Gli sposi promessi/Tomo II/Capitolo IX

Tomo II
Capitolo IX

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Cap. IX.




Quando Egidio si1 avvenne2 nella nostra povera Agnese,3 andava appunto fantasticando sul modo4 di soddisfare al piú presto ai desiderj del suo degno amico, e di5 dargli con la prontezza del servizio una prova di audacia e di destrezza singolare; e nei varj disegni che6 ruminava7 il pensiero, questa Agnese8 gli si gittava sempre a traverso come il maggiore impedimento. Come staccare da essa Lucia, che9 le stava sempre appiccata alla gonnella? Rapire Lucia quando fosse in compagnia della madre,10 era esporsi ad un vero scandalo:11 la resistenza, che12 la madre avrebbe tentato di opporre, poteva render necessaria qualche violenza13 che avrebbe renduto l’affare piú serio, o almeno avrebbe fatto perder tempo, forse sfuggire l’opportunità; le sue grida potevano14 attirare15 dei guastamestieri, o almeno dei testimonj; e ad ogni modo essa, rimanendo in Monza, avrebbe sclamato, ricorso,16 parlato e fatto parlare.17 Al contrario quando Lucia non avesse in paese persona,18 a cui calesse di lei particolarmente,19 i discorsi sarebbero20 stati21 d’un giorno, ed era molto piú agevole22 dare all’avventura quella spiegazione, che fosse convenuta e che nessuno avrebbe potuto [p. 312 modifica]smentire. Si andava dunque Egidio risolvendo ad aspettar che 23 Agnese si fosse allontanata da Monza; ma, 24 non sapendo quando ciò fosse per accadere, si rodeva 25 di dover rimettere ad un tempo 26 non ben determinato l’impresa e l’onore dell’impresa. Ma, alla vista di Agnese che tornava a casa, 27 Egidio si senti libero d’una grande incertezza, risolvette di por 28 mano al disegno appena sarebbe giunto a Monza, e 29 continuò a maturare il suo disegno: 30 i suoi pensieri camminavano più spediti, e, per mettere del paro ad essi il suo cavallo, gli diede una voce ed un colpo di sprone, dicendo ai 31 seguaci 32 a piedi, che erano obbligati di trottare un po’ affannosamente: «animo figliuoli, ché la giornata è bella.» Giunto a Monza, entrato in casa, scavalcato, deposte le armi più gravi e più lunghe, egli corse tosto, per la via da lui solo conosciuta, alla porta abominevole, che33 egli aveva aperto nel solajo;34 entrò con le solite precauzioni nel solajo dell’abitazione vicina, fece i soliti segni.35 La Signora che stava sull’avviso, intese,36 avvertì le37 sue complici;38 le quali andarono a chiuder le porte del quartiere che comunicavano col chiostro;39 e la sciagurata corse incontro ad Egidio tutta ansiosa.

«Sia lodato il cielo,» diss’ella che40 «vi riveggo! Oh che giorni ho passati! e che notti! Che paura ho avuto questa volta!» e41 mentre ella parlava,42 una specie di consolazione angosciosa e di rincoramento agitato dipingevano sulle sue [p. 313 modifica]guance come due pezze di rossore,43 che contrastavano tristamente col pallore 44 di tutta la faccia:

«Le solite sciocchezze?» disse Egidio con impazienza.

«Oh! sciocchezze! So io quel che soffro; e fossero anche sciocchezze, a chi tocca aver compassione di me? Mai, mai, non avete voluto compiacermi. Se provaste un’ora quello che'io sento tutto il giorno! tutta la notte!45 Non posso più, non posso più vivere con colei così vicina. Qua giù, qua sotto, a pochi passi, nella vostra cantina: e quando voi non ci siete...!46 l’ho veduta sempre, sempre: l’ho veduta47 smuovere a poco a poco il mucchio di sassi, e poi metter fuori il capo, e poi venir su... avrei gridato se non avessi temuto di far correre tutto il monastero... e poi entrare qua dentro per questo pertugio, senza mai volersi fermare, e poi sedersi qui...48 quello sgabello son ben sicura d’averlo bruciato: e pure quando colei arriva, si trova sempre a quel posto, ed ella vi si adagia, e non vuol partire. Mi pare che se fosse lontana dove io non sapessi, non potrebbe venire cosi a tormentarmi.»

«Donne indiavolate, vive o morte,» disse lo scellerato: «ecco le accoglienze49 gioconde che mi fate.»

«Non andate in collera,» disse Geltrude, «perché chi altri ho io?50 a chi mi posso confidare?» e continuò con voce più sommessa:51 «quelle altre, non mi consoleranno, vedete, se racconterò loro che siete in collera con me: state in pace, e fatemi questo piacere una volta. Voi sapete far tante cose! Non sarete più contento, quando mi vedrete tranquilla?»

«Ma sono queste cose da pensare, e da dire?» rispose Egidio. « E’ un affare finito, che non dà più impaccio, e volerne andare a cercare uno di questa sorta? perché? per una pazzia? Che volete ch’io faccia? Ch’io desti il cane addormentato? Senza una ragione al mondo?52 Come l’ho da portare? dove?»53

[p. 314 modifica]      «Scendete una notte solo,» disse Geltrude, - già voi non avete paura; fortunati gli uomini! prendetela portatela al fiume, gittatela in un pozzo abbandonato ...»

«Bel divertimento! bella festa invero» disse Egidio con un sorriso di rabbia e di scherno! «bella commissione che mi date!54 Pazzie!55 E tutto per tirar fuori quello che è ben nascosto! Savio disegno! Sapete voi dirmi un luogo dove possa star più nascosta che ora non è?»

56«È vero,» disse57 Geltrude, «gran cosa che non si sappia che fare d’un morto!»

«Che farne?» rispose Egidio, «niente: sta bene dov’è.ref>Agnese (sic)</ref> Dimenticatela, pensate quello che pensano tutte le vostre suore: è andata alle Indie su una nave olandese e pensa a vivere allegramente: lo credono tutti... »58

«Ma non è vero,» rispose Geltrude.

«Che fa questo?» disse bruscamente Egidio.

«Fa tutto,» replicò tristamente Geltrude;59 e proseguì: «anch’io prima... credeva che, purché lo sapessimo noi soli, la cosa sarebbe come se non non fosse avvenuta, ma ora...»

«Ora è tempo di finirla,» interruppe sempre aspramente Egidio.

«Oh ecco come son trattata!» disse con accoramento Geltrude; «mi strapazzate perché patisco; siete voi quello che mi strapazzate, voi... Che colpa ho io se sono una poveretta? Vorrei anch’io non curarmi di nulla, esser come voi... voi siete un uomo, voi mi60 date animo ... ma61 no no... voi avete troppo coraggio, troppa presenza di spirito ... mi fate quasi... paura... penso... penso che se ... mi odiaste ... ah i morti non vi danno62 travaglio!»

«Che pazzie! che pazzie!» disse Egidio con istizza 63 sempre crescente.

«Ebbene,» disse Geltrude in tuono supplichevole, «compiacetemi, levatemi questa spina del cuore,64 allontanate colei [p. 315 modifica]da questa abitazione: voi vedete ch’io non posso allontanarmi io.»

«Via» rispose Egidio, fingendo di acconsentire alla domanda: 65«vi compiacerò:66 è un impiccio, è un fastidio, è un pericolo, ma per voi lo farò.»

«Oh davvero!» disse Geltrude, « non lo dite per acquetarmi, 67come avete fatto altre volte... vi ricordate?... promettetelo da vero.»

«Possa essere...!»

«Non giurate, per amor del Cielo,» interruppe Geltrude come spaventata: «non fate imprecazioni, perché noi siamo in uno stato che una picciola parola può bastare... potrebb’essere intesa ed esaudita in quel momento che la proferiamo.»

«Via, ve lo prometto da uomo onorato,» rispose Egidio, affettando tranquillità: «ve lo prometto: e non se ne parli più. Ho bisogno anch’io che voi mi compiacciate in un affare d’importanza; e non mi si deve dire di no, non si deve opporre nemmeno un dubbio.»

«Che posso fare?»68 chiese con istanza e non senza 69 inquietudine Geltrude.

«Quella villanotta che v’è stata data in guardia,» rispose Egidio, «quella Lucia ...»

«Ebbene?...»

«Ho promesso di consegnarla ad un amico, al quale non voglio né posso70 rifiutar nulla; e voi doveteref>ajutarmi a</ref> darmi ajuto 71 a liberarmi dalla mia parola.»

