Appunti di giurisprudenza bancaria in Inghilterra/II

II

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I III

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II.

Le sentenze che mi fu possibile esaminare si possono distinguere in cinque serie principali; comprendendo nella prima quelle che si connettono al privilegio della Banca d’Inghilterra; nella seconda quelle che si riferiscono alle banche ed ai diritti e doveri dei banchieri in generale; nella terza i pronunciati che hanno rapporto alle Società commerciali in quanto riguardano i loro rapporti bancari; nella quarta le decisioni relative alle cambiali propriamente dette; nella quinta infine le sentenze riguardanti i chèques.

Esaminiamole brevemente.

Serie 1.a

(Privilegio della Banca d’Inghilterra)

Emissione. — 1. Qualora qualcuno dei banchieri, i quali, in forza del Bank Charter Act 23, avevano diritto al pagamento per parte della Banca d’Inghilterra di una percentuale annua sui biglietti da essi emessi ed attualmente in circolazione, trasferiscano i loro [p. 35-36 modifica] affari in una nuova Ditta, entrando a parteciparvi, questa non acquista il diritto ai compensi dovuti dalla Banca d’Inghilterra, i quali spettavano unicamente alla vecchia Ditta, che ha cessato di esistere.1

2. Allorchè uno dei banchieri aventi il diritto di emissione trasferisce ad un altro per mezzo di un patto speciale tutti i propri affari ed i diritti corrispondenti, salvo quello di emissione, tale diritto non è conservato da lui, perché egli cessa d’esser banchiere, ma neppure è acquistato dal cessionario.2

Biglietti della Banca d’Ingh.

1. L’alterazione dei numeri nei biglietti della Banca d’Inghilterra basta a viziarne la validità poichè ne altera una parte essenziale; di modo che la Banca non è tenuta a riconoscerli neppure a favore del portatore di buona fede.3

2. Non è applicabile ai biglietti della Banca d’Inghilterra l’art. 64 del B. of Exchange Act relativo ai diritti del portatore di buona fede.4

3. L’agente di cambio d’una città estera il quale riceva biglietti della Banca d’I., malgrado sia stato dato in quella piazza l’avviso ch’essi erano stati rubati, non ha diritto al rimborso, poichè mancò della diligenza necessaria.5

Se però tali biglietti fossero da lui ricevuti in pagamento e per valore, e la buona fede risultasse evidente, non avendo l’agente avuta l’opportunità di aver notizia del furto, necessitandosi a tal fine una specialissima diligenza, egli avrebbe diritto al ricupero.6

Serie 2.a

(Diritti e doveri dei banchieri)


Fideiussori. — 1. Allorchè un cliente dà ad una Banca, a garanzia d’un proprio debito, un fideiussore fino alla concorrenza di una determinata somma, col patto espresso che i diritti della banca stessa sui dividendi da concedersi ai creditori in un eventuale fallimento non menomeranno la sua obbligazione, fino al pagamento di tutto il debito, esso fideiussore non ha il diritto di pretendere, dopo pagata la somma suddetta, che di [p. 37-38 modifica] altrettanto sia ridotto il diritto di richiesta della banca sul fondo residuo del fallimento.7

2. Allorchè di due fideiussori per un debito dovuto ad una Banca, l’uno paga una certa somma, non ha alcun diritto di rivalsa verso il suo compagno se non per quella somma che eccede la propria porzione di debito. Pagando quest’ultima, egli non fa che adempire la propria personale obbligazione; non può pretendere perciò alcun risarcimento.8

Libri. — 1. La copia della registrazione nei libri di un banchiere deve far prova anche contro l’attore in giudizio.9

2. La facoltà concessa dalla legge circa l’ammissione degli interessati a consultare i libri dei banchieri non deve esser intesa in senso troppo lato; non può quindi il magistrato concedere tale facoltà prima che sia iniziato il procedimento legale, dietro ricorso di una delle parti la quale desideri sapere se le convenga o meno tentar la prova del giudizio.10

Lettere circolari di credito. — 1 a). Esiste una sostanziale differenza tra una lettera di credito indirizzata ad una persona determinata ed una lettera di credito generale, che presenta la persona stessa a molte altre (un cliente a tutti i corrispondenti d’una Banca).

b) Il portatore di note circolari di credito deve tenerle separate da tale lettera generale; non facendolo manca alla più comune diligenza e non ha diritto di chiederne alla Banca il ricupero, se gli vengano rubate.11

Diritti ipotecari dei banchieri. — 1. Allorchè una Banca ha un credito verso una data Ditta, guarentito da un’ipoteca sulle proprietà dei componenti di essa, tale diritto sussiste anche contro chi sia uscito regolarmente da essa ditta, nel caso che questa faccia liquidazione e siano rimaste in esse azioni o titoli di colui che se ne è ritirato.12

2. Se più persone si accordano per formare una società ad un determinato scopo, ed aprono a tal fine, prima che la società sia costituita, un conto corrente con una banca depositando garanzie, non [p. 39-40 modifica] possono, dopo la costituzione legale di essa, eccepire la responsabilità del nuovo ente giuridico a scapito della propria personale obbligazione e la Banca può affermare il proprio diritto sulle garanzie depositate, fino alla completa estinzione del debito anteriore.13

3. Un primo creditore ipotecario, che negligentemente abbandoni i titoli di proprietà fra le mani del debitore, è posposto ad un creditore ipotecario successivo che ottenga i titoli in buona fede e senza avviso della prima ipoteca.14

Tale regola si applica al caso in cui una società la quale abbia emessi buoni di credito, creando un debito fluttuante garantito sulla propria proprietà, col patto espresso di una ragione di privilegio a favore dei possessori di buoni su qualunque altro creditore ipotecario (ritenendo però essa società i titoli della proprietà vincolata), prometta di nuovo di ipotecare e consegni essi titoli ad una Banca la quale nulla sappia della prima operazione.

Si contravviene in tal caso a favore della Banca al principio giuridico per il quale l’ordine del privilegio ipotecario è determinato dalla priorità del tempo, e si ammette che la Banca non era obbligata a far ricerche speciali nè a presumere l’antecedente emissione.15

Diritti ed obblighi dei banchieri relativamente ai depositi presso di essi fatti. — 1. Il banchiere non ha il diritto di valersi a nome proprio, contro un debitore, di un titolo ipotecario depositato presso di esso dal creditore come garanzia di un proprio debito verso la Banca stessa, quand’anche con atto successivo egli trasferisca nella Banca il pieno diritto sulla somma a lui dovuta dal debitore.16

2. Il diritto d’un banchiere sopra una somma presso di esso depositata, virtualmente sorge nel momento stesso in cui, per un fatto estraneo, tale somma diviene proprietà del suo cliente. Il banchiere è quindi autorizzato a compensarsi sopra tal somma del conto corrente dal cliente iniziato, anche quando esistano su essa somma precedenti diritti ipotecari di terzi, dei quali la Banca non fosse stata debitamente preavvisata.17

3. Allorchè un cliente deposita presso il proprio banchiere un titolo qualsiasi, a garanzia d’ogni [p. 41-42 modifica] suo debito presente e futuro verso di esso, ma solo fino alla concorrenza di una determinata somma, il banchiere perde per ciò stesso il diritto generico che gli competerebbe sull’effetto depositato, nè ha mezzo di rifarsi della parte di debito eventualmente superante la somma pattuita, dacchè la garanzia speciale determinante il grado fino a cui il titolo si trova impegnato esclude ogni diritto generico dal banchiere accampato.18

4. Ove una somma depositata presso un banchiere venga colpita da sequestro onde assicurare l’esecuzione d’una sentenza civile, la Banca non è tenuta ad accettare e pagare i chèques che il depositante traesse sulla differenza tra la somma depositata e quella da lui dovuta a termini della suddetta sentenza.

