Prediche volgari/Predica V
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V.
Convertit cor eorum, ut odirent populum eius, et dolum facerent in servos eius (Salmo ciiij). Dilettissimi, le parole proposte so’ di David profeta, in volgare dicendo così: — Elli convertì i cuori loro, cioè de’ pagani, che odiassero el popolo suo, e che facessero inganni e tradimenti a’ servi suoi. — Doh, non è elli un orrore a pensare che Idio facci fare uno male o una cosa che in sè è peccato? Non è elli uno stupore a considerarlo? Mai sì. Oh! elli il parla la Scrittura antiveduta per David profeta. E ha una condizione la Scrittura, che ella ha di molti sentimenti; ma a pensare nella scorza di fuore, elli è uno stupore. Ma se tu vai considerando più altamente, tu vedrai esser vero che i pulcini e ’l nido re la chioccia so’1 tutti atti a farci afràgnare2 coi giudicî di Dio. Doh, voliamo noi vedere questi giudicî? — Sì — Elli ci conviene vedere prima l’uovo essere scoppiato e nato il pulcino. O quali so’ questi giudicî di Dio? Sai quali so’? Elli so’ robbarie, omicidi, carestia, guerre, grandini, mortalità, tuoni, tempeste, saette e simili cose; le quali cose Idio ce le manda solo per li peccati nostri, e non mai per altro modo. E però volendo noi vedere queste cose, ci conviene vedere prima tre misteri:
Prima, dal canto di Dio: la chioccia.
Sicondo, dal canto del mondo: el nido.
Terzo dal canto del dimonio: i pulcini nati. Tu vedi il fondamento d’ognuno; e ’l demonio si è il manigoldo di Dio.
Primo, dal canto di Dio. Convertit cor eorum, ut odirent populum eius.
Sicondo, dal canto del mondo: in servos eius.
Terzo, dal canto del dimonio: et dolum facerent. E dico che il diavolo è il carnefice, o vuoi dire il beccaio, il quale ucide e fa tutti i fatti che apartengono a fare al manigoldo. E però io voglio stamane parlarvi all’aperta. Quis habet aures audiendi, audiat: — Chi ha orechie da udire, sì oda; — e hollo caro per li intendenti, che ce n’è assai. Dico in prima: Convertit cor eorum, ut odirent populum eius: — Elli convertì il cuor loro, cioè il popolo pagano, che odiasse il popolo suo. — E questo perchè? Solo per lo giudizio di Dio. E però vediamo in che modo Idio permette i suoi giudicî inverso di noi. Per quattro cagioni Idio permette i suoi giudizi.
La prima cagione si è sottrattiva.
Siconda è permissiva.
Terza cagione è offuscativa.
E quarta si chiama impressiva.
Queste so’ quatro vie, per le quali vie vengono i giudicî di Dio, e vengono per queste vie quasi sdrusciolone.3
La prima cagione, dico, è sottrattiva. Or questa è buona! Dimmi, se tu avesse uno in prigione, il quale non potesse mangiare se non quello che tu li porgesse,4 dimmi se tu non li dai mangiare e lassilo morire di fame, chi ha morto costui? Tu dirai: — io non l’ho ucciso; io non l’ho toco.— Ed io ti dico: assai l’hai toco, quando tu se’ stato cagione della sua morte, che non li hai dato da mangiare; chè avendoli dato da mangiare, non moriva. Che se tu li fossi stato presso, elli t’avarebbe chiesto da mangiare. E così fa Idio inverso di noi. Elli ci dà di quelle cose che noi li adomandiamo; e se noi ne siamo cognoscienti, elli ce la lassa godere in pace dicendoci: — fa’ tu dal tuo lato, et io farò dal mio. — Illi porrigebam, et ille infundebat. — Io li porgevo lo mio priego, dice il buono, e elli me lo impieva. — Doh, fuste voi mai a Vinegia, quando la barca rimane a secco? Sai come ella rimane a secco? Che quando l’aqua scema e tirasi a se, e la barca rimane colà e non si può aitare di nulla. Così simile fa Idio a noi che teniamo i suoi beni non con buono modo: elli tira la mano ad sè della grazia sua, e comincia a mandare e’ suoi giudicî; che comincia a tòllare le tue ricchezze che elli t’aveva date; che con tutto che elli te l’abbi date, e tu non le tieni con quelli modi che elli vuole che tu le tenga; che vuole che tu le tenga e possegga per lo suo amore, come t’è detto nel Vangelo: Omnia per ipsum facta sunt, et sine ipso factum est nihil: — Ogni cosa è fatta per lui, e senza lui non è fatto nulla. — E però dico, che colui che ha delle cose di questo mondo da Dio, li bisogna operare molte cose, come bisogna a una nave a voler navigare. Elli bisogna la nave, elli bisogna il timone, bisogna e’ remi e anco chi remichi. Anco il padrone bisogna, la carta e l’arbore e la vela e l’aqua; e quando le mancano queste cose, non può navicare, e avendo l’aqua e mancandoli l’altre cose. Guarda, guarda: simile voglio dire a te, Siena; guarda, che se Idio tira a sè queste cose, cioè la nave, il timone, i remi, chi remichi, e ’l padrone e la carta e l’arbore e la vela, tu andarai male: ogni cosa va a trabocco. E però dico: guarda, guarda, che tu non rimanga a secco! E questo sia detto per l’uno modo.
