L'educazione della donna ai tempi nostri/III

III. L'educazione della donna nella famiglia

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III.

L’educazione della donna nella famiglia


Grande importanza della pratica delle faccende casalinghe. — Boria pericolosa delle ragazze che pensano solo a studiare. — L’educazione domestica e la coltura ornamentale. — Le buone e utili letture casalinghe. — Danni della lettura dei romanzi. — I giornali per le famiglie. — Santità degli affetti domestici. — Le amiche e le domestiche. — La virtù del sacrifizio e il sentimento religioso. - L’educazione religiosa. — Cure igieniche per la salute delle donne. — Il ballo, il ciclismo, ecc.


Non parlerò delle famiglie che non sono in condizioni di occuparsi seriamente dell’educazione delle proprie figliuole, ma di quelle che possono curarla assiduamente.

A che cosa debbono essere rivolte le cure maggiori dei genitori per l’educazione delle loro figliuole? Secondo me, a far acquistare la pratica delle faccende casalinghe, ad insegnar loro il modo di governare la casa e la grande utilità dell’economia domestica, affinchè diventino buone massaie.

Il benessere d’una famiglia dipende quasi esclusivamente dall’esperta madre, la quale sa far economia in ogni cosa, sa risparmiare su tutto senza far mancar nulla nella casa. Eppure l’opera sua non è spesso [p. 88 modifica]degnamente apprezzata, giacchè non sono pochi gli uomini che hanno famiglia, i quali brontolano perchè le loro mogli non guadagnano nulla per attendere in casa alle faccende domestiche. Ma i risparmî che sa fare la buona massaia sulla spesa pel vitto giornaliero, su quella occorrente per l’acquisto degli oggetti di vestiario, per le provviste necessarie e per altri bisogni della famiglia, valgono molto più di ciò che può fruttare qualunque professione femminile.

Nè a questo si limita l’opera della buona massaia. Ella cuce, ricama, stira e fa altri lavori donneschi, necessari ai bisogni della famiglia, pei quali le spese sarebbero considerevoli, se si dessero a fare a persone estranee. Quanta economia in tutto questo! Non si fa della retorica dicendo che una buona massaia è un tesoro.

Il lavoro casalingo, oltre a essere una fonte di benessere economico, produce anche molti benefizî dal lato morale, perchè è un calmante nelle pene della vita e preserva le donne dalle distrazioni pericolose, dal difetto di fantasticare e di pensare al male e all’ozio, che è la più grande tentazione del male. Perciò credo di non aver errato affermando che le cure maggiori dei genitori per l’educazione delle figlie è di formar di esse, prima di tutto, buone massaie.

Ho detto prima di tutto, perchè, come s’è visto dalle pagine precedenti, io credo giusto e necessario che si debba dare una professione conveniente alle donne; ma essa deve essere sempre accompagnata dalla pratica delle faccende domestiche. In altri termini ogni giovanetta, anche quella che s’avvia ad una professione, deve apprendere pure l’arte del governo della casa, deve cioè imparare ad essere buona massaia. [p. 89 modifica]

Tutte le donne, anche quelle che si dànno all’esercizio d’una professione, sentono vivamente il desiderio di avere una famiglia propria, e quando il dolce sogno s’avvera, esse debbono saper dirigere una casa. E allora in quale imbarazzo non si troverebbero ignorando la pratica delle faccende domestiche? E l’imbarazzo sarebbe maggiore, se esse, oltre alle cure domestiche, dovessero continuare ad aver quelle dell’esercizio di una professione. Come allora andrebbe a rotoli la famiglia! Come andrebbe in fumo qualunque onesto guadagno del proprio lavoro!

Ma, ciò nonostante, le buone massaie, che una volta formavano l’ammirazione, dei nostri avi, si fanno ora sempre più rare, per un falso indirizzo dato all’educazione femminile. Spinti dal giusto desiderio di dare alle proprie figliuole una professione, i padri di famiglia, che hanno una certa agiatezza, le avviano tutte agli studî, e questi, richiedendo molte ore di lavoro mentale in casa, tolgono ad esse quello necessario per le faccende domestiche e perfino quello di prendere l’ago in mano, per coltivare almeno un’arte indispensabile per la donna, quella del cucito, la quale giova molto moralmente, perchè calma io spirito, quando è agitato, e abitua alla pazienza, virtù pregevole.

