Dizionario - Vocabolario del dialetto triestino/Aggiunte e correzioni
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AGGIUNTE E CORREZIONI
Aberazion, sf. aberrazione. Abilitar, va. abilitare;, vnp. abilitarsi, rendersi abile, o rendersi idoneo. Abilitazion, sf. abilitazione, idoneità. • Abindolar, va. abbindolare, aggirare, ingannare. Abindolator, sm. abbindolatore, annaspone, ingannatore. Abitar, va. abitare; popolare. Abitazion, sf. abitazione, dimora, quartiere, stanza; poet. ostello. Abocar, va. abboccare, confabulare, parlare, — accozzare una persona con un’altra. Abolir, va. abolire, abrogare, annullare. Abolizion, sf. abolizione, annullamento, Abominar, va. abominare, detestare, disapprovare, esecrare. Abominazion, sf. abominazione, detestazione, esecrazione.
Abonazar, vn. abbonacciare, abbonazzare, tranquillare. Abondanza(in), m. avv. aggiungasi: da dare e da serbare, per il manico e per il mestolo, per le sette peste. Abondar, vn. abondare, abbondare, — essere in gran copia, sopraffare. Abozada, sf. abbozzamento, abbozzata, abbozzatura. Abozar, va. abbozzare, — dare, o fare un’abbozzata. Abbrividir, vn. abbrividare, abbrividire: — „Abbrividare dal freddo “ — „Brezzaccia che fa abbrividire; “ rabbrividire, raccapricciare: — „Una storia che fa rabbrividire.“ —: „Raccapricciaron tutti all’orrendo spettacolo.“ Aca, correggasi: non comprendere una zeta. Acalcarse, vnp. accalcarsi. Aconto, sm. acconto; dar, o rizever a conto, dare, o ricevere in acconto, — dare, o ricevere per acconto. Acordar, aggiungasi: conciliare, paciflcàre. Acordo, aggiungasi: andar d’acordo con qualchedun in tuto e per tutg, andare a bue quanto a cavallo con alcuno; esser d’acordo, essere di patti: — „Siamo di patti di non aprir bocca;“ esser perfetissimamente d’acordo, essere d’accordo ben e meglio Acorzer, aggiungasi: ti te acorzerà nel tosser, m. prov. doman te ne avvedrai, — saprai al brodo se era castrato, o saprai al brodo se era pecora. Acostada, sf. accostamento. Acostar, va. accostare. Acuso, correggasi: una partita a’ tresettì coli’ accusata. Adentar, va. addentare; t. legn. incastrare, calettare. Adiazente, agg. addiacente, adiacente. Adizional, sf. addizionale. Adolesente, smf. adolescente. Adolesenza, sf. adolescenza. Adontarse, vnp. adontarsi, concitarsi, risentirsi. Adotar, va. t. leg. adottare. Afar, aggiungasi: aver per le man afari strachi, aver l’anguilla per la coda; far V afar, fare il pateracchio: — «Dunque ? concludiamo questo pateracchio?“ — «Gli si dia nel mezzo e si concluda il pateracchio.“ Afito, aggiungasi: cior in afito, met, prendere a pigione. Agitazion, sf. agitamento, agitazione, commoviménto, inquietudine, turbamento, turbazionc. Aglomerar, va. accumulare, agglomerare. Agognar, vn. agognare, agugnare, — fremere di desiderio, — mostrar bramosia di questo o quello. Agosto,,- aggiungasi: la madona de mezo Agosto, la festa dell’Assunzione. Agression, sf, agressione, assalimento, assalto.
Alarme, sf. allarme, all’arme, all’armi; meterse in alarme, mettersi in apprensione, o in allarme, o in sospetto; falso alarme, falso allarme. Amara, aggiungasi: esser amara, met. essere aspra, o essere -ostica. Amizizia, correggasi: ci si sente però il tanfo ecc. Amor, correggasi: V amor xe orbo, amore e, tigna non guarda ecc. Amortizazion, sf. ammortizzazione. Amputar, va. amputare. Amputazion, sf. amputazione. Anatomia, (far l’) va. anatomizzare, sviscerare. Angosiar, va. affannare, angosciare, travagliare. Antezedente, agg. antecedente, precedente. Aqua, aggiungasi: aqua lassativa, met. sbroscia: — «Articolo di fondo che è proprio sbroscia;“ aqua de susini, met. pannicelli caldi; no dar nanca un goto de aqua, met non dare quanto un puntai- d’aghetto, — non dar un capo di spillo. Aquaranta, (beverdequel) m. avv. giocoso: bere all’osteria dei cani. Arbitrariamente, avv. arbitrariamente, spontaneamente; — di propria autorità. Archivio, sm. archivio; meter in archivio, archiviare; chi che xe nel archivio, archivista. Articioco salvadigo, aggiungasi: sgalèra Asaltada, sf. assalita, assalimento, assaltamento. Asediar, va. assediare, por l’assedio; met. importunare, infastidire, molestare, sopraffare, — non lasciar bene avere, — porsi in assedio. Asegnar, va. assegnare; destinare; prescrivere. Asta, aggiungasi: far le aste scrivendo, - asteggiare: — «Han finito di fare i filetti, ora gli scolari asteggiano.“ Atento (star), aggiungasi: badare: — „Mettilo a badare i bimbi.“ Atestar, va. attestare, confermare, far testimonianza. Avinazar, va. avvinazzare. Avizinamento, sm. avvicinamento, avvicinazione. Azerimo, correggasi: acerrimo. Azesorio, aggiungasi: costar i azesori più che la roba, essere più la salsa che la lampreda, — essere più la giunta che la derrata. Azidental, agg. accidentale, accidentario. Azidentalmente, avo. accidentalmente, accidentariamente, casualmente, — per accidente. Azideto, agg. addetto, acidulo. Azidità, sf. acidità. Azido, aggiungasi: render di sapore acido che che sia: acidulare. Balior, sm. abbagliamento, bagliore. Bala de zucoro, correggasi: zollino, o zollo: — «Mettimi un zollino nel caffè “ Balanza, aggiungasi: star in balanza, stare in bilancia, — non pendere nè di qua nè di là e met. stare in* bilance, — stare in dubbio, — essere tra ’1 sì e ’1 no. Balarina, agg. t. mar. gelosa: — «Lancia gelosa.“ — „E troppo gelosa quell’imbarcazione, non mi piace.“
Balona, sf. pallona. Baracola; andar su per baracola, aggiungasi: pagare il fio d’ossa e di polpe. Bargnifo (esser un), aggiungasi: essere un corbacchione di campanile, essere un formicòne di sorbo, — aver cotto il cui .ne’, ceci rossi, — aver pisciato su più d’una neve, — essere un bambino da Ravenna, — avere qualche anno di bisca. Baro(far), correggasi: accestire. Bastoni; far bastoni, aggiungasi: non coglierla, o non farla netta. Bater, aggiungasi: in un bater de ocio, met. in men che non balena, — in un baleno, — in un batti baleno; batersela, vnp. andarsi con Dio, — alzare a marino, — alzare i mazzi, o alzare le mazze. Batibale, aggiungasi: caricatore: — „Co’ fucili moderni il caricatore non serve più.“ Batuliar, va. pattugliare. Bazilar, aggiungasi: per sim. arpicare colla mente, o arpicare col cervello; no bazilar de gnente, m. avv. lasciar passare dodici mesi ogni anno, — lasciar che l’acqua vada alla china, — pigliare il mondo come viene. Becaza, correggasi: motacilla troglodites. Benon, avv. correggasi: a capello. Bestia, aggiungasi: bestia che fa i picoli, animale viviparo; — che fa i ovi, animale oviparo. Biasimada, sf. biasimamento, biasimo. Bibia, aggiungasi: far la bibia, met. fare la bibbia: — ,11 pensionato ha sposato l’educanda ? e’ faran la bibbia que’ due.“ Bilancer, sm. bilanciere. Bisbiliada, sf. bisbigliamento, bisbiglio, bisbiglio. Boba, aggiungasi: no poder dir boba, met. m. basso: aver perduto l’erre. Boca, aggiungasi: storzer la boca — per segno di avere o a schifo o a noia persona o cosa: far boccuccia; poderse forbir la boca, met. essere sant’Anton di maggio. , Bocazo, correggasi: caprimulgi europaeus. Bocon, aggiungasi: cavarse ’l bocon fora de boca, met. togliersi il bocon di bocca. Boladura, sf. bollatura. Boir, aggiungasi: oce un pezo che la boi, met. è un pezzo che bolle. Bombonzin, sm. pasticetto; met. sdrusolina: — ,. La sposa di Pietro ? è una sdrusolina da tenersene tanto.“
Bragola, sf. t. de’ pescatori: bracciuolo. Brazeto, aggiungasi: a brazeto, m. avv. che dicesi pure: a brazeti, abbraccioni: — „Li vidi abbracci oni lieti come due pasque.“ Bricola, de bricola, met. aggiungasi: di matonella, indirettamente. Broche (bater le), met. aggiungasi: battere la borra. Brontolar, aggiungasi: avere un calabrone in un fiasco, o avere un calabrone in un orcio. Brusaciada, sf. abbrupiacchiamento. Brusaciar, vn. abbruciacchiare. Brusar, aggiungasi: quel che resta de la roba brusada, abbruciaticcio. Buligon, zi. specie di mollusco — nassa reticulata. Bus, correggasi: apocope dì buso. Buso, sm. buca, buco; foro; pertugio; cruna; svano. Butar, aggiungasi: butarta in rider, mettersela in baia, buttarla in niente, — volgere una cosa in burla, volgerla in celia; butarse co le gambe per aria — ciò che sogliono fare i cani, gli asini, ecc.: tornare. CCagna, aggiungasi: cagna calda, met. cagna a cane, o cagna in caldo. Cagnaria, sf. canèa. Caldo, aggiungasi: ciapar, o trovar un caldo caldo, met, chiappare, o trovare uno 11 caldo caldo. Calza, aggiungasi: in calze, m. avv. in peduli: — ^Mettiti le scarpe, via non correr attorno in peduli.“ Camisa, aggiungasi: sarta de camise, camiciara. Caminar, aggiungasi: al caminar, m. avv. alla camminata: — „Lo riconoscerete alla camminata va balzellone“ Campagna, aggiungasi: esser in campagna — detto di contadini che hanno preso a fitto una tenuta: essere a podere: — „Non lavora a giornata, è a podere.“ Campanaro, sm, zi. specie di mollusco — cerithium vulgatum. Campanon, sm. campanone. Can, aggiungasi: esser sfugido anca dei cani — detto di persona che per sua tristizia è fuggita da ognuno: esser come Lorenzin de’ Medici, — essere come Lorenzin de’ Medici, che non lo vuol nè Cristo nè il diavolo. Cana, aggiungasi: aver su la cana, m. de’ cacciatori: incannare: — „Non ho potuto incannare quella beccaccia.“ — „Se non ho incannata la selvaggina, non sparo.“ Canton, aggiungasi: per tuti i cantoni, m, avv. ad ogni piè sospinto: — „Marachelle ce n’è pur troppo ad ogni piè sospinto “
