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Fabio.

Ma in nome di Dio, che vuoi che m’importi di Cartesio, adesso?

Maurizio.

Lasciami dire! Vedrai clie te n’importa! — Mi disse clie Cartesio, scrutando la nostra coscienza della realtà, ebbe uno dei più terribili pensieri che si siano mai atfacciati alla mente umana: — che, cioè, se i sogni avessero regolarità, noi non sapremmo più disting:uere il sonno dalla vegliai — Ilai provato che strano turbamento, se un sogno ti si ripete più volte? — Riesce quasi impossibile dubitare che non siamo di fronte a una realtà. Perchè tutta la nostra conoscenza del mondo è sospesa a questo filo sottilissimo: la re-go-la-ri-tà delle nostre esperienze. — Noi, che abbiamo questa regolarità, non possiamo immaginare quaU cose possano essere reah, verosimiU, per chi viva fuori d’ogni regola, come quell’uomo lil — Ti dico che, a un certo punto, mi fu facihssimo entrare a fargU la proposta. Parlava di certi suoi disegni, che a lui parevano più che possi bih, e a me così strampalati e inattuabih, che la proposta mia — capisci? — diventò subito d’una facilità, che più ovvia, più piana non si sarebbe potuta immaginare; d’una ragionevolezza, che chiunque avrebbe potuto accettarla. — E sbalordisci! Non fui mica io a dirgh in prima di quella condizione dei denaro; fu lui, subito, a protestare, risentito, che — danari niente! — non voleva neppur vederne da lontano. — Ma sai perchè?

Fabio.

’ Perchè?

Maurizio.

Perchè è molto più facile — sostiene hii — essere un eroe, che un galantuomo. Eroi si può essere una volta tanto; galantuomini, si dev’esser sempre.... Il che non è facile.