i bimbi non facciano malestri. Anco ieri han rotto du’ cristalli;,, che te vegni ’l malan, bassa imprecazione: malanno ti colga, — possa tu accidentare, o assaettare; fra do malani bisogna sielzer el più picolo, lo stesso che fra do mali bisogna siélzer el più picolo, v. mal. Malandà, agg. malandato, sciamannato, trasandato, — male assettato, o male in arnese. Malandar, vn. corrompersi, guastarsi, malandare, — andar male. Malanzana, sf. bot. melanzana, petronciana — solanum melongena. Malar, vn. ammalare, malare, — cadere infermo, o cadere malato. Malatia, sf. acciacco, infermità, malattia, malore; malattia che alcuno porta seco fino dalla nascita: malattia congenita; — cagionata da desi- derio violento di ritornare in patria: nostalgia; predisposizione per qualche malattia: diàtesi; durata d’una malattia: decubito; stadio in cui la malattia è al suo massimo grado: acme; malattia che fa cadere i capelli: alopecìa, alopezìa; malattia contaggiosa che affetta ad una volta moltissimi animali della stessa specie, vet. epizootia, epizoozia; aver una malatia stagna, essere mal cubato; malatia longa morte sicura, m. prov. malattia lunga, morte certa, o morte sicura; afari seri e malatie malsane, v. afar. Malatiaza, sf. malattiaccia. Malatieta, sf. malattiuccia Malcapitato, sm. malcapitato. Malconzado, agg. malconcio. Malconzar, va, malconciare, malmenare, tertassare, Malcreado, agg. malcreato. Maldizente, agg. maldicente. Maldizenza, sf. maldicenza Maledegno, agg. destro, furbo; buontempone, burlone, maglignaccio. Maledeta (una), un sagrato: — „Ghe go domanda un aconto e noi me ga volesto dar una maledeta. = Gli ho chiesto un acconto, e non m’ha voluto dare un sagrato;“ a la più maledeta, m. avv. alla più fradicia, o alla più trista, — alla peggio dei peggi, — nella peggior ipotesi. Maledir, va. imprecare, maledire; maledire ed abborrire nello stesso tempo: esecrare. Maledizion, sf. esecrazione, imprecazione, maledizione; esserghe la maledizion, met. esserci, o esserci entrata la maledizione: — “Dev’esserci entrata. la maledizione così le mi van tutte a rovescio; “ aver la maledizion adosso, met, aver la iattura; le maledizion le va le va, po le casca doso a chi le da, prov. le maledizioni sono come le processioni ritornano di dove sono uscite. Malesser, sm. malessere. Maleto, sm. maluccio. Malfator, .. sm. malfattore, malvivente. Màlia, nome proprio di persona: Amalia.
Malignazo, agg. lo stesso che maledegno; bruto malignazo, intensivo di malignazo, nel senso di: burlone; a la più malignaza, m. avv. lo stesso che alla più maledeta. Malinconia, sf. abbattimento, malinconia, melanconia, mestizia, tristezza. Malinconir, va. e vn. immalinconì care, immalonconichire. Malincuor (a), m. avv. a malincuore, a malincorpo, di mala voglia, malvolentieri. Malintenzionado, agg. e sm. malintenzionato. Malizia, sf. malizia; accortezza, astuzia; insegnar la malizia, ammalizzire; meter la malizia in testa, metter malizia: — „Servaccie sconcie che metton malizia ne’ bimbi “ Maliziosazo, agg. e sm. maliziosaccio. Malizioso, agg. malizioso; diventar malizioso, immalizzire; esser un de quei maliziosi, essere più tristo che un famiglio d’Otto. Malmenar, va conciar male, — gualcire, guastare, malmenare, sgualcire; sciupare; trattar male, vituperare. Malora, sf. mal’ora, malora; andar, o mandar in malora, m. bassi: andare, o mandare alla malora. — dare la benedizione del correggiato; in malora, inter. alla malora; esser in m-àlora, essere la candela al verde, — essere alle macine, — aver dato del culo in sul pietrone; per andar in malora no ghe voi miseria, m. prov. la rovina non vuol miseria; col far carità no se va in malora, v. carità. Malorsiga, inter. cocuzze, cospetto, diamine, perdinci perdincibaceo; ed è anche un adonestamento di: malora. Malsacrar, va. idiotismo: massacrare. Malsan, agg. cagionevole, cagionoso, malescio, malsano; aria malsana, aria insalubre. Malsestà, agg. malassetto, scomposto; sguaiato, svenevole. Malstar, sm. disagio, indisposizione, malessere, svogliataggine, svogliatezza. Maltempo, sm. tempo cattivo, o burrascoso, o infruscato, — temporale. Maltrato, sm. inciviltà, sgarbatezza, sgarbo, Maltratar, va, dire, o fare villanie, — coprir di contumelie, — maltrattare. Malumor, sm. malumore. Malva, sf. bot. malva — malva sylvestris; de - malva, malvaceo; met. malva, malvone, — fico lesso, o fico lievito. Malvasia, sf. grechetto, malvagia, malvasia, Malvisto, agg. inviso, malvisto, odiato. Malvoler, vn. malvedere, — rendersi inviso, — veder di mal occhio Malvon, sm. malvone. Marna, sf. genitrice, madre, mamma, matre; la marna da e la madregna disi ti voi? v. madregna. Mamaluco, agg. e sm. mammalucco, pecorone, sciocco, stolido, zuccone, zugo. Mamau, inter. ah — corbezzoli, — giuggiole, o nespole — e simili. Mamaza, sf. mammaccia. Mameta, sf. mammina. Mamo, agg. idiota, imbecille, scemo, sciocco, stolido, zuccone; far el marno, fare il bue alla capannuccia, — fare l’addormentato, — far la gatta di Masino, — fare il meo, — fare il Noferi; aver de ’ marno, avere, o sentire dello scemo; cavar el marno, met. cavare la lana ad uno: — “Fa l’innamorata e cava la lana a quel povero grullo ch’è un piacere;“ grattare il capo alla cicala, — tirar su le calze, o tirar le calze, — far caselle per opporsi, — scalzare uno, — dar intorno alle buche ad uno: — „Scalza quel semplicione e’ sa ogni cosa della famiglia;“ far el marno per no pagar el dazio, v. dazio. Man, sf. mano: — „La mano destra, o la sinistra;“ — manata: — “Rubò una manata di fagiuoli;“ menata: — „Ci. ha promesso una manata di semi;“ mano di scritto: . S’è mosso lui stesso finalmente conosco la sua mano di scritto;“ met. aiuto, assistenza, soccorso; man drita, mano diritta, manritta; — zanca, mano manca, o sinistra, o stanca; el de sora de la man, il dorso della mano; tignir la man co la palma in su, tener la mano prona; — co la palma in zo, tenere la mano supina; man de oro, met. dita d’oro; aver le man de oro, o che vai tanto oro, mét. avere le mani di una fata; bater le man, battere, o picchiare le mani, — battere a palma a palma; bater le man in erose sui brazi, o soto i scai, per scaldarsele, battere la birbantina; brusar, o spizar le man, met. brillare, o pizzicare, o prudere le mani; aver a man, avere alle mani, o a mano, o fra mani; meter a man, manomettere; dar una man, met. dar di mano, o dar una mano; dar man forte, met. prestare braccio forte; lavarse le man, met. dar la benedizione, o lavarsi le mani, o levar il vin da’ fiaschi: ligar le man, met. legare, o troncare le braccia; aver le man ligade, met. avere le mani legate, o avere le braccia tronche; dar, o strenzer le man, dare, o stringere la destra, — dare, o stringere la mano; menar le man, met. alzare le mani: — „E’ un facchinaccio che alza subito le mani;“ slongar le man, parar mano, o la mano; aver le man longhe, met. avere le mani lunghe.; esser longo de man, essere delle mani, o essere manesco; far tocar co le man, met. far toccare con. mano; cior la man — di cavalli: guadagnare, o levare, o rubare, o togliere la mano; dar do man, serando co le ciave, dar due volte; basar la man, met. baciar manino: — „E’ un opera, caro mio, cui bisogna baciar manino;“ rosigarse le man, met. mordersi le mani; sbrissar, o scampar de man, met. fuggire, o scappare, o uscire di mano; esser in bone, o cattive man, met. essere in buone, o cattive mani, — essere capitato bene, o male; darse le man atorno, met. affaccendarsi, arrabattarsi, industriarsi, — darsi le mani attorno; lavarse le man, met. lavarsi le mani; portar, o tignir in palma de man, met. portare, o tenere in palma di mano; meterse in man, met. gettarsi, o mettersi, o rimettersi nelle braccia di chi si sia; aver bona man, met. avere buona mano, o la mano: — „A lui gli attecchisce tutto ciò che impianta, chè ha buona la mano; “ aver le man in pasta, met. avere le mani in pasta; vignir a le man, cadere sotto mano: — „M’ è caduto sotto mano un codice che cercava inutilmente da più anni;-1 venire alle mani, o venire alle prese: — „Son venuti alle prese per una ragione futilissima;“ pregar co le man giunte, met. pregare o raccomandarsi colle braccia in croce; aver le man sbuse, met. avere le mani bucate, o forate; vignir fora de man' — detto d’opera d’artefice: uscir di mano; meter le man in fogo, met. confessarsi per chi si sia: — „I’ mi ci sarei confessato per colui, ed ha finito coli’uccellar l’oste e il lavoratore;“ meterse le man dosso, mettersi le branche addosso; aver sempre le man in scarséla, o esser sempre col soldo in man, met. essere un censo; andar per man del tribunal, andare per mano del tribunale; aver per le man, avere tra, o fra mano, avere per le mani; meterse le man, o una man sul petto, met. mettersi, o porsi la mano sul petto, o mettersi una mano al petto; aver le man de pasta, met. avere le mani di lolla;. star co le man in man, met. stare con le mani in mano, o star colle mani a cintola, o stare colle mani sotto le ascelle; tignir a man, tenere a mano; aver per le man afari strachi, aver da, o dover ferrare le oche; far una man de pugni, fare a’ cazzotti, o a’ garontoli; meterse co le man e coi pie, met. arare col bue e coli’ asino, — spogliarsi in camicia, — correre in giubbone, — mettersi colle mani e coi piedi, — menar mani e piedi; darse le man atorno, met. arrabattarsi, industriarsi, — menar le mani come un berrettaio, — I mettere il cervello a bottega; meterse le man sui fianchi — quale atto di rimprovero, di minaccia, di sdegno: fare il pentolino, fare la pentola a due manichi — e come semplice positura: far manichi di pentola; 'co le man svode, m. avv. a mani vuote, — con le mani vuote; a la man, alla mano; drio man, a mano a mano, consecutivamente, ininterrottamente; soto man, a mano, alla mano, sotto mano; fora de man, fuor di mano; a oga magoga, — in Ghiarenna, — in Orinci; de prima, de seconda man, di prima, di seconda mano; solo man via, a la sordina, colatamente, nascostamente, cheton chetoni, sotto mano, di sotto mano; per iscarriera; le man a casa, inter. il giocar di mani dispiace in fino a’ cani; in un colpo de man, ad un’occhiata, in un batter d’occhio; co le man — si suol rispondere quando per isdegno, o per tedio non si vuol dire il modo con cui si è fatta una cosa: in mo’ d’archetti; omo a la man, uomo alla mano, o uomo di facile abbordo; scherzo de man scherzo de vilan, prov. giuoco di mano, giuoco di villano, — tasto di mano, sta lontano; una man lava V altra e tute do ’l viso, prov. una mano lava l’altra, e tutte due lavano il viso, — un barbiere tosa l’altro; chi che ga la mescola in man se fa la minestra al su modo, prov. chi ha il mestolo in mano si fa la minestra a modo suo, o fa la minestra come a lui piace; no meter el rasador in man de un muto, prov: quando il cieco porta la bandiera, guai a chi va dietro; co man no ciol la casa rendi, v. casa; star col cor in man, v. cor; nanca i dedi de la man no xe compagni, v. dedo; co le man in man no se va dei dolori, v. dotor; aver in man pano e forfè, v. forfè; largo de boca e streto de men, v. largo.