Canzelahile, agg. cancellabile. Canzelada, sf. cancellagione, cancellazione. Canzeladura, sf. cancellatura; scancellaticelo. Capela, aggiungasi: far capele, met. far cose da saltamartini: — ^Sparlare de’ superiori è tale una cosa da saltamartini da non si dire.“ Carne, aggiungasi: esser carne venduda, met. essere panno da strapazzo. Caragolo, sm. zi. specie di mollusco — trochus albidus. Carta, aggiungasi: se le carte no fala, met. se la pania tiene: — „Se la pania tiene entro il mese sarà nominato.“ Casseta, aggiungasi: chi che va torno domandar la carità co la casseta, cassettaro: — . Chi dona al povero presta a Dio, vi fa leggere il cassettaro della Pia casa de’ poveri “ Castagner, sm. bruciataio, caldarrostaro; bot. castagno — castanea vesca; castagner salvadigo, castagno d’India, ippocastano — aesculus hippocastanum. Castagnera, agg. castagnina: — „Terra castagnina per le mammole.“ — «Comperare un sacco di terra castagnina.“ Cavai, aggiungasi: far come i cavai, met: far come le civette-: — «Che fai dunque come le civette? bevine un sorso, eh’ è un nettare.“ Cavastivai, aggiungasi: met. croio, rozzo, tarpano, tarpanone, zotico. Caveza, aggiungasi: caveza ghe voi, m. prov. briglia e sprone fanno il cavai buono. Chilarsela, aggiungasi: pausare, o pausarsela: — «Se la pausa come se non sapesse eh’è ora passata.“ — «Animo via pauserai a lavoro compiuto.“ Chiloso, agg. piaggellone, ninnolone. Ciacole, aggiungasi: no far tante ciacole — detto a persona che sia intrigante-.e ciarli molto: non fare il ciaba, — non fare tanto il ciaba. Chichingèri, smp. bot. ciliegine., palloncini, vescicaria Ciavona, correggasi: chiavone. Ciò, inter. to; ciò ciò, inter. dinotante stupore: toh toh; agg. tu-. Ciodo, correggasi: magnar anca i dodi de Vristo. Clasificazion, sf. classificazione. Cocola, sf. noce. Cocon, correggasi: tristo quel soldo che peggiora la lira. Còdin, correggasi: antiprogressista. Cognizion, sf. cognizione, idea, nozione; contezza, notizia. Cognome, sm. cognome; dar el cognome, cognominare: — «Cognominare un trovatello.“ — «È stato cognominato Bavarese.“ Coinzidenza, sf. coincidenza Coion, aggiungasi: povero coion, povero baco, povero minchione; no .passar naned per la cassa dei coioni, met. m. basso: non passare neppur per la contraccassa, — non passare neppure per la contraccassa de’ cordoni, o del cervello. Colaborar, va. collaborare. Colaborator, sm. collaboratore. Colegar, va. coliegare, congiungere, unire.
Colocar, va. accomodare, allogare, collocare. CoIona, aggiungasi: compor, o scriver in coIona, comporre, o scrivere a colonna. Colpo, aggiungasi: de sete colpi, m. avv. da poco, da nulla; far de sete colpi, met. fare alla sbracata, o fare alla sciamannata, o alla carlona, — fare colle gomita. Cornato, sm. collare; esser pien come un cornalo, met. aver perduto l’erre, aver alzato il fianco, o il gomito, aver bevuto alla borraccia, — esser beli’ e manfa. Compania, aggiungasi: con una bona compania no par nanca de far la strada, compagno allegro per cammino, ti serve per ronzino. Computar, m aggregare, annonoverare, calcolare, computare, — mettere in computo. Concluder; chi guarda tropo per sutil no concludi gnente, prov. aggiungasi: chi troppo s’assottiglia si scavezza. Confidènza, aggiungasi: aver confidenza con qualchedun, fare a confidenza con. quel tale; dir in confidenza, confidare alcunché a taluno, dirgli una cosa in confidenza. Conformarse, vnp. adattarsi, conformarsi, rendersi conforme. Congè, sm. congedo; dar el congè, congedare. Conosudo, agg. conosciuto, noto; esser fazile de esser conosudo, essere di facile conoscitura. Conquistar, va conquistare, vincere. ’ Consacrazion, sf. consacrazione, consagrazione. Conservazion, sf. conservazione, conservamelo, conservazione. Consolazion, sf. conforto, contento, consolazione, refrigerio. Consultar, va. consultare, far consulto. Contento, aggiungasi: no esser mai contento, non trovar basto che entri. Conto; a la fin dei conti, aggiungasi: allo stringere dei sacchi. Contornada, sf. contornamento. Contrato, aggiungasi: cior a contrato, met. pigliare a veglia — e si usa quasi unicamente interrogativo: — „L’ hanno preso a veglia, eh ? di venir ogni sera a rompermi i corbelli ?“ Contrizion, sf. contrizione; cito de contrizion, atto di contrizione; far l’ato de contrizion, met. far l’atto di contrizione. Convenzion, aggiungasi: far una convenzioni, convenzionare. Convinzentemente, avv. convincentemente. Copar, aggiungasi: per sim. mandare a cena cogli angeli. Copa; ciapar el tre de cope, aggiungasi: pigliarsela per un gherone. Coral, aggiungasi: t. de’ pescatori: corallo: — „Mi piace che la squilla mantide abbia il corallo.“ -«Ragno marino così pieno di corallo che non par vero “ Corazar, va. corazzare. Corno, aggiungasi: che ga un solo corno, unicorno: — „Il favoloso liocorno è unicorno;“ che ga due corni, bicornuto: — „Il bue, a cagion. d’esempio, è bicornuto;“ alzar i corni, met. alzare il ciglio, o alzare le ciglia; — correggasi: corni del ua, capreoli, cirri, e non pampani, che i pampani sono le foglie della vite; corni dei susini, bozzacchioni. Coronai, a pag. 123, correggasi: Corgnal. Cortei, aggiungasi: cortei de cazia, coltella da caccia; cortei de Casina, coltella da cucina. Coruzion, sf. corruzione, subornazione.
Creder, aggiungasi: el credi de no esser altro che lu, met. crede d’essere colui che dà fuoco alla colubrina. Cresima, aggiungasi: chi che cresima, cresimatore; chi che va a la cresima, cresimando. Cristian, aggiungasi: abandonar la religion cristiana, scristianare, scristianire: — «Divorziato vigliaccone clie s’è scristianato per sposare un rifiuto di tutti;“ esser un poco più de Cristian, m. avv. non essere malaccio, — essere meno male: — «Questo è meno male, ma l’altro era un aborto.“ — „Non è malaccio, via.“ Crose, aggiungasi: per questa erose de Dio — maniera di giuramento: per le meraviglie di Dio; farse la crose, segnarsi: — „Ha balenato, segnatevi.“ — «Appena apro gli occhi mi segno subito.“ Crovatini, smp. t. de’ calzolai: bottini. Crostel, sm. pancone: — „Nel pancone crescono bene le viti.“ — „Pozzo scavato nel pancone.“ Crudo, aggiungasi: agg. acerbo, immaturo. Cul; lecar el cul, met. aggiungasi: fiutare lo sterco a chi si sia; con aria de cior per ’l cui, con lùchera canzonatoria; no saver nanca doveche se ga ’l cui, met. m. basso: essere più grosso dell’acqua de’ maccheroni, — non accozzare tre palle in un bacino, — non distinguere gli uomini dagli orciuoli, o il pan da’ sassi — e simili. Curto; taiar curto, met. aggiungasi: tagliarsi l’agno. Cusìr, aggiungasi: cusirse la boca, met. cucirsi la bocca. Dama, sf. art. e mest. pillo. Dano, aggiungasi: farghe del dano a qualchedun, tenere danno ad alcuno; chi che xe sempio, suo dano — frase conclusionale: chi è minchion, suo danno. Dar, aggiungasi: dar de pranzo, de zena, ecc. dare pranzo, dare cena, ecc.; — una corsa, una netada, — una ridada, ecc. dare una corsa, dare una pulita, ecc. — correre,. nettare, ridere, ecc.; darse cura, pensier, ecc. darsi cura, darsi pensiero, ecc.; darse ’l caso, avvenirsi, darsi il caso; clar de bever, met. dare a bere, dare ad intendere; darghe de far a uno questo, o quel, allogare un lavoro a tale o tal altro, — dare a fare che che si sia a uno, — commettere che faccia questo o quello. Decorer, vn. decorrere, passare. Dente; far i denti, aggiungasi: dentare: — «E morto dentando.“ — «Denta il poverino e vogliono torlo dal latte;“ dirle fora dei denti, aggiungasi: mandarla in capperuccia: — «Con certo canagliume bisogna mandarla in capperuccia anche non volendolo.“ Digresion, sf. digressione; far una digresion, digredire, far digressione. Dimostrazion, sf. dimostrazione; apparenza, finzione.