Pagando i chèques il banchiere diminuirebbe la somma colpita da sequestro, col rischio di divenire egli stesso responsabile di fronte ai creditori giudiziali.

Perciò, se egli rifiuta il pagamento, non compete al depositante alcun’azione contro di lui.19

5. Un compratore di terra il quale sappia che i titoli di proprietà di essa terra furono depositati presso una Banca come garanzia del conto corrente presente e futuro del venditore, non è tenuto a preoccuparsi delle anticipazioni che la Banca, dopo avuta notizia della vendita, continua a fare. Conseguentemente la Banca non ha alcun diritto sulla terra nè verso il compratore per quanto riguarda tali nuove anticipazioni.20

6. Non è legalmente riconosciuta la consuetudine per la quale gli agenti di cambio di Londra possano impegnare in blocco gli effetti dei loro clienti a garanzia di debiti proprî.

Nessuno può conferire in un titolo, trasmettendolo ad altri, un diritto superiore a quello che a lui competeva su di esso.

Quando perciò una Banca riceva da un agente di cambio titoli di garanzia non negoziabili in modo assoluto (p. es. effetti al portatore e certificati di deposito con trasferte in bianco) ed abbia fondamento a ritenere che tali effetti appartengano ad un cliente dell’agente stesso, è in obbligo di investigare se costui avesse autorità d’impegnare i titoli stessi e se questi fossero negoziabili. Non facendolo essa, il proprietario dei titoli ha diritto al ricupero mediante il pagamento della somma da lui dovuta all’agente di cambio.21 [p. 43-44 modifica]

Ove però gli effetti siano perfettamente negoziabili e trasferibili per semplice consegna e la Banca li riceva in piena buona fede e nel corso ordinario dei proprî affari, senza che le sia possibile investigare quali diritti sopra essi competano al depositante (ove pure sappia che questi sia un agente di cambio), il cliente di esso agente non ha diritto al ricupero per parte della Banca e se anche rimane truffato non ha alcuna ragione se non contro chi abusò della sua buona fede.22

7. Quando una Banca depositaria di valori li consegni ad un terzo dietro un ordine falsificato, essa, benchè non possa essere incolpata e convinta di negligenza, deve contribuire nella perdita ingiustamente sopportata dal suo cliente, salvo il rimborso nel caso di ricupero.23

8. Il danaro non è soggetto alle regole del foreign attachment, quindi le somme depositate presso le Joint Stock Banks (Banche per azioni) non possono essere confiscate in omaggio a quella regola ed il pagamento fatto da essa Banca in conformità di tal legge non obbliga per nulla il cliente il cui danaro fu sequestrato.24

Conto Corrente. — 1. Quando un fideiussore fino alla concorrenza di una data somma garantisce il pagamento delle passività di un conto corrente, la Banca ha il diritto di richiedere lui od i suoi eredi di pagamento, anche quando si sia chiuso con passività il conto corrente che era aperto al tempo della fideiussione e se ne sia aperto uno nuovo.

I pagamenti fatti dal debitore nel nuovo conto corrente non possono considerarsi devoluti all’estinzione del primo, il quale fu dal fideiussore garantito.25

2. Allorquando, per un’accordata consuetudine, un banchiere concede ad un cliente accettazioni di favore, che paga col provento [p. 45-46 modifica] di effetti che il cliente a mano a mano gli consegna, mantenendosi aperto a tal uopo tra di essi un conto corrente, nel caso di liquidazione del banchiere, il cliente non può procedere contro il fallimento se non per il credito eventualmente risultante da esso conto corrente.

Invano egli eccepirebbe che, avendo consegnato un effetto per il pagamento di una determinata accettazione, e non essendosi questa fatta come s’era pattuito, gli spetta per tale somma il diritto di integrale rimborso.

Il banchiere non è in tal caso, data la riconosciuta consuetudine anteriore, un fidecommissario, bensì un semplice debitore. Se però l’effetto in questione non fosse stato ancora realizzato, e si trovasse tuttora tra le mani del banchiere, il cliente avrebbe diritto al ricupero.26

3. Quando tra un privato ed un banchiere esiste una consuetudine commerciale la quale autorizzi il primo a chiedere danaro sul proprio conto corrente senza aver riguardo al debito che eventualmente potrebbe avere colla Banca stessa, egli ha diritto ad un avvertimento per parte del banchiere quando questi intenda interrompere tale consuetudine; il banchiere che non lo fa risponde dei danni.27

Income tax. — 1. Ogni banchiere è obbligato ad autorizzare la deduzione dalle somme dovutegli a titolo di interessi per un qualunque credito, l’importo della income tax corrispondente; tale tassa è poi dovuta dal cliente al Governo, nè questo può più richiederla al banchiere.28

Tale principio non si applica tuttavia ove si tratti di interessi dovuti per un tempo inferiore a un anno, purchè fissati in base ad una percentuale annua.29

Responsabilità del principale. — 1. Allorchè un impiegato d’una Banca, valendosi con frode ingegnosa del nome e del credito del proprio principale, abusi della buona fede d’un terzo, la Banca non è tenuta ad addossarsi il danno risultante, purchè non sia colpevole di alcuna negligenza.30

2. Il principale non è [p. 47-48 modifica] responsabile degli atti commessi senza autorizzazione dal commesso o dall’agente, non per interesse del principale, ma per proprio tornaconto.

Se però non esistesse frode, ma solo negligenza per parte dell’agente, il quale avesse agito nell’interesse del principale, questi dovrebbe sopportare il danno.31

3. — Chi tirò chèques coll’intenzione che fossero pagati, e li consegnò ad un agente, sempre con quell’intenzione, è responsabile di fronte al possessore di buona fede che li ricevette in pagamento, anche quando gli effetti stessi siano venuti in mano di lui per frode dell’agente.32

Registrazione di trasferta. — 1. La Banca d’Inghilterra non è punto obbligata a registrare una trasferta di consolidato inscritto nei suoi libri, intestandolo ai nomi riuniti di una società e d’un privato.

