Il piacere dell'onestà/Atto Primo
Questo testo è incompleto. |
◄ | Personaggi | Atto Secondo | ► |
ATTO PRIMO.
Elegante salotto in casa Renni. Uscio comune in fondo. Uscio laterale a destra. Finestre a sinistra.
SCENA PRIMA.
Maurizio Setti - Cameriera - poi La Signora Maddalena.
Al levarsi della tela la scena è mota. S’apre l’uscio di fondo, entra la cameriera e dà passo a Maurizio Setti.
Cameriera.
S’accomodi. Vado ad annunziarla subito.
Via per l’uscio a destra. Poco dopo entra per quest’uscio la signora Maddalena, turbata, ansiosa.
Maddalena.
Buon giorno, Setti. Ebbene?
Maurizio.
È qua. Arrivato con me, stamattina.
Maddalena.
E.... stabilito tutto?
Maurizio.
Tutto.
Maddalena.
Spiegato tutto, chiaramente?
Maurizio.
Maddalena.
esitante. Ma.... clilaramente — come?
Maurizio.
Oh Dio..., gli ho detto.... gli ho detto la cosa, com’ è....
Maddalena.
crollando il capo, amaramente.
La cosa.... — eh già....
Maurizio.
Bisognava pur dirla, signora mia!
Maddalena.
Eh si^ certo.... ma....
Maurizio.
La cosa poi cangia, non dubiti, ha diverso peso, secondo le qualità delle persone.... i momenti.... le condizioni....
Maddalena.
Ecco, si.... si, è questo.... è proprio così!
Maurizio.
E questo — ah, stia sicura — l’ho spiegato bene!
Maddalena.
Como siamo noi? chi è mia figlia?
Maurizio.
Ma si! certo!
Maddalena.
E.... accettato?... senza difficoltà?...
Maurizio.
Sefiza difficoltà, stia tranquilla!
Maddalena.
Ah! — Tranquilla, amico mio? Come potrei star tranquilla? — Ma com’è? Ditemi almeno com’è?
Maurizio.
Ma.... un bell’uomo.... Oh Dio, non dico mica un Adone.... un bell’uomo, vedrà.... Bella presenza, una cert’aria di dignità non affettata.... È nobile davvero, sa? di nascita.... — un Baldovino I
Maddalena.
Ma, i sentimenti? io dico per i sentimenti!...
Maurizio.
Ottimi, ottimi, creda....
Maddalena.
Sa parlare? Sa parlare.... dico....
Maurizio.
Oh, a Macerata, signora, in tutte le Marche, creda, si parla più che....
Maddalena.
No, dico, se sa parlare a modo!... Capirete.... in fondo, è tutto qui.... Una parola fuor di tono.... senza quella certa....
Tocca appena le parole con la voce, quasi che, a proferirle, se ne senta ferire,
.... quella certa.... oh Dio, non so proprio come esprimermi....
Cava un fazzoletto e si mette a piangere.
Maurizio.
Bisogna farsi animo, signora!...
Maddalena.
Sarebbe una pugnalata per la mia povera Agata!
Maurizio.
No, stia proprio tranquilla, per questo, signora. Non gU uscirà mai di ^bocca una parola men che corretta. Garantisco. È riservatissimo. Misurato. Le dico, un signore. E poi, capisce a volo. Non tema per questa parte. Garantisco.
Maddalena.
Credetemi, caro Setti, non so più in che mondo mi sia! Mi sento perduta.... sono inebetita.... Trovarsi, cosi d’un tratto, di fronte a una simile necessità!... Mi pare clie sia una sciagura, di quelle.... sapete? che lasciano la porta aperta, cosi che ogni estraneo possa introdursi a curiosare....
Maurizio.
Eh.... nella vita....
Maddalena.
E quella figliuola.... quella figliuola mia! con quel suo cuore!... Se la vedeste.... se la sentiste.... È uno strazio!
Maurizio.
Me l’immagino. Creda che con tutto il cuore, signora, mi sono interessato....
Maddalena.
interrompendolo, stringendogli la mano.
Lo so! lo so! E vedete come parlo con voi? Perchè so che siete della famiglia: più che cugino, un fratello del nostro marchese....
Maurizio.
Fabio è di là?
Maddalena.
Di là, si.... Forse ancora, non può lasciare.... Bisogna tenerla d’occhio. Appena ha sentito annunziar voi, s’è lanciata per la finestra....
Maurizio.
Oh Dio! Per me?
Maddalena.
No, non per voi! Perchè sa la ragione per cui siete andato a Macerata e con chi ne sarete ritornato....
Maurizio.
Ma questo, anzi.... scusi.... mi pare che....
Maddalena.
No! Che dite!... Piange, si dibatte.... è in uno
stato di disperazione, che fa paura!Maurizio.
Ma.... scusi, non s’era stabilito così? Non aveva lei stessa approvato?...
Maddalena.
Eh si! ma appunto per questo!
Maurizio.
ccsternato. Non vuole più?
Maddalena.
No!... che volere!... Potrebbe volerlo? Ma deve.... deve per forza: bisogna che lo voglia....
Maurizio.
Eh già.... e che si faccia una ragione!
Maddalena.
Oh Setti, la mia fìgUuola ne morrà!
Maurizio.
Ma no, signora, che dice!... vedrà che....
Maddalena.
Ne morrà! Se pure non commetterà prima qualche sproposito!... Io ho condisceso troppo, capisco. Ma fidavo.... fidavo che Fabio fosse più prudente.... — Voi aprite le braccia?... — Eh si, non resta più difatti, che aprir le braccia, chiudere gU occhi e lasciare che la vergogna entri....