Manadina, sf. manatella, manatina, manciatella, manciatina. Mancanza, sf. difetto, mancanza; penuria; mancanza de vose, afonìa; in mancanza, m, avv. in difetto, in mancanza. Mancar, vn. difettare, mancare, — far difetto; mancar el pie, sguittire; no mancar, met. non mancare, non scattare: — „Non si scatta un ette in quel discorso;“ no mancava che questo, ci mancava questo; no mancarla altro, non ci mancherebbe altro; no ghe. manca gnente, met. non gli manca nulla: — „A lui.? , non gli manca nulla: è sano, è ricco ed è giovane;“ no manca. — modi, serve, ecc.: mancano, — manca modi, ecc.; ga mancà poco, ci mancò poco, o mancò poco; cossa ghe mancava — specie d’interiezione: quanto ci voleva. Mancia, sf. benandata, beveraggio, buonamano, mancia; dar. la mancia per nadal, fare il ceppo. Manco, agg. manco, meno; far de manco, m. avv. fare a meno, — astenersene; manco che manco, m. avv. tanto meno. Mandada, sf. mandata. Mandar, va. inviare, mandare; mandar via, accomiatare, congedare; dar l’ambio, o dar le pere, licenziare, dar puleggio; mandar avanti de giorno in giorno, procrastinare, — menar il can per l’aia; mandar lampo, sbusare; mandar da Erode a Pilato, met. abburattare uno, — mandarlo da Erode a Pilato; mandar fora la vose: del cane: abbaiare, guàire, latrare; ugiolare; del gatto: miagolare; del cavallo: nitrire; dell’asino: ragliare; del bestiame bovino: mugghiare; del bestiame caprino e pecornoi: belare; dell’orso: brontolare, bufonchiare; del maiale e del cignale: grugnire; del. leone, della tigre — e simili: ruggire; del lupo, ululare, urlare; della renna: bramire; della volpe: gagnolare, gannire; del montone: blaterare; dell’elefante: barrire; del cervo: specorare; del bracco e della civetta: squittire; della cicogna: gloterare; della cornacchia: crozzare; del tacchino: gloglottare, gloglotire; del gallo: cantare; della gallina: chiocciare, schiamazzare; del colombo: grugare (Manuzzi). tubare; della tortora: gemere; del. pavone: pupilare; del falco: stridire; dell’oca, dell’anitra, delle rane: gracidare; del merlo e del serpente: fischiare; del passero e del papagallo: cinguettare; dell’usignolo: gorgheggiare; del pettirosso: spittinare; del fringuello: sfringuellare; del tordo: zirlare; del cùcùlo: cuculiare; del corvo: crocitare; delle rondini: garrire; pispissare; degli uccelli canori in genere: cantare; degli uccelli in tempo d’amore: piare; dei pulcini, degli uccelli nidiaci: pigolare, pipillare; di certi uccelli — -p. e. del merlo, che pare faccian cioc, cioc: chioccolare — e questo è quanto; mandar studiar, met. l’orologio — e simili: mandare che si sia a Gesù pietoso; chi voi vadi e chi no voi mandi, v. andar.
Mandola, .sf. amandorla, mandorla; m,andóla fresca, càtera; — brustolada, mandorla bruschita; — de vetro, poliscopio; met. ingoffo; dar la mandola, met. fare, una schiavina, — dar l’imbeccata. Mandolato, sm,. mandorlato; sacrestia del mandolato, inter. fam. santissimi lanternoni: — „ Santissimi lanternoni vuo’ star zitto?“ Mandoler, sm. bot. mandorlo — amigdalus communis. Mandoleta, sf. mandorletta, mandorlina. Mandòlin, sm. mandolino. Mandopera, s/. mano d’opera. Mandracio, sm. mandracchio. Mandrier, sm. mandriano. Mandriol, sm. cetonia dorata — cetonia aurata; mandriol de Gorizia, maggiolino — melolonta vulgaris; mandriol peloso, calasina pelosa — sotto questo nome vengono comprese le due specie: l’epicometis. hirtélla, e l’epi. cometis squalida’, casa de mandrioi, v. casa. Mandula, e derivati lo stesso che mandola, e derivati. Manegiar, va. maneggiare; vnp. destreggiarsi — adoperarsi con sollecitudine accorta ed operosa. Manela, sf. t. d’agricoltura: inanella, manello. Manera, sf. accia, asce, ascia, manaia, mannaia, scure; poet. secùre; manera dei becheri, marranico; far co la ma/nera, o col manigo de la manera, met. digrossare con l’asce, — fare alla carlona, o alla giuraddiana, o alla sbracata, o alla sciamannata, — fare colle gomita; butar el manigo drio de la manera, prov. attaccare i pensieri alla campanella dell’uscio, — gettare il manico dietro alla scure, — tirare la mazza dietro la lippa. Manerada, sf. accettata. Manarin, sm. accetta, marniamolo, piccozzino. Maneron, sm. accettane; maneron dei becheri, marrànico. Manesia, sf. magnesia? Manestra, menestra, sf. minestra; menestra maridada, met. minestra maritata; no piaser la menestra, met. non piacere il vino nè la conversazione; serva tornada e menestra riscaldada no vai gnente, prov. serva tornata non fu mai buona, — cavol riscaldato e garzon ritornato non fu mai buono; la mescola xe cambiada ma la menestra xe sempre quela, prov. è mutato il maestro di cappella, ma la musica è sempre la stessa; chi ga la mescola in man se fa menestra a modo suo, v. man. Manestrar, menestrar, va. minestrare. Manete, sfp. manette; zogar le manete, fare a ripiglino. Manganar, va. manganare, manganeggiare. Manganel, sf. randello. Manganelada, sf. randellata. Manganelar, va. randellare. Mangano, manghino, sm. mangano, soppressa. Manghinada, sf. manganata. Manghinar, va. manganare. Maniera, sf. foggia, guisa, maniera, modo; bela maniera, aggraziataggine, — bel garbo, o bella maniera; bruta maniera, brutta maniera, o mal garbo; maniera de dir, frase, locuzione, maniera di dire.
Manigaza, sf. manicacela. Manigheta, sf. manichetta. Manigheto, sm. manichetta, manichino, manicuccio; met, piccola tazza di caffè nero. Manigo, sm. manico, manigo de la spada — e simili: elsa, impugnatura; — de le foie e dei fiori, gambo, picciuolo, stelo; — dei fruti, peduncolo; — de zariesa, grappa; — del raspo che resta tacà su la vida, piccanello; — de pena, e del penel, asta, asticciuola; — de la ciave, capo della chiave; — de la scova, bastone, o manico della scopa; — - del fero de sopresar, maniglia; — de bocaleta, cogoma — e simili: ansa; de la scuria, bacchetto, o manico della frusta; esser un manigo de scova vestì, met. essere un lucerniere vestito; esser grasso come ’Z manigo de la scova, essere allampanato, — o essere magro arrovellato, o magro strinato; par che el gobi iniutì el manigo de la scova, met. pare che abbia mangiato la minestra, o lo stuffato di fusi; chi no se contenta del onesto perdi el manigo con tuto ’l zesto, prov. chi troppo abbraccia, poco, o nulla strigne, — chi troppo tira, l’arco si spezza, — chi troppo tira, schianta, — chi non si contenta dell’onesto perde il manico ed il cesto, — chi tutto vuole, tutto perde, — chi tutto vuole, di rabbia muore, — chi troppo tira, la corda si strappa, chi troppo mangia, scoppia, — chi troppo abbotta, sbotta, — chi troppo vuole niente ha; un da gnente venezian col manigo de argento, v. argento; trovar el manigo a la farsora, v. farsora; butar el manigo drio la manera, e far col manigo de la manera, v. manera. Manigoldo, sm. abbaruffatore, furfante, mascalzone. Manigon, sm. manicona: — „ Giubba con manicone tanto fatte;“ manicone: — „Mannaia con un manicone che pare l’asta di Golia.“ Manipolador, sm. manipolatore Manipolar, va, manipolare. Manipolazion, sf. manipolazione. Maniza, sf. maniglia; spagnoletta; manicotto; maniza del trapano, menarola. Manizar, va. maneggiare; vnp. adoperarsi, industriarsi, — darsi le mani attorno. Manometer, va. alterare, guastare, manimettere, manomettere, sciupare. Manovrar, va. manovrare Manriversa, sf. manrivescio, manrovescio, marrovescio. Mansion, sm. indirizzo, soprascritta. Mantel, sm. mantello: — „Un cavallo di mantello incomprensibile. Mantignir, vn. alimentare, sostentare; mantenere. Mantignuda, sf. concubina, druda, mantenuta. Mantilia, sf. mantelletta, manlellina, mantiglia. Manual, sm. manovaldo, manovale; agg. manuale; fato de manual, met. abborracciato, acciabattato, — fatto colle gomita. Manuela, sf. manovella. Manutenzion, sf. manutenzione. Manzeto, sm. birracchio, giovenco. Manzo, sm. bue — pi. i buoi; il Berni lo chianò, per giuoco: uccello di S. Luca; fem. scherz. buessa: — „La trippaiuola è una buessa stomachevole;“ met. bastracone, corpulento; atticciato, robusto, tarchiato; tozzo; bue giovane che ha lasciato i dentini: manzo; di bue, o di manzo: boccino, bovino; prestare verso pagamento i propri buoi ad alcuno perchè lavori con essi le sue terre: dare a giovatico; al mazelo va più vedei che manzi, pròv. al macello va più capretti giovani che vecchi; serar la stala dopo che xe scampadi i manzi, prov. chiudere la stalla dopo che son fuggiti i buoi, — tardi è la mano al messere quando il peto è fuora, — tardi s’avvede il ratto quando si vede in bocca al gatto; no meter el caro avanti i manzi, v. caro.
Marameo, avv. no. Marangon, sm. falegname, legnaiuolo, maestro di legname; marangone. Marangonar, va, lavorare, o meglio: lavoracchiare da legnaiuolo. Marantiga, sf. brontolone, noioso, schizzinoso; e detto di donna: scagnarda, scanfarda, segrenria; veda marantiga, zitellona; aver la marantiga in góla, met. avere un ciabattino giù per la gola, —avervi un rampichino. Maraschin, sm. maraschino. Maratola, sf. zi. averla minore, o piccola Maravea, maraveia, sf. maraviglia, meraviglia, stupore; meraviglia eccedente — od anche altra azione smorfiosa: squasilio; far maravea, da- re ammirazione, — far meraviglia; darse de maravea, meravigliarsi, sorprendersi, stupirsi, trasecolare. Maravìliar, vn. maravigliare; vnp. lo stesso che darse de maravea. Maraviliosamente, avv. maravigliosamente. Maravilioso, agg. maravigliosò. Marca, sf. marca; marchio; segno; tessera; francobollo; marca de zogo, gettone; — fata col fero de boio, stimma. Marcador, sm. marcatolo, Marcadura, sf. marcatura. Marcar, va. marcare, e nel senso di scrivere che che sia per ricordanza: appuntare. Marciada, sf. marciata. Marcia, sf. marcia; marcia sforzada, marcia forzata; inter. muoviti, — sbrigati, — va via, — passa là, passa via; andiamo, vieni — e simili. Marciapìe, sm. marciapiedi; frugar el marciapie, met. consumare le lastre: — „Come faccia non si sa. Ciò che è stabilito è che consuma^ le lastre da mane a sera, e che la sciala da signore.“ Marciar, va. marciare; met. sfoggiare; marcia via, inter. eh si, — a crederla, — lo dici? — e simili. Marco, nome proprio di persona: Marco; marco de la balanza, piombino, romano, sacoma, sagoma; roba che se usava ai tempi de Marco Caco, met. cose che si usavano ai tempi del re Pipino; no aver de far con Marco Paparela, met, non aver a mangiare il cavol co’ ciechi. Mare, sf. genitrice, madre, mamma, matre; mare del asedo, o del vin, madre; tu mare grega, imprecazione bassa, sostituita a qualche cosa di peggio: nato d’un cane — e altre simili che meglio è ommetterle; la note xe la mare dei pensieri, prov. la notte assottiglia il pensiero, — la notte porta consiglio; chi voi la fia che basi la mare, v. fia. Marena, sf. ciliegia amarena, — amarena: — „Du’ marene a digiuno corroborano lo stomaco.“ Marenda, sf. merenda — il primo mangiare che si fa al mattino; colazione — ciò che si prende a mezzamattina; — che i contadini fanno sul campo: beruzzo; dar de marenda, dar merenda, e met. dar a uno che asciolvere; — „Rubacchiavan spesso delle frutta, ma oggi te l’han pigliati e han dato loro che asciolvere.“
Marendaza, sf. merendacela. Marendin, sm. colazioncella, merenduzza. Maresial, sm. maresciallo. Mareta, sf. fiotto, mareggio, maretta, rimpotìo. Margarita,, nome proprio di persona: Margherita; bot. margherita; margheritina. Mari, sm, coniuge, marito; marito della nipote, rispettivamente agli avi: bisgenero; una bona molge fa un bon mari, prov. la buona moglie fa il buon marito; andar a la cazia de mari, v. cazia. Marian, nome proprio di persona: Mariano. Marida, sf. zi. menola comune — maena vulgaris. Maridado, maridada, agg. ammogliato; maritata; coniugato. Maridar, vn. coniugare, maritare; mariclarse la seconda volta, passare a seconde nozze; no poder maridar, met. — una cosa, una bestia: non trovare uno che musi che che sia. Maridazo, sm. maritaccio. Maridin, sm. maritino; marituccio. Maridola, sf. zi. lo stesso che marida. Marin, agg. marino. Marinar, va, ammarinare, marinare. Mariner, sm. marinaio, marinaro, marino; andar de galioto a mariner, v. galioto; giuramenti de mariner, v. giuramento. Marinerà, sf. marinara; a la marinerà, m. avv. alla marinara. Marioneta, sf. fantoccio, marionetta; met. balordo, inconseguente. Marmaia, sf. bruzzaglia, ciurmaglia, gentaglia, marmaglia; met. frittura: — „Se ci venisse con la signora, Dio con bene, ma ci viene con tutta la frittura, mezza dozzina fra grandicelli e piccini.“ Marmo, marmoro, sf. marmo; poet. marmore; di marmo: marmoreo: — „ Statue marmoree.“ -— „Gradinata marmorea;“ eli e abbonda di marmi: marmifero. Marmorizar, va-. marmoreggiare, marmorizzare. Maroca, sf. ciarpame, sferre. Marochin, sm. marocchino. Maron, agg. e sm. marrone \ far maron, lo stesso che far bastoni, v. baston. Martel, sm. martello; martello sulle porte, ad uso di picchiarvi: picchioto; — di legno: mazzapicchio; — dei pianoforti: salterello. Il martello ha, in una, tre parti: l’occhio: il foro nel quale entra il manico; la bocca: la parte piana; la penna: il taglio; se la penna e augnata, stiacciata e divisa per lo mezzo: granchio; pesse marte!, zi. sfirna martello;— zygaena maleus; esser fra l’ancuzine e ’l martel, v. ancuzine; sonar a campana martel, v. campana. Martelada, sf. martellata. Martelar, va. martellare; sm. martellamento: — „C’ è un martellamento in Via delle beccherie che non vi si può campare.“ Martelazo, sm. martellacelo. Marteleto, sm. martelletto, martellino. Martelina, sf. martellina, piccozza; martélina de do ponte, picchierello. Martelon, sm. martellone Màrtidi, sm. martedì. Martin, nome proprio di persona: Martino; V istadela de S. Martin, l’estate di S. Martino, e siccome e’ dura poco, vi si aggiunge: che dura tre giorni ed un pochino; far S. Martin, met. far ridere la botte; per S. Martin tuto ’l mosto xe vin, prov.-col giorno di S. Martino ogni mosto è vino, — a S. Martino ogni mosto è vino, o è vecchio ogni vino; per un punto Martin ga perso la capa, v. capa.
