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predica quinta 127

La siconda parte è dalla parte del mondo e del nido, dove dice: in servos Dei; dove Idio cova. Doh, non pigliate la scorza di fuore! Non credete solo queste parole, chè Idio non cova; ma queste so’ cotali sollevazioni di mente, perchè potiate comprèndare e intèndare i modi di Dio. E se pure volessimo riferire che elli cova, tu l’hai nel Vangelio: Quoties volui congregare filios tuos, quemadmodum gallina congregat pullos sub alas, et noluisti?1: — Quante volte volse ragunare i popoli, come la gallina i pulcini, e non volsero! — Non sai tu come la gallina fa quando ella ha i suoi pulcini, che ella se li mette sotto l’ala sua? Doh, vediamo un poco di questo nido del mondo. Quale è la cagione che i giudìci di Dio non s’intendono; che si vede in una patria medesima oggi pace e domane guerra; simile oggi sana l’aria, e domani infetta di pistolenzia; oggi buona ricolta e domane gattiva? Or attende bene e non dormire. Udisti tu ieri come Idio ci disse per bocca di Giovanni? Ego veniam ad te tamquam fur, et nescies qua hora veniam ad te. Disse: — Io verrò come ladro; — e non disse, a che ora elli verrà. Io ti voglio dire stamane quatro cagioni per le quali Idio manda i suoi giudìci nel mondo.

Prima cagione del suo covare l’uovo dei giudicî suoi si è per la mala vita.

Siconda cagione, dioturnità della divina pazienza sua.

Terza, della prosperità2 nostra grandissima che elli ci dà.

  1. Questo passo leggesi nel Vangelo di san Matteo al cap. 23, ed essendo nel Testo riportato scorrettamente, ne emendammo la lezioni giusta la Vulgata.
  2. Intendasi, diuturnità della prosperità.