Perciò, anche per evitare che diminuisca sempre più il numero delle buone massaie, i programmi d’insegnamento delle scuole femminili dovrebbero essere ragionevolmente ridotti. E poi non è giusto che i programmi delle scuole siano comuni pei due sessi, se i giovanetti non debbono, come le giovanette, attendere in casa alle faccende domestiche. Nè queste occupazioni sono, come ho già detto, superflue per le giovani [p. 90 modifica]che apprendono una professione, perché anch’esse possono diventare, presto o tardi, madri di famiglia e aver bisogno di dare una buona educazione domestica alle proprie figliuole. Ma se non l’avranno ricevuta non potranno darla; e allora la trascuraggine delle faccende domestiche sarà tramandata di madre in figlia e andrà in fumo l’economia e il benessere della famiglia. «La pianta cresce simile al seme che fu gettato e nelle opere dei figliuoli, siccome in nitido specchio, si riflette il consiglio e l’esempio dei genitori» — dice saggiamente la Franceschi-Ferrucci.

Abbiano quindi assidua cura i genitori che avviano le figlie agli studî, per il conseguimento d’un diploma che le abiliti all’esercizio d’una professione, di far loro acquistare assolutamente la necessaria abilità nelle faccende casalinghe, anche quando gli studî che compiono lasciano loro poco tempo libero. Destinino magari a tale scopo i giorni delle vacanze scolastiche, ma le abituino a prendere parte, come possono, al governo della casa, a tener in ordine la loro stanzetta e le loro robe, e curino assolutamente che s’impratichiscano dell’amministrazione domestica e diventino massaie, perchè da ciò dipende in gran parte il loro avvenire economico e la tranquillità delle famiglie che formeranno.

Essi stessi, i genitori, proveranno un benefizio immediato delle loro cure per l’educazione domestica delle proprie figliuole. A forza di pensare sempre allo studîo, le giovanette che vanno a scuola s’insuperbiscono, credendolo il lavoro più nobile, e guardano con disprezzo quello casalingo, a cui non sanno più adattarsi. E le madri, troppo condiscendenti, che sperano chi sa che cosa dagli studî delle loro figliuole, si ras[p. 91 modifica]segnano a far tutto loro, servendole talvolta, anzichè farsi servire da esse, per non distrarle dalle occupazioni di scuola, salvo a pentirsi poi della propria trascuraggine, quando s’accorgono che le figlie vivono in casa come in un albergo e che spesso, nonostante i diplomi conseguiti, rimangono spostate.

Talvolta tali madri si lagnano anche della boria delle figlie che studiano, le quali diventano così vanitose, così piene di sè per la coltura acquistata, che s i permettono di criticare tutte le persone di famiglia meno istruite di loro, e potrei su questo proposito narrare molti fatti che sono a mia conoscenza. Ma uno solo valga per tutti.

Un giorno, incontrandomi per via, un amico, la la cui figlia frequentava la scuola complementare insieme con una delle mie, mi fermò e mi disse serio serio: — Sai? ho tolto mia figlia dalla scuola. — E perchè? — domandai io, ansioso. — Perchè s’insuperbiva sempre più, di anno in anno, a misura che andava avanti negli studî. — Ma come? — domandai ancora io, maravigliato. — Senti — continuò lui con la massima franchezza — non m’è stato possibile correggerla: criticava sua madre, perchè, parlando, faceva degli spropositi di grammatica, e quando in casa capitava qualche visita, s’andava a nascondere per non arrossire allorchè alla madre scappava fuori qualche sproposito dei soliti, specialmente nell’uso del lei e del voi nel discorso. Mi son provato molte volte a farle comprendere che è compatibile in una madre di famiglia che non ha potuto studiare molto, la mancanza di una coltura sufficiente, la quale può essere compensata, come nel caso di sua madre, dalle virtù del[p. 92 modifica]l’animo e dall’abilità nel governo della casa, cose che sono generalmente tenute nel maggior conto possibile. Tua madre, le dissi un giorno, che non conosce bene la grammatica, ha saputo risparmiare, nelle Spese del bilancio domestico dello scorso anno, più di mille lire in confronto di quello dell’anno precedente; e tu, che fai la saccentella, noti puoi ancora guadagnare un centesimo. Ma essa ha continuato ad aver vergogna degli spropositi grammaticali di sua madre e a dimostrarlo chiaramente appartandosi in occasione delle visite delle amiche di famiglia; e per farla finita, e perchè non insuperbisca di più, l’ho tolta dalla scuola. — Ma via — soggiunsi io — è un difetto che si può correggere senza ricorrere a un rimedio così radicale. — No, no — conchiuse lui lasciandomi — ho preso la mia risoluzione: è meglio un ignorante virtuoso che un dottore vizioso. —