Un mandamus (ordine) in tal senso può essere da essa non curato.33


Anticipazioni. — 1. Se un banchiere, consenziente il coesecutore, fa ad un esecutore testamentario anticipazioni a scopi esecutorî, sopra garanzie fornitegli dall’eredita, è pienamente giustificato ove aumenti, dietro nuove garanzie, tali anticipazioni senza il consenso espresso del coesecutore, nè la posteriore opposizione di questi può togliere ad esso banchiere il diritto alla restituzione per parte dell’eredità delle somme così anticipate, colle spese ipotecarie.34

Accettazioni. — I banchieri di provincia, quando danno avviso ai loro agenti di Londra delle accettazioni di un cliente per il pagamento, hanno diritto di segnare a conto di questo cliente gli interessi delle somme cui ammontano le cambiali accettate, quantunque esse non siano state presentate al pagamento.35

Serie 3.a

(Società commerciali)


Commerciabilità delle azioni. — 1. Un titolo (azione di società) che sia legalmente negoziabile all’estero non lo è per ciò solo in Inghilterra, così da dare a chi in buona fede lo ha ricevuto in pagamento un diritto efficace contro il proprietario del titolo stesso al quale [p. 49-50 modifica] esso sia stato rubato, a meno che esista una prova della consuetudine dei commercianti inglesi di considerarlo negoziabile.36

2. Se non appare esplicitamente dalla formula d’un titolo bancario (azione di società) che il diritto di pretenderne il pagamento può estendersi oltre una persona determinata, nessuna consuetudine commerciale ha potere di fare di esso un effetto negoziabile.37

Se quindi un banchiere accetti, da chi non aveva diritto di disporne, ed agiva in frode, tale titolo la cui negoziabilità non sia perfetta, il proprietario avrà di fronte ad esso diritto al ricupero, nè potrà il banchiere eccepire la propria buona fede.38

3. Non basta la consuetudine commerciale a far considerare effetti al portatore i certificati di azioni consegnati, colla girata in bianco, ad un terzo dal titolare o dai suoi esecutori.39

Trasferta di azioni. — 1. Il coesecutore testamentario può negare il riconoscimento alla trasferta di azioni fraudolentemente operate colla falsificazione della sua firma dall’altro esecutore testamentario, anche quando la società lo abbia avvertito in tempo delle subdole operazioni di costui ed egli non abbia voluto allora prestarvi fede.40

2. Una semplice trasferta in bianco non basta a conferire un diritto di proprietà su azioni e certificati di società, quando sorgano altri diritti prevalenti sui titoli stessi.

Occorre, perchè la trasferta sia valida contro tutti, un atto debitamente redatto e firmato.41

Capacità di obbligarsi. — 1. Quando gli amministratori di una società la quale, a norma del proprio statuto, non sia autorizzata ad accettare effetti cambiarî, ne accettino tuttavia, firmandoli colla formula per e a profitto della società (for and on behalf), essi sono tenuti al pagamento verso un terzo portatore di buona fede, dacchè il fatto di aver essi firmato colla formola suddetta dimostra ch’essi avevano autorità di [p. 51-52 modifica] accettare la cambiale a nome della società, o almeno lo fa credere ad un terzo di buona fede.

Essi non possono però venir considerati veri accettanti, dacchè il titolo non li riguarda direttamente.42

2. Se un banchiere apra un conto corrente ad una società la quale, per un articolo del proprio statuto, non abbia potere di prender in prestito danaro, non ha diritto, in caso di liquidazione, a pretendere il rimborso della passività eventualmente esistente nel conto stesso, ma deve anzi rappresentare al liquidatore tutte le somme che, a nome della società, avesse in qualsiasi tempo esatte e dedicate all’estinzione del suo credito, ritenendo soltanto quelle che egli avesse applicate al pagamento di debiti legalmente dovuti dalla società sua cliente.43

Diritti sulle azioni. — 1. Allorchè una società possiede, in forza del proprio statuto, il diritto di rivalersi sopra le azioni del debito eventuale di un azionista, può far valere tale diritto anche quando l’azionista sia tale solo perchè, in qualità di fidecommissario di un dato contratto, investì in azioni della società stessa i fondi fiduciarî.44


2. Le parole « primo e permanente diritto » (first and permanent lien), colle quali una società affermi nel proprio statuto il diritto che le compete sulle azioni per ogni debito eventuale dell’azionista, le conferiscono soltanto la qualità e gli attributi di primo creditore ipotecario e nulla più.

Quando questo creditore sia avvertito o venga a conoscere che di una nuova ipoteca è stato colpito il fondo vincolato, non può pretendere che le anticipazioni ch’esso continua a fare, siano coperte, come le anteriori, dalla sua ipoteca e che valga anche per esse il suo diritto di prelazione.

Se quindi l’azionista di una società di tal fatta depositi presso un banchiere, a garanzia d’un proprio debito, le azioni a lui appartenenti, ed il banchiere ne avverta la società, questa non può far valere la priorità del proprio [p. 53-54 modifica] diritto se non per i crediti anteriori all’avviso stesso.45

Ipoteche sul capitale non versato. — 1. Le ipoteche create da una società sopra il proprio capitale non versato (uncalled) possono, nel caso di una liquidazione, esser mantenute di fronte ai creditori non guarentiti della società stessa, purchè lo statuto, debitamente interpretato, riconoscesse ad essa società il diritto di creare ipoteche di tal fatta.46

Dividendi. — 1. Quando lo scopo di una società, secondo il suo statuto, sia quello di impiegar danaro in intraprese commerciali e consumarne il provento nel pagamento di dividendi, ove, per una causa qualsiasi, il capitale sociale subisca un notevole deprezzamento, la società non è tenuta, col profitto annuale, a compensare tale perdita del capitale, invece di addivenire alla pattuita ripartizione del dividendo fra i soci.47

Costituzione di Società. — 1. Chi compra una proprietà e quindi costituisce una società per rivenderla ad essa, si trova, di fronte a tale società, in una posizione di fiducia ed è pertanto in dovere di esporre ad essa fedelmente e scrupolosamente i fatti che hanno rapporto alla proprietà in questione e possono influire sul giudizio della società circa la convenienza dell’acquisto.48

2. Quando siano adempiute le condizioni richieste dagli art. 6 e 8 del Companies Act 1862 una società deve ritenersi legalmente costituita, nè vale contro di essa la presunzione di frode che fosse elevata, col pretesto che tutti i sottoscrittori appartengono ad una sola famiglia e che uno di essi sia titolare di tutte le azioni, tranne che di un numero pari a quello degli altri sottoscrittori. Tutto ciò il terzo interessato può agevolmente conoscere, grazie alle garanzie di pubblicità imposte dalla legge, prima di entrare in relazioni colla società stessa.49

Serie 4.a

(Cambiale)


Bollo. — 1. Il solo fatto di accettare una cambiale recante un bollo superiore al suo valore non costituisce a carico dell’accettante tale una mancanza di diligenza da [p. 55-56 modifica] vietargli di far valere in propria difesa la circostanza di un’eventuale alterazione, rendendolo responsabile del danno verso il possessore di buona fede.

La cambiale stessa continua ad essere valida per la somma accettata.50

Requisiti essenziali. — 1. Un effetto che abbia la forma di una lettera di cambio, ma a cui manchi la firma del traente, non è veramente una lettera di cambio, e quindi chi ne falsifica la girata non può cadere sotto la penalità stabilita per il falsificatore di cambiali, ma deve venir parificato soltanto al falsificatore comune.51

Alterazione. Ricupero. — 1. Quando una cambiale scade ed è presentata in buona fede per il pagamento ed in buona fede è pagata, se è trascorso un tempo tale che la posizione del prenditore possa essere stata alterata, il danaro così pagato non può ricuperarsi dal prenditore stesso, quando anche si ottenga la prova della falsificazione delle girate.52

Accettazione. — 1. Quando una cambiale, tratta da un commerciante sopra un altro, è presentata a questo per l’accettazione, egli non ha il diritto di alterarla. Può solo rifiutare di accettarla, od accettarla con qualche espressa condizione, non mai alterando l’effetto.

