Prediche volgari/Predica IV

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Predica IV

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IV.

Qui dice come si die lassare il male e fare il bene, assegnando bellissime ragioni.

Declina a malo, et fac bonum: inquire pacem (Psalmus Davit xxxiij). Dilettissimi cittadini miei, le parole preallegate so’ di Davit profeta a trentatre salmi, le quali in sentenzia in vulgare dicono così: — Lassa il male e fa’ il bene, e cerca pace. — Cittadini miei, io so’ nella mia patria, e so’ tenuto e voglio esortarvi tutti, dal grande al picolo e dal vecio al giovano, come ci dice Davit profeta, in brevi parole ed in grandissima substanzia. Tutto quello che bisogna a questa nostra città e a tutto il populo di Siena elli ci dice, e così io dico a voi: — O popolo di Siena, lassa il male e fa’ il bene. —

Ieri io ero morto e ora so’ vivo, e per lo grande male ch’io mi sentii, io non credevo predicare; imperò che io ebbi una purgazione tanto grande, che io so’ mosso xxiiij volte a qua.1 Ora come la cosa si vada, io nol so; so io bene che ero debilissimo, che a pena potevo stare ritto. Io mi sento ora risucitato, e so’ gagliardo per modo ch’io combatterei.2 Ed ho pensiero che questo ch’io ho e che io mi sento, che sia come dice santo Gregorio. Dice santo Gregorio, che Iddio tòlle talvolta [p. 90 modifica]e anco dà la grazia al dicitore per amore dell’uditore. Elli mi pare certamente che qualche orazione di voi sia stata quella che m’abbi recata la forza da Dio, e che l’orazioni sue abino riparato al mio èssare debile. A casa.

Declina a malo, et fac bonum: inquire pacem. Elli ci è detto. — Lassa il male e fa’ il bene, e cerca pace. — Per parte di Davit a tutto il popolo di Siena vi dico. — Cerca pace, cerca pace, popolo sanese. — E bene che io vel dica, elli mi pare vedere che voi la cercate la pace e la concordia, e di ciò vi conforto, e fate molto bene. E bene che così mi paia vedere, io veggo ancora una altra cosa, cioè quello che è scritto nello Apocalisse al terzo capitolo per la boca dell’angelo, il quale dice così a tutto il popolo sanese:3 Esto vigilans, et confirma cetera, quae moritura erant. Non enim invenio opera tua plena coram Deo meo. In mente ergo habe qualiter acceperis, et conserva, poenitentiam age. Si ergo non vigilaveris, veniam ad te tamquam fur, et nescies qua hora veniam ad te. Dice l’angelo ad te: — Siena, o Siena vechia, o peccatore, svegliati dal mal fare, e conferma tutte l’opere che erano morte, chè non fate altro che peccato; imperò che io non ho trovate l’opere tue piene dinanzi da lo Dio mio, ma holle trovate tutte vuote con peccato. Abbi dunque a mente in che modo tu abbi ricevuto et udito nelle predicazioni, e conserva ciò che t’è stato detto che tu facci, e fa’ penitenzia del peccato che tu hai fatto. E se tu non vegliarai, io verrò a te come ladro, e non saprai a che ora io t’asalterò. — Dice che verrà a otta che tu nol saprai.4 E questo sapere che vuol dire? Altro è il sapere [p. 91 modifica]la medicina che bisogna allo infermo, e altro è sapere la infermità. Simile, altro è il sapere predicare, e altro è il sapere dire quello che bisogna all’uditore. E però io voglio in questa settimana dirvi di cose che tocaranno a’ piccoli e a’ grandi, a’ vechi e a’ giovani, a uomini e donne, a savi e matti. E sai di che io ti voglio dire? Della linguetta5. O ella è la mala bestia! E però cominciamo stamane, e mettiamo mano a vedere tre misteri.

Primo misterio, ammonizione: Declina a malo.

Secondo misterio, esortazione: et fac bonum.

Terzo misterio, inquire pacem.

O donne, voi vedrete stamane come il mio dire sarà utile alle vostre infermità. E però cominciamo al primo, ammonizione; dove io voglio farvi tre ammonizioni.

Prima ammonizione, bisogna svegliarsi.

Seconda ammonizione, confermarsi.

Terza, in bene esercitarsi.

Che voglio io dire? Che tu debbi vigilare,6 solidare, esercitare ogni cosa in bene. Tòlle il primo, vigilare. Sappi che la mente che non veglia e non pensa di Dio, ha poco intelletto, e per non cognósciare e non intèndare cade in grandissima infermità. Colui che non pensa in Dio ha una infermità,7 la quale si può assimigliare a un male si chiama litargìa. O ella è la mala infirmità! Elli è stato già tale a vedere morire uno di questi cotali, che dicie che quatro dì è stato in transito. Simile male si può dire che abbi l’anima, la quale non ha il pensiero a Dio; anco sta adormentata in transito, aspettando la morte in questo mondo per avere poi l’eterna morte [p. 92 modifica]nell’altro; che a poco a poco dà i tratti, e fa come fa la campana, la quale suona l’ore: quelli tochi so’ i tratti nostri; chè ogni ora che passa è un tratto, e, come vedi, mai non torna a dietro. E però pensa se l’hai bene spesa8 quella ora, o se l’hai male spesa: come ella è passata, così la ritrovarai. E sappi che il pèntarti o il ravederti nell’altro mondo non ti varrà nulla: l’ore che noi passiamo di qua, ci so’ rendute di là o in bene o in male. E colui che è colà, dicie: — Egli mi pare mille anni che questa ora passi per andare a lavorare; — e non pensa a niuna di queste due cose, cioè che elli la spende bene quest’ora, et anco che elli si muore a poco a poco. Su, su, o tu che dormi: non vedi tu che questo tempo si perde? Non vedi tu che i tratti tuoi si dànno per la tua morte? Non vedi tu che questo tempo passa, e tu non lo aoperi in bene? Ripara per lo tempo presente di volere operare il bene. E anco pensa, gattivello, quanto tempo tu hai passato, avendolo male speso; imperò che di tutto il nostro tempo noi aremo a rendere ragione. Reddet unicuique rationem secundum opera sua: — Ognuno rendarà ragione sicondo l’operazione che elli arà operato. — Et a chi aremo a rèndare questa ragione? Sai a chi? A colui il quale ci giudicarà. Paulo cel dice nella sua Pistola seconda Ad Corinthios, V cap.: Omnes enim nos manifestare oportet ante tribunal Christi, ut referat unusquisque propria corporis, prout gessit, sive malum, sive bonum.9 — Ognuno di noi è di bisogno che manifesti dinanzi a Cristo quando sedrà in sul tribunale nella sua sedia per giudicare,10 perchè ognuno dimostri chiaro le [p. 93 modifica]proprie operazioni che elli arà fatto in questa vita col corpo, o male che elli abbi fatto, ovvero bene. — E allora, reddet unicuique secundum opera sua. Allora — darà a ognuno sicondo che arà operato.11 — Oimè, peccatori, astenetevi per li tempi a venire, acciò che tu non ti mostri a Dio tanto brutta e oscura.12 Doh! abbi paura della sentenzia etterna edella pena eternale.13

