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fantibus, per quos tanta Civitas condenda fuerat, de aqua divinitus liberatis, per laetantem feram Deus voluit subvenire, quid mirum est? (S. Angustin. Civ. Dei xviii, 21) E con tale pensiero forse egli intese espiare e render quasi Cristiano quel simbolo dell’antica Roma da Dio preparata a sede del suo Vicario in terra (v. Toderini, la Cost. appar. della Croce p. 68).

18. IMP CONSTANTINVS AVG. Busto paludato di Costantino a d. con asta nella d. appoggiata alla spalla, con lo scudo insignito dell’effigie di un cavaliere, che trafigge un nemico, nella s., e con galea fornita di paragnatidi e di pennacchio, ed insignita nel lato suo visibile del monogramma posto di mezzo a due stelle1.

)( VICTORIAE LAETAE PRINC PERP. Due Vittorie stanti, che di conserto sostengono sopra un’ara o base un clipeo, nel quale è scritto VOT P R: nell’esergo A SIS, o B SIS. Æ. iii.

19. Altre simili, ma nel ritto leggesi IMP CONSTANTINVS P F AVG, e non appaiono gli astri né lo scudo. Æ. iii.

Queste monete non memorate dall’Eckhel, ma bene accertate da altri numografi (Bandur. II p. 215, 289: Tanini p. 275: Mus. Hederv. P. ii p. 566 n. 3996), sono molto importanti anche perchè confrontano col detto di Eusebio (Vita Const. I, 31 ), che nel narrare come Costantino dopo la visione celeste fece porre il segno salutare del monogr. in cima al labaro, avverte

  1. Pel riscontro di queste medaglie si conforta il detto di Filostorgio (H. E. I, 6), che cioè il segno salutare visto nel cielo da Costantino era circondato da stelle, che gli si aggiravano attorno a guisa d’iride, και αστερον κυκλῳ περιθεοντων, ιριδος τροπῳ (v. la prec. nota 11).