Ricerche critiche intorno alle medaglie di Costantino Magno/Ricerche critiche
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Il più antico monumento epigrafico pubblico, che finor si conosca, insignito del sacrosanto monogramma frapposto alle greche lettere A ed Ω, si è quello di Sitten dell’Elvezia, dedicato nel 377 sotto Graziano (Mommsen, Inscr. confoeder. Helvet. Lat. p. 3 n. 10: Le Blant, Inscr. Chret. de la Gaule t. i p. 496); ma nelle monete Imperiali quell’adorato segno Cristiano comparisce di già un 40 e più anni prima sotto Costantino Magno, il quale, a detto di S. Ambrogio (Orat. de obitu Theodos. n. 40), quod primus Imperatorum credidit, et post se hereditatem Fidei principibus dereliquit, magni meriti locum reperit. A parere dell’Eckhel (t. viii p. 89) ex nummis pertinax Constantini in vetera sacra odium, et adversum Christiana adfectus probari non potest. Ma il sommo numografo a questo luogo parmi precipitasse il suo giudizio non ponendo tutta la diligenza nel rintracciare tutti quanti i segni di Cristianesimo, che ricorrono nelle monete di Costantino e de’ suoi figliuoli, e non facendo la debita distinzione degli anni del di lui impero, e de’ riguardi che quel saggio Principe aver doveva alle circostanze de’ tempi (cf. Euseb. in vita Constant. II, 60)1. Peggio fece il Tanini (Suppl. ad Bandur. p. 274) agguagliando in certo modo ad Alessandro Severo e ad Adriano il buon Costantino, perchè nelle sue monete gentilium superstitionis et Christianae Religionis portentosa confusio reperitur, ubi Crux et Christi monogramma cum ethnicorum idolis consociantur. Ma cotale pretesa portentosa confusione non sussiste che nell’immaginazione del poco accorto Tanini, come vedremo in appresso; o tutto al più attribuir dovrebbesi ad un arbitrio di qualche men circospetto operaio delle antiche officine monetarie. Anche il dotto Francese Feuardent, che di recente trattò questo importante subbietto (Revue num. 1856 p. 247-255), non rettamente conchiuse, che «i segni del Cristianesimo non veggonsi comparire sopra le monete portanti l’effigie di Costantino Magno se non che in sulla fine del suo impero; e che in sino a quell’epoca esclusivamente le divinità del paganesimo sono rappresentate sopra le monete di quel Principe». Il ch. Feuardent mostra avere in ciò seguito il parere del dotto suo connazionale Bimard; ma non dovea ignorare, che l’Eckhel (p. 79) ebbe già dimostrato con argomenti convincenti, che le monete di Costantino dall’anno 323 in appresso non offrono più verun tipo o simbolo relativo alle superstizioni gentilesche. Chi ben consideri pertanto le monete di Costantino, e de’ suoi figliuoli, di leggieri si persuaderà, che quel saggio Augusto, fino a che ci vissero i suoi emuli ed avversari, tollerò nell’impressione delle sue monete le imagini delle deità pagane; poscia divenuto arbitro e signore di tutto l’orbe Romano con la sconfitta e la morte di Licinio nel 323, del tutto ne le sbandi, sostituendo ad esse le gloriose sue imprese militari e civili, e probabilmente anche qualche simbolo Cristiano; e da ultimo, dopo di avere fondato una novella metropoli dell’impero (giacché l’antica col suo senato quasi tutto pagano ostato avrebbe allo stabilimento di un Impero assolutamente Cristiano), pose nelle sue monete, e in quelle altresì de’ Cesari suoi figliuoli, il sacrosanto monogramma di Cristo ed altri segni della vera Religione da esso lui assai prima abbracciata e professata.
Altri per l’opposito opinarono, che le monete di Costantino Augusto aventi nel riverso le imagini e i nomi idolatrici di Giove, di Marte, d’Ercole e del Sole invitto, cessassero di coniarsi fin dall’anno 312, nel quale egli abbracciò la Religione Cristiana. Ma, come avverte l’Eckhel (p. 78), una moneta di Costantino console per la quarta volta, e perciò impressa non prima del 315, porta nel riverso l’imagine del Sole stante con la d. alzata e con globo nella s. con attorno la scritta SOLI INVICTO COMITI: e Giove Conservatore con altre deità gentilesche segue a comparire nelle monete di Crispo e di Costantino giuniore, le quali non poterono essere impresse prima dell’anno 317, nel quale que’ due maggiori figliuoli di Costantino furono dichiarati Cesari. E tanto si conferma pel riscontro di un ricco ripostiglio di monete Imperiali di bronzo scoperto l’anno 1853 nella bassa Normandia nel borgo Sainte – Mère – Eglise (Revue num. 1854 p. 81-83). Componevasi quel ripostiglio di 4500 monete di piccolo bronzo progredienti da Alessandro Severo fino a Costantino giuniore; fra le quali ve n’erano 900 di Costantino Magno, per la più parte col riverso SOLI INVICTO COMITI, 160 di Licinio padre, 35 di Crispo Cesare, e 42 di Costantino giuniore con testa nuda e sembianze puerili. Niuna ve n’ebbe di Costanzo II dichiarato Cesare nel 323, e molto meno di Costante nominato Cesare dieci anni appresso; onde quel peculio (composto di monete quasi tutte uscite da officine delle Gallie, cioè PTR, PLC, PLN, PARL, MLN) pare fosse riposto sotterra innanzi l’anno 323, e probabilmente pel commovimento cagionato dall’apprestarsi che fece Costantino all’ultima sua guerra contra Licinio.