Dio, aggiungasi: no esserghe Dii, met. non esserci tenaglie che possano schiodare: — «Quando ha preso una pantonata non ci son tenaglie che possano schiodarlo;“ esser tuti de Dio o tuti del diavolo, met. non avere il cintolino rosso. Dir, aggiungasi: poder dir de aver fato — significando che altri ha condotto a bene ciò che si sia di difficile e laborioso: aver fatto quanto Carlo in Francia: — «Per aver scritto du’ versi zoppi gli par d’aver fatto quanto Carlo in Francia;“ per dir assai, met. a far di molto; tuti devi dir la sua, aggiungasi: chi pon suo naso in consiglio, uno dice bianco, l’altro vermiglio. Dismentigar, aggiungasi: cansare una cosa dalla memoria. Distirar, aggiungasi: met. mandare a cena cogli angeli. Distrigar; distrigarse de qualchedun, correggasi: porre il lembo, o porre il lembuccio in mano a chi si . sia. Dito, aggiungasi: leggenda: — «Non crederlo sa, è una leggenda.“ Dolze, aggiungasi: andar dolze dolze, met. andare con l’erbolina in mano: — «Ha paura di buscarne e va con lui con l’erbolina in mano.“ Domandar, aggiungasi: no se domanda, met. — dicesi di cosa nota per sè, o facile a immaginarsi: non è da domandare, — non se ne domanda: — „jli stato assolto, non è da domandare.“ — „ Verrai anche tu, non se ne domanda.“ Domesticada, sf. addomesticamento, addomesticatura, dimesticamento, dìmesticazione, domesticamento, domesticazione. Doneta, aggiungasi: met. donnino: — „La Mariuccia non ha ancor dodici anni ed è già un donnino.“ Dormir, aggiungasi: dormirla, o el dormirla tuto ’l giorno, dormirei, o dormirebbe quanto le panchette del letto. Drio, aggiungasi: dar col de drio — parlandosi di arme da taglio: colpire di costola: — .Lo colpì di costola o di taglio?“ — „Fu colpito di costola e n’ebbe ciò non ostante il cranio spezzato;“ Retarselo de drio, met. stopparsi che che sia, potersela friggere, o poterla candire, o volerla candire. Dubio, aggiungasi: cavar del dubio, togliere dall’incertezza, — trarre dal burrone. EEconomia, aggiungasi: econo- i mia de casa, economia domestica; economia publica, economia politica, o pubblica; viver con economia, vivere di limatura. Edificazion, sf. edificamento, edifìcazione.
Efeminar, va. effeminare, effemminare. Efetuar, va. effettuare, eseguire, — mandare ad effetto. Efetuazion, sf. attuazione, effettuazione. Ela, agg essa, lei: — „Se essa lo volesse.“ — „L’ho risaputo ieri da lei-“ Epiteto, sm. appellazione, denominazione, epìteto; dar epiteti, epitetare: — „L’epitetava a modo e via e l’altro zitto come non fosse suo fatto “ Erba, aggiungasi: erba che se tacci soto i bastimenti, filandra; speta mus che l’erba cresi, aggiungasi: essere più lontano che gennaio dalle more, — volerci un altro po’ di sale. Erta; star al erta, aggiungasi: andare, o stare assentito. Esser, aggiungasi: poi esser, è capace: - „Vedi, è capace di esserci anche la Y;“ esser cussi, met. esser tagliato a tal misura: — „Lui è tagliato a tal misura; quando ha fitto il chiodo non si spunta che ghe ne fussi, m. prov. di cotesto desse il convento. Ezesivo, agg. eccedente, eccessivo. Famea, aggiungasi: tirar avanti co la famea, met. tirare avanti la famiglia. Fango, aggiungasi: più che se se remena nel fango più se se sporca, m. prov. chi casca nel fango quanto più vi si dimena, tanto più s’imbratta. Far, aggiungasi: aver intenzion de far qualcossa, andare a cammino di fare una cosa; far inveze de un cossa che sia, adempiere la figura, o adempiere le parti di quel tale; — „Uno de’ cooperatori adempie la figura di parroco parer de aver fato chi sa cossa, parer d’aver preso Buda: — «Per aver sciolto una sciarada gli par di aver preso Buda;“ far pezo che se poi — un lavoro, ecc: fare col maglio; farghe contro, tener testa. Farina; no esser farina de far ostie, aggiungasi: non essere uno stinco di santo. Fariseo, v. usata nel. modo met. muso de fariseo, viso di fariseo. Fato, aggiungasi: entrar nei fati dei altri, mettere, o porre la falce nella biada, o nella messe altrui: — „Chì vuol vivere tranquillo non metta la falce nella biada altrui.“ — „Ha voluto mettere la falce nella messe del vicino e n’ha toccate.“ Fazendina, correggasi: faccenduola. Ferata, aggiungasi: andar drio ferata, m. de’ cacciatori: ormare.
Fero, aggiungasi: fero de doganieri, fuso; no badar nanca per fero vedo, met. calcolare quanto il due di briscola, o quanto il papa sei nelle minchiate. Feta, aggiungasi: met. lavacapo, lavata, risciacquata. Fià; tirar el fià per no morir, aggiungasi: tirare innanzi per lo stralcio. Fiasca, aggiungasi: meter in fiasche, infiascare: — «Domattina infiascherete il vino.“ Ficonada(dar una) m. avv. de’ cacciatori: tirare in arcata Fiel, aggiungasi: no ver nanca fiel, met. non aver fiele; esserghe del fiel, met. aver mal fiele, — esserci del amarume, esserci un po’ di amarume: — «Fra loro due c’ è un po’ d’amarume causa la X,“ Figuroto, sm“. figuro; esser un figurato, essere un paolo di trentotto. Fin; fin come ’l fil, aggiungasi: fino come là séta, più furbo di un famiglio; saver per fil e per segno, avere l’alfabeto per ogni partita; molar el fil, met. dar l’erba cassia, — porre il lembo, o porre il*lembuccio in mano a chi si sia, — dargli il tabaccò del nonno. Filanda, aggiungasi: paron de la filanda, filandiere; chi che lavora in filanda, filandaio. Filar, aggiungasi: chi che fila Voto e V argento, filaloro. Filata, sf. filarata. Finestra, aggiungasi: finestra sora la porta de le boteghe o dei magazini, rosta — e dicesi rosta pure alla ferriata che chiude le roste. Floribus (esserin), aggiungasi: essere in florido. Fodra, aggiungasi: fodra dei Cristi, ecc. nela setmana santa, fusciacco. Fogaza; tornar pan per fogaza, correggasi: render agresto per uva acerba, e aggiungasi: rendere i coltellini, rendere frasche per foglie. Fogo; fogo salvadigo, met. correggasi: fogo salvadigo, med. Foia, aggiungasi: foia de vida, pampano; tremar come una foia, aggiungasi: tremare come una bubbola. Fola, aggiungasi: passar la fola, sfollare: — „Lascia che sfolli, poi usciremo a nostro beli’ agio “ Folo, aggiungasi: manticetto: — «Recagli il manticetto per solforare le viti.“ — „Un manticetto per uso di cucina.“ Fondo, aggiungasi: andar al fondo, met. investigare l’origine di una cosa — andare al fonte; esser senza fondo — detto di chi non è mai satollo: non V empierebbe l’Arno con la piena. Forca, aggiungasi: parer de andar a la forca, me’, parerci d’andare al patibolo Formenton; grani de formenton, aggiungasi: cariossidi. Forsi,, aggiungasi: per avventura: — „È colui per avventura vostro fratello ?“ Forti, v. fanciullesca: spida: — „M’ ha acchiappato, non vale era spida “ Fortuna, aggiungasi: esser nel colmo de la fortuna, salire sul ciuffo alla fortuna.