A questa proposta Geltrude incrocicchiò le mani con forza, le72 presse al petto, si73 strinse tutta, levò al cielo74 uno sguardo nel quale75 brillava momentaneamente un raggio dell’antica innocenza, e con voce supplichevole e commossa disse. «Ah no: non ne facciamo più, non ne facciamo più per pietà. Chi sa che quel che abbiamo fatto non76 possa ancora esser perdonato?77 V’era una scusa, ma qui non ve [p. 316 modifica]n’è.78 Perché 79 fare ancora delle cose, che si vorranno dimenticare e non si potrà? Non ne abbiamo abbastanza?»80

«Ah! ah!» rispose Egidio, «cosi siete disposta a compiacermi? Adesso vi nascono gli scrupoli eh! Più conto fate d’una villana, che conoscete appena da otto o dieci giorni, che di me. Questa è quella che voi amate.»

81«Io amarla!» rispose Geltrude, «io colei! non la posso soffrire: è una superba, non fa che parlare della sua innocenza, e quando ne parla mi guarda 82 con certi occhi come se sapesse qualche cosa, e, fingendo rispetto, volesse insultarmi. L’ho accolta, sapete, perché bisogna nel nostro stato farsi più amici che si può: no ch’io non l’amo; ma lasciatemela per carità, questa lasciatemela, mi diventerà cara, e quando un altro pensiero verrà a tormentarmi, riposerò i miei occhi sopra di lei, e dirò fra di me: — ecco, anche questa l’avrei dovuta sagrificare; ed è qui.»

«Pazzie, pazzie,» disse Egidio; « parlate come una83 bambina sciocca. Lasciate84 che sul principio si lamenti, e un giorno poi riderà dei suoi terrori, e sarà contenta.»

«No, non sarà contenta,» rispose Geltrude con la rapida risoluzione di chi ha il vivo sentimento che le parole, che ha udite, sono menzogne.

«Va bene, va bene,» disse Egidio con uno sdegno in parte vero, in parte diabolicamente affettato: « non ne facciamo più: e già vedo che non possiamo andar d’accordo: è [p. 317 modifica]tempo perduto con voi: siamo troppo differenti85 nel pensare: ma a tutto si può rimediare: i mattoni son lì tutti come contati; e ad ogni volta mi dò la briga di riporli al loro86 posto antico: basta che io porti un po’ di calce, il muro sta come prima, tutto è finito.»

«No, no, no ... » riprese affannosamente Geltrude:ref>fare</ref> «dite, che volete ch’io faccia?»

«E’ vero,» continuò l’uomo abbominevole, come se persistesse nel suo proposito, «è vero che vi sono anche quelle altre...»

«Zitto, zitto per pietà» disse Geltrude « ché non sentano: volete farmi diventare il ludibrio di quelle...»

«Quelle, quelle» rispose Egidio87 «saranno certamente più pronte a rendermi un servizio.»

«Dite, dite, che volete ch’io faccia?»

«Chiamatele,» riprese imperiosamente Egidio «e troveremo insieme il mezzo di condurre a capo questa grande impresa.»

«Dite...»

«Chiamatele, dico,» riprese Egidio, e Geltrude strascinata ancora una volta un passo più innanzi nella via della perversità,88 avvezza ad ubbidire, ubbidì e andò a chiamare le sue complici. Egidio sapeva quello che aveva detto; e quelle due sciagurate erano infatti più tranquillamente e più risolutamente perverse di Geltrude. Geltrude89 dei loro discorsi, del loro contegno 90 sentiva talvolta91 orrore, disprezzo,92 ne riceveva una specie di scandalo; ma questi sentimenti ricadevano terribilmente su la sua coscienza, perché ad ogni volta93 Geltrude era costretta a ricordarsi che94 dessa era quella, che aveva fatto far loro i primi passi nel cammino, dove ora la precorrevano. Non parlo che di questi sentimenti, perché gli altri tutti orribili e tutti fastidiosi che dovevano nascere in95 quegli animi in quella situazion96 non sono da descriversi: basti dire che97 con tante cagioni di vicendevole ripugnanza una sola cosa le teneva unite:98 la partecipazione d’un sangue, l’avere una sola coscienza: [p. 318 modifica]vivevano insieme come lo sbigottimento e l’audacia,99 il desiderio di rimpiattarsi e il desiderio di assalire, il rimorso e il delitto vivono insieme nell’animo d’un masnadiero.

Rivisitate accuratamente le porte, tentati i chiavistelli per accertarsi che fossero ben chiusi, le tre sciagurate s’avviarono insieme verso il luogo più rimoto del quartiere, dove Egidio le stava aspettando. L’orrendo concilio100 fu ragunato:101 le sciagurate102 aspettavano ansiose103 di udire ciò che Egidio avesse a propor loro, e nello stesso tempo stavano col capo levato all'indietro, origliando se un qualche romore si sentisse, se qualche suora venisse a bussare, per accorrer tosto, per intrattenerla con qualche pretesto prima di aprire, e dar così tempo ad Egidio di sparire senza lasciare alcun sospetto. Egidio104 espose loro in due parole il suo desiderio: ch’egli aveva bisogno di tenere Lucia, per servire un suo caro amico; che esse dovevano dargli ajuto; che la cosa doveva esser fatta105 presto e in modo106 che il sospetto non cadesse né sovra di esse né sovra di lui.107

In una brigata di onesti,108 che deliberi su qualche risoluzione da prendersi, ognuno diventa più onesto, il sentimento comune rinforza quello d’ogni109 individuo che parli,110 le111 parole d’ognuno divengono112 più rigide più degne,113 più scrupolose, suppongono sempre un convincimento profondo della persuasione della virtù; e cosi pur troppo, in una brigata di114 tristi, ognuno diventa più tristo, perché chi115 ragiona dinanzi ad un uditorio per picciolo ch’e’ sia, generalmente parlando, non teme nulla più che di stonare dagli altri. Geltrude che116 alla prima proposta117 di quel fatto, ne aveva conceputo tanto orrore,118 risoluta ora di obbedire allo spirito infernale, che la possedeva, non avrebbe voluto che altri119 mostrasse più ardore, più prontezza, più sagacità nel farlo; e tosto rispose che essa pigliava l'impegno, che aveva. 120 Geltrude [p. 319 modifica]avvezza ad essere strascinata,121 e a far sempre qualche cosa di più122 di ciò che sul principio aveva ricusato di fare, rispose tosto che pigliava essa l’impegno, che ne aveva i mezzi più di chicchessia. Le altre triste protestarono tosto che esse erano pronte a secondarla in tutto. Egidio le chiese se essa avrebbe123 saputo far124 andare Lucia sola in una strada solitaria. «Domani,» rispose Geltrude. «Domani è troppo presto»,125 disse Egidio126 «la rete non potrà esser tesa che dopo domani.» «Dopo domani,» rispose ancora Geltrude.127 La congrega si sciolse, ed Egidio128 corse tosto a spedire un messo al Conte del Sagrato, per chiedergli i bravi, dei quali avevano convenuto. Il messo partì nella notte stessa, giunse all’alba al castello: il Conte diede tosto gli ordini129 ai bravi che dovevano andare all’impresa;130 impose loro di obbedire ad Egidio, e di non nominarlo, di aspettare i suoi comandi, e di non andare a casa sua, né di cercarlo in alcun luogo; e i bravi131 scesero all’Adda, e s’imbarcarono. Nello stesso tempo spedi egli132 una carrozza leggiera da viaggio 133 con un cocchiere, quale conveniva a tal signore; gli ordinò di farsi134 tragittare su un altro punto del fiume, di non mostrare di avere alcuna relazione con quegli altri amici che partivano, di appostarsi vicino a Monza nel luogo che135 era indicato nella lettera di Egidio, e di aspettare pure gli ordini di questo. 136

Quanto alle ciarle da spargersi137 per via e alle fermate, onde far138 stornare 139 dal vero le congetture dei curiosi, il Conte ne lasciò l’invenzione alla prudenza,140 ed alla sagacità dei suoi141 uomini; perché gli aveva scelti tra i più142 provati,143 e più destri, e tali che sapessero 144 conformare la condotta e i discorsi alle circostanze, che egli non poteva prevedere. Contemporaneamente, e pure per un’altra via,145

[p. 320 modifica]il messo di Egidio tornò al suo padrone, e gli146 portò la risposta, nella quale il Conte, con un gergo147 da loro soli inteso,148 lo avvertiva149 di ciò ch’egli aveva ordinato. Egidio, lasciato riposare il messo, lo rispedì150 alle poste dov’erano giunti gli uomini del Conte, e li fece istruire di ciò che avevano a fare. Tutta quella giornata fu spesa in151 preparativi. Il giorno appresso152 (la nostra storia lo registra, ed era il ventuno di novembre) Egidio diede avviso a Geltrude che tutto era in pronto, e ch’ella dovesse mantenere la sua parola,153 operar tosto secondo le istruzioni, ch’egli le aveva date.

