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predica quinta 119

potesse mangiare se non quello che tu li porgesse,1 dimmi se tu non li dai mangiare e lassilo morire di fame, chi ha morto costui? Tu dirai: — io non l’ho ucciso; io non l’ho toco.— Ed io ti dico: assai l’hai toco, quando tu se’ stato cagione della sua morte, che non li hai dato da mangiare; chè avendoli dato da mangiare, non moriva. Che se tu li fossi stato presso, elli t’avarebbe chiesto da mangiare. E così fa Idio inverso di noi. Elli ci dà di quelle cose che noi li adomandiamo; e se noi ne siamo cognoscienti, elli ce la lassa godere in pace dicendoci: — fa’ tu dal tuo lato, et io farò dal mio. — Illi porrigebam, et ille infundebat. — Io li porgevo lo mio priego, dice il buono, e elli me lo impieva. — Doh, fuste voi mai a Vinegia, quando la barca rimane a secco? Sai come ella rimane a secco? Che quando l’aqua scema e tirasi a se, e la barca rimane colà e non si può aitare di nulla. Così simile fa Idio a noi che teniamo i suoi beni non con buono modo: elli tira la mano ad sè della grazia sua, e comincia a mandare e’ suoi giudicî; che comincia a tòllare le tue ricchezze che elli t’aveva date; che con tutto che elli te l’abbi date, e tu non le tieni con quelli modi che elli vuole che tu le tenga; che vuole che tu le tenga e possegga per lo suo amore, come t’è detto nel Vangelo: Omnia per ipsum facta sunt, et sine ipso factum est nihil: — Ogni cosa è fatta per lui, e senza lui non è fatto nulla. — E però dico, che colui che ha delle cose di questo mondo da Dio, li bisogna operare molte cose, come bisogna a una nave a voler navigare. Elli bisogna la nave, elli bisogna il timone, bisogna e’ remi e anco chi remichi. Anco il padrone bisogna, la carta e l’arbore e la vela e l’aqua; e quando le

  1. Il Cod. Sen. 6, portassi.