Fosa, aggiungasi: farghe la fosa ai altri é cascarghe dentro soli, met. appanare nella sua ragna. Fòsine, agg. e sm. fossile: — «Fossile per l’usina.“ — „Deposito di carbon fossile.“ Fratazar, va. art. e mest. piallettare. Fritaia, aggiungasi: esser fata la fritaia, met. esser fatto l’aglio. Fritolar, va. allardare, imbrodare, insozzare, insudiciare, intridere, lordare. Frolar, vn. frollare. Frolo, agg. frollo; met. debilitato, indebolito, infiacchito, snervato, spossato. Frustar, va. guastare, malmenare, sciupare Fuga, aggiungasi: fazilitarghe la fuga a qualchedun, fare altrui la via dell’agnolo, — agevolargli la fuga. Fumo; andar in fumo, aggiungasi: andare alla grascia: — „Volumi andati alla grascia,“ — «Farete andare alla grascia anche il vostro affare ?“ Furente, agg. furente, furibon- do, infuriato; far diventar furente per el dolor, mettere in assillo. Futer, aggiungasi: far saltar el futer, far venire i barbaglioni: — «Infamie inaudite che fan venire i barbaglioni.“ — «Se mi saltan i barbaglioni pover’a te!“ Galantomo; esser un fior de galantomo, aggiungasi: essere il pernio de’ galantuomini. Galina, aggiungasi: galina de Grezia, met. testuggine. Gamba, aggiungasi: che ga una sola gamba, unigambo: — «Veterano unigambo.“ — «Filoioghi ohe registrano la voce unigambo senza esempi per tema di dir corbellerie; cior de soto gamba, m. avv. pigliare di sotto gamba. Garbar, vn. attagliare, garbare, piacere. Garzonato, aggiungasi: aver fato “l garzonato, met. aver fatto la sua carovana. — aver fatto il noviziato. Gato, aggiungasi: esser per ’l gato, met. potersi friggere che che si sia, o poterla candire, o stopparsi di questo o quello. v Gelmo, nome proprio di persona: Guglielmo. Gelosia, aggiungasi: stizarse per gelosia, mangiarsi i guanti. Gemele (orca), inter. cospetto, perdinci potenzinterra — e simili. Gente, aggiungasi: gente bassa, met. gente di piccolo affare, o gente minuta; de gente bassa, m. avv. di bassa gente, — di razza vile e plebea, — di schiatta ignobile; gente che xe capaze de tuto, gente di scarriera. Gesumaria, v. usata nel modo: no rivar dir Gesumaria, non poter dir
Giardin, aggiungasi: ridur a giardin, aggiardinare Gin, aggiungasi: esser un gin, m. avv. esser,e una gentilezza, o essere un gioiello; essere l’asso, o essere colle basette; balzare la palla in sul guanto. Giornada, aggiungasi: far, o aver fato giornada, met. fare, o aver fatto un bel bollo, — fare, o aver fatto un bel chiappa. Giovar, va. giovare; aiutare, favorire. Giovidi, aggiungasi: la setimana dei quatro giovidi, met. il primo anno che non è nebbia, — per la capra Giovanni, o per l’anno di capra Giovanna. Giovinume, sm. giovanaglia: — «Giovanaglia matricolina che pretendo saperne più de’ dottori.“ Giudicar, aggiungasi: no bisogna giudicar del aparenza, m. prov. non giudicare la nave stando in terra, — la vista non si misura cogli occhiali. Gloria, aggiungasi: esser in gloria, met. essere in auge, o essere nell’auge. Gnente, aggiungasi: un bel gnente, nientaccio: — «Per sua parte d’eredità ricevette nientaccio.“ Goma, aggiungasi: goma che scola de zerti alberi nostrani, orichicco. Gratar, aggiungasi: esser de gratarse in testa, met. aver de’ grattacapo. Grizolo, aggiungasi: saltar el grizolo, met. saltar il ticchio. Gropo, met. aggiungasi: cavallo quartato: — „Lo scozzone m’ha offerto un cavallo quartato che ha la groppa come un elefante;“ patèma: — „Patema significa passione che non ha sfogo.“ — .Fin che ha quella patema non si rimette certo.“ Guadagno; esser de quei guadagni, aggiungasi: essere i guadagni del Zolla e correggasi: essere i guadagni del Cazzetta; aver fato un bel guadagno, m. antifrastico: fare un buono, o fare un bel chiappa, •— fare un buono) o un bel chiappo. Guardia, sf. custodia, guardia; guardia, guardiano; star in guardia, met. stare avvisato o stare sugli avvisi, — - prender guardia, — usar cautela. Idear, va. e rn. figurarsi, ideare, immaginarsi Ignorar, vn. ignorare; far finta de ignorar, fare il bue alla capannuccia, fare il gnorri Imbolsida, st. imbolsimento. Imbriconir, vn. imbricconire Imbroiado, agg. avviluppato, confuso, imbrogliato. Imbroiar, aggiungasi: imbroiarse parlando, avvolticchiarsi in parole: — S’avvolticchia in parole e per riaversi vi schicchera degli: insomma .. insomma..“
Imortalar, va. immortalare, immortalizzare. Imparzial, agg. imparziale; esser imparzial, tenere pari la bilancia. Impegno; ciorse l’impegno, aggiungasi: torre l’assunto; far qualcossa con tuto l’impegno, fare che che si sia con tutte le potenze dell’anima e del corpo, — mettersi a fare questo o quello coli’ arco del dosso. Impenaciar, va. impennacchiare. Impensierir, vn. impensierire, — mettere in apprensione. Impietosir, va. impietosire,- — muovere a pietà. Impietrir, vn. impietrare, impietrire: — „ Cadavere impietrito.“ — Terreni atti ad impietrire.“ Impinir, aggiungasi: impinir fin al orlo, abboccare: — ^Abboccare un bicchiere “ — „ Botti state abboccate di fresco.“ Imposesarse, vnp. impadronirsi, impossessarsi. Improntar, va. effigiare, improntare. vn. inavarire. ,Incalizinar, va. e vn. incaliginare. lndegnar, vn. idiotismo: degnare: — „ No me indegno de parlar con ti. = Non mi degno di parlare teco “ Indindiarse, vnp. v. met. essere infatuato di una persona, o di una cosa. Indoradura, sf, indoratura Indovinar, aggiungasi: met. prevedere, prognosticare; indovinarla, azzeccarla giusta. Indrio, aggiungasi: andar avanti e indrio, m. avv. arare in su e in giù. Infalibile, agg. certo, infallibile, sicuro; esser V infalibile, mei. essere come l’alloro: — «Colei è come l’alloro: la trovate a tutte le feste, a tutti i ritrovi “ Inferir, va. conchiudere, inferire, significare. Infiachir, vn, debilitare, infiacchire, spossare; impigrire. Informar, aggiungasi: far avveduto, o far consapevole. Ingiotida, sf. inghiottimento; sorso. Ingiotir, va. inghiottire; met. baciar basso; no poderla ingiotir, met. non poterla addosso: — «Ecco io p. e. non lo posso addosso che mi si lascia ne’ miei cenci.“ ingravidar, va. impregnare, ingravidare.
