Quando il dormente si sveglierà/XVI. L'Aereopilo

XVI. L’Aereopilo

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Herbert George Wells - Quando il dormente si sveglierà (1899)
Traduzione dall'inglese di Anonimo (1907)
XVI. L’Aereopilo
XV. Personaggi importanti XVII. Tre giornate

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Capitolo XVI.

L'Aeropilo.


Mentre egli attraversava con Lincoln i corridoi degli uffici dei Mulini a vento era pensieroso, ma nonostante si sforzava di prestare attenzione a ciò che Lincoln gli diceva e ben presto la sua preoccupazione ste ne andò.

Lincoln parlava d’un’escursione in aria e Graham aveva un vivissimo desiderio di conoscere qualche cosa di più di questa nuova conquista del progresso umano; per questo assediava di domande il compagno.

Nel suo primo periodo d’esistenza i meravigliosi successi della navigazione aerea lo avevano interessato appassionatamente, e ora ritrovava con piacere i nomi familiari di Maxim e di Pilcher, di Langley e di Chanute, e sopratutto ricordava il proto-martire della navigazione aerea, Lilienthal, sempre onorato dagli uomini.

Tuttavia durante la sua prima vita alcune ricerche parallele avevano messo in evidenza i due tipi distinti d’apparecchi possibili e questi due tipi erano ora realizzati. Da una parte il grande aeropiano che metteva in azione un motore, con una doppia fila di [p. 215 modifica]posti orizzontali, e all’indietro una grossa elice aerea; dall’altra, l’aeropilo più leggero.

Gli aeropiani non volavano con sicurezza che con un vento calmo e moderato, e le tempeste improvvise, i bruschi cambiamenti dell’atmosfera che ora si potevano prevedere in modo preciso, li rendevano inutilizzabili per ogni fine pratico.

Si costruivano di dimensioni enormi, la loro larghezza ordinaria era di seicento piedi e più, e la loro lunghezza totale di mille piedi; essi non servivano che per il trasporto dei viaggiatori. Il vagone che si dondolava al disotto, all’estremità di leggeri legacci, era lungo da cento a centocinquanta piedi, e sospeso in maniera da ridurre al minimo la vibrazione complessa che produceva un vento anche moderato; e, per la stessa ragione i piccoli sedili, nell’interno del vagone, giacchè ogni passeggero restava seduto durante il viaggio, mantenevano una grande libertà di movimento. La vibrazione dell’apparecchio non era possibile che per mezzo di un carro gigantesco, posto sulla ruota d’una piattaforma costruita appositamente. Graham aveva veduto benissimo dal suo posto di sentinella quelle vaste piattaforme, le piattaforme volanti; che erano sei arene immense, ciascuna delle quali provviste di un gigantesco «carro portatile». La scelta del luogo della discesa era ugualmente circoscritta, essendo necessaria una superficie assolutamente piana per toccar terra con sicurezza. Tolti i danni che avrebbe prodotto la discesa di questo grande inviluppo di vele e di metallo, e l’impossibilità di sgombrare subito, l’urto sopra una superficie irregolare, come il fianco selvoso d’una collina, sarebbe bastato per forare o danneggiare la carcassa, fracassare la mem[p. 216 modifica]bratura, e forse esser causa della morte di passeggeri. Dinanzi a questi ingombranti apparecchi, Graham fu a prima vista deluso, ma ben presto si convinse che altre più piccole macchine non sarebbero state rimuneratrici, per questa semplice ragione che la loro capacità sarebbe considerevolmente diminuita nel tempo stesso del loro volume. Inoltre le loro colossali dimensioni le mettevano in grado, e questa era una considerazione di primaria importanza, di attraversare l’aria con una velocità grandissima senza correre il rischio d’esser colpiti da tempeste impreviste. Il più breve tragitto da Londra a Parigi richiedeva circa tre quarti d’ora, ma in questo caso la velocità raggiunta non era molto grande; per andare fino a New York, ci volevano circa due ore, e regolando bene l’orario, era possibile di poter fare in un sol giorno il il giro del mondo.

