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IV. SONETTI ASCETICI E MORALI DI FRATE GUITTONE

139. Esaltazione dell’amor di Dio.p. |||
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140. Non può dirsi valente chi non ama Dio, né sapiente chi non lo conosce |||
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141. Pel poeta nella sua grande miseria unica speranza e rifugio è la Madonna |||
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142. È minor male pensare che Dio non esista, anziché credere che non sia buono |||
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143. All’amore di Dio, se non il bene che ci promette, ci dovrebbe almemo indurre il timore della pena eterna |||
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144. Ogni vizio è veleno, ma nessuno è piú micidiale dell’odio. |||
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145. L’eresia è allo spirito come la lebbra al corpo |||
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146. La ricchezza non appaga e non dá pace |||
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147. La ricchezza, avendosi nel soddisfacimento dei desideri, sta solo nel desiderare poche cose e piacevoli |||
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148. Onore vai piú che piacere e prò |||
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149. Che cosa chiede da noi razionai natura |||
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150. Il vizio è specialmente deplorevole in uomo di valore... |||
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151. Come udir celebrare la purezza delle donne lo rallegra, cosí l’addolora vederle ingannate e disonorate |||
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152. Serbar castitá è pregio particolarmente delle giovani donne. |||
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153. Chi non si sottometterebbe a nessuno, si fa schiavo di vii femmina! |||
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154. Rimprovera all’amico messer Bottaccio di non ben seguire umana dirittura |||
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155. Ad un amico perché non si lasci piú ingannare da Amore. |||
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156. A messer Giovanni amico |||
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157. Si mostri alla prova la virtú e si smascheri il vizio.... |||
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158. Spiega un nuovo canto per celebrare il nuovo valore d’un amico |||
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159. Esorta alla riconoscenza verso Dio, amando la virtú... |||
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160. I grandi del secolo son cortesi e generosi verso gli uomini e dimenticano Dio |||
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161. Mirino i signori il loro stato: dov’è la loro potenza?... |||
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162. La rampogna, non la lusinga, conduce a salvezza.... ’ |||
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163. Si lamenta d’essere stato ribelle a Dio |||
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164. È pazzo chi pone la sua voglia in amore |||
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165. In amore anche il bene torna in gran male |||
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166. Al peccatore avviene come al vapore che il sole solleva in alto, ma poi ritorna acqua e ricade in terra |||
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167. Il soverchio è quel che nuoce |||
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168. Perché non si serve Dio come converrebbe |||
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