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ben nascosti i pensieri nostri più segreti, i nostri più intimi sentimenti, tatto ciò clie siamo per noi stessi, fuori delle relazioni che vogliamo stabilire.
— Mi sono spiegato?
Fabio.
Si, si, benissimo.... Ah, benissimo! Mio cugino mi ha detto che lei è molto intelligente.
Baldovino.
Ecco, lei forse crede, adesso, che io abbia voluto darle un saggio della mia intelligenza....
Fabio.
No, no.... dicevo, perchè.... approvo pienamente ciò che lei ha saputo dire così bene....
Baldovino.
Comincio io, allora, se permette, a parlarle aperto.
— Provo da un pezzo, signor marchese — dentro
— un disgusto indicibile delle abiette costruzioni di me, che debbo mandai-e avanti nelle relazioni che mi vedo costretto a contrarre coi miei.... diciamo simili, se lei non s’offende....
Fabio.
No, prego.... dica, dica pure....
Baldovino.
Io mi vedo, mi vedo di continuo, signor marchese; e dico: — Ma quanto è \’ile, ma com’è indegno questo che tu ora stai facendo!...
Fabio.
sconcertato, imbarazzato. Oh Dio.... ma no.... perchè?
Baldovino.
Perchè, sì, scusi. Lei, tutt’al più, potrebbe do mandarmi perchè allora lo faccio? Ma perchè.... molto per colpa mia, molto anche per colpa d’altri, e ora per necessità di cose, non posso fare altrimenti. Volerci in un modo o in un altro, si-