I piccoli aeropili (si chiamavano così senza nessuna ragione particolare) erano differentissimi, e molti di essi andavano e venivano nell’aria in un momento. Questi apparecchi servivano soltanto a portare upo o due individui; la loro costruzione e il loro mantenimento eran© assai costosi, per conseguenza non se li potevano procurare che le persone molto ricche. Queste macchine, da volare dai vivaci colori, consistevano in due paia di posti laterali nel medesimo piano, con un’elice indietro.

Le loro piccole dimensioni rendevano la discesa facile e gradevole in tutto lo spazio libero, ed era possibile munirli di ruote pneumatiche oppure di motori ordinari per traffico terrestre, ciò che permetteva di condurli a un punto di partenza conveniente. Per lanciarli nell’aria era necessario una specie di [p. 217 modifica] carro, ma questo carro non poteva funzionare che nei luoghi privi d’alberi e d’edifizi.

L’aereonauta umano, per quanto vide Graham, era ancora molto al disotto del dono naturale del gabbiano e dell’acchiappa-mosche: mancava un possente stimolo che avrebbe potuto rapidamente portare l’aeropilo a un grado di perfezione. Questi apparecchi non erano stati mai utilizzati per la guerra poiché l’ultima grande lotta internazionale aveva avuto luogo prima dell’usurpazione del Consiglio.

Le sei piattaforme volanti di Londra erano riunite in una mezzaluna irregolare, sulla riva destra del fiume: esse costituivano tre gruppi di due e conservavano gli antichi nomi di Roehampton, Wimbledon Park, Streatham, Norwood, Blackheath, e Shooter’s Hill. Erano delle costruzioni uniformi che s’elevavano al di sopra dell’altezza media dei tetti; ciascuna aveva circa 4000 piedi di lunghezza e 1000 di larghezza ed erano fatte di quella lega d’alluminio e di ferro che nell’architettura aveva preso il posto del ferro stesso.

Esse formavano una graticola di travi e di longarine a traverso le quali salivano degli ascensori e delle scale in cima a cui si stendeva uno spazio uniforme dove i carri portatili potevano su delle ruote leggermente inclinate, correre agevolmente fino all’estremità della piattaforma; e quando qualche aeropilo o aeropiano non era caricato, questi spazi sotto il cielo aperto, erano tenuti liberi per mezzo delle macchine segnalate.

Mentre che si accomodavano gli aeropiani, i passeggeri aspettavano ordinariamente nei teatri, nelle trattorie, nei luoghi di piaceri diversi che si trovavano vicino ai bellissimi magazzini situati in basso. [p. 218 modifica] Questa parte di Londra era in generale la più frequentata di tutte con un non so che della facile e voluttuosa allegria dei porti di mare o delle città termali. E poco lontano di là, per quelli a cui una escursione nell’aria era causa di seri pensieri, vi erano i quartieri religiosi con attraenti cappelle votive, alle quali faceva concorrenza un gran numero di bellissimi stabilimenti medicali che fornivano le droghe sostanziose necessarie in un viaggio.

A differenti livelli, attraverso l’insieme delle camere e dei corridoi di sopra, univasi alle grandi strade movibili della città, un sistema complesso di passaggi speciali, d’ascensori e di carri onde permettere lo scambio dei viaggiatori e dei bagagli di piattaforma in piattaforma. E la qualità speciale dell’architettura di questo quartiere, era la solidità un po’ ostentata dei pilastri e dei travicelli metallici, che dappertutto interrompevano la prospettiva cerchiando i vestiboli e i passaggi, incalzandosi e intrecciandosi per sostenere il peso delle piattaforme e il grave urto degli aeropiani.

Graham, accompagnato da Asano, suo dignitario giapponese, si recò a quegli imbarcaderi passando dalle strade pubbliche: Lincoln era stato chiamato da Ostrog per alcuni affari dell’amministrazione. Una scorta di vigorosi agenti della polizia dei Motori a vento, aspettava il maestro, fuori degli Uffici, per aprirgli un passaggio sulle vie mobili superiori.

Nessuno aspettava la sua visita, pur tuttavia una folla abbastanza numerosa accorse e lo accompagnò fino al luogo dove doveva fermarsi; mentre egli camminava sentiva il suo nome pronunziato a voce alta dal popolo e vide uscire dalle scale della strada centrale [p. 219 modifica] una moltitudine innumerevole di uomini, di donne, di bambini vestiti d’azzurro. Non riusciva a capire ciò che essi borbottavano, e quello che più d’ogni altra cosa gli destò di nuovo meraviglia era di sentir parlare un dialetto volgare ai poveri della città. Quando lasciò la via mobile, le sue guardie furono improvvisamente circondate da una folla fitta e sovreccitata e gli parve che qualche individuo cercasse d’arrivare fino a lui per consegnargli delle suppliche; a mala pena le guardie riuscivano a fargli strada.