Geltrude154 scese155 nel suo parlatorio appartato, e fece chiamare Lucia. La nostra poveretta innocente, 156 corse volonterosa alla chiamata. Dopo la partenza della madre, rimasta come smarrita, senza consiglio, senz’altro appoggio che quello della Signora157 non si sentiva mai tanto sicura158 come presso di lei. Ben è vero che quel non so che d’inusitato e di strano, ch’ella aveva trovato nei discorsi e nel contegno di essa, gli159 aveva lasciata una impressione d’incertezza e quasi di timore;160 ma ella era tanto lontana dal sospettar pure le vere cagioni di quell’inusitato, 161 che le prime riflessioni della madre l’avevano rassicurata; e Lucia non ne aveva162 cavata altra conseguenza se non che i signori erano molto differenti dai poverelli. Si presentò ella adunque a Geltrude163 con quell’aria di fiducia affettuosa, con164 quella gioja riconoscente, che il debole sente alla presenza del forte, che è per lui.165

Le andò incontro, come la pecora va incontro al pastore che le si avvicina,166 che allontana le altre e stende la mano per accarezzarla; e non sa la poveretta che egli ha lasciato [p. 321 modifica]fuori del pecorile il beccajo, a cui l’ha venduta in quel momento.

167La festa ingenua di Lucia, e la sua aria 168 fiduciale era169 un rimprovero170 e una distrazione terribile per la Signora; la quale tosto interruppe alcune semplici parole di affetto e di riconoscenza, che171 l’innocente tutta peritosa aveva incominciate; protestò di non voler ringraziamenti, e postasi in aria di premura e di mistero, le annunziò che l’aveva fatta chiamare, per comunicarle cose molto importanti. Lucia si fece tutta attenta, e Geltrude, ripetendo la lezione del suo infernale maestro, cominciò ad impastocchiarla172 con una storia misteriosa,173 di pericoli e di speranze, di mezzi posti in opera da lei, di ostacoli, di ajuti: tutto per liberare Lucia dalla persecuzione di D. Rodrigo, e per farla essere tranquillamente sposa di Fermo; accennando molto di più174 che non dicesse, e allegando motivi di prudenza per non dir tutto, ripetendo ad ogni momento che un po’ di coraggio e molta precauzione poteva tutto salvare, e una picciola indiscrezione perder tutto;175 che l’occasione era pronta, e176 per coglierla non bisognava perder tempo;177 e terminò con dire che178 le bisognava in quel momento un uomo, da cui potesse aspettarsi un consiglio fidato e un ajuto operoso, che179 il solo uomo del mondo che fosse da ciò era quel padre guardiano, dal quale Lucia era stata scorta al monastero; che ella aveva180 bisogno di parlare con lui, ma che le mancava il mezzo di farlo avvertire con sicurezza, giacché dopo d’aver riandate tutte le persone, tutti i modi per questa spedizione, trovava in tutti il pericolo di farsi scorgere, di sventare il segreto, di metter sull’avviso quelli a cui importava il più di tener tutto nascosto, e di perdere cosi l’opportunità, anzi di avvicinare i pericoli: che insomma per condurre bene a fine questa faccenda, era necessario che Lucia prendesse un po’ di risoluzione, si snighittisse, e facesse tosto, e segretamente [p. 322 modifica]e sola questa commissione. Lucia181 a questa proposta rimase sopra di sé, poiché allontanarsi dal monastero, andarsene soletta per un paese che era per lei come l’America, era un gran pensiero;182 fece adunque come si fa ordinariamente quando non si vorrebbe aderire ad una proposta: si mise a discuterla,183 per poter conchiudere che non era la sola cosa da potersi fare:184 disse che la Signora avrebbe potuto trovare altre persone fidate e discrete, domandò schiarimenti, volle sapere più addentro come la185 commissione fosse necessaria, e come essa fosse la sola che la potesse eseguire. Ma la Signora,186 memore sempre della scuola di Egidio, mostrò prima di offendersi, rispose ancor più misteriosamente alle domande,187 lagnandosi di Lucia che pretendesse188 farle rivelare ciò ch’ella non poteva, e che non volesse fidarsi di chi senza un interesse, per pura pietà si prendeva tanta cura di lei; e conchiuse finalmente col dire: «Sono ben io la buona donna a pigliarmi di questi travagli: si tratta di voi, finalmente; io me ne lavo le mani:189 ho fatto ancor più ch’io non dovessi.» Lucia,190 commossa in un punto di vergogna e di timore, stava per piangere: e la signora, vedendola arrivata a quel punto, ripigliò il suo discorso, la sgridò più amorevolmente, la rimproverò di poco coraggio;191 le promise che192 non le sarebbe mai mancata se ella avesse avuta fede in lei;193 e, infervorata com’era nell’impresa di tradire la poveretta per servire lo scellerato Egidio, con ipocrisia sfrontata194 le disse che pensasse ai rimproveri, che ella farebbe un giorno a se stessa di avere per irresolutezza, per infingardaggine rifiutato195 il mezzo della salute, e rovinata se stessa, la madre, e 196 l’uomo a cui ella s’era promessa.197 Lucia non seppe più resistere, si accusò di198 aver resistito,199 le parve200 che avrebbe rifiutato il soccorso del cielo,201 rifiutando quello che le era offerto; [p. 323 modifica]202piena di una novella fiducia, disse:203 «vado tosto.» Geltrude:204 l’accomiatò, lodandola, facendole animo, e ripetendo le più liete promesse,205 e indicandole la via per andare al convento. 206Lucia, ritenendo a forza il pianto, chiese scusa alla Signora della sua poca fede, e della sua ingratitudine. «Sono una poveretta senza pratica,» diss’ella;207 «ma già ella208 tutte queste brighe non se le deve pigliar per me, ma per Quello di lassù, che gliele rimeriterà tutte;» e209 abbandonandosi alla grata,210 colle braccia tese, continuò: «se non fossero questi ferri, mi pare che le getterei le braccia al collo, ed ella non se lo avrebbe a male, poiché è tanta buona, ed io lo faccio per cuore.»

«Si si, Lucia, addio, addio,» disse Geltrude.

«Dio la benedica» rispose Lucia, e staccatasi dalla grata, si211 volse, e si avviò verso la porta del parlatorio.

— Che orrenda parola! — disse in suo cuore Geltrude: Dio gliele 212 rimeriterà tutte, e alzando gli occhi vide Lucia, che stava per passare la soglia. Finché Lucia213 aveva litigato contra le persuasioni di Geltrude, questa,214 impegnata ad ottenere l’intento di Egidio, animata dalla disputa stessa, non aveva215 pensato ad altro che a giungere al suo fine;216 ma quando vide il cangiamento di Lucia, quando vide la sua fede sicura, intera, amorosa, e pensò che la tradiva, quando vide la vittima217 andare cosi senza sospetto all’orribile sacrificio, un sentimento improvviso, indistinto, irresistibile le fece pronunziare quasi macchinalmente queste parole: «Sentite Lucia.» Lucia ristette, si rivolse, ritornò alla grata. Ma,218 nel momento che Lucia spese a fare quei pochi passi, l’immagine219 di Geltrude aveva già veduto Egidio furibondo per essere stato ingannato, aveva già220 udite le sue imprecazioni, le sue minacce, s’era già pentita del suo pentimento; e [p. 324 modifica]quando Lucia ristette alla grata, per221 intendere ciò che Geltrude avesse di nuovo a dirle;222 Geltrude confermata nella iniquità: «senti, Lucia,» le disse, «ricordati bene di tutte223 le avvertenze che ti ho date;224 procura di tenerti in mente la strada che tu hai fatta venendo qui; se fossi in dubbio, domanda con indifferenza e con franchezza225 a qualche buona donna che passi per via; va in modo di226 non dar sospetto; fatti animo, chè già non è il viaggio di Madrid: va e torna presto.»