Non penso che tutti i genitori i quali hanno figlie che s’ubriacano degli studî debbano ricorrere al rimedio un po strano del mio amico, ma che debbono curare in tempo la correzione di si grave difetto, il quale non si verificherebbe se le madri impratichissero le figlie delle faccende casalinghe, che verrebbero così tenute da tutte in pregio, e si facessero da esse aiutare in qualche cosa ed anche sostituire, in caso di malattia o di altro giusto impedimento, nella direzione della casa.

Con la diminuzione delle cure per l’educazione casalinga delle giovanette sono cresciute quelle per una coltura, dirò così, di lusso. Anche dalle famiglie me[p. 93 modifica]diocremente agiate si sopportano delle spese non lievi per fare che le proprie figliuole imparino a suonare il pianoforte, o si esercitino nella pittura, o studino qualche lingua straniera, come il francese, che è molto di moda; perchè generalmente si crede che con questa I coltura si renda più completa e più apprezzabile l’educazione femminile, e più facile per una signorina fare un buon matrimonio.

C’è un fondo di verità in questa credenza. Il bello eleva l’animo e ingentilisce i costumi, e lo studio della musica è per la donna una delle più convenienti occupazioni, perchè solleva lo spirito dalle miserie della vita, fa dimenticare anche i più vivi dolori, e può essere per lei fonte di un onesto guadagno, potendosi dedicare all’insegnamento dell’arte che coltiva. Potrei aggiungere che non mi sembrerebbe completa l’educazione d’una civile fanciulla, se ignorasse la musica.

Ma tutte le giovanette di civile condizione hanno tendenza allo studio della musica? Bisogna pensare a questo, prima di fare delle spese inutili e gravi, come quelle dell’acquisto d’un pianoforte, che poi finisce fra i mobili di casa fuori d’uso.

La stessa cosa è da dirsi dello studio del disegno e della pittura. Un bel quadro fa sull’animo lo stesso effetto d’un bel pezzo di musica e lo trasporta nel campo puro e sereno dell’arte, che tutti ammiriamo, perchè idealizza la bellezza reale e dà spesso l’immagine della bellezza morale più pura e senza mende di sorta. Non vi potrebbe essere certamente, per una giovinetta, occupazione più nobile della pittura. Ma quest’arte difficilissima ha bisogno di una tendenza ben determinata, [p. 94 modifica]d’una vera vocazione per non essere un’occupazione oziosa. Perciò pensino bene i genitori che vogliono avere delle figlie pittrici: se la vera tendenza c’è (non quella di disegnare e colorire, comune a tutti i fanciulli e a tutte le fanciulle che studiano), la secondino; se non c’è, risparmino delle spese inutili, e non permettano che le loro figlie, imbrattando tele, profanino un’arte bellissima e difficilissima.

Riguardo allo studio del francese, bisogna poi dire che si tratta d’una vera coltura ornamentale.

Oggi è di moda il far apprendere alle signorine di civile condizione una lingua straniera vivente, e si preferisce la francese, che è la più facile e la più diffusa; ma l’uso di essa è ben raro, perchè una signorina può dar prova di conoscerla solo in qualche occasione, o viaggiando, o conversando con stranieri, o discorrendo di letteratura con persone competenti. Non è per lei il caso di servirsi del francese per accrescere la propria coltura, perchè un libro straniero, utile all’educazione della donna, vien presto tradotto nella lingua del proprio paese; nè potrà, mai servirsi del francese per l’esercizio d’una professione, come se ne servono le giovanette che, compiuti i corsi tecnici o complementari, si dedicano agl’impieghi e al commercio, giacchè essa si dedicherà esclusivamente alla vita della famiglia.

