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98 | predica quarta |
essere peggiori che sieno altri? Di quello che s’è fatto a Roma non dico nulla; che quando io v’andai, chi mi voleva fritto e chi arostito 1; e poi che ebbero udite le predicazioni che io lo’ feci, chi avesse detto una parola contra a me, mal per lui. E quando io considero questo, io dovento stupefatto, e dico da me a me: — Vatti con Dio, chè queste cose di questo mondo so’ pure volubili: ora mi vogliono vivo, e poca ora innanzi mi volevano morto. — Adunque fate che le vostre opere che elleno sieno piene e che sieno sode, operando quello che avete a operare con buon sentimento, collo intèndare e col volere e coll’operare, colla memoria, colla volontà e collo intelletto. E questo sia per la prima parte principale, dove dissi: Declina a malo.
Siconda parte principale è di esortazione: et fac bonum; ̀— e fa’ bene. — Popolo mio senese, fa’ bene, chè ti bisogna; dove noi vedremo tre considerazioni.
Prima, udire il bene.
Seconda, tenere a mente il ben che odi.
Terza, operare il bene.
Primo, dico, udire il bene, cioè udire le prediche, udire la messa, udire il vespero, udire i buoni consègli e simili cose. Ogni cosa che s’ode, si può dire essere in due modi: l’uno è udire coll’orechia, l’altro è udire coll’effetto di volere operare: l’uno, il corpo; l’altro la mente.
Secondo è il ritenere quello che altri ode. Vuoi tu bene intèndare? — Sì. — Vuoi imparare? — Sì — In mente habe; — fa’ che tu tenga a mente. — E se tu vo-
- ↑ Efficacissima locuzione e sempre viva, che equivale a dire che tutti gli gridavano la croce addosso. San Bernardino erasi recato a Roma non molto prima, costrettovi dalle male lingue, che ne accusavano di poca ortodossia le dottrine e gl’insegnamenti.