Sicondo è confermare se prima debbi vigilare in far bene, e poi confermarti in esso. Oimè, se tu non curi te medesimo, che speranza si può avere in te? E però fa’ che un poco ti dirizi in Dio colla mente e collo intelletto, prima pensando: — che ho io fatto in questo mondo? — e ognuno consideri se medesimo. O usuraio, che hai fatto? O soddomitto, o traditore, o bastemmiatore di Dio, o ingannatore delli uomini, o succhiatore del sangue de’ pòvari, o sbudellatore delle vedove e dei pupilli; o donna fornicaria, o adultera, o omicida dei fanciulli picolini, che hai fatto, che hai fatto? Sappiate che a tutti vi converrà réndare ragione d’ogni minima cosa che hai fatta contro a Dio e contra al prossimo. Vuoi avere il rimedio? — Sì. — Sai che ti conviene fare, poichè tu hai tanto tempo fatto contra a Dio? La prima cosa che tu facci, non più, non più far male, e poi si vuole far bene. Piglia l’essemplo come colui che vuole andare a Roma, che sta costinci su in Camollìa 14; che, volendo andare a Roma, si mette nella via, e vanne alla Porta Nuova 15 per la dritta via che il condurrà a Roma. Non [p. 94 modifica]fare come molti altri che dicono: — io voglio andare a Roma, — e vanno alla Porta a Camollìa, et escono fuore, che va a contrario. Et èglie detto:16 — E dove vai? — Vo a Roma. — Tu non vai bene: — elli pure va via. Va a Fontebecci; va’ pur là: va a Fiorenza; va’ pur là. Et essendoli detto poi: — dove va’ tu? — risponde: — io vorrei andare a Roma. — O donde vieni? — Vengo da Siena. — O, tu hai errata la via: tu vai a contrario, gattivello; tu hai perduta tutta questa via.— Et elli dicie: — E come mi convien fare? — Et elli dicie: — Non andare più in qua; fermati, e torna a dietro, e va’ ora a contrario. — E qui vedi che prima ti conviene fermare, e poi tornare a dietro, e venire per via che ti facci conduciare a Roma. Così voglio dire di colui che dice: — io voglio andare a Dio, — e va per la via de’ peccati, la quale è contra Dio. Elli fa un pecato, poi un altro, poi l’altro; e quanti più ne fa, più si dilonga da Dio; e andando in questo modo, mai non andarà a Dio. E però ti dico: vuoi andare a Dio? — Sì — Fa’ che prima tu ti fermi; non andare più per questa via; e poi che ti se’ fermo, or torna a dietro, figliuolo, e va’ per la via che ti conduciarà a vita eterna. Quae moritura erant. — Conferma tutte quelle opere, le quali erano da morire. —

Terzo; bisogna ora esercitare il bene. Prima si svegliò a volere rimuovarsi; poi si fermò dal mal fare: ora bisogna esercitarsi a far bene. Così farai bene, se tu il farai: questa è la dritta via a volervi capitare; e se tu nol farai, ti dicie Giovanni nello Apocalisse a 3-° capitolo: Non enim invenio opera tua plena. — Io non ho trovato l’opara tua piena. — Che cosa è l’opera piena? Elli so’ opere che so’ piene, e più che piene, e pienissime. [p. 95 modifica] L’opera piena è quella di colui che digiuna e òra, et ode messa, e molte cose buone fa a laude di Dio per vivare catolicamente. L’opera più che piena si è quando tu fai l’operazione sicondo la grazia, la quale t’ha data Idio, che tu la riferisca a Dio, cognoscendo Idio èssare potente, sapiente e clemente, al quale si racomanda, e dimanda delle grazie da lui, che ogni opera che elli fa in questo mondo, elli la faccia a sua laude e gloria e onore. E cognosce che in sè Idio è potente a dare ogni grazia, la quale giustamente s’adomanda a Dio; et anco cognosce che egli la vuol dare a chi la vuole operare in ben fare. Et cognosce anco che Idio la dà a tutti quelli che la chiegono con fede; però che sa che nel Vangelo è detto: Petite et accipetis; et querite et invenietis: pulsate et aperietur vobis. — Domandate a Dio, et elli vel darà: cercate, cercate la grazia, e trovaretela; bussate, e saràvi aperto. E così cerca, domanda, spera d’avere; e come ha questo elli, e elli ha l’opera sua pienissima, vedendo ch’è per lo libero arbitrio solo colla volontà pronta a volerla accettare17; e così entra in tanta carità la quale elli riceve da Dio, che cognosce e desidera di fare tutto il bene che vede che piace a Dio con buono e puro effetto.18 E come con effetto tu aoperi, tu se’ pienissimo nell’opere tue, però che Dio abonda in te ogni grazia. E come tu hai vedute l’opere piene e più che piene e pienissime; così so’ dell’opere vote, più che vote, e votissime. Sai quale è delle opere vote? È vota quell’opera, la quale, avendoti data Idio [p. 96 modifica]la grazia, e tu non la operi come esso t’ha comandato, cioè che elli t’ha comandato che tu digiuni e’ dì comandati dalla santa Chiesa, e tu lassi il digiuno della Chiesa, e digiuni a reverenzia della donna, che non t’è comandato; cioè, lassa el comandamento, e fanne uno da sè medesimo. Sappi che questa è opera vuota, però che tu hai il capo vòto di volere fare a tuo modo, e appartiene solo questo alla volontà; imperò che tu sai pure quello che ti comanda la santa Chiesa. Opera più che vuota è quella, quando Idio t’ha comandato che tu dia la limosina, e tu vai e dàla19 per ipocresia, e questa è opera perduta: de’ quali ei dice santo Matteo Evangelista:Cum autem ieiunatis, nolite fieri hypocritae tristes; exterminant enim facies suas, ut appareant hominibus ieiunantes. Amen dico vobis, receperunt mercedem suam. Simile di costoro: elli hanno ricevuto la mercè loro.20 Costoro fanno come coloro che empiono il sacco di fummo. Anco so’ delle opere votissime, e so’ di coloro che non sanno fare niuna cosa che Idio comandi, e non la fanno, nè hanno volontà di niuna cosa buona; de’ quali dice Giovanni: Non enim invenio opera tua plena coram Deo meo: — Io non ho trovato l’opera tua piena dinanzi a lo Dio mio; — cioè io non ho trovato che voi abiate fatto quello che io mi credevo che voi faceste, cioè di ritenervi del giuoco, simile del bastemmiare, peggio anco delle sodomie. Oimè, oimè, oimè! Doh, elli ci è da dire pur di cose che io ci mettarò mano una volta a mio modo, non però domani. — O donne, domane io vi voglio predicare delle uova, e del nido, e dei giudici di Dio; quali giudici nascono come nascono l’uova. E [p. 97 modifica]forse dirò anco della chioccia, la quale cova l’uova, e anco talvolta perchè l’uova nascano, si mettono nel letame. A casa. — Dice:quia non invenio opera tua plena coram Deo meo: — però che io non truovo l’opera tua piena dinanzi allo Idio mio. — Io vo pensando se l’opere che voi fate, so’ o vote o piene: e truovoci dell’opere piene e più che piene, e anco ci vego delle opere vote e più che vote. Io vo cota’ volte considerando per la grande pratica che io ho; so’ stato in molte parti, in più e più terre, e honne trovati molti che hanno fatte l’opere loro molto piene con buone e perfette operazioni e volontà. E dico ch’io n’ho trovate tante, ch’io non l’arei mai creduto nè potuto credere, se io non l’avessi veduto: come io ho trovati di quelli che hanno fatto del bene, così ho trovato di quelli che tornano al vomito.21 E dicoti che fra quante io n’ho mai trovate, io n’ho trovata una sicondo al mio cuore; e sai quale è? La città di Perugia, che non credo fra tutte l’altre città sia la più netta città di quella. Sai, di quella battaglia così pericolosa ella n’è netta, che non se ne fa più nulla 22. Le chiese sono tanto frequentate, che è una maraviglia. Fra l’altre chiese elli ve n’è trenta molto bene visitate, e holle tutte iscritte da due in fuore, che valeva il’oro da C a CL fiorini l’una 23. Delle confessioni non ti dico nulla; che si fanno tanto spesso, che è una divozione. Ma non ho anco udito di voi nulla, che voi aviate fatto tanto bene. E però amendatevi, amendatevi. Volete voi [p. 98 modifica]essere peggiori che sieno altri? Di quello che s’è fatto a Roma non dico nulla; che quando io v’andai, chi mi voleva fritto e chi arostito 24; e poi che ebbero udite le predicazioni che io lo’ feci, chi avesse detto una parola contra a me, mal per lui. E quando io considero questo, io dovento stupefatto, e dico da me a me: — Vatti con Dio, chè queste cose di questo mondo so’ pure volubili: ora mi vogliono vivo, e poca ora innanzi mi volevano morto. — Adunque fate che le vostre opere che elleno sieno piene e che sieno sode, operando quello che avete a operare con buon sentimento, collo intèndare e col volere e coll’operare, colla memoria, colla volontà e collo intelletto. E questo sia per la prima parte principale, dove dissi: Declina a malo.