Che poi Costantino Magno, dopo che, vinto ed ucciso Licinio, rimase solo signore assoluto dell’Impero Romano nel 323, sbandisse omai dalla moneta le deità gentilesche chiaramente si arguisce dal riscontro di quelle del suo figliuolo Costanzo II, dichiarato Cesare nel detto anno 323, che non serbano traccia veruna dell’antico culto pagano (v. Eckhel viii p. 79, 114). E tanto si conferma pel riscontro della insigne iscrizione di Spello (Orelli n. 5580) contenente un rescritto di Costantino Augusto e de’ tre suoi figliuoli Costantino, Costanzo e Costante, col quale concedesi agl’Ispellati dell’Umbria di celebrare certi ludi, di nomare la loro città Urbs Flavia Constans, di costruire nella sua curia Aedem Gentis Flaviae, ea observatione praescripta ne Aedis nostro nomini dedicata cuiusquam contagiosae superstitionis fraudibus polluatur2. »
Le monete di Costantino e de’ suoi tre figliuoli Cesari, Costantino giuniore, Costanzo e Costante, insignite del monogramma di Cristo S. N. o d’altro simbolo Cristiano, sembrano pressochè tutte posteriori alla dedicazione della novella metropoli dell’Impero, Costantinopoli, solennemente fatta addì 11 di Maggio nell’anno 330; e più probabilmente ponno dirsi impresse dal 333 al 337. Dirò da prima di quelle che portano segni indubitati di Cristianesimo, poscia d’altre insignite di segni non ben certi, e da ultimo di alcune spurie o falsate.
1. CONSTANTINVS MAX AVG. Testa di Costantino Magno ricinta di diadema gemmato, volta a d.
)( VICTORIA CONSTANTINI AVG. Vittoria incedente con trofeo nella d. e con ramo di palma nella s: nel campo a s. monogr. , e lxxii a d: nell’esergo, SMAN3. Aur.
2. FL IVL CONSTANS NOB C. Busto giovenile di Costante paludato e laureato a d.
)( VICTORIA CAESAR NN. Vittoria incedente con trofeo nella d. e con ramo di palma nella s: nel campo a s. una stella, ovvero il monogr. consistente delle greche lettere I X, e lxxii a d: nell’esergo SMAN.4 Aur.
Questi due aurei, entrambi portanti lo stesso indizio dell’officina Sacra Moneta ANtiochena, e del valore lxxii (vale a dire che 72 di cotali solidi davano una libbra d’oro), debbono reputarsi impressi nello stesso anno, o con poca differenza di tempo; e perciò non prima del 333, nel quale Costante fu dal padre dichiarato Cesare. Forse più verisimilmente saranno stati impressi nel 335 allor che Costantino divise fra’ suoi figliuoli e nipoti l’Impero. Se nell’officina d’Antiochia, compresa nel dominio di Costanzo II, venne impresso il sovra descritto aureo di Costante, gli è ben da credere che altri simili vi fossero improntati a nome di Costanzo stesso, e verisimilmente anche a nome del maggiore fratello loro Costantino giuniore. Del resto, bene sta che il monogramma di Cristo comparisca nelle monete Costantiniane di Antiochia, nella quale i discepoli del Redentore furono primamente denominati Χριστιανοι, (Act. Ap. xi, 26). Bene sta altresì, che in moneta impressa in Antiochia il monogramma di Cristo abbia la forma , anzi che l’altra ; poichè S. Efrem Siro (Op. Gr. Lat. t. iii p. 477) interrogato del perchè si solesse vedere in molti luoghi effigiata la Croce con le lettere greche A ed Ω da lato, e con un ρο al disopra; risponde, che il Crocefisso in quella è principio e fine, e che il ρο sovrapposto significa βοηθεια, aiuto, valendo esso cento5.
3. CONSTANTINVS MAX AVG. Busto di Costantino con paludamento, e con diadema gemmato, volto a s.
)( GLORIA EXERCITVS. Figura virile paludata stante di prospetto con asta nella d. e con la s. appoggiata allo scudo posato a terra: nel campo a s. una Croce.6 Aur.
4. CONSTANTINVS IVN NOB CAESAR. Busto di Costantino giuniore paludato e laureato, volto a d.
)( PRINCIPI IVVENTVTIS. Costantino giuniore paludato stante presso due insegne militari con asta nella s. e con labaro nella d. insignito di una laurea e finiente in Croce: nell’esergo CONS.7 Aur. m. m.
Il primo di questi due aurei posseduto dal Tanini, che lo dice simile ad altra moneta di Costantino in rame, tranne che questa non ha il segno della Croce, pare fosse impresso anch’esso in Costantinopoli (cf. Tanini p, 264 et 273). Il medaglione, che fu del museo di Parigi, col labaro sormontato dalla Croce, ha il suo riscontro in una moneta di terzo bronzo di Costantino con la scritta VIRTVS EXERCIT attorno al labaro parimente finiente in Croce (Tanini p. 275)8.
5. CONSTANTINVS MAX AVG. Busto laureato di Costantino Magno, volto a s.
)( SPES PVBLICA, scritto da lato al labaro, sormontato dal monogramma , posto ritto sì che dalla sua cuspide inferiore resta trafitto un grosso serpe a mezzo il corpo; nell’esergo CONS. Æ. iii.
L’autenticità di questo raro ed insigne nummo, già edito dal Du Cange e dal Bandurio (t. ii p. 213, 300), ne viene accertata dall’Eckhel (t. viii p. 88), che ne vide un esemplare integerrimo nel museo del principe di Waldeck, e dal Tanini (p. 275) che altro ne possedette. Il tipo, che insieme con l’epigrafe ne dimostra come la speranza pubblica era riposta nel trionfo della Religione Cristiana sopra l’antico avversario dell’uman genere sconfitto da Cristo S. N., confronta pienamente col detto di Eusebio (Vita Const. i, 31: iii, 3), che narra come il labaro consisteva di una lunga asta dorata, nella cui sommità era infissa una corona fatta d’oro e di gemme preziose col simbolo salutare nel mezzo; e come Costantino fece collocare nell’atrio del suo palagio un dipinto rappresentante lui medesimo col segno salutare sovrastante al duo capo, e con sotto i suoi piedi il demonio in forma di drago trafitto da una cuspide a mezzo il ventre, βελει πεπαρμενον κατα μεσου του κυτους. (cf. Const. orat. ad sanctor. coetum c. 20 )9.