La siconda cagione è permissiva; e questo si è che i giudicî di Dio vengono nel mondo per li peccati moltiplicati; e quando tu hai dei peccati assai, e’ diavoli ti dànno addosso. E sappi che quando Idio5 ti pone la briglia in collo e lassati fare a tuo modo, allora stai tu ben e male;6 imperò che tu se’ presso a’ giudicî di Dio; chè Idio ha detto al diavolo suo manigoldo, che ti piova qualche giudicîo. E di ciò è detto di David: Dimisi eos secundum malitiam cordis eorum; ibunt in adinventionibus suis. — Io gli lassai fare secondo la malizia del cuor loro, e per quello anderanno nelle invenzioni loro, cioè nello inferno, e non ritorneranno mai. — E come il manigoldo fa quello che Idio li comette che facci, così diventa pessimo quello che facea male, che mai non si pentarà più. E donde credi che sia venuto Guelfo e Ghibellino? Sai donde è venuto? Pure dalle malizie delli uomini gattivi, che hanno fatto per sì fatto modo, che ha fatto che rimane la barba; sai, la barba che non si svelle per fretta. Un dì io vi predicarò di questa barba alla gagliardoza; e dommi a crédare che quando io ve ne predicarò, elli vi parrà entrare in un mondo nuovo. E diròvi di cose che io ne so sì pratico, che vi farò tocare con mano il vostro giudizio, e parlaròvene alla larga. Bene che voi mi elegeste vostro vescovo, io non me ne pentarò mai,7 ch’io non voglio andare a casa del diavolo per l’anima tua. Che pure poi voi m’elegeste, io credevo èssare ora di lònga più di mille miglia.8 Sòcci capitato non so come; pure per permissione di Dio è stato, e per mostrarvi dei vostri vizî.— O donna che hai la coda lònga, ella ti sarà anco moza, io dico, per permissione di Dio. A casa. — Dico che per li peccati moltiplicati Idio dice al dimonio: — Va’ e fa’ di costoro a tuo modo. — Simile ci sònno anco cotali manigoldi d’uomini, i quali fanno cotali mali, sai! va’ pur là,9 e a poco a poco drusciolano10 nella loro mala ventura, solo per via permissiva; nella quale via sempre andaremo quando noi vi siamo entrati, se Idio non ci aitasse. E sònno cotali uomini che mai non si fanno tirare adietro; imperò che per li peccati loro Idio talvolta lo’ manda infermità perchè elli si corregga, e aspetta; e la infermità colla febre il fa mancare a poco a poco, e elli par saldo, e talvolta Idio l’aspetta; tanto che quasi gli manca la forza afatto, e in fine gli conviene morire, e drusciola a casa maledetta. Doh! io ti pongo qualche essemplo. Se tu pigliassi una rondina e uno isperviere e legasseli insieme, tu vedi che ognuno ha l’ale. Quale è la ragione che la rondina rimarrà perdente? Perchè lo sparviere la tiene, che ella non può volare. Così è dell’anima: quando ella è visitata11 a volere fare male, allora Idio la dà nelle mani del diavolo, per modo che ella non si può più aiutare; e così ognuno capita in dannazione; ed hane due.