Siconda parte principale è di esortazione: et fac bonum; ̀— e fa’ bene. — Popolo mio senese, fa’ bene, chè ti bisogna; dove noi vedremo tre considerazioni.

Prima, udire il bene.

Seconda, tenere a mente il ben che odi.

Terza, operare il bene.

Primo, dico, udire il bene, cioè udire le prediche, udire la messa, udire il vespero, udire i buoni consègli e simili cose. Ogni cosa che s’ode, si può dire essere in due modi: l’uno è udire coll’orechia, l’altro è udire coll’effetto di volere operare: l’uno, il corpo; l’altro la mente.

Secondo è il ritenere quello che altri ode. Vuoi tu bene intèndare? — Sì. — Vuoi imparare? — Sì — In mente habe; — fa’ che tu tenga a mente. — E se tu vo[p. 99 modifica]lesse dire: — io non posso tenere a mente; — piglia questa regola ch’io t’insegnarò, e impararai a tenere a mente, e mette in operazione il fare quello che odi. Ma impara queste dodici prudenzie, e pigliale a quatro a quatro.

Prima è sollecitudine.— Siconda è preparazione. — Terza è devozione. — Quarta è attenzione.

Piglia l’altre quatro:

Prima è mansuetudine. — Siconda è delettazione. — Terza è fede. — Quarta è ruminazione; e hane otto.

Tòlle l’altre quatro.

La prima è scrivare. — Siconda è ragionare. — Terza è ricordare. — Quarta e ultima è operare; e è fatto il beco all’oca 25.

Ora vediamle a una a una.

Prima, dico, è sollecitudine. Io ho dato bene questo lodo26 a Siena, avere grandissima sollecitudine all’udire delle prediche: del bene si díe dire bene. E dico che avendo questo, è de’ migliori segni che ci sia a volere tornare a Dio, e èssare aiutato da lui. E dico che voi potreste molto bene intèndare e operare più che molti altri, e tiene a mente a quello che io ti dirò. Quando uno ode la predica, se fusse il più grosso uomo al mondo, s’egli l’ode tutta, egli la intende assai. E se uno d’un buonissimo ingegno viene alla predica quando n’è detto un pezzo, prima che ne intenda nulla, vi sta a udire un pezzo. E però colui che giógne al principio, ode i fondamenti, e sente a parola a parola come l’edifizio si fa e viene crescendo a poco a poco; e di questo [p. 100 modifica]vi lodo e fate molto bene. E anco avete un altro buono costumo, che mai non vi partite insino che la è fornita tutta. Doh, fa’ ragione se uno volesse véndare un paio di capponi: se ellino avessero meno il capo, io non credo che li vendesse mai; e così se avessero meno l’ala e la coda. E così vi voglio dire della predica: se tu non l’odi dal capo e dal mezo e dalla fine, mai non puoi bene intèndarla; e però dico, si vuole sollecitudine. Però, se lo studiante (e ce n’è, sì) se elli andasse a udire la lezione quando ’l maestro l’avesse mezza detta, oh elli si dottorrà poi, e dirassi, misser tristo e dottorato! Però vi dico sollecitudine, e senza essa non sarà mai nulla. Tutte le cose che si fanno, vogliono ordine e sollecitudine. E però, o donna, piglia l’ordine, che se tu hai a quociare la carne, quando tu vieni alla predica, fa’ che tu la sera l’abbi comprata, e fa’ che tu ti levi la mattina a Sovana27, e che tu la ponga a fuoco, e schiumala bene; e poi ti veste, e sarà mezza cotta prima che tu venga, e poi a riscaldarla. Quando tu n’andarai, sarà fornita di quociare; e così darai parte al temporale e a lo spirituale, e in questo modo ogni cosa andarà bene, e andarai alla predica a capo pieno e non a capo voto. E questo è naturale, che quando l’uomo si leva per tempo, sempre pare che abbia il capo voto e vano, e quando è stato un pezo, non li pare così. E se tu li levi, e allora allora vieni alla predica a udire, tu giógni e apena se’ svegliato, che mentre che tu vieni, quasi dormi. E se tu vieni a mezza notte qui a udire, anco per la mala notte, mentre che si predica, e tu dormi: e però [p. 101 modifica]levati così un poco per tempo, come io ti dico, e vieni alla predica, e sarà svegliato l’anima e il corpo. Che se tu non facessi le massarizie che bisognano in casa, e del cuociare e delle altre cose, forse el tuo marito non vorrebbe che tu venissi alla predica. A casa. Sollecitudine, dico, si conviene avere, o donne. Chi fa miglior pane, o una che abbi sollecitudine, o una che non vi pensi? Chi ha sollecitudine. Ella provvede alla massa, al lievitare, al forno, che sia cotto a ragione. E colei che non v’ha sollecitudine, quando è male lievito, quando male stagionato, quando mal cotto, torto, bistorto. Adunque, sollecitudine; e questo basti per la prima prudenzia.