Egli trovò l’aeropilo con un aeronauta che lo aspettava sulla piattaforma di levante; vista da vicino la macchina sembrava più piccola. Era posta sopra un carro da lanciare e il suo scheletro d’alluminio era grosso come il guscio di un yacht di 20 tonnellate; le sue ali laterali affilate e legate da nervature metalliche, simili alle nervature d’un’ala di farfalla, eran provviste d’una membrana vitrea; la loro ombra si proiettava sopra uno spazio di centinaia di metri quadrati. Due sedili si dondolavano liberamente sospesi a una quantità di corde, dentro ad alcune membrane protettrici della carcassa, e quasi dalla parte posteriore: le seggiole de’ passeggeri erano riparate da un paravento, circondate da anelli metallici, e provviste di cuscini pneumatici.

Volendo, Graham poteva benissimo star chiuso, ma siccome desiderava vivamente di vedere tutte le novità che gli si presentavano, preferì di tenere aperto. L’aeronauta era seduto dietro una vetrata situata sopra la sua testa, e il passeggiero aveva la facoltà di star fermo sul suo sedile, cosa indispensabile per toccar terra, e di muoversi per mezzo d’una piccola ruota e d’una leva fino a una cassa che si trovava alla [p. 220 modifica] prua della macchina dove metteva la sua valigia, le coperte e le provvigioni, cosicché le seggiole servivano di contrappeso alle parti dell’apparecchio centrale fino all’elice e alla poppa.

Apparentemente l’apparecchio era semplicissimo. Asano, accennando col dito le diverse parti, spiegò che il motore a gas al tempo della regina Vittoria, era di quelli esplosivi, il quale ad ogni colpo consumava una goccia d’una sostanza chiamata fomile: il motore consisteva in un serbatoio e in uno stantuffo situato sulla lunga manovella scannellata del tronco dell’elice. Ecco tutto ciò che Graham potè vedere. Soltanto Graham, Asano e il loro seguito, poterono montare sulla piattaforma: diretto dall’aeronauta, Graham s’accomodò sul suo sedile, dopo aver bevuto una mistura contenente dell’ergotina, bevanda che, a quanto gli dissero, si faceva prendere invariabilmente a quelli che intraprendevan un viaggio nell’aria, e destinata a controbilanciare il possibile effetto della diminuzione della pressione atmosferica sull’organismo.

Dopo ciò egli dichiarò d’esser pronto per la partenza, e Asano gli levò di mano il bicchiere vuoto, stese le sbarre della navicella e restò sulla piattaforma agitando la mano, mentre Graham credeva di vederlo sdrucciolare verso destra e sparire.

Il motore rumoreggiò, l’elice girò le sue spirali, e, dopo un secondo la piattaforma e i tetti degli edifizi sfilarono rapidamente in direzione orizzontale, davanti agli occhi di Graham. Egli s’attaccò istintivamente alle sbarre della sua seggiola, sentendosi trasportare in alto e udendo il soffio dell’aria al di sopra del paravento.

L’elice girava con potenti pulsazioni ritmiche: [p. 221 modifica] una, due, tre, poi una pausa, movimenti che il meccanico controllava delicatamente; la macchina cominciò a vibrare con una trepidazione che durò per tutto il viaggio, e i tetti, le case sembravano fuggire con un’estrema velocità diventando di mano in mano più piccoli. Graham volle guardare attraverso le membrature della macchina e non provò nessun capogiro; una rapida funicolare avrebbe prodotto le medesime sensazioni. Egli riconobbe il Palazzo del Consiglio e il duomo di Highgate: poi guardò dritto in basso, fra i suoi piedi.