Martorizada, sf. martirizzamento, martoriamento. MartorizadOr, sm. martirizzatore. Martorizar, va. martorezzare, martoriare, martirizzare, martorizzare; met. affligere, angustiare, imbasciare, martoriare tribolare. Martufo, agg. citrullo, imbecille, ingenuo, minchione, scioccone, semplicione, stolido, zugo. Marubio, agg. burbero, cattivaccio, insolente, intrattabile, ruvido, sornione. Marza, sf. marcia, putridume; bot. marza; sor colo; perderla marza, met. perder la capra e i cavoli, e con modo de’ giuocatori: perder il giuoco marcio, o perderle marcia; esser fora de la marza — m. de’ giuocatori: campare, o scampare il marcio. Marzapan, sm. buon cristianaccio, — buon pastricciano. Marzer, marzeroto, sm. manifatturiere; agente in manifatture. Marzida, sf. infracidamento, infracidatura, infradiciamento, infradiciatura. Marzin, sm. marcino, marciolino:— „Vi son de’ capacioni cui piace il vin c’ha il marciolino.“ Marzio!, agg. marzaiuolo, marzolino, marzuolo: — „Lepre marzuola.“ — „Sementi marzoline.“ Marzir, vn. ammezzare, ammezzire, fracidare, infracidare, imputridire, marcire, putrefare; met. funghire: — „In luogo di girare il mondo come potrebbe, funghisce nel sno villaggio natio.“ Marzo, èm. marzo; agg. fracido, fradicio, infracidato, marcio, mezzo, purulento, putre, putrefatto; putrido; marzo patoco, marzo fradicio; met. scorporato: — „Combriccola di repubblicani scorporati; “ esserghe del marzo, met. esserci del marcio; a marzo dispeto, m. avv. a marcio dispetto. Marzoco, agg. citrullo, minchione; un toco de marzoco, met. un tocco di fante: — ,.E’ un tocco di fante è vero, m’ha il cervel d’oca.“ Marzume, sm. fracidume, marciume, putridume. Marzumera, sf. cagionevole, malaticcio, tisico. Mascalzon, sm. cialtrone, malvivente, mascalzone. Mascalzonada, sf. abbiettezza, mariuoleria, mascalzonata, scortesia, villania. Mascara, sf. maschera; vistito de mascara, vestito dà maschera; chi che fa, o che da a nolo vistiti de mascara, mascheralo; parer una mascara, parere, o sembrare una maschera; meter zo la mascara, met. cavarsi, o levarsi, o togliersi la maschera, — gettar giù buffa; dopo le maschere, met. il primo ’anno che non è nebbia Mascarada, sf. mascherata. Mascaraza, sf. mascheracela. Mascareta, sf. mascheretta, mascherina, mascheruccia; t. de’ calzolai: vantaggino; te conosso mascareta — detto a persona che noi riputiamo finta e doppia: mascherina, ti conosco, — ti conosco mal erba. Mascaron, sm. t. di scuderia: sfacciato. Mascaroto, sm. mascherone. Mascheta, sf. mar. scarmo. Mascia, sf. {mas-eia) femmina ; met, amante, sposa. Mascina, sf. (mas-cina} presmone. Masciazo, sm. (masciazo) maschiaccio. Maschil, agg. maschile. Mascio, sm. (mascio) maschio virile, viro; met. ardito, audace, forte; generoso; robusto; virile; intraprendente. Masciota, sf. (masciotd) grassotta, polputa, tarchiata, — bocconcino da frati, o da preti, o- da leccarsene le dita. Mascioto, sm. (mascioto) bamboccione: — „La signora X regalò la famiglia d’un bel bamboccione.“ Masegno, sm. macigno. Masinabile, agg. macinabile. Masinada, sf. macinata.
Masinar, va. macinare; chi riva prima, al mulin prima masina, prov. chi è primo al molino, primo macina, — chi primo arriva, primo macina, -— chi prima arriva e quello macina. Masineta, sf. zi. il maschio del granchio — portumus maenas; met. cazzabubbolo, cazzatello, pimmeo Masinin, sto. macinino; masinin dei colori, macinello. Masnadier, sm. masnadiere. Massa, agg. e avv. eccesso, fuormisura, troppo, soverchio Massacrar, va. massacrare, trucidare, •— far, o menar scempio, o strage; met. dilapidare, fondere, scialacquare, sperperare; guastare, sciupare, sgualcire. Massela, sf. mascella. Massizo, agg. massiccio. Mastel, mastela, sm. sf. mastello; far la testa come un mastel, met. fare la testa come un cestone; piover a mastele, o come che i la bufassi col mastel, piovere a cateratte, o a catinelle, o a ciel rovescio; odio mastela,. met. addio fave; orca mastela, inter. cocuzze, cospetto,- cospettonaccio, cospettone, giuggiole, nespole, perdinci, perdincibacco — e simili; acqua de mastel, v. aqua. Masteluz, sm. mastelluccio; masteluz del late, moltra Mastigabile, agg. masticabile. Mastigabrodo, sm. tentennone, — fico lesso, o fico lievito. Mastigada, sf. masticatura, masticazione Mastigadura, sf. masticaticcio, masticatura; rosume, rosura. Mastigagropi, sm. v. gioc, sarto. Mastigar, va. masticare; il masticare di chi non ha denti, o masticare a stento e male: biasciare; tornar mastigar, rimasticare; mastigar le parole, met. biasciare le parole; mastigar, o mastigar fra i denti, met. barbugliare, barbottare. Mastize, sf. art. e mest. mastice. Mastizi, sm. anicetto. Mastruzada, sf. infrangimento, schiacciata, schiacciatura. Mastruzar, va. pigiare; schiacciare; ammostare. Matada, sf. bagordo, burla, cervellaggine, follìa, mattacinata, mattezza, mattezzo, scherzo; matada del tempo, stravaganza del tempo. Matador, sm. mattadore. Matan, sm. zi. trigone pastinaca — trygon pastinaca. Mataran, sm, allegro, baioso. burlone, faceto, mattacchione, mattaccio, matterellone, scherzevole, capo ameno. Matavia(ala), m. avv. all’abbacchiata, alla carlona, a vanvera; far qualcossa a la matavia, farla bollire e mal cuocere, — far là pur che sia, Matezo, sm. aberrazione, follìa, demenza, demenzia, sconsideratezza, insania, mattezza, mattìa pazzia, scempiaggine, stoltezza, stoltizia; nel senso di capriccio strano e pazzesco: cervellaggine: — „E’ una cervellaggine -l’acquistare una tigre per potersela ammirare a beli’ agio; * dar segni de matezo, dar segni d’alienazione mentale; far pasfar el matezo, met. aggiustare il mazzocchio, — levare il ruzzo dal capo. Matina, sf. mane, mattina, mattino; sta matina, stamane; ieri de matina, ier mattina; 'doman de matina', domani mattina, o domattina; la matina drio, la mattina di poi: — ,.E’ son rimasti un giorno a riposare, e la mattina di poi erano di nuovo in motto; “ una bela matina, met. una bella mattina; de matina bonoramattutino: — „ A mattutino si studia meglio che mai;“ de la matina a la sera, da mane a sera, — dall’alba alla squilla; el primo ciaro a la matina, diluculo; 'doman de matina', met. il primo anno che non è nebbia; la bela giornada se la conossi de la matina, v. giornada. Matinada, sf. mattinata. Matìo, nome proprio di persona: Matteo; met. lo stesso che matezo. Matità, sf. lo stesso che matezo; a far la matità de sempre tempo — e s’intende di pigliar moglie: a far la corbelleria è sempre ora.
Mato, agg. e sm. demente, insano, folle, forsennato, matto, mantecato, pazzo; — di metalli, monete — e simili: falso; met. matterugiolo: — „Elleno son baie l’appuntarsi per le novelle dì quel matterugiolo;“ diventar mato, ammattire, impazzare, impazzire; — per sim. perdere le staffe del cervello, — spigionare il pian di sopra; andar mato, o esser maio per qualchedun, o per qualcossa: andar pazzo per- chi, o che che sia; dar mato, m. de’ giuocatori di scacchi: mattare; aver del mato, o aver un ramo de mato, avere una vena di pazzo, — avere, o sentire dello scemo; far diventar mato, met. far disperare, — far girare il capo, — mettere in delirio: — ,Quel bricconcello mette in delirio tutta la famiglia;“ levare di sentimento: — „C’ è un via va continuo che davvero leva di sentimento;“ esser roba de diventar mati, met. essere da ire a’ pazzerelli, — essere un ammattimento:“ — “Dov’è la mia penna? domand’io, ov’ è la penna Oh, in questa casa è un ammattimento;“ esser diventà mato, met. essere ammattito: — „Dev’essere ammattito: domanda cinquanta fiorini d’un cane che non ne vale venti;“ esser mati più che un cavai, met. essere pazzo più che la Fiorina; mato de cadena, pazzo da catena, o pazzo frenetico, e met. pazzo a bandiera; ben se fussi mato, fossi matto: — „Io sposarla? fossi matto!“ ti xe mato? sei matto? ti xe mato o ti diventi, sei matto o lo fai? una volta al ano se poi far el mato, o xe lezito de far el mato, m. prov non è savio chi non sa qualche volta essere pazzo, che dicesi pure con modo latino: licitum est semen in anno insanire. — Orazio disse che: Dulee est desipere in loco-, del mato ognidun ghe ne ga un ramelo, m. prov. del matto, del medico e del cuoco, ognun n’ha un poco; chi nassi mato no guarisi mai più, prov. chi nasce matto, o chi nasce pazzo non guarisce mai più; chi paga avanti irata xe un gran mincion o un mato, prov. chi paga innanzi è servito dopo, — chi vuol lavor mal fatto lo paghi innanzi tratto; coi mati ghe voi el baston, v baston; el tropo rider vien fora de la boca dei mati, v. boca; sa più un mato in casa sua che un savio in quela dei altri, v. casa; cheba de mati, v cheba; no meter el rasador in man de un mato, v. man. Matrimoniai, agg. matrimoniale. Matrimonio, sm. matrimonio; per sim. catena coniugale; chi ha avversione al matrimonio: misogamo; matrimonio cattivo, contratto con cattivo fine, o con esito infelice, o contro la legge: cacogomia; matrimonio fato in cesa, matrimonio religioso -matrimonio zivìl, matrimonio civile; matrimonio fra due persone de diferente religion, matrimonio misto; matrimonio de un personagio che sposa una dona de bassa condizion col paio che i fioi de lori no gobi de ereditar i titoli, ecc. matrimonio morganatico; disfar un matrimonio, solvere un matrimonio. Matrize, sf. matrice, utero. Matunì, agg. lo stesso che imatunì. Matunir, vn. intronare, sbalordire, stordire; intorpidare, intorpidire. Maturazion, sf. maturazione. Maturida, sf maturità. Maturir, va. maturare. Matutin, sm. mattutino. Maturlo, agg. citrullo, matterello; buontempone. Mauco, agg. incerto, incostante, piovigginoso: — „Giornada mauca. = Giorno incerto, piovigginoso;“ chioccio: — „ Lo go visto tuto mauco. = L’ ho veduto chioccio chioccio;“ in forza di so st. fem. amante; ganza. Maza, sf. mazza; mazzapicchio; maza del tamburo, bacchetta del tamburo. Mazà, sm. ucciso, interfetto.