6. CONSTANTINVS MAX AVG. Busto di Costantino Magno paludato e ricinto di laurea gemmata, volto a d.
GLORIA EXERCITVS. Insegna militare, insignita del monogramma , posta di mezzo a due figure armate paludate stanti con l’asta in una mano, e con lo scudo posato a terra nell’altra, e riguardantisi: nell’esergo, P CONST, o SLG. Æ. iii.
7. CONSTANTINVS IVN N C. Busto di Costantino giuniore paludato laureato, volto a d.
)( La stessa epigrafe e lo stesso tipo che nel precedente n. 6: nell’esergo, P CONST. Æ. iii.
8. FL IVL CONSTANTIVS NOB C. Busto paludato laureato di Costanzo II, volto a d.
)( La stessa epigrafe e lo stesso tipo che nel precedente n. 6: nell’esergo, S CONST. Æ. iii.
9. FL IVL CONSTANS NOB C. Busto paludato laureato di Costante, volto a d.
)( La stessa epigrafe e lo stesso tipo che nel precedente n. 6: nell’esergo, P CONST (Revue n. 1856 pl. vii). Æ. iii.
10. FL DELMATIVS NOB C. Busto paludato laureato di Delmazio, nipote di Costantino Magno, volto a d.
)( La stessa epigrafe e lo stesso tipo che nel precedente n. 6: nell’esergo, P CONST, o S CONST (Bandur. II p. 327: Eckhel cat. Mus. Caes. p. 484 n. 6: Beger. thes. Palat. p. 371). Æ. iii.
11. CONSTANTINVS IVN NOB CL Busto paludato laureato di Costantino giuniore.
)( GLORIA EXERCITVS. Monogramma posto in alto di mezzo a due insegne militari e a due figure paludate stanti armate di lancia e scudo, e riguardantisi: nell’esergo, P CONST (Bandur. II p. 339). Æ. iii.
12. FL IVL CONSTANTIVS NOB C. Busto paludato laureato di Costanzo II Cesare, volto a d.
)( La stessa epigrafe e lo stesso tipo che nel precedente n. 11: nell’esergo, S CONST (Revue n. 1856 pl. vii). Æ. iii.
13. CONSTANTINVS MAX AVG. Busto di Costantino Magno paludato e coronato di laurea gemmata.
)( GLORIA EXERCITVS. Croce latina10 posta di mezzo a due insegne militari e a due figure paludate stanti armate d’asta e di scudo: nell’esergo AQP o AQS (Bandur. II p. 242, 272: Eckhel, cat. Mus. Caes. p. 486 n. 26: Mus. Bonon.). Æ. iii.
14. CONSTANTINVS IVN NOB. C. Busto paludato laureato di Costantino giuniore Cesare.
)( La stessa epigrafe e lo stesso tipo che nel precedente n. 13: nell’esergo AQP o AQS (Bandur. II p. 223 tab. viii, p. 339: Tanini p. 302). Æ. iii.
15. FL IVL CONSTANTIVS NOB C. Busto paludato laureato di Costanzo II Cesare.
)( La stessa epigrafe e lo stesso tipo che nel precedente n. 13: nell’esergo AQP (Bandur. II p. 389: Eckhel, cat. Mus. Caes. p. 492 n. 10). Æ. iii.
16. CONSTANTINOPOLIS. Busto del Genio feminile di Costantinopoli con galea cristata laureata in capo, e con lungo scettro trasverso nella s., volto a s.11
)( Donna alata stolata incedente a s. col piè d. sopra una nave, con lungo scettro nella d. e con la s. sopra uno scudo insignito di cinque globetti disposti a quincunce; e monogramma dinanzi a lei. Æ. iv.
17. VRBS ROMA. Testa del Genio feminile di Roma galeata.
)( Lupa lattante i due gemelli, Romolo e Remo: al disopra il monogramma posto frammezzo a due stelle12. Æ. iv.
Nelle sovra descritte monete di piccolo bronzo (n. 6-10) il monogr. vedesi delineato sopr’esso il drappo pendente dalla sommità dell’insegna militare, conforme al detto di Prudenzio (contra Symmach vs. 487):
Christus purpureum gemmanti textus in auro
Signabat labarum.
Le suddette monete insignite del monogramma di Cristo furono improntate nelle officine di Costantinopoli, di Antiochia13, di Siscia, di Lione e fors’anche di Treviri, come si arguisce dalle sigle P CONST, S CONST, S M ANT, A SIS, Γ SIS, Є SIS, SM SIS, SLG, MOST, poste nell’esergo de’ loro rovesci (v. Revue num. 1856 p. 253-255: 1857 p. 195-197: cf. Catal. Mus. Caes. n. 288 ). E parmi assai notevole il non trovarsene alcuna, ch’io sappia, portante l’indizio delle officine di Roma; forse perchè ivi il senato per la più parte tuttor pagano ostava a porre nella moneta un segno manifesto di Cristianesimo. Anche quelle coll’VRBS ROMA, e col monogramma sovrastante alla lupa pare fossero impresse tutte fuor di Roma, non trovandosi nel loro esergo altro indizio che di P CONST (Prima CONSTantinopolitana) e di MOST (Mus. Caes. n. 288) forse indizio di Treviri (Eckhel viii p. 520).
La perfetta somiglianza che passa fra le monete di Costantino, de’ tre suoi figliuoli e del nipote suo Delmazio, coll’epigrafe GLORIA EXERCITVS, e col labaro insignito del monogramma di Cristo14, mostra che fossero impresse tutte ad un tempo, non prima dell’anno 333, nel quale Costante fu dichiarato Cesare, e più verisimilmente nel 335 in occasione dello spartimento dell’Impero fatto da Costantino fra i ridetti suoi tre figliuoli e i due suoi nipoti Delmazio ed Anniballiano. Anteriori al 333 sembrano le monete (n. 13, 14, 15) colla Croce latina frapposta alle due insegne militari; poichè manca finora la corrispondente di Costante dichiarato Cesare nel detto anno. Esse poi sono tutte impresse nell’officina Prima e Secunda di AQuileia, e perciò tornano in bella conferma della somma antichità e floridezza della Chiesa Aquileiese, a torto richiamata in dubbio da alcuni critici (cf. Tillemont, Hist. Eccl. t. ii p. 91, 227, 497, 507).