Insuperbirse, vnp. insuperbirsi, — montare in altura. Intesi (restar), m. avv. darsi l’intesa — essere di valuta intesa con chi si sia: — «Sono di valuta intesa e non mi contradicono. * Intestàrdir, aggiungasi: intestar- . dirse, vnp. metter peso ritto,.t— prendere una cantonata: — «Quando ha preso una cantonata non si spunta certo.“ — «Ha messo peso ritto di voler sposarla, è fatta, non se ne parla più “ Intopo, sm. difficoltà, impedimento, intoppo, ostacolo. Inzitamento, sm. eccitamento, incitamento. Inzivetir, vn. incivettire. Ioza, aggiungasi: do ioze, met. un’acquerugiola, una spruzzaglia: — «Non può chiamarsi pioggia una spruzzaglia inconcludente.“ Lagrima, aggiungasi: una lagrima, m. avv. un centellino, — una gocciolina, o un gocciolino: — ..Un gocciolino d’assenzio fa buono allo stomaco.“ — „Bevvi, suvvia, un centellino di fumetto.“ Lampante, agg. lampante, luccicante, risplendente; novo lampante, m. avv. nuovo nuovo. Lampar, aggiungasi: lampar senza che toni, balenare a secco. Lampo, aggiungasi: come ’l lampo, m. avv. più presto, o più ratto che di galoppo; in un lampo, ni. avv. in men che non balena: — „Vo e ritorno in men che non balena.“ Lana, aggiungasi: lana come che se la compra, lana in bioccoli: — «Per le materasse s’acquista la lana in bioccoli.“ Lascar, aggiungasi: lenteggiare: — » Sarce lasche.“ — «Sartie lenteggiate.“ Latar, met. correggasi: esser nella sua beva: — ^Pornografia ? allora è nella sua beva.“ Lavorar, aggiungasi: lavorar come una bestia, lavorare di mazza e stanga
Lèger, aggiungasi: leger a prima vista — modo de’ musicisti: leggere in partitura. Letera, aggiungasi: con tanto de letere, met. con caratteri cubitali. Leto, aggiungasi: preparar el leto, met. fare un po’ di letto. Leva; a leva leva, m. avv. aggiungasi: per il manico e per il mestolo, — da dare e da serbare, — per le sette peste. Lingua, aggiungasi: esser una lingua sacrilega, met. essere la lancia di Monterappoli, che pungeva da tutti i versi. Linguaza, met. aggiungasi: cronaca scorretta: — ,.C’era quella cronaca scorretta che non ha risparmiato nessuno.“ Lizenziamento, sm. licenziamento. Lodar, aggiungasi: per sim. dare l’allodola, - o dar la carne di lodola. Lutaran, aggiungasi: farse lutaran, lut erizzar e. Macaco, aggiungasi: restar come un macaco, rimanere di princisb e colie. Macada, aggiungasi: acciaccamento, acciaccatura. Madasa, aggiungasi: far in madusa, ammatassare. Madrona, sf. zi. specie di celenterato: anemonia sulcata. Magnabalini, sm. zi. tuffetto — colymbus auritus. Magnadora, aggiungasi: magnadom dei forchi, truogolo. Magnar, aggiungasi: el no voler meter in boca nissun magnar, med. sitiofobia; a pag, 239 penultima riga, correggasi: — tuti, met. ecc. Magnifica, aggiungasi: panatica: — «Si lavora per la panatica “ — «La panatica ci vuole dì per dì“ Maia, aggiungasi: fassar per inaia, m. de cacciatori: vagliare. Mal; meter mal, aggiungasi: metter biette, essere lina mala bietta: — «Farabutto che mette biette per progetto.“ — «Non fidatevi è una mala bietta.“ Malavoia, sf. malavoglia, malevoglienza. Malconzar, correggasi: tartassare. Maledeta, aggiungasi: no cafir una maledeta, non comprendere cica: — C’ è un arruffìo ne’ suoi scritti che non ci si capisce cica.“ — «Non capisce cica, è inutile spiegarglielo.“
Malorsiga, aggiungasi: in malorsiga — detto così per mitigare l’asprezza dell’in malora, in malorcia: — «Ci aveva da essere anche colui in malorcia “ Mana; esser una mana, met. aggiungasi: esser l’asino di Capriano, o essere la pentola di Capriano. Manete, aggiungasi: meter le manete, ammanettare. Maniga; esser de quei de la maniga larga, aggiungasi: essere di manica larga o essere di maniche larghe. Manigoldar, va. scanagliare: — «Scanaglia tutt’il dì per le vie.“ Marantiga; vecia marantiga, aggiungasi: ancroia scanfarda. Marcia; a marcia sforzada, a gran cammino, meglio che: a marcia forzata. Margarita, sf. hot. bellide, fior di prato, pratolina — bellis ferennis, la pianticella di cui una varietà porta fiori bianchi e una rosei; bellide maggiore, o occhio di bue — chrysanthemum leucanthemum, la pianta che ha i fiori del raggio bianchi, quelli del disco gialli e tubolosi, e che impropriamente viene chiamata margarita. Marmo, aggiungasi: chi che lavora robe de marmo, marmista. Maron, aggiungasi: far maron soli mi piè bel, fare come il pecorino di Dicomano. Mascara; dopo le maschere, aggiungasi: per la ’ capra Giovanna, o per l’anno di capra Giovanna. Masinar, aggiungasi: bisogna masinar co piovi, m. prov. macina mentre che piove, che di cesi pure alla latina:. durn pluit mulendum. Mato; diventar mato, aggiungasi: far anagramma del cervello, — andare in villa colla brigata, — aver dato il cervello e rimpedulare; correggasi: licitum est semel in anno insanire; — Dulce est decipere in loco. Mazo, aggiungasi: aver tute le carte del mazo, m. avv. de’ giuocatori: aver incinghiata la mula: — „Vince sempre e non ci vuol studio: ha incinghiata ogni volta la mula “ Medaie, sfp. aggiungasi: met. figli, marmocchi. Meno, avv. manco, meno; far de meno, astenersi da, — fare a meno, o fare di meno; in meno che, in meno di che, in poco d’ora, in un subito; al meno, al men che sia, al meno, al meno meno, a tutto il meno, alla meno; per el meno, per lo meno. Menomar, va. diminuire, menomare, scemare. Mente, sf. mente; vignir a mente, andare, cadere, venire a mente; saver a mente,. sapere a mente, e met. conoscere a menadito; saver ben a mente, sapere per lo senno a mente; far vignir a ’mente, rammemorare, ridurre alla mente
Mestier, pag. 256, ultima linea: correggasi: chi voi far un mestier, ecc. Mezo, aggiungasi: impiantar in mezo, met, lasciare in tronco: — „Non aveano con che pagarlo ed ei lasciò in tronco il lavoro.“ Miaulada, sf. miagolio, miagolo. Mìel, aggiungasi: cavarghe ’l miei a le ape, castrare le arnie; cavar el miei fora de la zera, smelare. Misura, aggiungasi: fora de qualunque misura, met. sopra ogni agguaglio: — „Birbante sopra ogni agguaglio “ Moia, aggiungasi: mola de soto del molin, fondo; mola de sora, coperchio. Molestar, va. importunare^ molestare tediare. Moribondo, agg. moribondo; esser moribondo, essere in termine di morte. Morto, aggiungasi: ti ieri morto ? detto scherzando a chi è lunga pezza che non si fa vedere: o che ti riponi sott’olio ? Mostra, aggiungasi: no va ben meterse tropo in mostra, m. prov. cosa troppo vista perde grazia e vista. Moto, aggiungasi: farghe de moto a un che ’l ne se avizini, ammiccare a sè quel tale. Mover, aggiungasi: bucicare — ma usasi sempre colla negativa: — „E confinato, in un letto nè si può bucicare.“ Narar, va. narrare, raccontare; riferire. Narazion, sf. narrazione. Nasarse, vnp. ammusarsi — ed è atto che sogliono fare certi animali, gli asini a cagion d’esempio. Nasser, aggiungasi: per tuto quel che poi nasser, ad ogni buon conto, — per tutto ciò che può accadere, — per ogni evento, — per ogni buon evento: — «Ad ogni buon conto chiudi la porta a chiave.“ — «Prendi teco la rivoltella, per tutto ciò che può accadere.“ Naso; tignir come la rosa al naso, aggiungasi: tenere come la gemma nell’anello. Nastro, sm. nastro; chi che vendi nastri, nastraio.
Nauseante, agg. nauseabondo, nauseoso. agg. navale. ,Nepur, avv. nemmeno, neppure, - nè meno, nè pure. No; esser fra ’l si e ’l no, aggiungasi: tentennare nel manico: — «Tentennava nel manico e cosi ebbe agio di vedere il fatto suo.“ Nolegiada, sf. noleggiamento. Novela, sf. novella; chi che scrivi novele, novelliere; contar novele, novellare; chi che conta novele, novellatore. Nudar, aggiungasi: stare a galla, o stare a nuoto: — «Il cadavere stava a nuoto.“ — «Pesa troppo per poter stare a galla.“ Ocasion; ciapar l’ocasion, aggiungasi: dare alla palla quand’ella balza, — pigliare il tempo pel ciuffetto; vignir la bona ocasion, aggiungasi: venire la palla al balzo, bai zarti la palla in mano, — balzarti il pallone sul bracciale; bisogna levar l’ocasion, m. prov. chi non vuol la festa levi l’alloro. Ocio, aggiungasi: mostrar col ocio, parlare a ciglio; aver zento oci, met. avere, o tenere l’occhio a’ mochi, — avere, o tenere gli occhi a’ mochi: — «Chi gli preme il fatto suo convien che tenga gli occhi mochi “ — „Non basta aver l’occhio a’ mochi, esperienza ci vuole;“ in un bater de ocio, rn. avv. in men che non balena; storzer i. oci, straluzzare gli occhi: — „Straluzzava gli occhi e soffiava soffiava.“ Oltrapasar, va, oltrapassare, oltrepassare.
Ombregiar, va. ombreggiare; tratteggiare. Omo, aggiungasi: omo de gnente, uomo da favole: — Ron farci calcolo è un uomo da favole cui non fiderei il mio cane.“ Oposto, agg. contrario, opposito, opposto; esser l’oposto, essere ostro e tramontana, che usasi pure con modo latino: ex diametro apposita. Orlo; impinir fin a l’orlo, aggiungasi: abboccare: — „Abboccare un fiasco.-“ — „Le bottiglie non devono essere abboccate.“ Oro, aggiungasi: e per antifrasi: il vii metallo: — ,,Adoratori del vii metallo.“ — „È il vii metallo che regge il mondo.“ Ortografia, sf. gram. ortografia; falò de ortografia, cacografia. Ovo, aggiungasi: ovo che qualche volta fa le galine che no ga la scorza dura, ovo sperduto.
Pala e Palada, correggasi: pala; palata; paletta; — palata, palettata. Palesar, aggiungasi: chi che palesa, palesatore. Palina, sf. biffa. Panigirico, sm. panegirico. Papa, aggiungasi: ogni morte de papa, met. pe’ giubilei, — a urli di lupo: — «Fanno un po’ di rialto pe’ giubilei.“ — «Viene a vederci, si, ma a urli di lupo.“ Parte, aggiungasi: de quela parte, m. avv. a quella volta: — «Avviatasi a quella volta le venne veduta una pastorella.“ Partezipazion, sf. partecipazione, participazione. Pasià, sm. pascià:.— «Lo chiamano il pascià bianco.“ Passaman, aggiungasi: far pasaman — modo de’ muratori e manovali: fare la lombardata: — ,. Ecco i mattoni,- ognuno al suo posto che faremo la lombardata.“ Passar, aggiungasi: met. fare, la passeggiata: — - „X fa la passeggiata alla signora Lina.“ — «A chi domin può. far la passeggiata quel galletto marzuolo ? “ Passaro solitario, sm. passera solitaria. Pasta; esser tuti de una pasta, met. aggiungasi: essere come i poponi da Chioggia, tutti d’una buccia.