Mazar, va. accoppare, ammazzare, trucidare, uccidere; per sim, mandare alcuno a cena con gli angeli; che uccide, chim. e med. deleterio; uccidere colla manaia: ammanaiare; uccidere animali col coltello: macellarli; cossaT go mazà qualchidun? o no go miga mazà nissun — modo che s’usa quando il trambusto ch’altri fa per pecca da noi fatta non ci sembra proprio giustificato: pò poi non ho mica sconfitto Cristo di croce. Mazelo, sm. ammazzatoio, macello; mandar al mazelo, met. mandare alla beccheria, o mandare al macello; al mazelo va più vedei che manzi, v. manzo. Mazeto, sm. mazzetto, mazzolino. Maziola, sf. mazzapicchio, mazzuola. Mazo, sm. mazzo; mazo de ciave, fascio, o mazzo di chiavi; entrar nel mazo, met, entrare nel mazzo; meter tufi in un mazo, met. gettare il giacchio tondo, — mettere tutti in un mazzo; cavar fora del mazo, met. cavar dalla buca: — .Proprio a me m’avean da cavare dalla buca;“ avere il cintolino rosso: — „!Noi puniti tutti, lui no, perchè ha il cintolino rosso.“ Mazoca, mazocola, sf. mazza, mazzero, mazzuolo. Mazocada, sf. mazzolalata, mazzuolata. Mazorana, sf. bot. maggiorana, maiorana, persa, o persa gentile — origanum maiorana. Mazurin, sm. zi. anatra germanica, germano — anas boscas; met, astutone, scaltrito, — corbacchione di campanile, — volpe vecchia. Me, agg. me ne, mi: — „Me dispiasi. = Me ne spiace. “ — „ Me piasi cussi. = Mi piace così.“ Meda, sf. agric. bica, maragnola; far su la meda, abbicare; meda de paia, pagliaio. Medaia, sf. lo stesso che madaia. Medalion, sm. medaglione. Medalionzin, sm. medaglioncino. Medemamente, avv. istessamente, medesimamente. Medemo, agg. medesimo, medesmo, stesso; quel medemo, quel desso, quell’istesso, quello stesso. Mediazion, sf. mediazione. Medicar, va. medicare. Meditar, vn. meditare Meditazion, sf. meditazione. Medizina, sf. farmaco, medela, medicamento,, medicina; medizina che fa andar de corpo, drastico; — che fa orinar, diuretico; — che fa sudar, diaforetico; — che fa dormir, sonnifero; — che fa star dismisiadi, eccitante; — che fa butar fora, emetico; — che fa sugar tai, piaghe, ecc. essicante; — che fa vignir a cavo bugnoni, ecc. suppurativo; che fa andar via i vermi, antelmintico, vermifugo; — che fa andar via la febre, febbrifugo; — che fa passar el convulso, antispasmodico; — per le purghe de le done, emmenagogo; — per le moroide, emorroigogo; — che fa cascar i pei, depilatorio. Nomi di medicamenti potrei aggiungerne a centinaia: s’accontenti il lettore degli esposti, che sono i più comuni; che ghe vadi in tante medizine, o semplicemente: in tante medizine, che faccia il prò che fa la crusca a’ cani: — „M’han gabbato a diritto ed a rovescio: che il mio sangue faccia a’ ladroni il prò che fa la crusca ai cani. “ Medizinal, agg. e sm. medicinale. Medola, sf. midolla, midollo; midollo dei denti: ammetta; — delle corna: gomma; senza medola, smidollato; aver fin ne le meclole — un vizio, ecc.: aver nel!’ ossa un vizio, ecc. Meio, meo, agg. meglio; poet. me’: Se’ savio, e intendi me’ ch’io non ragione. Dante Inf. II.; sm. bot. miglio — panicum miliaceum; esser meio, valer meglio: — „ Petosto de far cussi iera meio che no ti fazevi gnente. = Prima che fare a cotesto modo valeva meglio non far nulla;“ aver la meio, avere il meglio, o avere la meglio; el meio, o la meio saria, o saria sta, la meglio è, o la meglio sarebbe stato; meio cussi, meglio così; a la meio, m. avv. alla meglio, — come si può, — meno male che sia possibile; far del suo meio, far del suo meglio, — adoperarsi uno dal suo canto quanto e’ più può; esserghe, o esserghe stada in un logo tanta gente che bufar un gran de meio no ’l cascava in tera, met. esserci, o esserci stata, ove si sia, tanta mai gente che non ci si tira, o che non ci si tirava un granel di panico; de ben in meio, v. ben.
Melanzana, sf. bot. lo stesso che malanzana. Melenso, agg. balogio, melenso, insipido, scìpido, scipito. Melodia, sf. melodia; poet. melòde. Melodioso, agg. melico, melodico, melodioso Melon, sm. bot. mellone, popone — cucumis melo; met. mellone, sciocco, scipito; testa de melon, met. testa di tinca: — „ Spiegarlo a lui? E’ una testa di tinca che non lo capirebbe a versarglielo in zucca coll’imbuto;“ chi che vendi meloni, poponaia. Melonada, sf. mellonaggine, scioccheria. Melonera, sf. mellonaia, mellonaio, popanaia, poponaio. Melonzin, sm. melloncello, melloncino, poponcino. Memele, sf. escremento, merda, sterco, uscito. Memoria, sf. memoria, mente; ricordo; perdita parziale, o totale della memoria: ammesìa; privo di memoria: immemore; memoria dei più memorabili avvenimenti pubblici: fasti; de memoria, mnemonico: — „Esercizi mnemonici.“ — „ Trattato di mnemonica;“ dar una memoria, o dar una de quele memorie, met. dare un ricordo; vignir in memoria, affacciarsi alla mente; memoria de fero. v. fero. Memorial, sm. memoriale. Menada, sf. menamento, menata, menazione. Manadeo (a), m, avv. a menadito. - Menadina, sf. menatella, menatina. Menadura, sf. menatura. Menar, va. condurre, guidare, menare; ammenare, assestare, vibrare; agitare, dimenare, mescolare, mestare; tornar menar, rimenare; menar per ’l naso, o menar torno, met. aggirare, — menare pel naso, pigliare pel naso: — „Aggiralo, aggiralo; gli han spillato fin l’ultimo soldo; “ menar via, arrestare, condurre prigione; saver barca menar, met. sapere di barca menare. Menarosto, sm. girarrosto. Mendador, sm. rammendatore, rimendatore. Mendadura, sf. rammendatura, rimendatura. Mendar, sa. rammendare, rimondare. Mendaressa, sf. rammendatora, rammendatrice, rimendatora, rimendatrice. Mendicar, va. mendicare. Mendizità, sf. mendicità, mendicitade mendicitate. Menegrin, sm. zi. raperino — fringilla linaria. Menestra, e derivati, lo stesso che manestra e derivati. Menigo, nome proprio di persona: Domenico; te saludo menigo, met. addio barracca, — addio fave, — addio roba mia, — bacio la mano, — buona notte, pagliericcio. Menoia, sf. zi. cheppia, laccia — smeris; menoia sciava (sciava), laccia zebra. Menomado, agg. menomato, — scaduto di pregio. Menomar, vn. menomare, — deminuire, rendere minore. Mensil, agg. mensuale Mensilmente, agg. mensualmente. Menta, sf. bot. menta — mentha viridis; menta selvadiga, mentastro — mentha rutundifolia.
sf. zi. tartana: — Menudaia per far brodeto. = Tartana per fare il tocchetto;“ met. frittura: — „ Papa, marna, nono, nona, e un caro de menudaia. = Padre, madre, nonno, nonna, e un battaglione di frittura.“ ,Menzion, sf. menzione. Menzionar, «w. mentovare, menzionare, nominare, — far menzione. Mercè, sm. mercato; tre done fa un mercà e quatro una fiera, v. dona. Mercante, sm. mercante, mercatante, negoziante; mercante de fià, met. marachella, spia; far le rece de mercante, met. sonar la sordina, — far orecchi, o far orecchie di mercante, — egli è il mal sordo quello che non vuol udire; mercante e porco se lo pesa dopo morto, prov. mercante e porco non si pesa che dopo morto. Mercantil, agg. mercantile. Mercantuzo, sm. mercantuccio, mercantucolo. Mercurdi, sm. mercoledì, mercoldì, mercordì, mercore. Mercurial, agg. mercuriale: — „Cura mercuriale;“ mercuriato: — „Unguento mercuriato.“ Merda, sf. escremento, merda, sterco, uscito; - cessino; merda de cavai, cavallina; — de polastri, pollina; de colombi, colombina; — de cotorni, de pernise — la quale fa segno chi si son posati nel luogo ove lo sterco loro apparisce — t. de’ cacciatori: fatta: — „Ecco la fatta fresca freca le pernici non possono essere lontane;“ met. caccabaldola, cianciafruscola, inezia, nonnulla; o merda o bareta rossa, met. m. basso, o asso o sei, — o guasto o fatto; una merda calda, met. c. s. quel gran bel niente, — le’ zucche marine; far tante merde; met. c. s. far invenire, svenevolezze; come merda fussi, met, c. s. come bere un uovo, o come bere un bicchiere d’acqua; la merda co la monta in scagno o la spuza o la fa dano, prov. la merda quando monta in scanno, o che pute, o che, fa danno, — non v’ha superbia alla superbia uguale, d’uom basso e vii che in alto stato sale; avocato no ciamado con un piato de merda vien pagado, v. avocato; merda de becaza, v. becaza. Meridional, agg. meridionale. Meritar, va. e vn. meritare; stare il dovere: - - „Castigo che ’l se ga merità. = Castigo che gli sta il dovere;“ poet. mertare; tratar uno come che ’Z merita — s’intende a un tristo: dare il S. Biagio a uno; meritar el conto, met. meritare il conto, o la pena; chi no me voi no me merita, ni. prov. chi non mi vuole non è degno d’avermi. Merito, sm. pregio, merito, valore; poet. merto. Merleto, sm. merletto: — „Merletti per le federe.“ — „Un merletto di nido.“ Mèrlino, sm. bot. capo bianco, carota — daucus carota. Merlo, sm. pizzo, trina: — ,Una veste tutt’a pizzi.“ — „Trine magnifiche di filo di Fiandra;“ zi. merlo — turdus merula; met. chiacchierino, chiacchiero; soggettacelo; gaglioffo; canta canta merlo, specie d’inter. canta merlo, o merlo tu può’ cantare; va là che ti xe un bel merlo — frase metaforica: tu se’ un bel merlo, ma ti manca il becco giallo; te conosso merlo, lo stesso che te conosso mascareta, v. mascareta. Merloto, sm. amante, cicisbeo, damo, drudo, vagheggino; merlotto. Merluzo, sm. zi. merluzzo comune — gadus morrhua. Mesada, sf. mesata. Meschin, agg. cagionevole, gracile, meschino, tapino, tisicuccio, — di gentile cornatura. Mescola, sf. matterello — se della pasta; mestone — se della polenta; mestolata; lecar la mescola, met. intingere in che si sia, — pizzicare di quella tal cosa: — „Dovea pizzicarci anco lui su quella misera senseriuccia;“ chi che ga la mescola in man se fa la menestra a su modo, v. man; la mescola xe cambiada ma la menestra xe sempre quela, v. menestra.
