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ligioso suddetto, il quale tien luogo di filosofia per tutte le menti poco colte. La donna quindi, che non avrà raggiunta l’elevatezza di mente necessaria p er una norma superiore della condotta, troverà nel sentimento religioso la forza morale che le occorrerà per sopportare le avversità della vita e per dedicarsi con abnegazione al bene della sua famiglia.

Ma molti ritengono utile all’educazione della donna anche la pratica di tutti i doveri religiosi, affinchè sia in lei sempre forte la virtù della rassegnazione e del sacrifizio in qualunque avversità. Però io credo che bisogna fare su questo proposito le necessarie distinzioni, per evitare le pratiche che asserviscono le coscienze, annebbiano le menti e rendono gli animi intolleranti, bigotti, egoistici. E come tutto ciò possa tornar nocivo all’educazione della donna e alla pace delle famiglie è facile vedere.

È giusto quindi raccomandare ai genitori di essere molto guardinghi nel permettere che le loro figliuole si abbandonino a pratiche religiose che essi non conoscono o non osservano, o nell’affidarle a persone estranee perchè le impratichiscano nei doveri della religione. Si occupino direttamente dell’educazione religiosa delle proprie figlie, e si ricordino che l’abuso delle pratiche religiose genera il fanatismo e la superstizione, la quale toglie alla mente il lume della ragione e annienta gli effetti morali dell’educazione religiosa.

«I documenti della religione e della morale — osserva la Franceschi-Ferrucci — han poca efficacia per contenerci dal male, quando l’educatrice non cerchi che da quelli l’intelletto resti convinto e il cuore persuaso e commosso».