Altri reputar potrebbe, che nella sovra descritta moneta (n. 17) col monogr. sovrapposto alla lupa lattante i gemelli Costantino mescesse sacra profanis; ma vuolsi avvertire, ch’egli potea avvisarsi, che se eis infantibus, per quos tanta Civitas condenda fuerat, de aqua divinitus liberatis, per laetantem feram Deus voluit subvenire, quid mirum est? (S. Angustin. Civ. Dei xviii, 21) E con tale pensiero forse egli intese espiare e render quasi Cristiano quel simbolo dell’antica Roma da Dio preparata a sede del suo Vicario in terra (v. Toderini, la Cost. appar. della Croce p. 68).
18. IMP CONSTANTINVS AVG. Busto paludato di Costantino a d. con asta nella d. appoggiata alla spalla, con lo scudo insignito dell’effigie di un cavaliere, che trafigge un nemico, nella s., e con galea fornita di paragnatidi e di pennacchio, ed insignita nel lato suo visibile del monogramma posto di mezzo a due stelle15.
)( VICTORIAE LAETAE PRINC PERP. Due Vittorie stanti, che di conserto sostengono sopra un’ara o base un clipeo, nel quale è scritto VOT P R: nell’esergo A SIS, o B SIS. Æ. iii.
19. Altre simili, ma nel ritto leggesi IMP CONSTANTINVS P F AVG, e non appaiono gli astri né lo scudo. Æ. iii.
Queste monete non memorate dall’Eckhel, ma bene accertate da altri numografi (Bandur. II p. 215, 289: Tanini p. 275: Mus. Hederv. P. ii p. 566 n. 3996), sono molto importanti anche perchè confrontano col detto di Eusebio (Vita Const. I, 31 ), che nel narrare come Costantino dopo la visione celeste fece porre il segno salutare del monogr. in cima al labaro, avverte ch’egli anche in appresso solea portare quelle lettere delineate sopra la sua galea, ἁ δη κατα του κρανους φαρειν ειοθεν καν τοις μετα ταυτα χρονοις ὁ βασιλευς. E pare che nella sua galea fossero delineati due monogrammi di Cristo Salvatore, l’uno cioè dal lato destro, e l’altro dal lato sinistro. Le sovra descritte monete coli’ epigrafe VICTORIAE LAETAE PRINC PERP sembrano senza meno anteriori al 330 perchè non portano mai l’indizio delle officine CONST: e probabilmente saranno anteriori anche al 326 trovandosene molte altre simili col busto e con l’epigrafe di Crispo nobilissimo Cesare nel diritto. Del resto, la VICTORIA è detta LAETA fors’anche in riguardo alle sentenze Scritturali (Psalm. cxviii, 162: Isaiae ix, 3): Laetabor ego super eloquia tua sicut qui invenit spolia multa. Laetabuntur sicut exultant victores capta praeda, quando dividunt spolia. Vuolsi ancora avvertire che la galea di Costantino nelle suddette monete, e in altre ancora, vedesi ornata di certi come globettini, che indicano altrettante gemme, conforme al detto del suo panegirista (Nazarius c. xxix, 5 ): fulget galea et corusca luce gemmarum divinum verticeem monstrat. Il Caronni (Mus. Hed. P. ii. p. 365) ravvisa in alcune monete di Costantino la galea ornata di un pennacchio di penne di pavone, che ne’ monumenti Cristiani è simbolo dell’immortalità.
20. FL IVL HELENAE AVG. Busto di Elena madre di Costantino Magno con la chioma acconciata e ornata di perle, volto a d.
)( PAX PVBLICA. Donna stolata stante a s. con ramoscello nella d. abbassata, e con lo scettro trasverso nella s: e Croce nel campo. Æ. iv.
Questa rara monetina così descritta dal barone di Marchant (Lettres p. 219) pare impressa intorno all’anno 326, allor che S. Elena madre di Costantino scoperse il sacrosanto legno della Croce del Redentore. La pia Augusta, in quella occasione, quaesivit clavos, quibus crucifixus est Dominus, et invenit. De uno clavo fraenos fieri praecepit, de altero diadema intexuit; unum ad decorem, alterum ad devotionem vertit. Misit itaque filio suo Constantino diadema gemmis insignitum, quas pretiosior ferro innexas Crucis redemptionis divinae gemma contexeret. Habeant hoc etiam principes Christi sibi liberalitate concessum, ut ad imitationem Domini dicatur de Imperatore Romano: posuisti in capite eius coronam de lapide pretioso (S. Ambros. de obitu Theodosii, n. 47-48; coll. Ps. xx, 4: Buonarroti, Med. p. 387). La testa di Costantino nelle monete impresse verso la fine del suo impero comparisce ricinta da largo diadema ornato di gemme, parte rotonde e parte quadre; e questo credo sia il diadema sacro, che da Gerusalemme gli fu trasmesso dalla piissima sua genetrice S. Elena16. Se l’Eckhel nel ragionare del diadema usato da Costantino Magno ( p. 79 ) avesse avuto presenti alla mente le sovra riferite parole di S. Ambrogio, penso che non avrebbe ripreso, come fece, di ambizione il pio Augusto. Anche la taccia che gli dà di avere presunto di equipararsi al Magno Alessandro col fare ritrarre nella moneta la sua testa in atto di riguardare il Cielo, parmi insussistente; poiché cotale particolarità non sincontra nelle monete di Costantino se non che nell’ultimo decennio del suo Impero, quando egli dovea presentire non molto lontana la fine de’ suoi giorni; laddove se fosse originata da umana ambizione, sarebbesi mostrata assai prima quand’egli era in pieno vigore e prosperità. Eusebio (Vita Const. IV, 15) ne attesta, che Costantino volle essere ritratto nelle sue monete d’oro in atto di riguardare il Cielo e di avere la mente a Dio; e veduto abbiamo di sopra come le monete confrontano in altri particolari colle parole del grande storico. Egli aggiunge, che Costantino vedevasi dipinto nel vestibolo della reggia colla faccia rivolta al Cielo e con le braccia stese in atto di chi prega; il quale ultimo atteggiamento non può per fermo tacciarsi di ambizione, né di affettata imitazione del grande conquistatore Macedone.