Si tratta insomma di una coltura di lusso, che giova ad accrescere il proprio sapere e a far emergere la propria persona. Ora io dico: si studii pure il francese o altra lingua straniera vivente; ma s’impari prima bene la lingua del proprio paese. Non è bello il vedere che una signorina, la quale si sforza di par[p. 95 modifica]lare e scrivere in francese, spropositi poi parlando o scrivendo nella lingua madre.

Ma, generalmente parlando, le famiglie signorili si dànno oggi troppo pensiero per far acquistare alle proprie figliuole una coltura di lusso e d’ornamento, alla quale molti dànno il nome di coltura decorativa, sperando così di farle distinguere e apprezzare maggiormente, e ve ne sono di quelle che le fanno studiare unicamente per la vanità di far loro conseguire un diploma o una laurea. Intanto si trascura di impratichirle delle faccende domestiche e del governo della casa £, invece di formare letture mogli, madri e massaie, si formano (con le lingue straniere, la musica, il canto, la danza, (ecc.) le signorine da conversazione e da serata.

No, non è dalla coltura ornamentale o decorativa che dipende il prestigio della donna, ma dalla sua abilità a dirigere l’amministrazione domestica, e dalle virtù che possono far di lei una buona madre di famiglia, savia educatrice della prole. Perciò quanto più grande sarà tale abilità, quanto più grandi saranno tali virtù, altrettanto maggiore sarà la considerazione in cui una signorina sarà tenuta, altrettanto maggiori saranno le probabilità pel suo benessere avvenire.

Ho accennato più sopra alla necessità che le signorine imparino bene la lingua patria prima di intraprendere lo studio di una lingua straniera qualunque, e la cosa è possibile coltivando specialmente le buone e utili letture, che potrebbero essere, per le giovanette di tutte le famiglie ben ordinate, un mezzo di accre[p. 96 modifica]scere la propria coltura e di sollevare lo spirito dal quotidiano lavoro casalingo.

Grande è l’efficacia educativa dei buoni libri, che costituiscono per lo studioso un ambiente morale artificiale, preferibile a qualunque compagnia di persone, perchè essi sono per lui i migliori amici. Ma per le donne che dedicano le loro cure alla famiglia, i libri da leggere debbono essere bene adatti, affinchè giovino alla coltura della mente e al miglioramento dell’animo, e adatti non solo per l’istruzione che richiedono per essere letti con profitto, ma anche pel fine che si propongono, il quale deve essere sempre educativo, perchè l’esercizio del leggere deve aver di mira il continuo miglioramento morale del lettore.

Perciò i libri che hanno per fine semplicemente il diletto o l’arte per l’arte, come dicesi, non sono libri adatti per l’educazione intellettuale e morale della donna. Quindi bando assoluto ai romanzi, che eccitano sentimenti e passioni pericolose, disturbano l’equilibrio dello spirito, trasportano la mente fuori della vita reale, sana e pura, riscaldano la fantasia e la fanno correre appresso ai sogni e alle chimere.

«La donna che legge romanzi — dice la Franceschi-Ferrucci — mentre avidamente si pasce di quelle incantatrici letture, quasi farnetica e delirante, piglia i sogni dei romanzieri per la realità delle cose; e quando la necessità la costringe a tornare a questa e a far la vita che tutti fanno, ne prova tedio e dolore: si sdegna della sua condizione: ad ogni passo che muove cade in inganno: e sempre illusa e delusa diventa grave a sè stessa, inutile agli altri, e con le ardite speranze perde la fede». [p. 97 modifica]

L’animo della donna è per sè stesso troppo eccitabile, e la lettura dei romanzi, che attossicano il cuore e fanno pensare al male, anche quando non corrompono del tutto i costumi, non può essere giovevole. «A forza di leggere romanzi — osserva un valente — le giovanette finiscono col farne».

