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di frate guittone d’arezzo | 213 |
Chi, se non tu, misericordiosa,
chi saggia u poderosa,
u degna ’n farmi amore u cortesia?
10Mercé, donque: non piú mercé nascosa,
né paia ’n parva cosa,
ché grave ’n abondanza è carestia.
Né sanaria la mia gran piaga fera
medicina leggera.
15Ma, si tutta sí fera e brutta pare,
sdegneraila sanare?
Chi gran mastro, che non gran piaga chera?
Se non miseria fusse, ove mostrare
se porea, né laudare
20la pietá tua tanta e sí vera?
Conven dunque misera,
a te, Madonna, miserando orrare.
142
È minor male pensare che Dio non esista, anziché credere che non sia buono.
Ahi, como è ben disorrato nescente
qual piò tiensi saccente,
se divin giudici’onn’intender crede,
e ciò che lo saver suo non ben sente
5reo stimar mantenente,
unde Dio dice iniquo e perde fede!
Mira, o superbi’om desconoscente,
se ben te scerne mente,
onne opera d’om, che meglio vede:
10ben male e male ben dice sovente.
Come dunque sí gente
devine schernerai? Pens’ov’è fede.
Minor mal è pensar non sia Deo
che non pensarlo reo;
15ché como necessaro ello pur sia,
è ch’ello bono sia,;
e se non bono, non Dio. Che dunqu’eo?