La terza è offuscativa. Tu vedi il sole venire dall’oriente, tutto lucente e splendido, il quale è veduto dalli ochi buoni. So’ molti che hanno sì buon ochio, che possono mirare il sole. Ma diciamo d’uno che avesse gattivi ochi, come se uno fusse stato qualche quindici dì sotto terra in luogo scuro: elli starà per modo che elli non potrà vedere. Dimmi ora: ècci colpa? E questa è del sole o dell’ochio?. Certo non del sole, ma del tuo ochio, che è debile e ’nfermo a non potere vedere tanta chiarità. El sole è come elli debba èssare; ma non già tu. E come per lo difetto del tuo ochio tu nol puoi vedere, e colui il può vedere; lui perchè non ha difetto nell’ochio suo; tu hai l’ochio gattivo, e lui l’ha buono. Sì che tu vedi li uomini qui èssare l’uno potente a vedere il sole, e l’altro no; e vedi che il difetto viene dall’ochio, e non dal sole. E in questo modo fa Idio in questo mondo alli uomini per suo giudizio; a chi dà buona fama, a chi infamia; a chi prosperità, a chi adversità; a chi richeza, a chi povertà; a chi sanità, a chi infermità; chi scoppia di malinconia, chi è allegro, e chi non si sente; chi è savio e chi è pazo; chi studia bene e tiene a mente, chi non studia nè ha voglia di studiare; chi è acostumato e chi è brutto di léngua; chi è bel parlatore, chi non sa dire nulla; chi è contento del bene altrui e chi ne scoppia. Non più, non più. Dimmi, quanti credi che sieno di quelli che hanno astio a questa nostra città? i quali ne dovarebbono godere, che ella ha tanto bene. — Assa’ — Da che credi che venga? Da invidia solamente; e però il difetto non è da Dio, ma è nostro, se noi non aviamo del bene di Dio. E però dico a te: se Idio non dà a ognuno bene, colui che non ha, se n’acagione lui stesso. E però dice: Convertit cor eorum, ut odirent populum eius: — Idio convertì i cuori de’ pagani, che odiassero il popolo suo. — Ma io voglio parlare pure un poco più chiaro. O lussurioso, tu sai che una legge è fatta sopra al tuo vizio. Tu dirai, perchè hai l’animo inchinato al vizio: — Oh, ella è la mia mala legge! — E questo da chi viene? Viene dal vizio tuo; che se tu vorrai considerare la verità, la legge trovarai che sarà buona12, e tu sarai il gattivo. Così dirà similmente la donna che vuole essere ribalda, e per vanità vorrà i be’ vestiri, e sarà fatta la legge, e ordinato le cose giuste; dirà non essere la legge nè buona nè bella. Così della legge d’andare di notte, — che chi è trovato paghi cotanto, salvo le condizioni; — dirà il lussurioso che arà il pensiero gattivo: — questa è soza cosa; — dicendo che la legge e lo statuto sia iniquo e gattivo. Io vego ch’io avrò qualche vermo cane; io so’ qui per dire il vero. — E però dico a voi, signori: fate che la mattina non si venga e non si vada di notte, se prima non suona la campana. O donne, avete voi udito niuno vermo cane? Lassa dire chi vuole; io vi conforto che voi non veniate in prima alla campana. Doh, voi avete la piazza grande e tanto bella, che se voi vi movete alla campana, elli è assai per tempo; e dico che ognuna può avere buon lato. E non venite fra la notte, al modo che voi fate; imperò che voi avete la mala notte, e poi quando si predica e voi dormite. E però tu vedi d’una medesima cosa l’uno dirà che sia buona, l’altro dirà che sia gativa. Ma io domando: fu mai che d’un buono uomo ne fusse detto la verità? Io ti pongo che elli sia buono: di questo tale buono chi ne dirà bene e chi male. Se elli vive drittamente, l’uno dirà: — elli è buono; — e un altro dirà: — elli è un gabbadeo; — io dico faciendo lui bene. Or diciamo d’uno che facci male: el gattivo dirà: — elli fa bene d’avanzo. — E ’l buono dirà: — elli fa male. — E però questo non è per rispetto che colui sia o più buono o gattivo.13 E di questi tali è detto dal Salmista a cxxij salmi: Vae vobis, qui dicitis bonum malum, et malum bonum14: — Guai a voi, che dite il bene èssare male, e il male èssare bene. — E però, o buono, non ti ritenere mai dal far bene; perchè uno dica male di te, non ti ritenere mai; lassa dir chi vuol dire, e non ti curare di chi dice bene di te, nè di chi dice male. Lassa dire ognuno, e tu fa’ sempre bene. E se tu odi che colui dice bene di te, non te ne curare; imperò che elli è pericolo che il tuo bene non si perda per cagione del volere essere tenuto buono; chè di questi cotali che desiderano questo, dice il Vangelista15 a cap. vj: Quia receperunt mercedem suam: — Ellino hanno ricevuto la loro mercè.— E così dico a te: non ti curare che un altro dica: — Oh, elli è uno ipocrito! Nè ti curare di niuno, ma sì di te, di fare il fatto tuo; non increscati del peccato dell’anima di colui che dice il male, e abine compassione, imperò che tutti siamo peccatori. Inde è detto: Si dixerimus, peccata non habemus, seducimus nos ipsos16: — Se noi dicessimo che noi non avessimo dei peccati, noi saremmo seducitori di noi medesimi. — E però non sia niuno che si tenga d’èssare buono, chè da noi niuna cosa non può venire17, se non peccato. Inde disse santo Iacomo: Omne datum optimum, et omne donum perfectum desursum est, descendens a patre luminum: — Ogni cosa che noi aviamo la quale è buona, è dono che noi aviamo ricevuto, e aviallo18 ricevuto da Dio, donde discende ogni bene. — E però ricognosce da Dio ogni bene che tu hai, e lassa dire chi vuole. Ma dimmi, o tu che hai tanto per male che elli è detto mal di te; credi tu èssare tenuto migliore che non fu tenuto Gesù Cristo? Che era detto di lui, quando elli faceva quelle operazioni con tanto amore, con tanta carità? Sempre dicevano male di lui. Chi diceva: — Elli ha il demonio adosso: — chi diceva: — Elli è samaritano; — che mai non fece niuno bene, che non avesse chi diceva male di lui. Ode al xvj cap. in santo Luca, quando Cristo ebbe parlato dell’avarizia: Audientes autem omnia haec Farisei, cum essent avari, deridebant illum19: . — Avendo udito i farisei, i quali erano avari, si fecero beffe di lui. — E questo fu solo perchè essi erano rivolti e accecati in quel peccato, del quale erano ripresi.