Mescolar, va. matterellare: — „Fa il bene di matterellare la pasta;“ rimestare: — „Chi rimesterà la polenda?“ Mese, sm. mese; mesata; esser in un, in due, in tre mesi, ecc. essere in cinta di un mese, di due mesi, ecc.; mesi de la fiaca, met. mesi de’ cipolloni: — „Adesso si lavora un po’ e si beve un bicchierino, ma presto ci sarà i mesi de’ cipolloni, ed allora si berrà acqua;“ in zento ani e zento mesi torna l’aqua ai sui paesi, v. aqua. Messa, sf. messa, — Sacrificio dell’Altare, Sacrificio Incruento; messa picola, messa bassa, o piana; messa granda, o cantada, messa grande, o cantata; messa nova, messa novella; messa de morto, messa da morto, o di requiem; scoltar una messa, udire messa; t. di giuoco: messa, o passata; finida la messa se distuda le candele, v. candela. Messàger, sm. messaggiere, messaggiero. Messal, sm. messale. Messia, sm. messia; spetar el messia, met. aspettare il messia. Mestier, sm. mestiere; esser del mestier, essere del mestiere; meter al mestier, acconciare chi si sia a bottega, — porre all’arte; esser vedo del mestier, met. essere adulto in che si sia, aver cotto il cui ne’ ceci rossi, — aver pisciato su più d’una neve, — essere volpe vecchia, o essere una volpaccia; no esser mestier, mei. non reggere il conto, — non essere affare, o non essere aria, o non essere capo, o non essere negozio, — non esserci ragione, costrutto, utile, ecc.; esser de zento mestieri — detto di chi ne principia parecchi senza posarsi in veruno: stancar le botteghe; ruvina mestieri, met. guastamestieri, imbrattamondo; a ognidun el su mestier, o chi voi un farmestier che no ’l sa far el brodo in pianer, prov. ohi è usa al campo non vada alla corte, — chi è uso alle cipolle non vada ai pasticci, — chi esce fuor del suo mestiere fa la zuppa nel paniere; tuli i mestieri xe boni, prov. tutti i mestieri danno il pane, — tutti i mestieri fanno le spese; ognidun se fa mancar del su mestier, m. prov. — il cappellaio ha il cappello unto, il calzolaio gli stivali scalcagnati, il sarto la veste sdruscita, e così via: ognuno patisce del suo mestiere; cambiar mestier se cambia fortuna, v. fortuna. Mestierazo, sm. mestieraccio. Mestiereto, sm. mestieruccio. Metal, sm. metallo; di metallo: metallico, metallino; scienza che tratta de’ metalli: metallurgia. Meter, va. opporre; mettere, porre; ammettere; vnp. accignersi, accingersi, mettersi; meter dentro, introdurre; — avanti, anteporre; — de drio, dopo, posporre; — a rente, accostare; aggiungere; — in monte, ammonticchiare, accavallare, soprammettere; meter su, m. de’ giuocatori: metter su; e met. sobillare, — zo, deporre, posare; — fra una roba e l’altra, inframettere, tramettere; — a man, manomettere; — fora, met. mettere in grido, propalare; — insieme, commettere; meterla de parte, o meterla via — una voglia, ecc. attaccare la voglia all’arpione, o appiccare l’arme al tempio; meterse a far qualcossa, accignersi a far che che sia, - o imprendere a fare questo, o quello; meter el vin sul neto, mutare il vino; esser ben, o mal messo, essere bene o male in arnese, — essere in buono, o mal arnese; metemo — modo condizionale: mettiamo, poniam figura: — ^Mettiamo eh’ ei venga: come si riceve?“ — nVoi dite di no, e sia; ma poniam figura che fosse si;“ messo via, dimesso: — „Veston il povero nonno de’ lor abiti dimessi.“ Metimal, sm. attizzino, mestatore, mestone. Metraia, sf. metraglia, mitraglia — voci riprese; carigar a metraia, caricare a cartoccio; met. bagheroni, marmaglia: — „M’ ha dato per resto mezza saccoccia di marmaglia.“ . Mezaluna, sf. t. d’archit. lunetta; t. di cucina: mezzaluna
Mezanela, sf. t, de’ macellai: piccione. Mezanin, sm. ammezzato: — „Diceva d’abitare in secondo piano e l’ho pescato fuori nell’ammezzato.“ Mézaria, sf. centro; mezzo. Mezariola, sf. mar. mezzaruola. Mezaspenta, smf. mezzacicca: —’ „Maritano quella mezzacicca ma chi domin la piglia?“ Meziguanti, sm. mitene. Mezo, agg. metà, metade, metate, mezzo; centro; mezo e mezo, m. avv. a mezzo, — un tanto per uno: — nFemo mezo e mezo. = Facciamo un tanto per uno;“ ciapar de mezo, met. andarne di mezzo: — „Guardatene, ne va di mezzo la salute;“ — giuocando: fare la camiciuola: — „Crede di giuocar con degli amici, e lor ogni sera gli fan la camiciuola;“ meter de mezo, metter di mezzo, o in mezzo; meterse de mezo, entrar, o mettersi di mezzo; zogar sete e mezo, fare al sette e mezzo; el toco de mezo, t. de’ bottai: mezzule. Mezomariner, sm. t. mar. arpino, gaffa. Mezovin, sm. acquerello, mezzovino. Mi, agg, io, me; poet. i’: — „I’ vidi gente trista nel pantano.“ Miaular, ra. miagolare, miaulare; sm. miagolio: — „Non posso soffrirlo io cotesto miagolio.“ Micel, nome proprio di persona: Michele. Micelazo, sm. michelaccio; farla vita de micelazo magnar e bever e andar a spasso, far la vita, o far l’arte di Michelaccio. Miei, sm. mele, miele; produttore di miele: mellifero: — „Le api sono imenotteri melliferi; * miei rosa, rodomele; esser come ’l miei, o dolze come ’l miei, essere dolce come la sapa; luna de miei, v. luna. E. Kosovitz. — Dizionario ecc. 17 Mier, sm. migliaio — pi. le migliaia. Miga, part. mica. Mignonole, sfp. blandizie, caccabaldole, carezze, leziosaggini, moine, vezzi. Mile, agg. mila, mille, e come numero indeterminato ed in ischerzo: millanta; mile mile, miliardo; mile ani, chiliade, millenio; mile litri, chilolitro; mile metri, chilometro; mile volte de più, millecuplo: — „ Quest’ è il millecuplo del vostro.“ Miliara, sf. chir. miliare. Milio, nome proprio di persona: Emilio. Milion, sm. millione; met. miriade: — “Una miriade di pecore; “ no esserghe, o no esserghe sfa un pagarlo un milion, met. non esserci, o non esserci stato uno volerlo per medicina: — „iVò ghe iera una guardia pagarla un milion. — Non c’era una guardia chi l’avesse voluta per medicina.“ Milionzin, sm. millioncino. Milior, agg. migliore. Milioramento, sm. miglioramento. Miliorar, va. migliorare. Miliorina, sf. t. de’ cacciatori: migliarini, migliarola. Militar, sm. militare, milite, soldato; agg. militare. Mina, sf. mina; t. de’ sarti: abbottonatura. Minador, sm. minatore. Minar, va. minare. Minazia, sf. minaccia. Minaziar, va. minacciare; minacciare un castigo ai trasgressori d’una legge che vien bandita: comminare. Minazioso, agg. minaccioso, Mincion, agg. balordo, minchione; ogni mincion, met. ogni fedel cristiano, — ogni fedel minchione; chi xe mincion che resti a casa sua, v. casa; chi paga avanti trato o el xe mincion o mato, v. mato. Mincionar, va. beffare, corbellare, cuculiare, — dar la berta, o dar la giarda, — pigliare a gabbo; anca i mincionadi magna pan, v. coionar.
Minestra, sf. lo stesso che menestra. Minestron, sm. minestra maritata; met, minestraio: — „Vi presento il più gran minestraio del mondo: ne divora ogni giorno tre fondini!“ Miniar, va. miniare Minio, nome proprio di persona: Erminio. Ministerial, agg. ministeriale. Minor, agg. minore. Minudaia, sf. lo stesso che menudaia. Minudin, agg, gracilino. mezzacicca, mingherlino. Minudo, agg. esile; minuto; met. preciso, puntuale. Minuto, sm. minuto; spacar el minuto, spaccare il sessanta: — „Cipollone che non vale un fiorino, ma che spacca il sessanta.“ Mio, agg. mio — pi. miei; fem. mia — pi. mie; sm. miglio — pi. le miglia; lontan le mile mie, met. lontano le mille miglia; longo un mio, met. lungo un miglio. Mira, sf. mira; met. fine, intenzione, scopo; cior de mira, met. angariare, perseguitare, vessare,:— prendere di mira. Miracolo, sm. miracolo, prodigio; far miracoli, miracoleggiare, — operar miracoli, e met. far prodigi; far calze e scarpe; no esserghe miracoli, met. non esserci miracoli. Miracoloso, agg. miracoloso, taumaturgo; met. miracolaio: — „ Se prestate orecchio a quel miracolaio vi farete ridere.“ Mirada, sf. miramente. Mirador, sm. miradore, miratore. Mirar, va. mirare, — porre, o prender la mira; mirar ben, accertare il colpo, o la mira; ciapar de mira, met. pigliare di mira. Miserabile, agg. e sm. gramo, miserabile, misero, pezzente, tapino; disgraziato, sciagurato. Miseria, sf. angùstia, calamità, gramezza, indigenza, inedia, miseria, povertà; met. màffia, melanconia; pian- zer la miseria, met. fare il piangi; nicchiare a pan bianco, — ruzzare in briglia: no eonoser miseria, met. non conoscere, o non voler miseria; esser la miseria, met. essere un bordello, o un caso, o un negozio: — „E’ morto dev’essere un bordello di dieci anni.“ — „Sarà un negozio di tre settimane che non beve vino;“ mostra, o orca, o porca miseria, inter. cospetto, perdinci, corpo e fuori — e simili; l’ozio xe el pare de la miseria, v. ozio. Misiada, sf. immischiamento, meschianza mescolamento, mescolata, mischiata,; mestata; scozzata; t. de’ liquoristi: zozza: — „ Quattro soldi di zozza, per incantar la nebbia “ Misiamento, sm. mescolamento, mischiamento; mescuglio; misiamento de stomigo, stomacaggine; — de sangue, rimescolamento; — de budei, brulichio Misianza, sf. ammistione, cibreo, mescolamento, mescolanza, miscuglio, mistione, mistura; miscellanea: — „Una miscellanea di cacciatori e pescatori;“ radichi ella: — „ Radi chiella ben condita e du’ sardelle arrosto.“ Misianzeta, sf. erbucci. Misiar, va. immischiare, mescolare, mescugliare, mischiare; rabbatuffolare; infruscare; rimescolare; il mescolare ne’ giorni di divieto cibi magri con cibi grassi: commistione di cibi — modo del linguaggio ecclesiastico; mescolare che che sia tra cose eterogenee: accruscagliare: — „Accruscaglia scellerate minaccie con umili invenie;1 misiar la polenta, mestare la polenda; — le carte, mescolare, o scozzare le carte; — le pedine, confondere le pedine; — le baie de la tombola, squassare il sacchetto; che se poi misiar, miscibile: — ,11 vino e l’acqua sono miscibili;“ misiarse, vnp. frammettersi: — „N’ ha toccate ? son sue. Potea non frammettersi; “ maneggiarsi: — „Si tratta dell’avvenire, bisogna maneggiarsi;“ più che se la misia più la spuza, prov. fogna rimestata raddoppia il profumo. Mision, sf. missione. Misioto, sm. confusione; miscea, miscuglio; pasticcio.
Mistificar, va. e vn. misticare. Mistra, sf. maestra d’arte; mistra de busi, occhiellaia. Mistrà, sm. anisette», mastici, fumetto. Misura, sf. misura; cior la misura — de’ calzolai, de sarti, ecG.: pigliar la misura; fora de misura, met. fuor di misura, fuor misura, oltre misura, — grandissimamente, smisuratamente; eccedentemente; bona misura, buona misura, — misura colma; no aver misura, met. non aver modo nè misura; passar ogni misura, met. colmare, o passar la misura; esser, o no esser la misura giusta, tornare, o non tornare la misura. Misurada, sf. misuramento, misuratura, misurazione. Misurador, sm. misuratore; agrimensore. Misuradura, sf. misuratura. Misurar, va. misurare; tornar a misurar, rimisurare; arte de misurar le tere, agrimensura; omo misurò, o omo che se misura, met. uomo assegnato; misurar a odo, misurare a occhio; misurar le parole, met. misurare i detti, o le parole; misurar una sberla — e simili: applicare, o assestare, o inzeppare, o misurare un ceffone, ecc.; misurar le scale, met, misurare, o ruzzolare una scala; pan, vin, ecc. misurò, pane, ecc. misurato; misurar sul suo brazoler, met. misurare alla propria stregua; chi no se misura vien misurò, prov. chi non si misura vien misurato; come che se misura cussi se vien misurai, prov. con quella misura colla quale noi misuriamo gli altri, saremo noi misurati. Misurin, sm. misurino. Mitigar, va. mitigare, placare, temperare; raddolcire. Mitigazion, sf. mitigazione. Mitra, sf. mitera; mitra de le galine — e simili: codione. Mobiiiadura, sf. mobiliatura. Mobiliar, va. ammobiliare, mobiliare. Mobilie, sfp. masserizie, mobiglia, mobilia, suppellettili. Mobilizar, va. mobilitare. Mobilizazion, sf. mobilitazione. Mocada, sf. scarbonchiata, smoccolata; met. sgusciata, svignamento. Mocar, va. scarbonchiare, smoccolare; mocarsela, vnp. darla pe’ chiassi, — pigliare il puleggio, — sgusciare, svignarsela. Mocheta, sf. moccatoio, mollette, smoccolatoio. Mocolo, sm. mocci caglia, moccicaia, moccio, moccolo; mocolo de la candela, del lume, gocciolotto, moccolaia, moccolo; tirar un mocolo, met. attaccare di grosso, o attaccare un moccoli). Mocoloso, agg. moccicoso. Modaza, sf. modaccia. Model, sm. modello. Modeiador, sm. modellatore. Modeladura, sf. modellatura. Modelar, va. modellare. Moderà, agg. moderato; moderà nel spender, nel viver, frugale, parco; — nel magnar, nel bever, astinente, sobrio. Moderar, va. moderare. Moderazion, sf. moderazione. Modernada, sf. ammodernatura. Modernar, va. ammodernare. Modificar, va. modificare. Modificazion, sf. modificazione; cangiamento. Modion, sm. art. e mest. beccatello, modiglione. Modionzin, sm. modiglioncino. Modo, sm. costume, guisa, maniera, modo, usanza; rimedio, ripiego; via; per modo de dir, per modo, — per modo di dire, o di parlare; zercar in tuti i modi, o zerear tuti i modi posibili e imaginabili, cercare tutti i modi possibili e immaginabili; fora de modo, m. avv. fuor di modo, oltre modo, sopra modo; in ogni modo, a ogni modo, in ogni modo, in ogni evento; ciò non ostante, ciononostante, nientedimeno, e in ogni modo, sia lecito, o no: per fas o per nefas; in quél modo, di quell’andare, — in quel modo; de modo che, di modo che, in forma che, per modo che; in zerto modo, in certo modo; fa, o la fazi a modo mio, fa, o faccia a modo di un pazzo: — „Faccia a modo di un pazzo: se ritorna, lo schiaffeggi.“