Allora un terrore fisico s’impadronì di lui, un atroce sentimento- di pericolo. Si puntellò solidamente e per un minuto o due non gli riuscì d’alzare gli occhi. A una distanza di circa cento piedi al di sopra della sua testa girava uno degli enormi Motori a vento del sud ovest di Londra, e al di là, dalla parte di mezzogiorno, una piattaforma volante si copriva di migliaia di punti neri che erano una folla umana. Tutto ciò sembrava rovesciarsi in una caduta vertiginosa. Per un momento egli ebbe l’irresistibile tentazione di lasciarsi capitombolare, e serrò i denti, alzò gli occhi, per un improvviso sforzo muscolare... e il panico passò. Rimase ancora un istante digrignando i denti con gli occhi aperti fissando il cielo, mentre il motore continuava a sbuffare. Graham, sempre aggrappato alle sbarre, s’accorse che un sorrisetto ironico sfiorava il volto dell’aeronauta e sorrise anche lui ma un po’ forzatamente.

— Ciò sembra strano sul principio, — esclamò dimenticando la propria dignità.

Ma non osò più guardare in basso; rivolse invece lo sguardo al disopra della testa dell’aeronauta, verso un [p. 222 modifica] vago cerchio di cielo azzurro, ma sempre tormentato dal pensiero d’un possibile accidente. E il motore continuava a fremere.

— Se per caso, — diceva egli a sè stesso, — si rompesse un piccolissimo pezzo di questa macchina che mi trasporta in alto!

Fece uno sforzo violento per scacciare lungi da sè simili supposizioni; ci riuscì infine e continuò tranquillamente il suo viaggio nell’aria pura.

Allontanate tali preoccupazioni dalla sua mente, un certo piacere subentrò alle sgradevoli impressioni che aveva subito. Gli avevano parlato del mal d’aria, ma egli constatò che il movimento pulsativo dell’aeropilo non era nulla in confronto del colpo della prua d’una nave su delle onde mosse dà un vento moderato, e siccome era un buon marinaro, non aveva niente da temere in quanto a questo. L’aria pungente e rarefatta nella quale essi salivano, gli produceva un’impressione di leggerezza e una certa disposizione all’allegria. Egli alzò la testa e vide, in alto, il cielo azzurro sparso di nuvole biancastre, poi guardò con circospezione a traverso le membrature e le sbarre uno stuolo di bianchi uccelli che fuggivamo al di sopra di lui, quindi volse gli occhi in basso con meno apprensione e scorse, indorato dal sole, il fragile posto di sentinella del guardiano dei mulini a vento, che la lontananza rendeva di mano in mano più piccolo. Siccome ora osservava tutto con animo più tranquillo vide una linea azzurra di colline, poi Londra, già sotto il vento, inestricabile reticolato di tetti. Il limite della città si presentò al suo sguardo netto e chiaro, dissipando gli ultimi suoi timori e cagionandogli una viva sorpresa, perchè questo limite [p. 223 modifica] di Londra era come un muro, una scogliera, una brusca pendenza di trecento o quattrocento piedi, una parete interrotta qua e là da terrazze, una facciata complicata e decorativa.

Il passaggio graduato dalla città alla campagna a traverso un’immensa spugna di sobborghi, tratto caratteristico delle città del XIX secolo, non esisteva più. Del circuito di Londra non restava più nulla all’infuori di alcuni spazii verdeggianti coperti d’alberi, un deserto di rovine, variopinto, rivestito d’un fitto bosco di piantagioni eterogenee che altre volte avevano adornato i giardini del distretto della città, e alcuni terreni coltivati. Una quantità di frondi avevano pure ricoperto le vestigia delle costruzioni di una volta, ma per la maggior parte questa specie di scogli, di rocche isolate s’inalzavano fra le antiche strade, piccole isole barocche in mezzo a quelle distese pianeggianti di verde e di bruno abbandonate a sè stesse da molti anni, e troppo massicce, forse, per poterne sbarazzare le vie, quelle vie percorse dagli enormi meccanismi agricoli del tempo.

La vegetazione di quel deserto ondulava e schiumava in mezzo ai muri crollanti delle case, e s’interrompeva ai piedi del recinto della città, in un flutto di rovi e di agrifogli, di cardi e di alte erbe.

Qua e là i fastosi palazzi di piaceri dominavano in mezzo ai miseri avanzi dell’epoca vittoriana e in direzione di essi, partendo dalla città, facevan capo alcune strade di funi. In quella giornata d’inverno quei palazzi sembravano abbandonati e così i giardini artificiali che sorgevano fra le rovine.