Quarta si chiama impressione. Idio manda i suoi giudìci per queste quatro cagioni e modi: da lui si conviene tenere che vengono tutte le cose buone. Elli è il datore, e sicondo le dà, che non l’adimandiamo con fede. E però riferisce da lui ogni bene, e da te ogni male per lo peccato nel quale tu se’ o se stato per lo passato. Or guarda come elli dà alli uomini per suo vero giudizio quelle cose che elli vuole. Elli darà talvolta a uno una grazia, la quale non la saprà guidare come si dovarebbe guidarla. A un altro darà la gagliardia, e anco non la saprà guidare20 in bene. A quell’altro darà ricchezze; anco non l’usarà in verso Idio e ’l prossimo, come dovrebbe fare. A l’altro darà uno sentimento d’èssare avvisato; neanco l’usarà nelle cose buone. A un altro darà uno animo magno; anco non l’userà altro che a male; e con queste tali grazie Idio lo’ lassa passare il tempo loro. E anco a te, donna, Idio ti dà bellezza del corpo tuo, che non è piccola grazia di Dio, sapendola operare in bene. Ma guai a te che hai tal grazia, e anco a tutti voi che avete niuna di queste grazie da Dio, non usandole voi in bene, e nella mala ora l’avesti per te, e nella mala ventura l’arai operate! Imperò che Idio ve le lassa operare come piace a voi. Inde dice Salomone ne’ suoi Proverbi a xxj cap.: Cor regis in manibus Dei21: — el cuore del re nelle mani di Dio. — Chi è questo re? È l’arbitrio, e però usando tu l’arbitrio tuo in bene, tu ne capitarai poi bene. Ma se tu l’usi in male, credemi, credemi, chè tu poi il crederai quando il proverai, che Idio manderà i giudicî suoi in molti modi. E ora gli hai tutti e quatro; e questo basti per la prima parte principale dalla parte di Dio: Convertit cor eorum, ut odirent populum eius. Dove vedi quatro cagioni che fanno affrettare li giudicî di Dio.
La siconda parte è dalla parte del mondo e del nido, dove dice: in servos Dei; dove Idio cova. Doh, non pigliate la scorza di fuore! Non credete solo queste parole, chè Idio non cova; ma queste so’ cotali sollevazioni di mente, perchè potiate comprèndare e intèndare i modi di Dio. E se pure volessimo riferire che elli cova, tu l’hai nel Vangelio: Quoties volui congregare filios tuos, quemadmodum gallina congregat pullos sub alas, et noluisti?22: — Quante volte volse ragunare i popoli, come la gallina i pulcini, e non volsero! — Non sai tu come la gallina fa quando ella ha i suoi pulcini, che ella se li mette sotto l’ala sua? Doh, vediamo un poco di questo nido del mondo. Quale è la cagione che i giudìci di Dio non s’intendono; che si vede in una patria medesima oggi pace e domane guerra; simile oggi sana l’aria, e domani infetta di pistolenzia; oggi buona ricolta e domane gattiva? Or attende bene e non dormire. Udisti tu ieri come Idio ci disse per bocca di Giovanni? Ego veniam ad te tamquam fur, et nescies qua hora veniam ad te. Disse: — Io verrò come ladro; — e non disse, a che ora elli verrà. Io ti voglio dire stamane quatro cagioni per le quali Idio manda i suoi giudìci nel mondo.
Prima cagione del suo covare l’uovo dei giudicî suoi si è per la mala vita.