Maurizio.
Ma no, non dica così, signora! Perchè?... Se si sta provvedendo....
Maddalena.
coprendc si il volto con le mani.
No.... voi, voi non dite così, per carità! È peggio.... — Ah, credetemi, Setti, è rimorso, ora, ciò che in me non fu altro, prima, che debolezza. Ve lo giuro!
Maurizio.
Maddalena.
Ma non potete comprendere! Siete uomo, voi, e non siete neanche padre! — Non potete comprendere clie strazio sia per una madre vedere la propria figliuola avanzarsi negli anni.... cominciare a perdere il primo fiore della giovinezza....
— Non si ha più il coraggio di usare quel rigore che la prudenza consiglia.... dico di più, che l’onestà comanda! — Ah, l’onestà, che scherno, caro Setti, in certi momenti! Non possono più parlare le labbra d’una madre, che — bene o male — è stata nel mondo.... ha amato.... — quando gli occhi della figliuola si volgono a lei quasi a implorare pietà!... — Per non concederla apertamente, fingiamo di non accorgerci di nulla; e questa finzione e il nostro silenzio diventano complici, finché si arriva.... si arriva a questo punto! Ma io speravo, ripeto, che Fabio fosse prudente....
Maurizio.
Eh.... ma la prudenza, signora mia....
Maddalena.
Lo so!... lo so!...
Maurizio.
Se avesse potuto, lui stesso....
Maddalena.
Lo SO.... lo vedo.... è come impazzito anche lui, poverino! E se non fosse stato quel galantuomo che è, credete che tutto questo sarebbe accaduto?
Maurizio.
Fabio è tanto buono....
Maddalena.
E lo sapevamo infehce, separato da quella sua moglie indegna!... Vedete, questa, proprio questa ragione, che avrebbe dovuto impedire che si arrivasse a tal punto, è stata pur quella d’arrivarci!
— Non siete sicuro voi — ditemelo in coscienza — che Fabio, se fosse slato libero, avrebbe sposato la mia figliuola?
Maurizio.
Oh, senza dubbio!
Maddalena.
Ditemelo, ditemelo in coscienza! Per carità!
Maurizio.
Ma non lo vede lei stessa, signora mia, come ne è innamorato? in quale stato si trova adesso?
Maddalena.
È vero? è vero?... — Non potete credere quanta consolazione dia anche un piccolo attestato, in un momento come questo!
Maurizio.
Ma che dice mai, signora! che pensa? Io ho per lei, per la signorina Agata il massimo rispetto, la più sincera e devota considerazione....
Maddalena.
Grazie! grazie!
Maurizio.
La prego di credermi! Non mi sarei mai, altrimenti, interessato tanto.
Maddalena.
Grazie, Setti. E credete, quando una donna, una povera giovine ha atteso per tanti anni, onestamente, un compagno per la vita, e non io trova, e alla fine vede un uomo che meriterebbe tutto l’amore, e sa che quest’uomo è stato maltrattato, amareggiato, ofTeso iniquamente da un’altra donna — credete, non può resistere all’impulso spontaneo di dimostrargli che non tutte le donne sono come quella: che ce n’è pure qualcuna che sa rispondere all’amore con l’amore e apprezzare la
fortuna che quell’altra ha calpestato....Maurizio.
Eh, si! Calpestato, povero Fabio! Dice bene, signora.... Non se Io meritava.
ALajjdalena.
La ragione dice: — "No, tu non puoi.... tu non (jevi,, — non solo nel cuore di lei, ma anche nel cuore di quell’uomo, se è onesto, e in quello della madre che guarda l’uno e l’altra e si strugge. Si tace un pezzo; si ascolta la ragione, si soiloca lo strazio....
Maurizio.
E alla fine viene il momento....
Maddalena.
Viene 1 Ah, viene insidiosamente.... È una serata deliziosa di maggio.... La mamma s’affaccia alla finestra.... Fiori e stelle, fuori. Dentro, l’angoscia, la tenerezza più accorata.... E quella mamma grida dentro di sé: — "Ma siano anche per la mia figliuola, una volta sola almeno, tutte le stelle e tutti i fiori!,, — E resta fi, nell’ombra, a guardia d’un delitto, che tutta la natura intorno consiglia, che domani gh uomini e la nostra stessa coscienza condanneranno; ma che in quel punto si è felici di lasciar compiere, con una strana soddisfazione anche dei nostri sensi, e un orgoglio che sfida la condanna, anche a costo dello strazio con cui domani la sconteremo! — Così, cosi, caro Setti! — Non posso essere scusata, ma compatita sì. — Si dovrebbe morire, dopo. — Invece non si muore. Resta la vita, che ha bisogno, per sostenersi, di tutte quelle cose che in un momento abbiamo buttato via....
Maurizio.
Si, signora. Ecco. E c’è bisogno, innanzi tutto, di calma.... Lei riconosce che finora, qua, tutti e tre, lei per un verso, Fabio e la signorina Agata
per un altro, avete fatto troppa parte al sentimento.Maddalena.
Ah, troppa, troppa.... sì, troppa!
Maurizio.
Ebbene. Ora bisogna che il sentimento sia contenuto, si ritragga, per dar posto alla ragione, eh?
Maddalena.
Sì, Si.
Maurizio.
Per far fronte a una necessità che non ammette indugio! Dunque.... — Ah, ecco Fabio....
SCENA SECONDA.
Fabio - Detti.
Fabio.
entrando dairnscio a destra, angosciato, dispe; ro, smanioso, alla signora Sladdalena.
La prego, vada.... vada.... di là.... Non la lasci sola....