La siconda prudenzia si è preparazione; che poi che tu sarai venuto alla predica e alla messa, e tu dirai in te medesimo: — di che ho io stamane bisogno d’udire? io ho il tal vizio; io ho la tale ingozata col tale;28 io non mi posso recare a far pace con lui; io non posso levare il tale odio; io so’ innamorato della tale; io non me la posso levare dall’animo, e non mi posso tirare a drieto, ch’io non le vada dietro dove ella va. — E così andando ricercando i tuoi vizi e peccati con volontà di volerti amendare, e tu pregarai Idio che t’allumini per sì fatto modo, che tu t’astenga da tali vizî.29 E così pregato Idio, e elli ti darà la grazia che tu possa operare il bene, e méttare nel cuore del predicatore, che elli parli sopra il vizio che tu hai, acciò che via quello tu ti levi, e che tu t’amendi, operando il bene dell’anima tua. E bene che il predicatore non ti dica il peccato tuo, elli ti parlarà per modo che tu intendarai che sia [p. 102 modifica]detto per te, e così colui e così quell’altro; e una sua parola servirà al bisogno d’ognuno che ode; e non ti curare, perchè ogni volta non si riprende il peccato tuo. Fa’ che tu pigli il rimedio al peccato come chi ti dice.30 Doh, che direte di quello che io vi dirò? Io trovai a Roma due donne, credo santissime, le quali erano maritate ognuna; e predicando io di molti vizi che mi pareva da dover predicare, elleno dicevano: doh, laudato sia Dio, chè egli ci è venuto pure uno che pare che egli stirpi e’ vizi nostri del mezzo de’ cuori nostri! — Già t’ho io detto che elleno erano buonissime donne, e a loro non toccava il mio dire; ma erano tante contente che egli si parlasse sopra il peccato di coloro a cui bisognava, e’ quali erano involti in tante scelleragini. E questo contento donde credi che venisse? Non veniva se non da carità, la quale portavano al prossimo per salute dell’anime loro. Elleno non pensavano tanto di avere la consolazione di loro, quanto al bisogno del prossimo. E però dico che bisogna preparazione colla buona volontà di méttare in opera.

Terza prudenzia è divozione; che quando tu vieni a udire, che la mente sia tutta divota e che ella stia attenta31 e umile, e cercare che ciò ch’è detto, sia detto per salute dell’anima tua. E a volere che l’anima tua sia ordinata, bisogna preparare, andare e stare. El primo bisogna che tu il faccia a casa tua, il preparare; il sicondo si fa per via, l’andare; e l’altro si fa al luogo della predica. Imperò che tu vedi che bisogna fare così alla terra: a volerla seminare bisogna prima che sia pre[p. 103 modifica]parata, e poi seminata, e poi che il grano stia in essa terra, e di quello seguita poi che rendarà frutto. Simile dico della parola di Dio, il quale è il più perfetto seme che si possa seminare, e così voglio anco dire dello andare a udire la messa; imperò che tu debbi sapere che la Eucarestia ha grandissima potenzia a farti fare le buone operazioni. E debbi sapere che a l’altare si prega per tutti coloro che stanno a udire la messa. E però fa’ che sia preparato a udire la parola di Dio. Hai l’esempio di quella vedova, la quale si preparò ad udire e fare quello che il profeta le disse, quando ella ebbe il consèglio da lui nel IV libro de’ Re al IV capitolo, dicendole lei come ella era oppressata dai suoi debitori. E ’l profeta le disse: Mulier, quid habes in domo tua? At illa respondit: Non habeo ancilla tua quidquam in domo mea, nisi parum olei, quo ungar. Cui ait: Vade, pete mutuo ab omnibus vicinis tuis vasa vacua non pauca; et ingredere, et claude ostium tuum, cum intrinsecus fueris tu et filii tui; et mitte inde in omnia vasa haec. Questa buonissima vedova sì si preparò, e andò al profeta con divozione, e disse il bisogno suo aspettando aiuto con fede. E ’l profeta le disse: — Donna, che hai tu in casa? Ella rispuose e disse: La tua serva non ha altro che un poco d’olio. Allora elli disse: va’ a casa tua, e acatta de’ vasi vuoti, et inserrati in casa tu e’ tuoi figliuoli, e mette in ogni vaso vuoto un poco dell’olio che tu hai. — Ella con fede andò, e così fece; e per quello ella ricevette la grazia da Dio, che tutti quelli vasi s’empirono d’olio che traboccavano tutti; e tanti se n’empirono, quanti ella n’acattò, e se più ne avesse avuti, più se ne empivano. E però è detto: Ille porrigebat et illa infundebat 32: — io le porgevo la mente, e [p. 104 modifica]elli me la impiva di grazia. — E questo interviene spesso alla mente vecchierella, umile e divota; e poi il riempì33 l’anima di tanta grazia, che essa trabocava dalla parte di fuore. E questo sia per la terza divozione.

Quarta prudenzia si chiama attenzione. Attenzione si è che tu debbi stare attento a udire, per modo che a pena tu non batta l’ochio, mirando in viso il predicatore, e non avere l’ochio bàdolo in qua e là, ma fitto34 a non mirare in altro lato. Non si vuol fare come colui o colei che, come è giunta, subito si pone a dormire. E questo perchè adiviene? Perchè non ha attenzione; e tutti costoro come ellino giòngano, così dicono a loro medesimi: — doh, dormiamo un poco! — Tutto l’opposito fa colui che ha l’attenzione, che se pure li venisse sonno, elli s’ingegna di non dormire: elli si stripicciarà gli ochi, elli si pizzicarà, perchè il sonno vada via. Elli aviene talvolta che tu udirai in predica cosa che tu l’arai udita altra volta: non te ne curare, imperò che in ogni modo ti fa utile ciò che tu odi; e vede s’io dico vero. Se altra volta tu l’udisti, non ti capì forse nel capo;35 e ora sì piglia questo esemplo, il quale è di santo Gregorio, d’uno il quale va per cammino, e truova un altro, il quale nol vidde mai più. L’uno non sa chi sia l’altro, nè l’altro l’uno, nè donde è. L’uno di costoro per sapere qualche cosa di lui dice: — Donde se’, compagnone? — Elli risponde: — So’ da Milano, mi. — Già ho saputo questo. Anco il domanda: — Che mestiero fai? — Mi so’ far de’ fustani.36 — Anco sa que[p. 105 modifica]sto. — Dove vai? — Vo a Roma. — Anco sa cotanto più.