«Oh, » disse Lucia, «Dio mi accompagnerà;»227 e si volse di nuovo228 s’avviò verso la porta, e passò la soglia. Geltrude corse a chiudersi nella sua stanza.229 Quivi l’abbandona il nostro autore; né in tutto il resto del manoscritto ne fa più menzione. Noi però, trovando descritti dal Ripamonti gli ultimi casi di questa sventurata, stimiamo che monti il pregio d’interrompere un momento la narrazione principale, per accennarli. Ci sembra anzi una specie di dovere per noi, quando abbiamo230 raccontati i delitti, di non tacere il pentimento, di non tacere che l’orrore a noi così facilmente ispirato da quelli, la religione ha potuto ispirarlo ancor più forte e più profondo all’anima stessa, che gli aveva acconsentiti e commessi. Riferiremo quei casi in compendio; chi volesse conoscerli più in particolare, li troverà231 esposti in bel latino nella Storia patria del Ripamonti, al libro sesto della quinta decade. Siccome egli non vi pone alcuna data, così non possiam dire di quanto sieno posteriori alle cose già da noi narrate.

La condotta, il linguaggio, l’aspetto abituale delle tre sciagurate suore, le loro stesse precauzioni, per 232 distornare233 i sospetti ne fecero, com’era naturale, nascere dei nuovi, che [p. 325 modifica]dopo d’aver serpeggiato nel monastero, si diffusero al di fuori. 234Due vicini di quello, che ebbero la sciagura di ricevere qualche prima confidenza di quei sospetti, un fabbro ed uno speziale, accennarono235 copertamente in qualche discorso, che in un monastero del paese accadevano cose orrende e turpi: l’uno e l’altro furono trovati uccisi.236 Un terrore misterioso invase tutti gli animi237 nel monastero e fuori; ai susurri che già cominciavano a farsi sentire nelle brigate, successe un silenzio cupo e significante, e238 nelle relazioni più intime,239 gli sguardi, i cenni, le parole sospese esprimevano o accennavano un sospetto e uno spavento comune. Questi romori, cosi vaghi e generali com’erano, furono riferiti al cardinale Federico Borromeo arcivescovo di Milano. Egli, dolente e turbato d’essere cosi tardi avvertito, si portò a Monza240 sotto colore d’una visita generale,241 e venne a colloquio colla Signora,242 per esplorare243 dalle sue parole lo stato dell’animo suo; e ne uscì244 con più grave e più fondato sospetto. D’allora in poi, la Signora, irritata245 dei sospetti che vedeva starle sopra, agitata dalle certezze della coscienza, esaltata per così dire dal suo stesso turbamento,246 perdé tutta la prudenza della colpa,247 le sue azioni divennero affatto indisciplinate, i suoi discorsi strani, furiosi, inverecondi. La giurisdizione248 criminale su le persone addette allo stato religioso249 era allora esercitata dai Vescovi. Il cardinale fece torre la Signora da quel250 monastero e trasportarla in un convento di convertite nella città.251 Ivi l’infelice infuriò per qualche tempo: tentò di fuggire, tentò di uccidersi, ricusò il cibo, diede del capo nelle muraglie.252 Urlava tutto il giorno, [p. 326 modifica]bestemmiava più di tutto il cardinale: contra il quale tale era l’odio di lei, ch’ella ebbe a dir poscia che tutte le inimicizie253 che gli uomini chiamano mortali, erano un giuoco appo di quella ch’ella sentiva per lui.

Intanto lo scellerato254 vicino ripose il piede nel monastero,255 e parte colla persuasione, parte colle minacce256 astrinse le altre due sue vittime a seguirlo; e di notte con esse fuggì. Ma, o fosse disegno premeditato di quell’animo atroce, o257 ebbrezza di scelleraggine, poco distante dal258 paese, in riva al Lambro,259 una dopo l’altra le trafisse con un pugnale, gittando l’una nel Lambro, e l’altra in un pozzo260 rasciutto ed abbandonato nei campi.261 Ma le ferite non furono mortali, ed entrambe le donne furono salve per diversi eventi e rinvenute, e riposte a guarire in un altro262 monastero del borgo.

La Signora263 all’annunzio di264 tali atrocità, tutta,265 tutto ad un tratto si mutò; rivolse in orrore di se stessa, in pentimento, in dolore ineffabile, in lagrime inesauste, tutto quell’impeto di furore;266 e da quel momento fino al suo ultimo respiro non si stancò mai di espiare267 almeno ciò che non poteva più riparare. Il Cardinale,268 ch’ella chiamò poi il suo liberatore, dovette porre un freno269 ai rigori ch’ella esercitava contra se stessa;270 la visitò da poi, e la consolò sovente.271 Pagò egli poi sempre le spese del suo mantenimento, perchè i parenti, come se col rifiutare quella sventurata avessero potuto272 scuotersi da dosso la colpa che avevano nella sua rovina, non vollero più udirne parlare. Le273 due compagne la imitarono nella penitenza.274 Ma275 il miserabile pervertitore di tutte, bandito nella testa, dopo d’avere errato qua [p. 327 modifica]e là, cangiato più volte d’abiti, e di nome, chiese asilo276 in città ad un amico, che lo accolse; ma come amico d’un tale uomo, o per timore, o per ottener grazia di qualche altro277 delitto, lo fece uccidere278 in un sotterraneo della casa; e presentò279 la sua testa al giudice,280 come era281 prescritto dagli ordini282 di quel tempo, i quali nel caso dei banditi costituivano carnefice ogni cittadino, e 283 offerivano o danari, o impunità per altri delitti, in mercede all’assassinio.

Lucia uscì284 nella via, e s’incamminò285 con grande attenzione, con gran riserbo, con un gran battito al cuore,286 tutta raccolta in sé, studiando la strada,287 con le indicazioni che aveva avute, e con la memoria che le restava della strada già fatta. Giunse così all’uscita del borgo (perché il convento dov’ella s’avviava era al di fuori288 in picciola distanza): riconobbe la porta per dov’era entrata la prima volta, e prese289 a sinistra la via che l’era stata insegnata.

290Tutte le strade del Milanese erano a quel tempo291 anguste, tortuose, e292 nel pian paese293 profonde, e come quivi si dice invallate,294 a guisa di un letto di fiume, 295 fra due rive di campi alte non di rado un uomo, e296 orlate di piante, che, intrecciate al297 pedale di rovi, di biancospini, e di pruni,298 riunivano in alto i rami loro in volta dall’una all’altra parte: e tali sono ancora in gran parte le strade comunali. Quando Lucia si trovò soletta in299 una strada simile, si pentì quasi di300 essersi tanto rischiata, e studiò il passo per giunger presto,301 proponendo fermamente di non ritornar dal convento a casa senza una qualche 302 scorta. Ma, voltato uno di quei tanti andirivieni, vide una carrozza da viaggio303 ferma nel mezzo della via, e fuori della carrozza, innanzi allo sportello, che era304 aperto, due uomini che guardavano [p. 328 modifica]su e giù per la via come incerti del cammino:305 e per quella presunzione comune che coloro i quali vanno in carrozza sieno galantuomini, Lucia si sentì tutta rincorata, e le parve306 d’aver trovata una salvaguardia307 alla metà appunto del cammino, nel luogo più lontano dall’abitato, e dove il bisogno era più grande. Continuò adunque più animosamente308 a camminare;309 e, quando fu presso alla carrozza tanto che310 si potessero distinguer le parole, intese uno di quelli che stavano al di fuori dire311 con una pronunzia e con un linguaggio, che lo fece conoscere a Lucia per bergamasco: «Ecco una buona donna che c’insegnerà la strada.» Giunta a paro della carrozza, quel medesimo le si volse con un atto più cortese che non fosse la sua faccia, e le disse:312 «buona giovane, sapreste voi insegnarci la strada di Monza?» Mentre costui parlava, l’altro s’era posto dinanzi a Lucia in modo da sbarrarle la via, ma come un uomo che sta per udire:313 «Loro signori,» rispose Lucia, «sono voltati a rovescio: Monza è per di qua»314 (alzando la mano e stendendo il pollice al disopra della spalla): «girino la carrozza, e315 vadano per questa strada,316 e saranno a Monza in poco più d’un miserere.» Così detto, voleva continuare il suo cammino, e317 s’avvicinava alla riva, per passare senza urtare quel forastiero che stava lì ritto come un termine, e senza dirgli che facesse largo: cosa che alla nostra povera forese sarebbe sembrata troppo famigliare. «Un momento» disse colui che le aveva già parlato, ritenendola dolcemente: «noi siamo ben impacciati in queste strade dell’altro mondo: non potreste voi farci la cortesia di salire in carrozza con noi, e d’insegnarci la strada fino a Monza?»

