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predica quinta | 133 |
coecum ducit, ambo in foveam cadunt: — Se l’uno cieco guida l’altro cieco, amenduni vanno male, e cagiano tutti e due nella fossa; — sì che colui che è cieco guida male sè, e anco fa cadere il compagno. E però se elli vedessero, non cadarebbero. È per queste cose de’ peccati1 occulti, che noi non ci sappiamo guardare. Disse David: ab occultis meis munda me, Domine: — dalli occulti peccati, Signor mio, mondami, chè io non sia maculato. — Anche Paolo: Nihil inconscius sum, et in hoc vivificatus non sum. — Io non mi sento rimorso di conscienza in me. E Iob. a xxxiij cap.: simplici corde meo sermones mei, et sententiam puram labia mea loquentur. — Semplice è il cuore mio, e le mie parole e la sentenzia di quello che io parlo: puramente sempre vo in ogni cosa. — E pure temeva Paolo dicendo: — Io non so se io mi so’ in peccato o no, — per la paura della dannazione sua.
La terza parte principale, dove dice dal canto del demonio: et dolum facerent, imperò che il demonio è carnefice, al quale Idio dà potestà sopra delli uomini mal vissuti. Inde hai al vj capitolo dell’Apocalisse al quarto sigillo, parlando così allo sterminatore: Et datum est illi potestas super quattuor partes terrae; interficere omnes gladio, peste et fame, et bestiis terrae2. — E che fa questo diavolo? Egli amaza gli uomini3 in tutte le parti della terra col coltello, che s’amazino insieme. Simile, ha fatto venire pestilenzie, che spesso le proviamo; e anco fa-
- ↑ Invece gli altri Codd. hanno; E perchè queste sono cose de’ peccati occultiy che ec.
- ↑ Non così la Vulgata, che dice: Et datum est illi potestas super quattuor partes terrae; interficere gladio, fame et morte, et bestiis terrae.
- ↑ Il Cod. Pal. dice: questo diavolo à commissione d’ammazzare gli uomini ec.