Ellino vanno così insieme e giungono alla taverna, e colui fa venire del vino e fa onore a costui. Anco sai che egli è cortese; vedi anco che elli beie moderato; anco vedi che elli è acostumato; poi quando si parte, vuole pagare lui. E per via se vede il compagno afadigato, elli dice: — dammi i tuoi panni, che t’aiuterò: — anco vedi che elli è pietoso. Se ellino mangiano insieme, elli taglia e vuol servire e pone tutti i migliori bocconi dal lato di costui; e anco per questo il conosci acostumato. Se vanno a letto, elli dà il miglior lato al compagno. Anco nel letto il domanda, se elli ha padre: elli dice di sì, e diceli elli è vecchio e che è rincitolito,37 e che è stata buonissima persona. Vadràlo anco per la fadiga del camminare venirli una debilezza; vedràlo impallidire, venirli meno la parola, chè parlarà più piano che non suole; e vedi che prima tu non sapevi chi fusse, poi per usare con lui tu hai saputo chi elli è, come ha nome, donde è, che va facendo, per insino ai costumi; e per tanto praticare tu l’hai veduto per insino dentro, chè la debilezza che venne di dentro, tu la conoscesti per la pratica che tu avevi di lui. Così dico a proposito, che quando tu odi una cosa che altra volta udisti, fa’ che la pigli con utilità dell’anima tua. Simile, quando tu odi una cosa che ti paia da ridare, non stare a sgrifalare38 come uno sciocco, ma pigliala a tuo amaestramento; che questo ridare è perchè tu non intendi quello perchè è detto; che se tu lo intendesse, tu non ridaresti. E però sta’ attento e con divozione a udire [p. 106 modifica]e volere fare quello che si predica. E così hai le prime quattro. Tòlle l’altre quatro.

La prima è mansuetudine; che quando tu odi che la riprensione toca a te, fa’ che tu la riceva con quella carità che t’è detta a utile dell’anima tua; imperò che se tu se’ male vissuto, e hai fatti i frutti tuoi acerbi nella vita tua, fa’ i frutti a Dio39 tutti dolci e suavi, come fa colui che inesta il pero selvatico, e inestavi su il pero ciampolino, che non mutando pedone, fa il frutto suo perfetto e buono solo per la ricisa dell’inesto, che si fascia, sai, chè non v’entri nulla nè d’acqua nè di freddo. Così fa’ tu: fa’ che non v’entri nell’anima tua niuna cosa che ti facci tornare indietro la buona vita.

La siconda prudenzia si è delettazione d’udire quello che si dice in predica. Non odi tu che nelle prediche t’ho detto che tu viva come debbono vivare le persone, e non come le bestie? Se tu se’ cristiano, elli40 t’insegna el modo che tu hai a tenere; se se’ in istato di matrimonio, elli t’insegna; se se’ continente, elli t’insegna; se se’ servo, elli t’insegna; in ogni modo che tu se’ elli t’insegna a vivare; che dovaresti andare cor una allegrezza a udire, cor una festa maggiore, che a niuna altra cosa, e ogni altra cosa lassare per far questa. Doh, vuoi tu cognósciare come tu se’ in carità di Dio? Or guarda se, poi che tu hai udito, tu ti rallegri di quello che tu hai udito; chè tu dovaresti rallegrare quanto si può dire, considerando la virtù essere cagione dell’utile dell’anima tua. Se tu consideri il grado tuo, tu puoi [p. 107 modifica]vedere se se’ in grazia di Dio nel tuo rallegrarti della dottrina sua, se tu n’hai dolcezza. O non vedete voi quando venisse a Siena una lèttara d’uno re, quanta dolcezza si piglia d’andare a udire quella lèttara? E quello perchè? Perchè tu l’ami quello cotale signore. Così, simile, se tu amarai Idio, tu ti rallegrarai d’andare a udire la parola sua a predica, a messa, a vespero e l’altre cose della santa Chiesa.

Terzo è fidelità, che quello che tu odi, tu l’oda con fede, imperò che chi parla, parla in persona di Dio. È detto nel Vangelio di santo Matteo al Xmo Capitolo: Non enim vos estis qui loquimini, sed Spiritus Sanctus41:, qui loquitur in vobis. E così dico io come dice il Vangelo: — Noi non siamo noi che parliamo, ma è lo Spirito Santo che parla in noi. — E però in ogni modo che tu odi predicare, o vero o bugia, va’ e odi; e quando odi una cosa che non è buona, lassala a lui, e tu piglia quello che è buono. Ma ben ti voglio dire questo, che mai non si converrebbe avere pratica di niuno predicatore, io dico uno secolare;42 imperò che se si pratica, se tu li vedi fare ogni minima43 cosa che non tu paia e non sia così buona buona, tu considererai poi ogni male di lui. E così voglio dire anco d’uno predicatore: mai non si converrebbe che avesse pratica con secolari per non avere a vedere di molte cose le quali si fanno e dicono.

Quarta prudenzia si chiama corugumazione;44 cioè che quando tu vai a casa o a buttiga o alla vigna, o dove [p. 108 modifica]tu vai, fa’ che tu vada rugumando e a dire con teco medesimo: — così disse il predicatore che io facesse: la tal cosa disse che era peccato, non si vuol fare. Anco disse che si facesse la tale e la tal cosa, e io la voglio fare. — E sai quello che è questo modo? Questo è un ripetere spirituale; e se in questo modo rugumarai, farai grande utile all’anima tua. Doh, che ti significa questo rugumare? Hai l’esemplio nel Vechio Testamento, che Idio non voleva che se li facesse sacrifizio di niuna bestia che non rugumasse. E però fa’ come fa il bue quando elli ha pasciuto: elli ruguma, ruguma; e meglio gli pare quello rugumare, che non è il pàsciare. Così fa’ tu della parola di Dio, quando tu l’odi; e rugumala molto bene, chè ella ti parrà migliore a rugumarla, che quando tu l’odi. Vedi che il bu’ quando ruguma, l’uno boccone va in giù, l’altro torna in su. E così hai le siconde quatro: vediamo l’altre quatro.