I limiti della città erano, a dir vero, così nettamente definiti che nei giorni passarti, allorché si chiu [p. 224 modifica]devano le porte al cader della notte e il predatore nemico gironzava sotto i muri stessi.... un’enorme gola circolare agevolava un commercio colossale sulla via eadhamitata che si dirigeva verso Bath. Tale fu il primo aspetto del mondo al di là della città, agli occhi di Graham, e a poco a poco questo panorama disiparVe, Allorché infine potè guardare vertì-calmente in basso, vide al disotto di sè i campi coltivati della vallata del Tamigi, innum.erevoli e piccoli pezzi rettangolari d’un Vermiglio bruno, sparsi di fili luccicanti i quali non erano altro che Serbatoi d’acqua.

La stia disposizione all’ilarità aumentò rapidamente cambiandosi in una specie di ebbrezza; egli aspirava l’aria a pieni polmoni, rideva forte, aveva una voglia matta di gridare, e questo desiderio divenne così irresistibile, che ’gridò.

La macchina dopo aver raggiunto la massima altezza cominciò a descrivere una curVa verso mezzogiorno e Graham notò che la direzio-ne di questa barca aerea s’effettuava per il movimento -d’andata e di ritorno di tutto il motore, indietro e in avanti, lungo i suoi puntelli, e per l’apertura o la chiusura d’una o due sottili parti idi membrane, nell’una o neH’altra delle ali che altrimenti sarebbero rimaste rigide.

