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segnano a far tutto loro, servendole talvolta, anzichè farsi servire da esse, per non distrarle dalle occupazioni di scuola, salvo a pentirsi poi della propria trascuraggine, quando s’accorgono che le figlie vivono in casa come in un albergo e che spesso, nonostante i diplomi conseguiti, rimangono spostate.

Talvolta tali madri si lagnano anche della boria delle figlie che studiano, le quali diventano così vanitose, così piene di sè per la coltura acquistata, che s i permettono di criticare tutte le persone di famiglia meno istruite di loro, e potrei su questo proposito narrare molti fatti che sono a mia conoscenza. Ma uno solo valga per tutti.

Un giorno, incontrandomi per via, un amico, la la cui figlia frequentava la scuola complementare insieme con una delle mie, mi fermò e mi disse serio serio: — Sai? ho tolto mia figlia dalla scuola. — E perchè? — domandai io, ansioso. — Perchè s’insuperbiva sempre più, di anno in anno, a misura che andava avanti negli studî. — Ma come? — domandai ancora io, maravigliato. — Senti — continuò lui con la massima franchezza — non m’è stato possibile correggerla: criticava sua madre, perchè, parlando, faceva degli spropositi di grammatica, e quando in casa capitava qualche visita, s’andava a nascondere per non arrossire allorchè alla madre scappava fuori qualche sproposito dei soliti, specialmente nell’uso del lei e del voi nel discorso. Mi son provato molte volte a farle comprendere che è compatibile in una madre di famiglia che non ha potuto studiare molto, la mancanza di una coltura sufficiente, la quale può essere compensata, come nel caso di sua madre, dalle virtù del-