21. DIVO COSTANTINO P (Patri). Testa velata laureata
)( AETERNA PIETAS. Figura galeata paludata stante con asta nella d. e con globo sormontato dal monogr. nella s. Æ. iv.
18. Altre simili senza il monogramma di Cristo, ma con Croce nel campo a d. od a s.17. Æ. iv.
Il globo terracqueo sormontato dal monogramma di Cristo mostra come sotto l’Impero del pio Augusto la Religione di Cristo ebbe finalmente pace, e vie più si estese e stabili per tulio l’orbe Romano ed oltre i confini di quello. Queste monete verisimilmente dovettero essere impresse, insieme con altre commemorative, nell’anno stesso della sua morte18.
Ora mi giovi accennare alcune altre monete di Costantino, nelle quali altri ravvisarono indizii di Cristianesimo, ma che forse per lo più non sono che segni accidentali, o tutto al più posti per arbitrio de’ monetieri. Il Tanini (p. 269) nel riverso di una moneta di primo bronzo di Costantino con la scritta MARTI PATRI CONSERVATORI, e con la figura di Marte stesso stante ignudo con l'asta e collo scudo posato a terra, ravvisò il monogramma di Cristo delineato nello scudo del nume. Ma credo che gli facesse illusione il metallo corroso in quel sito, come per poco non la fece anche a me in una simile medaglia del R. Museo Estense. Al Tanini medesimo (p. 274) parve effigiata una Croce nell’area di una moneta di Costantino di terzo bronzo da lato alla figura del Sole accompagnata dalla scritta SOLI INVICTO COMITI; e ne riprese quell’Augusto, quasi ch’egli mostrasse così di adorare promiscuamente Cristo e’ l Sole, come si legge di Alessandro Severo. Una simile moneta col segno + trovasi anche nel R. Museo Estense; ed altra ne possedè il dotto Marchese de Lagoy (Revue num. 1857 p. 197); il quale giudiziosamente sospetta che il segno + vi stia invece dell’X, che ricorre in altre simili monete, per une intention cachée de la parte du monetaire. E tanto parmi si confermi osservando che cotali monete portano nell’esergo l’indizio della prima officina Trevirensis, PT, nella quale, per ragion della precedente residenza della corte di Costantino, dovean contarsi parecchi operai Cristiani. Lo stesso dicasi di una moneta di Costantino giuniore Cesare impressa nell’officina prima Lugdunensis, PLC, con la scritta VOT +, invece di VOT X, racchiusa entro una laurea con attorno l’altra CAESARVM NOSTRORVM (Mus. Est.); e di altra di Costantino Magno impressa in Treviri con una Crocettina da lato al busto di Marte Conservatore (Caronni, Mus. Herderv. P. ii n. 3956).
Il ch. de Witte ravvisa due monogrammi di Cristo delineati sopra il lato visibile della galea di Costantino Magno in alcune piccole monete di bronzo delle officine di SIScia con la scritta VICTORIAE LAETAE PRINC PERP nel riverso (Revue num. 1856 p. 252: 1857 p. 196): ma paiono più presto due stelle, che peraltro talora ponno dirsi monogrammi comporti delle greche lettere I e X iniziali de’ nomi santissimi Ιησους Χριστος. Lo stesso monogramma ad iniziali sembra talvolta delineato nel prospetto dell’ara o base, sopra la quale, nel riverso delle suddette piccole monete, le due Vittorie sostengono un clipeo con la scritta VOTa Populi Romani (Mus. Est.). Nelle analoghe monete di terzo bronzo con l’epigrafe BEATA TRANQVILLITAS attorno ad una base, con la scritta VOTIS XX, sostenente un globo, le zone di questo s’intersecano per modo che talora sembrano formare un monogramma composto delle ridette iniziali I X (Mus. Est.). I santi Padri ravvisavano il sacrosanto segno della Croce anche ne’ quattro punti cardinali dell’orbe e nell’intersecamento del circolo meridiano coll’equatore (S. Maximus Taurin. Homil. L, quae est II de Cruce: Sedulius, Carm. Pasch. l. iii).
Dirò da ultimo di alcune medaglie di Costantino e di Crispo con segni di Cristianesimo evidenti, ma verisimilmente spurie o falsate.
1. IMP CAES FL CONSTANTINO MAX P F AVG. Busto paludato laureato con attorno i xii segni del zodiaco, a d.
)( S • P • Q • R • QVOD INSTINCTV DIVINITATIS MENTIS MAGNITVDINE CVM EXERCITV SVO TAM DE TYRANNO QVAM DE OMNI EIVS FACTIONE VNO TEMP • IVSTIS REMP • VLTVS EST ARMIS ARC • TRIVMPHIS INSIGNEM DICAVIT, scritto nel campo entro una laurea. Æ. m. m.
Questo medaglione, detto contorniato dal Bandurio (t. ii p. 243), non parve antico all’Eckhel (viii. p. 88), il quale avverte che l’epigrafe è ritratta dall’iscrizione dell’arco celebre di Costantino tuttor sussistente19.
2. D N COSTANTINVS P F AVG. Testa di Costantino Magno velata: e A dietro essa.
)( IN HOC SIN VIC. Monogramma con astro al disopra, e S C nel campo. Æ. m. m.
Questo medaglione del museo Pisani (tab. 81), non ostante le asserzioni del Mazzoleni e del Toderini, venne rigettato fra gli adulterini dal sommo Eckhel (viii p. 84) e da altri20.
3. CRISPVS NOB CAES. Busto trabeato laureato di Crispo a s. con la d. stesa ed aperta, e con lo scettro aquilifero nella s.
)( SALVS ET SPES X R PVBLICAE. Figura togata nimbata sedente di prospetto in trono, con alto sgabello sotto i piedi, in atto di parlare colla d. alzata, tenendo nella s. una Croce latina; dall’uno e dall’altro lato di essa sta una figura paludata laureata appoggiata con una mano all’asta in atto di riguardarla e di ascoltarla: nell’esergo, S P. Æ. m. m.
