Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
MAL | — 242 — | MAL |
conza el nostro, prov. il mal d’altri non. guarisce il nostro; a chi voi far del mal no ghe manca ocasion, m. prov. a chi vuol far del male non gli manca occasione, — chi il suo cane vuole ammazzare, qualche scusa sa pigliare, — tosto si trova il bastone per dare al cane; el mal vien presto ma se stenta farlo andar via, m. prov. il male viene a carrate e va via a oncie; — il male viene a cavallo e se ne va a piedi; i vivi pòi far del mal i morti no, prov. fanno del male i vivi, ma non i morti; chi zerca ’Z su mal pezo per lu, prov. pesce che va all’amo, cerca di esser gramo; fra due mali bisogna siélzer sempre el più picolo, m. prov. è meglio cadere dalla finestra che dal tetto, — è meglio perdere il dito che la mano, — è meglio perdere la pelle che il vitello, — è meglio perdere la sella che il cavallo; el mal vien de la testa, prov. il pesce comincia a putire dal capo, — quando il capo duole tutte le membra languono; chi mal fa mal speti, prov. chi semina spine non vada scalzo; mal no far paura no ver, prov. mal non fare, paura non avere, — chi non falla non teme, — chi non le fa non le teme, — chi ha la coda di paglia ha sempre paura che il fuoco l’arda, — piscia chiaro e fatti beffa del medico — dice Metastasi: Non è timor dove non è delitto; chi ga fato el mal che fazi la penitenza, prov. chi ha“ mangiato i bacelli spazi i gusci, — beva la feccia chi ha bevuto il vino, — chi ha arruffato la matassa la strighi, — chi imbratta spazi, — chi ha fatto il male faccia la penitenza, — chi ha fatto la piscia a letto la rasciughi, — chi è imbrattato si netti; chi xe colpa del su mal pianzi se stesso, prov. chi è colpa del suo mal pianga sè stesso; quando el, re parti la zita sta mal, dicevasi proverbiando, in tempo di guerra, e si adopera ora in traslato giocando, a’ tressetti: quando il re parte la città sta male; chi che te voi ben te lassa pianzendo, e chi che te voi mal te lassa ridendo, de un mal nassi un ben, no ghe xe un mal sema un ben, se credi più fazile al mal che al ben, senza far ne mal ne ben, e tornar mal per ben, v. ben; dona de mal far, v. dona.
Mala, agg. e sm. ammalato, egro, infermo, malato; sm. paziente; lo stato di chi non è proprio ammalato, ma neppure ben sano: zinghinaia; un poco mala, malazzato: — „ Dacché s’ è dato in sul bere è sempre malazzato.“
Maladizo, agg. acciaccoso, balogio, cagionevole, infermiccio, malaticcio, malazzato, malecio, malescio; esser maladizo, essere fra il letto e il lettuccio.
Maladetamente, avv. eccessivamente; maledettamente.
Malagrazia, sf. malgarbo, malgrazia, goffaggine, sgarbatezza» sgraziataggine; agg. disavveduto; sgraziato, sguaiato, svenevole.
Malgraziado, agg. croio, incivile, malgraziato, screanzato, rozzo, rude.
Malamente, avv. malamente; risponder malamente, risponder male: — „Le rispose così male, che neanche a un farabutto “
Malan, sm. danno, disgrazia, malanno, sciagura, sguerguenza; malanni che i fanciulli fanno per casa: malestri: — „Badate che i bimbi non facciano malestri. Anco ieri han rotto du’ cristalli;,, che te vegni ’l malan, bassa imprecazione: malanno ti colga, — possa tu accidentare, o assaettare; fra do malani bisogna sielzer el più picolo, lo stesso che fra do mali bisogna siélzer el più picolo, v. mal.
Malandà, agg. malandato, sciamannato, trasandato, — male assettato, o male in arnese.
Malandar, vn. corrompersi, guastarsi, malandare, — andar male.
Malanzana, sf. bot. melanzana, petronciana — solanum melongena.
Malar, vn. ammalare, malare, — cadere infermo, o cadere malato.
Malatia, sf. acciacco, infermità, malattia, malore; malattia che alcuno porta seco fino dalla nascita: malattia congenita; — cagionata da desi-