Se poi, malgrado ciò, egli la alteri ed i cambiamenti operati non siano tali da togliere ogni ambiguità, l’effetto continua ad essere negoziabile.53

Completamento. — 1. Una cambiale accettata, dopo maturo esame, col nome del traente in bianco può venir completata aggiungendo il nome del traente, anche dopo la morte dell’accettante.54

Differenza nella somma. — 1. Quando l’ammontare della somma scritta nel corpo di una cambiale differisca da quello scritto in margine, la prima cifra dev’essere ritenuta valida.

Quando un ricevente una cambiale in bianco, con una cifra scritta in margine, altera questa cifra e scrive nel corpo della cambiale una somma superiore, questa somma deve esser pagata al possessore di buona fede, perchè le postille marginali non sono parte essenziale di una cambiale, e la loro alterazione anche fraudolenta non può invalidare il diritto del terzo possessore di buona fede.55

Cambiale estera. — 1. Una cambiale estera è valida in Inghilterra, se lo è nel paese di provenienza. [p. 57-58 modifica] Una cambiale non è valida se non è incondizionata o se contiene un altro documento.56

2. Nel caso di una cambiale australiana protestata fuori della colonia, il solo risarcimento che può pretendere il possessore è l’ammontare del ricambio, cogli interessi corrispondenti, mentre, se fosse protestata in Australia, il possessore stesso potrebbe chiedere l’ammontare dell’effetto stesso cogli interessi del 10 % annui.57

Cancellazione di firma. — 1. Una cancellazione nella firma dell’accettante fatta dal possessore, senza l’autorizzazione del titolare, non ha effetto.58

Cambiale di favore. — 1. Quando una cambiale di favore è tratta ed accettata nel proposito di guadagnar danaro per il traente e l’accettante, il primo, scontando la lettera coi sensali (bill brokers) di Londra, ha dall’accettante un autorizzazione implicita di trafficare con essi nel corso ordinario dei loro affari, e conseguentemente i sensali stessi hanno dall’accettante un’implicita facoltà di farsi responsabili della cambiale stessa, sotto la propria garanzia, di fronte ai propri banchieri, e sono, nel caso di fallimento dell’accettante, autorizzati a procedere contro il suo stato finanziario per quanto hanno pagato ai banchieri rispetto alla lettera da essi garantita, e per gli interessi di tal somma.59

Girata. — 1. La girata della cambiale trasferisce anche l’ipoteca che la garantisce.60

2. Una cambiale può solo esser accettata dal trattario al quale è indirizzata, o da qualcun altro per conto ed onore di lui o di qualcuno dei giranti.

Il girante diviene soltanto responsabile verso i possessori successivi della cambiale, non verso il traente o l’accettante.

Una firma posta sul dorso di una [p. 59-60 modifica] cambiale non può rivestire chi la scrive della qualità di garante per l’accettante, perchè è necessario, secondo le disposizioni di legge, che la garanzia di pagamento per un debito altrui sia espressa per iscritto e firmata esplicitamente dalla parte che se ne assume il peso.61

3. Benchè sia regola generale che il girante di una cambiale il quale ne divenga in seguito il prenditore, non ha diritto ad alcun azione contro i giranti successivi, perchè esso stesso è responsabile verso di loro, pure, quando appaia evidente dai fatti che uno di tali giranti abbia inteso farsi garante al primo pel pagamento dell’effetto, egli deve ritenersi obbligato.62

4. La regola secondo cui, in conformità delle leggi mercantili, il prima girante è tenuto ad indennizzare i successivi, quando nulla consti in contrario, non si applica al caso in cui esplicitamente appaia che due o più giranti firmarono quali cosicurtà, nel quale caso essi sono obbligati ad uguale contribuzione: e ciò in forza del principio che dice doversi tener conto sempre di tutte le circostanze che accompagnarono la fabbricazione della cambiale.63

5. Quando una cambiale è girata all’estero, se si intese implicitamente di applicare ad essa le regole delle cambiali inglesi (per quanto riguarda gli accettanti), e la girata fu fatta nel modo col quale ordinariamente si fanno le girate in Inghilterra, la girata stessa è valida e l'accettante non può sollevare alcuna obbiezione riguardo ad essa.64

6. Non compete al traente una cambiale alcuna azione contro il girante, anche quando esso traente sia divenuto uno dei giranti successivi, a meno che risulti in modo non ambiguo dalle prove addotte che, nell’atto di presentare la cambiale alla firma di esso girante, gli si fosse esplicitamente significato dovere la sua girata significare garanzia verso il traente, od un accordo in tal senso appaia manifestamente da un apposito contratto.65

Possessore legittimo. — La disposizione del B. E. A. s. 29 relativa al possessore legittimo (holder in due course) di una cambiale o d’una nota promissoria, non si applica al titolare di essa, e l’emittente può, nel caso gli sia stata carpita, con inganno o con abuso della sua confidenza, la firma apposta all’effetto, far valere a proprio discarico le circostanze della frode. [p. 61-62 modifica]

Qualora questa risulti e si ammetta che egli non mancò della necessaria diligenza, egli non è tenuto al pagamento.66

Per possessore legittimo si deve intendere solo colui al quale l’effetto fu negoziato, non chi è parte in esso.67

Pagamento in buona fede. — 1. La protezione che la s. 60 del Bills of E. A. accorda al trattario di una cambiale il quale la paghi nel corso ordinario dei propri affari e in buona fede, anche quando la girata ne sia falsificata, non si applica al caso in cui traente o trattario siano la stessa persona, come avviene nel caso di una cambiale tratta da una succursale d’una casa bancaria sulla casa principale.

Ciò ammettendo si creerebbe al banchiere una condizione privilegiata di fronte a quella d’un privato qualunque.68

Effetto al portatore. — 1. L’inserzione fraudolenta nel testo di una cambiale del nome di una persona reale può considerarsi come la designazione di un prenditore immaginario, agli effetti della s. 6. 3 B. of E. A. e l’effetto considerarsi al portatore.69

Requisiti di validità. — 1. Non è assolutamente necessario che i nomi degli aventi parte in una cambiale siano espressamente scritti, purchè da altre indicazioni dell’effetto essi risultino con sufficiente certezza.70

Serie 5.a

(Chèques)


Responsabilità del trattario per uno chèque incrociato. — 1. Se il titolare di un chèque incrociato lo giri ad altri con girata speciale, impostandolo al suo indirizzo, e, durante la trasmissione, un terzo, avuto tra mano l’effetto, ne alteri la girata sostituendone una in testa propria, la banca trattaria, ove paghi l’effetto, è responsabile verso il legittimo giratario.71

C. post-datato. — 1. Il traente di un chèque post-datato, dato in pagamento, non ha alcun obbligo di sospenderne il pagamento prima della sua data, per vantaggio d’un terzo.

Se, p. e., prima della data del pagamento esso traente viene a cognizione del fallimento del titolare del chèque stesso, non è per nulla obbligato, per il benefizio [p. 63-64 modifica] dei creditori del fallimento, di notificare al proprio banchiere una sospensione nel pagamento, esponendosi per tal modo ad un’azione per parte del possessore di buona fede.