Questo medaglione, che comparve in Roma verso la fine del secolo xvi, fu dal ven. Cardinale Baronio omesso nella prima edizione de’ suoi Annali Ecclesiastici a riguardo d’alcuni esperti antiquarii, che lo reputavano falso o ritoccato da mano moderna. Nella seconda edizione della sua grande opera egli lo riportò (ad ann. 324 n. xiii-xvi) appoggiandosi all’autorità di Fulvio Orsino, che lo dichiarò sincero e ne fece acquisto. Fu poscia riprodotto dal Gretsero, dal Du-Cange e dal Bandurio (t. ii. p. 323-324), che nel riverso volea leggere SALVS ET SPES REI PVBLICAE, e vi ravvisava Costantino sedente in trono fra’ suoi due maggiori figliuoli Crispo e Costantino giuniore stanti paludati. Egli rimanda il lettore al riscontro di altro analogo medaglione di bronzo edito dal Vaillant, e da lui riportato (p. 256); il quale fu di recente fedelmente riprodotto dal ch. Lenormant (Trésor de num. Icon. des Emper. pl lviii, 1), ed è come segue: CONSTANTINVS P F AVG. Busto di Costantino Magno trabeato laureato a d. con lo scettro aquilifero nella d.
)( SALVS ET SPES REI PVBLICAE. Costantino togato nimbato sedente di prospetto in trono, con alto sgabello sotto i piedi, tiene la d. alzata ed aperta in atto di parlare ed ha un globo nella s: da lato a lui stansi i suoi due figliuoli Crispo e Costantino giuniore paludati laureati, appoggiandosi con una mano all’asta, come in atto di ascoltare le sue parole: nell’esergo, P R. Æ. m. m.
Siccome questo medaglione mostrasi manifestamente impresso in occasione di uno de’ processi consolari di Costantino Magno; così l’altro analogo di Crispo dovette imprimersi per uno de’ tre suoi processi consolari, e più probabilmente per l’ultimo nel 324. Costantino ha il capo nimbato anche in altre monete anteriori a queste (Eckhel viii p. 84)21. Egli è detto Salute, e i suoi due figliuoli Speme della Repubblica. Le sigle P R indicano l’officina Prima Romana; e l’altre S P del medaglione di Crispo forse furono ritoccate nel secolo xvi per averne le iniziali di Sanctus Petrus, e da prima probabilmente vi si leggeva S R, cioè Secunda Romana. Ritoccata da mano moderna dee dirsi col Bandurio anche la voce REI trasformata in X R per ritrarne il X iniziale di Χριστος; e lo stesso dicasi della Croce sostituita al globo. L’effigie di Cristo S. N. non comparisce sopra le monete imperiali se non che in sulla fine del secolo vii sotto Giustiniano II, che s’intitola SERVVS CHRISTI (Eckhel, viii p. 227-228). Non ignoro che l’erudito P. Sanclementi (Mus. Sanclem. t. iii p. 182-192 ), venuto in possesso di quel medaglione, si studiò di asserirne l’autenticità; ma poco felicemente, massime in riguardo alla sigla X sovrastante al capo della figura sedente in trono, ch’egli tiene per quella del Salvatore. Fulvio Orsino potè anch’egli prendere abbaglio segnatamente per l’età sua di troppo avanzata, siccome pare accadesse anche all’espertissimo Pellerin riguardo ad un medaglione di Costantino Magno (v. Eckhel t. viii p. 86).
Alle cose da me discorse riguardo al tempo dell’uso del diadema, ed alla particolarità del volto riguardante il cielo, nelle monete di Costantino, forse oppor si potrebbe la seguente moneta, che pare non possa essere posteriore all’anno 326:
Testa diademata riguardante in alto.
)( CRISPVS CAESAR. Vittoria incedente a s. con laurea nella d. e con palma nella s. nell’esergo SIRM. (Bandur. ii p. 217 tab. v et p. 244; Vaillant. t. iii p. 86 ). Aur.
Ma vuolsi avvertire, che non è bene accertato l’anno dell’invenzione della santa Croce, e che S. Elena potè trasmettere a Costantino il diadema gemmato anche prima della morte di Crispo; senza dire che il diadema del sovra descritto aureo, col nome di Crispo Cesare, non è altrimenti gemmato, e perciò diverso da quello trasmesso da S. Elena all’Augusto suo figliuolo. Ancora non è ben certo, che la testa diademata posta nel ritto sia di Costantino Magno, e non anzi di Crispo Cesare. Il Pellerin (Mel. i p. 169 pl. vi, 10) pubblicò pel primo un altro aureo analogo a quello di Crispo, nel cui ritto pare ritratta la testa di Costanzo II Cesare, anzi che quella del padre suo Costantino, ed è come segue:
Testa giovenile diademata volta a d.
)( CONSTANTIVS CAESAR. Vittoria incedente a s. con laurea nella d. e con palma nella s. nell’esergo, TR. Aur. Altro simile aureo dovette imprimersi col nome di Costantino giuniore Cesare (cf. Bandur. p. 225 tab. ix et p. 331): e tutti e tre debbono essere posteriori al 323, nel quale Costanzo II fu dal padre dichiarato Cesare. Inoltre v’ha pur qualche fondamento per potere supporre, che anche dopo il 330 venisse impressa qualche moneta insignita del nome dell’infelice Crispo, messo a morte nel 326, quale si è quella del museo d’Ennery (p. 235 n. 481: cf. Tanini p. 281):
IVL CRISPVS NOB CAES. Busto laureato trabeato con lo scettro aquilifero nella d.
)( GLORIA ROMANORVM. Roma sedente con Vittoria nella d. e con lo scettro nella s. e scudo da lato ad essa: nell’esergo, CONS. Aur.
Le lette CONS, in riguardo al sito loro, non ponno indicare se non che un’officina Costantinopolitana; di che si conforterebbe il detto di Codino intorno agli onori resi all’infelice ed innocente Crispo dal padre suo ricreduto e dolente (cf. Tillemont, art. 62 sur Constantin).