Siconda cagione, dioturnità della divina pazienza sua.
Terza, della prosperità23 nostra grandissima che elli ci dà.
Quarta è la simulata bontà. E questa è la cagione fondamentale, che li suoi giudicî ci so’ segreti e occulti.
La prima, dico, è per la mala vita. O donne, aviate a mente le code, le quali so’ una delle cagioni; e ricordomi che dei primi luoghi che io l’abbi vedute, fu ne la Lombardia, e a poco a poco so’ venute qua. E vogliovi aggiugniare queste parole, che in tutte le terre che io l’ho vedute, io l’ho vedute mal capitare. Non l’ho anco vedute capitare qua; ma io vel dirò un’altra volta;24 e tenetelo a mente, chè io vel ricordarò ancora, dicendo: — non vel dissi io, donne, delle vostre male usanze? — E quante so’ queste male usanze? Quante ce ne è? Oh, èccene copia grandissima! Elli ci è mal’usanza delle portature delle donne;25 elli ci è mal’usanza delle usure: elli ci è male usanza di mali contratti, e ci è mal’usanza delle rapine. Elli ci è mal’usanza di non tenere ragione alla vedova ed al pupillo; elli ci è mal’usanza di lussurie; elli ci è mal’usanza di sodomie; elli ci è male usanza d’odi incarnati; elli ci è mal’usanza di prave vite; elli ci è mal’usanza di dire bene del gattivo, e di dire male del buono. E che credi che queste cose faccino? Sai che fanno? Fanno accecare l’anima a poco a poco, e quando è ben ben ben cieca che non vegono più nulla, e ellino capitano male; come si truova scritto: Excaecavit eos malitia eorum: — Ellino so’ accecati nella loro malizia. — E vòi vedere come questo sia vero? Perchè non fu cogniosciuto Cristo? Sai perchè? Per la mala vita loro e per la loro iniquità. Cristo fece sempre l’òpare da potere essere cognosciuto; ma ellino tanto erano pieni di malizia, che mai non poterono vedere che elli fusse Cristo vero Messia. E che sia vero, ode Paolo: Si regem gloriae cognovissent, nunquam crucifixissent: — Se ellino avessero cognosciuto il re della gloria, ellino non l’arebero crocefisso. — Adunque per la mala vita loro nol cognobbero. E così voglio dire: se noi fussimo buoni e cognoscessimo Idio, e facessimo quelle cose che elli ci comanda, e guardassimoci da quello che elli ci vieta, che ci bisognerebbe predica?26 Non a nulla. All’altra.
Siconda cagione è dioturnità della sua divina pazienza. Di lui è detto: Deus iudex iustus et patiens et longanimus: — Idio è iudice giusto, paziente e longanimo; — chè elli ci giudica prima a dirittura; ma elli prima che giudichi, ci aspetta pure, perchè noi torniamo a lui, e che noi ci amendiamo della mala vita nostra. E non ci aspetta poco, anco ci aspetta assai, ch’egli è molto longanimo; che se elli non ci aspettasse, elli ci cacciarebbe nella mala ventura ogni dì; ma elli ci aspetta, aspetta, aspetta. Doh! ode Ieremia: Expecta, respecta, expecta, respecta; manda, remanda, manda, remanda; modicum ibi, modicum ibi: Idio aspetta, e tanto aspetta, aspetta, che egli so’ tagliati insieme,27 e così manda e rimanda i suoi giudicî. Vuoi vedere come elli aspetta e riaspetta? — Sì — Ditemi quanto tempo ha che voi avete avuto pace? Tu tel sai. O giudicî di Dio, come li fai tu andare! Quanti ci so’ di quelli che non videro mai altro che pace! O tu che mai non vedesti guerra, se’ vissuto e vivi male. Idio aspetta e riaspetta, e tanto aspetta, che elli manda e rimanda; e dicoti che se tu non ti guardarai, male capitarai. Non aviamo noi l’esempio28 quanto lui aspettò la conversione di Sodoma e di Gomorra, prima che elli le volesse sonabissare? E mai non volsero lassare il peccato loro, e tanto maceraro dentro, che Idio vi mandò il suo giudicio, e prima vi mandò gli angioli e profeti per la conversione. E sai che in casa di Lot essendo gli angeli, volsero entrare in casa sua, dicendoli villania e minacciandolo d’amazarlo, se elli non mandava fuora quei giovani che elli aveva in casa, che li volevano soddomitare. Che fece Idio poi che ebbe aspettato e riaspettato? In fine mandò il fuoco dal cielo e zolfo, e somerse tutta la contrada, che diventò come uno fango