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d’una vera vocazione per non essere un’occupazione oziosa. Perciò pensino bene i genitori che vogliono avere delle figlie pittrici: se la vera tendenza c’è (non quella di disegnare e colorire, comune a tutti i fanciulli e a tutte le fanciulle che studiano), la secondino; se non c’è, risparmino delle spese inutili, e non permettano che le loro figlie, imbrattando tele, profanino un’arte bellissima e difficilissima.

Riguardo allo studio del francese, bisogna poi dire che si tratta d’una vera coltura ornamentale.

Oggi è di moda il far apprendere alle signorine di civile condizione una lingua straniera vivente, e si preferisce la francese, che è la più facile e la più diffusa; ma l’uso di essa è ben raro, perchè una signorina può dar prova di conoscerla solo in qualche occasione, o viaggiando, o conversando con stranieri, o discorrendo di letteratura con persone competenti. Non è per lei il caso di servirsi del francese per accrescere la propria coltura, perchè un libro straniero, utile all’educazione della donna, vien presto tradotto nella lingua del proprio paese; nè potrà, mai servirsi del francese per l’esercizio d’una professione, come se ne servono le giovanette che, compiuti i corsi tecnici o complementari, si dedicano agl’impieghi e al commercio, giacchè essa si dedicherà esclusivamente alla vita della famiglia.

Si tratta insomma di una coltura di lusso, che giova ad accrescere il proprio sapere e a far emergere la propria persona. Ora io dico: si studii pure il francese o altra lingua straniera vivente; ma s’impari prima bene la lingua del proprio paese. Non è bello il vedere che una signorina, la quale si sforza di par-