Non mancano, lo so, romanzi di carattere sano, che Appartengono all’arte vera (non quella del «verismo del brutto e del turpe»), la quale si propone?, col diletto, il fine nobile di educare, moralizzare, migliorare la mente e l’animo dei lettori, ed essi possono essere letti dalle giovanette che hanno in casa il tempo di farlo, purchè adatti alla loro coltura. Ma i genitori che non conoscono i libri che possono stare nelle mani felle proprie figliuole, faranno bene a distoglierle dalla lettura di qualunque romanzo, anche perchè nell’educazione delle giovinette è da pensare maggiormente a fortificarne la ragione, anzichè a eccitarne, con letture romanzesche, il sentimento, il quale nella donna è molto vivo e spesso trasmoda.

Di ciò non si lagneranno nè i romanzieri, i quali non destinano esclusivamente i loro libri alle giovanette, anche quando non hanno nulla di salace o di scollacciato, nè le giovinette stesse, che potranno sostituire alla lettura de’ romanzi quella dei racconti, delle novelle e, in genere, dei libri educativi scritti appositamente per esse, come quelli della signora Cordelia, di Ida Baccini, di Edvige Salvi, di Emma Perodi e di altre distinte nostre scrittrici, che all’educazione della gioventù consacrano l’ingegno.

E con questi libri edificanti possono star bene, nelle mani delle giovanette e delle signore, i giornali spe[p. 98 modifica]ciali per le famiglie, i quali oggi non mancano e che sono destinati a sostituire, per le donne, il giornale quotidiano, dalla cronaca salace, dalla narrarne particolareggiata dei delitti più turpi e dei processi più clamorosi e dall’appendice romanzesca molto libera, nella cui lettura molte madri di famiglia trovano il loro pasto quotidiano più gradito.

Nel giornale per le famiglie (in quello fatto bene, senza preconcetti politici di propaganda partigiana sotto veste di emancipazione muliebre o femminismo, a cui ricorrono oggi certi politicanti) le donne trovano la parte letteraria, la parte artistica, la parte scientifica, la parte igienica, la parte utile per l’amministrazione e l’economia domestica e la cronaca sana, che desta sentimenti d’amore per la famiglia, la patria e l’umanità. Quanto possa tornare utile all’educazione delle giovanette la lettura di giornali così fatti è facile vedere. La missione speciale della dorma nella famiglia e nella società non è dimenticata, e mentre si mira ad accrescere la coltura e il gusto letterario, a sradicare i pregiudizi e a giovare all’economia domestica, si ha cura di rafforzare i buoni sentimenti, riscaldando i cuori pei dolci affetti domestici e pel santo amore verso la patria e la sua grandezza, che molto dipende dalla buona educazione domestica.

Ho detto innanzi che le cure principali dei genitori per l’educazione domestica delle loro figliuole devono essere rivolte a far loro acquistare la pratica delle faccende casalinghe e del governo della casa, affinchè diventino esperte massaie, ed ora aggiungo [p. 99 modifica]che a questo nobile intento deve andar congiunto anche quello di tener vivo nell’animo di esse l’affetto filiale e fraterno, il quale è arra sicura dei futuri affetti di sposa e di madre, che possono, col tempo, far palpitare il loro cuore. L’amore, fortemente sentito, alle persone che compongono la propria famiglia, formano, d’una giovinetta l’angelo della casa, la quale si rende allora più cara all’uomo, perchè vi trova sempre una parola di conforto nelle avversità della vita. E quale luogo potrebbe essere più gradito per lui, se non quello in cui l’animo suo trova chi lo comprende e lo incoraggia, se non quello dove l’angelo della casa diventa per lui, negli amari disinganni della Vita, l’angelo consolatore?

E pur di lenire i dolori e sollevare l’animo delle persone di famiglia che soffrono, l’angelo consolatore giunge sino a trascurare, a dimenticar sè stesso. Troppo delicata è la fibra della donna, troppo accessibile al dolore è il suo cuore; ma il dolore stesso le dà talvolta una forza d’animo maravigliosa. Guardate di che cosa la donna è capace nei casi di malattia di persone a lei care, fratelli, sorelle, genitori, ecc. e vedrete come sente vivamente la virtù del sacrifizio, virtù rara, che «empie a mille la bocca, a dieci il cuore», che è tanto utile al benessere delle famiglie e della società, e che trova più facile accesso nell’animo sensibile e delicato della donna.