Dirò pur brevemente di altre due monete Costantiniane, che in qualche riguardo si riferiscono al Cristianesimo abbracciato e promosso da Costantino. Una si è la seguente di piccolo bronzo:
POP ROMANVS. Busto giovenile laureato con cornucopia apposto all’omero s.
)( Ponte di legno munito ai lati da due alte torri: e CONST, con note nuriche progredienti dall’A all’IA, nel campo. Æ. iv.
L’Eckhel (viii p. 98 ) si rimase incerto, se nel riverso sia delineato un ponte, oppure un porto, avvertendo che pontis vel portus typum nemo adhuc idonee explicavit. Il Mionnet (Méd. Rom. ii p. 237 ) lo disse ponte costrutto sopra battelli; e parmi certo ed evidente, che sia desso il ponte di navi costrutto dallo stolido Massenzio in sul Tevere, poco al disopra del ponte Molle, per tendere agguato a Costantino ed al suo esercito; che poi tornò a danno e ruina di Massenzio medesimo (Euseb. H. E. ix, 9: vit. Const. i, 38; Aurel. Victor de Caesarib. xl, 23; Epit. xl, 7; Zosim. hist. ii, 15). L’effigie poi di quel ponte, che vedesi rappresentato anche nell’arco trionfale di Costantino Magno (Bellori, tab. 46 ), troppo ben si connette con la testa del Genio del POPulus ROMANVS, posta nel ritto della medaglia; poiché, per usare delle parole del suo panegirista, illum (Maxentium) eodem, quo extinxerat loco tenuit (Tiberis), ne diu POPVLI ROMANI Laetitia dubitarci: — reperto igitur, et trucidato corpore, universus in gaudia et vindictam POPVLVS ROMANVS exarsit (viii panegyr. c. 17, 18 ).
L’altra delle due sovra accennate monete di Costantino fu pubblicata dall’Eckhel (catal. Mus. Caes. P. ii p. 560), che così lo descrive (t. viii p. 91):
IMP CONSTANTINVS MAX AVG. Busto galeato di Costantino a s. con asta nella d. appoggiata alla spalla, e con lo scudo nella s.
)( VOTA ORBIS ET VRBIS SEN ET P R. Cippo, nel quale è scritto XX XXX AVG, collocato sopra una base quadrata; nell’imo, AQS. Arg. m. m.
L’Eckhel omise di avvertire la sigla ∞ delineata nella base quadrata, che sorregge il cippo insignito de’ numeri de’ voti xx e xxx dell’Augusto fatti dall’orbe, dall’Urbs, dal Senato e dal Popolo Romano. La detta sigla ricorre parimente nella base quadrata sostenente un simile cippo de’ voti X di Licinio in moneta di quel collega di Costantino, impressa nel 317 (Trésor de num. Emper. Rom. pl. lvii, 2). Credo che esprima senza meno il numero millenario, ed i voti concepiti così all’indefinito per la prosperità dell’Impero di que’ due Augusti, e della loro prosapia in avvenire; ut perfecto numero notaretur ipsa temporis plenitudo. MILLENARIVS quippe numerus denarii numeri qvadratvm solidvm reddit. Decem quippe decies ducta sunt centum; quae iam figura quadrata, sed plana est: ut autem in altitudinem surgat, et solida fiat, rursus centum decies multiplicantur, et mille sunt (S. Augustin. de Civ. Dei, xx, 7). E che questo sia il significato vero della nota numerica ∞ apposta nella base della colonna insignita delle cifre de’ voti XX e XXX di Costantino, parmi si ponga fuor d’ogni dubbio col riscontro di quelle parole del suo panegirista (Nazar. c. 2.): quid agimus vicenis, aut iam tricenis annis circumscribendo quae aeterna sentimus? Ampliora sunt merita Principum, quam optata votorum. Eat quinimmo in immensum felicis cursus Imperii, nec humanorum terminos curent, qui semper divina meditantur (cf. Anonym. panegyr. viii, c. 26 ).
C. Cavedoni.
Note
- ↑ Non saprei nè manco lodare il rimandare che fece l’Eckhel il suo lettore all’opera eruditissima dell’inglese Gibbon (p. 90) per ciò che riguarda la celebre apparizione della Croce a Costantino Magno ed al suo esercito, che movea contra Massenzio. Senza dire del pensare irreligioso del Gibbon, egli si mostra di sovente scettico e assai poco critico. Basti pure avvertire, che quel filosofante Inglese mostra non voler prestar fede alla realtà del titolo di Re delle genti Pontiche dato da Costantino Magno al suo nipote Anniballiano, non ostante che vi siano monete di lui con la scritta FL HANNIBALLIANO REGI; e ch’egli, contra le testimonianze concordi degli antichi scrittori, sospetta, che Fausta si sottraesse al supplizio, e ci vivesse tuttora nel 340, senz’altro appoggio che della supposta Monodia per la morte di Costantino giuniore, che il Wesselingio avea dimostrato essere stata scritta in morte di Teodoro Paleologo a mezzo il secolo xv (Anonymi orat. fun. ed. Frotschero).
- ↑ Il ch. Henzen avverte, che riguardo alla data di questo rescritto Imperiale altro non può affermarsi se non che sia posteriore alla morte di Crispo avvenuta nel 326. A me par certo che non possa dirsi anteriore al 333, nel quale Costante, che vi si nomina insieme co’ due suoi fratelli maggiori, fu dal padre dichiarato Cesare.
- ↑ Bandurio (t. ii p. 250 ), catalogo del Museo d’Ennery (p. 234 n. 471 )., Eckhel (t. viii p. 91 ), Mionnet (Méd. Rom. t ii p. 226)., barone de Marchant (Lettres num. p. 423), Akerman (Roman coins P. ii p. 235 n. 69).
- ↑ Revue numismatique 1849 (p. 10, 12), Lettres du baron de Marchant (p. 421), dal museo di M. Prosper Dupré.
- ↑ Il P greco, preso come nota numerica vale 100; e parimente le lettere della greca voce βοηθεια, prese anch’esse come note numeriche, danno la somma del numero perfetto 100. Debbo questo curioso riscontro alla cortesia del dotto P. Raffaele Garrucci, che a questi giorni mi onorò di una grata sua visita.