L’aeronauta fece sdrucciolare il motore in avanti, lungo- la ruota, ed aprì r.animella dell’ala sotto vento, fino a che il tronco centrale deU’a-eropilo fosse orizzontale e puntato verso sud-ovest. In questa direzione essi filarono dando leggermente dalla, -parte sotto il vento, con m|Oto lento e alternato, dapprima un’asoensione breve, violenta, poi uno scivolio discendente rapidis-simo-, gradevole. Durante quésto- tempo l’elice restava inattiva. [p. 225 modifica]/ L* Aevopilo ’■ 22$ Le ascensioni davano a Graham la grande soddisfazione del proprio sforzo riuscito felicemente; le discese in mezzo all’aria rarefatta costituivano per lui una gioia indescrivibile tanto che non avrebbe voluto fermarsi mai. Egli esaminava ’ attentamente il paesaggio cbe si stendeva verso settentrione, sopra di sè, e tutti i più piccoli particolari lo interessavano in modo straordinario. Le rovine delle case che si ergevano una volta nella campagna lo colpivano e così le vaste pianure senz’alberi da doVe erano sparite le fattorie, i villaggi, i sobborghi e le città, dove non restavano più che delle macerie. Egli s’era aspettato questo spettacolo, ma vederlo coi propri occhi era un’altra cosa. Cercò d’orientarsi e di riconoscere i diversi luoghi che aveva conosciuto in quel bacino concavo, ma sul principio non riuscì a distinguere nessun pupto segnalato perchè si erano allontanati dalla yalle del Tamigi. Ben presto però essi passarono al disopra d’una collina calcarea, ben definita, chie egli riconobbe per il dorso d’asino di ’Guildford, a causa del noto profilo della gola alla sua estremità orientale, e delle! rovine della città che una volta s’inalzava bruscamente su ciascun versante della vallata. E Idi là egh stoprì altri ponti, Leith Hill, le lande sabbiose d’Aldershot, e altre ancora. Una scarpata di dune mostrava dei giganteschi Motori a vento che giravano lentamente, ed eccettuato là dove la strada eadhamitata di Portsmouth, tutta frastagliata di forme precoci, seguiva l’antica ferrovia, la valle dove scorreva la Wey era chiusa da alcune forti barriere. Tutta quanta la distesa delle dune scoscese fin dove lo sguardo poteva spaziare a traverso i vapori Wells.:^uanJo il Dormente si sveglierà, 13 [p. 226 modifica]226 ’ QUANDO IL dormente SI SVEGLIERÀ di un color grigio, era gremita di motori a vento in confronto ai quali i più grandi della Città sembravano piccoli, e che giravano maestosamente sotto il soffio del vento di sud-ovest. È qua e là si ’ scorgevano delle estensioni sparse di montoni, i montoni del Trust Britannico (deirAlimentazione, con un pastore a cavallo simile ad una macchia nera. Poi, come se si precipitassero ’dietro airaeropilo, scorse le alture di Wealden, la catena delle colline di Hindhead, di Pitch e di’ Leith, con una seconda fila di motori a vento, che cercavano di togliere a quelli delle dune la loro parte di brezza. La landa purpurea-era screziata di giunchi e di ginestre gialle e sul versante più lontano, una mandra di bovi fuggiva davanti a due uomini a cavallo. Tutte queste cose passarono rapidamente dietro il Veicolo aereq, diventando sempre più piccole, perdendo il proprio colore, finché si ridusr sero a piccoli punti mobili che la nebbia inghiottiva. Allorché questo paesaggio si perdè nella lontananza., Graham denti vicino a sé il lamentevole grido d’un pavone capelluto.; s’accorse che egli si librava ora al disópra delle dune meridionali, e distinse le cime dello scalo aereo di Portsdown Hill. Un momento dopo-, simile a uno sparpagliamento di piccole città fluttuanti, s’offrirono al suo sguardo le coste scoscese deUe Aiguilles basse e bianche, indorate dalla luce stessa che faceva scintillare le acque grigie dello stretto braccio di mare. Essi oltrepassarono con ubo slancio il Solent e dopo ’qualche minuto, l’isola di Wight fuggiva dietro di loro; al disotto il mare si stendeva sempre più largo, qui imporporato daU’ombra di una nube, là grigio, più lontano simile ad nino spìecchio brunito, là an [p. 227 modifica]f Aeropilo 227 cora immensa pianura d’un azzuirro verdas&’o e torbido. L’isola di Wight diminuiva nella distanza, e b’en presto un lembo di nebbia grigia staccandosi da altri lembi i quali non erano altro che nubi discese dal cielo, rese visibili i suoi contorni:- era una costa indorata dal sole e bella a vedersi, la costa séttentrionale della Francia. Essa s’inalzava, si coloriva, diventando sempre più chiara e distinta, m’eintre la parte opposta del paese delle dune d’Inghilterra si mostrava a poco a poco al disotto di essi. ffarigisorse ad un tratto suH’orizzonte, vi restò oomie sospeso, poi fu perduto di vista nel tempo che l’aeropólo descriveva una vasta curva per (risalire verso settentrione. Graham riconobbe la torre Eiffel, semprd in piedi e vicino ad essa uni eno-rme duomo, sormontato da una statua realmente di colossale grandezza ma che sembrava una capocchia di spillo. Vide pure, senza però capire sul principio ciò che significasse, un’i.mmensa nube obliqua di fumo; l’aereonauta parlò di perturbazioni nelle strade inferiori, frase aUa quale Graliam non prestò sul principio grande attenzione. Ma osservò invece i minareti, i campanili, i contorni dei graziosi edifici che, iimumierevoli, si slanciavano verso il cielo, al disopra delle ali dei motori a vento della città, e concluse che almeno in fatto di grazia e d’eleganza, Parigi aveva sempre il primato su Londra, la sua più grande e più popolata rivale. Mentre il suo sguardo si volgeva su questo panorama una forma azzurra salì rapidamente dalla città rome ima foglia morta scacciata dal vento; descrisse parecchie cun-e, poi si diresse verso di loro diventando man mano più grande. L’aerconauta pronunziò qtudche parola. [p. 228 modifica]228 quando.IL DORMENTE SI SVEGLIERÀ — Che cosà? — fece Graham ’distoghendo con rammiarico gh occhi da quel grandioso spettacolo. — Aero-piano, Sire, — gli gridò l’aereonauta col braccio teso. La grande macchina s’avapzava a vista d’occhio,e l’aeropil-o salì ancora descrivendo una lunga curva verso il n-ord, ma l’aeropian-o s’avvicinava più velocemente. Lo slancio deH’.a-eropilo che sembrava tanto potente e rapido apparve a un tratto lento in confronto dell’altro volatore terribile. Che mostro gigantesco! Quale Velocità vertiginosa e costante! Esso passò sotto a loro, nella sua corsa silenziosa, grande inviluppo d’àli ■ trasparenti, reticolato d’antenne e di fili, massa vivente. Graham Con una Sola occhiata pot-e vedere numerose file di viaggiatori imbacuccati, sos-pesi. sui loro pie-, c-oli sedili dietro i taglia-vento, un meccanico vestito di bianco che malgrado le, raffiche del vento, scivolava lungo una strada formata di scale, dei. motori rumoreggianti che mandavaino fuori una quantità di fumo, con movimento simultaneo, un’elice che girava,, e una snperfice immensa di ali. Questa vista gli destò un grande entusiasmo, e intanto il mostro era già. passato. Esso -s’inalzò leggermente, e le picoole ali dell’aero-pdlo!si -posero in traccia Idi lui.. Si erano app-ena. allontanati e già, -come sembrava a Graham; l’àeropiano non era più che una macchia larga e azzurra suH’iorizzonte, e si aggirava fra Londra e Parigi rifa-cen’dlo lo stesso viaggio, ohe, se il tempo era bello, compieva anche quattro volte pi giorno, in ogni di-., rezione. Essi attraversarono la Manica molto lentamente se [p. 229 modifica]L*Aeropilo 229 condo Graham, le cui idee diventavano esagerate, e ben presto Beachy Head s’inalzò grigia, alla loro sinistra. i ■; ^ Terrai — gridò raereonauta con la Voce affievolita dal fischio del taglia-vento. — Non ancora, — protestò Graham ridendo. — Voglio Vedere è sapere dell’altro. — Credevo.... — disse l’aereonauta. ’ — Voglio sapere in che modo si manovra questa macchina, — continuò Graham. — Vengo vicino a voi, — aggiunse, lasciando il suo sedile e facendo un passo lungo il ripiano che li separava, ma si fermò subito, e il suo volto cambiò di colore, le mani gli si aggranchirono. Un altro pasSo e si trovò aggrappato vicino airaereonauta; sentì allora un peso sulle spalle e s’accorse che era la pressione dell’aria. Le sue vesti non erano più che un punto vorticoso dietro di lui: il vento soffiava al disopra dello schermo sparpagliandogli i capelli sulle [guance e intanto l’aereonauta era occupato- a fare delle provvisorie riparazioni, spostando il centro di gravità, per assicurarsi la stabile durata, e modificando- la pressione’. — Vorrei che voi pù spiegasse il meccanismo, — insistè Graham. — Che cosa succede quando spingete in avanti il motore? L’aereonauta esitò.; poi rispose laconicamente: — È una cosa molto complicata. Sire. — Non importa, — esclamò Graham. Vi fu tm momento di silenzio. — L’aereonautismo è il segreto.... il privilegio.... — Va benissimo, ma io sono il padrone e voglio sapere. Rise di cuore pensando al potere che poteva eser [p. 230 modifica]23o. quando il dormente si SVEGLIERÀ citare anche nelle regioni superiori deU’aria. L’aeropilo intanto descriveva una curva, il vento fresco e frizzante sferzava il volto di Graham’, le sue vesti si gonfiavano e quasi lo spingevano mentre la prua girava leggermente puntata verso ovest. I due uomini si guardarono negli occhi. — Sire, vi sono dei regolamenti.... •— I regolamenti non mi riguardano, — replicò Graham, — sembra che lo dimentichiate. L’aereonauta scrutava la fisonomia del Maestro. — No, — diss’egli, — non