Patacon, aggiungasi: pi. met. lucciconi: — ,Mirando l’estintagenitrice faceva certi lucciconi che bisognava vedere;“ goccioloni: — «Sul più bello della festa’ cominciarono a cadere de’ goccioloni, e allora ci fu un serra serra da non si dire.“ Patùs, sm. v, met. crisani: — «Comperare sarebbe facile ma e i crisani ?“ Pedante, agg. e smf. pedante; far el pedante, pedanteggiare. Pedocio, aggiungasi: far la fin del pedocio sul petine fisso, met. averla fatta Unita; averla nelle ghette, o averla fra capo e collo; far mala fine, o far trista fine. Pele, aggiungasi: psrvara la tu pele, povara la sua pele, ecc. — specie di minaccia: povero a te, povero a lui, ecc: — „Se ci va, pover’a lui.“* — «Povero a te se mi sciupi il lavoro; ’ basta salvar la pélè, m: prov purché la pecora non muore la lana rimette, — a chi salva la pelle la carne rimette. Pentir, aggiungasi: far pentir, far mangiar l’aglio ad alcuno, — fargli gangola; ti te pentirà,, m. assoluto: ti saprà d’aglio; pentirse, aggiungasi: battersi la guancia in una cosa. Pergolada, sf. pergolato: — „Seduto tranquillamente sott’il pergolato.“ Pèrmuta, sf. permuta; far una;permuta, permutare. Persuader, aggiungasi: chi, o che persuadi, persuasore. Pesar, aggiungasi: met. essere grave, o molesta una cosa, — pesarti, o rincrescerti questo o.quello; pesar le parole, met. parlare con cautela, pesare le parole. Pescar, aggiungasi: pescar in fondo, met. pescare a fondo, o pescar dentro. Petine; petine fisso, aggiungasi: pettinella. Petinin, sm. pettinino. Petoral, aggiungasi: steco de pecorai, met. allampanato, fuseragnolo Peveron, met.. aggiungasi: petroniano: — «Ve’ che po’ po’ di petronciano si rimpasta Don Domenico. “ Pezo; a la pezo, aggiungasi: alla peggiaccio. Piato, aggiungasi: col piato,, m. avv. di piatto, o di piattone: — „Lo colpì di piatto.“ — „Se non lo coglieva di piattone pover’a lui;“ dar col piato, m. avv. piattonare: — piattonare senza misericordia.“ — „Gli tirò una piattonata che giunse a scansare.“ Pidon, sm. piedone. Piera, aggiungasi: “piera bianca, pietra calcare; piera scura, pietra arenaria, o pietra silicea. Piover, aggiungasi: finir de piover, spiovere: — „Non mi muovo finché non è spiovuto.“ — pasciamo spiovere, poi ce n’andremo “ Più; de più, m. avo. di vantaggio: — „Ha ricevuto una serqua di vantaggio “ Pivida, sf. pipita; aver la pivida, met. aver la pipita. Plebè, aggiungasi: doprar parole de la plebe, plebeizzare: ’ — pie“ beizza .per vanto.“ — „Eu chiamato all’ordine perchè plebeizzava insegnando.“ Plural, agg. esm. plurale; meter al plural, gram,. pluralizzare.
Polenta, aggiungasi: assicurarse la polenta, met. accomodare il fornaio, — assicurarsi il fornaio. Polveraza, sf. polveron’e: — „Con un po’ di vento che sia ci si acceca dal polverone.“ Polverizada, sf. polverizzazione. Pomo; parer un pomo spacà, aggiungasi: somigliarsi a pennello, — non ne perder nulla,:. — ,.Assomiglia alla sorella che non ne perde nulla.“ — „Fratelli che si somigliano a pennello.“ Ponente, correggasi: — e detto di vento: favonio, ecc. Ponta, aggiungasi: t. de’ giuocatori di dominò: asso. Portar, aggiungasi: quante che se ghe ne poi portar, met. .quante ne può benedire un prete, e per rincarare la dose: quante ne può benedire un vescovo: — ,Lo colsero in flagranti, e- dagli, picchia e mena gliene diedero quante ne può benedire un vescovo;“ portò adesso — detto di vestito, utensile, ecc. appena ultimato: uscito ora dalle mani: — panciotto uscito ora dalle’ mani del sarto.“ — - „Pare nuovo questo cappello? eppure è uscito ora dalle mani del cappellaio.“. Porzion, aggiungasi: una bona porzion, in buon dato; — un buon poco — e usasi pure metaforicamente: — „Mangiossi in un, buon dato pesche e prugne “ — «Quanto a vanagloria può dire - d’averne un buon poco.“ Posta; de sta posta, m. avo. aggiungasi: tanto fatto: — „Un ragazzone tanto fatto.“ — „Pani tanto fatti non se ne confezionano oggidì.“ Povaralia, sf. poveraglia. Pranzeto, sm.. pranzettino, pranzetto, pranzuccio. Pranzon, sm. pranzone. Pregar, aggiungasi; no farse pregar, m. prov. confessare senza corda e senza fune. Premer, aggiungasi: urgere — verbo di cui si usa solo la terza persona del presente, dell’imperfetto e del futuro: — .Affare che urge.“ — a Potevate lasciarlo indietro; tanto non urgeva “ — «Urgerà lo scommetto giacché non si può farlo:“ Premura, aggiungasi: aver una premura del diavolo, met. aver più fretta che chi muore di notte. Presada, sf. pressatura. Presar, va. pressare. Presion, sf. pressione Prestabilir, va. prestabilire Presteza, sf. celerità, prestezza, sollecitudine. Prestigiador, sm. prestigiatore. Presumer, vn congetturare, presumere, presupporre. Pretender pretendersela, aggiungasi: aver capriccio sopra un’arte, sopra una scienza, ecc. Pretesto, aggiungasi: cavar, levar — esimili — ei pretesto, tagliare l’agno. Prezo, aggiungasi: valsente: — «Mandatemi il Dizionario chi vi spedirò il valsente a corso di posta.“ Prima, aggiungasi: o prima o dopo, m. avv. o tosto o tardi, — o prima o poi, — o tardi o avaccio. Provenir, vn. derivare, provenire, — aver cagione da. Pulizà, sm, v. usata in oggi soltanto met.: aguzzino, guarda, guardiano, sorvegliante, sovrastante — e simili.
Punto; vignìr in punto, aggiungasi: balzare la palla in mano, venirti la palla al balzo; fato in punto e virgola, m. avv. fatto con tutte le virgole. Puro, aggiungasi: puro e neto, m avv...met, scrivo scrivo: — «Vino che è alcool scrivo scrivo.“ Quadradura, sf. quadratura. Qualcossa; xe meio qualcossa che gnente, aggiungasi: ogni acqua immolla, — è meglio un moccolo che andare a letto al buio. Qualificar, va. qualificare. Qualificazion, sf. qualificazione. Quaresimal, sm. quaresimale. Quartal, sm. quartale. Quatrozento, agg. e sm. quattrocento: — «Quattrocento soldati.“ — «Scrittori del quattrocento.“ Quel, aggiungasi: esser sempre a quela, essere alla medesima di semjpre, o essere alle medesime: — «Voltala e girala si è sempre aile medesime.“ — „Con tutto il suo brigare siamo alla medesima di sempre.“
Rachiuder, vn. contenere, racchiudere. Racomodar, va. acconciare, raccomodare; racconciare, rassettare. Racontar, va. narrare, raccontare. Radar, aggiungasi: ràdere. Radolzida, sf. raddolcimento. Radunar, va. adunare, raccogliere, radunare. Rafigurar, vn. raffigurare; ravvisare. Ragno, correggasi: phalangium opilio, eh’ è un aracnide, ecc. Ralegrarse, aggiungasi: prendere allegrezza. Rampigar, aggiungasi: inarpicare, narpicare. Rangifero, sm. v. met. gaspero: — „Bisogna porre il lembuccio in mano a tutta quella manica di gasperi.“ Rapresalia, sf. rappresaglia. Raveder, vn. ravvedere. Refolo, aggiungasi: saltar el refolo, met. montar la cuccuma. Restar, aggiungasi: restar ’unelise, met. far de’ pentolini Retangolar, agg. rettangolare.