Ma stiano bene attenti i genitori che l’angelo della casa non sia guasto da cattive influenze di persone estranee alla famiglia e non diventi così il demonio di essa. Perciò è necessario che impediscano alle loro figliuole di contrarre amicizie e entrare in domesti[p. 100 modifica]chezza con compagne di scuola o vicine di casa, le quali appartengano a famiglie da essi non bene conosciute o abbiano un cattivo modo di vivere e di pensare, o qualità riprovevoli, il cui contagio è certo pericoloso. È così noto il proverbio «dimmi con chi pratichi e ti dirò chi sei» che non vale la pena di illustrarlo; e le madri oculate fanno bene a informarsi di tutte le relazioni che contraggono le loro figliuole con compagne di scuola, di lavoro ecc.

È necessario pure che i genitori badino bene alla scelta delle persone di servizio. Per ragioni che tutti sanno, le domestiche cercano di accattivarsi l’animo delle padroncine e fanno loro dei discorsi segreti, che disturbano la mente, per spingerle a certi amoretti che corrompono l’animo, talvolta a segno da esserne difficile la guarigione.

Occhio continuo adunque a queste cattive influenze di persone estranee alla famiglia sull’educazione delle giovinette, e occhio particolare agli amoretti a cui ho accennato, i quali si devono vietare in modo assoluto, anche se vengono scusati col nome di innocenti passatempi. La giovinetta che dovrà abbandonare la casa paterna per giurar fede al compagno della sua vita, si slancerà nell’ignoto, compiendo l’atto più decisivo M della sua vita, dal quale dipenderà la sua felicità avvenire. Ebbene, curiamo che la sua determinazione per quest’atto solenne possa essere pienamente libera da qualunque passione già acquistata.

A rafforzare nella donna la virtù del sacrifizio, della quale sarà spesso chiamata a dar prova per compiere [p. 101 modifica]la sua missione di madre, giova molto l’avvezzarla, dalla tenera età, a sapersi vincere anche nelle piccole cose. «Chi apprende a vincersi — dice il Tommaseo — nelle piccole cose, saprà dominare le grandi; avrà più libera, più salda, meno tediosa la vita. E l’arte di vincersi nella donna è quasi più necessaria che nell’uomo, perchè la debolezza si rinforza per annegazioni, e di sacrifizi si nutre l’amore». Giova anche molto il tener vivo nell’animo della donna il sentimento religioso, Inteso come alta idealità morale, che rafforza i buoni sentimenti.

Il volere l’altrui bene, anche a costo del proprio danno, suppone un’altezza morali a cui non tutti arrivano, perchè bisognerebbe praticare completamente la morale del galantuomo, «che ha nella vita — secondo il De Dominicis — un fine elevato, che si conduce con dignità, che custodisce il suo onore senza macchia, che sa meritare la stima degli altri e l’affetto dei parenti e degli amici, che è modesto nella fortuna, che sopporta con forza d’animo le avversità e che ama sempre la verità e la giustizia». Tale altezza morale suppone quindi una norma superiore della condotta, la quale si acquista con la coltura intellettuale elevata, che dà alla mente un concetto scientifico del mondo e le fa intendere le leggi della natura e del progresso sociale. Perciò ad essa arrivano solamente le persone colte e incivilite.

Ma tutte le altre persone sane di mente e di corpo, e non mancanti della necessaria esperienza della vita, possono raggiungere un’altezza morale relativa, da poter praticare anche la difficile virtù del sacrifizio, se nel loro animo è fortemente radicato il sentimento re[p. 102 modifica]ligioso suddetto, il quale tien luogo di filosofia per tutte le menti poco colte. La donna quindi, che non avrà raggiunta l’elevatezza di mente necessaria p er una norma superiore della condotta, troverà nel sentimento religioso la forza morale che le occorrerà per sopportare le avversità della vita e per dedicarsi con abnegazione al bene della sua famiglia.

Ma molti ritengono utile all’educazione della donna anche la pratica di tutti i doveri religiosi, affinchè sia in lei sempre forte la virtù della rassegnazione e del sacrifizio in qualunque avversità. Però io credo che bisogna fare su questo proposito le necessarie distinzioni, per evitare le pratiche che asserviscono le coscienze, annebbiano le menti e rendono gli animi intolleranti, bigotti, egoistici. E come tutto ciò possa tornar nocivo all’educazione della donna e alla pace delle famiglie è facile vedere.