d’acqua apresa con loto; dove per divina volontà di Dio in quel luogo sempre v’è grande puza, per modo che nè bestie nè ucelli possono abitare in tale luogo; tanto dispiace a Dio! Doh! se cerchi nel Vecchio Testamento, non truovi che Idio punisse i peccati delli uomini per carestia; le punizioni che elli faceva, erano sempre sopra i corpi, che ne faceva macello di loro a migliaia per volta; ma ogni volta aspettava prima. Tu hai che quando fu detto a Noè che facesse l’arca, imperò che Idio voleva mandare il diluvio sopra della terra, elli aspettò cento anni; e non di meno sempre in questo tempo predicò che tornassero a penitenzia; e coloro si facevano beffe di lui, dicendoli: — perchè fai questa arca? — E elli diceva: — Idio vuole mandare il giudicio suo a voi con acqua, che tutti morrete. — Ellino dicevano: — Doh!, tu se’ sciocco, che tu credi che Idio abi fatto il mondo per te e per li tuoi figli! O pazzia tua! se no’ morremo, e tu non vivarai, imperò che noi ti uccidaremo prima che tu entri nell’arca. — E non essendo creduto, Idio volse pure in fine mandare il diluvio, e guastò tutto l’universo mondo per li pecati degli uomini. E però dico: se noi conoscessimo i giudicî che noi aremo per li peccati nostri, noi ci asterremo da essi. Ma noi non crediamo che venga il dì che Idio gli mandi. E io t’aviso che quando elli arà aspettato e aspettato, e elli li mandarà. Guarti, guarti,29 città di Siena; i’ so ben ciò ch’io mi dico. Guarda che a te non si dica quello che si può dire; come disse Idio a Ierusalem, sicondo che scrive el vangelista Luca a xviiij cap.: Vidit civitatem a longe: flevit super illam et dixit: si tu cognovisses tempus visitationis tuae ec.30 Che vedendo Idio la città di Ierusalem in tanta pace, in tanto triunfo, in tanta altezza e gloria, e elli ne pianse, dicendole: — O città di Ierusalem, se tu cognoscessi quello che io vego che ti viene adosso, tu piangiaresti. — E disse — tu piangiaresti, — imperò che elli verrà tempo che tu starai sì male, e sarai assediata per tal modo, e sarai in tanta necessità per li peccati tuoi, che Idio versarà sopra di te tali giudicî, che la madre mangiarà la carne del proprio figliuolo per fame, e in fine non rimarrà pietra sopra pietra, che tutta sarà disfatta per vendetta della uccisione del figliuolo di Dio. O Siena, se’ bella, sì; non quanto fu Ierusalem! Hai pace, sì; non quanta n’aveva Ierusalem! Sei in altura, sì; non quanta fu Ierusalem! E io ti dico: guarda, guarda; chè come il peccato di quelli popoli fece muòvare Idio a ira, così dico che tu li guardi tu, che li peccati tuoi non faccino muòvare Idio. Elli aspetta, aspetta: quando elli avrà aspettato e riaspettato, tiene a mente che elli fece a Ierusalem, sì che non rimase pietra che stesse31 nel suo edifizio, che tutte andarono a sterminio. E questo sia il sicundo.
Il terzo, o la terza cagione che muove Idio a mandare i suoi giudicî, si è prosperità, e questo ben toca a voi. Voi avete meglio che città che sia in Italia. Oimè, o, io ho tanto tremore, che sotto tanto bene che non ci covi qualche cosa, che io me ne consumo! Voi avete tanti beni; voi avete pace per tutto; voi avete abondanzia d’ogni cosa; voi siete benvoluti da ogni persona; voi abondate in ogni bene!32 E imperò, quando tu stai in tanti beni e in tante delizie e in tanti peccati, allora stai tu in grande pericolo. E però pone mente a quello che ti abbisogna: gode i tuo’ beni, poichè Idio te li ha dati, e ricognosceli da lui, e usali con temperanza, temperanza, temperanza. Non ti levare in superbia; imperò che, come hai nel Deuteronomio al xxij capitolo: Icrassatus, impinguatus et recalcitravit dilectus populus33. — Elli è ingrassato, elli è ripieno, e elli ha ricalcetrato il popolo; — imperò che elli ha impinguato34 l’anima e ingrassato el corpo, e nei diletti sta colla roba. Oimè, ch’io temo, dico, della covata; che Idio non abbi qualche covata, che nasca poi i pulcini! Guarda, guarda, ben guarda! Domenica vi dirò e’ peccati, per che Idio vi manda e’ giudicî.