Maddalena.
Eccomi, si.... Ma pare che....
Fabio.
Vada, la prego.... •
Maddalena.
Sì, si...
A Maurizio. Con permesso....
Via per 1" uscio di destra. IL PIACERE DELL ONESTA
SCENA TERZA.
Fabio - Maurizio.
Maurizio.
Ma, dico.... Anche tu cosi?
Fabio.
Per carità, Maurizio, non dirmi nulla 1 Credi di aver trovato il rimedio, tu? Sai che hai fatto? Te lo dico io! Hai dato soltanto il belletto a un malato!
Maurizio.
Io?
Fabio.
Tu, si! L’apparenza della salute!
Maurizio.
Ma se l’hai chiesto tu stesso! Oh, intendiamoci! Bada che non vogho far la parte del salvatore io!
Fabio.
Io soffro, io soffro, Maurizio! soffro per quella povera creatura e per me una pena d’inferno! E me la dà appunto codesto tuo rimedio, che stimo giusto, e proprio perchè lo stimo giusto, capisci? Ma è un rimedio esterno, che può salvare soltanto l’apparenza e nient’altro!
Maurizio.
Non conta più nulla, adesso? Eri disperato, quat •tro giorni fa. per questa apparenza da salvaro!
Ora che puoi salvarla....
Fabio.
Vedo il mio dolore! Non li sembra naturale?
Maurizio.
No, caro. Perchè così non la salvate più! Dev’essere apparenza? Bisogna che ve la diate! Tu non ti vedi. Ti vedo io. E debbo scuoterti, per forza, tirarti su.... darti il belletto, come tu dici!
— Egli è qua venuto con me. — Se si deve far presto....
Fabio.
SI, si.... dimmi, dimmi.... Ma già, è inutile! — Gli hai detto che non lo faccio padrone nemmeno d’un centesimo?
Maurizio.
GUel’ho detto.
Fabio.
E ha accettato?
Maurizio.
Se è qua con me.... — Soltanto per essere perfettamente in grado d’adempiere agli obblighi che si assume con te — date queste condizioni — chiede (e mi sembra giusto) la liquidazione del suo passato.... Ha qualche debito....
Fabio.
Quanti? Molti? Oh, me l’immagino....
Maurizio.
Pochi.... no, pochi! — Perdio, lo vorresti anche senza debiti? Ne ha pochi. Ma bisogna che aggiunga
— e me l’ha raccomandato lui stesso, bada, d’aggiungerlo — che sono cosi pochi non per mancanza di volontà da parte sua, ma per mancanza di credito da parte degU altri....
Fabio.
Ah, benissimo!
Maurizio.
Onesta confessione! Capirai che, se godesse ancora di un certo credito....
Fabio.
prendendosi la testa fra le mani.
Basta! basta, per carità! — Dimmi il discorso che gli hai tenuto.... — È mal vestito? com’è? malandato?
Maurizio.
L’ho trovato un poco deperito, dall’ultima volta....
— Ma a questo si rimedia. Ho già rimediato in parte. Sai, è un uomo su cui il morale può molto.... Le cattive azioni che si vede costretto a commettere....
Fabio.
Giuoca? bara? ruba? che fa?
Maurizio.
Giocava. Non lo lasciano più giocare da un pezzo.... Era d’una amarezza clie accorava. Ho passeggiato con lui tutta una notte, per il viale attorno alle mura, — Sei mai stato a Macerata?
Fabio.
Io, no.
Maurizio.
T’assicuro che è stata per me una nottata fantastica, tra lo sprazzare d’una miriade di lucciole per quel viale; accanto a quell’uomo che parlava con una sincerità spaventosa; e, come quelle lucciole innanzi agli occhi, ti faceva guizzare innanzi alla mente certi pensieri inattesi daJe più oscure profondità dell’anima. Mi pareva, non so, di non esser più sulla terra, ma in una contrada di souo, strana, lugubre, misteriosa, ov’egh s’aggirava da padrone, ove le cose più bizzarre, più invcrosimili potevano avvenire e sembrar naturah e consuete. Egh se n’accorse — (s’accorge di tutto)
— sorrise, e mi parlò di Descartes.
Fabio.
stordito. Di chi?
Maurizio.
Dì Cartesio. — Eh, perchè è anche — vedrai — d’una cultura, specialmente filosofica, formidabile.
Mi disse che Cartesio....Fabio.
Ma in nome di Dio, che vuoi che m’importi di Cartesio, adesso?
Maurizio.
Lasciami dire! Vedrai clie te n’importa! — Mi disse clie Cartesio, scrutando la nostra coscienza della realtà, ebbe uno dei più terribili pensieri che si siano mai atfacciati alla mente umana: — che, cioè, se i sogni avessero regolarità, noi non sapremmo più disting:uere il sonno dalla vegliai — Ilai provato che strano turbamento, se un sogno ti si ripete più volte? — Riesce quasi impossibile dubitare che non siamo di fronte a una realtà. Perchè tutta la nostra conoscenza del mondo è sospesa a questo filo sottilissimo: la re-go-la-ri-tà delle nostre esperienze. — Noi, che abbiamo questa regolarità, non possiamo immaginare quaU cose possano essere reah, verosimiU, per chi viva fuori d’ogni regola, come quell’uomo lil — Ti dico che, a un certo punto, mi fu facihssimo entrare a fargU la proposta. Parlava di certi suoi disegni, che a lui parevano più che possi bih, e a me così strampalati e inattuabih, che la proposta mia — capisci? — diventò subito d’una facilità, che più ovvia, più piana non si sarebbe potuta immaginare; d’una ragionevolezza, che chiunque avrebbe potuto accettarla. — E sbalordisci! Non fui mica io a dirgh in prima di quella condizione dei denaro; fu lui, subito, a protestare, risentito, che — danari niente! — non voleva neppur vederne da lontano. — Ma sai perchè?