Rezidiva, sf. recidiva. Rezidivo, agg. recidivo. Rico, aggiungasi: no se diventa richi in un momento,, tn. prov. — s’intende col lavoro, onestamente: di bene in diritto non s’arricchisce. Rider, aggiungasi: crepar de rider, met, ridere a crepa pancia, o ridere a crepapelle, o ridere a crepacorpo, — sbellicarsi dal ridere. Rifa, aggiungasi: andar eie rifa, fare a’ garantoli: — „Fecero a’ garantoli per ottenere quel posto.“ Rioda, aggiungasi: colpo de riodo, rotata: — «Correndo all’impazzata con una rotata ruppe un piolo.“ — „Battè una rotata contro la diligenza e il cavallo “stramazzò.“Risciar (risciar), aggiungasi: per sim, tirare il dado. Riscio (riscio), aggiungasi: far un riscio che no merita, andar a pescare coli’amo d’oro, o andar a pescare coli’ amo d’argento. Risoluzion, aggiungasi: vignir a la risoluzion, cavare cappa e mantello d’una cosa. Ritrato, aggiungasi: esser el ritrato, met. parere miniato, — -parere nato e sputato, — parere pretto e sputato, — parere puro e pretto, — parere tutto sputato, — parere uscito dall’istessa madia, — somigliarsi come due goccie d’acqua: — „Bi.m- bo che è pretto e sputato il padre “ — «Odi malizia padrino e figlioccio si somigliano come due goccie d’acqua.“ Riversa, aggiungasi: a la riversa, m. avv. a,rovescio, da rovescio: -— «0 non s’è messo la camicia da rovescio!“ — «E di nuovo porta il fucile a rovescio;“ far le robe a la riversa, aggiungasi: imbrigliare l’asino per la coda. Roba, .. aggiungasi: domandar, propor, ecc. tante robe per otenerghene almeno una, mangiare la carne secca col pesce d’uovo; no far ne bezi ne roba, met-, sciupare inutilmente il proprio tempo. Ronzar, va e vn. ronzare. Rosa, aggiungasi: t. de’ cacciatori: rosa; esser una rosa, met. aggiungasi: parere un sole di maggio., — esser tutto fiori e baccelli. Rosto, aggiungasi,- sm. con voce generica: girato: — „Sopr’il girato non v’è pietanza.“ — „Per il girato farebbe carte false.“ Rovan, agg. e sm. rovano: — «E rovano il vostro cavallo?“ — «Pariglia di rovani spagnuoli.“ Salado, aggiungasi: meK col sale e col pepe: — «Fecegli una risposta col sale e col pepe.“ Salame, aggiungasi: salarne in barca, met. minchione co’ fiocchi, — persona più grossa dell’acqua de’ maccheroni; restar come un salame in barca, met, restare di princisbecche, — restar pergola, — rimaner brutto.
Saver, aggiungasi: saver tuto, o saver\ tuti i petegolezi — detto di chi sta su tutte le brache e disviscera tutti, i segreti di un luogo: aver più segreti di unmagnano. Sazio; no esser mai sazio, .aggiungasi: avere il pettine ed il cardo: — „Dopo ’la malattia ha il pettine ed il cardo.“ Sbadado, agg. sbadato, — persona a casaccio. Sbadilio, sm. sbadiglio. Sbrindolar, va. e vn. sbrindellare, strambellare. Sbucar, va. -sbucare. Scalar, agg. e va. scalare: — «Interesse scalare.“ — «Dovettero scalare le mura.“ — «Lo vidi che scalava il cancello.“ Scampar; scampar de tuta fuga, aggiungasi: fuggire come una palla di piombo. Scapola, (far), aggiungasi: salare la lezione, l’ufficio, ecc. Scarfaroto, sm. scalperotto; met. bottaecino; sciamannato. Scarpena, aggiungasi: met. ancroia, scanfarda; mostriciattolo, mostriamolo, scarabocchio, scaramogio. Scarsela; aver in scorsela, met. aggiungasi: avere in borsa: — „Ha messo de’ numeri al lotto e già gli pare d’aver la vincita in borsa.“ Scartar, t. di giuoco, aggiungasi: sfagliare: — „ Ho sfagliato tutte le spade per assolarmi il tre di denari.“ Scartaza, correggasi: pi. met. favoriti, ecc. Schermir, va. riparare, schermire, schivare; vnp. destreggiarsi, esentarsi, schermirsi. Scherzar, aggiungasi: aver voia de scherzar, essere su per le baie: — „Ella è su per le baie, ma io, scusi, ho altro per il capo;“ no esser de scherzar, correggasi: non essere da prendersi a gabbo. Schifignin, agg. e sm. schifiltoso, schizzinoso. Sciopadura (sciopadura), aggiungasi: sciopadure ne la pele de la gente e ne le clarnpe dei cavai, setole. Scodolada, sf. accapigliamento, accapigliatura, scapigliatura, scarmigliatura. Scodolar, va. accapigliare, scapigliare, scarmigliare. Scolar, aggiungasi: vn. met. trarre la bambagia dal farsetto: — „S’ è messo con una sudiciona che gli ha tratto la bambagia dal farsetto a modo e a via.“ Sconesion, sf. sconnessione. Scribaciar, va. scribacchiare; scrivucchiare. Sculazadina, aggiungasi: sculaccioncino: — «Per uno sculaccioncino urla come se l’avesser scorticato.“ Sdaziar, va. sdaziare, sdoganare, sgabellare. Sdegnar, »«. dispregiare, sdegnare, — avere a sdegno, — tenere a vile. Sdrondonar, correggasi: romoreggiare; soqquadrare; sparabicchiare. Se; dopo di: — „Ci vedremo domani;“ aggiungasi: pron. sè. Secio, aggiungasi: piover a seri, m. avv. piovere dirottamente, o piovere stemperatamente, — piovere a ciel dirotto, o a ciel messo, o a ciel rotto.
Segno, aggiungasi: in segno, m. avv. a dimostrazione, in attestato: — „Mi permetto offrirle questi fiori in attestato del mio sincero attaccamento;“ meter a segno, met. cavar il ruzzo di capo, o cavare il zurro di capo: — „Faceva il gradasso, ma io, con una buona risciacquata, gli cavai il zurro di capo.“ Sepoltura, aggiungasi: -parer vignù fora de la sepoltura, met. parere un morto uscito della sepoltura, o parere un morto uscito di sepoltura. Servir; cossa servi, aggiungasi: formola interrogativa: a che prò, a che serve, a che utile: — „A che serve importunare quando sapete che è inutile?“ — „A che prò andarci? tanto non vi riceve.“ Sferar, va. sferrare; sprangare: — „Sferrare contrario d’inferrare.“ — „Grli si sferrò la giumenta.“ — „Spranga calci a dritta ed a mancina.“ Sferzada, sf. met. bottata, motteggio, sferzata. Sferzar, va. met. rampognare, rimproverare, sferzare. Sfiancar, va. met. sbiettare, spulezzare: — «Yista la pubblica forza i turbolenti spulezzarono.“ — „Ecco il tuo sarto, sbietta che ne sei in tempo “ Sfrièar, aggiungasi: t. de’ giuocatori: frisare: — „La tua palla ha frisato il pallino.“ Sgnocolar, aggiungasi: scuffiare: — „Si scuffiò da solo du’ polli arrosto.“ Sgangolir, vn. sdilinquere: — „ Da gli dunque delle ciliegie, non farlo sdilinquere.“ — „Ci han fatto sdilinquere fino alle quattro per farci poi ingollare una sbroscia impossibile.“ Simile; ogni simile ama ’l su simile, aggiungasi: che è il latino: pares cum paribus facillime congregantur. E. Kosovitz. — Dizionario ecc. 36 Slegerida, aggiungasi: alloggiamento; alleggieramento. Slofarse, aggiungasi: nel senso di mangiare avidamente cosi che presto se n’abbia a sufficienza: avventrinare: — S’avventrinò di fragole.“ — «Non lasciategli davanti il formaggio, che s’avventrina lui.“ Smagrirse, vnp. smagrirsi, — allungare il muso: — «Dacché s’è dato allo stravizio ha allungato il muso.“ — «Ohi piglia moglie e non sa l’uso assottiglia la borsa e allunga il muso, dice il proverbio.“ Smoderado, agg. smoderato; eccedente, eccessivo. Smoderar, vn. smoderare; eccedere. Sogezion, sf. soggezione; riguardo, rispetto. Sognar, vn. sognare, — far sogni; sognasse, vnp. met. sognarsi: — „Sognai un dì d’esser amato.“ — «Chiaro così che non ci accade spiegazione ? ma quell’uomo sogna!“ Soldo, aggiungasi: met. scudo: — «Possede qualche scudo, ma non è gran cosa;“ voltar do volte el soldo prima de spenderlo, met. avere il granchio alla scarsella. Solegiar, va. soleggiare. Solevazion, sf. sedizione, sollevazione, tumulto. Somear, aggiungasi: render ombra Somilianza, aggiungasi: esser, o no esser somilianza tra una roba e l’altra, essere, o non essere agguaglio da cosa a cosa, — essere, o non essere agguaglio da una cosa a un’altra. Sonaliera, sf. sonagliera. Sonza, aggiungasi: sonza de bosco, met. sugo di bosco. Soprimer, va. sopprimere; tacere, togliere Sorbitolo, sm. zi, lo stesso che orbitelo. Sotentrar, vn, sottentrare, succedere. Soto; qualcossa ghe xe soto, aggiungasi: c’ è sotto la matassa: — «Se l’è presa a bocca baciata? ci dev’esser sotto la matassa senza dubbio.“ Spasimar, vn. spasimare