La prima, dico, è lo scrivare. Scrive come facesti l’altra volta, e poi le pratica, chè quello scrivare ti farà molto entrare la cosa nella memoria. Siconda è conferire; e questo sia più delle donne a casa vostra; conferire colle vostre figliuole; conferire col tuo marito; conferire colla tua madre vechiarella e inferma, che non può venire a udire. Et anco dico dell’uomo coll’altro alle buttighe vostre, dicendo insieme:45 — udisti la tal cosa e anco la tale? — E simile anco il contadino, il quale lavorando può dire a quell’altro il quale non l’udì: — O, el frate disse la tale e la tal cosa. — E queste cose facendole come io te le insegno, elle so’ tanto utili, che è da non crédare. Sai che fa . [p. 109 modifica]questo dire? Elli fa come quando tu hai pieno il saco, e tu lo lo rinsachi46 perchè ve ne capi più: così insacca la parola di Dio. O, e tu donna, non farai così già tu alla tua figliuola, la quale la tieni in zambra!47 E però di ciò che tu hai udito, quando tu il ricordi con altri, quello è uno rifermarcelo nella mente.48 E però ognuno di voi conforto che il diciate l’uno all’altro, il marito alla sua moglie, l’uno buttigaio all’altro, l’una vicina all’altra, dicendo: — così disse, e anco disse che la tal cosa era così grande peccato; e disse che non si debba crédare a questi incanti, nè a quelle maliarde, nè a streghe. Udistilo tu? O quanto grande peccato! Mai sì. — Adunque, dicendola tu49 a colui che l’udì, e elli ti dirà: — e tu udisti la tal cosa? — E in questo modo si rafferma nelle menti vostre la vostra salute: or fate che voi il facciate.

La terza prudenzia si è ricordare spesso spesso, o con teco stesso o altra persona, quelle cose che voi avete udito che tocano a voi, de’ peccati in che voi sete involti: a te che se’ superbo, in quello ch’i’ ho detto contra il tuo vizio; e a colui di lussuria, e a quell’altro di sodomia; a quell’altro dell’usura; a colei dell’essere ribalda;50 a quell’altra d’essere vana e lisciardosa. — Così disse la tal volta il tale in predica; e così disse il tale; e così mi dice che io ripari51 a tal vizio; e dissemi del digiuno, che elli è così util cosa. E così anco mi disse della limosina; e così disse dell’orazione, ch’ella piace [p. 110 modifica]tanto a Dio. — È bene che tu dica anco di quello che non toca a te: anco ti farà utile in fartelo dispiacere, e di ogni cosa che tu udirai o ricordarai, d’ogni cosa cavarai utile; ma più utile ti sarà di quello che toca a te. Elli so’ tali che dicono: — io non vo alla predica, perchè io non tengo a mente nulla. — Doh! ode questo esemplo che intervenne una volta, e forse che ti giovarà a tenere a mente.52 Elli fu uno santo padre, il quale abitando53 così in una celletta povaretta in una selva, aveva con seco uno suo romitello, el quale non teneva a mente nulla che elli udisse a suo amaestramento; e per quello non andava a udire nè predica nè nulla. E dicendo costui a questo santo padre la cagione perchè non andava alla predica, elli disse: — io non tengo a mente nulla. — Allora questo santo padre disse: — piglia cotesta padelletta. —54 Aveva così una padelletta per quociare il pesce; e disse: — fa’ bollire quest’acqua, e quando l’acqua bolle (dicie) mettene uno bicchiere in questa padelletta che è tutta onta.55 — Colui così fece. — Và versala fuore senza strefinare56 nulla. — E così fece, e disse: — or mira ora, se ella è così onta come era in prima? — Disse che era meno onta. Elli disse: — mettevene anco un’altra volta, e versala fuore. — Elli il fece. Anco era più netta. E così il fece fare parecchie volte: ogni volta era più netta. E poi li disse: tu dici che non tieni a mente nulla! Sai perchè? Perchè tu hai la tua mente [p. 111 modifica]onta, come aveva la padella. Va’ e mettevi dell’aqua, e subito vedrai se la mente si purificarà. Mettevene anco più, anco sarà più netta; e quante più volte udirai la parola di Dio, più si nettarà la mente tua, e tanto potrai udire la parola di Dio, che la mente tua sarà tutta netta e purificata senza nulla bruttura.57 — E questo basti alla terza.

La quarta e ultima è questa: serra la boca al sacco, sì, e l’opera continuamente. Non fare come molti, come dice: ad tempus credunt, et in tempore tentationis recedunt58. Fa’ che tu stia saldo a crédare quello che è tua salute, e piglia essemplo et amaestramento delle cose che tu odi, e guardati dal mal fare, e mette in opera in far bene, come io t’ho detto. Declina a malo et fac bonum. E questo sia per la siconda parte principale. Tòlle la terza, breve breve.

La terza parte principale dice: inquire pacem, — cerca pace. — Cerca pace, città di Siena, cerca pace. E prima cerca pace con Dio, a ciò che avendo tu guerra con lui, elli non piova e’ giudici suoi sopra di te. Tre minacce fa a coloro, che non cercano59 pace con lui; e chi so’ costoro? Ode: alcuni so’ freddi; altri so’ duri; altri so’ ciechi, e tutti costoro so’ minacciati da Dio. E prima i freddi minaccia Iddio. Sai chi so’ costoro? È fredda quell’anima che non ha gusto niuno di Dio, alla quale Dio dice: Si ergo non vigilaveris, veniam ad te: — O freddo, se tu non ti svegli, io verrò a te. — Sai come fa la [p. 112 modifica]madre quando ella ha il fanciullino, che ella il minaccia e dice: — se tu non fai così, io te ne pagarò. — E così dice Iddio: Ego veniam ad te: — Io verrò a te. — In che modo viene Iddio a noi? Elli viene a noi in due modi: uno modo viene con misericordia, et un altro modo viene con giustizia. Vedi come viene per giustizia. Elli dice: Ego veniam. Chi è quello che viene? Egli verrà il padre colla potenza sua. Elli verrà el Figlio colla sua sapienza. Elli verrà lo Spirito Santo colla sua clemenzia. A che fare verrà Iddio unito, trino e uno? Vuolo sapere? Si non vigilaveris, veniam ad te. Vede a 14 cap. dell’Apocalisse: Et alius angelus exivit de templo, clamans voce mana ad sedentem super nubem: mitte falcem tuam, et mete, quia venit hora ut metatur, quoniam aruit messis terrae. Et misit qui sedebat super nubem falcem suam in terram, et demessa est terra.60 Egli aviene a’ freddi, sai, come va uno offiziale co’ birri, che pigliano il corpo di subbito. Così farà allora che elli verrà: elli verrà, in scambio di sbirri, soldati a piei e a cavallo, mascalzoni, malandrini. Doh, credete voi che mai sia guerra in questo mondo, che prima nol permetta Idio? Elli il permette per suo vero giudicio, e manda queste guerre, le quali fanno consumare le patrie per li soldati i quali vogliono il soldo; et anco dall’altra parte i danni che fanno quelli che son contrari; e questi sì sònno i birri.