Modulazion, sf. modulazione. Mola, sf. macina, macine, mola; ruota da arrotare; t. chir. mola. Molar, va. e »«. allentare; mollare; disciogliere, lasciar andare, sciogliere, sciorre; arrotare; cessare, desistere; tralasciare; ammenare, applicare, assestare, sorbare; cedere, lasciare; dar la libertà, scarcerare; scaricare; raddolcire; sm. molare: — „Due canini e un molare;“ molar el can, accanare; — le brene ai cavai, rallentare le redini; — i armizi, mar. allentare gli ormeggi; — i vistiti, scignersi.; •—• un pugno, una sberla, ecc. inzeppare un pugno, un ceffone ecc.; molarse del manigo qualcossa, uscire dal manico un martello, ecc. Moleca, ^sf. zi. il granchio: •carcinus maenas, in muta. Molena, sf. midolla, mollica. Molenoso, agg. mollicoso. Molete, sfp. molle; no lo, o noia tdcaria nanca co le molete, met. non lo, o non la piglierei, o non lo, o non la vorrei nè men per cacio bacato; dona che no se la tocaria co le molete, met. donna che può andar pigliare il macco alle dodici. Molge, molie, sf. consorte, moglie, mogliera, mogliere, e gioc. metà, campanello della notte; fioi de la prima molie, de la seconda, ecc figli del primo letto, figli del secondo letto, ecc.; la molie, la pipa e Vombrela no se impresta, prov. la moglie, lo schioppo ed il cane non si presta a nessuno; no ridi sempre la molie del ladro, v. ladro; una bona molie fa un bon mari, v, mari. Molieta, sf. mogliuccia. Molificada, sf.- ammollamento, ammollimento, mollificamento, mollificazione. Molificar, vn. ammollare, ammollire, mollificare. Molificazion, sf. mollificazione. Molisin, agg. molle, molliccio, soffice; sm. mollicchio. Molo, agg. allentato; mencio, molle, soffice; sm. molo; zi. gado politico, nasello — gadus morlangus. Moltiplicar, va. moltiplicare; moltiplicar se in parole, met. moltiplicar in parole: — .,Per non moltiplicare in parole, dirò, ecc.“ Moltiplicador, sm. moltiplicatore Moltiplicazion, sf. moltiplicazione. Molton, agg. e sm. babbusco, badalone; disutilaccio, goffo, perdigiorno scioperone; zi. montone. Momentazo, sm. momentaccio. Momentin, sm. momentino; un momentin, m. avv. un briciolino: — „Attenda, la prego, un briciolino.“ Momento, sm. istante, momento; in un momento, m. avv. in un momento, in un tratto: — „Si sbrigò in un momento; ,.nel, o sul momento: ---„Yuoi un paio d’uova a bere ? te le io sul momento;“ un momeato dopo, poco stante; per el momento, per il momento; tuto in V un momento, ad un tratto, repente, repentinamente; in un altro momento, a miglior tempo: — „Di quell’affare ne riparleremo a miglior tempo;“ in cativo momento, m-, avv. in mal punto: — „“Ebbe la disgrazia di presentarlesi in mal punto.“ Momò, sm. alterigia, arroganza, petulanza, poffardio, prepotenza, pretensione, pretesa, protervia. Monco, agg. cionco, monco, e se il braccio è senza mano: moncherino. Mondazo, sm. mondaccio. Mondial, agg. mondiale, mundiale. Mondo, nome proprio di persona: Edmondo; sm. mondo, — universo, orbe: — „Orbe cattolico;“ per similitudine: abitare terrestre, basso abitato, fabbrica mondana, globo terracqueo, macchina mondiale, e Dante con sublime iperbole: aiuola; di mondo: mondano; dona de mondo, femmina mondana, o semplicemente: mondana: — „Anche le mondane trovan talor chi le sposa;“ mondo de là, altro mondo, mondo di là; robe del altro mondo, met. cose dell’altro mondo, — cose straordinarie, incredibili, — cose stranissime; andar al mondo de là, andare tra quei di più, — andare a rincalzare i cavoli, — a tirare l’aiuolo, o a tirare il calcino; dirgliene de quele del altro mondo, dirne di quelle da can barboni; fargliene de quele del altro mondo, farne di quelle coli’ ulivo, — farne di marchiane; parer la fin del mondo, parere, o sembrare la fine del mondo; esser pratichi del mondo, aver pisciato su più d’una neve, — aver eotto il cui ne’ ceci rossi, — sapere a quanto è S. Biagio; per nissuna cossa al mondo, per cosa del mondo: — „Non cede per cosa del mondo “ caschi ’1 mondo, inter. rovini il mondo: = „Ho detto d’andarci, e ci vo rovini il mondo;“ de quando el mondo xe mondo, dacché il mondo è mondo; povoro mondo, inter. trist’e guai: — ,, Signora, non gli dite nulla. Trist’e guai se sapesse eh’io v’ho parlato;“ bisogna ciapar el mondo come che ’l vien, m. prov. chi vuol vivere e star bene, pigli il mondo come viene; sto mondo xe fato a scarpete chi se le cava e chi se le mete, prov. questo mondo è fatto a scale, chi le scende e chi le sale, — questo mondo è fatto a scarpette, chi se le cava e chi se le mette, — questa ruota sempre gira, chi sta lieto e chi sospira, — la ruota della fortuna non è sempre una; se l’invidia fussi febre tuto el mondo la gavaria, v. febre; viver nel mondo de la luna, e vignir del mondo de la lunn, v. luna.
Monedaza, sf. monetacela. Monedina, sf. monetina, monetnzza Monfrina, sf. monferina. Moniga, sf. monaca, suora; met. balordo, citrullo, minchione, semplicione; comare; de moniga, monacale, monachile, monacile;/«rse moniga, prendere il velo, — pronunciare i voti perpetui; far una vita de moniga, far una vita da monaca. Monighela, sf. il due di spade; specie di giuoco; met. ingenuo, sempliciotto. Monigheta, sf. monacella, monachina, e detto per vezzo: monacuccia. Montada, sf. montata, salita. Montador, sm. copritore, montatore: — „ Copritori del sovrano, erario.“ — Montatore svizzero.“ Montagna, sf. alpe, montagna; che ga de la montagna, alpestre, alpestro; longa fila de montagne, catena, giogaia; montagne che- ga la zima sempre coverta de iazo, o de neve, ghiaccià-io; parer de ver dosso una montagna, parer d’aver una montagna addosso; le montagne sta ferme e i omini se incontra, prov. le montagne stanno ferme e gli uomini s’incontrano, — a trovare gli uomini si vanno, e i monti fermi stanno; far come i piferi de montagna che i xe andai per sonar e i xe restai sonacli, prov. andar per la decima e lasciarvi il sacco, — fare come i pifferi di montagna che- andarono per sonare e furon sonati, — fare come gli zufoli di montagna. Montagnaza, sf. montagnaccia. Montagner, montagnol, sm. alpigiano, montagnino, montagnuolo, montanino, montanaro, montano; met. croio, invidie, rozzo, Montagneta, sf. montagnetta, montagnuola. Montan, sm. zi. popola — fringilla montifringilla.
Monte, smf. monte — di gen. masch.; met. diavolìo: — „ Un monte de mularia. = “Un diavolìo di ragazzaglia;“ di monte: montano; che è di qua dei monti: citramontano; che è di là dei monti: ultramontano; andar, o mandar a monte, m. avv. andare, o mandare all’aria, o a vuoto, — andare, o mandare a monte, — far monte: — nCol matrimonio della signorina Cecilia s’è fatto monte;“ meter in monte, ammonticchiare: — ,, Ammonticchiate quelle frutta, occupano troppo spazio così sparpagliate;“ far tuto un monte, met. fare un corpo: — „ Questo vino è troppo leggero, quell’altro troppo robusto, faremo un monte e andrà bene;“ parer vignù zo dei monti — detto di persona rozza e sgarbata: parer venuto dalla Falterona, — parer sceso, o venuto dalle Alpi; drio ’l monte xe el pra, tn. prov. ogni monte ha la sua valle; prometer mari e monti, v. mar. Montisel, sm. colle, collina, monticello, poggio; monticciuolo, monticello, monticino Montura, sf. assisa, divisa, uniforme. Monumental, agg. monumentale. Monumentin, sm. monumentino. Monumento, sm. monumento, mausoleo — la seconda voce -si fa derivare da Mausolo, re della Caria, a cui Artemisia, sua consorte, eresse stupendo e celebrato sepolcro; monumento che non porta iscrizione: monumento anepigrafo; — che non contiene il cadavere della persona per la quale s’ è eretto: cenotafio; scienza che tratta dei monumenti antichi: archeologia. Mora, agg. e sf. bruna, mora; sf. bot. mora, moraiuola; mora de spin, mora prugnola; zogar la mora, fare alla mora, e met. giuocare alla mora, o sprangar calci: — „ Tenetevi alla larga da quel cavallo, è solito giuocare’alla mora;“ bater la mora, met. dare i tratti. Moracion, moracioto, sm. brunazzo, brunozzo, moracchiuolo. Moral, sf. morale, moralità; sunto; sm. assero, morale; moral de ima fiaba, affabulazio. Moralizar, va. moraleggiare, moralizzare. Morbidir, va. e vn ammollire, ammorbidare, ammorbidire, — far molle, intenerire, — rammorbidare, rammorbidire. Morbido, agg. morbido, soffice. Morbin, sm. allegria, morbino, ruzzo, vivezza, zurlo; aver el morbin in testa, met. avere il chiasso per la testa, o semplicemente: .avere il chiasso; far passar el morbin', met. aggiustare il mazzocchio, — togliere il ruzzo dal capo; far vignir el morbin, mettere in zurlo; passar el morbin, uscire il ruzzo dal capo. Morbinezo, sm. allegria, gaiezza, vivacità, zurlo, zurro. Morbinoso, agg. baione, buontempone, festevole, gaio. Morca, sf. morchia, morcia. Morer, sm. bot, gelso, o gelso bianco, o gelso moro — morus alba’, morer de more col brodo, aprone — morns nigra; morer incalmà, arancino; logo pien demoreri, moreto. Moreto, sm. brunetto, moretto; met, mommo: — „Ne“ beve, anche due litri; gli piace il mommo a lui.“ Morir, vn. morire, e per sim. cedere al fato, — mancare del mondo, — uscire del mondo, — spegnersi, — esalare lo spirito, — chiudere gli occhi alla luce, — pagare il debito alla morte, — porgere il tributo alla natura, — rendere l’anima a Dio, — passare a miglior vita, — addormentarsi nel bacio del Signore, — addormentarsi all’eterno sonno; met. consumarsi, mancare; morir de veciaia, morire di marasmo senile; morir avanti, premorire:—„Ebbe la sciagura di vedersi premorire l’unico figlio;“ morir de parto, morire di parto, o morire sopra parto; — eie sede, met. trafelare, — arrabbiare, o spasimare di sete; — de fame, met. allampanare dalla fame, morir di fame; — de fredo, met. agghiadare, assiderare; —• de rider, met. ridere a crepapancia, o ridere a crepapelle; — de sono, met. cadere dal sonno, — non vederci dal sonno; — d’e rabia, met. arrovellarsi, — scoppiare dalla ràbbia, o scoppiare dallo sdegno; — de paura, met. arricciarsi dalla paura; — de voia, met. trambasciare di desiderio; — de cica, de dolor, ecc. met. crepare di sdegno, di dolore, ecc; — sul su leto, morire nel suo letto; che podessi morir — modo di asserire giurando: poss’io morire, — vo’ morire, — eh’ i’ caschi morvido; chi nassi- devi morir, m. prov. chi nasce, convien che muoia; pagar e morir xe sempre tempo, prov. alla morte e al pagamento indugia quanto puoi, — a due cose è bene indugiare, a morire e a pagare, — a pagare non essere corrente, che può nascer l’accidente che tu non paghi niente; che vivi sperando mori cantando, o mori cagando, prov. chi uccella a speranza prende nebbia, — chi vive a speranza fa la fresca . danza, — chi vive di speranza muor cantando, o muor di fame; altro xe parlar de morte altro xe morir, prov. altro è il morire, altro il parlar di morte; chi ben vivi ben mori, e chi mal vivi pezo mori, prov. chi ben vive ben muore; chi mal vive, crepa; se ti ga de morir zerca un boia pratico, v. boia; morto mi go in cid chi resta, v. cui; i giovini poi i veci devi morir, v. giovine.
Mormorar, va. mormorare; bisbigliare; sm. mormorio. Mormorazion, sf. mormorazione. Mormoregiar, va. mormoreggiare. Mormoro, sin. zi. gado minuto — gadus minutus. Moro, agg. e sm. affricano, etiope, etiopico, moro, negro; agg. bruno; morello; mauro, morato, nero; el moro, met. il mommo; zi. razza marginata — raja marginata. Morogna, sf. scoria Moroide, sfp. emorroidi, morice, morici, moroidi. Morosa, sf. amante, dulcinea, fidanzata, sposa; druda, ganza. Dulcinèa vale propriamente amante immaginaria,, come p e. la dulcinèa del Toboso, resa immortate dal Cervannel suo TDon Cischiotte;“ morosa de mar, zi. — specie d’echinoderma: toxopneustes brevispinosus, e toxopneustes lividus. Morosezo, sm. amoricciuolo, amore, amoreggiamento, cicisbeato, — intrigo amoroso; intrigo amoroso segreto: ripesco: — „Avea un ripesco col farmacista e per questo non voleva sposare il dottore “ Maroso, sm. amante, amato; amoroso, damo, fidanzato, sposo; drudo, ganzo; amante di donna da partito: bertone; chi ga morosi ga fiori, v. fior. Morsigada, morsigon, sf. sm. morditura, morseccliiatura, morsicata, morsicatura, morso, morsura; petar un morsigon, attaccare un morso Morsigadura, sf. morsecchiatura, morsicatura, morsura. Morsigamento, sm, mordimento. Morsigar, va, addentare, azzannare, mordere, morsecchiare, morsicchiare, morseggiare, morsicare, — dar di morso; morsigar el naso, met. tenere in briglia, o in freno; morsigarsè — uno coli’ altro: fare a’ morsi; chi che no poi morsigar che no mostri i denti, prov. cane ringhioso e poco forzoso, guai alla sua pelle, — ira senza forza nulla vale, — corruccio è vano senza forte mano, — chi ha la testa di vetro non vada a battaglia di sassi. Morso, sm. freno, morso; meter el morso, infrenare; cavar el morso, sfrenare.