Se il chèque pertanto fu dato dal traente al titolare, in buona fede e come valore, senza ch’egli sapesse del costui fallimento di cui solo dopo si fece la denuncia richiesta dalla sec. 94, s. 3, del Bankruptcy Act 1869, il curatore del fallimento non può ricuperare l’importo del chèque da esso traente.72

2. Uno chèque od una cambiale post-datata, non cessa perciò di essere uno chèque od una cambiale.

È quindi un effetto negoziabile anche se girato prima della data di pagamento.73

Sospensione del pagamento. — 1. Il pagamento di uno chèque può venir sospeso dal traente solo fino a tanto che esso si trova tra le mani del suo titolare; ma non lo può più dal momento che è passato tra le mani d’un terzo dietro corrispettivo, dacchè il chèque è, come la cambiale, titolo eminentemente negoziabile e chi l’ha ricevuto in pagamento ha diritto ad esigere a sua volta il pagamento ove, all’atto della presentazione, gli venga negato.74

Negoziabilità. — 1. Uno chèque non cessa di essere negoziabile e trasferibile per effetto d’un incrociamento speciale, ma, per togliergli tali qualità, conviene che ne esprima l’intenzione in modo esplicito e non ambiguo.75

Negligenza del cliente. — 1. Quando, a nome di un cliente, si presentano ad una banca dei chèques falsificati ed egli, benchè avvertito dai banchieri dei dubbi insorgenti sull’autenticità della firma, non prende in considerazione questo fatto ed afferma che tutto è in piena regola, non può poi, quando s'accorga della falsità dei chèques stessi, reclamarne, ai banchieri che li pagarono, il risarcimento, dacchè mancò in lui la necessaria diligenza.76

2. Quando uno chèque è fatto con negligenza tale da esporre la banca a pagare ciò che non fu scritto, essa non è responsabile di una eventuale falsificazione.

La negligenza deve essere apprezzata dal giudice.

Chi, scrivendo la cifra di un chèque, lo faccia in modo che sia possibile inserirvi altre cifre è, per ciò solo, colpevole di negligenza e non può accusare la banca trattaria di illegale pagamento.77

Qualità di cliente. — 1. Non può considerarsi cliente, agli effetti della s. 82. B. of E. Act, un [p. 65-66 modifica] individuo ignoto alla banca, che per la prima volta si presenti ad essa con uno chèque da riscuotere.78

Prescrizione. — 1. La prescrizione determinata dallo Statute of Limitations incomincia a decorrere, per uno chèque datato in bianco e condizionale, dal momento in cui, per l’avverarsi della condizione, esso sarebbe divenuto pagabile.79

Negoziabilità dei chèques dopo la scadenza. — 1. La regola delle cambiali e note promissive per la quale chi le riceve dopo la loro scadenza le prende sul semplice credito e può rimanere in una posizione non migliore del suo girante non si applica ai chèques.

Ciò perchè le cambiali e le note promissorie si negoziano per lo più solo nel tempo che precede la loro scadenza, e, dopo, vi ha presunzione bastevole per ritenerle sospette, il che non avviene pei chèques.80

Pagamento per impostazione. — 1. Quando esista la richiesta del creditore al debitore di mandargli uno chèque per la posta, il fatto di averlo impostato equivale al pagamento.81

Tale richiesta però deve essere espressa, nè è lecito presumerla basandosi sopra una pretesa consuetudine di affari tra le parti.

Ove non si possa far constare di essa richiesta, l’impostare uno chèque non equivale in alcun modo a pagarlo.82

Nazionalità. — 1. Un chèque incrociato il quale sia ricevuto e segnato a registro da una banca inglese è per ciò stesso soggetto alla legge inglese, quando anche la banca stessa non sia che una succursale di una banca estera appartenente a paese dove una diversa legislazione disciplini questa materia.83

Rifiuto di pagamento. — 1. Il trattario di uno chèque, il quale senza giusta causa ne rifiuti il pagamento, è responsabile dei danni.84

Definizione di chéque. — 1. Chèque non è se non una specie del genere lettera di cambio.85