«Signori miei,» disse Lucia arrossando, e maravigliandosi della proposta, «io ho fretta d’andare pei fatti miei: vadano per di qua, e non possono fallire.» «Voi siete bene schifa,» rispose il malandrino, e mentre egli318 proferiva queste [p. 329 modifica]poche parole, l’altro che era nella via, afferrò d'improvviso Lucia pei fianchi, la sollevò, e319 con l’ajuto del compagno la pose320 a forza nella carrozza; dove fu tosto presa, ritenuta, posta a sedere da due che vi erano:321 il malandrino322 che aveva parlato la segui, l’altro chiuse lo sportello, e il cocchiere323 sferzò i cavalli, e la carrozza partì di galoppo. Lucia al sentirsi presa324 levò un grido, lo raddoppiò quando si sentì alzata325 ficcata nella carrozza; ma, quando vi fu, una manaccia villana le cacciò un fazzoletto sulla bocca, e326 le soffocò il grido nella gola:327 Lucia si divincolava; ma era tenuta da tutte le parti, faceva forza, per pingersi verso lo sportello, per farsi vedere alla strada, ai campi; ma due braccia328 nerborute la tenevano per di dietro come conficcata al fondo della carrozza, due braccia nerborute ve la rispingevano per dinanzi, mentre tre bocche d’inferno dicevano con la voce più dolce che era lor concesso di formare:«Zitto Zitto, non abbiate paura, non vogliamo farvi male; non è niente, non è niente.» Lucia tra per la sorpresa, tra per329 lo terrore che andava sempre crescendo, tra pei pensieri tutti oscuri, e tutti orrendi330 che le passavano in furia per la mente, tra per lo sforzo che faceva e quello che pativa, [si] sentì mancare gli spiriti: le sue idee si abbujarono, cominciò a veder come confusi fra di loro quegli orridi visacci che le stavano dinanzi, un sudore freddo le coperse il vólto, allentò le braccia,331 lasciò cadere indietro la testa, abbandonò la persona332 al fondo della carrozza, e svenne.

«Coraggio, coraggio»333 dicevano gli scherani, ma Lucia non 334 intendeva più nulla.

«Diavolo!» disse uno dei malandrini: «par morta.»

«Niente, niente,» disse un altro: «ci vorrebbe un po’ d’aceto da mettergli sotto il naso.»

«È lì covato l’aceto:» disse il terzo: «se335 potesse servire quel fiasco di vino che è riposto lì sotto il sedile.»

«Che vino! » riprese il secondo, «aceto vorrebb’essere.»

«Vedete che mala ventura,» disse ancora il terzo: «se [p. 330 modifica]giungessi arso di sete in una osteria disabitata, a cercar vino, troverei aceto, e qui336 che aceto ci vorrebbe... »

«Taci, gaglioffo, ché non è tempo da337 sciocchezze,» interruppe il secondo.

«Ohe!» disse il primo, «non dà segno di vita: se fosse morta davvero338 avremmo fatta una bella spedizione.»

«Noi abbiamo eseguiti gli ordini puntualmente,» rispose il secondo; «se fosse accaduta una disgrazia non è nostra colpa.»

« Che morta! » disse il terzo: «è un picciolo fastidio che le è venuto: eh! le donne ne hanno per meno d’assai: or ora tornerà in sé.»

339Mentre quegli sciagurati tenevano questo consiglio, ed esprimevano la loro inquietudine340 in uno stile degno del loro animo, la carrozza341 era uscita dalla via più battuta, aveva342 imboccata una stradella di traverso pei campi, e continuava rapidamente il suo cammino.


Intanto colui, che aveva afferrata Lucia, ed era un bravo di Egidio,343 rimasto nella strada quando la carrozza partì, si guardò intorno; e,344 certo che nessuno lo aveva scorto,345 spiccò un salto346 sul pendio d’una riva, abbrancò un ramo della siepe, con un altro salto fu sull’alto della riva, e si appiattò ad un polloneto di castagni, che347 conservavano ancora tanto delle lor foglie da nascondere un birbone. Il primo grido di Lucia era stato inteso nei campi di qua e di là da pochi lavoratori che v’erano, e questi accorsero alla348 riva per guardare nella strada che fosse;349 ma cercando di adocchiare nascosti dalla siepe, per non entrare in qualche impiccio, per non toccarne, per non essere citati come testimoni, per non arrischiarsi in somma, che è il350 pensiero il più comune351 nei tempi352 in cui i violenti fanno la legge.353 Mettevano la faccia ai fori della siepe, e guatavano; altri vide una carrozza che [p. 331 modifica]si allontanava di galoppo,354 e stette lì:355 qualche tempo a356 seguirla col guardo a bocca aperta; altri non vide nulla, e si fermò per qualche tempo; altri che era accorso ad un punto della via, per cui la carrozza non era ancora passata,357 la vide venire, trascorrere, vide358 una bocca d’arcobugio che usciva dallo sportello, e si ritirò tosto, fingendo di non nemmeno badato. Tornati poi a casa, raccontarono quello che avevano veduto; e si sparse la voce che qualche cosa era accaduta.359 II bravo d’Egidio, quando sentì360 tutto quieto intorno361 al suo nascondiglio, ne uscì per una parte362 che dava su una via diversa, e con l’aria d’un uomo, che non ha intesa una novità, se ne andò a render conto al padrone dell’esito felice della spedizione. Egidio lo ricompensò363 di quattrini e di lodi, e lo mandò tosto attorno,364 per raccontare la novella nel modo che ad entrambi e ai loro amici conveniva che fosse creduta, o almeno per365 confondere il giudizio pubblico366 e stornarlo dalle congetture, che potevano condurlo alla verità. Il bravo367 tolse con sé, senza saperlo, quella dea che ha tanti occhi quante penne, e tante lingue quanti occhi, (e debb’essere una bella dea), e si368 avviò.369 Il campo più opportuno ad un tal uomo e ad un tale ufficio,370 la taverna, era allora371 deserto a cagione della372 carestia che di giorno in giorno cresceva e si diffondeva in tutte le parti del Milanese:373 mangiare e bere non era più per nessuno un oggetto di divertimento: era divenuto per tutti un bisogno difficile da soddisfare. Andò dunque in su la piazza, luogo sempre popolato di oziosi, ma più che mai in quell’anno calamitoso, in cui erano forzati all’ozio anche374 i più operosi. Quella piazza di Monza, come tutte le piazze, tutte le vie, tutti i campi della Lombardia presentava il più tristo spettacolo. Poveri 375 di professione, che,376 dopo d’avere invano domandato un soccorso ad uomini divenuti poveri anch’essi, stavano in fila l’uno appresso dell’altro appoggiati377 ad un muro [p. 332 modifica]soleggiato, stringendosi di tempo in tempo nelle spalle aggrinzati, cenciosi,378 aventi un bordone379 nella destra e tenendo stretta380 tra il braccio sinistro e le costole una arida scodella di legno, aspettando l’ora d’andare a381 ricevere quel poco nutrimento, che si poteva distribuire alle porte dei conventi dei monasteri, di qualche facoltoso caritatevole. Qua e là crocchj di artigiani senza lavoro, e di contadini quasi senza ricolto,382 di possidenti altre volte agiati ma che in quell’anno sapevano di dover combattere colla fame, 383 tutti tristi, sparuti, scorati:384 i più rubesti, i meglio pasciuti che si vedessero erano qualche bravi,385 che386 vivevano delle provvigioni dei potenti387 a cui servivano,388 e ai quali nessun fornajo389 avrebbe osato di dare un rifiuto o di richiedere un pronto pagamento. I discorsi abituali di quei crocchj erano miseria e disperazione:390 vociferazioni contra i fornaj e contra gli accapparratori, imprecazioni391 mormorate sommessamente contra i potenti, contra i magistrati:392 racconti di grano393 partito, di grano arrivato ed occultato, di morti di fame, e di tumulti in altre terre dello stato. Pochi giorni prima una394 gran parte del popolo si era sollevata in Milano; e dopo quel sollevamento,395 estinto con le promesse, e seppellito coi supplizj,396 si erano pubblicate leggi, quali il popolo le desiderava. Questo fatto era stato in tutta la Lombardia ed era ancora il soggetto dei discorsi;397 e il fatto, come le conseguenze, era narrato diversamente, come398 suole accadere: ognuno arrecava qualche nuova circostanza, che dava luogo a qualche nuova riflessione. Ma in quel399 momento, in Monza, l’avvenimento locale occupava400 tutti i pensieri, e tutte le bocche: in tutti i crocchj si parlava di Lucia. Il bravo si avvicinò ad uno 401 di quelli come uno sfaccendato e stette ascoltando. [p. 333 modifica]«Erano due carrozze di signori bergamaschi» diceva un barbassoro, «accompagnate da uomini a cavallo: la giovane si mise a fuggire pel campo di Martino Stoppa, ma402 fu raggiunta, e portata via di peso.»403 E continuò con voce più sommessa in aria misteriosa: «debb’essere qualche gran tiranno bergamasco.» «Io ho inteso da chi404 l’ha inteso da uno che v’era,» disse un altro, «che le carrozze erano tre, e che405 la gente le fece fermare; ma quei signori misero fuora gli archibugi, e allora, mi capite, i galantuomini hanno dovuto dar luogo.» «Poh! disse il bravo, «vedete un po’ come le cose si contano. A me ha detto uno là (accennando un crocchio lontano) che la giovane era d’accordo,406 che si era trovata lì per andarsene, e che quegli che l’ha portata via era un suo innamorato.» «Oh, disse uno, se la cosa fosse cosi,407 se ne sarebbe andata senza schiamazzo.» «No,» rispose il bravo, «perché aveva promesso ad un altro per far piacere ai suoi parenti; e voleva far credere di esser rapita. Cosi dicono408 quelli che pretendono d’essere informati. «Ohe!» disse un altro barbassoro, «che la fosse una mostra per ingannare i merlotti!» Questa opinione409 dopo un breve dibattimento prevalse; perché essendo quella che supponeva nel fatto una malizia più raffinata, veniva a supporre più fino accorgimento in chi la teneva: e chi l’avesse rifiutata poteva410 passare per un semplicione411 da lasciarsi ingannare alle più grossolane apparenze di virtù.