- ↑ Tanini (Suppl. ad Bandur. t. ii p. 264).
- ↑ Trésor de numismatique (Icon. des Emper. Rom. pl. lxii, 8 p. 131).
- ↑ Il labaro insignito delle sigle VOT XX finisce in Croce anche in altra simile moneta del R. Museo Estense con l’indizio TSΓ nell’esergo: e in altra dello stesso museo il labaro pare insignito nella sommità di un monogramma consistente delle greche lettere I X.
- ↑ Costantino Magno nell’editto suo a favore del Cristianesimo promulgato nel 323, e nell’epistola a Sapore re di Persia (Euseb. in vita Const. II, 24, 26, 28, 29: Theodoret. H. E. I, 25) ricorda più volte la speranza salutare della cosa pubblica riposta nel trionfo della Religione Cristiana da sè difesa e promossa. Nell’epistola diretta ad Eusebio e agli altri vescovi di Palestina (Euseb. in vita Const. II, 46) egli ricorda la Provvidenza Divina, che per opera sua rimosse dal governo della cosa pubblica il dragone, cioè Licinio ed il demonio, del quale era colui tristo ministro (cf. Euseb. de laud. Const. c. 4, 6, 9).
- ↑ Il ch. Feuardent (Revue num. 1856 p. 252) mostra dubitare della realtà del segno della Croce in cotali monete; ma dovea pur prestar fede all’Eckhel ed anche al Bandurio. Il ch. P. Garrucci mi accerta di averla riscontrata in una moneta di Costantino del Pont. Museo di Bologna.
- ↑ Il Genio feminile di Costantinopoli appare vestito di ricca tunica, e di stola ricamata, conforme alla visione che dicesi avesse in sogno Costantino di una matrona vecchia e cenciosa, rappresentante l’antica Bizanzio, che di repente si trasformò in sembianze giovenili e fiorenti (v. Ducange, Descr. urbis Constantinop. p. 24-25).
- ↑ Veggasi la seguente nota 14.
- ↑ Le sigle S M ANT trovansi notate nell’esergo di una moneta di Costantino Magno già posseduta dal nostro pittor Modenese Pellegrino Ascani (Raccolta di Med. ant. Imper. p. 276: Modena, 1677: cf. Revue num. 1857 p. 195).
- ↑ In alcune di cotali monetine il vessillo, o sia drappo del labaro vedesi contrassegnato da un M, che al ch. De Witte (Revue num. 1857 p. 197) parve potersi tenere per iniziale del benedetto nome di Maria Vergine Madre di Dio. Ma non pare altrimente ammissibile quella pia congettura anche perchè due di cotali monete di Costanzo II Cesare, che ho sott’occhio, portano l’una un M e l’altra un G (Mus. Est).
- ↑ Pel riscontro di queste medaglie si conforta il detto di Filostorgio (H. E. I, 6), che cioè il segno salutare visto nel cielo da Costantino era circondato da stelle, che gli si aggiravano attorno a guisa d’iride, και αστερον κυκλῳ περιθεοντων, ιριδος τροπῳ (v. la prec. nota 11).
- ↑ Vuolsi avvertire, che il capo di Costantino ricorre nelle monete ornato di gemme in tre modi distinti. Da prima mostrasi ricinto come di un doppio filo di perle, poscia di laurea frammezzata da gemme, e da ultimo di larga fascia o cerchio ornato di grandi gemme alternativamente quadre e ritonde. Nelle monete con la scritta VOT XX porta la semplice laurea; e nell’altre con VOT XXX ora ha la laurea ed ora la corona gemmata. Polemio Silvio (p. 275-276 ed. Mommsen) dice, che Costantino portar soleva il diadema propter refluentes de fronte propria capillos. E pare che questo onore gli fosse decretato dal Senato (cf. Tillemont, note xxxiii sur Constantin: Anonym. viii paneg. c. 25 ), del pari che il titolo di MAXIMVS, che gli dà il senato medesimo nell’arco trionfale dedicatogli nel 315, e che nello stesso anno prende egli pure nelle sue monete (cf. Eckhel viii p. 80, 94). Costantino peraltro è detto Maximus da Eumenio fin dall’anno 310 (Panegyr. vi c. 13; cf. Lact. M. pers. c. 44).
- ↑ Bandurio (t. ii p. 267, 268) Tanini (p. 276), Eckhel (viii p. 92).
- ↑ In altre vedesi una figura velata stante con le mani noscoste entro la veste, e con a lato la scritta VN MR (VeNerandae MemoRiae). L’Eckhel (p. 93) vi ravvisa l’Imperatore defunto; ma parmi anzi così figurata la veneranda sua Memoria; poiché similmente tutta chiusa nel suo manto vedesi la Musa Polymnia ne’ denarii di Q. Pomponio Musa.
- ↑ Il ch. Henzen (supplem. ad Orell. vol. iii p. 113 ad n. 1075) avverte, che, a detto di chi osservò dappresso l’iscrizione dell’arco di Costantino, le voci INSTINCTV DIVINITATIS appaiono scritte sopra la cassatura delle primitive NVTV IOVIS O • M • Ma d’altra parte il rev. P. Mozzoni mi asseverava, che il ch. cavaliere De Rossi potè accertarsi che le ridette voci INSTINCTV DIVINITATIS vi furono scritte di prima intenzione fin da principio. Costantino è detto Divino monitus instinctu dal suo panegirista anonimo (viii Paneg. c. 11), e governante Divino instinctu da Nazario (ix Paneg. c. 17 cf. 12., 13; Const. orat. ad sanct coet. c. 26).
- ↑ Nelle monete sincere di Costante, dì Vetranione e di Gallo leggesi HOC SIGNO VICTOR ERIS, che è un bel verso settenario adatto al canto militare.
- ↑ Il nimbo, ossia cerchio lucente, forse fu dato a Costantino anche in riguardo alla faccia splendente di Mosè (Exod. xxxiv),al quale egli fu comparato per molti riguardi dal suo biografo Eusebio.