Note

  1. Caso Prescott. Dimsdale Tugwell and Co. (Ltd.) v. Bank of England. (Court of Appeal 1893). Cfr. Journal of the Institute of Bankers, XV, 41 sgg.
  2. C. The Attorney General v. Birbeck and others (J. Coleridge. 9 Febb. 1884). Journal, V, 526 sgg.
    È l’applicazione del principio sancito dal Bank Charter Act s. 12: « Quando un banchiere avente diritto d’emissione cessa dall’esercitare gli affari bancari o sospende l’emissione non potrà più, in alcun tempo posteriore riprenderla ».
  3. C. Suffell v. The Bank of England. (Court of Appeal. Aprile 1882) Cfr. Journal, III, 568 sgg. Questa sentenza riformava il dettato del giudice di prima istanza Coleridge, il quale con sentenza 4 Luglio 1881 stabiliva l’opposto principio. Cfr. Journal, II, 536 e sgg.
  4. C. Leeds and County Bank Ltd. v. Walker (I. Denman 1883). Cfr. Journal, IV, 526 sgg.
  5. C. Adam Spielmann v. The Bank of England (Court of Queen’s Bench) rip. in Gilbart, Op. cit., I, 275 e sgg. Il Bankers Magazine osservava in proposito che con tale sentenza si sperava ed intendeva porre un freno alla consuetudine invalsa di portar all’estero le banco note rubate per averne il cambio dagli agenti di quei paesi, i quali poi ne pretendevano il pagamento dicendo averle prese in buona fede nel corso ordinario dei loro affari.
  6. C. St. Paul and Co. v. The B. of England. Ib., p. 276. Il grado di diligenza è apprezzato dalla giuria.
  7. National Prov. Bank of England. in re Rees. (Court of Appeal 7 Aprile 1881. Cfr. Journal, II, 46 sgg. Un opposto principio aveva sancito il primo giudice.
  8. C. Snowdon v. Snowdon (Court of Appeal 17 Marzo 1881). Journal, II, 452 e sgg.
  9. C. Hauding v. William (Court of Appeal 1878). Journal, I, 588. È l’applicazione del disposto del Banker's books evidence Act 1879, che cioè « la copia della registrazione nei libri di un banchiere deve far prova contro chiunque ».
  10. C. Pollock v. Garle (Court of Appeal 3 Novembre 1897). Journal, XVIII, 552 e sgg.
    Il passo del Bankers Books Evidence Act 1879 a cui la sentenza si riferisce è il seguente: s. 6. « Un banchiere non potrà, quando non sia parte in causa o direttamente interessato, venir costretto a produrre in giudizio i propri librî commerciali od a testimoniare sul loro contenuto, salvo che dietro ordinanza del magistrato. »
    s. 7. « Sulla domanda di una delle parti, il magistrato potrà ordinare che essa sia ammessa a prender visione dei libri d’un banchiere ».
  11. C. Rhodes v. London and County Bank Company Ltd. (Exchequer Division, 1880). Cfr. Journal, I, 770 e sgg. e Hume Dick v. Herries Farquhar and Co. (I. Pollock. Queen’s Bench Division 11 Maggio 1888). Journal, IX, 432 e sgg.
  12. C. The Bradford Banking Com. Ltd. v. Rouse (Court of Appeal Febbraio 1894 e 'House of Lords 30 Luglio 1894). Cfr. Journal, XV, 147; XVI, 37.
  13. C. Coutts and Co. v. The Irish Exhibition in London (Court of Appeal. 25 Febb. 1891, in riparazione di una sentenza del J. Kakewich). La sentenza è fondata sopratutto sull’apprezzamento delle prove dedotte dai banchieri a mostrare che essi intesero basarsi sulla responsabilità personale dei convenuti e sull’assurdità del supposto aver la banca potuto fare anticipazioni ad un istituto insolvibile. Cfr. Journal, XII, 214 e sgg.
  14. Cl. Clarke v. Palmer e Northern Counties of England Fire Insurance v. Whip. Cit. in Journal, XIX, 174.
  15. C. In re Castell and Brown Ltd. ex parte Union Bank of London (Chacery Div. I. Romer 26 Gennaio 1898). Journal, XIX, 172 e sgg.
  16. C. National Provincial Bank of England v. Harle and others (Exchequer Division 22 Aprile 1881). Tale sentenza è basata però su considerazioni di forma, non essendo nella fattispecie l’atto successivo un vero absolute assignement quale è richiesto dall’Indicature Act 1873. Se esso fosse realmente tale potrebbe il banchiere far valere i diritti ipotecari anche a nome proprio.
  17. C. Roxburghe v. Cox and Co. (Court of Appeal 10 Maggio 1881). Journal, II, 539.
  18. C. In re Bowes. Earl of Strathmore v. Vane (I. North 1886) Journal, VIII, 34 e sgg. La sentenza si basa su quella Wilde v. Radford (I. Kindersley). I banchieri invocavano invece la sentenza Jones v. Peppercome la quale aveva sancito: La garanzia generale dei banchieri soverchia (over-rides) una garanzia speciale od esiste in aggiunta ad essa. Law Raport. Chancery Division, XXXIII, 586.
  19. C. Rogers v. Whiteley (Court of Appeal 1889, a conferma di una sentenza della Queen’s Bench Division) Cfr. Journal, X, 362 e sgg.
  20. C. The London and County Banking Co. Ltd. v. Thomas Ratcliffe (House of Lords 14 Giugno 1881 a conferma della Corte d’appello) Journal, III, 45 e sgg.
  21. Fu questione assai dibattuta perchè importantissima nella pratica bancaria. Nel senso enunciato la risolse la House of Lords 12 Marzo 1888 riparando una sentenza della Court of Appeal 1886, nella causa E. of Sheffield v. London Joint Stock Bank Ltd. Cfr. Journal, IX, 481 e sgg.; VIII, 145 e sgg.
  22. Sono temperamenti suggeriti dallo spirito di equità ispirantesi allo spassionato e minuto esame dei fatti nei singoli casi. Li sancivano la House of Lords Aprile 1892, in riparazione di una sentenza del I. Kakewich 16 Marzo 1890 il quale aveva applicato nella sua rigidità il principio sancito dai sovra citati giudicati, nella causa Simmons v. London Joint Stock Bank Ltd. Cfr. Journal, XI, 255 e sgg.; XIII, 368 e sgg., come pure il I. Mathew 22 Gennaio 1891, nella causa Scott v. Union Discount Co. of London Ltd. Journal, XII, 136 e sgg.; ed il J. Day 28 Gennaio 1891 nella causa Baker v. The Nottingham and Notts Banking Co. Ltd. Journal, XII, 139 e sgg.
  23. C. Langtry v. The Union Bank of London (I Hawkins and a special Jury 6 Maggio 1896) Journal, XVII, 338 e sgg. Non è però massima assoluta, dacchè intervenne in questo caso una specie di compromesso. Il Journal (XVII, 497) anzi deplora come non si sia potuto risolvere in diritto l’importantissima questione della responsabilità dei banchieri quali depositari, gratuiti e retribuiti. Questo caso tuttavia valse a far nominare una commissione per studiare i pericoli che si affacciano in questi affari d’ogni giorno ed additarli ai banchieri ponendoli in guardia.
  24. C. The Major and Aldermen of the City of London v. The Shareholders (incorporated) of the London J. S. Banks (House of Lords 1º Aprile 1881. Cfr. Journal, II, 510 e sgg. Per attachment s’indende la confisca legale della proprietà di un debitore. Il foreign attachment è un processo speciale, autorizzato da un’ordinanza del Lord Mayor’s Court, pel quale qualsiasi parte della proprietà di un debitore forestiero può essere confiscata prima del giudizio, da quei creditori i cui diritti siano sorti nella città di Londra.
  25. C. In re Sherry London and County B. Co. v. Terry (Court of Appeal 24 Gennaio 1884 in riparazione del V. C. Baron) Journal, V, 285, e sgg.
  26. C. In re Broad. ex parle Neck (Court of Appeal 1885, Journal, VI, 230 e sgg.
  27. C. Buckingam and Co. v. The London and Midland Bank (J. Mathew and a special Jury 1896, Journal XVII, 33 e sgg.