lo dimentico. Sire. Ma per tutta la terra.:., chiunque non è un aereonauta giurato non ha il diritto.... Noi prendiamo dei passeggeri e non degli scolari. — L’ho sentito dire. Ma io non mi diverto affatto a discutere su questo soggetto. Sapete perchè ho dormito duecento anni? Per viaggiare nell’aria. — Sire, — continuò l’aereonauta, — i regolanOjenti Se io violo i regolamenti.... Graham fece un gesto che voleva dire: — ■ Voi non avete nulla da temere. — Ebbene, se Volete osservare i miei movimenti.... — No, — protestò Graham, che tutto ad un tratto Vacillò e dovette aggrapparsi perché l’aeropilo volgeva la prua più in alto ancora. — Ciò non mi basta. Voglio manovrare ’da me stesso.... manovrare da me stesso anche se dovessi sfracellarmi. Sì, lo voglio: voi comprendete. M’arrampicherò là e verrò a sedermi vicino a voi. Attenzione! Voglio volare col mio proprio volo, anche se dovessi alla fine precipitare di sotto. Sarò almeno compensato del mio letargo: altre volte era un sogno volare. Andiamp! mantenete l’equilibrio..,;. ’: [p. 231 modifica]VAeropilo - a3i - — Una ’dozzina di spioni mi perseguitano. Sire. La pazienza di Graham era al colmo: forse la sua collera era un po’ esagerata. Si slanciò hestemmiandò attraverso la massa intermediaria delle ’stanghe, e l’aeropilo oscillò. — Sono io il padrone della terra? O forse lo siete voi? Andiamo. Levate le mani da queste stanghe) e tenete invece i miei polsi. Così va bene. E come si fa a girare la prua per sdrucciolare in basso? — Sire, ■— protestò ancora l’aereonuuta, — Che c’è di nuovo? I — Voi mi proteggerete? — Perbacco-, sicuro! Quand’anche dovessi bruciare Londra. Andiam-o. E con questa promessa Graham pagò la sua prima lezione di navigazione aerea. — Voi avete certamente il vostro vantaggio insegnandomi a manovrare in questa escursione, — aggiunse ridendo allegrameinte, poiché l’aria pura gli faceva lo stesso effetto d’un vino generoso. — Bisogna che tiri questo? Ah I ho capito, così. Olà 1 — Indietro, Sire, indietro. ’ — Indietro?... Benel Uno, due... tre.... Dio buono! Ah 1 eccolo che sale! Ma è un organismo vivente 1 E la macchina si mise a danzare nell’aria nel più fantastico modo: ora descriveva una spirale di cento metri e più di diametro, ora risaliva quasi con una pazza velocità, poi s’abbassava rapidamente a picco, ricadendo come un falco, per tornare a risalire tutt’ad mi tratto con uno slancio furioso. In ima di queste discese sembrò che filasse dritta versoi il parco dei palloni-réclame a sud-est, ma non fece che mia cunra e passò al di là con una improvvisa riscossa di destrezza. [p. 232 modifica]a3a QUANDO il dormente si SVEGLIERÀ La celerità e la dolcezza straordinaria del movimiento, l’effetto strano ’dell’arja rarefatta, sul suo organismo, produoevano a Graham una specie di noncurante furore. Ma finalménte un incidente barocco riuscì a calmarlo e a ricondurlo ancora una volta in basso,. Verso quella molteplicie vita dagli insolvibili enigmi. In una corsa discendente si fece sentire un piccolo colpo, qualche cosa passò veloce, contro la macchina e gh parve di septir cadere alenine gocce di pioggia,; poi mentre continuava a discendere scorse, voltando la testa, una specie di velo bianco che girava nel suo solco.... — Che cos’è quello? — domandò. — Io non mi sono reso conto.... L’aereonauta guardò, poi afferrò vivamente la stanga per raddrizzare l’apparecchio, che si curvava con una celerità vertiginosa. Quando ebbe dato aU’aereopilo un movimento ascendente, egli respirò fortemente e rispose: — Quello? — E mostrando l’oggetto bianco che rotolava: — Quello è un cigno. — Non l’avevo veduto, — disse Graham. L’aereonauta non rispose e sulla sua fronte Graham notò piccoli schizzi rossi. Essi filarono orizzontalmente mentre Graham, tornava al suo posto, evitando di esser colpito dalla corrente d’aria: poi cominciò a scendere precipitosamente mentre l’elice dietro a loro girava per rallentar la loro caduta e la piattaforma volante si allargava tutta piscura davanti ad essi. Il sole si nascondeva ad occidente, dietro le colline calcaree, lasciando dietro di sé una striscia fiammeggiante d’oro.... In breve la massa indistinta della folla si separò in, [p. 233 modifica]VAeroptlo ’233 una infinità d’individui come tanti piccoli punti. Graham udì un rumore cbe saliva verso di lui, un rumore simile a quello dei flutti su una spiaggia sassosa. I tetti intorno alla piattaforma volante, erano brulicanti di persone che si rallegrarono nel vederlo sano e salvo.. i Sotto aUa piattaforma si Spingeva una folla confusa di perslone su cui apparivano innumerevoli facce in m-ezzo al microscopico tremolìo dei bianchi fazzoletti e delle mani tese.