Mortalità, sf. mortalità; mortalità pestilenziale: morìa. Morte, sf. morte, òbito. Gli epigrafai, e loro simili, usano allo stesso significato: „Parca“ dimenticando, suppongo, che le parche eran tre: Atropo, Cloto e Làchesi, divinità mitologiche, che disponevano della vita degli uomini; met-. scheletro; teschio; morte tranquilla e naturale: eutanà-sia; morte avvenuta innanzi a quella d’un altro, o innanzi ad un termine posto: premorienza, t.-leg.: — „Causa la premorienza della zia ha perduto l’eredità;“ morte che avviene in giovane età: morte precoce; morte che avviene innanzi alla media della vita: morte prematura; parer che un vadi cior la morte, met.. andare a che che sia come il ladro alla forca,, o andarci come la biscia, o come la serpe all’incanto, •— anfare il latino a cavallo, — andare a piè zoppo a che che sia, — andare sostenuto a fare una cosa; esser la sua morte, met. esserla su’ morte: — „Il labrace allesso è la su’ morte;“ esser co la morte a la gola, met. essere colla morte in bocca; in caso de morte, m. avv. in caso di morte; a morte, a morte, o fino alla morte; passar davanti la morte, o passar davanti la morte picola, met. essere scosso da un brivido; in punto de morte, in. avv. in articolo di morte, che dicesi anche, alla latina: in articulo mortis; a morte, m. avv. — esecrare, odiare, ecc.: a morte, — infino a morte; ogni morte ga la su scusa, m. prov. ogni male vuol cagione; la morte no guarda in viso nissun, prov. al fin del gioco tanto va in sacco il re, quanto la pedina, — al mazzier di Cristo non si tiene mai la porta, — quando la campana ha suonato, è inutile dir di no, — così pre- sto muoion le pecore giovani come le vecchie, — la morte non guarda solamente al libro de’ vecchi, — la morte non guarda la fede di battesimo, — la morte non guarda in bocca, — la morte non perdona al forte, — la morte non ha lunario, — molte volte l’agnello va innanzi alla pecora; la morte giusta tuto, prov. la morte medica tutti i mali, — la morte pon fine a tutti i guai. Ben dice Metastasio: Non è ver che sia la morte II peggior di tutti i mali, E’ un sollievo de’ mortali che son stanchi di soffrir; prim,a la morte e po el giudizio, v. giudizio; malatia longa morte sicura, v. malatia; altro xe parlar de morte altro xe morir, v. morir. Morter, sm. lo stesso che mortai. Mortificada, sf. mortificamento, mortificazione. Mortificar, va. mortificare; attristare, umiliare, vilipendere. Mortificazion, sf. avvilimento, mortificazione, umiliazione. Morto, agg. e sm. cadavere, salma, — avanzo mortale; estinto, morto, spento; met. nullo, vano, senza effetto; flebile, lugubre, tristo; i morti, gli estinti, o i morti, e detto del giorno in cui la Chiesa fa la commemorazione di tutti i morti: il di de’ morti, o semplicemente: i morti; teista de morto, zi. atropo, — sfinge dalla testa di morto; brazo, o gamba morta-, met. braccio mortificato, gamba mortificata; bezi morti, danaro morto; mezo morto, esangue, esanime, esanimo; morto che camma — detto di persona che di fuori si mostra malata: morto ambulante, e parer un morto che camina, parere la morìa; aver el morto, met. avere il morto, o avere il gruzzolo; lassar star i morti, mei. non flagellare il morto, — al morto non si deve far torto; pianzer el morto, met. fare il piangi; — nicchiare a pan bianco, — rammaricarsi di gamba sana, — ruzzare in briglia; patir per i vivi e per i morti, met. patire, o soffrire le pene dell’inferno; no ver visto più uno ne vivo ne morto, m$t. non avere veduto più uno nè crudo nè cotto: — „Dacché gli ho prestato que’ pochi non l’ho veduto più nè crudo nè cotto; no voler star in un logo nanca dopo morti, non volerci stare neppur dipinti; chi xe morto, inter. che miracoli son questi? — chi ti ha portalo? la nebbia? — tanto tonò che piove; no se parla de morti in tavola, m. prov. non si ricordano i morti a tavola; meter el vivo sul morto, prov. imbottare sopra alla feccia; un omo senza bezi xe un morto che camina, m. prov. un uomo senza quattrini è un morto che cammina — modo che usasi spesso alla latina: homo sine pecunia est imago mortis.
Mosca, sf. zi. mosca — musca domestica; mosca de cavai, assillo, culaio, estro, mosca cavallina — gastrus equi; tafano — tabanus bovmus; mosca cantarina, cantarella, canterella, cantaride — litta vesicatoria; met. mosca, e dicesi anche: mosca culaia; raro come le mosche bianche, più rado che i campanili in contado, o nelle selve, — più raro de’ can gialli, o più raro de’ corvi bianchi; restar con un pugno de mosche, met. rimanere colle mani piene di mosche, o piene di vento; no sentir svolar una mosca, met. non sentire volare una mosca, o non sentire un alito, o un zitto; cavarse le mosche del naso, met. levarsi la mosca dal naso, o d’intorno il naso, — non si lasciar posar le mosche sul naso; meter una mosca in un orecia, met. mettere un calabrone, o mettere una pulce in un orecchio, — mettere un cocomero in corpo; 'saltar la mosca al naso, met. saltar la mosca, o saltare il moschino, o saltar la mosca, o saltar il moschino al naso; far de una mosca un elefante, met. far d’una mosca un elefante; ogni mosca ga el su velen, prov. anche la mosca ha la sua collera, — la mosca tira i calci co- me può — Nicolini dice: Quel Dio ohe l’ira ha dato al verme istesso, ecc.; le mosche va su le carogne-, prov. le mosche si posano sulle carogne, o su’ cavalli magri; in boca serada no entra mosche, v. boca; ogni mosca ghe par un cavai, e far de una mosca un cavai, v. cavai; late de mosca, v. late; no farghe del mal nanca a una mosca, v. mal. Moscardin, sm. bellimbusto; bravaccio; moscardino; gagliardo; robusto; zerbino. Moscato, sm. moscadella, moscadello, moscado, moscatello. Moscaton, agg. moscadella: — „Pera moscadella;“ — ed usasi anche in forza di sostantivo: — „Moscadella ricevuta in dono.“ Moscheta, sf. mosca, pizzo; zi. moscerino, moscherino, moschetta, moschino, mosciolino, moscino, moscione. Moscon, sm. zi. moscone, ronzone — musca carnariaj met. damerino, vagheggino. Mosconazo, s?«. mosconaccio. Mosconzin, sm. mosconcello, mosconcino, Mostra, sf. campione, insegna; saggio; bacheca: soprassegna; dimostranza, finzione, mostra; mostra de man, t. de’ sarti: paramano; mostra e capital, balla e mostra; far mostra, fìngere, simulare, — far sembiante, far vista. Mostrar, va. accennare, indicare; insegnare, mostrare; manifestare; far vista, fìngere, simulare; esser manifestato, far prova; mostrar col dedo, indicare; mostrar el cui, met. essere in farsetto; mostrar i denti, mostrare il viso, o mostrare il volto, — non cagliare, non cedere, — opporsi arditamente. Mostricio, sm. canagliuzza, furbacchiotto; mostriciattolo, mostricino, mostriciuolo; cazzabubbolo, cazzateli scriatello, — ravanello venuto per l’asciutto. Mostrisin, sm. mostrieino. Mostrisina, sf. mostricina. Mostro, sm. mostro; singolarità; esser un mostro, met. essere, un corbacchione di campanile, o un formicone di sorbo, o un bambino da Ravenna, e nel senso di persona bruttissima, o sozza: essere un errore, o un reciticcio.
Mostrosità, sf. mostruosità. Mostroso, agg. mostruoso; deforme. Motisin, sm. atterello; bel motisin, persona aggraziata, garbata, gentile. Motivar, va mentovare, menzionare, motivare, accennare, — gettare un motto, — mettere in campo. Motivo, sm. motivo; met. cagione, causa, fomite, incentivo, motivo, origine, stimolo. Moto, sm. atto, cenno, gesto, lezzo, motto; maniera, modo; al moto, m. avv. all’apparenza, — all’esteriore, o all’incesso, o al portamento; far moti, met. far lazzi; far de moto, accennare ad uno, o accennare uno, — fargli cenno; far moto de a*so, de tre, ecc. — al giuoco della briscola: accennare, o ammiccare l’asso, o il tre, ecc: — ..Ammicca l’asso e l’ho in mano io;“ far moto — intendasi: esercitarsi, camminar piuttosto forte a cagione^ di conservare la sanità: fare del motto. Mover, va. agitare; movere, muovere; impiolare; mover el corpo, met. ammollare il ventre, — far ire, o solvere il corpo; pezo tocado devi esser mosso, m. dei giuocatori di scacchi e di dama: tocca e mossa; chi sta ben che no se movi, prov. chi ha buono in mano non rimescoli. Movimento, sm. movimento, moto; moto per cui l’essere va da luogo a luogo: moto locale; moto che l’essere fa in sè medesimo senza mutazione di luogo: moto azionale; movimento delle labbra che fanno certi malati senza poter ’articolar parola: mUssitazione; movimenti delle mani per cui certi infermi aggravatissimi mostrano d’ammassare qualche cosa sulle coltri, o di acchiappare alcun che nell’aria: carfologia. Movuda, sf. movimento, movenza, motto. Muceto, sm. mucchietto, mucchi olino; met. gruzzolo: — „In pochi anni ha messo da parte un bel gruzzolo muceto de cavei, ciocca di capelli; — de fiori, o de f’ruti, sora un rameto, rappa; zogar a muceto, fare, o giuocare a traccino; el muceto nel zogo del muceto, castellina. Muciar, va. abbarcare; accalcare, accatastare, accumolare, accumulare, affastellare, agglomerare ammassare, ammontare, ammonticchiare, ammontonare, ammonzicchiare, ammucchiare; raggruppare; abbicare; accatastare; raggruzzolare; ammuricare, ammuricciare. Mucio, sm. ammasso, cumolo, “ cumulo, mucchio; massa, moltitudine; quantità; moltitudine di persone, o di bestie: caterva; esser in un logo solo per far mucio, esserci come la bietola ne’ tortelli, o come il prezzemolo nelle polpette; far mucio, met. far calìa: — „Fa calìa nella probabile ipotesi d’esser licenziato;“ farse in t’un mucio, accoccolarsi, aggomitolarsi, aggrovigliolarsi; mucio de case, v. casa; el diavolo caga sempre sul mucio più grando, v. diavolo. Muda, sm, muta: — „Una muta di camicie.11 Mudada, sf. muta: — „E’ crepato nel far la muta.“ Mudande, sfp. brache, mutande, sottocalzoni Mudar, va. e vn, cangiare, variare; mutare. Mufa, sf. muffa; mufa che nassi sora i ossi umidi, usnìa; odor de mufa, tanfo; saver de mufa, avere, o sapere di muffa; ciapar la mufa, — così al proprio come al figurato: ammuffare, ammuffire, infunghire. Mufadin, mufadizo, agg. muffaticcio Mufadina, sf. muffatellina. Muferle, agg. citrullo, ingenuo, minchione, sempliciotto. Mufir, vn. ammuffare, ammuffire; infunghire; lassar mufir, met. lasciar candire: — ELasciano candire la vo- I stra istanza perchè non sapete maneggiarvi.“ Mufo, agg. chioccio; esser tuto mufo, stare chioccio: — „Dopo l’ultimo rifrusto se ne sta chioccio.“
Mula, sf. amante, fidanzata; fanciulla; illegittima; zm. mula; chi careza la mula ciapa piade, prov. chi aecarrezza la mula buscherà dei calci, — l’asino quando ha mangiato la biada, tira calci al corbello, — nutrisci il corbo e ti caverà gli occhi, — nutrisci la serpe in seno, ti renderà veleno. Mulada, sf. birbonata, monellata, ragazzata. Mularia, sf. fanciullaglia, fanciullaia, fanciullame, ragazzaglia, rag.azzaia, ragazzume. Mulazo, sm. birba, fanciullaccio, monello; zi. mulaccio: — „Un mulaccio restio e calcitroso.“ Mulin, sm, molino, mulino; mulin de vento, anemomito, — molino a vento; met. confusione, imbroglio, pasticcio; ripesco: — „Alia troppo sotto a quel verone, dev’averci qualche ripesco;“ esser, o no esser mulin, met. esserci, o non esserci affare, — reggere, o non reggere il conto; al mulin se disi, o se ripeti due volte, — al mulino si ripete due volte, — non siamo di maggio; esser una roda de mulin, met. avere più parole che un leggìo, — dar parole a un leggìo; andar contro un mulin de vento, m. prov. combattere contro i mulini a vento, — cozzare co’ muricciuoli, o fare a cozzi co’ muricciuoli; girar la testa come un mulin de vento, met. girare la testa come un molino a vento; al molin se va con do sacchi, prov. al mulino si va con due sacchi, — non si può mordere il cane senza essere rimorsi, — quando si va per dare bisogna portare due sacchi; chi va al mulin se infarina, prov. chi tocca la pece s’imbratta, — chi va al mu- lino s’infarina; ognidun tira l’aqua al su mulin, prov. ogni gallina raspa a sè, — ogni curato loda la sua cura, — ogni prete loda le sue reliquie, — tutti vogano alla galeotta, — ognuno reca, o ognuno tira l’acqua al suo molino; chi riva prima al mulin prima masina, v. masinar. Mulinar, vn. fantasticare, ghiribizzare, mulinare, — rivolgere una cosa in mente. Mulinel, sm. molinello, mulinello; esser un mulinel, lo stesso che esser una roda de mulin, v. mulin. Muliner, sm. molinaio, molinaro, monaro, mugnaio, mulinaio, mulinaro. Mulo, sm. baroneio; fanciullo; figlio; ragazzo; bastardo, illegittimo, figlio d’undici once, figlio naturale, gettatello (Fornaciari), mulo; mulo de strada, ragazzo di per la strada; zi. mulo - la prole della cavalla coli’ asino — equus: midus; bardotto — quella dell’asina collo stallone — equus hinnus; esser come un mulo e esser testardo come un mulo, o pezo de un mulo, met, essere come i muli, che quando hanno preso una Cantonata non si spuntano; i muli xe fortunai loc. prov. ai peggio porci toccano le migliori pere; el mulo che ga fame magna *de ogni qualità de paia, v. fame. Multar, va. appuntare; multare, colpire con pena pecuniaria. Mulza, sf. biroldo, malegato, sanguinaccio; mulze soto i od, met. occhiaie. Mumia, sf. mummia; met. silenzioso, taciturno.. Mumificar„,wi. mummificare. Munir, va. munire Munizion, sf. muhizione. Munizipal, agg. municipale. Munizipio, sm. municipio. Murada, sf. mar murata. Murador, sm. muratore; imbianchino; conciatetti; di o da muratore: muratorio; Muradura, sf. muramento, muratura. Murar, va. immurare .murare; murar una finestra, o una porta, accecare una finestra, o ..una porta.