  28. C. Goslings and Sharpe v. Blake (Surveyor of taxes) Court of Appeal 1889), Journal, X, 234. È l’applicazione del dettato del 16, 17 Vict. c. 34 s. 40 dove è detto che ogni persona obbligata a pagare un interesse annuo avrà diritto a dedurne l’income tax.
  29. Così sanciva nel caso suddetto, riparando in questa parte la citata sentenza, la House of Lords 1890, Journal, XI, 647, e sgg., la quale contraddiceva così al giudicato, dai convenuti invocato, del caso Bebb v. Bunny, nel quale s’era stabilito che per interessi annui si comprendono anche quelli per un tempo più breve di un anno purchè fissati in base ad una percentuale per annum. Cfr. Journal, X, 235.
  30. C. Vagliano Brothers v. The Governor and Co. of Bank of England (J. Charles 1888, Court of Appeal 21 Maggio 1889, House of Lords 1891), Journal, IX, 666 e sgg.; X, 344; XII, 282 e sgg. Sulla questione di principio non vi fu alcun disaccordo tra le varie sedi di giurisdizione. L’esame delle varie corti si concentrò sull’apprezzamento dei fatti in causa, ed in base ai fatti la Corte Suprema cassò le sentenze del Trib. e della Corte d’Appello, concludendo, in questo caso, per la responsabilità del banchiere, il quale non aveva usata diligenza sufficiente.
  31. C. Lomer v. The Balkis Consolidated Co. Ltd. (J. Mathew and a special Jury 15 Aprile 1890). Journal, XI, 332 e sgg. Identiche conclusioni si erano avute nella causa Banking Co. v. Charvood Forest Railway Co. a cui la sentenza si richiama.
  32. C. Clutton and others v. Attenborough (House of Lords 11 Dicembre 1896). Journal, XVIII, 101 e sgg.
  33. C. Law Guarantee and Trust Society Ltd. and Hunter v. The Governor and Co. of the B. of E. (J. Mathew 14 Febbraio 1890). Il giudice, pur applicando la legge, deplora che esista una simile disposizione la quale può intralciare gli affari e ne invoca la correzione.
  34. C. Child and Co. v. Thorley (Court of Chaucery 13 Novembre 1880). Cfr. Law Report 1880, Journal, II, 144 e sgg.
  35. C. West England and South Wales District Bank v. Evans (High Court of Justice Exchequer Division 2 Marzo 1881). Journal, II, 397 e sgg. La sentenza si basa sopra il riconoscimento d’una consuetudine, risultata all’udienza dalla testimonianza di molti banchieri. La Corte però, nella motivazione, afferma di sancire a malincuore tale principio, tanto più che risulta dagli interrogatorî dei banchieri chiamati a deporre come sia abitudine di cortesia l’avvertire il cliente stesso, benchè non esista assolutamente alcun obbligo al riguardo.
  36. C. Picker v. London and County Banking Co. Ltd. (Court of Appeal 1887). Journal, VIII, 290 e sgg.
  37. C. The London and County B. Co. and others v. The London and River Plate Bank (J. Ministry 1888). La sentenza, in base a tale principio, sancisce che: « Le azioni delle ferrovie americane non possono ritenersi negoziabili ». Journal, IX, 134 e sgg.
  38. C. William v. Colonial Bank. The same v. London Chartered B. of Australia (House of Lords 12 Maggio 1890 a conferma della Court of Appeal 1 Maggio 1888). Journal, XI, 441 e sgg.; IX, 605 e sgg. Fu caso dibattutissimo e risolto in massima parte in base all’equità naturale ed all’esame minutissimo delle circostanze in causa. Il principio affermato è quasi identico a quello applicato dalla House of Lords nella citata causa Sheffield v. London J. S. Bank.
  39. Ib.
  40. C. Barton and another v. London and North Western Railway Co. (Court of Appeal 26 Novembre 1889). Journal, XI, 564 e sgg. La sentenza applica rigidamente il disposto del Companies Clauses Act 1845 s. 18:
    « I nomi degli esecutori di un azionista morto sono segnati sul registro della società in corrispondenza alle azioni appartenenti al loro autore, ed essi divengono azionisti solidali nella loro rispettiva capacità, quantunque nel registro possano essere designati come esecutori: quindi la trasferta di esse azioni, per esser valida, dev’esser seguita da tutti loro ».
  41. C. Powell v. London and Provincial Bank Ltd. (J. Wright 16 Febbraio 1893). Journal, XIV, 208 e sgg.
  42. C. The West London Commercial B. Ltd. v. Kilson, Porter and Woodward (J. Smith 1883). Journal, V, 227 e sgg. Il giudice osservava in proposito che il principio da lui sancito in base all’equità faceva eccezione alla regola per la quale un’azione può solo essere intentata sopra un effetto da chi sia parte in esso.
  43. C. Blackburn and District Benefit Building Society v. Cunliffe Brooks and Co. (House of Lords 1888, e Court of Appeal 22 Maggio 1885). Journal, VI, 486 e sgg.
  44. C. New London and Brasilian Bank v. Brocklebank (Court of Appeal 8 Maggio 1882 (Chancery Division. Journal, IV, 66 e sgg. Si trattava in questo caso di fidecommissarî di un contratto di matrimonio il quale li autorizzava ad investire i fondi fiduciarî in qualche società commerciale. Essi ne investirono una parte nell’acquisto di azioni di una società anonima, intestandole ad entrambi i loro nomi. Lo statuto della società stabiliva « che essa aveva un diritto priore a qualunque altro sulle azioni di qualsiasi azionista, per qualunque somma da lui dovuta alla società stessa, solo o in unione d’altre persone, e che, quando un’azione fosse ritenuta da più persone, la società aveva ugual diritto per ogni credito eventuale verso una o verso tutte ». Si liquidò una ditta nella quale uno dei fidecommissarî era interessato, ed alla società restarono due effetti rifiutati di tal ditta per l’importo di L. 4000. Chiese allora di poter far valere il proprio diritto di rivalsa sulle azioni. La Corte d’Appello fece ragione alla sua domanda.
  45. C. Bradford Banking Co. v. Briggs and Co. (J. Field 1886, House of Lords 7 Dicembre 1886). Journal, VIII, 229 e sgg. La sentenza della H. of L. riformava quella della Court of Appeal 1886 (Journal, VII, 182 e sgg.) la quale aveva invece fatta ragione alle richieste della società considerando i banchieri come semplici depositari trustees delle azioni ed applicando loro in tale qualità il disposto del Companies Clauses Act 1862 che vieta alle società di tener calcolo dei depositi (trusts) creati sulle loro azioni.
  46. C. In re The Py le Works Ltd. (J. Stirling 13 Gennaio 1890, Court of Appeal 1 Aprile 1890). Journal, XI, 334 e sgg.
  47. C. Verner v. General and Commercial Investment Trust Ltd. (Court of Appeal 1894). Journal XV, 331 e sgg.
  48. C. Erlanger v. New Sombrero and Phosphate Co. (?) Cfr. Law Report III, Appeal Cases 1218.
  49. C. Salomon (pauper) v. Aron Salomon and Co. Ltd. (House of Lords 16 Nov. 1896). Journal, XVIII, 33 e sgg. La s. 6 dell’Atto citato sancisce che:
    « 7 o più persone associate per un legittimo proposito, possono, firmando un atto legale (memorandum) ed ottemperando agli altri precetti di registrazione voluti, formare una società con o senza limitazione di responsabilità ».
    La s. 8: « Nessun sottoscrittore può possedere meno d’una azione. »
  50. Shaffield v. The Earl of Londesborough (J. Charles 6 Giugno 1894, Court of Appeal 12, 19 Dicembre 1894). Journal, XV, 560 e sgg.; XVI, 89 e sgg. Nella motivazione della sentenza d’appello la Corte osservava che conviene evitare la eccessiva larghezza nell’affermare la mancanza della diligenza necessaria in materia di cambiali, per non recare un dannoso incaglio al movimento commerciale.