È giusto quindi raccomandare ai genitori di essere molto guardinghi nel permettere che le loro figliuole si abbandonino a pratiche religiose che essi non conoscono o non osservano, o nell’affidarle a persone estranee perchè le impratichiscano nei doveri della religione. Si occupino direttamente dell’educazione religiosa delle proprie figlie, e si ricordino che l’abuso delle pratiche religiose genera il fanatismo e la superstizione, la quale toglie alla mente il lume della ragione e annienta gli effetti morali dell’educazione religiosa.

«I documenti della religione e della morale — osserva la Franceschi-Ferrucci — han poca efficacia per contenerci dal male, quando l’educatrice non cerchi che da quelli l’intelletto resti convinto e il cuore persuaso e commosso». [p. 103 modifica]

Ma fra le pratiche principali di qualunque religione I ve n’è una che si può consigliare senza timore di pericoli: è la preghiera, con la quale la mente umana si rivolge a Dio e invoca il perdono dei peccati, col proposito di non commetterne più, e il dono della sua grazia. Quale cosa più confortante nei dolori della vita, di quella di rivolgersi all’Essere supremo, «che tutto vede e tutto sente» e d’impetrare il suo aiuto? Dopo la preghiera l’animo si sente sollevato, perchè cresce la speranza nella prossima fine delle proprie pene, e si prova, anzi, una vera fiducia nelle proprie forze per vincere con l’aiuto divino ogni sventura.

Il pensiero della bontà e giustizia di Dio è il più gran conforto nelle avversità della vita, perchè incoraggia a superarle, e niuna pratica religiosa migliore della preghiera è atta a tenerlo vivo alla mente. Ma i genitori che vogliono dare una più estesa istruzione religiosa alle loro figlie, possono far loro apprendere, oltre alle preghiere più semplici e più adatte, i comandamenti di Dio e i fatti educativi della vita di Gesù Cristo e delle sue principali parabole morali. Così l’istruzione e l’educazione religiosa della famiglia può dirsi per la donna cristiana sufficiente, anche senza avere carattere confessionale, perchè la mette in grado di praticare «negli atti, nelle parole e nei pensieri la grande morale insegnata da Gesù Cristo e dai sommi pensatori dell’umanità».

L’educazione della donna non sarà mai completa nella famiglia, se si trascurerà di sviluppare e rinvigorire le sue forze fisiche. Il lavoro casalingo pare a [p. 104 modifica]molti cosa leggiera, ma esso, per lo più sedentario rode la salate come una lima sorda, quando non si ha cura di osservare le regole necessarie, che lo rendono sopportabile e igienico. Perciò la famiglia deve pensare seriamente alla salute delle proprie figlie.

Molti credono che il ballo sia un utilissimo esercizio ginnastico per le fanciulle e le giovanette, nè s’ingannerebbero se il ballo fosse fatto all’aperto e di giorno. Allora sarebbe certamente un utilissimo esercizio muscolare, che accresce la respirazione e l’appetito. Ma non può dirsi esercizio igienico il ballo che si fa comunemente di notte, in sale chiuse, dove l’aria è viziata dalla respirazione di molte persone ed è satura di pulviscolo. Pensiamo alle malattie che possono essere inoculate dal pulviscolo respirato, aggiungiamo il malessere che producono le lunghe veglie e i pericoli delle grandi sudate senza cautela, e vedremo quali danni fisici può produrre il ballo comune, il quale è anche antieducativo.

Avete pensato mai al turbamento che produce nell’animo d’una giovanetta l’aver ballato per più ore della notte con qualche giovane che l’ha tenuta stretta fra le braccia, l’aver assistito ad intimi colloqui,d’aver udito parole lusinghiere, prima ignorate, l’aver compreso il significato di certi sguardi furtivi e di certi brevi sorrisi? I suoi pensieri possono essere più sani e tranquilli?

