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220 | sonetti ascetici e morali |
viso catuno laido è piò laidito
di quant’è ’l piò pulito:
20valor ove piò val, vizio piò el lede:
perché chi mei se crede,
mei se guardi non sia da vizio unito.
151
Come udir celebrare la purezza delle donne lo rallegra, cosí l’addolora
vederle ingannate e disonorate.
O donne mie, leale e buono amore,
ch’eo port’a vostr’onore,
sovente porgeme gioi e gramezza.
Gioi, quand’aldo orrar vostro valore,
5che defenda bellore
d’onni macula d’onta e di laidezza;
ché intanto che donna incrina il core
a carnale fallore,
for di lei va pregio, e ven laida bellezza.
10E gramezza, sentendo el disinore
d’alcuna, che follore
segua tanto, che d’om aggia contezza.
O come siete, o donne mie, ’ngannate,
credend’esser amate
15e pensando no altri ed senta giae!
Oh, che non sete lae,
o’ scroven vostri amanti onne vertate;
ché ciascun de la sua gabbo se fae.
Und’è chi per lor sae,
20u chi per presenzion, quant’operate;
sí che, quando pensate
nol saccia nullo, ogn’om lo parlerae.