Quando il degno servitore di Egidio vide che la sementa non era gittata in terreno sterile e che avrebbe fruttato, si spiccò da quel crocchio dicendo: «Oh avete il buon tempo voi altri: per me m’accontenterei che sparissero tutte le giovani, purché venissero pagnotte abbastanza. Quegli altri ad uno ad uno se n’andarono chi qua chi là a riferire la storia:412 si disputò assai; le opinioni rimasero divise, ma la più preponderante413 fu quella che dava occasione di ragionare profondamente sulle astuzie delle donne, che fanno la [p. 334 modifica]semplica,414 sulla dabbennaggine della Signora, che aveva raccolta quella mozzina.415 Il tiro della povera Lucia416 fu raccontato con mille particolari; si riferirono di417 lei mille altre astuzie.418 Il romore giunse ben presto al monastero; già la fattora tornata a casa, non trovando Lucia, sulle prime pensò ch’ella fosse andata alla Chiesa del monastero:419 non vedendola poi420 ricomparire, stava per andarne in cerca, quando s’intese che Lucia era stata rapita, o si era fatta rapire.421 II monastero fu sottosopra. La Signora (quando ci siamo rallegrati di non aver più a parlarne ci era uscito di mente422 che423 avremmo dovuto far qui menzione di essa; ma ce ne sbrigheremo in due parole): la Signora,424 a tutto addottrinata, fece le maraviglie, mandò gente in cerca, non volle credere che Lucia le avesse fatto un tiro di questa sorta, disse che era pronta a metter la mano nel fuoco per quella ragazza. Mandò finalmente a chiamare il padre guardiano, che gliel’aveva raccomandata. Ma il padre guardiano,425 al quale pure erano giunti i diversi romori del fatto, era in istrada, per426 udire dalla Signora come la faccenda fosse. La Signora si mostrò con lui come con gli altri tutta maravigliata: disse che sperava ancora che Lucia verrebbe, che427 sarebbe una di quelle tante ciarle che428 mettono attorno gli scioperati. «Se429 m’avesse ingannato...» aggiunse;430 «ma non lo posso credere di quella ragazza. Ad ogni modo io sono tanto più afflitta di questo tristo accidente,431 in quanto io aveva pensato seriamente ad ajutare questa povera giovane, e credeva di aver trovato ajuti nelle mie aderenze per432 metterla al sicuro dal suo persecutore.433 Aveva anzi molto desiderio di sentire il parere del padre guardiano, ma ora434questi disegni non servono più a nulla.»

È chiaro che la Signora gittò queste poche parole, per potere in caso spiegare435 la commissione da Lei data a Lucia,436 se mai questa potesse un giorno rivelarla; per potere allora far437 vedere che non era stato un pretesto, per [p. 335 modifica]allontenarla, e darla in mano ai rapitori. Ma della commissione la Signora non ne parlò al guardiano: probabilmente perché non voleva438 che si dicesse che Lucia si era posta su quella strada per suo ordine, e ne nascesse qualche sospetto.439 Se questa fosse una storia inventata,440 non mancherebbe certamente qualche lettore441 il quale troverebbe un442 gran difetto di previdenza nella perfidia ordita da Egidio e dalla Signora,443 poiché se Lucia avesse un giorno potuto parlare, se si fosse risaputo che, quando fu presa,444 ella andava per ordini di Geltrude, quanto maggior sospetto non sarebbe caduto sopra di questa, per avere essa taciuta al guardiano una circostanza tanto importante, della quale doveva cosi ben ricordarsi, che non avrebbe certo dissimulata445 se avesse operato schiettamente! Quei lettori, i quali vorrebbero446 che in una storia anche le insidie fossero447 fatte perfettamente, se la prenderebbero coll’inventore; ma questa critica non può aver luogo, perché noi raccontiamo una storia quale è avvenuta. Del resto questo stesso difetto ci dà il campo di porre qui una riflessione consolante in mezzo ad un sì tristo racconto: che è un disegno sapientissimo della Provvidenza,448regolatrice del mondo, che le perfidie le più studiate a danno altrui non sono mai tanto bene studiate, tanto bene eseguite,449 che non rimanga sempre qualche traccia della mano che le ha ordite. L’uomo, che intraprende una buona azione, quando sia un po’ avvezzo a riflettere, prevede sovente che non sarà senza inconvenienti: i birbanti avrebbero una parte troppo buona nelle cose di questo mondo, se dovessero nelle loro birberie essere esenti da ogni perplessità.

Note

    in penna: «che altri - si meritasse (scrivo come un falegname) i ringraziamenti d'Egidio».