Specio, aggiungasi: lisso come H specio, m. avv. piano come uno specchio.“ Spender, aggiungasi: bisogna saver se regolar nel spender, m. prov. chi ha poco spenda meno, — chi vuò stendersi più com’ è lungo il lenzuolo si scopre da piedi, — chi non si misura viene misurato. Speranza; tignir insperanza, aggiungasi: tenere con la ciliegia in bocca. Spetar, aggiungasi: spetar in vano, aspettare le novelle dal muto; — la bona ocasion, aspettare la palla al balzo — aspettare il porco alla quercia; — chi che no vien, aspettare il corvo; — con gran desiderio, aspettare a gloria. Spezie, aggiungasi: de tute le spezie — riferito a soldati: di ogni arma. Spinaze; aver magnà spinaze, met. aggiungasi: aver le braccia rotte: — «Ha le braccia rotte che la sua palla non giunge mai il pallino ?“ Spinger, vn. met. eccitare, indurre, spingere. Spipolar, va. spifferare, spippolare. Spizolada, aggiungasi: sbocconcellatura. Spoianegai, smf. v. met. squartapiccioli. Sporcarla, correggasi: sporcarla che el vento porta nei oci, bruscolo. Sporco, aggiungasi: el sporco de fora del formalo, la roccia del cacio, o la roccia del formaggio. Sposar, aggiungasi: spizar de sposarse — detto di fanciulla: abbraccerebbe un uomo prima che un orso. Spudar, aggiungasi: spudarghe su, met. pisciarci sopra. Spuzolente, sm. puzzone: — «Mandate via quel puzzone.“ — „Un puzzone che ammorba tutt’il quartiere.“ Stafa, aggiungasi: perder la stafa, met. staffare: — „Staffa ogni momento e poi traballa sul cavallo;“ — restar taeà col pie ne la stafa cascando de cavai, rimanere staffato: — „Buon per lui che rimase staffato solo un istante; se il cavallo se lo trascinava dietro, addio fave!“ Stafilada, aggiungasi: staffilata. Star; starghe a qualcossa, aggiungasi: attrarre a quella tal cosa: — „I giuocatori attraggono al giuoco.“ Stela, aggiungasi: scheggia: — „Appuntate i pali e le scheggie portatele in cucina.“ Stender, va. distendere, stendere. Stesso, aggiungasi: lo stesso, particella avversativa: nientedimeno non pertanto: — „Ne tocca d’olio santo, ma nientedimeno continua la tresca“ — „Fu licenziato ma non pertanto non cessa dal farsi vedere ogni giorno.“ Stival, aggiungasi: grazioso come un stivai de cicio, gentile come un chiavistello di prigione. Storto, aggiungasi: no andar una in storto, met. tenere la fortuna pel ciuffetto. Strada; trovar la strada, met, aggiungasi: rinvergare la matassa, — trovare il bandolo; strada sfulminada, strada sfondata: — „Strada sfondata tanto che colla vettura non ci si passa.“
Straza, aggiungasi: met. patano; ciapar le straze, met. pigliare il cencio: — „Dev’esser fatto, capite; pena di pigliare il cencio.“ Strombetada, sf. strombettata. Strombetar, va. strombazzare; strombettare; sm. strombettìo. Studiar, aggiungasi: studiar come un can, m. avv. tenere sempre il bacino al mento. Superbia, aggiungasi: manco superbia, m, prov. la superbia andò a cavallo e tornò a piedi. Sufiziente, agg. sufficiente; bastante. Sufizientemente, avv. sufficientemente. Suizidar, va. suicidare. Tabaro; taiar tabari, aggiungasi: fare il gazzettino, o fare un -gazzettino. Taco; bater i tachi, met. aggiungasi: alzare il tacco. Tambarar, va. sbraitare, vociare Tanto, aggiungasi: ogni tanto, a ogni poco, — ogni poco: — „Gli fa ogni poco la carità.“ — „Yiene da lei a ogni poco “ Tegna, met. aggiungasi: tirchio: — *È un tirchio che non darebbe da bere a secchia.“ Tempo, aggiungasi: no aver tempo de butar via, non aver tempo per abbaccare, o non aver tempo per almanaccare. Tera, aggiungasi: chi che magna tera, geofago. Tirar; tirar su, aggiungasi: annasare, fiutare. Tiro, aggiungasi: far un de quei tiri — nel senso di fare a chi si sia cosa spiacevole e dolorosa: lavare il capo, o lavare la testa colla frombola. Togna, aggiungasi: de fogna, inamato: — «Ghiozzi inamati.“ — „Gli sgomberi sono tutti inamati.“
Tore; esser la tore de Babele, met. aggiungasi: essere il giuoco del biribara, dove chi più vede meno impara. Tosada, aggiungasi: rapata: — „ Quando viene il barbiere farete dare a’ bimbi una buona rapata “ Traduzionaza, sf. traduzionaccia. Trasgresion, sf. lo stesso che trasgredida. Tre, aggiungasi: saltar i tre, met. girare il boccino, — pigliare la scesa di testa. Triaca; far triaca de un, aggiungasi: fare alla palla con quel tale. Trono, aggiungasi: esser in trono, met. essere in camerino, o essere allo stanzino — e ciò perchè in Toscana, nel parlar famigliare, per una specie d’eufemismo^ vien chiamato camerino, o stanzino, il luogo comodo. Udienza, sf. udienza; dar, o no dar udienza, met. porgere, o non porgere ascolto. Un, aggiungasi: esser tuto un — fra due persone: andare a un giogo. Usel, aggiungasi: per sim. bipede pennuto; usel de paradiso, zi. uccello di paradiso — paradisea apoda; restar un bel usel, met. restare un bel fante: — „ Tresca pure, ma se perdi l’impiego resterai un bel fante.“ — «Neanche un seme ora si che sono un bel fante.“ Useleto, aggiungasi: magnar come un useleto, met. mangiare quanto uno scricciolo, — essere un uccello di poco pasto; l’useleto ne la gabia canta de morbin o vero sia de rabia, m, prov. riso di bocca spesso cuor non tocca.
Valantin, nome proprio di persona: Valentino. Vale, sf. valle; vale eie lagrime, met. valle di lagrime; vale de Giosafat, valle di Griosafatte. Veder, aggiungasi: voler far veder, met. farla cascar d’alto. Vento, aggiungasi: vento che alza la neve, sinibbio. Vergognarse, vnp. vergognarsi; aver ragion de vergognarse, met. portar basso il ciglio: — . Se porta basso il ciglio e’ ci ha ben di che.“ — «I figli non han da portar basso il ciglio per gli errori de’ padri.“ Verosimilianza, sf. verisimiglianza, verosimiglianza. Verta, sf. aperta: — «Diedi a casa un’aperta al libro e vi trovai l’adagio lungamente cercato.“ Vestaiia, correggasi: panicona. Vida, aggiungasi: cavcirghe le foie a le vide, spampanare le viti, Vignir, aggiungasi: no poderghene vignir vizin, met. non potersi accostare: — «Piselli a un fiorino il chilogrammo non è possibile accostarvisi.“ Vilanazo, aggiungasi: met. villan cornuto. Vin, aggiungasi: vin pien, met. vino maccherone. Vita, aggiungasi: vita naturai durante, m. aov. vita vivendo: — «Difetto che non perderà vita vivendo.“ — «S’è obbligato a tenerlo vita vivendo.“ Virtù, aggiungasi: aver la medesima virtù, met. adempiere il luogo di che Si sia: — - „La dulcamara adempie il luogo della salsapariglia.“ — «Quanto a caseina i piselli adempiono il luogo del latte.“ Viver, aggiungasi: viver ritirado, abitare con sè, — vivere ritirato: — „In luogo di vivere con sè e vergognarsi si fa vedere a tutt’i passeggi.“
Volta, aggiungasi: una volta intanto — detto quando una volta tanto si allarga la mano oltre il convenevole:- in tempo di fiera non ci si abbada. Zafe, (aver zife zafe e zervelo)m. avv. camminare con la briglia in mano: — «Son anni tristi, e per campucchiare soltanto bisogna camminare con la briglia in mano.“ — «Camminate colla briglia in mano, è un corbacchione di campanile colui.“ Zata, aggiungasi: aver ne le zate, met avere nelle forbici. Zatada, aggiungasi: rampata: — «Lo lasciò morto con una sola rampata.“ favaio, aggiungasi: carigarse inutilmente de zavai, darsi la gabella degl’impicci. Zenocio, aggiungasi: tocarse i zenoci — muto ed eloquente linguaggio d’amore: fare a ginocchino. Zeder, aggiungasi: zeder vn poco peromo — dicesi del cedere un poco per uno fra contendenti per venire agli accordi: fare un passo per uno: — «Si fa un passo per uno e la questione è definita.“ Zentesimo, aggiungasi: voler ver fin l’ultimo zentesimo — per volere fino a un puntino di quello che a noi si perviene: voler la parte sua fino al finocchio. Zesto, aggiungasi: aver in tei zesto, mef.. avere in tasca: — „E da un pezzo che io t’ho in tasca.“ — „Giovanume che ha in tasca le gaggie ammonizioni de’ vecchi.“ Ziel; portar ai sete zieli, aggiungasi: mettere sul candeliere, o mettere sul piedestallo: — „Vorrebb’esser messo sul candeliere per aver cantato .in coro.“ — «Mettetelo sul piedestallo e ve n’accorgerete.“ - Zigaro, aggiungasi: chi che fa zigari, sigaraio; zigaro che spandi, sigaro sfiatato.
Zo; butar zo, met. aggiungasi: scrivere come la penna getta: — «Sto per partire e vi scrivo queste righe come la penna getta;“ darse zo, regalarsi nespole: — ..Trovarono questione per non so quale inezia e si regalarono nespole che pareva grandinasse.“ Zogar, aggiungasi: zogar leal, giuocare netto. Zogatolar, va. giocacchiare: — «Avversari co’ quali si può giocacchiare.“ — „Giocacchiava deridendo l’avversario e gli ha toccato in ultimo pagare lo scotto.“ Zumbar, vn. met. giulebbare: — „Ho dovuto giulebbarmi anche la suocera “
Fine.
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