Fabio.
’ Perchè?
Maurizio.
Perchè è molto più facile — sostiene hii — essere un eroe, che un galantuomo. Eroi si può essere una volta tanto; galantuomini, si dev’esser
sempre.... Il che non è facile.Fabio.
Ah!
Inquieto, smanioso, fosco, si mette a passeggiare per la stanza.
È.... è dunque un uomo d’ingegno, a quanto pare?
Maurizio.
Ah, di molto, di molto ingegno!
Fabio.
Se n’è servito male — sembrai!
Maurizio.
Malissimo, malissimo. Fin da ragazzo! Fummo compagni di collegio, te l’ho detto. Col suo ingegno poteva arrivare dove voleva.... Studiò sempre quel che gli piacque, quel che poteva servirgli meno. E dice che l’educazione è la nemica della saggezza, perchè l’educazione rende necessarie tante cose, di cui, per esser saggi, si dovrebbe fare a meno.... Ebbe un’educazione da gran signore: gusti, abitudini, ambizioni, vizii anche.... Poi i casi della vita.... il crollo finanziario del padre.... e.... — non c’è da farsene meraviglia!
Fabio.
inquieto, smanioso, fosco, si mette a passeggiare per la stanza.
È.... è anche un bell’uomo, hai detto?
Maurizio.
Si, di bella presenza.... — Che cos’è?
Ride.
Di’ un po’: niente niente, adesso cominci a temere che abbia scelto troppo bene?
Fabio.
Ma fa’ il piacerei Vedo.... vedo del... superfluo, eccol Ingegno.... coltura....
Maurizio.
Filosofica! Non mi sembra che sia superflua al
caso....Fabio.
Maurizio, perdio, non scherzare! Io sono sulla brace! Avrei voluto di meno, ecco.... Un uomo
modesto, da bene.... - ^.Maurizio.
Che si scoprisse subito? Che non avesse l’apparenza conveniente? Ma scusa! Bisognava anche tener conto della casa in cui deve entrare.... Un uomo mediocre, non più giovane, avrebbe dato sospetto.... Ci voleva un uomo di merito, che ispirasse rispetto e considerazione.... tale, insomma, che domani la gente si possa spiegare la ragione per cui la signorina Renni ha potuto accettarlo.... E io sono sicuro che....
Fabio.
Che?
Maurizio.
Che lo accetterà — non solo — ma mi ringrazierà un po’ meglio, almeno, di come stai facendo tu!
Fabio.
Si! Ti ringrazìerà.... Se la sentissi!... Gli hai detto che si deve fare al più presto?
Maurizio.
Ma si! Vedrai che saprà subito entrare in confidenza....
Fabio.
Cioè.... cioè....
Maurizio.
SCENA QUARTA.
Cameriera - Detti - poi La Signora Maddalena.
Cameriera.
accorrendo dall’uscio a destra. Signor marchese, la signora la desidera di là un momento....
Fabio.
Ma ora non posso! Debbo andare con mio cugino.
A Maurizio, Bisogna che lo veda.... gU parli.
Alla cameriera. Dite alla signora che abbia un po’ di pazienza: ora non posso!
Cameriera.
Sissignore.
Via.
Maurizio.
È qua, a due passi: al primo albergo.... Ma così?
Fabio.
Impazzisco.... impazzisco.... impazzisco...! Fra lei, di là, che piange.... e te, di qua, che mi dici....
Maurizio.
Bada, non c’è finora alcun impegno! E se tu non vuoi....
Fabio.
VogUo vederlo, ti dico, parlargli!
Maurizio.
E andiamo, allora, su! Ti dico che è qua, a due
passi!Maddalena.
sopravvenendo agitata.
Fabio! Fabio! Venite di qua.... non mi lasciate sola in questo momento, per carità!
Fabio.
Oh Dio! Oh Dio!
Maddalena.
È una crisi terribile!... Venite, ve ne scongiuro!
Fabio.
Ma se debbo....
Maurizio.
E no.... va’! Va’, adesso!
Maddalena.
Sì, per carità, Fabio!
Maurizio.
Vuoi che te lo conduca qua? Senz’impegno. Gli parlerai qua... Forse è megUo, per la signorina stessa....
Fabio.
Si.... va’, va’.... Ma, oh! senz’impegno, bada! E dopo che avrà parlato con me!
Via per l’uscio a destra.
Maurizio
gli grida dietro.
Ma si! In due minuti: vado e ritorno.
Via per la comune.
Maddalena.
dietro a lui.
Con lui?... Qua?
Fa per accorrere verso l’uscio a destra, ma sopravvengono
Agata e Fabio.SCENA QUINTA.
Agata - Fabio - Maddalena.
Agata.
scarmigliata, forsennata, divincolandosi da Fabio.
Lasciami, no; lasciami! Lasciatemi andare! Via.... via....
Maddalena.
Figliuola mia!... Dove vuoi andare?
Agata.
Non lo so! Via!
Fabio.
Agata.... Agata.... per carità!
Maddalena.
Ma son pazzie!
Agata.
Lasciatemi! Impazzire o morire! Non c’è più scampo per me! Non reggo più!
Maddalena.
Ma aspetta prima clie Fabio almeno lo veda!... gU parli!... che lo veda anche tu!
Agata.
No! Io? No! no! Ma non capite che mi fa orrore? Non capite che è mostruoso quello che volete fare di me?