«Le melodie dei musicali strumenti — dice la Ferrucci — le risuonano alla mente, eccitatrici d’immagini lusinghevoli e d’inconsueti pensieri. Le sembra ancora veder l’intrecciarsi e il trasvolar delle danze, lo splendore delle faci, la ricca varietà delle vesti, [p. 105 modifica]e il luccicar delle rare gemme: ma sovra tutto quegli atti, quei cenni, quelle guardature amorose le commuovono in mille modi la fantasia. Alla quale, accendendosi vivo e subito il desiderio, ella pur vuole avere chi la vagheggi, ed aspira al vanto d’essere guardata e tenuta bella. Onde gli usati studi (e le usate occupazioni casalinghe, aggiungo io) piglia in fastidio; poco dei libri, molto è sollecita dello specchio; e lisciandosi ed azzimandosi, non ricorda che la modestia è il più caro ornamento d’una fanciulla e che la donna venne da Dio creata a reggere col senno ed a rallegrare con la bontà la famiglia, non a far getto fra le festose brigate del tempo, del nome e forse ancor del pudore».

Non pare che i balli moderni eccitino pericolosamente i sensi e le basse passioni e turbino la purezza e la serenità della mente e dell’animo?

Strani costumi sono ancora conservati dalla società moderna! Come? Noi che ammazzeremmo un uomo che si permettesse di stringere al seno una nostra figlia o la nostra consorte, dobbiamo ritenere lecito che la stessa cosa si possa fare impunemente ballando? Ma la civiltà lo permette — sento dirmi. Oh benedetta civiltà! Io non comprendo perchè sia stato conservato lungo i secoli e raffinato l’uso barbaro del ballo. Non ha forse l’uman genere altri modi per esprimere la propria allegria, la propria contentezza?

Ma a che pro questa domanda? Non sarebbe il ballo l’unico costume strano che la civiltà ha conservato e perfezionato. Non è forse permesso anche dalla civiltà moderna, anzi sancito dal codice di cavalleria, che un uomo, offeso gravemente nell’onore da un altro, [p. 106 modifica]debba battersi con lui in duello, secondo date regole, e stringergli la mano, dopo il combattimento, se ne esce vivo?...

Ora io, anche a costo di passare per un retrogrado, ripeto che il ballo, come oggi si pratica fra i due sessi, mettendo insieme giovanette vereconde e donne lascive o desiderose di voluttà, zerbinotti eleganti e audaci, ansiosi d’avventure, e uomini rotti al vizio e all’Inganno, la cui mano impudica può contaminare l’innocenza, è antieducativo, oltre ad essere antigienico. Quindi penso ohe solo il ballo all’aperto, di breve durata, fra giovanette, o fra ragazzi e ragazze, non viziati dalla malizia, possa tornare utile all’educazione fisica della donna e non nocivo alla sua educazione morale.

Altri oggi hanno escogitato, per rafforzare la salute delle donne, il ciclismo, tanto in moda fra gli uomini. Ma ahimè, quale offesa alla decenza e al pudore è la vista d’una signorina o d’una signora che va sopra la bicicletta! Ed è realmente un esercizio salutare quello di andare sulla bicicletta? Molti, anche degli igienisti, ne dubitano.

Il modo migliore e più conveniente per la famiglia di curare la salute delle fanciulle e delle giovanette è l’esatta osservanza dell’igiene domestica, che ad esse bisogna far conoscere bene, e il moto frequente, specie all’aperto. La passeggiata quotidiana, di preferenza all’aria libera e salubre della campagna, dove si può saltare, correre, giocare a piacere, rimane sempre il movimento ginnastico più adatto per le donne e, in generale, per tutte le persone molto occupate, perchè è il più naturale, e l’ho detto anche in un altro mio libro pedagogico, L’Abitudine nell’educazione, già ci[p. 107 modifica]tato, nel quale ho parlato più ampiamente dell’educazione fisica della donna nella famiglia e dei varî mezzi per curarla.

Le madri intanto che mandano le loro figliuole con le serve di casa a passeggiare e a giocare in qualche giardino pubblico, vicino alle proprie abitazioni, perchè facciano un po’ di moto all’aperto, oltre al chiasso libero che possono fare in casa, siano sicure di affidarle a persone serie e oneste, per evitare un brutto inconveniente. Spesso avviene che, mentre le ragazze, accompagnate nel giardino, giocano allegramente, unendosi con le coetanee che rincontrano nello stesso luogo, le serve si divertono a parlare liberamente coi giovani che le corteggiano, dando così un esempio edificante alle figliuole delle loro padrone.