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Baldovino. Ecco.

Trae di tasca nn taccuino.

Ho qua gli estremi della situazione. Dovendo fare una cosa seria; meglio per lei: meglio per me.

Apre il taccuino e lo sfoglia: intanto, comincia a domandare, con l’aria d’un giudice non severo:

Lei, signor marchese, è l’amante della signorina....

Fabio.

scattando per troncar subito quella domanda e quella ricerca nel taccuino.

Ma no! scusi.... così....

Baldovino.

calmo sorrìdente.

Vede? Lei recalcitra fin dalla prima domanda!

Fabio.

Ma certo! Perchè....

Baldovino.

subito, serero.

Non è vero? dice che non è vero? — E allora

Si a!za. mi scusi, signor marchese. Le ho detto che ho la mia dignità. — Non potrei prestarmi a una trista e umiliante commedia.

Fabio.

Ma come! io credo che, anzi, cosi come vuol far lei....

Baldovino.

S’inganna. La mia dignità (quella che può essere) posso salvarla solamente a patto che lei parli con me come con la sua stessa coscienza. — 0 cosi, signor marchese, o non ne facciamo nientp. — Non mi presto a finzioni indecorose. — La verità. — Mi vuol rispondere?