Maddalena.
Ma come! Ma se tu stessa, figUuola mia....
Agata.
Fabio.
disperato, risolutamente.
Ebbene, no! Se tu non vuoi, no! Non lo voglio neanch’io! È mostruoso, si! e fa orrore anche a me! Ma hai il coraggio tu, allora, d’affrontare con me, a fronte alta, la situazione?
Maddalena.
Ma no! per carità, che dite, Fabio? Voi siete uomo e potete ridervi dello scandalo, voi! Noi ^Tarilo due povere donne sole e l’onta si rovesce-.; rebbe su noi! Qua si tratta, tra due mali, di scegìiere il minore! Tra l’onta innanzi a tutti.... ’>^^w Agata
subito.
....e quella innanzi a uno solo, è vero? Mia soltanto! Ma dovrò starci io, con quest’uomo! vedermelo davanti.... quest’uomo che sa e che dev’esser vile, vile, se si presta a questo! — No, no, non voglio! non voglio vederlo! Lasciatemene andare, lasciatemene andare!...
Maddalena.
Ma dove? E che vuoi fare? —Affrontare lo scandalo?... Se vuoi questo, io.... io....
Agata.
abbracciandola e rompendo in singhiozzi, perdutamente.
No.... per te, mamma!... no,... no.... per te....
Maddalena.
Per me? Ma no!... Che dici, per me?... Non pensare a me, figliuola mia! Non c’è da risparmiar dolori, qua, l’una all’altra! Né da scappare! Dobbiamo stare qua, e soffrire tutti e tre insieme, e cercare di dividerci la pena, perchè il male lo abbiamo fatto tutti e tre!
Agata.
Maddalena.
Io più di te, figliuola mia! E ti giuro che soffro più di te!
Agata.
No, mamma! Perchè io soffro anche per te!
Maddalena.
E io per te soltanto, e perciò di più! Non la divido io, la mia pena, perchè sono tutta in te, figliuola mia! — Aspetta.... aspetta.... si tratta di vedere....
Agata.
È orribile! È orribile!
Maddalena.
Lo so.... Ma vediamolo, prima....
Agata.
Non posso.... non posso, mamma!...
Maddalena.
Ma se siamo qua noi, con te.... — Non c’è inganno!... Non nascondiamo nulla!... Rimaniamo qua, noi — io e Fabio — accanto a te!
Agata.
Ma sarà qui.... te l’immagini? qui.... sempre, fra noi Fabio, qui.... uno che sa ciò che nascondiamo agU altri!...
Fabio.
Ma avrà anche lui interesse di nasconderlo — per sé, e anche a sé stesso — e starà ai patti! Se non ci starà tanto mocrlio per noi! — Appena accennerà di non vok rei più stare, avrò io il mezzo di farlo andar via. Tanto, non c’importerà più di lui!
Maddalena.
Fabio.
Di pocol di poco! Starà anclie a noi, clie sia di poco!
Agata.
Ce Io vedremo sempre davanti!...
Maddalena.
Ma aspettiamo di conoscerlo, prima.... Setti ha proprio assicurato....
Fabio.
Ci sarà modo! Ci sarà modo!
Maddalena.
È molto intelligente, e....
Si sente picchiare all’uscio in fondo. Pausa di sgomento. Poi:
Ah, eccolo.... — sarà lui....
SCENA SESTA.
Casieriera - Detti.
Agata.
balzando in piedi e afferrandosi alla madie.
Via, via, mamma! Oh Dio!
Trascina la madre verso l’uscio a destra.
Maddalena.
Ma si.... gli parlerà lui.... — Andiamo.... andiamo di là, noi....
Fabio.
Sta’ tranquilla!...
Maddalena e Agata yia per l’uscio a destra.
Avanti.Cameriera.
aprendo l’uscio di fondo e annunziando.
Il signor Setti, con un signore....
Fabio.
Fa’ passare.
Cameriera via.
SGENA SETTIMA. Maurizio - Baldovino - Setti - Fabio.
Maurizio.
entrando.
Ah, ecco.... — Fabio, ti presento il mio amico Angelo Baldovino.
Fabio s’inchina. A Baldovino:
Il marchese Fabio Colli, mio cugino.
Baldovino s’inchina.
Fabio.
Prego, s’accomodi.
Maurizio.
Voi avete da parlare, e vi lascio.
A Baldovino, stringendogli la mano.
Ci rivedremo più tardi all’albergo, noi, eh? Addio
Fabio.
Fabio.
Addio.
Maurizio esce per la comune*SCENA OTTAVA.
Baldovino - Fabio.
Baldovino.
seduto, s’insella le lenti su la punta del naso e, reclinando indietro il capo:
Le chiedo, innanzi tutto, una grazia.
Fabio.
Dica, dica....
Baldovino.
Signor marchese, che mi parli aperto.
Fabio.
Ah, si, si.... Anzi, non chiedo di meglio....
Baldovino.
Grazie. Lei forse però non intende questa espressione " aperto „, come la intendo io.
Fabio.
Ma.... non so.... aperto.... con tutta franchezza....
E poiché Baldctino, con un dito, fa cenno di no.
....E come, allora?
Baldovino.
Non basta. Ecco, veda, signor marchese: inevitabilmente, noi Ci costruiamo. Mi spiego. Io entro qua, e divento subito, di fronte a lei, quello che devo essere, quello che posso essere — mi costruisco — cioè, me le presento in una forma a’Halta alla relazione che debbo contrarre con lei. E lo stesso fa di se anche lei che mi riceve. Ma, in fondo, dentro queste costruzioni nostre messe cosi di fronte, dietro le gelosie e le imposte, restano poi ben nascosti i pensieri nostri più segreti, i nostri più intimi sentimenti, tatto ciò clie siamo per noi stessi, fuori delle relazioni che vogliamo stabilire.