Quarta cagione è per simulata bontà; che talvolta ti pare vivare in pace, sai, co’ tali beni che noi aviamo, e sotto v’è una covata di male aguattato, il quale non si vede; chè tale è che si dà a crédare di vivare e far bene, che poi non è vero. Inde disse Cristo: Si coecus coecum ducit, ambo in foveam cadunt: — Se l’uno cieco guida l’altro cieco, amenduni vanno male, e cagiano tutti e due nella fossa; — sì che colui che è cieco guida male sè, e anco fa cadere il compagno. E però se elli vedessero, non cadarebbero. È per queste cose de’ peccati35 occulti, che noi non ci sappiamo guardare. Disse David: ab occultis meis munda me, Domine: — dalli occulti peccati, Signor mio, mondami, chè io non sia maculato. — Anche Paolo: Nihil inconscius sum, et in hoc vivificatus non sum. — Io non mi sento rimorso di conscienza in me. E Iob. a xxxiij cap.: simplici corde meo sermones mei, et sententiam puram labia mea loquentur. — Semplice è il cuore mio, e le mie parole e la sentenzia di quello che io parlo: puramente sempre vo in ogni cosa. — E pure temeva Paolo dicendo: — Io non so se io mi so’ in peccato o no, — per la paura della dannazione sua.
La terza parte principale, dove dice dal canto del demonio: et dolum facerent, imperò che il demonio è carnefice, al quale Idio dà potestà sopra delli uomini mal vissuti. Inde hai al vj capitolo dell’Apocalisse al quarto sigillo, parlando così allo sterminatore: Et datum est illi potestas super quattuor partes terrae; interficere omnes gladio, peste et fame, et bestiis terrae36. — E che fa questo diavolo? Egli amaza gli uomini37 in tutte le parti della terra col coltello, che s’amazino insieme. Simile, ha fatto venire pestilenzie, che spesso le proviamo; e anco fame di carestia d’ogni cosa; anco bestie della terra, cioè lupi e anco altri animali che divorano e uccidono uomini, donne e fanciulli. E qui puoi comprendere quatro cose: interficere gladio; chè elli mette tanta divisione ne’ popoli, che tutti s’odiano per modo che poi vengono in effetto del desiderio loro, e tagliansi a pezzi.
L’altro è la pestilenzia; l’altro, dico, è la fame delle carestie di biade, di vino, per infino caro dell’acqua.38 — Bestiis terrae, dimolti animali39, lupi e fiere selvatiche; eziandio dimestiche, che fa sì che li fa divorare; e non basta che elli conduce l’uomo alla morte corporale40; che anco il conduce alla morte eternale; e però sappiti mantenere.
Ha’ tu mai udito quello dettato che dice: — chi ben vive ben muore? — E colui 41che vivarà bene, arà il regno di Dio; chi vivarà male, arà la dannazione. Inde dice santo Luca:Regnum coelorum in vobis est: — Il regno dei cieli è in voi. — Anco nel Libro dei Proverbi a xij cap.: Labium veritatis firmum erit in perpetuum. Questi so’ coloro che promettono, e tengono le parole loro ferme. Che promettesti a Dio nel battesimo? Di renunziare a Satanas e alle sue tentazioni. Non fare come colui che ha promesso e non attiene, dicendo una cosa, e fannone un’altra, dicendo pace dalla parte di fuore, e dentro dicono carne.
Inde dice: interficere omnes, — uccidere ogni uomo. — L’altro dice,fame; non solo di fame corporale, ma spirituale; chè io mi so’ pure ritrovato in luogo, dove è stato tale caso che per lo caldo che v’è stato sì grande, che non possono parlare l’uno a l’altro. L’altro è morto di pestilenzia; della quale disse David: Veniat mors super illos, et descendat in infernum: — Venga la morte subitanea a loro, per modo che vadano a casa del diavolo. — L’altro, bestiis terrae: inde disse David: Ne tradas bestiis terrae animas confitentium tibi42. — Non dare, Signor mio, (a le bestie) l’anima di coloro che ti confesseranno. E qui hai veduto cose e modi de’ manigoldi di Dio 43, i quali ci mandano a sterminio nel mondo. Doh! cittadini miei, ponete mente a questa vostra città, la quale ora si riposa in tanto bene, in tanta gloria, in tanta pace: sappiatevi mantenere, chè ora è la guardia; e se vi saprete guardare, voi camparete da’ giudicî che per permissione elli manda dallo sterminatore. E così facendo camperete dallo scandolo in questa vita, e dalla pena eternale nell’altra; dalla quale vi guardi Dio in saecula saeculorum, amen.
Note
- ↑ Il verbo so', mancante in tutti i Codd., ma qui necessario, fu sostituito da noi.
- ↑ Per infrangere. Ik Cod. Sen, 6, afrangere.
