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capitolo ix - la signora tuttavia | 315 |
da questa abitazione: voi vedete ch’io non posso allontanarmi io.»
«Via» rispose Egidio, fingendo di acconsentire alla domanda: 1«vi compiacerò:2 è un impiccio, è un fastidio, è un pericolo, ma per voi lo farò.»
«Oh davvero!» disse Geltrude, « non lo dite per acquetarmi, 3come avete fatto altre volte... vi ricordate?... promettetelo da vero.»
«Possa essere...!»
«Non giurate, per amor del Cielo,» interruppe Geltrude come spaventata: «non fate imprecazioni, perché noi siamo in uno stato che una picciola parola può bastare... potrebb’essere intesa ed esaudita in quel momento che la proferiamo.»
«Via, ve lo prometto da uomo onorato,» rispose Egidio, affettando tranquillità: «ve lo prometto: e non se ne parli più. Ho bisogno anch’io che voi mi compiacciate in un affare d’importanza; e non mi si deve dire di no, non si deve opporre nemmeno un dubbio.»
«Che posso fare?»4 chiese con istanza e non senza 5 inquietudine Geltrude.
«Quella villanotta che v’è stata data in guardia,» rispose Egidio, «quella Lucia ...»
«Ebbene?...»
«Ho promesso di consegnarla ad un amico, al quale non voglio né posso6 rifiutar nulla; e voi doveteref>ajutarmi a</ref> darmi ajuto 7 a liberarmi dalla mia parola.»
A questa proposta Geltrude incrocicchiò le mani con forza, le8 presse al petto, si9 strinse tutta, levò al cielo10 uno sguardo nel quale11 brillava momentaneamente un raggio dell’antica innocenza, e con voce supplichevole e commossa disse. «Ah no: non ne facciamo più, non ne facciamo più per pietà. Chi sa che quel che abbiamo fatto non12 possa ancora esser perdonato?13 V’era una scusa, ma qui non ve