— Mi sono spiegato?
Fabio.
Si, si, benissimo.... Ah, benissimo! Mio cugino mi ha detto che lei è molto intelligente.
Baldovino.
Ecco, lei forse crede, adesso, che io abbia voluto darle un saggio della mia intelligenza....
Fabio.
No, no.... dicevo, perchè.... approvo pienamente ciò che lei ha saputo dire così bene....
Baldovino.
Comincio io, allora, se permette, a parlarle aperto.
— Provo da un pezzo, signor marchese — dentro
— un disgusto indicibile delle abiette costruzioni di me, che debbo mandai-e avanti nelle relazioni che mi vedo costretto a contrarre coi miei.... diciamo simili, se lei non s’offende....
Fabio.
No, prego.... dica, dica pure....
Baldovino.
Io mi vedo, mi vedo di continuo, signor marchese; e dico: — Ma quanto è \’ile, ma com’è indegno questo che tu ora stai facendo!...
Fabio.
sconcertato, imbarazzato. Oh Dio.... ma no.... perchè?
Baldovino.
Perchè, sì, scusi. Lei, tutt’al più, potrebbe do mandarmi perchè allora lo faccio? Ma perchè.... molto per colpa mia, molto anche per colpa d’altri, e ora per necessità di cose, non posso fare altrimenti. Volerci in un modo o in un altro, signor marchese, è presto fatto: tutto sta, poi, se possiamo essere quali ci vogliamo. — Non siamo solil — Siamo noi e la bestia. La bestia che ci porta. — Lei ha un bel bastonarla: non si riduce nTat a ragione. — Vada a persuader l’asino a non andare rasente ai precipizii: — si piglia nerbate, cinghiate, strattoni; ma va li, perchè non ne può far di meno. E dopo che lei l’ha bastonata, pestata ben bene, le guardi un ]»o’gh occhi addogliati: scusi, non ne sente pietà? — Dico pietà; non scusarla! — L’intelligenza che scusi la bestia, s’imbestialisce anch’essa. Ma averne pietà è un’altra cosa! Non le pare?
Fabio.
Ah, certo.... certo.... — Voghamo dunque venire a noi?
Baldovino.
a siamo, signor marchese. Le ho detto questo, per farle intendere che, avendo il sentimento di quel che faccio, ho anche una certa dignità che mi preme di salvare. Non c’è altro mezzo dì salvarla, che parlando aperto. — Fingere, sarebbe orribile, oUre che laido, volgarissimo. — La verità!
Fabio.
Ecco, si.... chiaramente.... Vedremo d’intenderci....
Baldovino.
E, allora, se permette, domanderò.
Fabio.
Come dice?
Baldovino.
Le farò qualche domanda, se permette.
Fabio.
Ah, si, domandi pure.... Baldovino. Ecco.
Trae di tasca nn taccuino.
Ho qua gli estremi della situazione. Dovendo fare una cosa seria; meglio per lei: meglio per me.
Apre il taccuino e lo sfoglia: intanto, comincia a domandare, con l’aria d’un giudice non severo:
Lei, signor marchese, è l’amante della signorina....
Fabio.
scattando per troncar subito quella domanda e quella ricerca nel taccuino.
Ma no! scusi.... così....
Baldovino.
calmo sorrìdente.
Vede? Lei recalcitra fin dalla prima domanda!
Fabio.
Ma certo! Perchè....
Baldovino.
subito, serero.
Non è vero? dice che non è vero? — E allora
Si a!za. mi scusi, signor marchese. Le ho detto che ho la mia dignità. — Non potrei prestarmi a una trista e umiliante commedia.
Fabio.
Ma come! io credo che, anzi, cosi come vuol far lei....
Baldovino.
S’inganna. La mia dignità (quella che può essere) posso salvarla solamente a patto che lei parli con me come con la sua stessa coscienza. — 0 cosi, signor marchese, o non ne facciamo nientp. — Non mi presto a finzioni indecorose. —
La verità. — Mi vuol rispondere?Fabio.
Ebbene.... si.... Ma non cerchi in codesto tac cuino, per carità!... Lei vuole alludere alla signorina Agaia Renni?
Baldovino.
non transigendo, segnila a cercare; trova: ripete:
Agata Renni, precisamente. — Ventisette anni?
Fabio.
Ventisei.
Baldovino.
guarda nel taccuino
Compiti il nove del mese scorso: dunque, nel ventisettesimo. E....
Gnarda di nuoro nel taccnino. d sarebbe una mamma?
Fabio.
Ma scusi!
Baldovino.
È scrupolo, creda, nient’altro che scrupolo da parte mia; affidamento per lei. Mi troverà sempre così preciso, signor marchese!
Fabio.
Ebbene, si, c’è la madre!
Baldovino.
Quanti anni, scusi?
Fabio.
Ma.... non so.... ne avrà cinquantuno.... cinquantadue....
Baldovino.
Soltanto? — Ecco, perchè.... — dico francamente — sarebbe megho che non ci fosse. — La madre è una costruzione irriducibile. — Ma sapevo che c’era. — Dunque, abbondiamo un poco.... diciamo cinquantatrè. — Lei, sig:nor marchese, avrà su per giù l’età mia.... — Io sono sciupato. Ne mostro di
più. Ne ho quarantuno.Fabio.
Oh, ne ho di più io, allora. Quarantatre....
