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OCA | — 555 — | OVO |
Ocasion; ciapar l’ocasion, aggiungasi: dare alla palla quand’ella balza, — pigliare il tempo pel ciuffetto; vignir la bona ocasion, aggiungasi: venire la palla al balzo, bai zarti la palla in mano, — balzarti il pallone sul bracciale; bisogna levar l’ocasion, m. prov. chi non vuol la festa levi l’alloro.
Ocio, aggiungasi: mostrar col ocio, parlare a ciglio; aver zento oci, met. avere, o tenere l’occhio a’ mochi, — avere, o tenere gli occhi a’ mochi: — «Chi gli preme il fatto suo convien che tenga gli occhi mochi “ — „Non basta aver l’occhio a’ mochi, esperienza ci vuole;“ in un bater de ocio, rn. avv. in men che non balena; storzer i. oci, straluzzare gli occhi: — „Straluzzava gli occhi e soffiava soffiava.“
Oltrapasar, va, oltrapassare, oltrepassare.
Ombregiadura, sf. ombreggiatura.
Ombregiar, va. ombreggiare; tratteggiare.
Omo, aggiungasi: omo de gnente, uomo da favole: — Ron farci calcolo è un uomo da favole cui non fiderei il mio cane.“
Oposto, agg. contrario, opposito, opposto; esser l’oposto, essere ostro e tramontana, che usasi pure con modo latino: ex diametro apposita.
Orlo; impinir fin a l’orlo, aggiungasi: abboccare: — „Abboccare un fiasco.-“ — „Le bottiglie non devono essere abboccate.“
Oro, aggiungasi: e per antifrasi: il vii metallo: — ,,Adoratori del vii metallo.“ — „È il vii metallo che regge il mondo.“
Ortografia, sf. gram. ortografia; falò de ortografia, cacografia.
Ovo, aggiungasi: ovo che qualche volta fa le galine che no ga la scorza dura, ovo sperduto.