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104 | predica quarta |
elli me la impiva di grazia. — E questo interviene spesso alla mente vecchierella, umile e divota; e poi il riempì1 l’anima di tanta grazia, che essa trabocava dalla parte di fuore. E questo sia per la terza divozione.
Quarta prudenzia si chiama attenzione. Attenzione si è che tu debbi stare attento a udire, per modo che a pena tu non batta l’ochio, mirando in viso il predicatore, e non avere l’ochio bàdolo in qua e là, ma fitto2 a non mirare in altro lato. Non si vuol fare come colui o colei che, come è giunta, subito si pone a dormire. E questo perchè adiviene? Perchè non ha attenzione; e tutti costoro come ellino giòngano, così dicono a loro medesimi: — doh, dormiamo un poco! — Tutto l’opposito fa colui che ha l’attenzione, che se pure li venisse sonno, elli s’ingegna di non dormire: elli si stripicciarà gli ochi, elli si pizzicarà, perchè il sonno vada via. Elli aviene talvolta che tu udirai in predica cosa che tu l’arai udita altra volta: non te ne curare, imperò che in ogni modo ti fa utile ciò che tu odi; e vede s’io dico vero. Se altra volta tu l’udisti, non ti capì forse nel capo;3 e ora sì piglia questo esemplo, il quale è di santo Gregorio, d’uno il quale va per cammino, e truova un altro, il quale nol vidde mai più. L’uno non sa chi sia l’altro, nè l’altro l’uno, nè donde è. L’uno di costoro per sapere qualche cosa di lui dice: — Donde se’, compagnone? — Elli risponde: — So’ da Milano, mi. — Già ho saputo questo. Anco il domanda: — Che mestiero fai? — Mi so’ far de’ fustani.4 — Anco sa que-