Baldovino.
Ah, mi congratulo: li porta meravigliosamente.
— Sa? Forse anch’io, rimettendomi un poco.... — Quarantatre, dunque. — Ora, scusi, debbo toccare un altro tasto molto delicato....
Fabio.
Mia moglie!
Baldovino.
Ne è separato. — Per torti.... —- lo so, lei è un perfetto gentiluomo — e chi non è capace di farne, è destinato a riceverne. — Per torti, dunque, della moglie. — E ha trovato qua una consolazione. Ma la vita — trista usuraja — si fa pagare quell’uno di bene che concede, con cento di noje e di dispiaceri....
Fabio.
Purtroppo!
Baldovino.
Eh, l’avrei a sapere! — Bisogna che ella sconti la sua consolazione, signor marchese! Ha davanti l’ombra minacciosa d’un protesto senza dilazione.
— Vengo io a mettere una firma d’avallo, e ad assumermi di pagare la sua cambiale. — Non può credere, signor marchese, quanto piacere mi faccia questa vendetta che posso prendermi contro la società che nega ogni credito alla mia firma. Imporre questa mia firma; dire: — Ecco qua: uno ha preso alla vita quel che non doveva e ora pago io per lui, perchè se io non pagassi qua un’onestà falUrebbe, qua l’onore d’una famiglia farebbe bancarotta; signor marchese, è per me una bella soddisfazione, è una rivincita! — Creda che non lo faccio per altro.... Lei ne dubita? ne
ha tutto il diritto; perchè io sono.... — mi permette un paragone?Fabio.
Ma sì, dica.... dica....
Baldovino.
seguitando.
.... come uno che venga a mettere in circolazione oro sonante in un paese che non conosca altro che moneta di carta. — Subito si diffidai dell’oro; è naturale. — Lei ha certo la tentazione di rifiutarlo: no? — Ma è oro, stia sicuro, signor marchese. — Non ho potuto sperperarlo, perchè l’ho nell’anima e non nelle tasche. Altrimenti!...
Fabio.
Ecco.... bene!... E allora, questo.... Benissimo! Io non vado cercando altro, signor Baldovino.... L’onestà! la bontà dei sentimenti!
Baldovino.
Ho anche i ricordi della mia famiglia.... — Mi è potuto costare di sacri fìzii d’amor proprio, d’amarezze senza fine, di ribrezzo, di schifo.... — essere disonesto. Che vuole che mi costi l’onestà? — Lei m’invita.... sì, dico, doppiamente a nozze. Sposerò per finta una donna; ma sul serio, io sposò l’onestà.
Fabio.
Ecco, sì — e basta, ecco! Mi basta questo!
Baldovino.
Basta? — Le pare che le basti? — Scusi, signor marchese; e le conseguenze?
Fabio.
Come? Non capisco....
Baldovino.
Eh, vedo che lei.... — certamente perchè soffre innanzi a me e fa a se stesso una grande violenza per resistere a questa situazione penosa.... pure d’uscirne, tratta con molta leggerezza la
cosa....Fabio.
No, no: tutt’altrol Come, con leggerezza?...
Baldovino.
Permette? — La mia onestà, signor marchese, dev’essere o non dev’essere?
Fabio.
Ma si clie dev’essere! È l’unica condizione che le pongo!
Baldovino.
Benissimo. Nei miei sentimenti, nella mia volontà, in tutti i miei atti. — C’è. — Me la sento — la voglio — la dimostrerò. — Ebbene?
Fabio.
Che ebbene? Le ho detto che mi basta questo!
Baldovino.
Ma le conseguenze, signor marchese, scusi! — Guardi: l’onestà, così come lei la vuole da me — che cos’è? — Ci pensi un po’. — Niente. — Un’astrazione. — Una pura forma. — Diciamo: l’assoluto. — Ora scusi, se io devo essere cosi onesto, bisognerà pure che io la viva — per cosi dire — quell’astrazione; che dia corpo a questa pura forma; che io senta quest’onestà astratta e assoluta. — E quah saranno allora le conseguenze? Ma prima di tutte, questa, guardi: — che io dovrò essere un tiranno.
Fabio.
Un tiranno?
Baldovino.
Per forza! — Senza volerlo! — Per ciò che riguarda la pura forma, intendiamoci! (Il resto non m’appartiene). — Ma per la pura forma, onesto come lei mi vuole e come io mi voglio — di necessità dovrò essere un tiranno, gliel’ avverto. — Vorrò rispettate fino allo scrupolo tutte le apparenze, il che di necessità importerà gravissimi sacrlflzll a lei, alla sifrnorina, alla mamma; un’angustiosissima limitazione di libertà, il rispetto a tutte le forme astratte della vita sociale., E.... parliamoci chiaro, signor marchese, anche per farle vedere che sono animato del più fermo proposito — sa che verrà fuori, subito, da tutto questo? ciò che s’imporrà tra noi e salterà agli occhi di tutti? Questo, non si faccia illusioni: — che, trattando con me, — onesto com’io sarò — la cattiva azione la commettono loro, non io 1 — lo, in tutta questa combinazione non bella, non vedo che una cosa sola: la possibilità che loro mi fanno — e che lo accetto — d’essere onesto.
Fabio.
Ecco.... caro signore.... — capirà.... — già lei stesso l’ha detto — non.... non mi trovo in condizione di seguirla bene, in questo momento.... — Lei parla meravigliosamente; ma tocchiamo terra, per carità!
Baldovino.
Io? terra? Non posso!
Fabio.
Come non può, scusi? che vuol dire?
Baldovino.