Vieni anco a’ duri, e fa la siconda minaccia. Si ergo non vigilaveris, ego veniam ad te tanquam fur. Dice: — io verrò come uno ladro. — Sai come fa il ladro? Elli va a tempo e per modo, che elli non creda essere trovato, nè veduto. Ode Giovanni al decimo capitolo: Fur non [p. 113 modifica]venit nisi ut furetur, et mactet, et perdat. — El ladro non va se non per tre cose: prima per furare; sicondo per uccidare; terzo per torgli61 il sentimento. — El maladetto ladro va all’anima nostra per potere furare la grazia di Dio, la quale hanno da Dio.62 E però dico: — O città di Siena, hai grazia? — Sì. — Voglia Idio che ella non ti sia tolta. E quanta grazia hai tu? Hai più grazia che popolo ch’io sappi in tutte queste parti. E che vi manca, o cittadini miei, che vi manca? Non vi manca se non l’ira di Dio. Guarda, guarda, ben guarda, e cetera e ceterone.63 Anco va il ladro per amazzare l’anima; e sai in che modo l’amaza? Elli fa che l’uno uccide l’altro: colui si ingegna d’uccidere questo, e questi s’ingegna d’uccidere quello, e quello quell’altro. Anco in altro modo: l’uno infama l’altro,64 per modo che il gattivo uccide la fama buona del buono. Anco, peggio; la roba va a sacco: costui toglie a colui, colui a quell’altro; e tanto vi lassate condùciare al maledetto ladro, che elli vi conduce per modo, che vi tòlle el sentimento; che così nimicate l’uno fratello l’altro, come elli vi fa nimicare quelli che non so’ medesima carne.65 Oimè! o non vedete voi a quello che voi vi conducete? Come vi lassate tanto tòllare il sentimento, che voi nemichiate le vostre proprie carni? El padre nemica el figliuolo; el figliuolo el padre; l’uno fratello [p. 114 modifica]l’altro; l’uno consorto l’altro; l’uno amico l’altro; l’uno compagno l’altro. Oimè! ponetevi mente, chè elli v’ha già sì condotti, che elli vi fa pèrdare i beni temporali anco i beni spirituali e eternali. Doh! Hami tu anco inteso? Sì; io non vi parlo in francioso.

Anco viene a’ ciechi colla terza minaccia, dicendo:Nescies qua hora veniam ad te: — Tu non saprai a che ora io verrò a te. — Oimè, che noi non consideriamo in quanta miseria noi siamo! che non che noi potiamo sapere a che ora Idio verrà a noi: ma noi non potiamo sapere pure a che ora nasce uno pulcino dell’uovo che tu poni alla tua chioccia. Or, guarda tu, che vuoi sapere a che ora Idio verrà a te! Nol cercare, chè mai nol potrai sapere, se non quando elli verrà; imperò che elli non vuole che noi el sappiamo. Per che cagion non vuole che noi el sappiamo? Due ragioni ci so’ perchè elli non vuole. Prima perchè i buoni s’accendano in disiderio di sempre far bene, stando sempre desti in orare e in fare l’operazioni buone, acciò che quando elli viene, ellino non faccino alcuno male, o che ellino non sieno trovati stare oziosi. La siconda, perchè il gattivo il quale vive male o vuole vivare male, se elli sapesse quando Idio dovesse venire, elli farebbe male insino apresso al tempo che dovesse venire. E questo è perchè Idio non vuole che si sappi l’ora sua; che per questo l’uno fa l’òpare buone, e l’altro si guarda di far male; sai, come Idio ci dimostra in queste parole; come fa il marito alla sua donna, il quale è di fuore, e elli scrive a lei dicendo: — tosto sarò costà. — Non dice: — il tal dì sarò costà, — acciò che questa due cose ella facci; cioè facci bene, e che abbi temenzia del far male, dicendo in se medesima: — elli pur dicie che verrà: io voglio che quando ella viene, che mi truovi fare buone [p. 115 modifica]operazioni. — Non fa così il ribaldo alla ribalda: anco dicie: — il tal dì sarò a te. — E però dice Idio: Ego veniam cito: — Io verrò tosto. — E per questo dire se il gattivo considerrà,66 subito s’amendarà, e arà tempo a potersi pèntare della sua mala vita; e non tornando all’amenda, elli verrà67 senza aver lo’ alcuna misericordia, dicendo: — Io tu die’ tempo che tu ti potesse pèntare, e non volesti, e però sarai cacciato alla pene eterne. — E ’l buono che sarà bene vissuto, overo colui o colei che si sarà amendata, saranno rabracciati da lui, e condotti alla vera beatitudine.

E qui hai vedute due ragioni, perchè Idio non vuole che noi sappiamo l’ora che elli viene a noi co’ suoi giudici; perchè i buoni sieno accesi in desiderio di far bene; l’altra, perchè i gattivi temino,68 aspettando l’ora che elli de’ venire. Colui che teme e aspetta, sempre triema di paura, dicendo seco: — Oimè, elli pure verrà come elli disse!69 — E però nello Ecclesiastico, al cap. 17: Attendite ab omni iniquo. Guarda, guarda, guarda, popolo senese; guarda che ’l diabolo fabrica de’ mali assai e in molti modi per li peccati nostri. Elli vengono dalle pestilenzie, le quali poi toccano a te e a te e a te. Elli ha poste l’uova, acciò che elleno naschino, e non hanno se non a scoppiare el guscio; e se elleno scoppiano, subito il giudizio di Dio è nato. Sai che so’ questi pulcini che nascono dell’uova che elli ha poste a covare? È morte in molti modi: rubbagioni di case, di butighe, [p. 116 modifica]di fuore e dentro; ardare case, ardare vigne, amazare l’uno uomo l’altro; amazare similmente le donne, amazare figliuoli, pigliare fanciulli piccoli, dar lo’ del capo nel muro, sforzare le donne, le figliuole a’ tuoi ochi veggienti, usare tradimenti l’uno coll’altro, furare ciò che può l’uno all’altro, venire discordie infra voi l’uno coll’altro, il padre col figliuolo, l’uno fratello coll’altro; e così vengono in tanto sterminio, che altro che male l’uno coll’altro non pensate di volere fare. E perciò dico: guarda, guarda, Siena! Abbi a memoria di colui che è scritto nel Vangelio di santo ....... al cap.° ......, di colui che era così rico,70 che diceva a se medesimo: — Or gode, or ti riposa ecc.71.