  51. C. Rey v. Harper (Queen’s Bank Division 21 Maggio 1881). Journal, II, 535 e sgg.
  52. C. The London and River Plate Bank Ltd. v. The Bank of Liverpool Ltd. and others (J. Matthew 6 Novembre 1896). Journal, XVII, 275 e sgg.
  53. C. Decroix Verley et Cie. v. Meyer and Co. Ltd. (Court of Appeal 1890. House of Lords 30 Luglio 1891). Journal, XI, 525 e sgg.; XII, 574.
  54. C. Carter v. White. (?) Journal, III, 436, sgg.
  55. C. Garrard v. Lewis (Giudice di Contea 2 Novembre 1882). Journal, IV, 120 e sgg.
  56. C. In re Boyre Crofton v. Crofton Canonge’s Claims (J. North 27 Febbraio 1880). Journal, VIII, 37 e sgg.
  57. In re Commercial Bank of South Australia (J. North 3 Agosto 1887). Journal, IX, 54 e sgg. È l’applicazione dell’art. 57 del South Australian Bill’s of Exchange Act. 1884, il quale riproduce in gran parte le disposizioni dell’inglese.
  58. C. The Dominion Bank and Mandatories v. W. Anderson and Co. (Court of Appeal 1889). Journal, X, 29 e sgg. È l’applicazione di quanto sancisce il B. of Ex. Act. Sub. 3.
  59. C. Bishop v. Fox Walker and Co. (Court of Appeal 15 Giugno 1880). Journal, II; 55 e sgg. La sentenza ritiene provata la consuetudine generale dei sensali di effetti cambiarî in Londra di non operare la regolare girata delle cambiali scontate per un cliente quando essi le riscontano al proprio banchiere, ma di dare ai banchieri stessi una garanzia generale per tutti gli effetti commerciali. Si riferisce poi ai casi precedenti Lawson v. Wight (J. Kindayley) e In re Swan’s Estate (Court of Appeal of Ireland).
  60. C. Duncan Fox and Co. Robinson and Co. v. South and North Wales Bank, S. C. Radford, Radford and Sons ecc. (House of Lords 27 Nov. 1880). Journal, II, 322 e sgg. La sentenza si basa sulla considerazione che chi accetta una cambiale sa che, per il fatto della propria accettazione, egli fa un atto che lo rende responsabile di essa di fronte a qualunque giratario che in seguito la paghi. Il giratario è una garanzia per il pagamento al possessore e, avendolo pagato, deve approfittare delle garanzie.
    Il principio sancito è, nella pratica, importantissimo e si fonda su molti giudicati anteriori i quali furono accuratamente citati e dibattuti nella discussione che precedette la sentenza. Cfr. il Lords Journal, 27 Nov. 1880.
    Tale principio asseriva pure la Cassazione di Torino 7 Settembre 1883, la C. d’Appello di Catania 9 Marzo 1885 e la stessa il 24 Marzo 1891. Vidari e Bolaffio, Ann. Crit. di Giur. com., II, 47; III, 75; IX, 62.
  61. C. Sterle and others v. M. Kinlay (House of Lords 14 Giugno 1880) Journal, II, 507 e sgg. Law Report. Appeal Cases, V, 754.
  62. C. Wilkinson and Co. v. Unwin (Court of Appeal 1881). Journal, III, 110 e sgg. Nel fatto W. aveva venduti ad U. certi beni a credito alla condizione che la madre di esso U. garantisse due cambiali ch’esso tirò su lui. L’U accettò le lettere, W. le girò alla madre di U. la quale le girò a sua volta. Richiesta poco dopo di pagamento eccepì che W. era responsabile verso di lei come traente e primo garante. La Corte, confermando la sentenza di prima istanza, respinse le sue ragioni.
  63. C. Macdonald v. Whitfield (Privy Council 1884). Journal, V, 37 e sgg. È la riparazione di una sentenza della Court of Queen’s Bench for lower Canada 27 Settembre 1881.
  64. In re Marseilles Extension Railway and Sand Company v. Smallpage’s and Brandon's Cases (J. Pearson 9 Giugno 1885). Journal, VII, 45 e sgg.
  65. C. Mander v. Evans and Rose (Court of Appeal 1888). Journal, X, 98 e sg.
  66. C. Lewis v. Clay (Queen’s Bench Division 18 Dicembre 1897). Journal, XIX, 92 e sgg., Times 30 Novembre e 1 Dicembre.
    Il magistrato nota come casi simili siano assai rari in Inghilterra, anche grazie alla rigorosità ed al carattere delle leggi sul bollo, ma come essi siano invece comunissimi negli Stati Uniti d’America, dove la legislazione al riguardo è assai complicata. Cita pertanto parecchie sentenze americane che sanciscono un principio giuridico analogo a quello da lui applicato.
  67. Tale interpretazione della legge si basa sull’esame e sul confronto accurato delle s. 20, 21, 29, 30, 38, 83, 81, 88, 89 del B. of Ex. A.
  68. C. Simpson Cullingford and Co. v. The Bank of Africa Ltd. (Lord Mayor’s Court 5 Agosto 1898). Journal, XIX, 419 e sg.
  69. C. Vagliano Brothers v. The Gov. and Co. of The Bank of England. Loc. cit.
  70. C. Gray v. Milner cit. in Journal, XIX, 32. In tal senso si pronunziava anche la Cassazione francese. Cfr. Norguier, Des lettres de change, 130.
  71. C. Kleinwort Sons and Co. v. Comptoir National d’Escompte de Paris (J. Cave 18 Aprile 1894). Journal, XV, 558 e sgg. e C. Lacave and Co. v. Crédit Lyonnais (J. Collins Novembre 1896), Journal, XVIII, 97 e sgg., The Times 20 Novembre 1896.
  72. Ex parte Richdale in re Palmer (Court of Appeal 19 Gennaio 1882), Journal, III, 284 e sgg.
  73. C. The Royal Bank of Scotland v. Tottenham (J. Wills 4 Luglio 1894, Court of Appeal 1894). Journal, XV, 388 e sgg.; 565 e sgg.
  74. C. M. Lean v. The Clydesdale Banking Co. (House of Lords 27 Novembre 1883) Journal, V, 212 e sgg.
  75. C. The National Bank v. Silke (Court of Appeal Dicembre 1890) Journal, XII, 57 e sgg. La sentenza non fa che applicare il disposto del B. of Ex. A. s. 8.
  76. C. Chatterton v. London and County Banking Co. Ltd. (J. Day and a Special jury. 16 Aprile 1890). Journal, XI, 333 e sgg
  77. C. Marcussen v. Birbeck Bank (I. Matthew and a special Iury 28 Febbraio 1890). Journal, XI, 403 e sgg.
  78. C. Matthews v. Brown and Co. (County Court Judge 1893, Divisional Court 1894). Journal, XV, 385 e sgg. L’articolo citato è del seguente tenore: «Quando un banchiere riceve uno chèque incrociato generalmente da un cliente, il quale non abbia titoli legali sopra tale effetto, esso banchiere non incorre in nessuna obbligazione o responsabilità verso il vero proprietario del chèque stesso». Nel senso enunciato si pronunciano ancora le sentenze Lacave and Co. v. Crédit Lyonnais (J. Collins Novembre 1896), Times 20 Nov. 1896 e Journal, XVIII, 97 e sgg. e Bissel v. Fox cit. in Journal, 76.
  79. C. Bethell v. Bethell (I. Stirling 17 Gennaio 1887). Journal, VIII, 284 e sgg.
  80. C. The London and County Banking Co. v. Groome (?). Journal, III, 233 e sgg.
  81. C. Norman v. Richetts (?). The Times Law Rep. 182 cit. in Journal, XVIII, 442.
  82. C. Pennington v. Crossley and Sons Ltd. (Court of Appeal 15 Luglio 1897). Journal, XVIII, 441 e sgg.
  83. C. Lacave and Co. v. Crédit Lyonnais (I. Collins Novembre 1896), Journal, XVIII, 97 e sgg. Si verificò tale conflitto di legislazione nel caso suddetto già altrove citato. La Francia non possiede legge sui chèques incrociati ed il banchiere che paghi in buona fede uno di tali chèques ad un qualsiasi possessore non è responsabile delle falsificazioni eventuali della girata. Ciò non avviene invece, come avvertimmo, in Inghilterra.
  84. C. Marzetti v. Williams cit. in Journal, XIX, 25.
  85. C. Lean v. Clydesdale Bank cit. in Journal, XIX, 23.