  1. abb
  2. in Agnese
  3. stava
  4. di servire al piú presto ai voleri (lacuna)
  5. far prova con esso di
  6. andava
  7. il
  8. [gli a] era sempre il maggiore ostacolo
  9. gli era
  10. era
  11. le grida della madre,
  12. all
  13. che rendesse l’affa
  14. far trarre
  15. dei
  16. impedito che
  17. Andava dunque
  18. che
  19. era molto piú
  20. avrebbero
  21. pochi,
  22. di ef
  23. Lucia
  24. come
  25. di
  26. indeterminato
  27. sua, Egidio [senti la s | la mente di | Egidio risolse di por ma | Egidio si sentì libero della | Egidio uscì dalla incertezza, | i suoi] vide il suo disegno diventare in un momento più chiaro e più agevole, risolvette di porvi (lacuna)
  28. tosto
  29. ma
  30. A margine in penna: «. punto fermo.» Cancellato
  31. suoi
  32. pede
  33. [p] metteva nel mona
  34. scese con le
  35. A margine, in penna: «. punto fermo». Cancellato e fu tosto introdotto nel quartiere della Signora. La sciagurata gli si fece incontro tutta ansiosa | le tre complici furono tosto
  36. [le tre com] una delle sue compagne andò a chiudere la porta del quartiere, e vi si pose in sentinella, l'altra si mise a guardia a (lacuna)
  37. compagne
  38. una di esse andò a chiuder la porta [che comu] del quartiere che comun
  39. ed ella introdusse Egidio, e [le si fece] corse incontro.
  40. siete tornato finalmente
  41. così parlando
  42. l'agitazione, una
  43. [mentre lasciando | il resto del vólto | era rimasto | rima | pallido, | e | le quali] che contrastavano col pallore del resto del vòlto e (lacuna) che con | le
  44. del resto del vólto
  45. son certo che pensereste a far finire questo. Non la posso più
  46. oh levatemela una buona volta da canto
  47. uscire
  48. ho bruciato quello sgabello;
  49. allegre
  50. non andate in collera
  51. costoro, non
  52. dove
  53. ma se a quest'ora non v'è più nulla. - Oh v'è, v'è sicuramente disse Agnese (sic)
  54. E farmi scoprire? per una sciocchezza? E se uno mi vede, e se [uno] per qualche caso alcuno la trova (lacuna)
  55. E se qualcheduno mi vede?
  56. E [primi] a rischio di mettere in luce quello
  57. Gran cosa! disse Agnese, (sic) che non si sappia che (lacuna)
  58. e forse a quest'ora non ne rimane più vestigio. Pensate come le altre di
  59. e non basta (lacuna)
  60. fate
  61. se ci pensaste un poco anche voi, almeno un poco
  62. fastidio!
  63. Egid
  64. fate allo
  65. di Geltrude
  66. v'è molta sem
  67. perchè io non
  68. risp
  69. incertezza
  70. né debbo
  71. per
  72. strinse
  73. strinse tutta, alzò gli occhi e disse con una voce supplichevole e [affettuosa] commossa, nella quale [suonava | si] rimaneva ancora
  74. un'occhia
  75. brillò una
  76. ci
  77. C'
  78. Perché andare ancora in cerca di pensieri
  79. and
  80. Oh questa lasciatemela; [mi sarà una scusa quando] mi diventa preziosa; e quando un altro pensiero verrà a tormentarmi avrò almeno una consolazione a guardarla, e a dire fra me: ecco anche questa l'avrei dovuta sagrificare ed è qui.
    - Bene, disse Egidio con uno sdegno in parte vero in parte diabolicamente affettato: bene non ne facciamo più.
  81. Qui, a margine, in penna: «Mi pare che la risposta di Geltrude potrebbe esprimere questi sentimenti: Io amarla! non so nemmen io - è un falegname che scrive - se l'amo o se l'odio. Alle volte vorrei abbracciarla, un momento dopo non la posso soffrire. E dire Geltrude alla rinfusa che Lucia è buona, che è superba, che la vorrebbe veder sposa di Fermo, che le fa rabbia, che quando parla della sua innocenza - e ne parla ad ogni tratto - essa le crede; eppure le pare che quella Lucia la guardi con certi occhi come se sapesse qualche cosa, e fingendo rispetto volesse insultare. L'ho accolta sapete ecc.»
  82. come se mi volesse rinfacciar qualche cosa
  83. sciocca
  84. fare che un giorno
  85. di pensare
  86. luo
  87. [avrebb] avran
  88. [ubbidì] partì
  89. all'udir
  90. sentiva
  91. obb
  92. non ne
  93. ella si ricorda
  94. quella
  95. quegli animi
  96. sono piuttosto da lasciar
  97. in tante
  98. l'avere una sola coscienza l'av
  99. come io
  100. A margine, in penna: «Orrendo concilio - non mi garba».
  101. [le due donne stavano ed] Egidio e le donne
  102. [erano un] tacevano
  103. di udire che cosa
  104. disse loro brevemente
  105. senza
  106. da non lasc
  107. [Quando | Intanto] Quando in una brigata di onesti si delibera su qualche risoluzione da prendersi, ognuno che parla (lacuna)
  108. ognuno
  109. individuo
  110. ognuno
  111. [parole] proposte,
  112. più nobili, più [degne], rigorose, [più] le proposte più
  113. le proposte più scrupolose; e così pur troppo in una brigata di tristi
  114. perversi
  115. [per | è ascoltato da] parla
  116. aveva
  117. aveva tanto desiderato di
  118. [trascinata | ora e] riso
  119. si
  120. A margine
  121. e a dar sempre qualche passo al di là
  122. [che non avesse] di quello che aveva ricusato
  123. potuto
  124. trovare
  125. rispose
  126. tutta
  127. Egidio. A margine, in penna: «punto a capo.» Egidio
  128. corse
  129. ; istrutti [di quello che dovev] del modo id contenersi, e principalmente di
  130. comandò
  131. [si mossero] posero i
  132. una
  133. la fece imbarcare [con gli] con altri ordini al cocchiere, che era un
  134. traghettare
  135. Egidio gli aveva indicato
  136. Le ciarle e i pretesti poi da
  137. raccontarsi
  138. credere
  139. le congetture
  140. dei
  141. mandati
  142. sper
  143. e i più destri, ed erano avvezzi
  144. applicare
  145. tornò
  146. riferì il successo della sua ambasciata] riportò
  147. inteso da
  148. gli rendeva
  149. delle disposizioni che aveva date
  150. ai posti dov'erano
  151. disposizioni
  152. (era il 21 di novembre)
  153. por mano ai ferri e sbrigarsi. Il modo era stato
  154. fece
  155. in un
  156. dopo la partenza della madre si trovava come smarrita e la
  157. poneva in questo tutta la sua sicure
  158. che
  159. Sic.
  160. [della] ma le riflessioni di Agnese l'avevano
  161. da
  162. rite
  163. con [quell'aspetto] l'aria di quella [di[ fiducia affettuosa, e riconoscente [che] e gioconda che [il debole] proverebbe il debole per
  164. quella espressione di riconoscenza e di gioja che appare
  165. A margine, in penna: «. Punto fermo». Cancellato Le si affacciò
  166. che mostra di trasceglierla | che stende la mano per accarezzarla
  167. [Geltrude] La Signora (lacuna)
  168. di Lucia
  169. Sic.
  170. terribile
  171. [Lucia] l'innocente aveva incominciate [vergogno] con verecondia
  172. impastocchiare
  173. interrotta di mezze confidenze
  174. di
  175. e terminò con dire che per avere un consiglio sicuro e un
  176. non conve
  177. A margine, in penna: «. punto fermo».
  178. per avere un consiglio fidato, e una [via | cooperatore dilige] cooperazione
  179. quest'uomo
  180. [prepara] in punto una lettera [per] con cui lo chiamava, ma che non aveva un mezzo per fargliela tenere
  181. rim
  182. A margine, in penna: «. punto fermo».
  183. doma
  184. [suggerì] disse alla Signore che
  185. cosa
  186. mostrò prima di
  187. affermando sempre con certezza [cose delle quali | dire | che le conseguenze erano gravi, e che | che ella] ch'ella sapeva ciò che faceva ma
  188. essere
  189. non sono obblig
  190. fu
  191. e di poca fede
  192. l'avrebbe
  193. le
  194. le fece pensare
  195. [un soccorso | parte] ciò che un
  196. [il suo promesso sposo ch'ella diceva] Fermo
  197. Perchè, conchiuse la perduta donna, sapete che Iddio dice: ajutati che ti ajuterò
  198. essere stata
  199. e si scusò colla sua poca esperienza
  200. che
  201. [non accettando] se non si valeva
  202. e tutta piena
  203. mi dia la lettera, e
  204. si cavò immediatamente di seno la lettera, gliela diede, [e la | rinve] lodandola, facendole animo
  205. e dandole avvisi(lacuna) e indicandole così alla grossa (lacuna)
  206. Lucia presa la lettera, e ripostala [nella] diligentemente nella sua bustenca, chiese alla Signora che la scu
  207. ma e
  208. non deve [fra queste] pigliarsi
  209. [getta] appoggiandosi
  210. continuò
  211. avviò
  212. rimeriterà
  213. [aveva resistito] s'era