Note

  1. Il Cod. Pal.: e per la grazia di Dio di male che io mi sentii ec. Alla singolarità dell’uomo e alla diversità de’ costumi riferisca il lettore questo breve episodio, nè dimentichi che non siamo in Chiesa, dove soltanto si predica oggi, ma in Piazza del Campo.
  2. Con Orlando, aggiunge il Cod. Pal.
  3. A te, popolo sanese: così il Cod. Pal.
  4. Dico che verrà a ora che tu non lo saperai. Lezione del Cod. Pal.
  5. Del vizio della linguetta; così il Cod. Pal.
  6. Il Cod. Pal.: voglio dire che tu debbi vigilare ec.
  7. Il Cod. Pal.: ha una grandissima infermità.
  8. Il Cod. Pal. E però pensa se l’ài bene spesa: come ella è passata ec.
  9. E la Vulgata: sive bonum, sive malum.
  10. Gli altri Codd., quando sederà tribunale nella sua sedia e per giudicarci.
  11. Il Cod. Pal. sicondo quello che elli arà operato.
  12. Qui volge l’esortazione all’anima che deve comparire dinanzi a Dio.
  13. Il Cod. Pal. aggiunge: Vigilate.
  14. Così chiamasi quella strada della città, che fa capo alla Porta omonima.
  15. Altra e bellissima porta della città, che poi fu conosciuta più comunemente col nome di Porta Romana.
  16. Idiotismo: gli è detto.
  17. Così in tutti i Codd., ed è evidente l’omissione di qualche parola.
  18. Invece il Cod. Pal. senza che la chiarezza del discorso ci guadagni nulla, dice: e così entra in tanta carità la quale elli riceve da Dio, che l’anima è di quelle che è dalla sua parte, operando la possanza sua sempre a laude di Dio, che cognosce e desidera ec.
  19. Il Cod. Pal. e tu vai a darla.
  20. Il Cod. Pal. la mercede sua.
  21. Cioè, alle cattive opere, al peccato.
  22. Parla della celebre battaglia o giostra che nelle domeniche della primavera s’ingaggiava tra la gioventù perugina, secondo una costumanza antichissima. Ne fa pur menzione nella Predica XIV(B.)
  23. Nessun Cod. ci porge aiuto a chiarire l’oscurità di questo periodo mancante al certo di qualche parola.
  24. Efficacissima locuzione e sempre viva, che equivale a dire che tutti gli gridavano la croce addosso. San Bernardino erasi recato a Roma non molto prima, costrettovi dalle male lingue, che ne accusavano di poca ortodossia le dottrine e gl’insegnamenti.
  25. Fare il beco all’oca equivale a condurre a compimento una data cosa. Qui vuol dire: ecco ricordate tutte e dodici le prudenze che debbonsi considerare.
  26. Cioè, ho pronunciaro questo giudizio.
  27. Vuole dire all’alba. Sovana è il nome che ha la maggior campana del duomo di Siena, la quale suona ogni mattina al levar del sole; ed è così appellata perchè i Senesi la tolsero al campanile del bellissimo duomo della deserta Sovana.
  28. Intendi, un’ingiuria da vendicare, o una vendetta da prendere.
  29. Diversamente il Cod. Pal. e il Cod. Sen. 6: e tu pregherai Iddio che t’allumini per fare tutto bene; e per sì fatto modo lui t’alluminerà, che tu t’asterrai da tali vizi.
  30. Gli altri Codd. hanno, l’insegna.
  31. Erratamente ha il nostro Testo: ella stia colla mente attenta ec.. Il Cod. Pal., ella stia tutta attenta ec.
  32. Ma la Vulgata:illi offerebant vasa, et illa infundebat.(B.)
  33. Meglio il Cod. Pal., riempie, e poco sotto, traboca.
  34. Part. da Figgere; locuzione congenere è questa che tuttora s’usa nel linguaggio parlato, cioè Ficcare gli occhi addosso a una persona.
  35. Il Cod. Pal. dice, nell’animo.
  36. Lo stesso che Fustagno o Frustagno. Qui imita la parlata lombarda.
  37. Cioè, rimbambito.
  38. Il Cod. Pal., sgrifolare; il Cod. Sen. 6, gnofolare, ma questa sembra forma scorretta. Deve intendersi nel significato di Ridere sgangheratamente, Sganasciarsi dalle risa.
  39. Il Cod. Pal. legge così: /a’ che tu ricida la vita tua, e fa’ i frutti a Dio., ec.
  40. Intendi, il predicatore.
  41. La Vulgata: sed spiritus Patris vestri etc.
  42. Il Cod. Sen. 6, i’ dico secolare cioè i laici non dovrebbero praticare verun predicatore.
  43. Il Cod. Sen. 6 ha minova invece di minima.
  44. Lo stesso che rugumazione, il rugumare. Il Cod. Sen. 6, ruminazione. Facilmente s’intende essere queste parole usate qui in senso metaforico, come il Santo stesso poco sotto dichiara.
  45. Il Cod. Pal., alle butighe vostre debino conferire, e dicendo insieme
  46. Erratamente il Cod. Pal., lo insachi.
  47. Cioè, la tieni in camera invece di portarla a udire la predica.
  48. Il Cod. Pal., è un rifermarlo.
  49. La predica, cioè. Il Cod. Pal., dicendolo io.
  50. Il Cod. Pal., a quell’altra d’essere una ribalda.
  51. Il Cod. Pal., mi disse io ripari.
  52. Ha qui principio il secondo Racconto edito da Zambrini, Racc. di Bernard., pagg. 3-5.
  53. Il Cod. Pal,, stando.
  54. Il Cod. Sen. 6 e il Pal. hanno padelluccia.
  55. Per unta, scambiato l’o nell’u: così parimente trovasi negli scrittori antichi sanesi onghia per ugna, longa per lunga, e simili (Zambrini, loc. cit.) .
  56. Il Cod. Sen. 6, istrifinare; cioè strofinare.
  57. Il Cod. Pal., senza nissima bruttura. Qui ha termine il secondo Racconto.
  58. Il Cod. Pal.: Non fare come molti, come dice: a tempo credunt, e a tempo no: ad tempus credunt ec.
  59. Più chiaramente il Cod. Pal.: Tre minaccie fa Iddio contro a co^ loro che non fanno pace con lui.
  60. Tenendo a confronto la Volgata emendammo alcune poche scorrezioni del Testo.
  61. Il Cod. Sen. 6, tòllare; il Cod. Pal., tollergli.
  62. Sottinteso, le anime nostre.
  63. Locuzione di ugual significato, ma più efficace, che non la comune, eccetera eccetera.
  64. Intendi: il ladro, cioè il demonio, ammazza l’anima anche in altro modo, vale a dire infamando altrui.
  65. Gli altri Codd. leggono: che così nimicate l’uno fratello l’altro., come elli fa venire la senepa in capo, fa nimicare quelli che sono medesima carne.
  66. Considererà. Il Cod. Pal., considera.
  67. Cioè, Iddio.
  68. Nel Cod. Pal., triemino.
  69. Assai diversa è la lezione del Cod. Pal. in questo luogo: Oimè, elli ha detto pure che elli verrà., e per certo elli pure verrà, come illi disse.
  70. Queste lacune si trovano in tutti i codici, ed anche il modo con cui la predica finisce, dà luogo a sospettare che le ultime parole non si potessero raccogliere tutte(B.)
  71. Per ricco; scritto richo; e così trovammo orechia per orecchia, becho per becco, tocho per tocco, e va’ dicendo.