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e di Costantino giuniore, le quali non poterono essere impresse prima dell’anno 317, nel quale que’ due maggiori figliuoli di Costantino furono dichiarati Cesari. E tanto si conferma pel riscontro di un ricco ripostiglio di monete Imperiali di bronzo scoperto l’anno 1853 nella bassa Normandia nel borgo Sainte – Mère – Eglise (Revue num. 1854 p. 81-83). Componevasi quel ripostiglio di 4500 monete di piccolo bronzo progredienti da Alessandro Severo fino a Costantino giuniore; fra le quali ve n’erano 900 di Costantino Magno, per la più parte col riverso SOLI INVICTO COMITI, 160 di Licinio padre, 35 di Crispo Cesare, e 42 di Costantino giuniore con testa nuda e sembianze puerili. Niuna ve n’ebbe di Costanzo II dichiarato Cesare nel 323, e molto meno di Costante nominato Cesare dieci anni appresso; onde quel peculio (composto di monete quasi tutte uscite da officine delle Gallie, cioè PTR, PLC, PLN, PARL, MLN) pare fosse riposto sotterra innanzi l’anno 323, e probabilmente pel commovimento cagionato dall’apprestarsi che fece Costantino all’ultima sua guerra contra Licinio.

Che poi Costantino Magno, dopo che, vinto ed ucciso Licinio, rimase solo signore assoluto dell’Impero Romano nel 323, sbandisse omai dalla moneta le deità gentilesche chiaramente si arguisce dal riscontro di quelle del suo figliuolo Costanzo II, dichiarato Cesare nel detto anno 323, che non serbano traccia veruna dell’antico culto pagano (v. Eckhel viii p. 79, 114). E tanto si conferma pel riscontro della insigne iscrizione di Spello (Orelli n. 5580) contenente un rescritto di Costantino Augusto e de’ tre suoi figliuoli Costantino, Costanzo e Costante, col quale concedesi agl’Ispellati dell’Umbria di celebrare certi ludi, di nomare la loro città Urbs Flavia Constans, di costruire nella sua curia