Murena, sf. zi. murena Elena — murena Helena. Mureto, sm. muretto, muricciolo, muricciuolo; — „Han fatto un muricciolo che chi ne fa a’ cozzi lo sfonda.“ Muro, sm. muraglia; muro — pi, i muri, ove trattasi di soliti muri — le mura ove trattasi di muri forti e grossi: — „Sarebbe sciocchezza il voler far i muri delle case grossi quanto le mura d’una fortezza;“ parete: accoltellato; soprammattone; di muro, appartenente a muro: murale; 'muro a secco', fatto senz’ ordine: moriccia; 'muro a secco', per sostegno della terra: màcera: — che si rimette dalle fondamenta, per rimettere a piombo un muro spiombato: rimpello; muro grezo, muro arricciato; muro che fa panza, muro che fa corpo; muro divisorio, muro comune; comprar, o vender el mezo muro — per ottenere la facoltà di addossare una fabbrica ad un’altra: comperare l’appoggio; dare l’appoggio; bater la testa nel muro, met. battersi il capo in un muro, — battersi o dare il capo nel muro; parlar col muro,-met. dire al muro; meter i pie al muro, met: mettere i piedi al muro; meter le spale o la schena al muro, met. mettere le spalle al muro; mettersi alla dura; esser tra la porta e’ l muro, met. trovarsi stretto fra due assi, — essere fra l’uscio e il muro, — essere fra Scilla e Carridi; fra quatro muri, in. avv. fra, o in quattro mura; fermo come’l muro, fermo come una muraglia, o come un muricciuolo; dar una sberla che el muro ghe ne da un altra, met. dar un ceffone che il muro ne renda un altro; far le testade col muro o andar contro ’I, muro, met. — che in questo; secondo modo“ si usa quasi sempre negativamente: fare a calci co’ muricciuoli, — fare a’ cozzi, o fare le cozzate col muro, o co’ muricciuoli, — cozzar co’ cespugli, — mangiare la noce, o le noci col mallo, — fare alle capate col muro; voler cavar sangue dai muro, met.. voler cavar sangue da una rapa; no se poi cavar sangue del muro, prov. quando non c’è perde la chiesa or- mer de muro, v. armer; muro a bugne, v. bugna; (fero core duro no fa bon muro, v. duro. Mus, sm. asino, sommare, — e per ischerzo anfibologico: chinea di Balaam, — destrier di Barlassina, — rosignuolo d’Arcadia; (v. mulo) da asino, a maniera d’asino: asinesco, asinino; asino selvatico; onagro; met. ignorante, zuccone, croio, rozzo, screanzato, villano; careze de mus, met. carezze asinine; esser el mus de casa, met. fare da Marta e da Maddalena, — portar il basto; mandar sul mus, met. mandar in quel paese, — mandare a casa bollita, o a casa ’l diavolo — e simili; esser come parlar al mus, met. — predicare al deserto, o a’ porri; zercar el mus e eserghe su, met. cercare l’asino e esserci a cavallo, o esserci sopra; esser un mus senza creanza, met. parer nato nella Falterona; mus de Servola — frase assoluta intensivo di mus: asinaccio, villanaccio; toco de mus — specie d’ingiuria: pezzo d’asino; creder che sia svolà un mus, credere che gli asini volino, o che il mal sia sano; eser un mus calzà e vestì, met. esser un asino, o un bue, calzato e vestito; se ga iniazà un mus a Servola, met. casca la coda a’ cani.; manco musi che se somia, c’ è più d’un asino al mercato, — non c’è che un asino che vada al molino?; no tornarghe la piada se la ga dada un mus, m. prov. l’aquila non piglia mosche, - l’aquile non fanno guerra a’ ranocchi (Serdonati), — la luna non cura l’abbaiar de’ cani; farghe la barba al mus se perdi la fadiga e el savon, prov. lavare il capo all’asino, — lisciar la coda al diavolo, — dar l’incenso ai grilli, o a’morti, — spiccar l’impiccato, — dar l’erba a’ cani, — perdersi l’acconciatura, o la lisciatura, — gettar via il ranno ed il sapone, — chi lava il capo all’asino perde il ranno e la fatica; vai più un gran de. pevere che un stronzo de mus, prov. gli uomini non si misurano a canne, — nella botte piccola ci sta il buon vino. — gli alberi grandi fanno più ombra che frutta; un mus resta sempre un mus, prov. chi asin nasce è sempre asino, — chi nasce zoppo non guarisce mai, — ; chi nasce goffo sempre si sentirà goffo, — il campanile non migliora là cornacchia; liga ’l mus dove che voi el paron, prov. lega l’asino dove vuole il padrone, se si scortica, suo danno; andar mus, e tornar asino, v. asino; coi mussi ghe voi el baston, v. baston, la beleza del mus, v. beleza; voler far cagar el mus per forza, v. cagar; speta mus che l’erba eressi, v. erbai una volta sola se mena ’l mus sul iazo, v. iazo.
Musariola, sf.-. frenèllo, mordacchia (Pallavicino), musarola, musoliera; specie di musoliera, che si pone agli animali acciocché non possano far danno quando si lavora con essi in campagna: cavagnuolo; meter la musariola, .met. tappare la bocca, — mettere la museruola. Musazo, sm, musaccio. Musciado, agg. (musciado) muschiato, mustiato; moscado: — „Un pizzico di noce moscada.“ Muscio, sm. (muscio) muschio, mustio: — „Si profuma tanto che ammorba col suo mustio;“ musco: — „Tappetti di musco sempre verde;“ specie di musco che nasce nelle fonti, in luoghi umidi e su per i pedali degli alberi; muscolo. Muscioso, agg. (muscioso) muschioso, muscoso. Muscoladura, sf. muscolatura. Muscolar, agg. muscolare. Muscolo, sm. muscolo; muscolo davanti del corpo: muscolo àntico; — da dietro del corpo: muscolo postico. MusicMusicio, sm. grifo, muso; pomo musicio, muso. Musica, sf. musica; met. festa gnaulino: — ,. Vien la baia co la musica: = Vien la balia col gnaulino;“ musica de gati, o de orbi, — ch& vale musica arruffata e male eseguita: smusicata, musica da ciechi, o musica dègli Ermini; baiar drio de la musica, met. ballare secondo il suono, — tagliare secondo ’270 — MUTilpanno;meterinmusica, mettere, o porre in musica, musicare, e met. mettere in musica; esser sempre la stessa musica, m. prov. essere sempre la stessa musica, — il direttore d’orchestra è cambiato, ma la musica è sempre la stessa. Musical, agg. musicale. Musicar, va. musicare, — mettere, o porre in musica, Musicaza, sf. musicaccia. Musicheta, sf. musichina Muèina, sf. salvadanaio; risparmi: „Co’ risparmi è intenzionato d’acquistarsi un velocipede.“ Muso, sm. grifo, muso; faccia, sembiante, viso, volto; met. baldanza; coraggio; sfacciataggine, sfrontatezza; musata, smusata: — „Gli fece una smusata di quelle che fan cadere le braccia;“ muso duro, zi. specie di cappone — trigla lineata; muso aspro, met. viso arcigno; muso scurii, cera, o faccia patibolare; muso strambo, faccia insolita: — „Giran per le vie certe faccie insolite;“ de simia, met. faccia da tegame; muso de porco, met. grifo, o grugno di porco; aver muso — di dire di fare. ecc.: ardire a quella cosa, — avere l’abilità, — e met. aver faccia, aver volontà: — „Ga muso de far fredo sta note. = Ha faccia, o ha volontà di far freddo questa notte;“ muso roto, met. faccia tosta, — faccia, o viso di bronzo; muso roto e bareta fracada, met. fronte incallita, — fronte invetriata o invetrinata; aver el muso roto, met. mettere il deretano alla finestra, — non aver faccia; tignir muso, met. far buzzo, — metter su muso, — portare, o tenere broncio, tenere il grugno, — riz- zar, o tenere muso; storzer el muso, met. fare il niffolo, — torcere il grifo, o il muso; romperse ’l muso, o far muso roto. met. avere, o fare faccia da pallottola, — fare delle facciaccie, — fare faccione, — far faccia tosta, — tirar giù buffa; far un muso longo un brazo, o longo una quarta, met. far un muso lungo un braccio; aver, o parer un muso de luna, avere un ceffo da far marzocco, o da far S. Marco, — parere una luna in quintadecima; far un muso de scafa — m. plebeo: far greppo, — far la bocca brincia; far un zerto muso — minaccioso: far grotte di leone; aver el sciopo (s-^ciopo) a muso, met. stare coll’arco teso; a muso duro, m. avv. a brutto muso, o a muso duro; muso a muso, a faccia a faccia, — faccia a faccia, — testa a testa — testa per testa; a chi che nassi de carneval i bruti musi no ghe fa paura m. prov. non aver paura di brutti musi; far i musi, lo stesso che far le bochè, v. boca; muso de cui, v. cui.
Muson, sm. grugno, musone; broncio, buzzo, smusatura; far o tignir muson, lo stesso che far o tignir muso, v. muso. Mussar, vn. spumare, spumeggiare: — ..Vini bianchi che spumano “ — „ Anche la bionda cervogia spumeggia.“ Musat, agg. croio, increante, malcreato, rozzo, screanzato, villanaccio, villanzone. Mussato, musson, sm, zi. zarizàra — culex pipiens. Mussolina, sf. mussolina, mussoline, mussolo. Mussolo, sm. zi. arca — arca Noae; mussolo peloso, arca barbata — arca barbata. Mustaci, smp. baffi, mustacchi; impirar se o tirar se i mustaci, arricciarsi i baffi, e met. mettersi al sodo, — mostrare il viso o il volto: — „Con que’ monellacci se non gli si- mostra il viso, non ci si fa niente;“ onzerse i mustaci, met. ungersi il grifo; mustaci de fil de fero, v. fero. Mustaciada, sf. basettone: — „Con quel basettone mette paura.“ Mustacion, sm. basettone; met. lepre; vino dalmato. Mutada, sf. mutamento, mutatura,, mutazione. Mutar, vn. mutare. Mutilado, agg. mutilo; Mutilar, va. mozzare, mutilare, troncare, — render mutilo. Mutilazion, sf. mutilamento, mutilazione, troncamento. Muto, agg. e sm. muto, mutolo; diventar muto, ammutolire; restar muto, met. rimanere a secco: — „Meraviglia se non si rimane a secco quando s’odon di cotali nefandezze !“ far a la muta, met. far fuoco nell’orcio; a la muta, m. avv. alla muta, o alla mutola, — senza dir verbo, — senza far motto, tacitamente.
Muzin, agg. e sm. acqua cheta, pagnone, soppiattone, — madonnina infilzata: — Non fidatevi di quel soppiatone; ascoltatemi, e - aprite gli occhi.“ |