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gnamente apprezzata, giacchè non sono pochi gli uomini che hanno famiglia, i quali brontolano perchè le loro mogli non guadagnano nulla per attendere in casa alle faccende domestiche. Ma i risparmî che sa fare la buona massaia sulla spesa pel vitto giornaliero, su quella occorrente per l’acquisto degli oggetti di vestiario, per le provviste necessarie e per altri bisogni della famiglia, valgono molto più di ciò che può fruttare qualunque professione femminile.

Nè a questo si limita l’opera della buona massaia. Ella cuce, ricama, stira e fa altri lavori donneschi, necessari ai bisogni della famiglia, pei quali le spese sarebbero considerevoli, se si dessero a fare a persone estranee. Quanta economia in tutto questo! Non si fa della retorica dicendo che una buona massaia è un tesoro.

Il lavoro casalingo, oltre a essere una fonte di benessere economico, produce anche molti benefizî dal lato morale, perchè è un calmante nelle pene della vita e preserva le donne dalle distrazioni pericolose, dal difetto di fantasticare e di pensare al male e all’ozio, che è la più grande tentazione del male. Perciò credo di non aver errato affermando che le cure maggiori dei genitori per l’educazione delle figlie è di formar di esse, prima di tutto, buone massaie.

Ho detto prima di tutto, perchè, come s’è visto dalle pagine precedenti, io credo giusto e necessario che si debba dare una professione conveniente alle donne; ma essa deve essere sempre accompagnata dalla pratica delle faccende domestiche. In altri termini ogni giovanetta, anche quella che s’avvia ad una professione, deve apprendere pure l’arte del governo della casa, deve cioè imparare ad essere buona massaia.