Non posso, per la condizione stessa in cui lei mi mette, signor marchese! — Io devo vagare per forza nell’astratto. Guaj se toccassi terra! — La realtà non è per me: se la riserba lei. La tocchi lei. Parli: io starò ad ascoltarla. — Sarò l’intelligenza che non scusa, ma compatisce....
Fabio.
subito, additando se stesso. La bestia?
Baldovino.
Scusi: conseguenza!
Fabio.
Masi! masi! Ha ragione! È proprio cosil Dunque, ecco.... si, parlo io, parla la bestia: terra terra, alla buona, sa? lei ascolti e compatisca. -— Proprio per intenderci....
Baldovino.
Dice per me?
Fabio.
Con lei, ma sii Con chi dunque?
Baldovino.
No, signor marchese 1 Con se stesso bisogna che lei s’ intenda! Io, per me, ho già bell’e inteso tutto. — Ho parlato tanto — (non soglio mica parlare molto io, sa?) — ho parlato perchè vorrei che lei si facesse capace di tutto, bene.
Fabio.
Io?
Baldovino.
Lei, lei. Per me, già ci sono. È facilissimo. — Che debbo fare io? — Nulla. — Rappresento la fonia. — L’azione — e non bella — la commette lei: — l’ha già commessa, e io gliela riparo; seguiterà a commetterla, e io la nasconderò. — Ma per nasconderla bene, nel suo stesso interesse e nell’interesse sopratutto della signorina, bisogna che lei mi rispetti; e non le sarà facile nella parte che si vuol riserbare! — Rispetti, dico, non propriamente me, ma la forma — la forma che io rappresento: d’onesto marito d’una signora perbene. — Non la vuol rispettare?
Fabio.
Ma si, certo!
Baldovino.
E non comprende che sarà tanto più rigorosa e tiranna, questa forma, quanto più pura lei vorrà che sia la mia onestà? — Perciò le dicevo di badare alle conseguenze. — Non per me, per lei! Io, guardi: ho buone lenti per la mia filosofia. E per salvare, in queste condizioni, la mia dignità. mi basterà vedere nella donna che di nome sarà mia — una madre.
Fabio.
Ecco, già.... benlssyiio!
Baldovino.
E concepire i miei rapporti con lei a traverso la creaturina che verrà — cioè, a traverso l’ufficio che mi toccherà d’adempiere; candido, nobihssimo ufficio, tutto compreso dell’innocenza del nascituro o della nascitura, che sarà. — Va bene cosi?
Fabio.
Benissimo, si, si, benissimo!
Baldovino.
Per me, badi, non per lei benissimo! — Lei, signor marchese, più approva e più va incontro a un mondo di guaj!
Fabio.
Come.... perchè, scusi? — Io non vedo tutte codeste difficoltà che vede lei!
Baldovino.
Credo mio obbligo fargliele vedere, signor marchese. Lei è un gentiluomo. Necessità di cose, di condizioni, la costringono a non agire onestamente. Ma lei non può fare a meno dell’onestà! Tanto vero che, non potendo trovarla in ciò che fa, la vuole in me. Devo rappresentarla io, la sua onestà: — esser cioè, l’onesto marito d’una donna, che non può essere sua moglie; l’onesto padre d’un nascituro, che non può essere suo figliuolo. — r. vero questo?
Fabio.
Sì, sì — è vero.
Baldovino.
Ma se la donna è sua, e non mia; se il figliuolo è suo, e non mio, non capisce che non basterà che sia onesto soltanto lo? Dovrà esser» onesto anche lei, signor marchese, davanti a me. Per forzai — Onesto io, onesti tutti. — Per forza!
Fabio.
Come come?... Non capisco.... Aspetti....
Baldovino.
Lei si sente mancare il terreno sotto i piedi....
Fabio.
Ma no, dico.... se debbono mutare le condizioni....
Baldovino.
Per forza! Le muta lei! Queste apparenze da salvare, signor marchese, non sono soltanto per gli altri! Ce ne sarà una qua, anche per voi! una che voi stessi avrete voluta e a cui io appunto dovrei dar corpo: — la vostra onestà. — Ci pensa lei? Badi che non è facile!
Fabio.
Ma se lei sa!
Baldovino.
Appunto perchè so! — Parlo contro 11 mio interesse; ma non posso farne a meno. — La consiglio di rifletter bene, signor marchese!
Pausa. Fabio si alza e si mette a passeggiare concitatamente, costernato. Si alza anche Baldovino e aspetta.
Fabio.
passeggiando.
Certo che.... comprenderà che.... se io....
Baldovino.
Ma si, creda, sarà bene che lei ci rifletta ancora un poco, su quanto le ho detto, e lo riferisca — se crede -— anche alla signorina.
Gnarda appena Terso l’ascio a destra.
Forse non ce ne sarà bisogno, perchè....Fabio.
Toltandoii di scatto, con ira. Che cosa crede?
Baldovino.
calmissimo, triste.
Oh.... sarebbe in fondo naturalissimo.... — Io mi ritiro. — Mi comunicherà, o mi farà comunicare all’albergo le sue decisioni.
Fa per avviarsi: si volta.
Può contare intanto, signor marchese, insieme con la signorina, su la mia intera discrezione.
Fabio.
Ci conto.
Baldovino.
lento, grave.
Sono carico, per conto mio, di ben altre colpe; e qui, per me, non c’è colpa, ma solo una sventura. — Qualunque sia la decisione, sappia che resterò sempre gratissimo — in segreto — al mio antico compagno di collegio, d’avermi stimato degno d’accostarmi onestamente a questa sventura.
Si inchina. Signor marchese....
Tela.