Pagina:Guittone d'Arezzo – Rime, 1940 – BEIC 1851078.djvu/218

214 sonetti ascetici e morali


     Se lui bon credo, e che far creder dia?
Oh, che fella mattia
20dir alcun: — no è bon, ché ben non veo! —
e: — fallir pria creo
divina bonitá, che scienzia mia! —

143

All’amore di Dio, se non il bene che ci promette,
ci dovrebbe almemo indurre il timore della pena eterna.


     O felloneschi, o traiti, o forsennati,
o nemici provati
de noi stessi, piò d’altri mortali:
signore, padre aven, ch’ha noi creati,
5e de sé comperati,
e che ben terren danne spiritali,
     e a regn’eternale hane ordinati,
sol per odiar peccati,
e per vertudi amar razionali;
10se nol seguin, saren qui tribulati,
e appresso dannati
senza remedio a torment’eternali!
     O miser noi, come non donque amore
di tanto e tal signore,
15o diletto di sí dolze gran bene
lo cor nostro non tene,
e ci fa sol ragion om debitore?
     E se dei doni suoi noi non sovene,
né diletto ne vene
20di ciò che ne promette, almen lo core
ne dea stringer temore
di tante perigliose eternai pene.