  214. animata
  215. avuto altro nell'animo che
  216. A margine, in penna: «punto fermo a mio rischio e pericolo».
  217. muoversi
  218. [in quel breve momen | picciolo momento.] Quell'
  219. Sic.
  220. intese
  221. udire
  222. [Questa] Geltrude
  223. le cose di cui
  224. [cerca la strada] se mai non ti ricordassi bene della strada procura di ti
  225. al primo che
  226. Sic
  227. e pa
  228. e passò la soglia
  229. [E qui] Precede alla cancellatura un X, ripetuto poi nel foglio 95 ½ (pagine 186, 187 r. e v.) che è frapposto al foglio 95, e sostituisce il breve brano rifiutato. Noi ve la lasciamo [E noi pure ab] senza pur curarci di sapere ciò che passasse allora nel suo cuore, lieti di abbandonare questa donna, di perderla di vista fino al tempo in cui potremo finalmente rappresentarla affatto mutata, al tempo in cui [ella avrà di se stessa il sentimento che la sua condotta fa nascere in altrui,] l’orrore ch'ella avrà di se stessa potrà cangiare in compassione quello ch'ella ha ispirato.
  230. raccontata l’iniquità,
  231. nar
  232. imped
  233. nuov
  234. Un
  235. [misteriosa] copertamente
  236. [Allora nel monastero e fuori | e un nuovo terrore soppresse] Un terrore misterioso invase allora
  237. nel monastero e fuori: [i susurri | successe | che già cominciavano a farsi sentire, successe | e nei ❘ nelle brigate] ai susurri che
  238. nelle comunicazioni più intime, un
  239. una comunicazione,
  240. e col pretesto
  241. e [come con gli] parlò alla
  242. [cercando di] per compr
  243. dalle sue
  244. pieno
  245. [dal | dal terrore che le dava] dal terrore di essere scoverta
  246. ruppe ogni freno
  247. [e nei discorsi] e nei suoi discorsi, ora ora strani, furibondi, ora furiosi, ora inverecondi [mostrò per tanto fino] ruppe ogni ordine di disciplina; [e tutte le sue azioni prova | divennero] (lacuna) e in tutte le sue
  248. criminale
  249. appa
  250. [monastero] chiostro
  251. [Ivi per qualche tempo infuriò l’infelice] Ivi oltre di
  252. ; lavorava tutto il giorno e più urlava, bestemmiava, e p
  253. degli uomini
  254. [Egidio] vicino torna
  255. ne trasse
  256. [le due altre sue vittime, e di notte] ne trasse di notte le altre due sue vittime
  257. demenza
  258. borgo
  259. trasse un pugnale, ne trafisse una e la gittò nel fiume, promettendo alla superstite di volere andare con lei sola a salvamento. Ma poco dopo gittò pur questa in un pozzo
  260. seccato
  261. Ma l'una e l’altra
  262. convento
  263. all'udire
  264. questi orrori
  265. Sic
  266. [e cominciò una vita di sagri | cominciò tosto una vita di] e d’allora in poi non pensò per tutta la sua vita che ad espiare [le colpe che non] ciò che non (lacuna)
  267. ciò che non era
  268. [divenne] divenuto
  269. alle
  270. la visitava e la consola
  271. [e pensò la s | pagò sempre le spese del suo manteni] I parenti della povera Geltrude, cercando si
  272. scote
  273. altre
  274. [Ma la fine d’Egidio fu] Ma Egidio che
  275. lo scellerato
  276. ad un
  277. delitto
  278. nel sotterraneo
  279. la sua testa ai giudici, come allora s’usava comunemente
  280. come allora
  281. [p] allora
  282. per comprovare [l’assassinio | un assassinio che | comandava a un | con gli ordini] quegli assassini che
  283. [proponevano un premio all'assassinio (lacuna) Lucia etc. (lacuna)] proponevano per l’assa (lacuna)
  284. dalla porta inosservata
  285. un
  286. studiando la sua strada
  287. e rammentando le indicazioni che aveva avute
  288. a un p
  289. a sinistra
  290. Le strade [della parte] della parte piana
  291. e [la più parte del | e le comunali per la più parte] la sua tuttavia
  292. nella part
  293. Sic
  294. nei campi
  295. e fiancheggiate
  296. pianta
  297. piede
  298. [copri] stendevano i rami in volta
  299. que
  300. aver avuto troppo
  301. ben ferma
  302. com
  303. che
  304. aperto
  305. A margine, in penna: « . Punto fermo ».
  306. d’avere una sicurezza per
  307. [nel luogo | più opportun | dove] nel mezzo
  308. la via
  309. ma qu
  310. [le parole] la voce si po
  311. a quelli con pronunzia forestiera, che Lucia ricono
  312. A margine, in penna: «Come eran sicuri codesti galantuomini che quella giovane era proprio Lucia?»
  313. A margine, in penna: «. punto fermo».
  314. a pochi pa
  315. [vadano al | vadano fino in capo di questa strada | seguano | vadan] te
  316. sa
  317. s'era
  318. parla
  319. tutti
  320. per
  321. A margine, in penna: «. punto fermo»
  322. la seguì
  323. [sfer] diede
  324. diè un
  325. post
  326. ve lo tenne a forza,
  327. A margine, in penna: «. punto fermo.»
  328. noderose la
  329. [lo] terrore
  330. A margine, in penna: «Troppi e poi troppissimi - orrendi».
  331. si abbandonò
  332. all'appoggio
  333. Diavolo! disse uno di qu
  334. udiva
  335. fosse
  336. l'
  337. burle
  338. vorrebb’essere una bella
  339. Cosi quegli sciagurati (lacuna)
  340. con parole e con uno st
  341. [continuava rapidamente il suo cammino] aveva
  342. preso un
  343. che - A margine, in penna: «Mi pare che questo bravo potrebbe aver veduta Lucia ed essere stato mandato affine che gli altri non la pigliassero in scambio. Indicare questa circostanza o qui o altrove».
  344. non vi
  345. diede
  346. sur una riva, abbrancò un
  347. la
  348. siepe
  349. ma
  350. primo pensiero che nasce ai più nei tempi etc.
  351. e il più
  352. dove è vi
  353. Ponevano
  354. di chi v
  355. un momen
  356. gua
  357. vide
  358. due bo
  359. La fattora del monastero tornata dalla sua faccenda
  360. che tutto era [tranqui] tran
  361. a se
  362. opposta
  363. con
  364. a sparger la voce a (lacuna)
  365. con
  366. [ed impedire che] e star
  367. presa
  368. mise
  369. Il cam
  370. era [in] nella
  371. disabitato
  372. fame [seria] cresciuta d
  373. Nessuno poteva più andare a mangiare e bere per divertimento quando queste opera
  374. i [più faccendoni] più volonterosi
  375. che dopo
  376. domandando
  377. [al mur] al muro
  378. [con la loro | col] con
  379. in mano, e una fila
  380. sotto a un'ascella
  381. chieder
  382. che
  383. i meglio pasciuti erano - Sottolineata la frase dover combattere colla fame, e a margine, in penna: « È troppo - combattere colla fame - : lascerei fuori - i possidenti agiati - ».
  384. A margine, in penna: «. punto fermo». —
  385. Sic.
  386. all’ombra dei potenti vivevano o delle [loro ricchezze] loro provvigioni, o
  387. ai quali
  388. anche
  389. ardi
  390. imprecazioni
  391. sommesse
  392. minacce di violenza e progetti di violenza
  393. arrivato, e nascosto, di
  394. gran
  395. sopito da prima con le promesse, e terminato coi supplizi,
  396. era
  397. ed era
  398. si
  399. giorno
  400. tutte le bocche
  401. [e senti dove | scorse qualche suo conoscente] ed ascoltò: si edu
  402. i cavalieri la raggiunsero
  403. Debb’essere
  404. v’era, disse un
  405. vi fu
  406. ed è partita di
  407. non
  408. almeno per me
  409. prevalse
  410. Sic.
  411. [al quale fosse facile far credere | facile ad essere ingannato dalle app | a credere | per uno che | a cui fosse facile dare ad intendere ogni cosa | facile a credere | da essere ingannato | da credere ad ogni apparenza di
  412. si dib
  413. Sic.
  414. Sic.
  415. [Il fatto | Le astuzie] L’astuzia
  416. furono
  417. mille
  418. : se ne parlò per due giorni e
  419. ved
  420. arriva
  421. Tutto
  422. [ch'ella tornerebbe in scena per] che p
  423. l'
  424. istrutta
  425. [che aveva] a cui
  426. informarne
  427. la cosa non sarebbe vera
  428. fan
  429. me l'avesse
  430. ma è impossibile
  431. che
  432. sottrarla al suo persecutore
  433. Anzi. Desidero
  434. tutto è diventato
  435. la commissione
  436. la quale commissione fu quella che diede campo
  437. concordare
  438. fare
  439. Se noi
  440. forse taluno potrebbe
  441. [che censurasse] che trovasse la perfidia di Egidio e della Signora non ordita artificiosamente
  442. vizio
  443. e ne darebbe colpa all'inventore
  444. ella cammin
  445. se fosse stata innocen
  446. che tutto
  447. [fatte]
  448. che ha
  449. che si possa [nessun] fare scomparire ogni