- ↑ Il Cod. Sen. 6, sdrucciolone, avverbialmente, ossia sdrucciolando.
- ↑ Il Cod. Sen. 6, portassi.
- ↑ Erratamente il Cod. Pal., il diavolo.
- ↑ Cioè, se’ conciato bene; sei servito pel dì delle feste.
- ↑ Il Cod. Pal., io non mi pento et ne mi periterò giammai.
- ↑ Frate Bernardino, a istanza de’ suoi concittadini, era stato eletto vescovo di Siena da papa Martino V il 4 giugno del 1427, avendo il Cardinal Casini permutata la chiesa di Siena con l’altra di Grosseto. Ma egli rinunziò alla dignità episcopale in patria e fuori, tutte le volte che gli fu offerta.
- ↑ Cioè, m’astengo dal nominarli, tanto son grandi!
- ↑ Per sdrucciolano. E poco appresso drusciola, dove il Cod. Pal. ha isdruciola.
- ↑ Così il nostro Testo; ma il Cod. Sen. 6, insitata; quello palermitano, usitata.
- ↑ Il Cod. Pal., troverai la legge esser buona.
- ↑ Negli altri Codd. questo periodo è più compiuto che non sia nel nostro Testo. Ecco come in quelli si legge: E però questo non è per rispetto che colui sia o più buono o gattivo; ma è il difetto di colui che dice male del buono e bene del gattivo.
- ↑ Non il Salmista, ma il profeta Isaia esclama al cap. V: Vae vobis qui dicitis malum bonum, et bonum malum
- ↑ Il vangelista Matteo: così il Cod. Sen. 6.
- ↑ Il passo allegato è stato tolto dall’Epistola I° di S. Giovanni, cap. 1, e propriamente dice:Si dixerimus quoniam peccatum non habemus, ipsi non seducimus
- ↑ Il Cod. Pal., essere.
- ↑ Vale a dire, lo abbiamo.
- ↑ Ma la Vulgata:Audiebant autem omnia haec Pharisaei, qui erant avari, et deridebant illum(Bianchi)
- ↑ Il Cod. Pal., usare.
- ↑ La Vulgata: cor regis in manu Domini
- ↑ Questo passo leggesi nel Vangelo di san Matteo al cap. 23, ed essendo nel Testo riportato scorrettamente, ne emendammo la lezioni giusta la Vulgata.
- ↑ Intendasi, diuturnità della prosperità.
- ↑ Vuol dire, qua non m’è accaduto perora di vederle capitar male queste code; ma ce ne riparleremo un’altra volta.
- ↑ Cioè, del modo o della foggia di vestire delle dorme.
- ↑ Il Cod. Sen. 6 ha: che ci bisognerebbe predicare?
- ↑ Il passo è alquanto oscuro, ma conforme in tutti i Codici.
- ↑ Gli antichi senesi più facilmente, assempro. Il Cod. Pal., exemplo.
- ↑ Il Cod. Sen. 6, guardati, guardati ec.
- ↑ Così nel Testo: diversamente assai della Vulgata che dice: Et ut appropinquavit, videns civitatem flevit super illam dicens: Quia si cognovisses et tu, et quidem in hac die tua etc.
- ↑ Il Cod. Pal. legge: non rimase pietra sopra pietra che stesse ec.
- ↑ Al quieto e tranquillo vivere di Siena in quel tempo, tempo di pace sì, ma d’incipiente decadenza, allude il Santo anche nella Predica seconda. Veggasì alla pag. 45 e la nota segn. 1 alla pag. 46.
- ↑ La corretta lezione di questo passo è la seguente: Incrassatus est dilectus, et recalcitravit: incrassatus, impinguatus, dilatatusetc.(Bianchi)
- ↑ Il Cod. Pal., ingrassato.
- ↑ Invece gli altri Codd. hanno; E perchè queste sono cose de’ peccati occultiy che ec.
- ↑ Non così la Vulgata, che dice: Et datum est illi potestas super quattuor partes terrae; interficere gladio, fame et morte, et bestiis terrae.
- ↑ Il Cod. Pal. dice: questo diavolo à commissione d’ammazzare gli uomini ec.
- ↑ Il Cod. Pal., carestia dell’acqua.
- ↑ E sottinteso: il demonio fa venire dimoiti animali ec.
- ↑ Cioè, nè si contenta di condur P uomo alla morte corporale, ma iL conduce ancora all’eterna.
- ↑ Per ellissi: E così colui ec.
- ↑ La Vulgata: ne tradas bestiis animas confitentes tibi
- ↑ Diversamente il Cod. Pal., dove si legge: E qui ài veduto qui quattro cose de’ modi de’ manigoldi di Dio, che vuol dire degli esecutori della giustizia divina.