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212 sonetti ascetici e morali

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Non può dirsi valente chi non ama Dio, né sapiente chi non lo conosce.


     Solament’è vertù che debitore
fusse ciascun d’amore,
e solo vizio a cui odio pertene;
vertù dea nel nemico amar bon core
5e portar desamore
a se medesmo, quant’e’ ’l vizio tene.
     Come dunque si fa conoscidore
o dice aver valore
chi vertù fugge e vizio ’n sé mantene;
10e Dio, in cui tutta vertù tuttore
e sol d’essa datore,
non desia, né fior con lui convene?
     Chi non sa Dio, chi dir po sapiente,
o tener per valente
15chi fugge quel, per cui sol po valere?
O ricco è da tenere
om, che del tutto bon no ha neiente?
     Grande come, cui ha vizio ’n podere,
o gentil po savere,
20figlio stando de l’enfernal serpente?
E che manca, che? Nente
a chi figlio ed erede ed è messere.

141

Pel poeta nella sua grande miseria unica speranza e rifugio è la Madonna.


 
     O benigna, o dolce, o preziosa,
o del tutt’amorosa
madre del mio signore e donna mia,
ove fugge, o’ chiama, o’ sperar osa
5l’alma mia bisognosa,
se tu, mia miglior madre, haila ’n obbria?